Iside, o Isis o Isi,[1] in lingua egizia Aset (traslitterato 3s.t) ossia sede,[2] è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto. Dea della maternità, della fertilità e della magia, è originaria di Behbet el-Hagar, nel Delta del Nilo. Divinità in origine celeste, associata alla regalità per essere stata primariamente la personificazione del trono[2] come dimostra il suo cartiglio che include il geroglifico "trono", faceva parte dell'Enneade.
Mito
Figlia di Nut e Geb, sorella di Nefti, Seth e Osiride, di cui fu anche sposa e dal quale ebbe Horus. Fu colei che grazie alla sua astuzia e alle sue abilità magiche scoprì il nome segreto di Ra.[3] Secondo il mito, raccontato nei Testi delle Piramidi e da Plutarco nel suo Iside ed Osiride, con l'aiuto della sorella Nefti recuperò e assemblò le parti del corpo di Osiride, riportandolo alla vita. Per questo era considerata una divinità associata alla magia e all'oltretomba. Aiutò a civilizzare il mondo, istituì il matrimonio e insegnò alle donne le arti domestiche.
Iconografia
Solitamente viene raffigurata come una donna vestita con una lunga tunica, che reca sul capo il simbolo del trono, mentre tiene in mano l'ankh o l'uadj. Più tardi, in associazione con Hathor, è stata raffigurata con le corna bovine, tra le quali è racchiuso il sole. Nell'iconografia, per sincretismo, è rappresentata spesso come un falco o come una donna con ali di uccello e simboleggia il vento. In forma alata è anche dipinta sui sarcofagi nell'atto di prendere l'anima tra le ali per condurla a nuova vita. Frequenti anche le rappresentazioni della dea mentre allatta il figlio Horus. Il suo simbolo è il tiet, chiamato anche nodo isiaco.
Culto
Iside, la cui originaria associazione con Osiride fu sostituita dalla Dinastia tolemaica con quella al dio Serapide, divenne, in età ellenistica e romana, una delle divinità più famose di tutto il bacino del Mediterraneo come attestato, tra l'altro, dal tempio di Deir el-Shelwit, dedicato esclusivamente alla dea mentre un altro si trova a Maharraqa[4] nella bassa Nubia e risalente sempre a epoca greco-romana.
Dalla dinastia tolemaica in avanti la venerazione per la dea, simbolo di sposa, madre e protettrice dei naviganti, si diffuse nel mondo ellenistico, fino a Roma.
Il suo culto, diventato misterico , ossia accessibile soltanto agli Iniziati, in considerazione dei legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l'Impero romano.
Gli imperatori della dinastia giulio-claudia si opposero sempre all'introduzione del suo culto e nel 19 d.C. Tiberio fece distruggere il tempio di Iside, gettare nel fiume Tevere la sua statua e crocifiggere i suoi sacerdoti, a causa di uno scandalo,[5][6] come riportato da Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche. Ciononostante, il culto della divinità femminile si diffuse nei circoli colti della città, in particolare tra le ricche matrone.[5]
Il suo culto, diventato misterico , ossia accessibile soltanto agli Iniziati, in considerazione dei legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l'Impero romano.
Gli imperatori della dinastia giulio-claudia si opposero sempre all'introduzione del suo culto e nel 19 d.C. Tiberio fece distruggere il tempio di Iside, gettare nel fiume Tevere la sua statua e crocifiggere i suoi sacerdoti, a causa di uno scandalo,[5][6] come riportato da Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche. Ciononostante, il culto della divinità femminile si diffuse nei circoli colti della città, in particolare tra le ricche matrone.[5]
Successivamente Iside venne assimilata con molte divinità femminili locali, quali Cibele, Demetra e Cerere, e molti templi furono innalzati in suo onore in Europa, Africa e Asia. Il più famoso fu quello di Philae, l'ultimo tempio pagano a essere chiuso nel VI secolo per ordine dell'imperatore Giustiniano I [7].
Durante il suo sviluppo nell'Impero, il culto di Iside si contraddistinse per processioni e ricche feste in onore della dea.
La dea Iside era venerata anche nell'antica Benevento, dove l'imperatore Domiziano fece erigere un tempio in suo onore. Molti studiosi ricollegano il culto della dea egizia della magia alla leggenda delle Janare, che fa di Benevento la città delle streghe. All'interno del Museo del Sannio, un'intera sala è dedicata alla dea, Signora di Benevento.
I sacerdoti si rasavano completamente il capo e vestivano bianche tuniche. Nelle cerimonie indossavano maschere, come quella di Anubis e agitavano dei sistri. Anche le sacerdotesse della dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, probabilmente a frutto dell'influenza del culto autoctono di Vesta, dedicavano talvolta la loro castità alla dea Iside. I ragazzi dedicati a Iside, venivano rasati, salvo un ciuffo di capelli che veniva lasciato crescere, alla maniera egizia.[8]
La decadenza nel Mediterraneo del culto di Iside fu per lo più determinata dall'avvento di nuove religioni quali lo stesso Cristianesimo.[9]
Sincretismo con altre figure
Iside era una dea dai molti nomi e fu assimilata con Afrodite e Demetra, la dea della fecondità.[10]
Esistono tratti comuni nell'iconografia relativa a Iside e quella posteriore della Vergine Maria,[11] tanto che alcuni hanno supposto che l'arte paleocristiana si sia ispirata alla raffigurazione classica di Iside per rappresentare la figura di Maria: comune è ad esempio l'atto di tenere entrambe in braccio un infante, che è Gesù nel caso della Madonna mentre è Horus per Iside, o gli appellativi di Madre di Dio, Regina del Cielo[12], Consolatrice degli afflitti[11].
Ancora, con il primo vero affermarsi del Cristianesimo nell'Impero romano, sotto imperatori come Costantino I e Teodosio I e con il conseguente rifiuto delle altre religioni a Roma e nei suoi domini, alcuni templi consacrati a Iside furono riadattati e consacrati come basiliche, come la Basilica di S. Stefano a Bologna.
Contaminazioni moderne
Forme riadattate di culto dell'antica dea egiziana riemersero in età illuministica negli ambienti della massoneria, soprattutto francesi, che l'assimilarono alla dea Ragione, quale divinità laica e naturalistica che impersonava,[13]incarnandoli, i principi teorici del deismo.[14] Una statua con le sue sembianze fu innalzata in suo onore in Place de la Bastille il 10 agosto 1793 a Parigi, nei giorni della Rivoluzione francese per celebrarne l'anniversario.[15]
La presenza di Iside nei culti massonici del Settecento è rinvenibile ad esempio nell'ambientazione egizia del Flauto magico di Mozart,[16] la cui religiosità rimase comunque sempre commista al cristianesimo.[17] Un secolo più tardi, sul finire dell'Ottocento, sarà la fondatrice della società teosofica, Helena Petrovna Blavatsky, a fare di Iside la chiave di accesso ai misteri dell'occultismo e dell'esoterismo con la sua prima opera fondamentale del 1877, intitolata appunto Iside svelata, che suscitò un forte impatto negli ambienti dello spiritismo.[18]
Inno a Iside
Tratto dal Papiro di Ossirinco n.1380, 1. 214-216, risalente al II secolo a.C.:
[…] Dea dalle molte facoltà,
onore del sesso femminile.
[…] Amabile, che fa regnare la dolcezza nelle assemblee,
[…] nemica dell'odio […],
[…] Tu regni nel Sublime e nell'Infinito.
Tu trionfi facilmente sui despoti con i tuoi consigli leali.
[…] Sei tu che, da sola, hai ritrovato tuo fratello (Osiri), che hai
ben governato la barca, e gli hai dato una sepoltura degna di lui.
[…] Tu vuoi che le donne (in età di procreare) si uniscano agli uomini.
[…] Sei tu la Signora della Terra […]
Tu hai reso il potere delle donne uguale a quello degli uomini![19]
onore del sesso femminile.
[…] Amabile, che fa regnare la dolcezza nelle assemblee,
[…] nemica dell'odio […],
[…] Tu regni nel Sublime e nell'Infinito.
Tu trionfi facilmente sui despoti con i tuoi consigli leali.
[…] Sei tu che, da sola, hai ritrovato tuo fratello (Osiri), che hai
ben governato la barca, e gli hai dato una sepoltura degna di lui.
[…] Tu vuoi che le donne (in età di procreare) si uniscano agli uomini.
[…] Sei tu la Signora della Terra […]
Tu hai reso il potere delle donne uguale a quello degli uomini![19]
Note
- ^ Isis è la forma grecolatina, Iside è l'adattamento italiano della forma grecolatina; Isi è un tentativo di ricostruire il nome originale utilizzando le vocali tramandate dai Greci ma eliminando le desinenze che il greco aveva aggiunto al nome per poterlo declinare (-s per il nominativo, -d- come consonante da interporre fra radice e desinenze; il latino ha ereditato lo stesso sistema)
- ^ a b Mario Tosi, p. 60.
- ^ Giuseppina Capriotti Vittozzi, p. 21.
- ^ Maurizio Damiano-Appia, pag. 171.
- ^ a b Stefania Schettino, Iside e Maria di Nazareth attraverso mito e stregoneria, Stefania Schettino, 17 maggio 2014, p. 72, ISBN 978-605-03-0466-4.
- ^ Religione
- ^ Edda Bresciani, p. 177.
- ^ Donald Engels, Storia del Gatto, L'affascinante storia del più prezioso alleato dell'uomo, Asti, Piemme, 2001, p. 189.
- ^ James Frazer, capitolo 41.
- ^ Citato in Salvatore Epifani, I "talebani" tra di noi, Youcanprint, 27 agosto 2013, p. 126, ISBN 978-88-911-1897-4.
- ^ a b Citato in Françoise Dunand, Isis, mère des dieux, Arles, Actes Sud/Babel, 2008, ISBN 978-2-7427-7715-0.
- ^ Citato in Apuleio, Le Metamorfosi, 26 aprile 2015.
- ^ Bruna Consarelli, 1789: la Rivoluzione e i suoi "miti", Pesaro, Flaminia, 1993, p. 71.
- ^ Anche il filosofo tedesco Immanuel Kant ne fece la personificazione dei concetti razionali che esprimevano la legge morale: «L'approccio che personifica questa legge e che di una ragione che impartisce ordini morali fa una dea Iside velata [...] è un modo estetico di rappresentare lo stesso oggetto» (Kant, citazione da Henri Pena-Ruiz, Dio e la Repubblica. Filosofia della laicità, Effepi, 2008, p. 219).
- ^ Remo Ceserani, Lidia De Federicis, Il materiale e l'immaginario: La crisi dell'antico regime riforme e rivoluzioni, Loescher, 1981, p. 425.
- ^ Degna di nota, all'interno dell'opera, è l'aria O Isis und Osiris, un'invocazione alla dea ispirata ad un'analoga supplica presente nel romanzo francese Sethos di Jean Terrasson, risalente al 1731.
- ^ Lidia Bramani, Mozart massone e rivoluzionario, Pearson, 2005, p. 292.
- ^ Bruce F. Campbell, Ancient Wisdom Revived: a history of the Theosophical Movement, Berkeley, University of California Press, 1980, pp. 32-35.
- ^ Enrichetta Leospo - Mario Tosi, p. 31.
Bibliografia
- James Frazer, Il ramo d'oro, Bollati Boringhieri.
- Jurgis Baltrušaitis e Anna Bassan Levi, La ricerca di Iside. Saggio sulla leggenda di un mito, 2ª ed., Milano, Adelphi, 1985, ISBN 978-88-459-0640-4.
- Walter Burkert e Maria Rosaria Falivene, Antichi culti misterici, Bari-Roma, Laterza, 1991 [1983], ISBN 88-420-3720-6.
- Ermanno Arslan (a cura di), Iside: il mito, il mistero, la magia, Milano, Electa, 1997, ISBN 88-435-5968-0.
- Fritz Graf, I culti misterici, in Salvatore Settis (a cura di), I Greci: storia, cultura, arte, società. Una storia greca. Definizione (VI-IV secolo a. C.), Vol. 2, tomo 2, Torino, Einaudi, 2009 [1997], ISBN 978-88-06-14400-5. Ripubblicata anche come (AA.VV.) Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol. 5, Milano, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", 2008.
- Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto, vol. 1, Torino, Ananke, 2004, ISBN 88-7325-064-5.
- Enrichetta Leospo e Mario Tosi, La donna nell'antico Egitto, Firenze-Milano, Giunti, 1997, p. 31, ISBN 88-09-21080-8.
- Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, Milano, Mondadori, 1996, ISBN 88-7813-611-5.
- Giuseppina Capriotti Vittozzi, Deir El-Medina, Roma, Aracne, 2004, ISBN 88-7999-887-0.
- Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell'antico Egitto, Novara, De Agostini, 2005, ISBN 88-418-2005-5.