martedì 24 giugno 2014

Villa Adriana



La più famosa delle Villae romane di età imperiale è certamente la Villa Adriana di Tivoli, nella quale l'imperatore Publio Elio Adriano (76-138 d.C.), che regnò dal 117 alla 138, all'epoca dell'apogeo dell'Impero Romano.

Realizzata gradualmente nella prima metà del II secolo a pochi chilometri dall'antica Tibur, la struttura appare un ricco complesso di edifici estesi su una vasta area, che doveva coprire circa 120 ettari, in una zona ricca di fonti d'acqua a 17 miglia romane dall'Urbs.

Più che una residenza è una vera reggia e rappresenta il punto di arrivo di una lunga tradizione, che, partendo dalle domus patrizie e passando per le villea urbane e suburbane di età repubblicana e per l'edilizia pubblica delle terme romane, dei teatri e dei ginnasi ellenistici, degli anfiteatri e dei fori dell'urbe e di tutto il meglio della storia del giardinaggio dell'età antica, arriva ad un enorme e multiforme complesso architettonico che si può considerare, in un certo senso, la Versailles dell'antichità classica.


Il complesso del Pecile

Il Pecìle è una ricostruzione della Stoà Pecile (stoà poikìle, "portico dipinto") nell'agorà di Atene, centro politico e culturale della città di Atene, la prediletta da Adriano durante i suoi numerosi viaggi.
Il Pecile, un'immensa piazza colonnata di forma quadrangolare, decorata al centro da un bacino e circondata da un portico, si innalzava su poderose costruzioni artificiali. Attraverso una serie di edifici termali poi si giungeva al Canopo. Sulla piazza centrale, si affacciavano gli alloggi delle guardie, del personale amministrativo e di servizio.

La complessità della residenza, più che alle numerose sfaccettature della personalità di Adriano, fu dovuta alla necessità di soddisfare esigenze e funzioni diverse (residenziali, di rappresentanza, di servizio), oltre che all'andamento frastagliato del terreno; la magnificenza e l'articolazione delle costruzioni rispecchiano le idee innovative dell'imperatore in campo architettonico. Si afferma comunemente che egli volle riprodurre nella sua villa i luoghi e i monumenti che più lo avevano colpito durante i suoi viaggi nelle province dell'impero, sulla base di un passo del suo biografo tardo-antico Elio Sparziano. In realtà gli edifici della villa presentano tutti i caratteri più innovativi dell'architettura romana del tempo, per cui le riproduzioni adrianee di monumenti della Grecia o dell'Egitto vanno intese piuttosto come suggestioni evocative che non come ricostruzioni reali.
Sicuramente la più suggestiva di queste è il Cànopo.



Il Cànopo
Questa struttura evoca un braccio del fiume Nilo con il suo estuario, che congiungeva l'omonima città di Canopo, sede di un celebre tempio dedicato a Serapide, con Alessandria, sul delta del Nilo. L'identificazione col Canopum citato nell'Historia Augusta si deve a Pirro Ligorio, architetto napoletano al servizio di Ippolito d'Este.J.C. Grenier vi vide invece la rievocazione simbolica del viaggio di Adriano in Egitto, da cui l'imperatore ricondusse numerosi materiali e statue, e durante il quale trovò la morte il suo celebre amante e favorito, il bellissmo giovane Antinoo.


L'ampia esedra alla fine della vasca presenta il triclinio imperiale al cui interno si trova lo stibadium, il letto triclinare; vi si tenevano i banchetti, resi spettacolari dagli effetti d'acqua e dagli zampillii che attorniavano i commensali. In realtà, tuttavia, come sembrano suggerire i bolli presenti sui laterizi, la costruzione del Canopo va collocata in una data antecedente al 132, anno del soggiorno in Egitto dell'imperatore

Il Serapeo
Protetto da una monumentale semicupola rivestita di mosaico, ad una estremità del Canopo, il santuario di Serapide, o Serapeo, era composto da una parte pubblica, destinata a banchetti e feste con giochi d'acqua, e da numerose parti private sotterranee dedicate al culto di Serapide come divinità ctonia.



Il tempio aveva l'aspetto di un ninfeo a forma di grotta, ornato da sculture egizie e statue che ricordavano Antinoo, il favorito dell'imperatore, annegato nel Nilo.
Per ricordare l'inaugurazione del suo tempio Adriano fece coniare monete che riportavano la sua effigie insieme a quella divinità al di sopra di una pedana ove due colonne sorreggevano un canopo rotondo. In tale modo l'imperatore divenne synnaios, il compagno dell'ancestrale divinità del naos ed uguale beneficiario del culto di Serapide a Canopo.


L’edificio andrebbe piuttosto interpretato come rappresentazione esotica di un ambiente nilotico, ricollegabile al ramo canopico sul delta del fiume, che sfociava presso la città di Canopo ed era poi stato collegato con un canale ad Alessandria, quando la città fu fondata nei pressi della laguna Mareotis, a ovest della stessa Canopo

Questa struttura evoca un braccio del fiume Nilo con il suo estuario, che congiungeva l'omonima città di Canopo, sede di un celebre tempio dedicato a Serapide, con Alessandria, sul delta del Nilo

Ma torniamo al complesso della Villa Adriana


Il Teatro marittimo


il Teatro marittimo: sullo sfondo, la Biblioteca greca
Il Teatro marittimo, definizione assegnata dai moderni, è una delle prime costruzioni della villa, tanto che è stata interpretata come la primissima, provvisoria residenza di Adriano nel sito. Le sue caratteristiche di separatezza rendono credibile l'ipotesi che il luogo costituisse la parte privata del palazzo.
La struttura, iniziata nel 118, fu edificata nei pressi della villa repubblicana. È un complesso assai singolare, ad un solo piano, senza alcun rapporto con la forma abituale di un teatro romano, costituito da un pronao di cui non resta più nulla, mentre sono riconoscibili la soglia dell'atrio e tracce di mosaici pavimentali. All'interno consta di un portico circolare a colonne ioniche, voltato. Il portico si affaccia su un canale al centro del quale sorge un isolotto di 45 m di diametro, composto anch'esso da un atrio e da un portico in asse con l'ingresso, più un piccolo giardino, un complesso termale minore, alcuni ambienti e delle latrine. La struttura non prevedeva alcun ponte in muratura che collegasse l'isolotto al mondo esterno, e per accedervi era necessario protendere un breve ponte mobile.

Le Terme


Le Grandi Terme
In asse con la valle del Canopo si levano i resti di due stabilimenti termali detti, per le loro differenti dimensioni, Grandi e Piccole Terme.
La diversità delle dimensioni indica che diversi dovevano essere i destinatari: ospiti di riguardo e famiglia imperiale per le Piccole Terme, decorate con grande ricchezza e raffinatezza, e personale addetto alla Villa per le Grandi Terme.
Degli altri edifici annessi a questo complesso, costituiti da una serie di ambienti, si ritiene fossero destinati ad alloggio della guardia imperiale (sono detti infatti Pretorio) o del personale della Villa.

L'Antinoeion


L'Antinoeion con le Cento Camerelle sullo sfondo
Nel 2003 vengono alla luce lungo la strada di accesso al Grande Vestibolo e davanti al fronte delle Cento Camerelle i resti di quello che verrà identificato come un luogo di culto dedicato ad Antinoo, amante dell'imperatore e da esso divinizzato dopo la sua morte prematura[13][14]. La struttura presenta il basamento di due templi affrontati all'interno di un recinto sacro con un'esedra sul fondo. Al centro, tra i due templi, il basamento dell'obelisco che è stato identificato con l'Obelisco del Pincio. Datato al 134 d.C. si pensa fosse anche luogo dell'inumazione del dio amante di Adriano.
All'interno del complesso sono stati rinvenuti frammenti di statue in marmo nero, relative a divinità egizie o a figure di sacerdoti che confermerebbero che quello fosse il luogo di culto del dio Osiride-Antinoo.

Sala dei Filosofi

La Sala dei Filosofi è la sala intermedia tra la Piazza del Pecile e il Teatro Marittimo questa sala era adibita alle riunioni con i politici più importanti e era ricoperta di marmo rosso che ricordava la potenza dell’imperatore, come documentano le impronte delle lastre sulla malta di allettamento lungo le pareti e i fori per le grappe di sostegno. Sul muro vi erano sette nicchie dove probabilmente erano rappresentati sette filosofi o parenti.

Valle di Tempe

Era il luogo dove soggiornavano i soldati romani.In ogni stanza c'è una pavimentazione diversa ed in ogni stanza entravano 3 soldati.

Teatro greco e Accademia e I livelli sotterranei

Ciò lo portò ad avere una visione del ruolo di imperatore più assolutistica. Proprio per questo per separarsi dal popolo e dai sudditi (così come lui lo intendeva) decise di erigere questa imponente costruzione, che a tutt'oggi resta un patrimonio storico molto importante e una testimonianza della grande capacità dei Romani nella costruzione degli edifici. La villa fu realizzata in tre fasi successive dal 121 al 137 d.C. Si tratta di una vera e propria città, estesa su di un'area di circa 300 ettari, nella quale il grandioso complesso si presenta diviso in quattro nuclei diversamente caratterizzati.
Attorno alla piscina sono situate delle statue, copie romane di quelle dell'Eretteo, che sono rivolte verso la piscina e non verso i visitatori, creando così un riflesso incantevole sulla superficie dell'acqua.



Domus e grandi Villae nella prima età imperiale: dinastia Giulio-Claudia e dinastia Flavia



Partiamo dalla residenza di Augusto sul Palatino, ricavata da un restauro della Domus Publica e poi amplitato dai suoi successori della dinastia Giulio-Cludia e della dinastia Flavia

Mappa della domus Augustana
E : entrata principale. L : LarariumA : Aula Regia.B : BasilicaPo : portico. P1 : peristilio. C :CenatioP2 : secondo peristilio. P3 : terzo peristilio. Co : cortile. Ex : grande esedra. S :StadiumTr : Tribuna dello Stadium

Si può notare come queste residenze, ormai divenute delle vere e proprie reggie, presentassero numerosi peristili e giardini, oltre che numerosi altri edifici pubblici dell'urbanistica romana classica.

Nel I secolo d.C. il sistema del giardino privato si modifica. In poco più di due secoli passa dal semplice hortus posto su un fianco dell'abitazione ad una posizione più centrale e organica all'interno della struttura della casa, che si sviluppa attorno all'atrium, secondo una tipologia di origine etrusca (che ritroviamo in molte civiltà europee mediterranee, come quella spagnola), ed in questo contesto acquista maggiore importanza il peristilio.
Anche chi non aveva giardino desiderava fiori, perciò si diffuse l'uso di piantare sulle terrazze e sui balconi. I giardini di Lucullo (Horti Lucullani) sul colle Pincio ai confini di Roma introdussero in Europa la tradizione del giardino persiano, attorno al 60 a.C. A Pompei, nella casa di Sallustio, è possibile salire sul tetto del peristilio, adibito a terrazza per i fiori sui due lati. In epoca tardo-imperiale dobbiamo immaginare Roma come una città in cui i giardini fiorivano sui tetti. Al tempo di VirgilioMarziale, di Plinio il Giovane e di Mecenate, la corsa alla residenza suburbuna fu paragonabile alla urbanizzazione del XIX secolo, tanto che Marziale criticava severamente i patrizi che acquistavano piante al vivaio e dovevano farsele portare a casa con il carro, non diversamente da quanto si svolge oggi durante le fiere di giardinaggio.



Dei giardini romani imperiali sappiamo molto dagli affreschi pompeiani.Si ravvisano recinzioni a maglia romboidale, che saranno riprese nel Medioevo, cesti di frutta, vegetazione non originaria della penisola italiana (alloctona). È evidente il desiderio di portare il giardino anche dentro la dimora, dove ci si poteva riparare dei caldi raggi del sole, eppur continuare a godere del giardino anche al chiuso. In tutta Pompei l'architettura delle dimore e la sistemazione dei giardini rimanda fortemente all'antichità ellenistica. Molte delle decorazioni e delle strutture raffigurate a Pompei torneranno nel periodo Barocco e in quello Neoclassico. Quello più interessante è comunemente chiamato casa di Livia e raffigura un giardino complesso, con vegetazione rigogliosa e fauna d'ogni tipo. La villa di Livia o villa di Primaporta è un sito archeologico di Roma, che corrisponde all'antica villa di Livia Drusilla, moglie dell'imperatore Augusto. Qui, tra gli importantissimi ritrovamenti, fu rinvenuta anche la celebre statua di Augusto loricato.





La Domus Aurea ("Casa d'oro" in latino) era la Villa urbana costruita dall'imperatore romano Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C..











Dopo la caduta di Nerone prese il potere la dinastia Flavia.






Alla dinastia Flavia dobbiamo la costruzione dell'Anfiteatro Flavio, meglio noto come Colosseo





Dopo l'uccisione di Domiziano, il Senato elesse come imperatore l'anziano senatore Nerva, che adottò come suo successore il generale ispanico Traiano, che portò l'Impero Romano alla massima estensione. Alla morte di Traiano, salì sul trono il suo parente e figlio adottivo Publio Elio Adriano, di cui parlerò nel prossimo post.

Le terme nell'Antica Roma

Le terme romane erano degli edifici pubblici con degli impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari. Sono i precursori degli impianti odierni e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l'antica Roma, a partire dal II secolo a.C.. Alle terme poteva avere accesso quasi chiunque, anche i più poveri, in quanto in molti stabilimenti l’entrata era gratuita o quasi.

Le terme erano un luogo di socializzazione, di relax e di sviluppo di attività vive per uomini e donne che, in spazi ed orari separati, facevano il bagno completamente nudi.


Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative





Saturnia



Le terme romane erano edifici pubblici con impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari. Questi edifici sono i precursori degli impianti odierni e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l'antica Roma.


Esistevano due classi di terme, una povera destinata alla popolazione minuta e una destinata ai ricchi, che erano dei veri e propri monumenti e piccole città all'interno della città.
Col tempo, soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Al riscaldamento dell'acqua provvedevano i focolari sotterranei che diffondevano aria calda dagli ipocausti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese (suspensùra) dei vani da riscaldare.



Non a caso, larghissima parte della letteratura scientifica dedicata ai trattamenti termali ritiene che il termine spa sia un acronimo del latino "salus per aquam", letteralmente "la salute attraverso l'acqua" [termale]. Tuttavia, secondo alcuni, esso deriverebbe anche dalla cittadina belga Spa, nota fin dall'antichità proprio per le sue acque minerali di cui beneficiavano anche gli stessi soldati romani.
Sin dal XVI secolo, la parola spa divenne il termine per antonomasia del termalismo, dapprima in inglese e poi anche in altre lingue.
Il termine "spa" è ormai utilizzato per indicare le stazioni termali o in generale aziende che forniscono cure idroterapiche o anche servizi di benessere e cura del corpo. Oggi le aziende spa offrono non solo trattamenti termalibalneoterapici e idroterapici, ma anche altri servizi (ad esempio massaggisaunabagni turchi, eccetera) per la salute e l'armonia del corpo e della mente.





Veri e propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della città stessa, esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla plebe, e una più fastosa destinata ai patrizi.
Lo sviluppo interno tipico era quello di una successione di stanze, con all'interno una vasca di acqua fredda, la sala del frigidario, solitamente circolare e con copertura a cupola e acqua a temperatura bassa, seguita all'esterno dal calidario, generalmente rivolto a mezzogiorno, con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e il calidario vi era probabilmente una stanza mantenuta a temperatura moderata, il tepidario, stanza adiacente al calidario in cui veniva creato un raffreddamento artificiale. Assieme al calidario veniva usata quella che ai nostri giorni viene chiamata la sauna finlandese, ovvero il passaggio repentino dal caldo al freddo e viceversa. Le natationes erano invece le vasche utilizzate per nuotare.
Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apodyterium (uno spazio non riscaldato adibito a spogliatoio), la sauna, la sala di pulizia, la palestra. All'interno delle terme più sontuose (come le Terme di Caracalla) si poteva trovare spazio anche per piccoli teatri, fontane, mosaici, statue e altre opere d'arte, biblioteche, sale di studio e addirittura negozi.



Una delle abitudini legate all'uso delle terme era quella di gettare nell'acqua profumi e vini speziati (similmente agli antichi Egizi che mescolavano nell'acqua varie sostanze).
Per lavarsi, i Romani usavano la pietra pomice e la cenere di faggio (sostanze che portavano all'inaridimento della pelle), oppure una pasta composta da polvere d'equiseto (leggermente abrasiva), argilla e olio d'oliva. Dopo il lavaggio, i fruitori delle terme erano soliti spostarsi nelle sale adibite ai massaggi, che effettuavano con oli profumati e unguenti speciali (importati per lo più dall'Oriente e dall'Egitto, come la mirra e l'olio di mandorle).

Oltre alle controindicazioni igieniche, i continui sbalzi di temperatura cui erano sottoposti i frequentatori delle terme dall'acqua calda all'acqua fredda in rapida successione, potevano generare nei canali auricolari e nasali dei fruitori, delle neoformazioni ossee globulari (tipiche ancora oggi nei nuotatori), che potevano portare alla sordità o ad una deviazione del setto nasale (ne sono state riscontrate diverse durante lo studio di crani appartenuti ad antichi romani). Spesso anche gli schiavi addetti alle terme si ammalavano per il pesante lavoro.
Nelle sue Satire, Giovenale prende in giro gli arricchiti uomini d'affari del ceto equestre, spesso liberti, che morivano in seguito a bagni freddi che seguivano pranzi luculliani.
Cionostante, durante l'età imperiale, le dinastie e i loro uomini di fiducia fecero costruire sontuosi complessi termali, sia a Roma che nelle principali città dell'impero.
Inaugurate nel Campo Marzio nel 12 a.C. ad opera di Marco Vipsanio Agrippa e alimentate dall'Acqua Vergine, sono il primo edificio termale pubblico della città, inserite nel rinnovamento urbanistico della zona in epoca augustea. Lo Stagnum Agrippae, uno specchio d'acqua ricavato dalla regolarizzazione del bacino naturale della palus Caprae, doveva svolgere le funzioni dinatatio (piscina per il nuoto) per le terme.
Le terme erano ornate dalle statue dell'Apoxyómenos e di un leone giacente di Lisippo.
Le Terme di Nerone o Alessandrine (poiché costruite da Nerone e restaurate da Alessandro Severo) erano un complesso termale di Roma antica, costruite nel Campo Marzio nel 62 e rifatte nel 227 o 229. Si trovavano nell'area delimitata dalle attuali piazza della Rotonda, via del Pozzo delle Cornacchie e via della Dogana Vecchia, per un'estensione che arrivava a coprire circa 190x120 metri.
Le Terme di Tito sono un sito archeologico di Roma, situato sulle pendici dell'Esquilino (colle Oppio), in un'area compresa tra le attuali via Nicola Salvi, via delle Terme di Tito e viale del Monte Oppio. Si tratta di uno dei più antichi esempi di terme romane di tipologia "imperiale".
Le terme di Traiano (latino Thermae Traiani o Thermae Traianae) erano delle terme dell'antica Roma, erette a pochi anni dall'incendio della Domus Aurea (104 d.C.) e concluse nel 109 d.C. da Traiano, con inaugurazione il 22 giugno. Sebbene precedute cronologicamente dalle terme di Agrippa e da quelle di Nerone e di Tito, furono le prime "grandi terme" di Roma e all'epoca infatti erano il più grande edificio termale esistente al mondo.

Le Terme di Caracalla (in latinoThermae Caracallae) o Antoniniane (dal nome della dinastia degli Antonini) costituiscono uno dei più grandiosi esempi di terme imperiali diRoma, essendo ancora conservate per gran parte della loro struttura e libere da edifici moderni. Furono volute dall'imperatore Caracalla sull'Aventino, tra il 212 e il 217, come dimostrano i bolli laterizi, in un'area nei pressi del Circo Massimo.



Le Terme di Diocleziano (Thermae Diocletianae), le più grandi Terme della Roma antica, furono iniziate nel 298 dall'imperatore Massimiano, nominato Augustus dell'Impero romano d'Occidente da Diocleziano, e aperte nel 306, dopo l'abdicazione di entrambi. Si trovavano tra le attuali piazza della Repubblicapiazza dei Cinquecento, via Volturno e via XX Settembre, in un’ampia area in cui sono ancora conservati cospicui resti.


Le Terme di Costantino erano un complesso termale di Roma antica, l'ultimo del suo genere, costruito sul colle Quirinale, da Costantino I intorno al 315, ma forse iniziato sotto Massenzio.