martedì 1 luglio 2014

Il parco di Versailles





La reggia di Versailles (in francese château de Versailles) è stata la residenza reale dei Borbone di Francia durante il regno di Luigi XIV, Luigi XV e Luigi XVI.  La città di Versailles, nata dalla scelta di questo luogo da parte del giovane Luigi XIV per allontanarsi dalla capitale e dai suoi cittadini, temuti e considerati difficili da tenere sotto controllo, dopo l'episodio della Fronda, costituisce oggi un comune autonomo situato nel dipartimento delle Yvelines, in Francia.







All'inizio del suo regno, Luigi XIV non trovò alcuna reggia che lo soddisfacesse pienamente. A Parigi vagò tra il Palais-Royal, il Louvre, le Tuileries senza mai essere soddisfatto delle sue residenze. Per sottrarsi alla città (allora scomoda, sporca, rumorosa, stretta, inquietante anche per il re), cercò di sistemarsi a Vincennes e a Saint-Germain-en-Laye, dove era nato, e per un certo periodo soggiornò anche a Fontainebleau.


Certo tutti i castelli erano antichi, e presentavano molti inconvenienti: il re intraprese grandi lavori di ammodernamento per ridurne la scomodità, ma non trovava pace. Nel 1651 (aveva 13 anni) visitò per la prima volta Versailles - e fu il colpo di fulmine: il castello del resto era il più nuovo e moderno di tutti, e disponeva di grandi spazi per cacciare. Versailles diventò così importante, nei progetti del re, che il 25 ottobre 1660 condusse a visitarlo la sua giovane sposa, la regina Maria Teresa di Spagna.



Nel 1661, dopo la morte del cardinale Mazzarino, Luigi iniziò i lavori di ampliamento, investendovi 1.100.000 lire dell'epoca (cioè quasi venti volte il prezzo d'acquisto) e incaricando Louis Le Vau di ricostruire gli edifici, mentre Charles Errard e Noël Coypel iniziavano la decorazione degli appartamenti e André Le Nôtre creava l'Orangerie (le serre) e la Ménagerie (l'uccelliera). All'epoca, Versailles era solo una sede di diporto, buona per darvi feste in giardino, mentre il palazzo reale ufficiale restava il Louvre.


L'idea di erigere uno dei palazzi più straordinari d'Europa, in luogo del piccolo castello di Luigi XIII che la corte, sprezzante, considerava come la casa di campagna di un borghese, suscitò molte critiche a mezza bocca: il luogo era definito « ingrato, triste, senza panorama, senza boschi, senz'acqua, senza terra, perché tutto è sabbie mobili e palude, senz'aria », e quindi assolutamente pas bon.
In una lettera rimasta celebre, Colbert dava voce a queste critiche lamentando che il Re spendesse tanto su Versailles e trascurasse invece il Louvre «che è certamente il più superbo palazzo che vi sia al mondo. Che sconforto, vedere un così grande Re ridotto alla misura di Versailles!»

giardini di Versailles (in francese: jardins du château de Versailles) occupano la parte di quello che un tempo era il domaine royal de Versailles, il dominio reale appunto dellareggia di Versailles. Situati a ovest del palazzo, i giardini coprono una superficie di 800 ettari di terreno, gran parte ricoperto da giardini "alla francese". Dietro una cintura di piante, i giardini sono circondati dalle aree urbane del villaggio di Versailles e da quello di Le Chesnay, oltre che dall'arboreto di Chèvreloup e dalle pianure di Versailles, nonché dalla fortesta Satory.
Come parte del domaine national de Versailles et de Trianon, un'entità autonoma operante sotto la tutela del Ministero della Cultura francese, i giardini sono ad oggi uno dei siti pubblici più visitati di Francia, ricevendo oltre sei milioni di visitatori all'anno.
Oltre ai meticolosi parterres di fiori e alle numerose sculture, troneggiano le fontane, sparse in tutto il complesso dei giardini. Databili all'epoca di Luigi XIV, le fontane continuano a funzionare con uno dei sistemi idraulici più complessi e duraturi dell'Ancien Régime, fornendo ai giardini un costante contributo di unica bellezza. Nei fine settimana dalla tarda primavera al primo autunno, l'amministrazione del museo promuove l'iniziativa Grandes Eaux, una serie di spettacoli durante i quali tutte le fontane del giardino funzionano contemporaneamente.
Nel 2012 i giardini assieme al castello sono stati iscritti tra i monumenti protetti dall'UNESCO.

Grand Canal

Con una lunghezza di 1.500 metri ed una larghezza di 62 metri, il Grand Canal, che venne costruito tra il 1668 ed il 1671, fisicamente e visualmente prolungava l'asse est-ovest sino alle mura del Grand Parc. Durante l'Ancien Régime, il Grand Canal servì come luogo preposto alle feste sulle navi. Nel 1674, come risultato di una serie di accordi diplomatici a beneficio di Luigi XIV, il re ordinò la costruzione della Petite Venise – la piccola Venezia appunto. Collocata in giunzione del Grand Canal attraverso un ramo trasversale a nord, la piccola Venezia ospitava caravelle e yachts che vennero donate a Luigi XIV dai Paesi Bassi oltre a gondole ricevute in dono appunto dal Doge di Venezia, da cui il nome
Oltre all'aspetto decorativo e l'aspetto festivo verso i giardini, il Grand Canal aveva anche un ruolo pratico importante. Situato in un punto basso dei giardini, esso raccoglievas l'acqua drenata dalle fontane che si trovavano ad un piano maggiormente rialzato. L'acqua del Grand Canal veniva pompata nuovamente verso la riserva sul tetto della Grotte de Thétys attraverso una rete di pompe mosse da mulini a vento e da cavalli da tiro

Il Bassin d'Apollon è la fontana posta davanti al Grand Canal.




Parterre d’Eau

Situato sopra la Fontana di Latona esso rappresenta la terrazza del castello, conosciuta come Parterre d’Eau. Il parterre formava un elemento di transizione dal castello ai giardini inferiori ed era posto sull'asse nord-sud dei giardini, il Parterre d’Eau provvide nuovi elementi per l'immagine ed il simbolismo dei decori dei grands appartements sintetizzando con questa iconografia i giardini stessi. Nel 1664Luigi XIV commissionò una serie di statue per decorare il Parterre d’Eau. Il Grande Commande, come divenne nota la commissione, comprendeva ventiquattro statue classiche e quattro statue addizionali sempre tratte dal repertorio del passato





Evoluzione dei Bosquets

Uno degli elementi che distinsero i giardini durante la seconda fase di costruzione a Versailles fu la proliferazione dei boschetti. Espandendo i giardini durante la prima campagna di costruzione, Le Nôtre espanse a tal punto i boschi presenti da crearne ben dieci: Il Bosquet du Marais nel 1670; il Bosquet du Théâtre d’EauÎle du Roi e Miroir d’Eau, il Salle des Festins (Salle du Conseil),il Bosquet des Trois Fontaines nel 1671; il Labyrinthe ed il Bosquet de l’Arc de Triomphe nel 1672; il Bosquet de la Renommée (Bosquet des Dômes) ed il Bosquet de l’Encélade nel 1675; ed il Bosquet des Sources nel 1678
Oltre all'espansione degli esistenti boschetti ed alla costruzione di uno nuovo, vi furono due progetti ulteriori per meglio definire quest'area, il Bassin des Sapins ed il Pièce d’Eau des Suisses.

Bassin des Sapins

Nel 1676, il Bassin des Sapins, che era collocato a nord del castello dietro il Parterre du Nord e l'Allée des Marmousets venne disegnata a formare un pendant topologico lungo l'asse nord-sud con il Pièce d’Eau des Suisses collocato alla base della collina di Satory a sud del castello. Successive modifiche ai giardini trasformeranno questa fontana nel Bassin de Neptune.

Pièce d’Eau des Suisses

Scavata nel 1678, la Pièce d’Eau des Suisses – così nominata dalle Guardie Svizzere che costruirono il lago artificiale - occupava l'area di marcite e stagni che rifornivano anticamente l'acqua alle fontane del giardino. Questa fontana, con una superficie di 15 ettari d'acqua, è ancora oggi la seconda più grande fontana presente a Versailles dopo il Grand Canal

Terza campagna di costruzione


Bassin de Latone – La fontana di Latona con il tapis vert ed il Grand Canal sullo sfondo
Le modifiche ai giardini di Versailles durante la terza campagna di costruzioni si distinsero per un cambio stilistico dal naturalistico di André Le Nôtre all'architettonico di Jules Hardouin-Mansart. La prima ee principale modifica ai giardini in questa fase si ebbe nel 1680 con il Tapis Vert– che espanse ulteriormente la distanza tra la fontana di Latona e quella di Apollo. A partire dal 1684 il Parterre d’Eau venne rimodellato sotto la direzione di Jules Hardouin-Mansart. Le statue del Grande Commande del 1674vennero ricollocate in altre parti del giardino; due fontane gemelle di forma ottagonale vennero costruite e decorate con statue di bronzo a rappresentare i quattro principali fiumi di Francia. Nello stesso anno, l'Orangerie di Le Vau, collocata a sud del Parterrre d’Eau venne demolita per far spazio ad una struttura più larga disegnata da Jules Hardouin-Mansart. Oltre allOrangerie, venne realizzata lEscaliers des Cent Marches, che facilitò l'accesso ai giardini da sud, dal Pièce d’Eau des Suissese dal Parterre du Midi che vennero costruiti in quell'epoca, dando al castello l'attuale configurazione nelle decorazioni.

L'Orangerie nei giardini del Palazzo di Versailles con il Pièce d’Eau des Suisses sullo sfondo
Inoltre, per accomodare l'anticipata costruzione dellAile des Nobles – l'ala nord del castello - la Grotte de Thétys venne demolita.
Con la costruzione dellAile des Nobles (1685–1686), il Parterre du Nord venne rimodellato per rispondere alle esigenze della nuova architettura di questa parte del castello. Per compensare la perdita della riserva d'acqua sopra la Grotte de Thétys e per venire incontro alla sempre maggiore esigenza d'acqua per le fontane dei giardini di Versailles, Jules Hardouin-Mansart disegnò una nuova e più grande riserva d'acqua situata a nord dellAile des Nobles. La costruzione per la rovinosa spesa del Canal de l'Eure venne inaugurata nel 1685; disegnata da Vauban essa intendeva prendere l'acqua dal fiume Eure a più di 80 chilometri di distanza, includendo quindi l'eroica impresa di un gigantesco acquedotto, ma i lavori vennero abbandonati nel 1690 (vedi "I problemi dell'acqua" in questa pagina).
Tra il 1686 ed il 1687, il Bassin de Latone, sotto la direzione di Jules Hardouin-Mansart, venne ricostruito lasciando ai visitatori l'aspetto che ancora oggi ha.
Durante questa fase di costruzione, vennero modificati e creati i tre principali boschetti del giardino. Iniziando con la Galerie des Antiques, questo boschetto venne realizzato nel 1680 sul sito della precedente Galerie d’Eau che ebbe breve durata (1678). Questo boschetto venne concepito come una galleria all'area aperta di copie di opere d'arte antica fatte realizzare dallAcadémie de France Roma. L'amnno successivo, iniziò la costruzione del Salle de Bal. Collocata in una sezione chiusa dei giardini a sud dellOrangerie, questo boschetto venne disegnato come un anfiteatro con una cascata, l'unica sopravvissuta nel giardino di Versailles attuale. La Salle de Bal venne inaugurata nel 1685 con un ballo guidato da Luigi, il Gran Delfino. Tra il 1684 ed il 1685, Jules Hardouin-Mansart costruì il Colonnade. Collocato sul sito delBosquet des Sources di Le Nôtre, questo boschetto era composto da un peristilio circolare formato da trentadue archi e da ventotto fontane e fu l'opera architettonica di maggior rilievo di Hardouin-Mansart nei giardini di Versailles.

Quarta campagna di costruzione

Per via delle ristrettezze finanziarie apportate alla Francia dalla Guerra della Lega di Augusta e dalla Guerra di successione spagnola, non vennero fatti lavori significativi ai giardini di Versailles sino al 1704. Tra il 1704 ed il 1709, invece, vennero modificati i boschetti ed altri vennero mutati radicalmente anche nel nome nello spirito di austerità che contraddistinse gli ultimi anni di regno di Luigi XIV

Luigi XV


Il Pavillon français di Ange-Jacques Gabriel, 1749-50
Con la partenza del re e della corte da Versailles nel 1715 a seguito della morte di Luigi XIV, il palazzo e i giardini vennero lasciati in stato di semi-abbandono. Nel 1722 Luigi XV e la corte tornarono a Versailles ed il tutto riprese vita ma, al contrario di suo nonno, il nuovo sovrano non intraprese costose campagne di costruzione a Versailles. Durante il regno di Luigi XV l'unica significativa aggiunta ai giardini fu il completamento del Bassin de Neptune (1738–1741).
Piuttosto che spendere denaro per modificare i giardini di Versailles, Luigi XV - appassionato di botanica - diresse i propri sforzi verso il Trianon. Nell'area oggi occupata dall'Hameau de la Reine, Luigi XV fece costruire e curare les jardins botaniques – i giardini botanici appunto. Nel 1750, anno nel quale les jardins botaniques vennero costruiti, il Jardinier-FleuristeClaude Richard (1705–1784), assunse l'amministrazione dei giardini botanici del castello. Nel 1761, Luigi XV commissionò a Ange-Jacques Gabriel di costruire il Petit Trianon come residenza che gli permettesse di trascorrere più tempo nei pressi dei suoi jardins botaniques. Fu al Petit Trianon che Luigi XV si ammalò fatalmente di morbillo; il 10 maggio 1774 il re morì a Versailles

Luigi XVI

Dall'ascesa al trono di Luigi XVI, i giardini di Versailles vennero portati a nuove trasformazioni che richiamarono la quarta campagna di costruzione di Luigi XIV. Seguendo la filosofia di Jean-Jacques Rousseau e dei Philosophes, nell'inverno 1774-1775 venne programmata una completa ripiantumazione dei giardini. Alberi e arbusti dell'epoca di Luigi XIV vennero abbattuti nell'intendo di trasformare il complesso del parco dal jardins français di Le Nôtre e Hardouin-Mansart in un giardino all'inglese, ma quest'intento non riuscì ad essere completamente compiuto. A causa della tipologia del terreno, l'estetica inglese venne abbandonata e la parte dei giardini danneggiata venne ripiantata in stile francese. Ad ogni modo, in un'ottica di economia, Luigi XVI ordinò le palissades – un lavoro intenso a paletti di legno per formare le mura dei boschetti – per rimpiazzare le file di piante di limoni e noccioli precedentemente esistenti. Inoltre, alcuni boschetti risalenti all'epoca del Re Sole, non vennero rimpiazzati. Il contributo più significativo ai giardini durante il regno di Luigi XVI fu la Grotte des Bains d’Apollon. La grotta in roccia posta in un boschetto di stile inglese fu uno dei capolavori di Hubert Robert ove vennero ricollocate le statue anticamente nella Grotte de Thétys

Vedute dei boschetti

Boschetti dei giardini di Versailles: XVII secolo
Entrée du Labyrinthe.jpgVue de l'intérieur du bosquet du Labyrinthe.jpgBosquet de l'Etoile.jpgBosquet du Marais.jpgBosquet des Bains d'Apollon.jpgBosquet de l'île Royale et le Bassin du Miroir.jpg
“Entrée du Labyrinthe” di Jean Cotelle, ca. 1693“Vue de l'intérieur du bosquet du Labyrinthe” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet de l’Étoile ou la Montagne d’eau” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet du Marais” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet des Bains d'Apollon” diPierre-Denis Martin (Martin le Jeune), ca. 1713“Bosquet de l’Île Royale et le Bassin du Miroir” di Étienne Allegrain, ca. 1693
Salle des Festins.jpgLe théâtre d'eau-vue de la scène.jpgBosquet des trois Fontaines-vue du côté.jpgBosquet de l'Arc de Triomphe-Salle basse.jpgBosquet des Dômes.jpgParterre d'eau.jpg
“Salle des Festins ou Salle du Conseil” di Étienne Allegrain, ca. 1688“Le théâtre d'eau-vue de a scène” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet des trois fontaines-vue du côté” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet de l’Arc de Triomphe-vue depuis la Salle basse” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet des Dômes” di Jean Cotelle, ca. 1693“Parterre d’Eau” di Jean Cotelle, ca. 1693
Bassin de l'Encelade.jpgLa Colonnade.jpgGalerie des antiques.jpgSalle de Bal.jpgBassin de Neptune.jpgOrangerie et de la Pièce d'Eau des Suisses.jpg
“Bassin de l'Encélade" Jean Cotelle, ca. 1693“La Colonnade” di Jean Cotelle, ca. 1693“Galerie des Antiques” di Jean Joubert, ca. 1693“La Salle de bal” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bassin de Neptune” di Jean Cotelle, ca. 1693“Vue de l'Orangerie” di Jean Cotelle, ca. 1693
Bassin du Dragon.jpgBosquet des trois Fontaines-vue de face.jpgBosquet de l'île Royale et le Bassin du Miroir.jpgLe théâtre d'eau-vue de l'amphithéâtre.jpgVue de l'Orangerie et du château à partir de la pièce d'eau des Suisses.jpgParterre du Nord.jpg
“Bassin du Dragon” di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet des trois fontaines-vue de face" di Jean Cotelle, ca. 1693“Bosquet de l’Île Royale" di Étienne Allegrain, ca. 1693“Le théâtre d'eau-vue de l'amphithéâtre” di Jean Cotelle, ca. 1693“L’Orangerie” di Jean Cotelle, ca. 1693“Parterre du Nord” di Étienne Allegrain, ca. 1693

Vedute moderne dei giardini di Versailles
Versailles-BosquetSalleBal.jpgColonnade1.jpgBosquet des bains d appolon du chateau de versailles.jpgBassinApollon1.jpgRaimundo Madrazo - Versailles, le jardin du Roi.jpg
Bosquet of the Salle de Bal, vista attuale.La Colonnade con il "Rapimento di Persefone" diFrançois GirardonGrotte des Bains d’Apollon, vista attuale.Bassin d’Apollon - Apollo Fountain, vista attuale.“Versailles, le jardin du Roi” di Raimundo de Madrazo y Garreta, 1914–1920, olio su tela, 17 x 30 cm, Musée Lambinet

lunedì 30 giugno 2014

Mondo nordico e Terra di Mezzo a confronto. La questione degli elfi.



Sopra Sigfrido e Brunilde, sotto Theoden ed Eowin



Sotto: "La veglia della valchiria", di  Edward Robert Hughes, pittore preraffaellita



Gli Elfi della Terra di Mezzo



I guerrieri e le spade, protagonisti dell'epica nordica e di quella tolkieniana.



L'elfo (probabilmente dal norreno alf[a]r) è uno spirito genio della mitologia norrena e non solo. Gli elfi sono simboli delle forze dell'aria, del fuoco, della terra, dell'acqua e dei fenomeni atmosferici in generale.
Essi sono spiriti simili agli umani, alti e magri ma forti e velocissimi, volto pulito, sereno, orecchie leggermente a punta. Sono descritti con una grande vista e un udito molto sensibile. Non hanno barba, hanno capelli neri o argentei e occhi brillanti che si dice penetrino la persona fino a conoscerne i pensieri, si dice che siano dotati di telepatia.
Hanno voce splendida e chiara. Sono intelligenti ed armoniosi, con grande rispetto per i quattro elementi e per la natura.
Talvolta alcuni possono essere capricciosi e talvolta benevoli con l'uomo che li rispetta, possono donare oggetti magici a coloro che sono puri di cuore e spirito e che desiderano aiutare. Sanno forgiare spade e metalli, fino alla conoscenza della magia. In origine pare che gli elfi siano stati concepiti come anime di defunti, poi furono venerati anche come potenze che favorivano la fecondità. Di qui la distinzione, nella mitologia norrena, fra Døkkálfar, "elfi delle tenebre", e Liósálfar, "elfi della luce".
Abitano principalmente sugli alberi o in alcune foreste nascoste. Non danneggiano mai e in nessun modo la natura perché per loro è parte essenziale della loro vita ed esistenza. Nutrono una grande considerazione per la natura, concepita come una entità, un gran spirito eterico, madre di tutti gli esseri.
Essi riescono a camminare senza lasciare tracce, sono immuni alle malattie e resistono alle temperature estreme. Gli elfi hanno vita lunga invecchiando senza che la loro bellezza venga intaccata dal tempo. Si dice che siano immortali ma non invulnerabili alle ferite di spade, frecce e ai veleni, e che quindi possano essere uccisi.
Molteplici sono le leggende legate a questa figura mitologica, alcune delle quali parlano delle cattiverie che essi compiono nei confronti degli uomini e dei rapimenti dei bambini umani. Gli elfi hanno una forte gerarchia al capo della quale stanno le regine e i re delle colline delle fate, riconoscibili perché spesso ricoperti da un fresco manto di biancospini. Shakespeare nei suoi pezzi teatrali ha parlato molto spesso degli elfi, come nella commedia Sogno di una notte di mezza estate.
La parola elfo deriva dall'Inglese antico ælf o elf, a sua volta proveniente dal proto-germanico *albiz, dal linguaggio norreno álf(a)r e dall'alto tedesco medio elbe*Albiz potrebbe provenire dalla lingua protoindoeuropea nella quale *albh (da cui trae origine anche il termine latino "albus"bianco .

Mitologie scandinava, scozzese e celtica

Nei libri Fantasy la nascita degli elfi ed il loro comportamento spesso variano a seconda di ciò che decide l'autore; tuttavia gli elfi furono soggetti per primo alla mitologia nordica, la quale, creandoli, diede loro una nascita che è bene non dimenticare.
Gli Alfar (è così che in lingua scandinava si chiamano gli elfi), nacquero, secondo la leggenda ovviamente, dai vermi che divorarono il cadavere di Ymir (gigante della mitologia norrena importante per la cosmogonia e lacosmologia nordica).

Mitologia scozzese

Secondo la mitologia scozzese gli elfi si dividono non in Døkkálfar, "elfi delle tenebre", e Liósálfar, "elfi della luce", bensì in Corte Benedetta e Corte Maledetta.
La Corte benedetta è un gruppo di faeries "buoni" che sono opposti alla Corte maledetta.[2]
Secondo alcune leggende la Corte benedetta è il popolo della mitologia celtica dei Tuatha de Danann.

Tuatha de Danann

I Tuatha de Danann è un popolo di esseri divini della mitologia celtica molto simili agli Elfi (si possono praticamente considerare elfi perché come questi ultimi sono alti, affascinanti, abili nella caccia, nella poesia e nella magia). Secondo alcune leggende vennero cacciati dal Paradiso a causa della loro enorme conoscenza; secondo altre essi vennero dall'Oriente su di una barca circondata dalla nebbia.
Quando, dopo che essi conquistarono l'Irlanda, che era dei Fomoriani e venne invasa dai Milesi, si rifugiarono nelle viscere della Terra e da quel momento furono conosciuti come Daoine Sidhe. Altre versioni dicono che salparono verso il Paradiso Celtico.

Daoine Sidhe

Dopo che i Milesi guidarono i Tuatha de Danann sottoterra, essi presero questo nome (non dimentichiamo che erano comunque Elfi ma solo di un'altra mitologia!). Loro re era Finvarra che da quel giorno regna nel suo palazzo sotto la collina fatata di Knockma. Essi sono abili giocatori di scacchi e mai nessun mortale è riuscito a battere il loro re, che era un vero donnaiolo e rapiva pure donne umane.[4]

Mitologia scandinava[modifica | modifica sorgente]

Nella mitologia scandinava ci sono gli Ellefolk, esseri che per comportamento sono simili agli Elfi e sono alti circa un metro. Essi, come gli Elfi hanno un rapporto privilegiato con la natura e possono passare attraverso i quattro elementi fondamentaliariaacquafuoco e terra.
Sono grandi conoscitori delle erbe magiche e medicamentose e hanno un particolare fiuto per i tesori nascosti. Le loro donne sono di una bellezza travolgente e sono abili seduttrici. Un umano però non può avvicinarsi a loro perché basta un solo respiro degli Ellefolk per trasmettere una terribile malattia.[5]

Gli elfi nel genere fantasy

Agli inizi del XX secolo, con il nascere della letteratura fantasy, gli elfi diventano perfetti protagonisti di racconti e romanzi. Un esempio di questo fenomeno sono gli scritti di John Ronald Reuel Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli, che descrive gli elfi come creature di bell'aspetto, con voci melodiose e cristalline, abili nella forgiatura delle spade, molto agili e immortali, riprendendo i canoni della mitologia norrena. Invecchiano molto lentamente e rimangono d'aspetto florido e vigoroso dal raggiungimento dell'età adulta in poi, ma possono essere uccisi in battaglia, essendo immortali, ma non invulnerabili. Gli elfi continuano ad apparire in molti romanzi fantasy. Terry Brooksne sceglie uno come protagonista del suo libro La spada di Shannara, descrivendolo come di struttura esile e di statura medio bassa, ma dotato di grande agilità. Alla fine del XX secolo l'immagine dell'elfo viene profondamente cambiata dai libri di J. K. Rowling, che nella saga di Harry Potter li descrive come domestici al servizio dei maghi, piccoli, esili e dotati di innati poteri magici, quindi molto lontani dalle loro precedenti descrizioni. In alcuni romanzi gli elfi vengono descritti anche come esseri simili alle fate. Nel XXI secoloChristopher Paolini, nei suoi romanzi, riprende l'immagine dell'elfo come un essere di aspetto gradevole, ma fisicamente molto più forte di un uomo e con poteri magici straordinari. Christopher Paolini descrive gli elfi anche come esseri intriganti e affascinanti, ma talvolta ambigui, anche questa una caratteristica derivante dalla mitologia, pur non dimostrando aperta ostilità verso gli uomini.
Nel Mondo Emerso di Licia Troisi gli elfi sono creature presenti solo nei ricordi delle persone. Essi sono emigrati nelle Terre Ignote e, a differenza degli elfi di Paolini e di Tolkien, sono scontrosi e rigidi. Inoltre saranno proprio loro ad attaccare le razze del Mondo Emerso per porre la loro fine e l'inizio della loro Era. Nei libri di Markus HeitzLe cinque stirpiLa guerra dei naniLa vendetta dei naniIl destino dei nani gli elfi giocano un ruolo secondario e vedono più volte la loro fine: prima per mano degli Albi (la loro controparte malvagia), ma la scomparsa definitiva degli elfi dal mondo sarà da attribuire ai nani.
Nei romanzi Fantasy di Margaret Weis e Tracy Hickman (Raistlin, l'alba del male - Raistlin, fratelli in armi etc.) gli elfi hanno fattezze simili agli elfi descritti nei romanzi di Tolkien, quindi come creature alte e di bell'aspetto e con notevoli abilità nel combattimento, tuttavia non vengono attribuiti poteri magici a queste creature. Al contrario, gli elfi che si avvicinano alle arti magiche sono definiti Elfi oscuri. In questa saga di romanzi compaiono inoltre i "Mezzelfi", creature nate dall'accoppiamento di umani ed elfi.
Nel gioco di ruolo online Vindictus gli elfi sono esseri alti, muscolosi e lenti, hanno una carnagione grigiastra e non indossano altro che uno straccio legato alla vita, trascinano una pesante clava che usano come arma.

Curiosità

All'inizio di Elfen Lied ci si riferisce ai diclonius come "elfi".