lunedì 30 giugno 2014

L'impero d'Etiopia



L'Impero etiope (in amarico መንግሥተ፡ኢትዮጵያ, Mängəstä Ityop'p'ya), noto anche come Abissinia, è stato un impero africano fondato intorno al 1270 quando Iacunno Amlac spodestò l'ultimo sovrano della dinastia Zaguè, e dando origine alla dinastia Salomonica, così chiamata per via della reclamata discendenza dal re Salomone.
Iècunno Amlàc assunse quindi il titolo di negus neghesti (ንጉሠ ነገሥት), ovvero Re dei Re. Governato quasi ininterrottamente dall'etnia Habesha (da cui appunto il nome Abissinia), l'Impero Etiope riuscì a respingere gli eserciti arabi e turchi e ad avviare amichevoli relazioni con diversi paesi europei e ad evitare anche la colonizzazione durante il XIX secolo.

Nel 1328 l'impero si espande verso oriente: infatti in risposta alle persecuzioni contro i cristiani copti perpetuate dal sultano mamelucco d'Egitto, l'imperatore Amda Seyon I conquista il sultanato di Fatajar e Ifat, distruggendo e saccheggiando la capitale di quest'ultimo. Nonostante tutto già all'epoca l'impero soffriva di un eccessivo frazionamento (lo storico egiziano Maqrizi parla di ben 99 re che sfilarono alla corte di Tegulet). Il figlio di Amda Seyon,Saifa-Arad salì al trono nel 1344 e con lui, l'impero acquisì un tale prestigio da diventare il protettore ufficiale del Patriarcato di Alessandria: quando nel 1352 il patriarca venne arrestato e imprigionato dai mamelucchi, egli compì un ardito raid nella valle del Nilo, giustiziando o convertendo con la forza le carovane in transito. Nei successivi due secoli l'impero continuò a combattere con i vicini regni musulmani e in particolare con il sultano di Adal, con risultati altalenanti. Nel 1536, durante il regno di Dawit II l'Abissinia viene completamente sottomessa dall'imam di HarrarAhmed Gragn, alla testa di un'orda di guerrieri somali arrivati al suo fianco dopo la proclamazione dellajihad. Nel 1543, il figlio di Dawit II, l'imperatore Atsnaf Sagad I, con l'aiuto di un contingente portoghese riesce a sgominare gli invasori e ad uccidere il signore di Harrar; tuttavia la pace dura poco: nei successivi 16 anni il sovrano etiope affronterà un periodo di guerra continua prima con gli Oromo provenienti da sud e successivamente con i sultanati dell'est desiderosi di vendicare la morte di Ahmed Gragn. Il 23 marzo del 1559, l'imperatore è sconfitto presso Fatajar e decapitato: la sua testa venne prima portata ad Harrar e presentata alla vedova di Gragn, quindi esposta per tre anni in cima a una colonna. Nel 1557 i gesuiti arrivarono in Etiopia e riuscirono a conquistare la fiducia della corte e dell'imperatore che gli concesse di poter rimanere nel paese. La loro diplomazia e la loro perseveranza convisero l'imperatore Malak Sagad III ad onorare la promessa fatta dai suoi predecessori, ai soldati portoghesi giunti in soccorso contro gli eserciti musulmani, più di 50 anni prima: far aderire l'Etiopia al rito romano, accettando la supremazia del papa. Nel 1621 il sovrano etiope proclamò ad Axum, alla presenza dei suoi grandi feudatari, l'entrata del paese nella Chiesa cattolica: a quel punto, Mendez, capo dei gesuiti e massimo rappresentante della chiesa in Etiopia accelerò i tempi e senza alcun compromesso pretese l'immediatoo ri-battesimo dei cristiani etiopi, la ri-consacrazione delle chiese, l'abbandono della liturgia Ge'ez in favore della messa in latino (che nessuno però poteva capire) e la fine del culto dei santi etiopi (i cui resti sarebbero stati a volte buttati fuori dei santuari senza tante cerimonie). Per chiunque si ribellava la punizione era terribile: l'amputazione della lingua o di un arto; ma nel 1632 il malcontento popolare sfociò in una vera e propria guerra civile che si concluse con la sconfitta dell forze imperiali e l'abdicazione dell'imperatore in favore di suo figlio Fazilidas. Il nuovo sovrano ristabilì la religione tradizionale ed espulse i gesuiti; successivamente fondò nel nord-ovest la città di Gondar e ne fece la nuova capitale del regno, spezzando così la tradizione secolare della famiglia imperiale di spostarsi periodicamente di provincia in provincia (strategia ideale per garantire una pronta difesa dell'impero e per controllare l'operato dei propri feudatari). 



Il 7 maggio 1769, con la deposizione dell'imperatore Iyoas I da parte del Ras Mikael Sehul, ebbe inizio l'Era dei Principi, caratterizzata da una forte instabilità politica e sociale. Il potere degli imperatori venne fortemente ridotto, in favore di quello dei reggenti che tuttavia non riuscirono mai a controllare i vari Ras dell'Etiopia che cominciarono a combattersi l'un l'altro per espandere i propri feudi, facendo cadere il paese in una lunga guerra civile.




 A partire dal 1852, il Ras di Qwara, Kassa Hailou, intraprese una grande campagna militare per sconfiggere i signori della guerra e riunificare l'impero: l'impresa venne completata nel 1855, con la sua incoronazione a imperatore sotto il nome di Tewodros II. Il nuovo sovrano per la prima volta nella storia etiope non era un membro della dinastia salomonica; infatti solo nel 1889 con la salita al potere di Menelik II si ristabilì la continuità dinastica sul trono d'Etiopia.




 Nonostante ciò, Tewodros II inaugurò un importante processo di modernizzazione dello stato etiope che sarà seguito anche dai suoi successori.



Nel 1930 salì al potere l'imperatore Hailè Selassiè che dovette prima affrontare l'invasione italiana del 1936, che ridusse il suo paese in una colonia, e successivamente l'esilio in Inghilterra fino al 1941, anno in cui gli Alleati presero il controllo del Corno d'Africa.





 Negli anni settanta il negus, ormai ottantenne, negò l'esistenza della carestia che sta decimando le regioni di Wollo e del Tigray e si rifiutò di intervenire. Per l'esercito, già da anni in agitazione, fu il pretesto per agire: nel 1974 mise in atto un colpo di stato e rovesciò la monarchia, incarcerando l'imperatore, e proclamando la nascita del Derg. Inizialmente la giunta militare offrì il titolo di Re al figlio di Hailè Selassiè, ma dopo un suo duro comunicato radio diffuso dell'Inghilterra (dove era in esilio) contro i generali etiopi, essa venne ritirata. I membri della famiglia imperiale che si trovavano in Etiopia vennero sistematicamente incarcerati, per essere rilasciati tutti solo nel 1989; nell'aprile dello stesso anno al principe ereditario Asfaw Wossen venne conferito il titolo di "Imperatore d'Etiopia", dai membri della comunità etiope a Londra. Nel 1991 il regime del Derg venne abbattuto dai ribelli dell'EPRDF che proclamarono la nascita della repubblica e Amha Selassie fondò il Moa Anbessa Party per promuovere la restaurazione della monarchia in Etiopia e quindi il suo ritorno in patria; tuttavia, nonostante i suoi sforzi, nella Costituzione del 1995 venne riconfermato l'abolizione dell'istituto monarchico. Nel 1997 moriva dopo una lunga malattia lo stesso Amha Selassie che venne seppellito con tutti gli onori nella Cattedrale della Santa Trinità di Addis Abeba alla presenza del Patriarca di Etiopia, Abuna Paulos: suo figlio, Zera Yacoub Amha Selassie è l'attuale capo della famiglia imperiale salomonica.


Genealogia (1790-2010)[modifica | modifica sorgente]

Sahle Selassié (1795-1847)
= Woizero Bezabesh
│
├──  Haile Melekot (1824-1855)
│    = Ejigayehu
│    │
│    └── Menelik II (1844-1913)
│        = Altash Tewodros
│        = Befana Gatchew
│        = Taytu Betul
│        + Abechi
│        │
│        └── Zewditu I (1876-1930)
│               = Araya Selassie Yohannes
│               = Gugsa Welle
│
│        + ?
│        │
│        └── Shoagarad Menelik (1867-?)
│            = Wedadjo Gobena
│            │
│            └── Wosan Seged
│
│            = Mikael di Wello
│            │
│            ├── Zenebework
│            │
│            └── Iyasu V (1895-1935)
│
├── Seyfu (1828-?)
│
└── Tenagnework
    = Woldemikael Guddessa
    │
    ├── Haylie Guddisa
    │
    └── Ras Mekonnen Welde Mikaél (1852-1906)
        = Yeshimebet Ali
        │
        └── Hailé Selassié I (1892-1975)
            = Menen Asfaw
            │
            ├── Tenagnework (1916-2003)
            │   = Desta Damtew
            │
            ├── Amha Selassie I (1916-1997)
            │   = Wolete Israel Seyoum
            │   │
            │   └── Ijigayehu (1933-1977)
            │
            │   = Medferiashwork Abebe
            │   │
            │   ├── Maryam Senna
            │   │   = Seyfu Zewde
            │   │
            │   ├── Sehin Azebe
            │   │
            │   ├── Sifrash Bizu
            │   │
            │   └── Zera Yacobe (1953-viv.)
            │       = ?
            │       │
            │       └── Lideta
            │
            ├── Tsehai (?-1942)
            │
            ├── Zenebework (?-1933)
            │   = Haile Selassie Gugsa
            │
            ├── Makkonen (1923-1957)
            │   = Sarah Zigaw
            │   │
            │   ├── Wossen Seged
            │   │
            │   ├── Mikael
            │   │
            │   ├── Tefferi
            │   │
            │   ├── Beede Mariam
            │   │
            │   └── Dawit
            │
            └── Sahle (1931-1962)
                = Mahisente Habte Mariam
                │
                └── Ermias (1960-viv.)
                    = Gelila Fiseha
                    │
                    ├── Christian
                    │
                    └── Rafael
= Woizero Bezabesh
│
└── Hailé Mikael (1827-?)






La reggia di Fontainebleau







Il castello di Fontainebleau è un castello rinascimentale situato a Fontainebleau. Dimora dei sovrani di Francia da Francesco I a Napoleone III, la struttura riflette nella sua complessità le varie epoche in cui è stato abitato.


Dal 1981 il castello ed il suo enorme parco sono iscritti alla lista del Patrimonio dell'umanità UNESCO.
L'edificio è contornato da una serie di giardini. La città di Fontainebleau è cresciuta attorno alle rovine della foresta di Fontainebleau, ex parco reale dedicato alla caccia.

Parte sinistra della Corte d'Onore
Questo castello introdusse in Francia il manierismo italiano applicato alle decorazioni interne, ed alla storia del giardinaggio. Il manierismo francese degli interni del XVI secolo è noto con il termine di "stile Fontainebleau": combina scultura, lavori in ferro battuto, pittura, stucco ed intarsi, mentre per gli esterni introdusse i giardini parterre. Lo stile Fontainebleau unì pitture allegoriche e forme plastiche, oltre ad arabeschi e grottesche. Gli ideali di bellezza femminile privilegiano piccole teste sopra lunghi colli, torsi esageratamente lunghi, seni piccoli ed un ritorno alla bellezza del tardo gotico. Le nuove opere di Fontainebleau sono famose per mostrare incisioni raffinate e dettagliate, ricercate tra amanti ed artisti. Grazie alle incisioni della "Scuola di Fontainebleau" questo nuovo stile venne esportato negli stati dell'Europa centro-settentrionale, soprattutto ad Anversa ed in Germania, per poi raggiungere anche Londra.

Il vecchio castello presente su questo sito era già usato alla fine del XII secolo da re Luigi VII, per conto del quale san Tommaso Becket consacrò la cappella. Fontainebleau era una residenze preferite da Filippo Augusto e da Luigi IX. Il creatore dell'attuale costruzione fu Francesco I, che fece erigere a Gilles le Breton la maggior parte degli edifici dellaCour Ovale, tra cui la Porte Dorée, entrata meridionale. Il re invitò in Francia anche l'architetto Sebastiano Serlio e Leonardo da Vinci. La galleria di Francesco I, con i suoi affreschiincorniciati in stucco da Rosso Fiorentino, venne creata tra il 1532 ed il 1539, e rappresentavano la prima grande galleria decorata della Francia. Il Rinascimento arrivò in Francia passando per Fontainebleau. La Salle des Fêtes, durante il regno di Enrico II, venne decorata da pittori manieristi italiani, Francesco Primaticcio e Nicolò dell'Abate. La Ninfa di Fontainbleau di Benvenuto Cellini, commissionata per il castello, si trova oggi presso il museo del Louvre.
Un'altra importante fase edilizia venne svolta da Enrico II di Francia e da Caterina de' Medici, che incaricarono gli architetti Philibert de l'Orme e Jean Bullant. Alla versione di Francesco I ed Enrico II, Enrico IV aggiunse la corte che porta il suo nome, Cour des Princes, inserendo la Galerie de Diane de Poitiers e la Galerie des Cerfs, utilizzata come biblioteca. Decoratori della "seconda scuola di Fontainebleau", meno ambiziosi dei predecessori, si svilupparono partendo da questi progetti. Enrico IV fece passare in mezzo al parco un canale da 1200 metri (tuttora pescoso) ed ordinò di piantare pini, olmi e piante da frutto. Il parco copre 80 ettari, è cintato da mura e costellato da sentieri rettilinei. Il giardiniere di Enrico IV, Claude Mollet, che aveva fatto esperienza presso il castello di Anet, creò degli ottimi parterre. Tre secoli dopo il castello cadde in disuso; durante la rivoluzione francese molti arredi originali vennero venduti, così come i contenuti di molti altri castelli reali, nel tentativo di recuperare soldi per lo Stato, e di evitare il futuro ritorno dei Borbone. Nonostante questo l'imperatore Napoleone Bonaparte iniziò a trasformare il castello di Fontainebleau nel simbolo della sua grandezza, quale alternativa a quello vuoto di Versailles. A Fontainebleau Napoleone congedò la Vecchia Guardia andando in esilio nel 1814. Attraverso le modifiche alla sua struttura, tra cui l'entrata in ciottolato, grazie a Napoleone il castello è oggi visitabile. Fontainebleau fu la corte del secondo Impero francese, retto dal nipote Napoleone III.



Filippo il BelloEnrico III e Luigi XIII nacquero tutti all'interno del palazzo, ed il primo vi morì anche. Cristina di Svezia visse qui per anni dopo la sua abdicazione del 1654. Nel 1685 Fontainebleau ospitò la firma dell'Editto di Fontainebleau, che revocò quello di Nantes (1598). Gli ospiti reali dei re Borboni venivano ospitati a Fontainebleau: Pietro il Grande di Russia, Cristiano VII di Danimarca e, durante il regno di Napoleone, anche papa Pio VII. Nel 1804 il papa venne qui per consacrare l'imperatore Napoleone, e vi tornò nel 1812–1814, quando fu prigioniero di Napoleone.
Oggi una parte del castello ospita le Scuole di Fontainebleau: arte, architettura e musica per studenti statunitensi. Al piano terra è ben conservato il campo di Pallacorda (antenato del tennis) di Enrico IV. È il più grande campo al mondo di pallacorda, ed anche uno dei pochi di proprietà pubblica.
Il pianista e compositore Jazz Tadd Dameron scrisse la composizione "Fontainebleau" dopo una sua visita a palazzo.


Garden
















Giardini preraffaelliti 2



Flora e lo Zefiro, John William Watherouse, 1898, olio su tela, 114,2 x 73,6 cm, collezione privata.


Waterhouse prende spunto per il soggetto dai “Fasti” di Ovidio, che indaga la mitologia e rivisita le leggende storiche di Roma, associate a specifici periodi dell’anno. Nei versi 195-375 del capitolo V, è Flora stessa a parlare, raccontando del suo rapimento e del matrimonio con Zefiro , dio del vento. La dea romana delle piante e dei fiori (poi identificata con la “primavera”) è in origine una ninfa chiamata Clori, e quando Zefiro, fratello di Borea la vede, se ne innamora e decide di rapirla per farla diventare sua moglie, e come dimostrazione d’amore le concede di regnare sui fiori dei giardini e dei campi. Waterhouse rappresenta il momento in cui il dio vede per la prima volta la ninfa e se ne innamora perdutamente; la giovane sta raccogliendo fiori di campo con le sue ancelle e i bambini. Zefiro, seguito dai compagni alati, vola verso la ninfa e la circonda con una ghirlanda di fiori bianchi. Il dipinto viene esposto alla Royal Accademy e ottiene un grande successo. In particolare colpisce la luminosità eccezionale e lo splendore delle figure sognanti, prima fra tutti la ninfa; come per la figura di Hylas, dipinta l’anno precedente, Flora affronta il suo destino incerto con un misto di allarme ed eccitazione, in una forte tensione psicologica ed esaltazione frenetica che raramente riuscirà ancora a raggiungere.

 Il risveglio di Adone, John William Waterhouse, 1900ca, olio su tela, 95,9 x 188 cm, Londra, collezione privata The Maas Gallery.



Nella mitologia greca, Adone è un giovane di straordinaria bellezza, il favorito della dea Afrodite. Essa, affascinata da lui, mette Adone neonato in una cassa e lo consegna alle cure di Persefone, la regina degli inferi, che in seguito si rifiuterà di rinunciare a lui. Afrodite allora lancia un appello a Zeus, re degli dei, che decide che Adone dovrà trascorrere un terzo dell'anno con Persefone, un terzo con Afrodite e il terzo a sua scelta. Adone diventa un appassionato cacciatore, e viene ucciso da un cinghiale inviato da Apollo, amante geloso, durante la caccia. Dal sangue del giovane morente crescono gli anemoni e da quello della dea, ferita tra i rovi mentre era corsa a soccorrerlo, le rose rosse. Zeus commosso per il dolore di Afrodite concesse ad Adone di rivivere ed ella lo risveglia con un bacio.


 Mia dolce rosa, John William Waterhouse, 1908, olio su tela, 91,4 x 61 cm, collezione privata.


A differenza della maggior parte delle opere di Waterhouse, “Mia dolce rosa” non è tratto da un racconto mitologico o medievale ma ispirato ad una poesia di Tennyson, intitolata “Vieni in giardino, Maud”.
Il tema è però uno dei suoi preferiti, ossia l’amore perduto o non corrisposto. Waterhouse è interessato alla donna della società vittoriana, che per la prima volta riesce ad essere attiva e ad acquistare diritti politici; nonostante le sue donne siano sempre imprigionate o intrappolate, appaiono sempre potenti e risolute. “Mia dolce rosa” non fa eccezione: sotto l’aspetto delicato della donna si cela la sensualità e il desiderio, suggerito dalla posizione languida contro il muro e dalla mano che lo sfiora.
 
Cogliete le rose finché potete, John William Waterhouse, 1908, olio su tela, 61,6 x 45,7 cm, collezione privata.


Il dipinto, che dimostra ancora una volta quanto Waterhouse ami i fiori, si ispira ad una famosa poesia di Robert Herrick, “Alle vergini, perché facciano buon uso del loro tempo” che ricorda alle giovani quanto sia effimera la loro bellezza:

“Cogliete le rose finché potete,
Il Vecchio Tempo ancora vola,
E lo stesso fiore che oggi sorride,
Domani sarà morto

La gloriosa lampada del cielo, il Sole,
Diviene sempre più alta,
Presto la sua corsa sarà compiuta,
Ed è prossimo a tramontare.

Quell'età che è la prima è la migliore,
Quando la giovinezza e il sangue sono più caldi;
Ma essendo trascorsa, il peggio, il peggior
Tempo già subentra al precedente.

Quindi non siate riluttanti, ma usate il vostro tempo
E finché potete, sposatevi;
Perché, avendo perduto una volta il primo,
Potreste attardarvi per sempre.”