Premetto che l'hipster style non mi piace e gli hipster non mi stanno particolarmente simpatici, ma siccome questo termine ultimamente è divenuto di moda, mi sono documentato per capire cosa significhi e per trovare delle immagini che rendano l'idea di questo tipo umano.
Negli anni novanta e duemila il termine hipster designava giovani di classe medio-alta, istruiti e abitanti dei grandi centri urbani, che si interessavano alla cultura alternativa (o presunta tale) - “non-mainstream” - come l'indie rock, la musica elettronica, i film d'autore e le tendenze culturali emergenti.
L'hipster postmoderno attuale
si professa metrosexual se non addirittura bisessuale, è un ottimo conoscitore della
lingua inglese, delle tecnologie e dell'informatica, e ama appropriarsi dei codici delle generazioni precedenti, ammantandosi di un caratteristico
stile rétro.
Si serve in negozi di abiti usati, mangia preferibilmente cibo da agricoltura biologica, meglio se coltivato localmente, è vegetariano o vegano, preferisce bere birra locale (o prodotta in proprio) e ama le biciclette a scatto fisso, fixed, che spesso sono ľ unico mezzo di trasporto o vengono comunque usate molto frequentemente.
Spesso lavora nel mondo dell'arte, della musica e della moda, rifiuta i canoni estetici della cultura statunitense, anche se non vuole essere catalogato e elude l'attualità.
Tuttavia il termine hipster ha assunto in questo periodo un'accezione generalmente dispregiativa, per indicare persone che ostentano atteggiamenti pseudo-alternativi, perché in realtà massificati.
Origine del termine
L'etimologia del termine è discussa. Si fa risalire a
hop, un termine gergale per
oppio, oppure alla parola
wolof hip, che significa
vedere o
hipi, che significa
aprire gli occhi.
L'introduzione dei termini
hep e
hip nella
lingua inglese è di origine incerta e sono state proposte numerose teorie. In origine, i jazzisti utilizzavano
hep come termine generico per descrivere gli appassionati di
jazz. Essi e i loro fan venivano definiti
hepcats. Alla fine degli
anni trenta, con la nascita dello
swing,
hip sostituì il termine
hep. Il clarinettista
Artie Shaw descrisse il cantante
Bing Crosby come «il primo bianco hip nato negli Stati Uniti»
Attorno al
1940, fu coniata la parola hipster, che sostituì il termine
hepcat e indicava gli appassionati di bebop e hot jazz, che desideravano distinguersi dai
fan dello swing, che alla fine degli anni quaranta cominciava a essere considerato fuori moda ed era stato svilito da musicisti commerciali come
Lawrence Welk e
Guy Lombardo.
Secondo dopoguerra
La sottocultura
hipster si ampliò rapidamente, assumendo nuove forme dopo la
seconda guerra mondiale, quando al movimento si associò una fiorente scena letteraria.
Jack Kerouac descrisse gli
hipster degli
anni quaranta come anime erranti portatrici di una speciale spiritualità. Fu però
Norman Mailer a dare una definizione precisa del movimento. In un saggio intitolato
Il bianco negro (
1967), Mailer descrisse gli
hipster come
esistenzialisti statunitensi, che vivevano la loro vita circondati dalla morte - annientati dalla guerra atomica o strangolati dal conformismo sociale - e che decidevano di «divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell'io».
Frank Tirro, nel suo libro
Jazz: a History (
1977), definisce in questo modo gli hipster degli
anni quaranta:
« Per l'hipster, Charlie Parker era il modello di riferimento. L'hipster è un uomo sotterraneo, è durante la seconda guerra mondiale ciò che il dadaismo è stato per la prima. È amorale, anarchico, gentile e civilizzato al punto da essere decadente. Si trova sempre dieci passi avanti rispetto agli altri grazie alla sua coscienza. Conosce l'ipocrisia della burocrazia e l'odio implicito nelle religioni, quindi che valori gli restano a parte attraversare l'esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e mostrandosi cool? Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e la trova nel jazz. »
|
Tra XX e XXI secolo
Il termine è stato riattualizzato negli
anni novanta e
duemila, per designare giovani di classe medio-alta, istruiti e abitanti dei grandi centri urbani, che si interessano alla cultura alternativa (o presunta tale) - “non-
mainstream” - come l'
indie rock, la musica elettronica, i film d'autore e le tendenze culturali emergenti.
L'hipster postmoderno è un ottimo conoscitore della
lingua inglese e ama appropriarsi dei codici delle generazioni precedenti, ammantandosi di un caratteristico
stile rétro. Si serve in negozi di abiti usati, mangia preferibilmente cibo da
agricoltura biologica, meglio se coltivato localmente, è
vegetariano o
vegano, preferisce bere birra locale (o prodotta in proprio) e ama le biciclette a scatto fisso, fixed, che spesso sono ľ unico mezzo di trasporto o vengono comunque usate molto frequentemente.. Spesso lavora nel mondo dell'arte, della musica e della moda, rifiuta i canoni estetici della cultura statunitense e sperimenta in campo sessuale. Non vuole essere catalogato e elude l'attualità.
Tuttavia il termine hipster ha assunto in questo periodo un'accezione generalmente dispregiativa, per indicare persone che ostentano atteggiamenti pseudo-alternativi, perché in realtà massificati.
« Gli hipster sono quelli che sogghignano quando dici che ti piacciono i Coldplay. Sono quelli che indossano t-shirt con citazioni tratte da film di cui non hai mai sentito parlare e sono gli unici negliStati Uniti a pensare ancora che la Pabst Blue Ribbon sia un'ottima birra. Indossano cappelli da cowboy o baschi e tutto in loro è attentamente costruito per darti l'idea che non lo sia » |
(Time, July 2009)
|
« Il concetto di ipnagogia ci aiuta a capire o fraintendere qualcosa in più del fenomeno hipster. È ipnagogica l’esperienza subconscia, quasi allucinata, per la quale immagazziniamo, sviluppiamo e tradiamo diverse suggestioni esterne. Nel senso che molti di noi hanno avuto un cugino o un amichetto metallaro che ci violentava con cazzate allora molto affascinati come i dischi dei Sepultura et similia, o abbiamo ascoltato distrattamente motivetti Euro-Dance di scandalosa fattura. Bene, anche se siamo convinti di aver rifiutato in tronco queste influenze, e di seguire altri e più nobili modelli stilistici, ipnagogicamente ne siamo gravidi e presto o tardi le esprimeremo. Perché misceliamo tutto e giochiamo con i fantasmi del passato. » |
(Music Addiction, marzo 2012) |
Aree geografiche
Italia
Il
Sunday Times di
Londra ha definito
Bologna la città italiana degli hipster. Grazie alla presenza di numerosissimi studenti italiani e stranieri, è facile incontrare per strada o nei locali notturni ragazzi inquadrabili con questo termine, in particolar modo in luoghi come la zona universitaria o la "bohemienne
via del Pratello".
Prossimamente dedicherò un post alla moda femminile hipster... e credo che sarà piuttosto interessante, perché nelle donne questo trend funziona decisamente meglio!