giovedì 22 dicembre 2016

La Piccola Chiave di Salomone

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La Piccola Chiave di Salomone o Lemegeton Clavicula Salomonis, è un grimorio anonimo del Seicento e uno dei più famosi libri di demonologia, largamente conosciuto anche come Lemegeton. Non va confuso con la Chiave di Salomone, un testo precedente.

Il cerchio e il triangolo, utilizzati per l'evocazione del 72 spiriti della Goetia. Il mago deve stare all'interno del grande cerchio e lo spirito si crede che debba comparire nel cerchio all'interno del triangolo
Gran parte del suo contenuto deriva da testi del Cinquecento, tra i quali la Pseudomonarchia Daemonum di Johann Weyer, e da grimori tardo-medievali. Vi si possono rintracciare anche chiare influenze cabalistiche e della mistica musulmana.
Nel libro viene dichiarato come autore il re Salomone ma la presenza nell'opera di preghiere a Cristo e alla Trinità rendono tale dichiarazione di paternità un evidente falso.
La Piccola Chiave di Salomone contiene dettagliate descrizioni degli spiriti e dei rituali necessari per evocarli e costringerli a eseguire gli ordini del mago (chiamato nel testo "esorcista"). Vengono date istruzioni dettagliate circa i simboli, le procedure rituali da eseguire, le azioni necessarie per impedire che gli spiriti prendano il sopravvento, i preparativi che devono precedere l'evocazione e il modo in cui costruire gli strumenti necessari per l'esecuzione di tali rituali.
Le copie originali in nostro possesso divergono tra loro circa alcuni dettagli e circa la forma dei nomi dei vari spiriti. Edizioni contemporanee del grimorio sono largamente disponibili, sia in forma stampata, sia su internet.
Viene anche intesa come la clavicola o piccolo osso della spalla dei bambini, viene spezzata col solo uso delle mani per fare infiammare il centro nevralgico dell apparato linfatico sottostante è una pratica molto antica, anche nei campi di sterminio i nazisti interrogarono più volte i nati sotto la stella di David per riuscire a trascrivere in un archivio con dei disegni perché spezzare la clavicola ai bambini arrecasse un danno così grave all'apparato linfatico infiammando tutti linfonodi, che venivano fuori come bubboni pigmentando l'epidermide di macchie scure, qui la chiave o clavicola diventa uno degli elementi per causare la peste nera bubbonica.

Contenuti

La Piccola Chiave di Salomone è suddivisa in cinque parti:

Ars goetia


Il "Pentacolo di Salomone". Serve a costringere gli spiriti evocati a comparire al suo interno
L'"ars goetia", spesso chiamata semplicemente "goetia" o "goezia", costituisce la prima sezione del grimorio. Gran parte del materiale è antecedente al Seicento, con alcune parti risalenti al Trecento. Contiene le descrizioni dei 72 demoni che si dice furono evocati da re Salomone e da lui rinchiusi in un vaso di bronzo sigillato con simboli magici e obbligati a servirlo. L'"ars goetia" contiene inoltre le istruzioni per costruire un vaso di bronzo simile e per usare le formule magiche per invocare senza rischi questi demoni.
Una copia dell'"ars goetia", datata 1314, fu ritrovata sigillata in un vaso nelle fondamenta di una casa a Massarosa, vicino Viareggio. Se originale, sarebbe la più antica copia esistente.

Ars theurgia goetia

La seconda parte del grimorio espone i nomi, le caratteristiche e i simboli dei 31 spiriti aerei, sia buoni che maligni, che Salomone invocò e illustra i rituali necessari alla loro invocazione. I 72 demoni sono:

Bael, il primo demone, che, secondo Francis Barrett, ha il potere di rendere invisibile chi lo invoca (illustrazione di Collin de Plancy dal Dizionario infernale)

Buer, il decimo demone, che insegna "filosofia morale e naturale", logica e utilizzo delle erbe medicinali (illustrazione di Louis Breton dal Dizionario infernale)

Ars paulina

Secondo la leggenda quest'arte sarebbe stata scoperta dall'apostolo Paolo ma nel libro viene chiamata "Arte paulina di re Salomone". L'ars paulina era conosciuta sin dal Medioevo e in questo grimorio viene suddivisa in due capitoli.
Il primo capitolo illustra come contattare gli angeli delle varie ore del giorno, i loro sigilli, la loro natura, le relazioni tra questi angeli e i sette pianeti allora conosciuti, i corretti aspetti astrologici per invocarli, i loro nomi, le procedure per l'invocazione.
Il secondo capitolo riguarda gli angeli che governano i segni zodiacali e ogni grado di ciascun segno, la loro relazione con i quattro elementi, i loro nomi e i loro sigilli. Questi angeli vengono qui chiamati "angeli degli uomini" poiché ogni persona nasce sotto un segno zodiacale, con il Sole posizionato a un specifico grado di esso.

Ars Almadel

La quarta sezione illustra come costruire l'"Almadel" ovvero una tavola di cera su cui vengono disegnati simboli protettivi: su di essa vengono posizionate quattro candele. La sezione illustra i colori, i materiali e i rituali necessari alla fabbricazione dell'"Almadel" e delle candele nonché tratta degli angeli da invocare, sottolineando che è lecito chiedere ad essi solo cose ragionevoli e giuste. Vengono brevemente trattate anche le date e gli aspetti planetari più indicati per invocare gli angeli in questione.

Ars notoria

Si tratta di un grimorio conosciuto fin dal Medioevo. Il libro dichiara che questa arte fu rivelata dal Creatore a re Salomone tramite un angelo. Contiene una raccolta di preghiere mescolate con parole cabalistiche e magiche in varie lingue (tra cui ebraicogreco antico) e istruzioni su come recitare tali preghiere. Il libro afferma che queste costituiscono un'invocazione agli angeli di Dio e la loro corretta recitazione dona la conoscenza relativa a ciascuna di esse, nonché buona memoria, stabilità mentale e eloquenza.
Una di tali preghiere fa riferimento a Gesù, altre a Dio Padre, suo figlio Gesù e lo Spirito Santo, ovvero la Trinità. Altre ancora menzionano gli apostoli e i martiri.
Infine vi si trova la spiegazione di come re Salomone ricevette la rivelazione dall'angelo.

Riferimenti nella cultura

Il Lemegeton appare nel romanzo Il castello di Eymerich (2000) di Valerio Evangelisti, sebbene esso sia ambientato nel 1369, cioè molto prima dell'effettiva pubblicazione del grimorio, e viene citato anche nel romanzo Il simbolo perduto (2009) di Dan Brown, in un elenco di titoli di grimori. Viene anche citato nel romanzo di fantascienza Miracle Visitors (La doppia faccia degli Ufo) di Ian Watson, e nel libro Il nuovo re - dalla saga La guerra degli elfi - di Herbie Brennan quando Silas Sulfureo si reca a New York per acquistare un libro di demonologia al fine di riaprire i portali per Infera sotto ordine di Beleth. Sui "72 nomi di Dio" i Luca Turilli's Rhapsody hanno scritto una canzone: The 72 Names of God.

Chiave di Salomone


La Chiave di Salomone o Clavis Salomonis è un testo di magia medievale originariamente attribuito (per errore) al Re Salomone. Non va confuso con la Piccola Chiave di Salomone, un testo successivo.

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Il testo risale al tardo Medioevo oppure al Rinascimento italiano. Molti di questi grimoire attribuiti a Re Salomone vennero scritti in questo periodo, ultimamente influenziati dai libri ("Sefer" in ebraico) molto più antichi (altomedievali) dei qabbalisti ebraici e degli alchimisti arabi, che a loro volta facevano spesso riferimento alla magia greco-romana del tardo mondo antico.
Esistono diverse versioni manoscritte (in seguito stampate clandestinamente) della Chiave di Salomone (in latinoClavis Salomonica), con diverse traduzioni, alcune con differenze minori e altre con grosse diversità e significative differenze nell'impostazione. L'archetipo dal quale sono stati tratti era probabilmente un testo latino o italiano del XIV o del XV secolo.[1] La maggior parte dei manoscritti esistenti datano al tardo XVI, XVII oppure XVIII secolo, ma esiste un manoscritto in greco, risalente al XV secolo (Harleian MS. 5596), strettamente associato a questo testo. Il manoscritto in greco viene menzionato come Il Trattato Magico di Salomone, e venne pubblicato da Armand Delatte nella Anecdota Atheniensia (Liége, 1927, pp. 397–445.) I suoi contenuti sono molto simili a quelli delle Clavicula, ed infatti potrebbe trattarsi del prototipo sul quale si basano i testi in italiano oppure in latino.
Un manoscritto in lingua italiana si trova nella Biblioteca Bodleiana con collocazione Michael MS 276. Un testo più antico in latino sopravvisse nella forma stampata, datata al 1600 circa (Università del Wisconsin-Madison, Memorial Library, Special Collections). Esiste un certo numero di manoscritti in latino più tardo (del XVII secolo). Uno dei più antichi manoscritti esistenti (a parte il già citato Harleian 5596) è un testo tradotto in inglese dal titolo: The Clavicle of Solomon, revealed by Ptolomy the Grecian, datato al 1572. Esiste inoltre un numero di manoscritti in francese, tutti databili al XVIII secolo, con l'eccezione di uno datato al 1641 (P1641, ed. Dumas, 1980).
Un gruppo di pentacoli dal Manoscritto Ebraico (BL Oriental 14759, fol. 35a)
Una traduzione ebraica del testo sopravvive in due versioni. La prima è custodita presso la British Library: è un manoscritto su pergamena, suddiviso fra i numeri di inventario BL Oriental MSS 6360 e 14759. Il manoscritto è stato datato al XVI secolo dal suo primo editore, Greenup (1912), ma al presente si ritiene che sia alquanto più recente, datandolo al XVII o al XVIII secolo[2]. La scoperta di una seconda versione del testo ebraico nella biblioteca di Samuel H. Gollancz fu resa nota da suo figlio Hermann Gollancz nel 1903; questi pubblicò un'edizione fac-simile del testo nel 1914[3]. Il manoscritto di Gollancz fu copiato a Amsterdam, in scrittura corsiva sefarditica ed è meno leggibile del testo della British Library. Il testo ebraico non è considerato l'originale. Si tratta piuttosto di un adattamento tardo giudaico di un testo latino o italiano. Il manoscritto della British Library è probabilmente l'archetipo della traduzione ebraica e il manoscritto di Gollancz una sua copia[2].
Un'edizione dei manoscritti latini della British Library fu pubblicata da S. L. MacGregor Mathers nel 1889. L. W. de Laurence pubblicò nel 1914 The Greater Key of Solomon, direttamente basato sull'edizione di Mathers, alla quale egli apportò modifiche nel tentativo di fare pubblicità alla sua attività di vendita per corrispondenza (ad esempio inserendo istruzioni del tipo "dopo aver bruciato mezzo cucchiaino da tè di Incenso del Tempio" assieme alle informazioni per ordinare l'incenso).

Note

  1. ^ "non c'è motivo di attribuire la Chiave di Salomone, nella sua forma odierna, a un'età precedente al quattordicesimo o quindicesimo secolo." Arthur Edward Waite The Book of Black Magic p. 70
  2. ^ a b Rohrbacher-Sticker, Jewish Studies quarterly, Volume 1, 1993/94 No. 3, with a follow-up article in the British Library Journal, Volume 21, 1995, p. 128-136.
  3. ^ Un'edizione fac-simile più recente di questo libro, Sepher Maphteah Shelomoh (Libro della Chiave di Salomone), è stato pubblicato nel 2008 da The Teitan Press. Esso riporta un'introduzione di Hermann Gollancz e una prefazione di Stephen Skinner.

Voci correlate

L'Ars Goetia

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La goezia (goezìa[1]; dal latino gŏētīa) è una pratica magica che riguarda l'invocazione e l'evocazione di demoni. L'origine è antichissima, ed era già largamente diffusa nell'antichità.
Il termine deriva dal greco γοητεια (goēteia) con il significato di incantesimo da γοης che significa "mago", probabilmente in relazione con γοητες ("gemente"), di derivazione onomatopeica, dalla voce lamentevole con cui si ripetono le formule magiche.
Nell'antichità la si contrapponeva alla teurgia, la "scienza divina", di cui era la controparte "nera". Con l'affermazione del Cristianesimo le differenze tra le due scienze si ridussero, anche se i padri della Chiesa mostravano di distinguerle bene (cfr. Agostino, De civ. Dei 18.8)

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La pratica non scomparve. Se ne trova menzione nel grimorio seicentesco "Piccola Chiave di Salomone", o "Lemegeton Clavicula Salomonis". Ed è da qui che largamente deriva la ars goetia del moderno esoterismo.
La goetia è spiegata in particolare nella prima delle cinque sezioni del suddetto grimorio, la quale contiene descrizioni dei 72 demoni che si dice furono evocati da Salomone e da lui confinati in un vaso di bronzo sigillato con simboli magici obbligandoli a servirlo. Il grimorio fornisce dettagliate istruzioni pratiche su come costruire un vaso simile e su come invocare in modo sicuro tali entità, le quali possono essere amichevoli, indifferenti o maligne.
Un'edizione rivista in lingua inglese dell'Ars goetia fu pubblicata nel 1904 a cura del mago Aleister Crowley e costituisce una componente chiave del suo popolare sistema magico, divenendo così uno dei più conosciuti tra tutti i grimori.

Note

La Teurgia

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La teurgia (dal greco antico θεουργία theurghía) è una pratica religiosa esercitata soprattutto nell'antichità greco-romana pre-cristiana, consistenente nell'evocazione e l'incarnazione delle divinità per mezzo di rituali specifici.

Nell'antichità

La Teurgia consisteva nell'evocazione delle Divinità per mezzo della telestiké (τελεστική), ovvero di rituali atti ad inserire la divinità in un essere inanimato, o di tecniche estatiche aventi lo scopo di far incarnare per un determinato tempo la divinità in un essere umano (δοχεὑς, dochéus). In quest'ultimo caso la pratica teurgica differiva da quella degli oracoli in quanto la divinità evocata non entrava nel corpo del dochéus (δοχεὑς) per un atto spontaneo ma in quanto specificatamente evocata dal teurgo avente questo compito (κλήτωρ, klétor).
La teurgia si attuava attraverso operazioni rituali, di carattere cerimoniale - gesti ineffabili condotti con precisione e solennità - che utilizzavano simboli, formule o altro che, in senso analogico, erano adeguate ad attirare la divinità desiderata. I simboli, i gesti e la lingua usata non dovevano essere comprensibili e non dovevano in alcuna maniera essere conoscibili in senso razionale. Gli stessi nomi delle divinità evocate erano in "lingue barbare" antiche o comunque sconosciute ai partecipanti. L'efficacia del rito dipendeva dalla sospensione della razionalità umana per consentire l'attivazione degli elementi psichici superiori che ricevevano l'energia divina o daimonica.
La pratica religiosa teurgica fu riassunta nell'opera attribuita al filosofo medioplatonico del II secolo d.C. Giuliano il Teurgo[1], gli Oracoli caldaici. Anche se le pratiche teurgiche sono certamente precedenti a Giuliano il Teurgo, gli Oracoli caldaici rappresentano tuttavia la prima opera scritta giunta a noi che tratta di questo argomento. In questi testi la teurgia si differenzia dalla teologia in quanto, a differenza della seconda, la prima non si limita a discutere intorno al Divino quanto piuttosto indica i riti e le pratiche per evocarlo.
Il termine teurgia stava dunque a significare "agire come un Dio", nel senso di aiutare gli uomini a trasformare il loro status in senso divino con l'aiuto dell'unione mistica.
La teurgia ebbe notevole influenza sul tardo Neoplatonismo. Così anche l'imperatore romano neoplatonico del IV secolo, Giuliano, prima ancora di vestire la porpora imperiale e avvertito da Eusebio di Mindo rispetto alla teurgia praticata da Massimo di Efeso rispose piccatamente: "Tu puoi restare fermo sui tuoi libri, io so dove andare". Quindi Giuliano si recò da Massimo di Efeso in Atene e venne così iniziato ai Misteri eleusini. Per i suoi studi Giuliano chiese al suo amico Prisco di spedirgli una copia del commentario del filosofo neoplatonico e teurgo Giamblico su Giuliano il Teurgo. A tal proposito commentò di essere avido della filosofia di Giamblico e che nulla al mondo poteva stargli al pari.
Celebre teurgo dell'antichità fu anche il filosofo neoplatonico Proclo.

Nel Medioevo

La pratica della teurgia tese a scomparire contestualmente alla chiusura delle scuole filosofiche e teologiche non cristiane avvenuta nel 529 d.C. con la pubblicazione del Codex Iustinianus, emesso dall'imperatore cristiano Giustiniano, il quale proibiva qualsiasi dottrina filosofica o pratica religiosa non cristiana.
Nel Medioevo cristiano tali pratiche vennero 'demonizzate' e considerate 'malefiche' e inaccettabili, giacché l'avvento del Cristianesimo implicava l'eclissi di tutti i «daimones» pagani, che a loro volta erano considerati maschere degli angeli caduti insieme a Lucifero. La pratica teurgica venne chiamata ars goetia, locuzione derivata da una parola greca che significa "stregoneria", "magia nera", alla quale ovviamente si contrapponeva la liturgia sacramentale cattolica, considerata come la nuova e la vera teurgia, ovvero l'opera salvifica e santificatrice di Dio nella mediazione dei suoi sacerdoti

Nel Rinascimento

In seguito al Concilio di Firenze e all'arrivo in Italia da Bisanzio del filosofo neoplatonico Giorgio Gemisto Pletone, le dottrine teurgiche furono oggetto di una riscoperta nell'Occidente cristiano e trovarono un terreno fertile di sviluppo nell'Umanesimo dell'Accademia neoplatonica fiorentina, diretta da Marsilio Ficino. Ebbero un certo sviluppo quindi presso molti filosofi rinascimentali legati all'ermetismo, ma furono osteggiate dalla Chiesa, perciò restarono perlopiù appannaggio di cerchie ristrette di studiosi.

Nel mondo moderno

La teurgia, dopo secoli di decadenza, ebbe un revival nel corso del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, con il suo utilizzo da parte di oridini esoterici quali l'Hermetic Order of the Golden Dawn, la Società Teosofica, l'Ordo Templi Orientis. Nell'ultimo secolo poi questa teurgia ottocentesca ha avuto una sua naturale evoluzione nelle religioni neopagane, come ad esempio la Wicca (con il rito del Drawing Down)[2] ed il Druidismo.

Note

  1. ^ La paternità di tale opera è probabile ma non certa. Così Dario Mariano Cosi:
    « Attribuiti un tempo a Zoroastro, furono raccolti probabilmente da un certo Giuliano il Caldeo o da suo figlio Giuliano il Teurgo, entrambi comunque vissuti all'epoca di Marco Aurelio »
    (Dario Mariano CosiEnciclopedia filosofica, vol.8. Milano, Bompiani, 2006, pag.8167)
    Angelo Tonelli chiosa richiamandosi alla tradizione sapienziale e visionaria trasmessa oralmente e poi appuntata per iscritto:
    « A questa tradizione ristretta, ma scritta, delle conoscenze teurgiche, si collegano gli Oracoli caldaici, opera di Giuliano il Teurgo, figlio dell'altro Giuliano che, a detta di Suídas, compose un'opera sui dèmoni »
    (Agnelo Tonelli Introduzione in Oracoli caldaici. Milano, Rizzoli, 2008, pag.6)
  2. ^ Margot Adler, Drawing Down the Moon: Witches, Druids, Goddess-Worshippers, and Other Pagans in America Today, Viking 1979

Bibliografia

  • Eric R. Dodds. I greci e l'irrazionale. Milano, Rizzoli, 2009.
  • Oracoli caldaici (a cura di Angelo Tonelli). Milano, Rizzoli, 2008. ISBN 978-88-17-17051-2

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Gli Oracoli Caldaici

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Gli Oracoli caldaici sono una raccolta di rivelazioni sapienziali appartenenti alla tradizione misterica greco-romana realizzata probabilmente alla fine del II secolo d.C. da Giuliano il Teurgo.
Essa si compone di esametri omerici in cui viene rivelata la sapienza divina.
Si presuppone che, come accade nella tradizione oracolare ellenica, egizia e mesopotamica, gli oracoli siano pronunciati da una divinità evocata, ma non incarnata (a differenza delle pratiche della teurgia)

Gli Oracoli Caldaici presentano molte analogie con gli scritti ermetici. In questo momento storico, quindi, si sarebbe operata una fusione tra il patrimonio filosofico greco e la gnosi ermetica, nella quale la grande opera alchemica assume connotati di tecnica tesa alla realizzazione in senso interiore e cosmico
A differenza del Corpus Hermeticum che si ricollega alla sapienza egiziana, gli Oracoli caldaici fanno riferimento alla sapienza babilonese[1].

Per un approfondimento si rimanda a http://www.giulianokremmerz.com/images/oracoli%20caldaici%201.jpg

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Note

  1. ^ Giovanni RealeRinascita del platonismo e del pitagorismo, Corpus Hermeticum e Oracoli caldaici. Storia della filosofia greca e romana, vol. 7. Milano, Bompiani, 2004, pagg. 312-3

Bibliografia

  • Oracoli caldaici (a cura di Angelo Tonelli). Milano, Rizzoli, 2008. ISBN 978-88-17-17051-2
  • Eric R. Dodds. I greci e l'irrazionale. Milano, Rizzoli, 2009.
  • Ruth Majercik. The chaldean oracles. Leiden, Brill, 1989. ISBN 90-04-09043-6
  • Michele Psello, Oracoli Caldaici, con appendici su Proclo e Michele Italo, Mimesis 2001, ISBN 9788884830470
  • Giovanni Reale. Storia della filosofia greca e romana. Volume 7: Rinascita del platonismo e del pitagorismo, Corpus Hermeticum e Oracoli Caldaici. Milano, Bompiani, 2004. ISBN 8845211347
  • Fernández Fernández, Álvaro, La teúrgia de los Oráculos Caldeos: cuestiones de léxico y de contexto histórico / tesis doctoral dirigida por José Luis Calvo Martínez. Granada: Universidad de Granada, 2011.
  • Fernández Fernández, Álvaro (2013), «En búsqueda del paraíso caldaico»’Ilu: revista de ciencias de las religiones, 18: p. 57-94.

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