martedì 25 ottobre 2016

La Tiara Papale o Triregno, la corona dello Stato Pontificio

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La Tiara papale o Triregno (in latinothiara o triregnum) è una particolare corona utilizzata dai Papi sino alla seconda metà del secolo XX come simbolo di sovranità. Si tratta di uncopricapo extra-liturgico con infule, utilizzato particolarmente nel corso della cerimonia dell'incoronazione, di foggia conica (su modello delle tiare mediorientali) più o meno rigonfia, inanellato da un numero di diademi via via accresciutosi sino ad un numero di tre (da cui il nome triregno) e sormontato da un piccolo globo crucigero. Le tre corone sovrapposte della tiara papale indicano il triplice potere del pontefice: Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra[1]. Secondo un'ulteriore interpretazione, le corone potrebbero rimandare anche alle tre caratteristiche della Chiesa: militante, sofferente, trionfante[2].
L'ultima cerimonia di incoronazione papale con imposizione della tiara vi fu nel 1963 in occasione dell'elevazione al Soglio di papa Paolo VI, che cessò successivamente l'uso dello storico simbolo pontificio. La tiara venne messa in vendita e acquistata dal cardinale Francis Joseph Spellmanarcivescovo di New York, utilizzandone il ricavato per le missioni africane. L'uso del triregno fu sostituito in toto con quello della mitra.
L'uso della tiara permane nello stemma pontificio e, fino al 2005, negli stemmi personali dei papi, quando papa Benedetto XVI la sostituì con la mitra nel proprio stemma personale. Il disegno di tale mitra, tuttavia, nella presenza di tre bande dorate orizzontali richiama quello delle tre corone del triregno.[3] Anche papa Francesco, nel 2013, ha mantenuto la medesima mitra, con un disegno a tre bande dorate orizzontali che richiama le corone del triregno, sulla sommità del proprio stemma.

Storia

Origini


La statua tombale di Bonifacio VIII, raffigurato con una tiara a due corone.

Affresco del XIII secolo raffigurantepapa Innocenzo III (1198-1216) con una tiara ad una sola corona. (Subiaco, Roma)
L'origine della tiara è probabilmente di derivazione persiana, dove veniva utilizzata quale simbolo di distinzione, diventando infine paramento tipico dei sacerdoti di Mitra, con i quali giunse infine a Roma.
Tra il IX ed il X secolo la tiara o mitra di forma conica prese ad essere utilizzata in Occidente come copricapo dei vescovi, divenendo rapidamente di uso comune. A Roma i Papi, che sin dall'VIII secolo avevano assunto il potere temporale su gran parte dell'Italia centrale e che dall'800 avevano acquisito la potestà di investitura imperiale, inanellarono quindi la tiara con una corona, a simboleggiare la propria condizione sovrana[4]. Mano a mano che il potere temporale si accrebbe, scontrandosi con quello imperiale nella lotta per le investiture, la tiara fu decorata con pietre preziose per sembrare più simile ad una corona principesca.
La seconda corona venne aggiunta nel 1298[4] o 1301 da Bonifacio VIII, concordemente alla sua politica di supremazia pontificia al tempo del confronto con Filippo il Bellore di Francia, per simboleggiare la doppia condizione di sovranità spirituale e temporale del Papa e con l'intento di dimostrare che la sua autorità spirituale era superiore a qualsiasi autorità civile.
Le due infule pendenti dall'estremità posteriore della tiara apparvero nel 1314 circa, durante il pontificato di Clemente V, all'inizio della cattività avignonese, assimilando così l'aspetto della corona papale a quello oramai assunto dalle mitrie vescovili.

Triregno


Leone XIII (1878-1903) con il triregno
Fu Benedetto XII, nel 1342 a cingere per la prima volta una tiara sormontata da tre corone. Dopo aver vanamente tentato sette anni prima di riportare la sede pontificia a Roma, il pontefice decise di rafforzare in quel modo simbolico l'autorità papale, riaffermando con la terza corona il possesso della città di Avignone e la sovranità sulla Chiesa universale.
Nonostante nel XV secoloInnocenzo VIII giungesse addirittura a dare in pegno la sua tiara, il Triregno assurse in breve a simbolo stesso del Papato. Come tale nel XVI secolo fu ampiamente al centro delle critiche connesse alla riforma protestante. Un esempio ne è la teoria luterana che afferma come il Triregno sia riconducibile alla profezia nel capitolo settimo dellibro di Daniele 7,15-27, secondo la quale il "piccolo corno" del papato romano sradicherà i tre corni precedenti.
Il principale uso della tiara papale era connesso alla cerimonia di incoronazione, che si tiene nella basilica di San Pietro dopo il conclave e prima dell'intronizzazione nella basilica di San Giovanni in Laterano. L'apice della cerimonia era contrassegnato dall'imposizione del Triregno sul capo del nuovo pontefice mentre uno stoppino veniva bruciato davanti ai suoi occhi recitando la formula "sic transit gloria mundi" ("così passa la gloria terrena"). L'uso rimase inalterato anche dopo la fine del potere temporale dei Papi nel 1871, sopravvivendo per quasi un altro secolo.

File:Coat of Arms of Pope Paul VI.svg

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L'ultima incoronazione papale e dismissione della tiara



30 giugno 1963Paolo VI fu l'ultimoPontefice a venire incoronato con il triregno

Stemma papale di Paolo VI, si può notare sopra l'ultimo triregno con cui è stato incoronato un pontefice
L'ultima cerimonia venne condotta nel 1963, in occasione dell'elezione di Paolo VI, il quale venne incoronato in Piazza San Pietro nel tempo stabilito dallaCostituzione Apostolica per il cerimoniale di insediamento. La tiara utilizzata per l'incoronazione, come altre volte era successo in passato, era nuova, donata dalla città di Milano, dove il pontefice era stato arcivescovo prima della sua elezione. Questa tiara era molto diversa dalle tiare precedenti, non era ricoperta di gemme e pietre preziose, ed era di forma conica, piuttosto semplice. Pesava inoltre molto più delle tiare precedenti.
Dopo l'incoronazione il pontefice usò la tiara il 10 novembre 1963 per la presa di possesso dell'Arcibasilica Lateranense[5]. La tiara fu usata nuovamente da Paolo VI per la benedizione Urbi et Orbi del 30 marzo 1964[6]. Il 13 novembre 1964, nella messa che celebrava la riapertura del Concilio Vaticano II, Paolo VI scese dal trono papale nella Basilica di San Pietro e, con gesto inaspettato e simbolico, depose il Triregno sull'altare papale come segno di umiltà e di rinuncia a qualsiasi potere di natura politico-umana. Inoltre, voleva essere segno di cambiamento nell'ottica di rinnovamento del Concilio. Nello stesso anno il Pontefice volle dare un ulteriore segno mettendo in vendita la tiara e darne il ricavato ai poveri. Il cardinale Spellman chiese ed acquistò la tiara, che è oggi esposta nellabasilica dell'Immacolata Concezione a Washington.
La decisione di abbandonare l'uso di questo appariscente simbolo del papato, la tiara papale, fu molto contrastata dai Cattolici tradizionalisti, molti dei quali ancora continuano una campagna a favore del suo ripristino.[7] Alcuni, invece, etichettarono Paolo VI come antipapa, sostenendo che nessun papa autenticorinuncerebbe alla tiara. Almeno uno dei "pretendenti" alla "Cattedra di Pietro" dopo la morte di Paolo VI, Clemente Domínguez, proclamato "papa" con il nome di "Gregorio XVII" dai suoi seguaci delmovimento di Palmar de Troya, a Siviglia, in Spagna nel 1978, fu "incoronato" con una "tiara papale", dimostrandone il potente simbolismo. Un altro papa autoproclamato, in seno alla sedicente "Vera Chiesa Cattolica" (True Catholic Church), Lucian Pulvermacher che prese il nome di "Pio XIII", usa la tiara nel suo stemma.
Nonostante questo l'uso della tiara non era stato ufficialmente abolito dal pontefice, tanto che la costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo emanata dallo stesso Paolo VI nel 1975 prevedeva ancora il ricorso all'incoronazione durante le cerimonie per l'elezione del Papa, recitando che: "Infine il Pontefice sarà incoronato dal cardinale Protodiacono e, entro un tempo conveniente, prenderà possesso della Patriarcale Arcibasilica Lateranense, secondo il rito prescritto."[8]
Fu il successore Giovanni Paolo I nel 1978 a rifiutare una cerimonia di incoronazione, sostituendola con una più sobria "Messa di solenne inizio del Ministero Petrino", pur non abolendo mai ufficialmente l'uso della tiara, che semplicemente non divenne più obbligatoria. Dopo la morte improvvisa di Giovanni Paolo I, il successore Giovanni Paolo II, nella sua omelia d'inaugurazione affermò che:
« L'ultimo incoronato è stato papa Paolo VI nel 1963, il quale, però, dopo il solenne rito di incoronazione non ha mai più usato il triregno lasciando ai suoi Successori la libertà di decidere al riguardo. Il papa Giovanni Paolo I, il cui ricordo è così vivo nei nostri cuori, non ha voluto il triregno e oggi non lo vuole il suo Successore. Non è il tempo, infatti, di tornare ad un rito e a quello che, forse ingiustamente, è stato considerato come simbolo del potere temporale dei Papi. Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergere in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo.[9] »

Tiara donata nel 1981 a Giovanni Paolo II dai cattolici ungheresi.
Tuttavia, nel 1981 Giovanni Paolo II ricevette una tiara in dono dai cattolici ungheresi, che però non venne mai utilizzata in pubblico[10].
Nel 1996, nella sua nuova costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, Giovanni Paolo II rivide le regole per l'elezione del Papa, togliendo ogni riferimento all'incoronazione papale e sostituendola con il termine "inaugurazione": "Il Pontefice, dopo la solenne cerimonia di inaugurazione del pontificato ed entro un tempo conveniente, prenderà possesso della Patriarcale Arcibasilica Lateranense, secondo il rito prescritto."[11]
Come nel documento di Paolo VI, la terminologia è descrittiva, non normativa. Inoltre, egli non stabiliva alcuna regola riguardo alla forma della "cerimonia di inaugurazione del pontificato", che poteva anche essere nella forma di un'incoronazione. Comunque, il Papa non rimaneva vincolato a nessun cerimoniale fatto dai suoi predecessori, e può liberamente cambiarlo.
L'abolizione effettiva si ha sotto Papa Benedetto XVI, con l'approvazione nel 2005 del Ordo Rituum pro Ministerii Petrini Initio Romae Episcopi, che esplicitamente non contempla più la cerimonia di incoronazione[12]. Senza l'incoronazione del Papa il monarca inglese rimane l'unico monarca in Occidente a ricevere un'incoronazione. Tutti gli altri regnanti, come il Papa, "inaugurano" il loro ufficio.

File:Flag of the Vatican City.svg

Attuale uso del simbolo del Triregno


Stemma di papa Benedetto XVI che non include il triregno

Bandiera vaticana con le chiavi decussate sormontate dal triregno.
In occasione della festività di San Pietro e Paolo, il 29 giugno di ogni anno, si usa rivestire della tiara e dei paramenti pontificali la famosa statua bronzea di San Pietro nella Basilica di San Pietro per onorare l'Apostolo di cui i papi sono, secondo il rito cattolico successori.
Fino al papato di Benedetto XVI la tiara fu anche l'ornamento sormontante lo stemma personale dei papi. Fu un elemento presente anche negli stemmi personali di Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II sebbene non la indossarono mai. Attualmente la tiara papale continua ad essere rappresentata sulla Bandiera vaticana e nello stemma della Santa Sede.
Rompendo con la tradizione, Benedetto XVI ha deciso ad inizio di pontificato di mettere una mitra al posto della tiara nel suo stemma personale. La mitra pontificia raffigurata nel suo stemma, a ricordo delle simbologie della tiara, è di argento e porta tre fasce d'oro.
« Il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso di non mettere più la tiara nel suo stemma ufficiale personale, ma di porre solo una semplice mitra, che non è quindi sormontata da una piccola sfera e da una croce come lo era la tiara.[13] »
Egli però ha mantenuto l'uso della tiara quale simbolo ufficiale del papato, lasciandola insieme con le chiavi decussate come simbolo della Sede Apostolica sia sullo stemma della Santa Sede sia su quello della Città del Vaticano.
L'uso della tiara nello stemma dell'attuale papa e dei venturi resta ancora un'opzione ammessa così come vescovi e cardinali esibiscono nel proprio stemma il galero, nonostante esso sia in disuso. A riprova di ciò il 10 ottobre 2010, in occasione dell'Angelus, è stato mostrato uno stratum, donato da un fedele marchigiano, con lo stemma papale leggermente modificato: sulla sommità è stata apposta la tiara, secondo l'antico uso.[14] L'azienda Ars Regia, che lo ha prodotto, ha inoltre affermato di aver realizzato fin dall'Avvento del 2007 alcuni paramenti con lo stemma sormontato dalla tiara.[15] La tiara continua ad essere presente nell'ornamento floreale, che ritrae lo stemma del papa regnante, sito in un'aiuola dei Giardini Vaticani[16] e sono state mantenute le tiare, a seguito del recente restauro, nello stemma papale anche sugli apici del tronetto di Leone XIII, per una questione di fedeltà ed aderenza allo stile del mobile.
Il 25 maggio 2011 a papa Benedetto XVI è stato fatto dono, da un fedele e collezionista tedesco, di una tiara personale, mai utilizzata, realizzata da un laboratorio bulgaro specializzato in paramenti ortodossi, come auspicio per l'unità dei cristiani e omaggio dei cattolici tedeschi,[17] così come era stato fatto per papa Giovanni Paolo II nel 1981 da parte dei cattolici ungheresi.
Il 16 maggio 2016 il Presidente della Repubblica di BulgariaRosen Plevneliev, accompagnato dalla delegazione e dal patriarca ortodosso di Bulgaria Neofito, e dal Presidente del Parlamento della ex-Repubblica Jugoslava diMacedoniaTrajko Veljanoski, ricevuti in udienza in in Vaticano in occasione della festa santi Cirillo e Metodio, ha fatto dono a Papa Francesco di una tiara lavorata a mano da un gruppo di suore bulgare[18].
Anche papa Francesco ha mantenuto la mitra sulla sommità del proprio stemma papale.

Aspetto

Tante tiare papali


La tiara donata a papa Benedetto XVI e mai utilizzata; le sue infuleriportano lo stemma papale ufficiale con la mitra
Sebbene generalmente si dica "la" tiara papale, storicamente ve ne sono state molte, e ad oggi se ne annoverano ben 22. Molte di queste, come quella attribuita a San Silvestro o la tiara di Giulio II[19] furono distrutte, smantellate o saccheggiate nel corso delle diverse incursioni straniere. In particolare, durante il sacco di Roma del 1527papa Clemente VII fu costretto a fondere tutte le tiare e i gioielli del papato per raccogliere i 400.000 ducati chiesti in riscatto dall'esercito invasore dei Lanzichenecchi dell'imperatore Carlo V. Ulteriori saccheggi seguirono nel 1798 ad opera dei francesi di Louis Alexandre Berthier: sopravvisse solo la tiara realizzata nel XVI secolo per Gregorio XIII. Essendo Roma occupata, la tiara utilizzata il 21 marzo 1800per l'incoronazione di Pio VII, in esilio a Venezia, venne realizzata in cartapesta e decorata con i gioielli donati dalle dame veneziane.
Ad esclusione di questa, tutte le altre tiare vennero realizzate in argento, molte come dono al pontefice da parte di capi di Stato e monarchi, come la regina di Spagna Isabella II, il kaiser tedesco Guglielmo I, l'imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe e lo stesso Napoleone Bonaparte. Quest'ultimo donò un Triregno forgiato con parti di quello stesso saccheggiato e distrutto dopo la presa di Roma, dandolo a Pio VII alla vigilia della sua incoronazione ad Imperatore dei Francesi come 'regalo di nozze' per celebrare il matrimonio con Giuseppina di Beauharnais. Altre tiare erano dei doni al nuovo pontefice dalla sede che avevano retto prima della loro elezione, oppure in occasione del giubileo della loro ordinazione o elezione.
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Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli
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Papa Giovanni XXIII indossa la tiara di Pio XI sulla sedia gestatoria
In alcuni casi, vi era una vera e propria competizione tra le istituzioni che donavano la tiara papale, su chi donava quella più bella o più preziosa o più grande. Ne sono esempio le tiare di Giovanni XXIII e di Paolo VI: la prima donata dalla diocesi di Bergamo, dalla cui provincia proveniva papa Roncalli; l'altra dalla sede di provenienza di papa Montini, la sede arcivescovile di Milano. Entrambe furono donate in occasione della loro elezione al soglio pontificio.
Una delle tiare più insolite, di forma conica, fu quella donata a Paolo VI, che fu anche l'ultima ad essere utilizzata.

La tiara di Pio XI
La maggior parte delle tiare che ci sono pervenute sono esposte nei Musei Vaticani, anche se alcune sono state vendute o donate ad organismi cattolici. Alcune tiare, quelle più popolari o storiche, come la "tiara belga" del 1871, la tiara del 1877 e la tiara d'oro del 1903, sono state in giro per il mondo in quanto parte di un'esposizione itinerante di oggetti storici del Vaticano. La tiara donata dalla diocesi di Bergamo a Giovanni XXIII è da alcuni anni esposta nella cappella di San Vincenzo nel duomo cittadino




La "tiara milanese" di Paolo VI è stata comprata e ora si trova esposta nella basilica dell'Immacolata Concezione a Washington, negli Stati Uniti.

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Forma

La forma della tiara è variata nel corso dei tempi. Era più o meno rigonfia, e in alcuni casi priva del globo e della croce, oppure con la posizione delleinfule modificata.
La tiara è un alto copricapo argenteo a forma di ogiva, sul quale venivano applicate tre corone (dal 1314 al tempo di papa Bonifacio VIII le corone erano solamente due[20]), motivo per il quale è anche noto come triregno (triregnum) e reca sulla sommità un piccolo globo d'oro sormontato da unacroce (globo crucigero).
La maggior parte dei triregni che ci sono pervenuti, hanno la forma di un alveare circolare, con la parte centrale in argento. Alcuni sono di forma conica, altri bulbosi. Fatta eccezione per la tiara di Paolo VI, tutte le tiare sono riccamente ingioiellate. Ogni tiara era strutturata con la forma di tre corone con decorazioni in oro, che a volte sono a forma di croci, a volte a forma di foglia. La maggior parte delle tiare è sormontata da una croce.

La ricca tiara di Gregorio XVI utilizzata ancora oggi per ornare, il 29 giugno festa dei santi Pietro e Paolo, lastatua bronzea di San Pietro nella basilica di San Pietro.
Ogni tiara ha, nella parte posteriore, due infule: due bande di tessuto decorato con filo dorato e che rappresentato lo stemma o un altro simbolo personale del papa al quale è stata donata la tiara.
Ci sono altre due tiare un po' inusuali: la tiara di cartapesta fatta quando Pio VII fu eletto e incoronato in esilio, e quella fatta per Paolo VI nel 1963, di forma conica, con poche gemme e che, invece di avere tre corone in risalto, presenta tre cerchi paralleli.
La tiara donata a Pio IX nel 1877 dalla Guardia Palatina vaticana in occasione del suo giubileo è straordinariamente simile alla tiara di Gregorio XVI. Fu una tiara molto popolare e fu usata, tra gli altri, da Pio XIPio XII e Giovanni XXIII. La tiara di Pio XI del 1922, invece era molto meno decorata e di forma più marcatamente conica.

Peso della tiara


La tiara donata dalla diocesi di Bergamo a papa Giovanni XXIII e da alcuni anni donata ed esposta, insieme ad altri cimeli del pontefice, nel duomo della città lombarda.
Fatta eccezione per la tiara di cartapesta, la tiara più leggera fu quella fatta per Giovanni XXIII nel 1959 dallo scultore bergamasco Tilio Nani. Pesava 900 grammi, così come quella di Pio XI del 1922. Invece, la tiara conica di Paolo VI pesava 4,5 chili. La tiara più pesante della collezione è la tiara donata da Napoleone nel 1804 per festeggiare sia il suo matrimonio con Giuseppina sia la sua incoronazione quale imperatore di Francia. Pesa 8,2 kg. Però, non fu mai usata, poiché era stata fatta troppo stretta perché Pio VII potesse portarla, e si sospetta sia stato fatto apposta.[21]
Molti papi si fecero fare appositamente delle tiare nuove perché quelle già esistenti o erano troppo piccole o troppo pesanti o le due cose insieme. Gregorio XVI non usò la tiara di cartapesta, piuttosto si fece fare una tiara leggera nel 1840. Nel 1870, Pio IX, già ottantenne, si fece fare un'altra tiara leggera, poiché la tiara usata dal suo predecessore Gregorio XVI era troppo piccola per lui e le altre tiare della collezione erano troppo pesanti. Dello stesso avviso fu anche Pio X che ordinò un'altra tiara per sé nel 1908.
Nel XX secolo con i nuovi metodi artigianali fu possibile creare delle tiare più leggere, come le tiare di Pio XI e di Giovanni XXIII che pesano solo 900 grammi. Questo, insieme al fatto che erano state create una serie di tiare leggere da parte dei papi precedenti, significò che nessun altro papa, da Pio X in poi, ebbe più bisogno di farsi fare una nuova tiara, ulteriore a quelle donategli al momento dell'elezione.

Simbologia

Non vi è alcuna certezza riguardo alla simbologia delle tre corone del triregno, lo si comprende dalla miriade di vecchie e nuove interpretazioni che si sono andate sviluppando e che ancora vengono proposte. Secondo un'interpretazione le tre corone simboleggiano il triplice potere del Papa: "padre dei principi e dei re, rettore del mondo, vicario in terra di Cristo"[22]. Al momento dell'incoronazione del Papa si usava pronunciare le seguenti parole:
Accipe thiaram tribus coronis ornatam, et scias te esse Patrem Principum et Regum, Rectorem Orbis, in terra Vicarium Salvatoris Nostri Jesu Christi, cui est honor et gloria in sæcula sæculorum.
(Ricevi la tiara ornata di tre corone, e sappi che tu sei il Padre dei Principi e dei Re, il Rettore del Mondo e il Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo sulla terra, a cui solo è dovuto onore e gloria nei secoli dei secoli).
Alcune lo collegano alla triplice autorità del Sommo Pontefice: Pastore universale, Giurisdizione ecclesiastica e potere temporale. Altri ancora lo hanno associato con la triplice missione di Cristo, che è "Sacerdote, Profeta-Maestro, Re", un'associazione menzionata come possibile da Giovanni Paolo II nel suo discorso per l'inizio del pontificato[23].
Un'altra interpretazione tradizionale era che le tre corone si riferissero alla "Chiesa Militante sulla terra", la "Chiesa purgante dopo la morte e prima del Paradiso" e alla "Chiesa trionfante nella ricompensa eterna".
Un'altra interpretazione ancora, suggerita dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che disegnò lo stemma senza tiara di Benedetto XVI, era: di Ordine sacro, di Giurisdizione e di Magistero.[24]
Una teoria più recente collega infine le tre corone al "mondo celestiale, mondo umano e mondo terreno", dei quali il papa dovrebbe essere il collegamento simbolico.[25]

La tiara papale e la controversia del 666


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Una controversia, o piuttosto un mito, che riguarda la tiara papale, attribuita agli avventisti e ad altri protestanti, si basa sulla supposta affermazione che le parole Vicarius Filii Dei (Vicario del Figlio di Dio) siano incise sul lato di una delle tiare. La controversia trova fondamento nella tesi, largamente diffusa, che, qualora si sommino quelle lettere che hanno un valore numerico (cioè quando si sommano quelle lettere, contenute nel titolo in questione, che corrispondono a valori numerici secondo i numeri romani), il risultato è il numero 666, descritto nel Libro dell'Apocalisse come il Numero della bestia, che, secondo alcuni, dovrebbe indossare una corona simile al triregno, una tesi sostenuta da alcuni gruppi evangelici protestanti che credono che il papa, in qualità di capo della Chiesa cattolica, sia l'Anticristo. La stessa visione della Chiesa era condivisa da altri eretici, come i catari e i valdesi, fin dal XIII secolo.
"Vicarius Filii Dei", in realtà, non è uno dei titoli del papa indicati nel presente Diritto canonico, sebbene la Donazione di Costantino lo usi riferendosi specificatamente a san Pietro.
Quattro fonti sono spesso citate per sostenere questa tesi, inclusi due testimoni che dichiararono di aver visto Gregorio XVI portare una tiara con incise le parole Vicarius Filii Dei nel 1832 e nel 1845,[26], la presunta esistenza di una fotografia di un funerale papale all'inizio del XX secolo che mostra una tiara con la scritta in questione, e l'affermazione che la tiara usata per incoronare Eugenio Pacelli come papa Pio XII nel 1939 avesse la stessa iscrizione.
Nessuna di queste tesi regge al vaglio delle prove. Una delle occasioni in cui il papa fu "visto" portare la tiara con l'iscrizione fu presumibilmente durante una Messa solenne nella Basilica di San Pietro. In realtà il papa non portamai la tiara durante la Messa. Non fu mai usata come oggetto liturgico. Inoltre la tiara usata per l'incoronazione di Pio XII nel 1939 non fu la tiara di Gregorio XVI. Tutte le tiare che possono essere state portate da Gregorio ancora esistono; nessuna di queste, né quella portata da Pio XII nel 1939, presentano delle iscrizioni.
Per concludere, non è stata prodotta alcuna prova dell'esistenza della suddetta fotografia, né è credibile che una foto in bianco e nero presa da una certa distanza all'interno della Basilica di san Pietro, senza le moderne tecniche fotografiche o anche un obiettivo zoom, possa riprendere una scritta su una tiara a tale distanza, anche se vi fosse stata una scritta. In una fotografia di una tiara presumibilmente sull'altare maggiore dietro il feretro di Pio X, in occasione della canonizzazione del pontefice nel 1954, quindi decenni dopo lo scatto della suddetta fotografia addotta come ipotetica prova, non era possibile distinguere le gemme della tiara, men che meno una possibile iscrizione.
Per rispondere alle accuse di occultamento, tutte le tiare fabbricate dal 1800 in poi ancora esistono e sono esposte al pubblico, e una gran parte di esse sono state mostrate in varie parti del mondo in occasione di un'esposizione itinerante arrivata negli Stati Uniti nel 2005.[27] Solo un paio di esse hanno delle iscrizioni, in particolare la tiara belga del 1871 e la tiara d'oro del 1903. L'iscrizione della tiara del 1871 non è Vicarius Filii Dei né niente che potesse essere interpretato in tal senso, bensì "CHRISTI VICARIO – IN TERRA – REGUM" .
Molti storici, accademici e leader religiosi considerano la questione come un classico mito anticattolico, un'accusa senza alcuna prova, e neanche gli avventisti che hanno cercato caparbiamente tale prova per più di un secolo sono riusciti a trovarne alcuna.

Uso

Il triregno non veniva usato per le celebrazioni liturgiche, come la messa. Per tali funzioni il papa, come gli altri vescovi, indossa una mitra. Infatti la massima dignità sacerdotale nella chiesa cattolica è quella di vescovo. Il papa come tale viene nominato (e in passato incoronato) vescovo di Roma. Ed è per questo che il triregno non viene impiegato durante la messa, ma in occasione della cerimonia dell'incoronazione, quando il pontefice si recava a qualche funzione solenne (come le processioni) o ritornava da esse. Lo si poneva simbolicamente sull'altare durante le messe solenni.
Il triregno quindi veniva usato per le processioni solenni e nelle occasioni in cui il Papa veniva portato a spalla dal gruppo dei sediari sulla sedia gestatoria, una sorta di trono mobile il cui uso fu rifiutato da Giovanni Paolo II subito dopo la sua elezione nell'ottobre 1978. Anche il suo predecessore, Giovanni Paolo I, decise inizialmente di non usarla, ma fu costretto a ripristinarla quando gli fu detto che la folla non poteva vederlo senza esser sollevato con la sedia.[28] Inoltre, il triregno veniva usato per gli atti giuridici solenni, ad esempio quando il papa parla ex cathedra (avvalendosi dell'Infallibilità papale). Veniva indossato anche quando il papa, da Piazza San Pietro, impartiva la tradizionale benedizione Urbi et Orbi, a Natale e a Pasqua, la sola cerimonia che prevedesse l'uso della tiara.

L'incoronazione papale

L'occasione più conosciuta in cui il triregno veniva usato, era l'incoronazione papale, una cerimonia di sei ore che vedeva il papa portato a spalla, fino al luogo dell'incoronazione, sulla sedia gestatoria con alcuni attendenti che lo accompagnavano con i flabelli (grandi ventagli in piume di struzzo). Tradizionalmente, l'incoronazione avveniva nella Basilica di San Pietro o nell'immediata vicinanza.
Secondo il cerimoniale tratto dal “Pontificale romano” del 1596, al momento dell'imposizione della tiara sulla testa del Sommo Pontefice, il cardinale protodiacono gli ricordava che la riceveva perché egli era Padre dei Principi e dei Re, Rettore dell'orbe, Vicario del Salvatore Nostro Gesù Cristo in terra. Paolo VI optò per una cerimonia molto più breve. Come molte altre incoronazioni moderne, la cerimonia diviene solo simbolica. La piena giurisdizione del Papa inizia dal momento della sua accettazione dell'elezione fatta dai cardinali in Conclave e non più da una incoronazione.

Altre tiare

Tiara dei Patriarchi

Due prelati cattolici usano una tiara nel proprio stemma: il Patriarca di Lisbona (un titolo creato nel 1716 e attribuito all'arcivescovo di Lisbona sin dal 1740); difficile confondere i due stemmi poiché lo stemma papale ha sempre rappresentate le chiavi incrociate di San Pietro. Anche l'arcivescovo metropolita di Benevento usa la tiara nel proprio stemma.

Imitazioni

Il sultano ottomano del XVI secolo Solimano il Magnifico sembra abbia commissionato ad alcuni artigiani italiani di fare una tiara con 4 corone sul modello della tiara papale per dimostrare che il suo potere e la sua autorità era superiore a quella del Pontefice.
Al contempo, la cerimonia per l'incoronazione papale, durante la quale il Papa veniva osannato con flabelli (ventagli in piume di struzzo) e portato sulla sedia gestatoria, sembra sia molto simile alle cerimonie in uso aCostantinopoli nel Medioevo.

Il triregno nei tarocchi


La carta dei tarocchi intitolata: La Papessa
Tra i tarocchi medievali vi era una carta, raffigurante una donna che indossava una tiara papale, chiamata La Papessa. Il significato e il simbolismo della carta non è chiaro. La donna con la tiara è stata ora identificata con la Papessa Giovanna (una leggenda medievale racconta di una donna che si travestì da uomo e fu eletta papa, secondo la leggenda la papessa sarebbe stata scoperta quando partorì durante una processione papale; alcune carte la raffigurerebbero con un bambino) ora con la Madonna, o ancora con Cibele, o Iside o Venere. Le carte rappresentanti una donna che indossa una tiara papale diffuse durante la Riforma Protestante e le immagini della Papessa Giovanna con il bambino sono considerate come un tentativo di ridicolizzare il papato da parte dei protestanti. Un'altra spiegazione della papessa dei tarocchi è che essa rappresenti la grande prostituta del capitolo 17 dell'Apocalisse.
La tiara, però, scomparve dai tarocchi dei periodi successivi, in cui la Papessa fu rappresentata con un copricapo medievale più comune. I tarocchi comprendevano anche una carta che rappresentava il Papa, a volte con una tiara sul capo.[29]

Note

  1. ^ Rai 3 - La grande Storia: i Conclavi
  2. ^ Antonello Battaglia, L'abito dell'anima. Materiali e simboli delle vesti religiose in G. Motta, La Moda contiene la Storia e ce la racconta puntualmente, p. 181-182, Roma, Nuova Cultura, 2015.
  3. ^ Bandiera pontificia sul sito dello Stato della Città del Vaticano
  4. ^ a b James-Charles NoonanThe Church Visible, (ISBN 0-670-86745-4)
  5. ^ Foto pubblicata su La Stampa Sera del 10 novembre 1963, pagina 3
  6. ^ Pope Paul Vi At Easter. Rome - 30 Mars 1964 - Le pape PAUL VI derrière un autel, lors de la célébration des fêtes de Pâques au moment de la bénédiction, sur la place Saint-Pierre du Vatican.
  7. ^ (ENSito dei Cattolici tradizionalisti che critica la decisione di non usare la tiara da parte di papa Benedetto XVI
  8. ^ Romano Pontifici Eligendo (1975), § 92.
  9. ^ Discorso per l'inizio del pontificato di Giovanni Paolo II
  10. ^ Immagine della Tiara
  11. ^ Universi Dominici Gregis (1996), $ 92.
  12. ^ Conclave.it.
  13. ^ Stemma di papa Benedetto XVI
  14. ^ Nuovo stemma per il Papa
  15. ^ Comunicato Stampa Ars Regia, 10 ottobre 2010
  16. ^ Rivista "O", Articolo I giardini vaticani di Sandro Russo
  17. ^ Orbis Catholicus 25 maggio 2011
  18. ^ www.farodiroma.it
  19. ^ La tiara di Giulio II fu disegnata da Ambrogio Foppa per un costo complessivo di 200.000 ducati, un terzo degli introiti annuali dello Stato Pontificio, in un tempo in cui un curato riceveva 25 ducati l'anno.
  20. ^ vedi lotta per le investiture
  21. ^ Per dare un'idea della pesantezza, la corona di sant'Edoardo, che è la corona usata dai monarchi inglesi pesa solo 2,155 kg. E la regina Elisabetta II dopo essere stata incoronata disse che la corona era piuttosto pesante ("does get rather heavy"). Anche re Giorgio V disse, dopo il "Delhi Durbar" nel 1911, quanto male la corona imperiale dell'India gli facesse, poiché era tanto pesante ("hurt my head as it is rather heavy"). Eppure entrambe queste corone sono più leggere della maggior parte delle tiare papali e pesano meno di un terzo della tiara del 1804 donata a Pio VII da Napoleone. Gyles Brandreth, Philip & Elizabeth (Century, 2004) p.311. e "The Crown Jewels" pubblicata da Tower of London.
  22. ^ Storia della Tiara – Sala Stampa della Santa Sede
  23. ^ Discorso per l'inizio del pontificato di Giovanni Paolo II
  24. ^ Pope drops papal crown from coat of arms, adds miter, pallium
  25. ^ Flag symbols: Vatican, the tiara and the two keys (abstract) - LOTUS
  26. ^ Uriah Smith, Thoughts, Critical and Practical on the Book of Revelation (pubblicato nel 1865 dalla Chiesa cristiana avventista del settimo giorno)
  27. ^ Saint Peter and The Vatican: The Legacy of the Popes
  28. ^ Così come il triregno, la sedia gestatoria poteva essere reintrodotta in qualsiasi momento. Però, quando papa Giovanni Paolo II cominciò ad aver problemi di mobilità, decise non di essere portato a spalle bensì di usare una quattroruote: laPapamobile. Quest'ultima ricevette molte critiche in quanto la folla non poteva vedere il papa quando questi si sedeva.
  29. ^ Dr. Robert O'Neill, Iconography of the early papess cardsIconography of the pope cards

Voci correlate

lunedì 24 ottobre 2016

Il castello di Alnwick





Il castello di Alnwick è un castello che si trova nella città di Alnwick, nella regione inglese del Northumberland. Si presenta come il secondo più grande castello abitato dell'Inghilterra (secondo solo al castello di Windsor) costruito nel 1096 da Yves de Vescybarone di Alnwick.
Fu restaurato nei primi anni del Trecento ad opera di Percy di Alnwick di cui oggi restano la Abbot's Tower, il Medio e il Gateway Constable's Tower.
Il castello di Alnwick è stato usato per ambientare il castello di Hogwarts nella saga cinematografica di Harry Potter.



Veduta d'insieme del complesso del castello Alnwick

Yves de Vescy, barone di Alnwick, eresse la prima parte del castello nel 1096. Esso venne costruito per difendere i confini inglesi a nord, prevenendo le invasioni degli scozzesi. Esso venne assediato nel 1172 e nuovamente nel 1174 da Guglielmo "il Leone" di Scozia, ma lo stesso sovrano scozzese venne catturato appena fuori le mura del castello durante la Battaglia di Alnwick. Nel 1309 il castello venne venduto da Anthony Bekvescovo di Durham a Henry de Percy, I barone Percy e divenne quindi proprietà della famiglia Percy, conti e poi duchi di Northumberland che attualmente ne sono proprietari. Il primo lord Percy di Alnwick restaurò il castello e la Abbot's Tower, il Middle Gateway e la Constable's Tower che sopravvivono sino ai nostri giorni. Nel 1404-1405 i Percy si ribellarono a re Enrico IV, che assediò e prese il castello.
Durante la Guerra delle due rose il castello fu di proprietà di Edoardo IV d'Inghilterra sino alla sua resa verso la metà del settembre 1461 dopo la Battaglia di Towton, divenendo oggetto di nuove contese nel percorso della guerra.

Il castello di Alnwick in unacromolitografia di Alexander Francis Lydon, 1870
Dal maggio del 1463 Alnwick passò nelle mani dei Lancaster per la terza volta. Dopo il trionfo di Montagu nelle battaglie diHedgeley Moor ed Hexham nel 1464, Warwick giunse a Alnwick il 23 giugno ed ottenne la resa del castello il giorno successivo.
Henry Percy, VI conte di Northumberland apportò altri restauri al castello nel corso del XVI secolo. Nella seconda metà del XVIII secolo Robert Adam apportò altre alterazioni alla struttura: gli interni vennero largamente goticizzati sul modello di altri castelli inglesi, uno stile non del tutto tipico per Adam che era abituato a lavorare sullo stile neoclassico. Ad ogni modo, nel XIX secolo, Algernon Percy, IV duca di Northumberland rimpiazzò molti di questi interni con arredamenti meno sontuosi disegnati da Anthony Salvin. Ad ogni modo ancora oggi si può ammirare gran parte del lavoro fatto da Adam che rimane nelle sale principali, alcune delle quali sono state decorate in stile italiano durante l'Epoca vittoriana da Luigi Canina.

Uso attuale

Dalla seconda guerra mondiale parti del castello sono state adibite ad accogliere strutture scolastiche: dal 1945 al 1975 qui ha funzionato la Newcastle Church High School for Girls per poi essere usato sino al 1981 dal St. Cloud State University.
Nelle torri perimetrali del castello si tengono diverse mostre patrocinate dal duca di Northumberland in particolare relative al suo interesse nell'archeologia e negli affreschi di Pompei, dei reperti dell'antico Egitto e della cultura romano-britannica. La Constable's Tower viene utilizzata per ricostruzioni storiche che si tengono occasionalmente a riprendere il tentativo di invasione di Napoleone Bonaparte dell'Inghilterra. La Abbot's Tower accoglie ilNorthumberland Fusiliers Museum.
Il castello è stato utilizzato negli interni e degli esterni per dare le scene al Castello di Hogwarts nei film di Harry Potter. In precedenza esso era già stato la location dei film BecketBlackadderRobin Hood - Principe dei ladri e altri.
Il castello è aperto al pubblico nel periodo estivo ed è la residenza ufficiale dei duchi di Northumberland.

Costruzione


Alnwick Castle in un dipinto delCanaletto, circa 1750
Il castello è composto di due principali costruzioni ad anello. L'anello interno si articola intorno ad un piccolo cortile e contiene le sale principali del castello. Questa struttura è al centro di un grande Motte e bailey. Dal momento che il blocco centrale non era abbastanza grande per contenere tutte le stanze richieste nei secoli successivi, vennero costruite nuove stanze presso l'area sud che sono state collegate con le strutture preesistenti. Vi sono delle torri a intervalli regolari attorno alle mura del cerchio perimetrale esterno. Un sesto delle mura sono state atterrate il che difatti fornisce attualmente una spaziosa vista sul grande parco retrostante.
Il castello di Alnwick Castle dispone di due parchi. Immediatamente a nord del castello si trova un parco relativamente piccolo attraversato dal fiume Aln che venne disegnato da Lancelot Brown e da Thomas Call nel XVIII secolo; localmente è conosciuto col nome di The Pastures. Nei pressi di questo parco si trova il grande parco detto Hulne Park, che contiene tra l'altro le rovine del Priorato di Hulne.

Alnwick Garden


Il giardino con la fontana sullo sfondo

La fontana a cascata
Adiacente al castello, l'attuale duchessa di Northumberland, Jane, ha fondato il The Alnwick Garden, un giardino articolato attorno ad una fontana a cascata. La prima parte dello sviluppo di quest'area del parco è stata aperta nell'ottobre del 2001, iniziando dalla creazione della fontana e dalla piantagione delle prime piante. Nel 2004 è stata aggiunta una grande serra di circa 560 metri quadrati che include anche un caffè e si distingue come la più grande serra al mondo.
Il parco è aperto al pubblico assieme al castello e dall'anno del suo completamento nel 2004 è il terzo parco più visitato in Inghilterra con quasi mezzo milione di turisti all'anno.

Bibliografia

  • Glen Lyndon Dodds, (Albion Press, 2002) Historic Sites of Northumberland & Newcastle upon Tyne pp 18–27
  • Plantagenet Somerset FryThe David & Charles Book of Castles, Newton Abbot, David & Charles, 1980, pp. 177–178, ISBN =0-7153-7976-3.
  • Johnson, Paul (1989). Castles of England, Scotland and Wales. London: Weidenfield and Nicolson, ISBN 0-297-83162-3.

L'incastellamento e l'evoluzione del castello


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Evolution du Château : de la Motte au Château Fort:

L'incastellamento medievale è il processo di accentramento della popolazione in abitati sopraelevati, avvenuto nella penisola italiana tra il 920 e il 1030, con lo scopo di sottrarsi alle nuove ondate di invasioni saraceneungarenormanne mediante la costruzione di castelli fortificati (o castra) che arrivavano ad includere l'intero centro abitato. Questa nuova configurazione fu caratteristica di un'epoca piuttosto duratura.
Gli archeologi distinguono una prima fase, nella quale i castelli erano costruiti in legno (il che chiaramente non forniva sufficiente protezione dagli attacchi nemici), e una seconda fase, in cui si comincia ad utilizzare la pietra tanto per il castello quanto per le fortificazioni e le abitazioni. Da questo passaggio si origina una rivoluzione non solo militare, ma anche delle strutture fondiarie, agrarie e persino delle dinamiche sociali (religione, politica e organizzazione familiare).

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L'Europa nel IX-X secolo

Tra il IX ed il X secolo, l'Europa fu travolta dagli attacchi di tre diverse popolazioni: i saraceni, ovvero dei pirati che, partendo dai porti controllati dagli arabi, compivano scorrerie nelle terre costiere; i normanni (o, impropriamente,vichinghi), un feroce popolo marinaro del Nord; e gli ungari. Il potere carolingio del periodo era ormai in piena crisi ed i sovrani si dimostrarono del tutto incapaci di fronteggiare questi nemici. I feudatari, così, cominciarono a fortificare i propri possedimenti e ad organizzare una difesa indipendente.
Se la storiografia ottocentesca ha individuato nell'incastellamento un preciso fenomeno collegato al feudalesimo, oggi le scoperte archeologiche hanno parzialmente messo in crisi questo assunto. Durante il periodo tardo antico, attorno alle "fortezze legionarie" erano sorti dei villaggi, ma il fenomeno feudale fu in tutto diverso. Lo sfacelo dell'impero carolingio, diviso al suo interno e per questo incapace di affrontare le nuove invasioni di barbari e arabi, costringeva i piccoli potentati locali, lasciati soli dall'istituzione imperiale, a organizzarsi e difendersi da sé. I castelli nacquero dunque da questa necessità, spesso riutilizzando fortificazioni precedentemente costruite ed ampliandole, oppure creandole ex novo. I castelli erano posti lontano dalle vie di comunicazione, per lo più protetti dalla conformazione naturale, di modo da costituire un rifugio e un riparo per gli abitanti delle zone vicine di città e campagna e abitati dal castellano, che poteva essere il responsabile politico legato da vassallaggio all'autorità superiore, oppure un suo delegato. Nessun castello nacque per essere l'inespugnabile fortezza dell'impero o di un regno, quanto per essere un luogo di riparo dalle incursioni di magiari, normanni o arabi (in tale ultimo caso si trattava sempre più spesso di fortezze costiere) i quali normalmente non possedevano tecniche o armi da assedio tali da attaccare la fortificazione.
Soprattutto in Italia, ove più forte era l'impronta romana, anche le città si dotarono ben presto di una cinta muraria, di scopo difensivo e con l'obbiettivo della dissuasione rispetto a delle orde di assalitori che difficilmente avrebbero fermato l'impeto di una scorrerina per compiere un lungo assedio. Nessuna fortificazione infatti può resistere dinanzi al piano prestabilito di conquista di un paese da parte di un esercito organizzato che scientificamente assedia città per città o castello per castello prendendoli per fame. Ma all'interno delle mura è possibile resistere a una scorreria, avendo accumulato all'interno armati ed armi, e le scorte necessarie. Per questo i castelli sorsero lontani dalle vie di comunicazione, ma non troppo distanti dalle città. È impensabile infatti che i castelli, per quanto si giovassero dell'economia chiusa, curtense, trovassero solamente nel proprio contado tutte e proprio tutte le risorse necessarie a resistere agli assedi o a tenere in esercizio le risorse difensive del castello.
Le città, coi loro mercati che si animavano nelle fiere, aperte e accoglienti, erano un luogo necessario al castello, ove il castellano o i suoi messi, rinvenivano quanto era loro impossibile reperire solo nelle immediate vicinanze del proprio contado. Questo spiega la fioritura dei commerci medievali, che avevano committenze in quegli stessi castellani che poi proteggevano gli abitanti, fabbri e altri artigiani, che svolgevano attività che servivano anche o soprattutto alla vita difensiva del castello. Quando la stagione delle grandi invasioni sembrò arrestarsi, le importanti famiglie feudali risiedenti nei castelli fuori dalle città, si trasferirono nei centri cittadini, non potendo più esercitare un ruolo di dominio sulla città stessa, che non andando più a rifugiarsi nel castello negava al suo detentore i privilegi prima accordati. E quando le città stesse si dotarono di cinte murarie di una certa importanza, il castello di campagna perse quasi del tutto importanza. Manieri fortificati furono non solo detenuti da feudatari ma anche da istituzioni religiose, come i monasteri i quali permasero nelle proprie posizioni e, tuttavia, è interessante collegare lo sviluppo degli ordini mendicanti, come i francescani, nel momento in cui i castelli perdevano di importanza e ne acquisivano sempre di più le città.

Origini storiche

Tra il IX e il X secolo si erano creati un po' in tutta Europa dei vuoti di potere, che vennero riempiti "spontaneamente" da nuovi organismi e centri di potere. In Francia, in Italia, in Spagna e in Germania erano di solito i vescovi o dei personaggi di spicco che riorganizzavano la vita la difesa della vita politica ed economica locale, creando piccoli eserciti e facendosi coadiuvare, progressivamente, da un consiglio di cittadini più stimati e facoltosi. Alcuni esempi esplicativi si possono trovare nella Francia settentrionale:
  • Le Mans i cittadini nel IX secolo, per proteggersi dalle incursioni dei Normanni, costrinsero il vescovo a cedere il potere a una banda di avventurieri armati capeggiati da Ruggero, che in seguito sarebbe diventato il conte del Maine;
  • Langres fu invece lo stesso vescovo che fece cingere la città di mura e prese il potere tanto che il re non poté che riconoscerlo come signore cittadino sul profilo anche politico.
In questo senso, le minacciose incursioni e la necessità di protezione furono alla base della nascita embrionale dei futuri comuni.
Nella generale crisi dei poteri centrali, le signorie locali cominciarono a rafforzare la propria autorità, ad assorbire i deboli allodi confinanti e a strappare numerose concessioni ai vari re e imperatori.

Il castello

La prima conseguenza evidente del fenomeno dell'incastellamento è la diffusione nel contado dei castelli, che lentamente si sostituiranno alla tipologia di insediamento che era stata tipica dell'Alto Medioevo, la curtis. Il termine deriva dal latino castellum o castrum (fortezza, accampamento militare), ma nel Medioevo viene ad indicare una fortificazione permanente, che i grandi signori fondiari, sia laici che ecclesiastici, iniziano ad erigere per proteggere e delineare i propri possedimenti. È probabile che l'incastellamento di certi insediamenti abbia talvolta incontrato il consenso del sovrano, ma è altrettanto probabile che molti di questi castelli siano stati edificati su iniziativa dei signori del luogo senza alcuna preventiva autorizzazione.
Inizialmente i castelli si presentano come veri e propri villaggi fortificati dalla struttura ancora abbastanza primitiva: collocati su un'altura, recintati da palizzate in legno e circondati da fossati. Queste fortificazioni erano del resto relativamente semplici da abbattere e dal XII secolo infatti, la pietra sostituì il legno nelle fortificazioni, con la comparsa delle mura di cinta, il ponte levatoio ed il cancello ad inferriate all'ingresso, fiancheggiato da due torri; all'interno la struttura del castello divenne più complessa ed il signore spesso viveva proprio all'interno della grande torre centrale detta mastio (o Donjon).


Motta castrale


Motta di Specchia Torricella a SupersanoLecce

Resti di un motte a Brinklow(nel WarwickshireInghilterra)

Raffigurazione di una motta sul celebre Arazzo di Bayeux
La motta castrale (nota anche come Motte-and-bailey castle in ambito anglosassone) è un tipo di castello che si diffuse in FranciaSicilia e Gran Bretagna nell'XI e XII secolo. In Sicilia conosce il suo sviluppo a partire dal 1061 con la conquista normanna, mentre in Inghilterra si diffuse dopo la conquista normanna del 1066.
La motta (dal francese motte) è un monticello rialzato di terra, come una piccola collina, solitamente artificiale, ed è sormontato da una struttura di legno o di pietra. La terra per il monticello viene presa da una fossato, scavato intorno alla motte o intorno all'intero castello. La superficie esterna del monticello può essere ricoperta di argilla o rinforzata con supporti di legno.
Il bailey è un cortile chiuso, circondato da una recinzione di legno e sormontato dalla motte. È probabile che un castello avesse più di un bailey, a volte uno interno e uno esterno.
La rapidità e la facilità con cui era possibile costruire queste strutture, le rese tipiche del periodo della conquista normanna in Sicilia, in Inghilterra e negli insediamenti anglonormanni nel Galles, in Irlanda e nelle pianure scozzesi. In seguito, un muro difensivo in pietra sostituì le palizzate di legno, come nei castelli di BerkeleyAlnwickWarwick e Windsor (ancora esistenti). In numerosi casi, tuttavia, le difese in legno e terra non furono mai sostituite con la pietra. Molti resti di questo tipo di strutture si trovano in diverse zone della Gran Bretagna.

La signoria territoriale

L'altra conseguenza del fenomeno dell'incastellamento nell'XI secolo era la costruzione di migliaia di curtis. Questa era una struttura composta dalla pars dominica (la parte destinata a soddisfare le esigenze del signore) e dalla pars massaricia, divisa a sua volta in poderi (mansi) assegnati a singole famiglie di contadini. I castellani, cioè coloro che costruivano le curtis, erano diventati gli unici a riuscire a proteggere i territori e la popolazione. Assunsero così sempre più potere e affermarono la loro autonomia nei confronti del re e dei feudatari. I castellani, grandi proprietari di terre, forti del loro potere militare, cominciarono a esercitare la propria autorità sugli abitanti dei terreni da loro controllati. Avevano il potere di "obbligare, vietare, giudicare e punire", ovvero possedevano il "potere di comando o banno". Per questo le signorie, che si erano formate attorno alla pars dominica, furono chiamate "signorie di banno" e "bannalità" erano chiamate le prestazioni che il castellano imponeva ai contadini delle sue terre. Il castellano era ormai diventato il loro "signore". È in questa degenerazione delle vecchie clientele vassallatiche che si manifesta con più evidenza la disgregazione del potere regio centrale, le cui prerogative vengono completamente usurpate dai signori territoriali.

Bibliografia

  • Aldo A. Settia. Castelli e villaggi dell'Italia padana, Napoli, 1984
  • Gabriella Piccinni. I mille anni del medioevo, Milano, Bruno Mondadori, 1999. ISBN 88-424-9355-4.
  • Paolo Cammarosano. Nobili e re: l'Italia politica dell'altomedievo, Roma-Bari, Laterza, 1998. ISBN 88-420-5542-5.
  • Pierre Toubert. Dalla terra ai castelli. Paesaggi, agricoltura e poteri nell'Italia medievale, Torino, Einaudi, 1997
  • Sauro Gelichi, Introduzione all'archeologia medievale, Roma, Carocci Editore, 1997
  • Jean Pierre Poly - Eric Bournazel, Il mutamento feudale - Secoli X-XII, Milano, Mursia, 1990

Voci correlate