giovedì 12 giugno 2014

Mappe geopolitiche e storiche del Brasile (parte seconda)




Fin dall'inizio della colonizzazione portoghese, il Brasile fu teatro di rivolte e di movimenti di resistenza degli indigeni, che si unirono poi agli schiavi africani. Alla fine del XVII secolo l'arrivo di un sempre maggior numero di coloni dal Portogallo favorì la formazione dei primi movimenti contro laCorona Portoghese stessa. Alcune di queste guerre furono causate dalla crescita economica, come la Rivolta di Backman nel 1684. Poco più tardi furono fondati due movimenti che si proponevano di programmare l'indipendenza: la Inconfidência Mineira e la Conjuração Baiana. Il primo nacque dalla minoranza creola nella zona del Minas Gerais: nella seconda metà del XVIII secolo, con la perdità di produttività da parte delle miniere, era divenuto difficile pagare tutte le imposte che la Corona Portoghese esigeva. Inoltre il governo portoghese aveva imposto la derrama, una tassa che prevedeva che tutta la popolazione, inclusi coloro che non erano minatori, versasse una cifra pari al 20% del valore dell'oro estratto. I coloni insorsero e iniziarono a cospirare contro il Portogallo. La cospirazione si proponeva di eliminare la dominazione portoghese e creare uno Stato libero. La forma di governo doveva essere quella della Repubblica, ispirata alle idee illuministe, che si andavano diffondendo inEuropa e in particolare in Francia, e che avevano recentemente portato, dopo la guerra d'indipendenza americana, alla nascita degli Stati Uniti d'America. I leader del movimento furono però catturati e inviati a Rio de Janeiro, dove furono condannati a morte e giustiziati. La Congiura Baiana, invece, fu un movimento che partì dalla fascia più umile della popolazione di Bahia, e che vide una grande partecipazione da parte di neri e mulatti. I rivoltosi volevano l'abolizione della schiavitù, l'istituzione di un governo egualitario e l'instaurazione di una Repubblica a Bahia.
Tra il 1756 e il 1777 il marchese di Pombal attuò una politica riformatrice, accentrando il potere politico-amministrativo nelle mani del viceré (il Brasile era stato costituito in Viceregno nel 1717) a scapito dei donatários e deiGesuiti che furono espulsi nel 1759. Nel 1763 la capitale fu trasferita a Rio de Janeiro e nel 1775 venne abolita la schiavitù degli indios.

Nel 1807, l'invasione da parte delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte obbligò il re del Portogallo Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel 1808 il re giunse a Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un'alleanza difensiva con l'Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale durante il viaggio). Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo status di colonia del paese. Questo fatto irritò coloro che esigevano il ritorno di Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel 1821 il re decise allora di lasciare suo figlio Pietro come reggente del Brasile, mentre egli rientrò a Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile, nel cosiddetto Dia do Fico (che letteralmente significa giorno di "io resto", in portoghese "Eu fico"). Il Portogallo, che si trovava già in condizioni abbastanza difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l'indipendenza il 7 settembre del 1822. Tuttavia, negli anni in cui Giovanni VI risiedeva in Brasile questo allargò i propri confini con la Guerra contro Artigas (1816-1820), che portò all'annessione della Provincia Cisplatina, l'odierno Uruguay.


Dopo la separazione dal Portogallo il Brasile si trasformò in una monarchia costituzionale. Pietro I, alla morte del padre, tornò in Portogallo per assicurare la successione al trono a sua figliaMaria II del Portogallo. Il figlio di Pietro I, Pietro II, a soli quattordici anni fu incoronato come nuovo imperatore del Brasile nel 1831, dopo l'abdicazione del padre. Tra il 1825 e il 1828 si combatté una guerra con l'Argentina per il possesso della Banda Oriental, che si concluse con il raggiungimento dell'indipendenza da parte dell'Uruguay (che si era separato dal Brasile per unirsi all'Argentina pochi anni prima). Tra il 1836 e il 1842 si verificò un tentativo secessionista della Repubblica del Rio Grande do Sul, al quale partecipò anche Giuseppe Garibaldi. Dal1850 al 1852 il Brasile, fattosi sostenitore dei movimenti liberali moderati, si alleò con l'Uruguay e sostenne una nuova guerra contro l'Argentina contribuendo alla caduta del dittatorea rgentino Juan Manuel de Rosas.
Il 1860 fu un anno di fondamentale importanza per lo sviluppo economico, in quanto si introdusse la coltura del caffè nelle province di Rio de Janeiro e di San Paolo. Nel Sudeste i baroni del caffè superarono così gli antichi coltivatori del cotone e di canna da zucchero, mentre cominciava a farsi sentire anche un notevole afflusso di genti europee che immigravano nel paese, soprattutto italiani.
Tra il 1865 e il 1870 l'Argentina, l'Uruguay e il Brasile combatterono una guerra contro il Paraguay, che si concluse con la perdita, da parte del Paraguay stesso, delle regioni a nord del fiume Apa. A partire dal 1870 si registrò una notevole crescita dei movimenti repubblicani, che nel 1888 ottennero l'abolizione della schiavitù. Nel 1889, infine, scoppiò una rivoluzione incruenta che costrinse Pietro II ad abdicare: venne proclamata la Repubblica, e si adottò la Costituzione federale. Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica era così ultimato, senza alcun ricorso alla violenza. La famiglia imperiale, infatti, poté in tutta sicurezza tornare in Europa.

Da allora la Repubblica del Brasile vide un susseguirsi di colpi di stato militari, l'ultimo dei quali, il 31 marzo 1964 destituì João Goulart e instaurò un regime dittatoriale. Il primo presidente militare ad essere eletto fu il maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco che sciolse tutti i partiti politici e inaugurò la dittatura detta dei gorilas, adottando una politica di liberismo economico che causò l'accentuamento delle sperequazioni sociali. Nel 1969 salì alla presidenza il generale Emílio Garrastazu Médici, che diede inizio ad una nuova fase di incremento industriale ed economico, facendo parlare di un miracolo economico brasiliano che però si spense successivamente con la crisi petrolifera del 1973. Dal 1974 al 1979 la presidenza passò a Ernesto Geisel che dichiarò legale solo il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB). Dal 1979 al 1985 fu in carica il presidente João Baptista de Oliveira Figueiredo: egli promulgò una legge elettorale che rese legali tutti i partiti politici tranne quello comunista, e praticò una forte riduzione dei salari atta a frenare la spinta inflazionistica. Essa, però, portò allo scatenarsi di grandi manifestazioni di piazza che furono represse con la forza (1980). Il periodo della dittatura militare finì nel 1984, con le grandi manifestazioni di Rio de Janeiro e San Paolo: il governo militare fu da esse costretto a concedere il ritorno ad elezioni democratiche, che la popolazione reclamava.


Nel 1985 fu eletto Tancredo Neves, candidato dell'PMDB, ma morì tre mesi dopo. Il suo vicepresidente José Sarney assunse la presidenza della repubblica. Egli attuò un programma di consolidamento della democrazia, anche se le difficoltà finanziarie erano in crescita, insieme alle tensioni sociali.
Lula da Silva
Nel 1989 si svolsero le prime elezioni libere dopo 25 anni di dittatura, che furono vinte da Fernando Collor de Mello, leader del nuovo Partito di Ricostruzione Nazionale, tendenzialmente liberal-conservatore. Nel 1991 il Brasile diede vita all'alleanza economica chiamata Mercosur assieme ad Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 1992 il presidente Collor fu destituito con l'accusa di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta.
Dal 1992 al 1995 ci fu la presidenza di Itamar Augusto Cautiero Franco che organizzò un referendum costituzionale. Questo, svoltosi il 21 aprile 1993, confermò il regime presidenziale proclamato nel 1988.
Nel 1995 Fernando Henrique Cardoso conquistò la presidenza e attuò riforme (largamente consigliate dal fondo monetario internazionale) che prevedevano la privatizzazione delle imprese e il rigore finanziario ("PLAN REAL"). Queste ebbero un forte impatto negativo sulla popolazione più povera, oltre che aggravare la polarizzazione della ricchezza già presente massicciamente nel paese. Nel 1997 ottenne un emendamento costituzionale a lui favorevole, che gli permise così di ricandidarsi alla presidenza. Nel 1998 si registrarono delle considerevoli fughe di capitali che gettarono il Paese nel caos. Cardoso, rieletto, si appellò al Fondo Monetario Internazionale e riuscì a far approvare un piano di intervento triennale per il Brasile, ma ciò indebitò il paese di altri 41,5 miliardi di dollari. Infine, Cardoso confermò la presenza brasiliana nel Mercosur. Tra il 2000 e il 2001 il Brasile festeggiò il suo 500º anniversario della scoperta. L'evento, particolarmente significativo, fu causa di alcune manifestazioni di protesta da parte degli indios, da sempre relegati ai margini del sistema statale.
La presidente in carica Dilma Rousseff
Nelle elezioni presidenziali del 2002-2003 si affermò Luiz Inácio Lula da Silva. Il nuovo presidente, esponente del partito operaio (Partido dos Trabalhadores PT) ha rappresentato una svolta nella politica brasiliana, in precedenza allineata alle scelte del Fondo Monetario Internazionale di cui il Brasile era debitore, in particolare ha contribuito a rilanciare il Mercosur a discapito dell'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti. Il suo programma, che ha garantito provvedimenti volti a favorire la giustizia sociale e a risollevare l'economia dissestata, riscosse ampi consensi, in particolare tra i meno agiati. Tuttavia la sua politica di equilibrismo tra gli interessi del capitale (industriale agrario e finanziario) e le aspettative di lavoratori e braccianti agricoli (sem terra) ha frenato l'auspicata rivoluzione dei rapporti sociali, la protesta degli strati più poveri della popolazione riesplose di fronte al nuovo piano economico. Venne quindi approvata una riforma delle pensioni e varato il programma Fame zero riassunto nel motto: "3 pasti al giorno per tutti" per affrontare il problema della denutrizione diffusa in tutto il Paese. Nel 2004 il Brasile fondò con gli altri Paesi dell'America Latina la Comunità delle Nazioni del Sud America. Dal 2003 è stato istituito il "bolsa familia", che garantisce una rendita anche se minima a molte persone bisognose, questo sta aiutando molti a uscire della linea della povertà assoluta. Il "bolsa familia" è riconosciuto mondialmente come uno dei migliori piani d'aiuto alla popolazione bisognosa fatto da un governo.[17] Nelle elezioni del 2010 Dilma Rousseff, anch'essa esponente del partito operaio, con un passato da ex guerrigliera imprigionata durante la dittatura ed ex Ministro dell'Energia e delle Miniere durante il governo di Lula, è stata eletta presidente.



Mappe geopolitiche e storiche del Brasile (parte prima)



Il Brasile conta molto in un subcontinente che conta poco.


Domina il Sudamerica, spazio secondario nel planisfero geopolitico presente e passato. È uno Stato di dimensioni continentali al centro di quell’America Minor, tra Rio Grande e Patagonia, che vista da Washington resta periferia imperiale.

Può dunque sentirsi «gigante per sua propria natura», come vuole l’inno nazionale, e insieme soffrire del «complesso del bastardino», stigma coniato sotto l’effetto della «Hiroshima brasiliana»: ilMaracanaço, l’inconcepibile sconfitta casalinga contro l’Uruguay nella finale della Coppa del Mondo del 1950, quando l’intera nazione precipitò dalla festa al lutto.

Essere il centro di una periferia implica qualche sbalzo d’umore. A seconda delle fasi e delle occasioni l’accento cade sul primo o sul secondo riferimento.

Il saggista José Miguel Wisnik è arrivato a stabilire una legge storica, per cui «la memoria collettiva brasiliana è demarcata e suddivisa (...) dalle Coppe del Mondo di calcio».

Il gioco è la realtà. Spiega Wisnik: «Invece di sottoporre il piacere alla prova della realtà, è la realtà a essere sottoposta alla prova del piacere».

Vittorie e sconfitte calcistiche ritmano la storia del Brasile. Nulla di troppo strano in una ex colonia portoghese che, a differenza di alcune consorelle di matrice ispanica, fu prima Stato che nazione.


E si sente nazione, a intermittenza, anche grazie alla passione agglutinante per o jogo bonito (Pelé).



“Progetti di interconnessione sudamericana”, di Laura Canali, presenta i grandi assi di sviluppo infrastrutturale sudamericani, con -linee nere continue - i progetti già realizzati.

“La bonifica delle favelas”, di Laura Canali, è una delle carte a colori tratte dall’editoriale di Lucio Caracciolo, “Quando i cobra fumano”. Presenta una mappa di Rio de Janeiro, con i suoi quartieri e le favelas, alcune pacificate, altre fuori controllo.

Il Brasile (nome ufficiale in portoghese República Federativa do BrasilRepubblica Federativa del Brasile) è una repubblica federale dell'America Meridionale. Con una superficie stimata di oltre 8,5 milioni di km², è il quinto paese più grande del mondo per superficie totale (pari al 47% del territorio sudamericano). È bagnato dall'Oceano Atlantico a est, a nord confina con il dipartimento francese d'oltremare della Guyana franceseSurinameGuyana e Venezuela, a nord-ovest con la Colombia, a ovest con il Perù e la Bolivia, a sud-est con ilParaguay e l'Argentina, ed a sud con l'Uruguay. Confina con tutti i paesi del Sud America, tranne Ecuador e Cile.
La maggior parte del paese si trova nella zona tropicale, dove le stagioni non sono particolarmente ostili dal punto di vista climatico. La foresta amazzonica copre 3,6 milioni di km quadrati del suo territorio e grazie alla sua vegetazione e al clima, è uno dei paesi con il maggior numero di specie di animali nel mondo. Il Brasile, precedentemente abitato daindigeni, fu scoperto dagli europei nel 1500, da una spedizione portoghese guidata da Pedro Alvares Cabral. Dopo il trattato di Tordesillas, il territorio brasiliano fece parte del Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarve, che ottenne l'indipendenza il 7 settembre 1822. In seguito il paese divenne un impero per poi diventare finalmente una repubblica[6]. La sua prima capitale fu Salvador, che fu sostituita da Rio de Janeiro fino a quando non si fece una nuova capitale, Brasilia. La sua attuale Costituzione, formulata nel 1988, definisce il Brasile come una Repubblica federale presidenziale. La Federazione è formata dall'unione del Distretto Federale, da 26 Stati federati e 5565 comuni..
Anche se i suoi oltre 192 milioni di abitanti rendono il Brasile il quinto paese più popoloso del mondo, complessivamente il Brasile ha una bassa densità di popolazione. Questo perché la maggior parte della popolazione è concentrata lungo la costa, mentre nell'entroterra esistono ancora enormi lacune demografiche. La lingua ufficiale è il portoghese. La religione più seguita è il cattolicesimo, il che fa sì che il Brasile sia lo stato con il maggior numero di cattolici al mondo, seguita da una crescita notevole del pentecostalismo. La società brasiliana è considerata una società multietnica, essendo formata dai discendenti di europeiindigeniafricani e asiatici.
L'economia brasiliana è la più grande in America Latina e la settima più grande al mondo sia in termini di Pil nominale che per potere d'acquisto (PPP). Il Brasile è una delle economie a più rapida crescita economica e le riforme economiche hanno dato un nuovo riconoscimento a livello internazionale al paese, sia in ambito regionale che mondiale. Il Brasile è membro fondatore dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), della Comunità dei Paesi di lingua portoghese (CPLP), dell'Unione latina, dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS), dell'Organizzazione degli Stati ibero-americani (OEI), del Mercosul e dell'Unione delle nazioni sudamericane (UNASUR), ed è uno dei paesi del G20 e del BRICS.


Le origini del nome Brasile non sono del tutto chiarite: un'ipotesi è che esso derivi da "Pau brasil" il nome popolare in portoghese della Caesalpinia echinata, un albero della famiglia delle Fabaceae nativo della foresta vergine (Mata Atlântica) che ricopriva completamente le regioni litoranee del Brasile. Il nome “pau brasil” significa, letteralmente, “albero brasil”. La parola brasil potrebbe derivare dal colore rosso brace (brasa in portoghese) della resina del legno di questo albero o dal fatto che il Paese venisse sfruttato in origine come rifornimento di "legna da bruciare", come sostiene Claude Lévi-Strauss in Tristi tropici.
Un'altra ipotesi è quella che deriva dal tempo successivo alla colonizzazione portoghese, quando alcuni naviganti parlavano di un'isola immaginaria al largo delle coste dell'Irlanda, chiamata Hy Brazil e che sarebbe stata in mezzo all'Atlantico; alcuni scrittori del XX secolo, tra cui Gustavo Barroso, hanno difeso la teoria che il nome del territorio dipendesse da questo piuttosto che dall'albero.


Il navigatore che per primo esplorò le coste del Brasile fu il fiorentino Amerigo Vespucci, nel 1499, seguito dallo spagnolo Vicente Yáñez Pinzón nel 1500. Vespucci fu il primo europeo a distinguere l'estuario del Rio delle Amazzoni, e raggiunse il cabo San Agustin. La scoperta ufficiale del Brasile avvenne il 22 aprile del 1500, per opera dell'esploratore portoghesePedro Álvares Cabral, che arrivò nella zona dove oggi si trova Porto Seguro, nello Stato di Bahia.
La colonizzazione vera e propria ebbe però inizio nel 1530; i regnanti portoghesi, preoccupati dalle invasioni di naviganti e pirati nelle terre lasciate fuori dal Trattato di Tordesillas, inviarono in Brasile Martim Alfonso de Sousa con l'intenzione di colonizzare velocemente le nuove terre. Nel 1532 venne fondata São Vicente, che fu la prima città fondata dai portoghesi. Nel 1534, il re del Portogallo Giovanni III divise il Brasile in 12 territori (i capitanias) e li concesse a nobili affidatari (i donatários), che di fatto però diventarono signori feudali. Nel 1548, per paura di una secessione, Giovanni III inviò in Brasile come governatore generale Tomé de Sousa, che il 29 marzo del 1549 fondò la capitale São Salvador da Bahia de Todos os Santos. Con l'inizio della colonizzazione ci furono alcuni tentativi di insediamento anche da parte di francesi e olandesi. I francesi, in particolare, tra il 1555 e il 1567, tentarono di stabilirsi nella zona dell'attuale Rio de Janeiro per poi spostarsi dal 1612 al 1614 nell'attuale São Luis, prima di essere definitivamente scacciati.

Garden design
































Il canale Milano-Venezia: mappe della via d'acqua che collega l'Expo al Mose





La notizia di oggi è che i due scandali del momento, e cioè la corruzione e le tangenti nell'Expo di Milano e nel Mose di Venezia hanno un collegamento, che non è solo simbolico, ma concreto, e cioè il progetto di una  bonifica delle zone industriali dismesse del milanese per creare via d'acqua che torni a collegare il capoluogo lombardo con quello veneto. In questo ambito i magistrati ipotizzano che i curatori del progetto di bonifica della zona circostante l'Expo si sarebbe ispirato al consorzio di bonifica Venezia Nuova.



Un nuovo canale, che attingerà acqua dal canale Villoresi, collegherà l'Expo, i Navigli, il Po e la Laguna Veneta.











L'idea in sé è buona: Milano tornerebbe ad essere raggiungibile via acqua, e questo favorirebbe sia il commercio che il turismo. La domanda è se tutto questo poteva essere fatto senza bisogno di ricorrere alle mazzette. Si può eludere il ginepraio di leggi e di ostacoli burocratici attraverso la corruzione? E' ovviamente una domanda retorica che sottolinea come, per l'ennesima volta, si sia data la risposta sbagliata ad un problema giusto e reale.












Milano ha una lunga storia di città fluviale e canalizzata



In questo contesto si inserisce il progetto del canale dell'Expo






Gothian (seconda edizione). Capitolo 5. Alienor e re Kerelik



Re Kerelic di Alfarian era noto per la sua straordinaria bellezza, derivante dal sangue elfico che scorreva nelle vene degli Alfar, il popolo nato dalla fusione tra i popoli nordici e le entità angeliche che li avevano salvati dal Grande Cataclisma, millenni prima, quando la civiltà umana aveva rischiato l'estinzione e il volto stesso della terra era cambiato.
Kerelik aveva trasmesso tale bellezza alla figlia Alienor, che però non sapeva che farsene, non avendo il permesso di accettare il corteggiamento di coloro che le piacevano, ma che non erano graditi al re. E in quel momento c’era un solo pretendente che il re degli Alfar era disposto ad accettare come fidanzato di Alienor, e cioè Elner XI Eclionner, imperatore dei Lathear. 
Quando Alienor si avvicinò alla scrivania di suo padre, il re le fece cenno di sedersi in una poltrona davanti a lui. 
«Mia cara» incominciò, non appena ella si fu seduta «ormai è tempo che noi due parliamo con molta calma e serenità di quello che sarà il tuo futuro» 
La principessa capì subito che non c’era più niente da fare. 
Suo padre proseguì: «Come ben sai le trattative per il tuo fidanzamento con il giovane Imperatore dei Lathear sono arrivate ad un punto decisivo>>


«Ma l’Imperatrice Madre si oppone!» obiettò Alienor con l'unico argomento serio di cui potesse disporre.
«E questa sua opposizione sarà la sua rovina!>> esclamò il re <<C'è una cospirazione in atto contro di lei. Il Senato imperiale e l'esercito si stanno accordando, e buona parte del Clero. Secondo i miei informatori, Ellis Eclionner potrebbe essere deposta entro poche settimane!» 
Alienor non ne era convinta:
 «La Vedova Nera è molto potente e astuta, e i suo Servizi Segreti sono diretti da quell'Eunuco terribile... Bial Kyoto...» 
Kerelik si rabbuiò: 
«Dubiti dei miei informatori, Alienor? La tua insolenza non ha limiti!»


«Come la vostra prepotenza, padre! Avete deciso tutto da solo! Non mi avete consultata!»
Kerelik guardò la figlia con stupore, più che con indignazione,come se avesse detto un’assurdità ridicola: 
«Nessuna principessa reale è mai stata consultata in merito alle nozze. La nostra dinastia ha sempre seguito questa regola»
Alienor era furente: 
«Una regola barbara! Una violenza!»
Il re oscillava tra l’incredulità e la rabbia:
 «Chi ti ha messo in testa queste idee? E' stata Marigold di Gothian, vero?»
Era vero, ma la domanda meritava una risposta migliore: 
«Forse la cosa vi stupirà, padre, ma io sono capace di avere idee personali, senza che nessuno me le metta in testa!»
Kerelik sospirò: 
«Alienor, ci sono delle regole che persino i nobili devono rispettare. Anzi, soprattutto i nobili! E in primo luogo la famiglia reale!» 
Lei lo fissò negli occhi: 
«Se questo è il prezzo, non voglio più privilegi! Diseredatemi, purché sia libera di sposare solo un uomo che amo!»



Il re la fissò con sbigottita incredulità:  
«Un uomo che ami? Ma che discorsi sono? Cos’è l’amore? Non troverai mai due persone che siano d’accordo nel definire questa parola! L'amore vero non esiste!»
Alienor si era immaginata quell'obiezione, e Marigold le aveva suggerito la risposta: 
«Amore è quando senti che non puoi vivere senza una persona e che soffriresti immensamente se dovessi perderla»
Kerelik fu colpito da questa definizione così semplice eppure così onnicomprensiva. Per un istante parve sul punto di ricredersi su tutta la faccenda. Il suo amore di padre gli diceva che avrebbe sentito terribilmente la mancanza di Alienor!
Cercò di riprendere il filo del discorso: 
«Ci sono altri valori: l’onore, la gloria, la lealtà, la devozione verso gli dei, la patria e la famiglia!»
Alienor e Marigold avevano previsto anche questa obiezione:
«L’onore e la gloria dei nostri antenati grondano sangue! Dovrei essere fiera di discendere da una stirpe di barbari?»
Kerelik sapeva che Alienor aveva ragione. Doveva trovare altri argomenti, qualcosa che facesse breccia sulla sensibilità della figlia: 
«Se non credi nei valori, Alienor, cerca almeno di credere nella pace! Tu sai bene che l’unica alternativa a questo matrimonio è la guerra. Ellis sta progettando una rivincita contro di noi. Se non la fermiamo adesso, nessuno potrà impedire quel conflitto. Vuoi avere sulla coscienza un'altra Primavera di Sangue? Nemmeno Marigold di Gothian, la Dama Gialla, te lo permetterebbe!»

 

L'obiezione aveva fatto centro:
 «Questo è un ricatto morale, padre!»
Il re si preparò a giocare il suo asso nella manica: 
«No Alienor: è il tuo destino!
I sacerdoti di Atar concordano sul fatto che tu sia la Fanciulla Dorata delle Nevi di cui parlano le profezie...» 
        Alienor lo interruppe: 
«E voi credete a queste superstizioni?» 
Kerelik si infuriò: 
«Non bestemmiare! Nei libri sacri sta scritto che allo scadere del millennio...» 
Per Alienor era troppo: 
«Lo so! L'ho sentito ripetere un centinaio di volte e non ci credo! Arexatan non era il Figlio del Sole. Sono tutte invenzioni per giustificare l'arbitrarietà del potere della Dinastia Eclionner!>>
Queste parole suscitarono la rabbia di Kerelic: 
«Tu preferisci dare credito a Marigold, piuttosto che a tuo padre e ai Libri Sacri degli dei! Ma io ti ripeto ancora una volta che...» Non riuscì a terminare la frase perché in quel momento entrò a sorpresa sua moglie, la bellissima regina Alyx.


Marigold l'aveva informata del colloquio, ed ella si era precipitata a sostenere il re:
 «Figlia mia, ascolta tuo padre! Sarai una grande imperatrice, amata dal popolo e stimata dai nobili: tutto quello che Ellis non è mai riuscita ad essere!» 
Alienor non aveva rapporti di confidenza con la regina. 
Era Marigold che l'aveva allevata. Per Alyx non provava niente: 
«E questo dovrebbe consolarmi, madre?» 
«Ma certo! La gloria e il potere sono inebrianti. Persino l’amore impallidisce davanti a loro» 
Il re apparve imbarazzato dall’intrusione della moglie, ma non disse nulla. 
Alienor non riuscì a nascondere un’espressione di disgusto. 
Mio padre non ha il coraggio di contraddire la vanità di mia madre!
Si sentì improvvisamente senza argomenti: 
«Padre, tu non puoi accettare questi discorsi!» 
Kerelic arrossì cercando inutilmente una mediazione: 
«Noblesse oblige, dicevano gli antichi! La nobiltà ha i suoi obblighi!»
E qui intervenne la regina Alyx: 
«E tu saprai di avere vinto il gioco più importante» 
«Quale gioco?» chiese Alienor.
«L’unico gioco che conta, figlia mia» rispose la regina «il gioco del Trono!» 
Alienor scosse il capo:
 «Madre, io non sono interessata a questo gioco. Il potere attira le personalità patologiche!» 
Kerelic si alzò in piedi, furibondo: 
«Sei tu ad essere malata! E' il veleno della Dama Gialla! E' lei che ti ha messo contro di me! Ma se ne pentirà. La spedirò a Lathéna a farti da serva, e mi libererò di due insolenti in una volta sola! Partirete domani! Ormai è tutto deciso!» 
Alienor era confusa, ma sapeva che il potere aveva realmente corrotto l'animo dei suoi genitori, per cui si sentì improvvisamente un'estranea nella propria stessa casa.
«Se così stanno le cose, padre, non mi lasciate alcuna scelta. Obbedisco alla volontà degli dei e a quella dal re degli Alfar, e al capo della mia famiglia. Ma ricordatevi che da oggi io non ho più dèi, non ho più una patria e non ho più una famiglia!» 

Mappa del mondo nel 1914. Cent'anni fa l'Europa controllava il mondo intero



Si avvicina la data del centenario dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'impero Austro-Ungarico, la cui uccisione, il 28 giugno del 1914, diede inizio al processo che portò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. 
Come si può osservare dalle cartine politiche globali, l'Europa, cento anni fa, controllava, direttamente o indirettamente, tutto il mondo, tramite i suoi imperi coloniali e la sua centralità economica, militare e culturale.







Ma gli eventi compresi tra il 1914 e il 1945, che alcuni storici hanno chiamato "nuova guerra dei 30 anni" e "suicidio dell'Europa", condussero il nostro continente ad una catastrofe umana, militare, politica, economica e sociale che le fece perdere per sempre l'egemonia mondiale.