venerdì 2 giugno 2017

La psicologia sistemica

Risultati immagini per systemic psychotherapy

Immagine correlata

Con il termine psicologia sistemica si è soliti fare riferimento a quel complesso di ipotesi e ricerche che, nel tentativo di superare l'ottica centrata esclusivamente sull'individuo tipica della psicologia tradizionale, fanno riferimento alla teoria generale dei sistemi di autori come Ludwig von Bertalanffy e alla cibernetica per lo studio della comunicazione e, dunque, della psicologia.
Gli autori principali che hanno fondato questo orientamento, a partire dalla fine degli anni '50 al Mental Research Institute di Palo Alto (v. anche Scuola di Palo Alto), sono Paul Watzlawick e Gregory Bateson.

Opere essenziali

Voci correlate




La Scuola di Palo Alto è una scuola di psicoterapia statunitense che trae il suo nome dalla località californiana dove sorge il Mental Research Institute, centro di ricerca e terapia psicologica fondato da Donald deAvila Jackson nel 1959, a sua volta largamente ispirata dalla Terapia della Gestalt di Fritz Perls.

Le origini

A seguito della persecuzione degli ebrei e della psicoanalisi da parte del nazismo e del fascismo, molti studiosi europei di psicologia si trasferirono negli Stati Uniti, dando origine ad una fiorente scuola di psicoterapia alla quale gli statunitensi si rivolsero in massa. La cosiddetta terapia breve (o brief therapy) è uno dei risultati più significativi fra le innovazioni introdotte dagli psicoterapeuti della Scuola di Palo Alto.
Invece di interessarsi dell'origine storica individuale dei problemi psichici, la psicoterapia breve interviene sui sintomi, per curarli attraverso una focalizzazione dell'intervento terapeutico sui problemi relazionali mostrati dal soggetto, tramite un'attenzione sui processi del "qui ed ora" e sui paradossi logici di autosostentamento della sintomatologia stessa. Il risultato, a volte inatteso, è che spesso anche le cause profonde di tali problemi (psicodinamica) finiscono con l'emergere, integrando ed espandendo la stessa pratica psicoanalitica.
I più noti esponenti sono Gregory BatesonPaul WatzlawickDonald deAvila Jackson, John Weakland, Richard Fish.

Voci correlate


Contributi

Watzlawick portò numerosi contributi allo studio della mente. Sebbene sia ricordato soprattutto per essere l'autore principale di "Pragmatica della comunicazione umana", pietra miliare della psicologia che si occupa degli effetti pratici della comunicazione e che, accanto agli studi di Bateson e del gruppo di Palo Alto, introduce l'approccio sistemico alla psicologia, sono stati fondamentali i suoi contributi più diretti alla psicoterapia, con libri come "Change. La formazione e la soluzione dei problemi" e "Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica". Inoltre, con "La realtà inventata" riunisce una serie di autori che, con i loro scritti, portano incisivi contributi alla teoria costruttivista.

Pragmatica della comunicazione umana

Nel 1967 Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson, pubblicano "Pragmatics of Human Communication. A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes", che riporta appunto gli studi condotti al MRI sugli effetti pragmatici che la comunicazione umana ha sui modelli interattivi e sulle patologie, con una disamina del ruolo dei paradossi comunicativi.
"Due tesi sono centrali in questo libro: 1) il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie) non esiste nell'individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui; 2) è possibile, studiando la comunicazione, individuare delle 'patologie' della comunicazione e dimostrare che sono esse a produrre le interazioni patologiche".[13]
Gli autori aprono il testo con due capitoli tesi a sistematizzare le conoscenze relative alla teoria della comunicazione. La conclusione del primo pone degli importanti presupposti teorici:
  • il concetto di scatola nera: gli autori fanno notare la paradossale autoreferenzialità di discipline come la psicologia e la psichiatria, i cui studiosi studiano la mente con la propria mente. Oltre ai limiti che ciò comporta, l'impossibilità, da un lato, di vedere "il lavoro" della mente e ciò che realmente accade in essa, e il concentrarsi, dall'altro, unicamente sulle informazioni in entrata e con i risultati di questo "lavoro", portò gli studiosi degli anni quaranta—cinquanta (spesso riconducibili a una matrice comportamentista), ad usare il concetto di "scatola nera". Watzlawick e soci adottarono questa visione, sostenendo che anche se non si "escludono interferenze con quanto si verifica 'realmente' all'interno della scatola, le cognizioni che se ne possono trarre non sono indispensabili per studiare la funzione del dispositivo nel sistema più grande di cui fa parte", in modo tale che "non abbiamo bisogno di ricorrere ad alcuna ipotesi intrapsichica (che è fondamentalmente indimostrabile) e possiamo limitarci ad osservare i rapporti di ingresso-uscita, cioè la comunicazione" (tr. it. p. 36).
  • consapevolezza e non consapevolezza: tenendo comunque conto dell'importanza di stabilire se un comportamento sia consapevole, inconsapevole, volontario, involontario o sintomatico, gli autori mostrano come in realtà sia rilevante il "significato" che ad esso viene dato. "Se a qualcuno viene pestato un piede, per lui è molto importante sapere se il comportamento dell'altro è stato intenzionale o involontario. Ma l'opinione che si fa in proposito si basa necessariamente sulla sua valutazione dei motivi dell'altro e quindi su una ipotesi di ciò che passa dentro la testa dell'altro", ipotesi che si dimostra essere "una nozione oggettivamente indecidibile" e che quindi "esula dai fini che si prefigge lo studio della comunicazione umana" (p. 37). Si noti come ciò vale sia nell'attribuzione di significato ai comportamenti nella vita quotidiana, sia nello studio scientifico della mente.
  • presente e passato: riconoscendo senza dubbio il ruolo del passato sul comportamento attuale, nel corso del primo capitolo gli autori mostrano la fallacia e l'assenza di oggettività nel rievocare eventi, unitamente al fatto che "qualunque persona A che parli del suo passato alla persona B è strettamente legata alla relazione in corso tra queste due persone (e ne è determinata)" (p. 37). L'indagine del passato viene ritenuta inattendibile; si preferisce l'osservazione diretta della comunicazione nel suo qui-e-ora (hic et nunc), che permette l'identificazione di modelli di comunicazione utili da un punto di vista diagnostico e per la messa a punto delle più appropriate strategie terapeutiche.
  • causa ed effetto: conclusione logica del precedente presupposto teorico è che le cause di un disturbo perdono importanza, mentre gli effetti ne acquistano notevolmente, difatti, gli effetti che sintomi o disturbi complessi hanno sul contesto, sul sistema in cui si esprimono, fanno assumere al sintomo/disturbo il ruolo di "regola del gioco" (inteso come sequenze di comportamento governate da regole, in linea con la matematica Teoria dei Giochi) giocato in quel particolare contesto. "In genere, riteniamo che il sintomo sia un comportamento i cui effetti influenzano profondamente l'ambiente del malato. A questo proposito si può enunciare una regola empirica: dove resta oscuro il perché? di un comportamento, la domanda a quale scopo? è possibile che dia una risposta valida" (p. 38).
  • la circolarità dei modelli di comunicazione: gli autori attingono alla cibernetica (la disciplina che studia i processi di autoregolazione e comunicazione degli organismi naturali e dei sistemi artificiali) adoperando il concetto di "retroazione", secondo cui "parte dei dati in uscita sono reintrodotti nel sistema come informazione circa l'uscita stessa" (p. 24). Ci troviamo così in sistemi aperti in cui il comportamento a determina b che torna ad influenzare a; ma allora è a ad aver determinato b o viceversa? "È patologica la comunicazione di una data famiglia perché uno dei suoi membri è psicotico, o uno dei suoi membri è psicotico perché la comunicazione è patologica?" (p. 39). Diviene perciò privo di senso parlare del principio o della fine di una catena di eventi: "non c'è fine né principio in un cerchio" (p. 38).
  • la relatività delle nozioni di "normalità" e "anormalità": infine gli autori mostrano come un comportamento acquisisca un senso specifico all'interno del contesto in cui si attua; "sanità" e "insanità" perdono così il loro significato, poiché ciò che è sano in un contesto può non esserlo in un altro, e l'osservatore può giudicare un dato comportamento come "normale" o "anormale" a seconda della sua ottica preconcetta. "Ne consegue che la 'schizofrenia' considerata come una malattia incurabile e progressiva della mente di un individuo e la 'schizofrenia' considerata come l'unica reazione possibile a un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile (una reazione che segue, e perciò perpetua, le regole di tale contesto) sono due cose del tutto diverse" (p. 39).
I presupposti teorici elencati nel primo capitolo del libro aprono la strada a quelli che, ancora attualmente, vengono considerati i fondamentali assiomi della comunicazione umana:
  1. L'impossibilità di non-comunicare
  2. Livelli comunicativi di contenuto e di relazione
  3. La punteggiatura della sequenza di eventi
  4. Comunicazione numerica e analogica
  5. Interazione complementare e simmetrica

Change: la formazione e la soluzione dei problemi

Concetto chiave di questo libro è quello di "tentata soluzione", che raggruppa tutti gli sforzi effettuati per risolvere un problema che in realtà non fanno altro che mantenerlo o crearne uno ex novo.

Il linguaggio del cambiamento

Qui vengono analizzati gli elementi di comunicazione terapeutica, secondo un'impostazione di terapia breve ad approccio strategico.

La realtà inventata

In questo libro verranno dati importanti contributi alla teoria costruttivista.

Note

  1. ^ Titolo originale "How Real is Real?: Confusion, Disinformation, Communication", Vintage Books, 1976, p. XIII
  2. ^ Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Milano: Bur.
  3. ^ Don Jackson Biography
  4. ^ http://www.centroditerapiastrategica.org/journal%20articles/Articoli_Italiano/ray.pdf
  5. ^ a b c d e f Ray, W. (2007). Prefazione. In P. Watzlawick, Guardarsi dentro rende ciechi (pp. 5-9). Milano: Ponte alle Grazie.
  6. ^ a b c d Segal, L. (1995). Terapia breve: il modello del Mental Research Institute. In A.S. Gurman e D.P. Kniskern (a cura di), Manuale di terapia della famiglia (pp. 102-129). Torino: Bollati Boringhieri.
  7. ^ SCUOLA DI PALO ALTO (CALIFORNIA): PAUL WATZLAWICK (1921-2007). Un omaggio di Umberto Galimberti - a cura di Federico La Sala
  8. ^ a b c Palo Alto Online Palo Alto Weekly: Communications theorist Paul Watzlawick dies (April 4, 2007)
  9. ^ a b c d e f http://www.mri.org/pdfs/Paul_Obit_ART.pdf
  10. ^ Galimberti, U. (1999). Enciclopedia di psicologia (voce: Watzlawick, Paul). Torino: Garzanti.
  11. ^ a b Paul Watzlawick - pioneering psychotherapist
  12. ^ v. Bibliografia: "La realtà della realtà"
  13. ^ Karl H. Pribram, nell'aletta dell'edizione italiana Astrolabio, 1971

Bibliografia

  • Watzlawick, P. (1963). A Review of the Double Bind Theory, in Family Process, v. 2, 1, pp. 132–153.
  • Watzlawick, P. (1964). An Anthology of Human Communication. Palo Alto: Science and Behaviour Books.
  • Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D. (1967). Pragmatica della comunicazione umana. Roma: Astrolabio.
  • Watzlawick, P., Weakland, J.H., Fisch, R. (1974). Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.
  • Watzlawick, P. (1976). La realtà della realtà. Roma: Astrolabio.
  • Watzlawick, P. (1977). Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica. Milano: Feltrinelli.
  • Watzlawick, P. (1978). America, istruzioni per l'uso Milano: Feltrinelli.
  • Watzlawick, P., Weakland, J.H. (1978). La prospettiva relazionale. Roma: Astrolabio.
  • Watzlawick, P. (a cura di). (1981). La realtà inventata: contributi al costruttivismo. Milano: Feltrinelli.
  • Watzlawick, P. (1983). Istruzioni per rendersi infelici Milano: Feltrinelli.
  • Watzlawick, P. (1986). Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico Milano: Feltrinelli.
  • Nardone, G., Watzlawick, P. (1990). L'arte del cambiamento. Milano: Ponte alle Grazie.
  • Watzlawick, P. (1991). Il codino del barone di Munchhausen. Ovvero: psicoterapia e realtà. Saggi e relazioni. Milano: Feltrinelli.
  • Watzlawick, P., Nardone, G. (a cura di) (1997). Terapia breve strategica. Milano: Raffaello Cortina.
  • Loriedo, C., Nardone, G., Watzlawick, P., Zeig, J.K. (2002). Strategie e stratagemmi della Psicoterapia. Milano: Franco Angeli.
  • Nardone, G., Loriedo C., Zeig J., Watzlawick P. (2006). Ipnosi e terapie ipnotiche. Milano: Ponte alle Grazie.
  • Watzlawick, P. (2007). Guardarsi dentro rende ciechi. Milano: Ponte alle Grazie.

Voci correlate


Nessun commento:

Posta un commento