venerdì 13 gennaio 2017

Elohim significa "gli Dei", ma nella Bibbia è tradotto con "Dio"


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Ĕlōhīm (in ebraicoאֱלוֹהִים ,אלהים?ascolta[?·info]) è il nome in ebraico biblico della divinità[1] e il titolo del dio di Israele nell'Antico Testamento[2]. Il termine è oggetto di controversie sulla sua interpretazione e anche sulla sua consistenza grammaticale: è da molti autori considerato un termine plurale[1].
Il significato base del nome è "dio", "divinità", e se riferito a YHWH è inteso come il Dio unico di Israele[3]. L'uso alternativo di questo nome e del nome Yahweh nel Pentateuco ha consentito alla c.d. "teoria delle quattro fonti" di isolare due relati dei quali è dedotta la combinazione nella composizione dei cinque libri, e che appunto sono detti "fonte elohista" e "fonte yahwista"[2].
Con il significato di "dio, divinità", il nome è attribuito anche ad altre divinità individuali[4], ad esempio AstarteMilcom e Chemosh, dèi nazionali rispettivamente dei Sidoni, degli Ammoniti e dei Moabiti[5].

Il nome plurale

L'interpretazione per cui il nome sarebbe plurale lo collega per alcuni studiosi al nome singolare El, che presso i pastori proto-semiti indicava l'Ente Supremo che è nei cieli e si rendeva con desinenza nelle forme Elum o Ilum[6]. Altre teorie vogliono invece il termine come forma plurale di elohah (אלוה), oppure di alah (timore)[1].
L'idea di pluralità del nome di Dio ha prodotto interrogativi circa una eventuale ipotesi di senso politeista, ma quando è usato con significato di Dio il nome è preceduto da articolo e guarnito di verbi e aggettivi singolari[1]; in ogni caso agli Ebrei fu vietato l'uso di questo nome, ad evitare rischi di contaminazioni con il politeismo degli Dei romani[1].
Quando usato con verbi e aggettivi al plurale elohim è usualmente plurale, "dèi" o "potenze".[7][8] Generalmente si pensa che elohim sia una forma derivata da eloah, a sua volta una forma espansa del sostantivo semitico il (in ebraico: אֵלʾēl [4]). Con verbi al plurale la parola è anche usata come vero plurale nel significato di "dèi"[4], per esempio quelli egizi in Esodo 12:2.[5] Fanno eccezione alcuni passi della Genesi, dell'Esodo, di Samuele e dei Salmi in cui elohim viene generalmente tradotto con Dio nonostante sia seguito da un verbo coniugato al plurale[9][10][11][12]. Il supposto significato "giudice" per l'ebraico biblico è ormai abbandonato negli studi accademici.[13] I nomi correlati elohah (in ebraico: אלוה) e el (in ebraico: אֵל) sono usati sia come nomi propri che come generici, nel qual caso sono intercambiabili con elohim. In altri passi elohim viene tradizionalmente tradotto con angeli (Salmi8:6; 97:7; 138:1 e, con riferimento allo spettro di Samuele, in Samuele 28:13), nonostante tale significato non sia filologicamente fondato[13]. In Esodo elohim viene anche attribuito come titolo vicariale a Mosè (4:16; 7:1)[13]
Lo studioso statunitense Mark S. Smith afferma che la nozione di divinità subì cambiamenti radicali lungo tutto il periodo della prima identità israelita: re-interpretazione degli dèi del primo periodo storicamente registrato come il primo "dio nazionale" della monolatria, come emerso nel VII e VI secolo a.E.V. nel Regno di Giuda e durante la cattività babilonese, e in seguito in termini di monoteismo con l'apparire dell'Ebraismo rabbinico nel II secolo d.C.[14]Una versione differente è stata data dallo storico Morton Smith. Nonostante la fine in -im comune a molti nomi plurali maschili ebraici, la parola quando riferita al Nome di Dio è grammaticalmente singolare e regge il verbo al singolare nella Bibbia ebraica (Tanakh).[15]
Il termine è affine alla forma ´-l-h-m trovata nell'ugaritico, dove viene utilizzata per indicare i re morti e divinizzati.[16] L'uso del termine elohim nel tardo testo ebraico implica una visione che sia almeno monolatrista al momento della scrittura e tale uso (al singolare), come titolo proprio della divinità suprema, non è generalmente considerato sinonimo del termine elohim, "dèi" (plurale, sostantivo semplice). La grammatica ebraica consente questa forma nominalmente plurale a significare "Egli è la potenza (singolare) sopra le potenze (plurale)", o grossomodo "Dio degli dèi". Il rinomato studioso rabbinico Maimonide scrisse che i vari altri usi sono comunemente intesi come omonimi.[17] La forma plurale terminante in -im può essere intesa anche come astrazione, vedi la parola ebraica chayyim ("vita") o betulim ("verginità"). Se inteso in questo modo, elohim significa "divinità" o "deità".[18]

Etimologia

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: El (divinità)Halakhah e Allah.
Gli studiosi non sono concordi sull'etimologia di questo termine. Il Dictionary of Deities and Demons in the Bible (Dizionario delle divinità e demoni nella Bibbia)[19] definisce "elohim" quale plurale di elohah, forma estesa del nome comune semitico "'il" (ʾēl).[20] Contiene l'aggiunta di una heh come terza radicale (triconsonantica) della radice biconsonantica. I dibattiti sull'etimologia di elohim si basano essenzialmente su questa espansione.[21] Una possibile parola imparentata, al di fuori dell'ebraico, si trova nell'ugaritico ʾlhm, nell'aramaico biblico ʼĔlāhā e successivamente nel siriaco Alaha "Dio", in arabo ʾilāh "dio, deità" (o Allah come "Il Dio [unico]").
"El" (la base della radice estesa ʾlh) deriva usualmente da una radice che significa "essere forte" e/o "stare davanti".[20]
Il nome viene definito un plurale di astrazione ovvero di intensità, una definizione più corretta è quella del Burnett: plurale astratto concretizzato.[22] Questo particolare plurale con senso singolare si riscontra anche per altri termini.[23] Nella letteratura extrabiblica abbiamo casi paralleli dell'uso al plurale dell'accadico ilanu con significato singolare. Tale uso viene confermato dalle lettere di Tell-el-Amarnah, dove il faraone è designato come ilani-ia (lett. «miei dei»).[24]
Numerosi i passi, nell'Antico Testamento, in cui è presente la forma plurale (anche come pronome):
« Dio disse: facciamo l'uomo, con la nostra immagine, a nostra somiglianza […] Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi »
(Genesi 1,26; 3,22)

Religione cananea

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Canaan e Religione cananea.
La parola el (singolare) è un termine standard per "dio" in altre lingue semitiche correlate, tra cui la lingua ugaritica.
Nel ciclo ugaritico di Baal si legge dei "settanta figli di Asherah". Ciascun "figlio di dio" si riteneva fosse la divinità originatrice di un popolo particolare (Keilschrift Texte aus Ugarit 2 1.4.VI.46). Un collegamento a questo mito si ritrova in Genesi, in cui si descrivono i "figli di Dio" che giacciono con le "figlie degli uomini" (Genesi 6:1-4).[25]

Elohista

Diagramma dell'Ipotesi documentale o "teoria delle quattro fonti".
'J': tradizione Jahvista
'E': tradizione Elohista
'D': tradizione Deuteronomista
'P': tradizione Codice Sacerdotale
'R': "Redattore" che ha compilato le fonti
* include la maggior parte del Levitico
† include la maggior parte del Deuteronomio
‡ "Deuteronomic History (Storia deuteronomica)": GiosuèGiudiciSamuele 1&2Re 1&2
Elohim ricorre frequentemente in tutti i testi tramandati della Torah. In alcuni casi (per esempio, Esodo 3:4: "...Elohim lo chiamò di mezzo al roveto e disse..."), ha funzione di nome singolare nella grammatica ebraica e generalmente si considera che denoti il Dio unico di Israele. In altri casi, elohim funziona come plurale comune della parola elohah e si riferisce alla nozione politeistica di divinità multiple (per esempio Esodo 20:3: "Non avrai altri dèi di fronte a me.").[26]
La scelta della parola o parole per indicare Dio varia nella Bibbia ebraica (Tanakh). Secondo l'ipotesi documentale queste variazioni sono la prova di diversi testi di partenza: elohim è usato come nome di Dio nella fonte Elohista (E) e nella fonte Sacerdotale (P), mentre Yahweh è usato nella fonte Jahvista (J). La critica delle forme asserisce che la differenza dei nomi risulta potrebbe essere il risultato di origini geografiche; le fonti P ed E potrebbero provenire dal nord e J dal sud.[27] Ci potrebbe inoltre essere un punto teologico, affermato dalle fonti Elohista e Sacerdotale, che Dio non ha rivelato il suo nome, Yahweh, a nessuno prima del tempo di Mosè, sebbene alcuni studiosi affermino che la fonte Jahvista fosse a conoscenza dei libri profetici sin dai secoli VII e VIII a.E.V..[28][27]
Mentre la fonte Jahvista presenta un Dio antropomorfo che poteva camminare nel Giardino dell'Eden in cerca di Adamo ed Eva, la fonte Elohista rende Elohim più distante e coinvolge frequentemente gli angeli. Ad esempio, è la versione Elohista del racconto della Scala di Giacobbe che presenta una scala di angeli con Elohim in alto, mentre nel racconto Jahvista è solo un sogno in cui Yahweh è semplicemente al di sopra del luogo, senza scala o angeli. Allo stesso modo, il racconto elohista descrive Giacobbe veramente in lotta con Dio.Genesi32:28}[29]
L'ipotesi documentale classica sviluppata nel XIX secolo presupponeva che le porzioni elohiste della Torah fossero state composte nel IX secolo a.E.V. (cioè durante il primo periodo del Regno di Giuda). Questo è ben lungi dall'essere universalmente accettato oggi, in quanto vi è prova di una successiva "redazione elohista" (giudaismo postesilico) durante il V secolo a.E.V., il che rende difficile determinare se un dato brano è "elohista" in origine, o solo a seguito di una tarda redazione.[30][31]

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Bibbia ebraica

La parola elohim ricorre più di 2.500 volte nella Bibbia ebraica, con significati che vanno da "dio" in senso generale (come in Esodo 12:12, dove descrive "gli dèi d'Egitto"), ad un dio specifico (per esempio in 1 Re 11:33, dove descrive Camos "dio dei Moabiti", o ai frequenti riferimenti a Yahweh quale "elohim" di Israele), a demoni, serafini e altri esseri soprannaturali, agli spiriti dei morti fatti evocare da Re Saul in 1 Samuele 28:13 e persino a re e profeti (per es. Esodo 4:16).[20] La frase bene elohim, usualmente tradotta "figli degli dèi", ha un parallelo esatto nei testi ugaritici e fenici per riferirsi al concilio degli dèi.[20]
Elohim occupa il settimo rango su dieci, nella famosa gerarchia angelica ebraica del rinomato rabbino e filosofo medievale Maimonide. Maimonide afferma: "Devo premettere che ogni ebreo [ora] sa che il termine elohim è un omonimo e denota Dio, gli angeli, i giudici e i sovrani delle nazioni..."[17]
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Nomi di Dio nella Bibbia.

Grammatica – singolare o plurale

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Lingua ebraica.
In ebraico il suffisso -im indica principalmente un plurale maschile. Tuttavia con elohim la costruzione è grammaticalmente al singolare, (cioè regge un verbo o aggettivo singolari) quando si riferisce al Dio ebraico, ma grammaticalmente al plurale (cioè reggendo un verbo o aggettivo plurali) quando usato per divinità pagane (Salmi 96:5Salmi 97:7).[32] Il fenomeno è definito "plurale astratto concretizzato".[33] Similmente, il Corano usa Alīha come plurale di Īlah per le divinità pagane e occasionalmente usa Allahuma (O Dio! - plurale) per il dio unico (come rif. ad Allah). L'equivalente esatto di elohim sarebbe Īlahīn (إلاهين), sebbene poco usato nel parlato arabo. Da notare che anche gli esseri umani possono avere nomi che finiscono al plurale, come Efraim, figlio di Giuseppe.

"Dèi" al plurale con verbi al plurale

Il nome elohim è usato con un verbo plurale in 1 Samuele 28:13. La Strega di Endor dice a Saul di aver visto "dèi" (elohim) salire (olim עֹלִים, verbo plurale) dalla terra.[34]

Dio d'Israele, con verbo singolare

Nella Bibbia ebraica elohim, quando significa Dio d'Israele, è di solito grammaticalmente al singolare. In Genesi 1:26 abbiamo un connubio di entrambe le forme(singolare prima e plurale poi): "E Dio disse: 'Facciamo (plurale) l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza'." L'orientalista Wilhelm Gesenius (1786–1842) e altri grammatici ebraisti tradizionalmente lo descrivono come pluralis excellentiae (plurale d'eccellenza), che è simile al pluralis majestatis (plurale maiestatico, o il "Noi reale").[35]
Gesenius commenta che Elohim singolare deve essere distinto da elohim (dèi) al plurale e asserisce che:
« la supposizione che Elohim sia da considerarsi semplicemente un residuo di precedenti vedute politeiste (cioè come originariamente solo un plurale numerico) è perlomeno altamente improbabile e, inoltre, non spiegherebbe i plurali analoghi (sotto). Alla stessa classe (e probabilmente formata sull'analogia di elohim) appartengono i plurali kadoshim, che significano "il Santissimo" (solo di Yahweh, Osea 12:1Proverbi 9:10,30:3 - cfr. El hiym kadoshim in Giosuè24:19 e il singolare aramaico "l'Altissimo", Daniele 7:18,22,25) e probabilmente teraphim (solitamente preso nel senso di penati) l'immagine di un dio, usato soprattutto per ottenere oracoli. Certamente in 1 Samuele 19:13,16 si intende solo un'immagine; in molti altri passi si può intendere una singola immagine; unicamente in Zaccaria 10:2 può considerarsi naturale prenderlo per un plurale numerico. »
(Wilhelm Gesenius, Hebrew Grammar[35])
Esistono alcune eccezioni alla regola che elohim venga accordato al singolare quando ci si riferisce al Dio d'Israele, tra cui Genesi 20:13; 35:72 Samuele 7:23 e Salmi 58:11 e in particolare l'epiteto del "Dio vivente" (Deuteronomio 5:26 ecc.), che è costruito con l'aggettivo al plurale, elohim hayiym in ebraicoאלהים חיים?, ma regge comunque verbi al singolare. Nelle traduzioni della Septuaginta (LXX) e del Nuovo Testamento elohim viene dato al singolare con il greco ὁ θεὸς anche in questi casi e le traduzioni moderne seguono l'esempio nel dare "Dio" al singolare. Il Pentateuco samaritano ha omesso alcune di queste eccezioni.[36]

Abramo e "gli dèi mi hanno fatto errare"

In Genesi 20:13 Abramo, davanti al re filisteo politeista Abimelech, dice che "gli dèi (elohim) mi hanno fatto (verbo plurale) errare lungi dalla casa di mio padre".[37][38][39] La Septuaginta (LXXgreca e la maggior parte delle versioni italiane lo traducono "Dio mi ha fatto/fece", forse per evitare l'insinuazione di Abramo che si rimetta alle credenze politeiste di Abimelech.[40]

Angeli e giudici

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Potestà (angeli).
Nel cristianesimo, dopo che papa Gregorio II ebbe ridotto a nove gli ordini gerarchici che gli ebrei enumeravano a dieci,[41] gli Elohim saranno conosciuti anche come il coro angelico delle Potestà.[42] In alcuni passi della Septuaginta (LXX), del resto, l'ebraico elohim col verbo plurale, o in contesto plurale implicito, veniva reso con angeloi ("angeli") o pros to kriterion tou Theou ("davanti al giudizio di Dio").[43] Questi passi vennero poi messi prima in latino nel Vulgata, poi in italiano con "angeli" e "giudici" rispettivamente. Da qui il risultato che per esempio fa mettere a James Strong (nella sua Concordanza)[44] "angeli" e "giudici" quali possibili significati di elohim con verbo al plurale; lo stesso vale per molte altre opere di riferimento dei secoli XVII-XX. Sia il Dizionario Ebraico di Gesenius che quello di Brown-Driver-Briggs[45] elencano sia angeli che giudici come possibili significati alternativi di elohim con verbi e aggettivi plurali. Tuttavia il semitista Cyrus Gordon poté dimostrare che il significato "giudice" è inesistente in ebraico biblico.[13]
L'affidabilità della traduzione dei Settanta in questa materia è stata contestata da Gesenius e dal teologo tedesco Ernst Wilhelm Hengstenberg (1802–1869). Nel caso di Gesenius, egli elenca il significato senza esserne d'accordo.[46] Hengstenberg affermava che il testo del Tanakh non usa mai elohim per riferirsi ad "angeli", ma che i traduttori della Septuaginta rifiutano i riferimenti a "dèi" nei versetti e li modificano in "angeli."[47]
Il Nuovo Testamento greco (NT) cita Salmi8:4-6 [2] in Ebrei Ebrei 2:6b-8a, dove il NT greco presenta "ἀγγέλους" (angelous) in v. 7,[48] citando Salmi 8:5 (8:6 nei LXX), che presenta "ἀγγέλους" anche in una versione del Septuaginta greco.[49] Nella versione italiana, elohim<ref name="Strong1"/> è tradotto con "angeli" solo nel Salmo 8:5-6[50]
La versione (EN) di Re Giacomo (KJV) e saltuariamente le versioni italiane traducono elohim con "giudici" in Esodo 21:6 (in (IT) come alternativa a "Dio" in nota) e due volte in Esodo 22:9 (in (IT) nelle note in alcune edizioni).[51]

Letture ambigue

A volte, quando elohim appare come referente o complemento oggetto (cioè, non come soggettivo) di una frase e senza alcun accompagnamento di verbo o aggettivo per indicare pluralità, può essere grammaticalmente non chiaro se si intenda dèi plurale o Dio al singolare. Un esempio è il Salmo 8:5 dove "Eppure l'hai fatto poco meno d[egl]i elohim" è ambiguo sul fatto se si intenda "inferiore rispetto agli dèi" o "inferiore a Dio". La Septuaginta lo legge come "dèi" e poi "corregge" la traduzione in "angeli",[52] lettura che è ripresa dal Nuovo Testamento in Ebrei 2:9: "Però quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti."[53]

Altri plurali-singolari nell'ebraico biblico

La lingua ebraica ha diversi nomi che terminano in -im (plurale maschile) e -oth (plurale femminile) che tuttavia reggono verbi, aggettivi e pronomi al singolare. Per esempio Ba'alim "proprietario/possessore": "Egli è signore (singolare) anche su qualunque di quelle cose che egli possiede, che sono signorili (plurale)."

La Scala di Giacobbe e gli "dèi furono rivelati" (plurale)

Nei versetti seguenti elohim è stato tradotto con Dio al singolare (per es., anche in inglese su KJV), sebbene fosse accompagnato da verbi al plurale ed altri termini grammaticali plurali:
« ... Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo "El-Betel", perché là Dio gli si era rivelato (verbo plurale), quando sfuggiva al fratello. »   (Genesi 35:7 [3])
Qui il verbo ebraico "rivelato" è plurale, quindi: "gli-dèi furono rivelati". Una nota della Bibbia NET (EN) ammonisce che la Versione Autorizzata traduce erroneamente: "Dio gli apparve".[10] Questa è una di quelle volte in cui la Bibbia usa verbi plurali col nome elohim.[11][12]

Il Concilio Divino di Elohim

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Concilio divino.
Salmi 82:1 Dio si alza nell'assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi.
Salmi 82:6 Io ho detto: "Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo".
Salmi 82:7 Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti.
Marti Steussy nel suo Chalice Introduction to the Old Testamen annota: “Il primo versetto di Salmi 82: 'Dio si alza nel concilio divino'. Qui elohim ha un verbo al singolare e chiaramente si riferisce a Dio. Ma nel versetto 6 del Salmo, Dio dice agli altri membri del concilio, ‘Voi (plurale) siete elohim.' Qui elohim deve necessariamente significare dèi.”[54]
Lo studioso biblico statunitense Mark Smith, riferendosi allo stesso salmo, nel suo God in Translation afferma: “Questo salmo presenta una scena di dèi che si riuniscono in un concilio divino... Elohim sta nel concilio di El. Tra gli elohim Egli pronuncia il Suo giudizio:...”[55]
In Hulsean Lectures, H. M. Stephenson esamina l'argomentazione di Gesù in Giovanni 10:34-36 sul Salmo 82. (In risposta all'accusa di blasfemia Gesù rispose:) "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?" – "Allora qual è la forza di questa citazione 'Io ho detto: voi siete dèi'? È dal salmo di Asaf che inizia 'Elohim si alza nell'assemblea divina. Giudica in mezzo agli elohim.'"[56]


Figli di DioRisultati immagini per elohim

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Figli di Dio.
La parola ebraica corrispondente a figlio è ben; il plurale è benim (con la forma di status constructus "benei"). Il termine ebraico benei elohim ("figli di Dio" o "figli degli dèi") in Genesi 6:2[57] si confronta con l'uso di "figli degli dèi" (ugaritico b'n il) figli di El nella mitologia ugaritica.[58] Lo storico olandese Karel van der Toorn asserisce che gli dèi possono essere citati collettivamente come bene elimbene elyon, o bene elohim.[20]
Nella tradizione ebraica, il versetto della Torah che fu il grido di battaglia dei Maccabei (in ebraicoמקבים?Machabiמקבים), "Mi chamocha ba'elim YHWH" ("Chi è come te fra gli dèi, HaShem!"[59]),[60] è un acronimo di "Machabi" e anche un acronimo di "Matityahu Kohen ben Yochanan".[61] Il versetto correlato della Torah, La canzone del Mare di Mosè e dei Figli di Israele, fa riferimento a elim, ma più con una nozione mondana di forze naturali, di potenza, di guerra e poteri sovrani.

Movimenti religiosi

Secondo il movimento raeliano, gli Elohim sarebbero degli extraterrestri che avrebbero dato origine alla vita sulla Terra. Secondo questi credenti, gli Elohim ritorneranno sulla Terra quando verrà loro costruita un'ambasciata (entro il 2035).[62]
Per la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, Elohim è Dio Padre: Elohim non è Gesù Cristo o il Signore, ma letteralmente il padre del Messia.[63]

Note

Jewish Encyclopedia, New York, Funk and Wagnalls, 1901–1906.
  1. ^ a b c d e Utet, GDE, voce "Elohim".
  2. ^ a b Treccani, Enciclopedia online, voce "Elohim"
  3. ^ Si veda: Theologisches Wörterbuch zum Alten Testament, Vol 1, 1973, pp. 286-305; L. Koehler / W. Baumgartner, Hebräisches und aramäisches Lexikon zum Alten Testament, Vol 1, 1967, pp. 51-52; Terrance R. Wardlaw, Conceptualising Words for God within the Pentautech. A Cognitive-Semantic Investigation in Literary Context, JSOTS 495, Bloomsbury: New York/Londra, 2008.
  4. ^ a b c K. van der Toorn, Bob Becking, Pieter Willem van der Horst (curatori), Dictionary of deities and demons in the Bible (2ª ediz. riveduta, Brill, 1999) ISBN 90-04-11119-0, p. 274, 352-3
  5. ^ a b L. Boadt, C. Carvalho, Pastoral Essays in Honor of Lawrence Boadt, CSP: Reading the Old Testament, Paulist Press, 2013.
  6. ^ Utet, GDE, voce ""El".
  7. ^ Glinert, Modern Hebrew: An Essential Grammar, Routledge, p. 14 sez. 13 "(b) Accordo di verbi - i verbi si accordano col loro soggetto e non solo nel genere e numero ma anche nella persona. Verbi al tempo presente distinguono il maschile dal femminile ed il singolare dal plurale."
  8. ^ Wilhelm Gesenius, Gesenius` Hebrew Grammar, curato da E. Kautzsch, trad. (EN) di A.E. Cowley, Dover Publications (ed. bilingue), 2006. ISBN 978-0-486-44344-7
  9. ^ I. Drazin, S. Wagner, Onkelos on the Torah: Be-reshit, p.120.
  10. ^ a b "God appeared unto him" - NET Bible con CD-ROM, cur. W. Hall Harris, 3ª, 2003: "35:14 - Allora Giacobbe eresse una stele, dove gli aveva parlato. 30 Versò olio 20tn Heb "si rivelarono." Il verbo iVl] (niglu), tradotto "si rivelarono" è plurale, sebbene uno si aspetti il singolare."
  11. ^ a b Haggai and Malachi, p. 36, Herbert Wolf, 1976: "Se sia il nome che il verbo sono plurali, la costruzione può riferirsi ad una persona, proprio come la dichiarazione “Dio si rivelò” in Genesi 35:7 ha nome e verbo al plurale. Tuttavia, poiché la parola Dio, “Elohim”, è di forma plurale, il verbo... ecc."
  12. ^ a b J. Harold Ellens, Wayne G. Rollins, Psychology and the Bible: From Genesis to apocalyptic vision, 2004, p. 243: "Spesso la forma plurale Elohim, quando usata in riferimento alla divinità biblica, regge un verbo o aggettivo plurali (Genesi 20:13,35:7Esodo 32:4,87:23Salmi58:12)."
  13. ^ a b c d Cyrus H. Gordon, “Elohim in its Reputed Meaning of Rulers, Judges,” Journal of Biblical Literature, 54 (1935). Il significato "giudice" non è presente in L. Koehler/W. Baumgartner, Hebräisches und aramäisches Lexikon zum Alten Testament, Vol 1, 1967, pp. 51-52.
  14. ^ Mark S. Smith, God in translation: deities in cross-cultural discourse in the biblical world, vol. 57 di "Forschungen zum Alten Testament", Mohr Siebeck, 2008, ISBN 978-3-16-149543-4, p. 19.; anche M.S. Smith, "The Early History of God: Yahweh and the Other Deities in Ancient Israel", Biblical Resource Series, 2002.
  15. ^ Cfr. anche Morton SmithStudies in the Cult of Yahweh, Vol. 1, "Historical Method, Ancient Israel, Ancient Judaism", 1996.
  16. ^ G. del Olmo Lete & J. Sanmarín, A Dictionary of the Ugaritic Language in the Alphabetical Tradiction, Vol 1, Brill: Leiden, 2003, p. 55 s.v. ilh: "DN. the 'Divine One', referring to the deified dead (kings). [...] Forms: sg ilh; du./pl. ilhm (or sg. + encl. -m)"
  17. ^ a b Mosè Maimonide, (ENGuida dei Perplessi (1904); vedi anche Guida maimonidea, s.v.
  18. ^ Alcuni studiosi considerano elohim come un plurale oppure un aumentativo di El, da cui si sarebbe formato più tardi il singolare Eloah. Sebbene Elohim abbia una forma plurale, nella Bibbia moderna ha significato di singolare e così viene costruito con un verbo al singolare (constructio ad sensum) quando si riferisce al Dio degli Ebrei. Cfr. Enciclopedia della Bibbia, cit.
  19. ^ Il Dictionary of Deities and Demons in the Bible (DDD) è un'opera accademica di riferimento curata dagli storici Karel van der Toorn, Bob Becking e Pieter Willem van der Horst, e che contiene articoli/saggi specialistici sugli dei, angeli e demoni citati nei libri della Bibbia ebraicaSeptuaginta e Apocrifi, come anche quelli della Bibbia cristiana e della letteratura patristica. la prima edizione (Brill) è uscita nel 1995 e fu scelta da Choice, rivista della American Library Association (Associazione delle Biblioteche Americane) come miglior lavoro di consultazione del 1996. La seconda edizione ampiamente riveduta (Eerdmans, 960pp) è uscita nel 1999. Una versione elettronica è stata presentata nel 2001. Tra i consulenti contributori si annoverano Hans Dieter Betz, André Caquot (1923–2004), Jonas C. Greenfield (1926–1995), Erik Hornung Professore di egittologia all'Università di Basilea, Michael E. Stone dell'Università Ebraica di Gerusalemme e Manfred Weipert dell'Università di Heidelberg.
  20. ^ a b c d e K. van der Toorn, Bob Becking, Pieter Willem van der Horst (curatori), Dictionary of deities and demons in the Bible (2ª ediz. riveduta, Brill, 1999) ISBN 90-04-11119-0, p. 274, 352-3
  21. ^ Le varie proposte sull'etimologia sono raccolte in Theologisches Wörterbuch zum Alten Testament, Vol 1 (1973) p. 295.
  22. ^ Sul termine Elohim si veda fondamentalmente Joel S. Burnett, A Reassessment of Biblical Elohim, SBL Dissertation Series,Atlanta 2001. A pag. 15 l'autore definisce questo tipo di plurali " 'concretized' abstract plural". Per la definizione grammaticale si veda inoltre Paul Joüon / T. Muraoka A grammar of Biblical Hebrew, Sub. Bib. 27 2008, 469 s.
  23. ^ Per altri termini formalmente plurali usati in senso singolare per indicare una divinità in altre lingue semitiche si veda: Sh. Izre'el, Amurru Akkadian. A Linguistic Study, Vol. I, HSS 40, 29 s. (cananeo); W. Röllig, El als Gottesbezeichnung im Phönizischen, in: R. von Kienle u.a. (Hg.), Festschrift Johannes Friedrich, 1959, S. 403-416 (fenicio) http://archiv.ub.uni-heidelberg.de/propylaeumdok/volltexte/2011/1178/pdf/Roellig_El_als_Gottesbezeichnung_1959.pdf;
  24. ^ Si veda fondamentalmente: Joel S. Burnett, A Reassessment of Biblical Elohim, SBL Dissertation Series, Atlanta 2001; A.F. Rainey, Canaanite in the Amarna Tablets. Vol I, Brill: Leiden,147 s.; Enciclopedia della Bibbia - Ed. LDC - vol. 2, coll. 1289 - 1290
  25. ^ John Day, Yahweh and the gods and goddesses of Canaan, Sheffield Academic Press, 2001, p. 23.
  26. ^ John J. McDermott, "Reading the Pentateuch: a historical introduction", Pauline Press, 2002, p. 21. ISBN 978-0-8091-4082-4
  27. ^ a b H. H. Schmid, Der Sogenannte Jahwist, Zurigo: TVZ, 1976.
  28. ^ Alter, 2004, pp. 17,141
  29. ^ Richard Elliott Friedman, The Bible With Sources Revealed, HarperCollins, 2003, p. 65 & passimISBN 978-0-06-073065-9
  30. ^ Umberto Cassuto, The Documentary Hypothesis and the Composition of the Pentateuch: Eight Lectures, tradotto in (EN) dall'ebraico da Israel Abrahams, Magnes Press, Gerusalemme, 1961.
  31. ^ Alter, 2004, pp. XII, 40 et seq.
  32. ^ Si vedano le versioni in (HE) del Codice di LeningradoSalmi 96:5 e Salmi 97:7.
  33. ^ Joel S. Burnett, A Reassessment of Biblical Elohim, SBL Dissertation Series,Atlanta 2001, pag. 15.
  34. ^ Brian B. Schmidt, Israel's beneficent dead: ancestor cult and necromancy in ancient Israelite Religion and Tradition, Forschungen zum Alten Testament 11 (Tübingen: J. C. B. Mohr [Paul Siebeck], 1994), p. 217: "Nonostante il fatto che il nome MT plurale 'elohim del v. 13 sia seguito dal participio plurale 'olim, una ricerca dell'antecedente al suffisso pronominale singolare su mah-to'ro nel v. 14 che forma ha? ha condotto gli interpreti a considerare 'elohim... 'olim come designazione di Samuele morto, "un dio che sale". Lo stesso termine 'elohim ... Egli [Saul], quindi, richiede urgentemente di verificare l'identità di Samuele, mah-to'"ro, "che forma ha/che aspetto ha?" ... 'elohim ricorre con un verbo finito plurale e denota dèi multipli in questo caso: 'elohim '"seryel'ku I fydnenu, "gli dèi davanti a noi." Di conseguenza le due presenze di 'elohim in 1 Samuele 28:13,15— nel primo complementato dal plurale ...28:13 manifesta una complessa storia testuale, allora 'elohim del v. 13 potrebbe rappresentare non un morto deificato, ma quegli dèi noti per essere evocati — alcuni dall'aldilà — ad assistere nel richiamare il fantasma. 373 ...
  35. ^ a b Wilhelm Gesenius, Hebrew Grammar124g, senza articolo 125f, con articolo 126e, col singolare 145h, col plurale 132h,145i.
  36. ^ Richard N. Soulen, R. Kendall Soulen, Handbook of biblical criticism, Westminster John Knox Press, 2001, ISBN 978-0-664-22314-4, p. 166.
  37. ^ Elia Benamozegh, Maxwell Luria, Israel and Humanity, Paulist Press International, 1995, p. 104, ISBN 978-0-8091-3541-7.
  38. ^ Victor P. Hamilton, Exodus: An Exegetical Commentary, Baker Academic, 2012, ISBN 978-0-8010-3183-0.
  39. ^ Per es. Genesi 20:13 in ebraicoהתעו אתי אלהים מבית אבי? (dove התעו è da תעה "errare, vagare, barcollare", il plurale causativo hif`il "mi hanno causato di vagare")
  40. ^ Septuaginta: «ἐξήγαγέν με ὁ θεὸς ἐκ τοῦ οἴκου τοῦ πατρός»; "quando Dio mi ha fatto errare lungi dalla casa di mio padre." (Genesi 20:13) Si possono confrontare anche le altre versioni italiane presso Biblegateway.com.
  41. ^ Le gerarchia angeliche.
  42. ^ Fioravante Brescia, Riflessioni su Chiesa e Cristianesimo, GDS, 2012, p. 10.
  43. ^ Brenton SeptuagintEsodo 21:6 «προσάξει αὐτὸν ὁ κύριος αὐτοῦ πρὸς τὸ κριτήριον τοῦ θεοῦ»
  44. ^ James Strong, Dizionario Strongs.v. "'elohiym", nr. 430.
  45. ^ Hebrew and English Lexicon (Brown-Driver-Briggs) su Wikisource.
  46. ^ The Biblical Repositor, p. 360 cur. Edward Robinson, 1838: "Gesenius nega che elohim possa mai significare angeli; nel suo rifiuto fa riferimento specialmente a Salmi 8:5 e97:7; ma osserva che il termine viene tradotto così nelle versioni antiche."
  47. ^ Samuel Davidsohn, An Introduction to the New Testament, 3, 1848, p. 282: "Hengstenberg, per esempio, afferma che l‘usus loquendi è decisivo contro un riferimento diretto ad angeli, perché Elohim non significa mai angeli. Egli pensa che il traduttore di Septuaginta non potesse capire la rappresentazione..."
  48. ^ Hebrews 2:7 with Greekblueletterbible.orgURL consultato il 4 agosto 2013.
  49. ^ Psalm 8:5 with Greek (8:6 in the LXX)blueletterbible.orgURL consultato il 4 agosto 2013.
  50. ^ Dandolo in alternanza con "Dio". Cfr. anche (ENElohim as angels in the KJV only in Psalm 8:5 (8:6 in LXX)blueletterbible.orgURL consultato il 4 agosto 2013.
  51. ^ Cfr. anche (ENElohim as "judges" in the KJVblueletterbible.orgURL consultato il 4 agosto 2013.
  52. ^ Cfr. per esempio la versione (ITNuova Riveduta 2006.
  53. ^ Si veda un confronto parallelo tra Ebrei 2:5-9 e Salmi 8:3-6, anche a fronte [1]
  54. ^ Marti Steussy, Chalice Introduction to the Old Testament.
  55. ^ Mark Smith, "God in Translation:..."
  56. ^ Si confronti in parallelo Salmo 82:6-7 e Giovanni 10:34–36. Cfr. anche H.M. Stephenson, Hulsean Lectures, lezione 1, (1890), p. 14.
  57. ^ Per esempio Genesi 6:2 "... figli d[egl]i Elohim (e-aleim) videro che le figlie degli uomini (e-adam, gli adam) erano belle e ne presero per mogli..."
  58. ^ Marvin H. Pope, El in the Ugaritic texts, supplementi a Vetus Testamentum Vol. II Leiden, Brill, 1955, pp. x—l-116, p. 49.
  59. ^ Nosson (cur.); redattori consulenti: Yaakov Blinder, Avie Gold, Meir Zlotowitz ; progettato da Sheah Brander Scherman, Tanakh = Tanakh: Torah, Neviʼim, Ketuvim : the Torah, Prophets, Writings: the twenty-four books of the Bible, newly translated and annotated, 1ª ed. di studio, Stone, Brooklyn, N.Y., Mesorah Publications, 1998, pp. 171–172, ISBN 1-57819-109-2.
  60. ^ Esodo 15:11
  61. ^ "What does 'Maccabee' mean?" - Ask the Rabbi (EN)
  62. ^ La Repubblica, 29 dicembre 2002
  63. ^ "God the Father, Elohim", su lds.org URL consultato 3 marzo 2016

Bibliografia

Voci correlate

Differenze tra l'uomo adamico e pre-adamico in una prospettiva gnostica

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preadamiti sono i sostenitori del preadamitismo (o preadamismo) - letteralmente "prima di Adamo" - una teoria anticipatrice del poligenismo che sostiene che dall'analisi della Bibbia si possa dedurre che prima ancora di Adamo esistessero simultaneamente molte coppie umane. [1]
Il termine si trova usato per la prima volta nel 1655 in Isaac La Peyrère (1596-1670) che nella sua opera Praeadamitae sive Exercitatio super Versibus duodecimo, decimotertio, et decimoquarto, capitis quinti Epistulae D. Pauli ad Romanos, quibus inducuntur Primi Homines ante Adamum conditi [I preadamiti, ovvero Esercitazione sui versetti dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo del capitolo quinto dell'Epistola ai Romani del divino Paolo, versetti nei quali si introducono i primi uomini creati prima di Adamo] [2] pubblicata anonima senza indicazioni di luogo ed editore, in realtà ad Amsterdam, in base all'esegesi dei versetti 12-14 del quinto capitolo dell'Epistola ai Romani poneva il problema dell'origine della specie umana risolvendolo nel senso che l'umanità non discendesse direttamente da Adamo e che quindi non fosse erede del peccato originale e che non vi fosse un unico centro d'origine di tutta l'umanità così come faceva anche supporre l'esistenza dei nuovi popoli americani che non risultavano citati nella Bibbia.

Storia

Sviluppi iniziali

Il primo dibattito conosciuto sull'antichità dell'umanità ebbe luogo tra Teofilo di Antiochia e un pagano egiziano di nome Apollonio, che affermava che il mondo fosse vecchio di 153.075 anni.[3] Stime di questo genere erano frequenti nella letteratura greca e romana, come pure le affermazioni che il mondo e l'umanità fossero sempre esistiti.
La sfida più importante all'adamismo biblico venne dall'imperatore romano Giuliano (360-363), che, rigettando il Cristianesimo in favore della Teurgia (una forma evoluta di Neoplatonismo), accettò l'idea della creazione di molte coppie di genti originali, una posizione detta co-adamismo o adamismo multiplo.
Agostino di Ippona dedicò due capitoli del suo libro La città di Dio al dibattito tra cristiani e pagani sull'origine dell'uomo: il capitolo 10 del libro XII è intitolato "Si esamina l'opinione di coloro i quali ritengono che il genere umano come il mondo siano sempre esistiti", mentre nel libro XVIII, il capitolo 40 è dedicato alla "Menzognera presunzione degli Egiziani che attribuiscono all'antichità della propria cultura centomila anni". Come indicato dai titoli, Agostino riteneva le idee pagane sulla storia e la cronologia del mondo e della razza umana completamente assurde e incompatibili con la verità rivelata, secondo la quale l'esistenza dell'uomo non aveva ancora seimila anni. La posizione di Agostino su questi argomenti era condivisa dalla maggior parte dei rabbini e dei padri della Chiesa, che liquidavano i punti di vista del mondo antico come miti e favole che non necessitavano di ulteriori refutazioni.[4]

Fino al XVII secolo

Nel libro Kuzari, scritto negli anni 1130 dal filosofo ebreo-spagnolo Giuda Halevi, il re dei Cazari organizza un dibattito fra tre teologi, un ebreo, un cristiano e un musulmano, per capire quale sia la vera religione. Il re chiede al rabbino se sia preoccupato dalla rivendicazione, da parte degli Indiani, di essere in possesso di artefatti e costruzioni antichi di milioni di anni; il rabbino afferma che si tratta di affermazioni senza senso, propugnate da gente senza un libro riguardo al quale "molte persone avessero la stessa opinione". In questo stesso libro Halevi attacca molte idee contenute nel libro intitolato Agricoltura nabatea, composto o tradotto da Ibn Wahshiyya nel 904: queste idee, attribuite ai Sabei, affermavano l'esistenza di persone nate prima di Adamo e di genitori di Adamo, oltre che l'origine indiana di Adamo stesso; Halevi respinse queste opinioni semplicemente affermando che queste persone non conoscevano la rivelazione contenuta nella Bibbia.

Illuminismo

Durante l'Illuminismo, il preadamismo fu ampiamente adottato, in opposizionea alla versione biblica sulle origini degli uomini, mentre nel XIX secolo questa idea fu fatta propria dai sostenitori della razza bianca. Dal preadamismo sono sorti un certo numero di interpretazioni razziste dei primi capitoli della Genesi: alcuni teorizzatori preadamiti sostennero che Caino lasciò la propria famiglia per fondare una tribù inferiore, chiamata, a seconda dei casi, "mongoli non-bianchi", "razze nere", "bestie selvagge"; un'altra teoria voleva che Caino avesse preso moglie da una delle tribù inferiori preadamite. L'idea che il "marchio" di Caino fosse il colore nero della pelle sorse nell'Europa del XVIII secolo e fu diffuso negli Stati Uniti d'America del XIX secolo dal fondatore del mormonismoJoseph Smith.[5]

Dal XIX secolo ad oggi

Nell'Europa del XIX secolo, il poligenismo e il preadamismo erano idee attraenti per coloro che volevano dimostrare l'inferiorità delle popolazioni non-occidentali; negli Stati Uniti, invece, furono sostenute dai razzisti, ai quali non poteva piacere l'idea di una discendenza comune tra bianchi e non-bianchi. Scrittori come Charles CaldwellJosiah Nott e Samuel Morton rigettarono l'idea che i non-bianchi fossero discendenti di Adamo; Morton combinò il preadamismo con la misurazione del cranio per costruire una teoria della differenza razziale che giustificasse lo schiavismo.

Note

  1. ^ In Enciclopedia Treccani alla voce corrispondente
  2. ^ L'opera è stata pubblicata in italiano nel 2004, con testo latino a fronte, a cura di G. Lucchesini e P. Totaro, Macerata, Quodlibet
  3. ^ Teofilo di AntiochiaAd Autolico, iii.16.
  4. ^ Popkin, 1992, p. 27.
  5. ^ Haynes, 2002, p. 15.

Bibliografia

  • Haynes, Stephen R. (2002). Noah's Curse: The Biblical Justification of American Slavery. New York, NY: Oxford University Press. ISBN 0-19-514279-9
  • Popkin, Richard Henry (1992). Third Force in Seventeenth-Century Thought. Brill Academic Publishers. ISBN 90-04-09324-9

Voci correlate

Adamiti che ballano nudi in strada
Gli adamiti erano gli aderenti di una setta cristiana che era diffusa in Nord Africa intorno al IV secolo. In realtà diverse sette cristiane possono essere annoverate in questo raggruppamento, come gli adamiani, una piccola setta gnostica sviluppatasi tra il II ed il III secolo di cui ci parlano sia sant'Agostino che sant'Epifanio, o i turlupini nella Francia medioevale del 1370; in ogni caso tutti furono considerati eretici e antinomisti dalla Chiesa cattolica.
Essi proclamavano che si doveva ritrovare l'originaria innocenza di Adamo che, fino a quando non conobbe il peccato, visse completamente nudo. Affermavano che il corpo era l'opera di Dio e che pertanto non doveva essere coperto e la sua nudità non era peccato.
Eretici con idee simili risorsero nel corso del Medioevo. Nel Duecento le Fiandre furono scosse dagli insegnamenti di un certo Tanchelmo. Un secolo dopo, in Francia, nacque il movimento del Libero Spirito. Tra il Quattrocento e il Cinquecento nuove tendenze adamitiche attecchirono in Boemia e Germania fra i taboriti e gli anabattisti. Benché venissero duramente repressi, gli eretici fecero nuovamente capolino in Savoia e nei Paesi Bassi tra il Sei-Settecento. L'ultima testimonianza risale al 1848 nell'impero austro-ungarico.

Bibliografia

Voci correlate

I codici di Nag Hammâdi





codici di Nag Hammâdi sono un insieme di testi gnostici cristiani e pagani, rinvenuti nei pressi di Nag Hammâdi (Egitto), nel dicembre 1945.

Storia

Si tratta di 13 papiri, che furono ritrovati nel 1945 in una giara di terracotta da un abitante del villaggio di al - Qasr, presso un monastero cenobita pacomiano nell'isola di Nag Hammâdi, detta anche isola elefantina[1]. La zona del ritrovamento è situata accanto alla parete rocciosa di Jabal - al Tarif, circa 450 km a sud del Cairo, in Egitto. I papiri rimasero nascosti per lungo tempo dopo il ritrovamento e in seguito ad una complessa vicenda, dopo essere stati dispersi, furono recuperati e messi a disposizione degli studiosi. I testi contenuti nei codici sono, per la maggior parte, scritti gnostici, ma includono anche tre opere appartenenti al Corpus Hermeticum ed una parziale traduzione della Repubblica di Platone. Si ipotizza che tali codici appartenessero alla biblioteca di un monastero della zona, e che i monaci li abbiano nascosti per salvarli dalla distruzione, quando si cominciò a considerare lo gnosticismo come eresia.

Contenuti

I testi sono scritti in copto, benché la maggior parte di essi (o forse tutti) siano stati tradotti dal greco. L'opera più importante presente in essi è il Vangelo di Tommaso; quello presente nei codici è l'unico testo completo noto dell'opera. Grazie a questa scoperta gli studiosi riscontrarono la presenza di frammenti di questi testi nei manoscritti di Ossirinco, scoperti nel 1898, e ne ritrovarono tracce nelle citazioni presenti negli scritti dei Padri della Chiesa.
La datazione dei manoscritti risale al III e IV secolo, mentre per i testi greci originali, benché ancora controversa, è generalmente accettata una datazione al I e II secolo.

Elenco dei testi


Un papiro con una frase dell'Apocalisse di Pietro.

Vangelo copto di Giovanni.

Ultima pagina del Vangelo di Tommaso.

Dialogo del Redentore (o del Salvatore).

Sophia nei codici di Nag Hammadi

Nei codici di Nag Hammadi, Sophia è la sizigia di Gesù Cristo (essendo stata coemanata con lui, forma un'unità con Cristo), ed è identificata nello Spirito Santo della Trinità. Nel testo "Sull'Origine del Mondo", Sophia è dipinta come Colei che generò senza la sua controparte maschile. In questo modo venne originato il Demiurgo (Satana), ovvero il Dio ebraico Yahweh (anche noto come YaldabaothSamael), creatore di tutto l'universo materiale e dio minore malvagio, poiché appunto Sophia lo generò senza la sua sizigia Gesù Cristo, tentando di aprire una breccia nella barriera tra lei e l'inconoscibile Bythos. Nella creazione del mondo materiale ad opera Demiurgo però, Sophia riuscì ad infondere la sua Scintilla Divina (pneuma) nella materia, impermeando dunque il creato della sua Divinità (Divinità dunque presente nel cosmo e quindi in tutte le forme di vita sotto forma di anima), e rovinando i piani del Demiurgo. Riaccendendo la scintilla divina che è in lui infatti, l'uomo si risveglia dagli inganni del Demiurgo e del mondo materiale, e accede alla Verità oltre la realtà materiale. Cristo giunse sulla terra proprio al fine di risvegliare negli uomini la loro divinità (la Sophia che è in loro).
Inoltre Sophia è dipinta anche come Colei che distruggerà Satana/Yaldabaoth/Yahweh e questo universo di materia con tutti i suoi Cieli. In seguito in "Sull'Origine del Mondo", si dice:
"Ella [Sophia] li getterà giù nell'abisso. Loro (gli arconti) saranno perduti a causa della loro cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l'un l'altro finché non periranno per mano del primo genitore. Quando questi li avrà distrutti, si rivolgerà contro se stesso e si distruggerà finché non cesserà di esistere.
Ed i loro cieli precipiteranno uno sull'altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco. Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo cielo precipiterà e si spezzerà in due. [...] essi precipiteranno nell'abisso, e l'abisso sarà rovesciato.
La luce vincerà sull'oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima."

Caduta e redenzione di Sophia

L'angoscia e la paura di Sophia di perdere la vita (proprio come perse la luce dell'Uno), le provocarono confusione e brama di tornare a lui. A causa di questa brama, la materia (greco: hyle) e l'anima (greco: psykhe) accidentalmente ebbero esistenza attraverso i quattro elementi: fuocoacquaterra, ed aria. Anche la creazione del Demiurgo dalla testa leonina fu un errore perpetrato durante questo esilio. Secondo alcune fonti gnostiche, esso fu il prodotto di Sophia che tentò di emanare da sola, senza la sua controparte maschile. Il Demiurgo procedette, poi, nella creazione del mondo fisico nel quale viviamo, ignorante di Sophia, che, comunque, riuscì ad infondere alcune scintille spirituali o pneuma nella creazione del Demiurgo.
Dopo questi avvenimenti, il Redentore (Cristo) ritornò e le permise di vedere nuovamente la luce, riportandola a conoscenza dello spirito. Cristo fu poi inviato sulla terra in forma di uomo, Gesù, per dare agli uomini la gnosis di cui avevano bisogno per liberarsi dal mondo materiale e ritornare al mondo spirituale. Si noti che, nello gnosticismo, la storia Evangelica di Gesù è essa stessa allegorica: egli non è un essere vivente in un contesto storico, ma il Mistero Esterno usato come introduzione alla gnosis.

Note

  1. ^ Da non confondere con l'omonima isola Elefantina situata nel centro del Nilo

Bibliografia

  • Nicola Denzey Lewis, I manoscritti di Nag Hammadi. Una biblioteca gnostica del IV secolo, traduzione di Matteo Grosso, Roma, Carocci, 2014, ISBN 978-88-430-7185-2.
  • Marvin W. Meyer (a cura di), The Nag Hammadi Scriptures. The Revised and Updated Translation of Sacred Gnostic Texts Complete in One Volume, San Francisco, HarperOne 2009, ISBN 978-00-616-2600-5

Voci correlate



Origine del simbolismo religioso nella geometria gnostica egiziana

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