sabato 12 maggio 2018

Vite quasi parallele. Capitolo 117. Altro non sei che un nome




Joanna Virginia Dracu Burke-Roche, "the right honourable lady Fitzroy", per gli amici semplicemente Jenna: eccola lì, sempre più inspiegabilmente giovane, sempre più sfacciatamente bella, sempre più insopportabilmente perfetta!
Era una specie di Dorian Gray al femminile.
In quale soffitta hai nascosto il quadro che invecchia al posto tuo?
Il passare degli anni e il crescere dell'età non erano stati gentili con Luca Bosco.
Non avrei mai dovuto accettare di rivederla. Il solo guardarla mi fa star male.
Gli ricordava tutti i suoi fallimenti.
Per anni Luca Bosco aveva cercato, senza riuscirci, di operare una damnatio memoriae della donna di cui era stato dolorosamente e vanamente innamorato.
Per tutto quel tempo, ogni giorno, quando il ricordo si insinuava come una vipera nella sua mente, sussurrando il nome di lei, una voce interiore gridava: "Basta!".
Aveva cercato di demolire non solo il ricordo lei, ma anche e soprattutto l'ingiustificata idealizzazione di quel ricordo.
C'era un tempo in cui lei era stata tutto, per lui.
Tutto il bene e tutto il male del mondo.
L'amore per lei gli aveva intossicato l'anima, gli aveva rubato il sonno e le energie, e nei momenti più acuti gli aveva persino tolto la voglia di vivere.
Il "mal d'amore" non è solo un mito romantico: è qualcosa che uccide.
Lo dicevano persino i neuropsichiatri, osservando sperimentalmente l'alterazione della serotonina e della dopamina nelle TAC delle persone innamorate.
L'innamoramento è il punto debole di tutti noi, perché ci rende vulnerabili.
Persino Freud aveva dovuto ammetterlo:
"Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo".

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Era stato difficile comunicarle la profondità e la serietà suoi sentimenti.
Che fosse innamorato di lei era evidente, ma grandezza di questo amore necessita di essere espressa a parole.
Eppure Luca aveva esitato.
Le parole d'amore ci espongono all'eventualità del fallimento.
E nel suo caso era quasi una certezza, poiché il suo rivale era, almeno in apparenza, migliore di lui sotto ogni punto di vista.
Niente parole d'amore dunque, ma qualche accenno scritto c'era stato, sotto forma di email, ammesso che queste ridicole forme di comunicazione potessero essere considerate "lettere d'amore".
Del resto, come scriveva Fernando Pessoa, tutte le lettere d'amore sono ridicole. 
Era una delle poesie più belle e illuminanti del grande scrittore portoghese.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore, come le altre, ridicole...
Le lettere d'amore, se c'è l'amore, devono essere ridicole.
Sentiva lo stesso peso dell'inconcludenza che incombe sulla mezza età di chi ha vissuto molte storie, ma non è riuscito a salvarne neanche una.
E magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo, senza accorgermene, lettere d'amore ridicole.
La verità è che oggi sono i miei ricordi di quelle lettere d'amore a essere ridicoli...


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In effetti l'amore ci fa fare molto spesso cose ridicole.
A volte anche cose folli. Persino criminali, ingiustificabili sotto qualsiasi punto di vista.
L'amore è ossessione, è fanatismo, è malattia, è pazzia.
E tanto più lo era per le persone complicate come lui, che con amara ironia era solito scherzare sul fatto che non solo faticava a trovare soluzioni per i problemi, ma per ogni soluzione, trovava un problema nuovo.
Meglio rinunciare, se il rischio era quello di far del male a qualcuno, oppure a se stessi.
Certo, l'assenza di amore rendeva infelici, ma la sua presenza poteva renderlo di più, perché ogni gioia viene pagata a prezzo di grandi sofferenze,
La parola "amore" no, non basta più, non è più qui... 
E questo è un vivere a metà. Ma con l'amore si sarebbe sofferto di più.
Con Jenna, ancora di più.
Lei era come sale su una ferita mai rimarginata.
Gli bastava sentir pronunciare il suo nome, o anche solo pensarlo, ed era come una coltellata al petto.
Un nome... In fondo che cosa c'è in un nome? Jenna è solo uno dei tanti nomi dell'amore.
Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. 
Così almeno la pensava Shakespeare.
La rosa non ammalia pur con altro nome?
Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d'avere il suo profumo se la chiamassimo in altro modo?
Ah, se solo avesse potuto togliersi dalla testa quel nome!
Persino Marco Giunio Bruto, secondo Cassio Dione, prima di gettarsi sulla daga, dopo la sconfitta di Filippi, aveva pronunciato la memorabile sentenza:
"O misera virtù, altro non sei che un nome!"
E così doveva valere per il nome di una donna troppo amata.
Anche tu, Jenna Burke-Roche de Fizroy, in fondo, altro non sei che un nome...
Ed era passato molto tempo.
Molta acqua sotto i ponti...
Gli anni erano sfumati nell'inconcludenza di un tempo nascosto ormai negli interstizi e sotto i tappeti.
Ed era inutile fare l'inventario delle cose perdute, per poi soffocare un urlo di rimpianto, e appoggiarsi a quegli arredi raffinati come fossero pilastri, mentre tutto franava intorno.
Pensava di essere riuscito a moderare quel sentimento, ma non era così.
Tutto ciò che aveva provato, si era risvegliato in un solo istante, nel momento stesso in cui l'aveva rivista.
Erano passati tanti anni, eppure sembrava ieri.
"Solo ieri, quando era più leggera la mia età"
Per tutto quel tempo, Luca aveva creduto, sbagliando, che Jenna e il suo fidanzato, Roman Waldemar, sarebbero stati felici insieme, e che dunque almeno il suo sacrificio fosse servito a qualcosa.
Einvece a un certo punto lei era spartita.
E dopo un po' era sparito anche Waldemar.
Tutto per nulla, dunque? Persino i miei passi indietro, le mie rinunce?
Per dimenticarla si era buttato anima e corpo nel lavoro, che gli aveva dato molta più soddisfazione, fintanto che i rapporti col Professor Monterovere si erano incrinati.
Ma quella sera l'anziano docente sembrava essere tornato benevolo e comprensivo:
<<Cherchez la femme, si diceva una volta!>>
Monterovere sapeva molto più di quel che avrebbe mai potuto o voluto ammettere.
Eppure mi aveva avvertito fin dall'inizio. "Attento... quella è una gatta morta... e tirerà fuori gli artigli quando meno ce l'aspettiamo. Ed è anche un vampiro, nel senso che prosciuga le energie di chi le sta intorno".
E l'aveva fatto, poi era sparita, e poi, come niente fosse, era tornata.
Sarebbe saggio, da parte mia, non darle corda. Ma la saggezza, purtroppo, è una virtù che non ho mai posseduto.
E così eccolo ancora una volta, vergognosamente, pateticamente, a pendere dalle labbra di lei.
E' la coazione a ripetere: l'assurda illusione che ci fa dire: "Questa volta sarò in grado di gestire la situazione. Questa volta saprò comportarmi nel modo giusto". 
Ma non è forse follia credere, rifacendo sempre le stesse cose, di poter ottenere risultati diversi?
Non aveva avuto il tempo di darsi una risposta.
Lei era lì, come la manifestazione di una divinità volubile e spietata.
Quasi non riusciva a crederci.
Continuava scioccamente a domandarsi: è lei o no?
I capelli biondo scuri le scendevano dolcemente sul collo aristocratico e sulle spalle scoperte.
Portava una collana di diamanti con uno zaffiro, che faceva rifulgere il blu dei suoi occhi. 
Simili erano gli orecchini.
I tratti del viso erano dolci, ma qualcuno avrebbe detto che quella faccia d'angelo le serviva per ingannare.
Portava un abito rosso scarlatto.
Mi guarda e sorride come se fosse davvero felice di rivedermi, ma sarebbe imperdonabilmente sciocco, da parte mia, farmi illusioni di qualsiasi genere sul suo conto.
Era assurdo solo pensarlo, eppure non poteva farne a meno.
Forse ora lei magari... sì, ma poi ti butta via... 
Via dalle sue mani, in un deserto senza fine.
Jenna l'aveva fatto anche col fidanzato, Waldemar Richmond, quando l'aveva lasciato poco prima del matrimonio, spezzandogli il cuore.
Nell'incredulità e nella disperazione, Waldemar aveva telefonato a Luca e si era sfogato con lui:
"Da quando lei se n'è andata, ho visto la mia vita riempirsi di vuoto".
Jenna era fatta così: era una divoratrice di cuori.
Ma forse potrebbe essere cambiata, aver appreso qualcosa di nuovo. Forse è per questo che è tornata da me, ora, al mutare della marea.
Fece qualche passo nella sua direzione e gli parve come se questa scena si fosse già ripetuta infinite volte.
Ormai era a un passo a lui: poteva riconoscerne il profumo, ritrovare tutti i particolari del suo volto, le screziature degli occhi...
<<Non sono un fantasma>> disse lei mentre allargava le mani <<Abbracciami e vedrai che sono io in carne ed ossa>>
Fu un abbraccio dolce e forte, nello stesso tempo: un piacere così grande da fare male, da incrinare tutti i precari equilibri laboriosamente costruiti in anni di paziente sopportazione.
<<Sei davvero tu... ma prima di ogni altra cosa, prima di ogni convenevole, prima di ogni discorso, prima di tutto... una sola domanda: perché?>>
Lei continuò a tenergli strette le mani, come se temesse una sua fuga.
Perché sei fuggita? Perché sei sparita? Perché hai lasciato Waldemar? Perché non mi hai cercato?
Jenna sorrise e Luca sentì di essere di nuovo in trappola.
Lei sa di potermi dominare ancora. 
Era molto abile a mentire.
Avrebbe mentito ancora?
("Fa prima una bugia a fare il giro del mondo che una verità a mettersi i pantaloni" aveva detto Churchill).
Lei gli si avvicinò ancora di più, tanto che lui poteva sentire il suo respiro, che era sempre profumato di fragola.
<<Perché, rispetto alle apparenze, la situazione era un po' più complessa>>

venerdì 11 maggio 2018

Quel che resta dell'Isis



Nelle mappe qui riportate  possiamo vedere le ultime sacche di resistenza dell'Isis in territorio siriano, colorate in grigio.

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Syrian Civil War map.svg

Per rendersi conto dei progressi fatti nella lotta contro lo stato islamico, basta confrontare questa mappa con quella del Califfato nello scorso settembre.



La situazione attuale mostra anche la spartizione del territorio siriano e in parte anche di quello iracheno tra le forze vincitrici e i loro alleati internazionali.

Syrian, Iraqi, and Lebanese insurgencies.png

    Controlled by the Syrian Arab Republic (SAA   Controlled by the Iraqi government    Controlled by the Syrian Opposition    Controlled by Tahrir al-Sham (HTS)    Former rebel areas that have reconciled with the government    Controlled by the Turkish government and Turkish-backed rebel forces    Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL   Controlled by the SDF    Controlled by the Kurdistan Region    Areas under joint SDF-SAA control    Controlled by the Lebanese government    Controlled by Hezbollah in Lebanon 

In the respective colours: Stable mixed control Rural presence Contested Strategic hill Oilfield/Gasfield Military base or checkpoint Airport/Air base (plane) Heliport/Helicopter base Major port or naval base Border post Dam Industrial complex

mercoledì 9 maggio 2018

La Battaglia di Yarmouk a sud di Damasco



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Dopo la liberazione del territorio del Ghouta Orientale, alla periferia est di Damasco, l'esercito siriano ha subito avviato, nella seconda metà di aprile, l'operazione di messa in sicurezza del quartiere di Yarmouk, a sud della capitale, che da oltre sei anni è nelle mani dell'Isis e del Fronte Al-Nustra (che poi ha cambiato nome infinite volte, ma resta pur sempre una cellula di Al-Qaeda).
Yarmouk, prima della guerra, era già in una situazione delicata, essendo in gran parte composto da un campo profughi palestinese.
L'infiltrazione di terroristi jihadisti ha creato una situazione umanitaria grave per la popolazione civile.
Per questo, come già accaduto in altre aree negli ultimi mesi, il governo siriano ha offerto agli jihadisti la possibilità di arrendersi ed essere trasferiti nelle province di Idlib e Jarabulus, sotto controllo dei Turchi e dei gruppi islamisti radicali, per risparmiare alla popolazione civile le conseguenze di una battaglia sia aerea che di terra.
Il 21 aprile, a seguito del fallimento di trattative per l'evacuazione dei miliziani, è stata avviata un'offensiva aerea accompagnata da operazioni di terra.
Il 30 aprile i miliziani di Al-Nusra nell'area si sono arresi, accettando di essere trasferiti nelle provincie di Idlib e Jarabulus: l'evacuazione è stata immediatamente avviata.
L'esercito siriano si è così potuto concentrare direttamente sulla zona controllata dall'Isis e già il 3 maggio si è conseguito l'importante risultato di dividere l'enclave in due sacche, di cui una è ciò che resta del campo profughi, mentre l'altra è il quartiere di Al Hajar al Aswad.
Tra il 4 e il 7 maggio le forze governative siriane, aiutate dalle milizie palestinesi (Fatah Intifada, PFLP-GC, Brigata Galilea, Esercito di Liberazione), dalle Brigate Baath e dai volontari nazionalisti Nusur al-Zawbaa e Guardia Nazionale Araba hanno stretto d'assedio le due partil'ultimo fazzoletto di Damasco Sud ancora occupato dall'ISIS.
La più meridionale delle due "sotto-sacche" è caduta immediatamente sotto gli assalti di Nusur Al-Zawbaa, PFLP-GC,  Esercito di Liberazione e Fatah Intifada, come mostra la mappa che pubblichiamo.
Nella parte Nord, dalla direzione di Tadamun, i governativi hanno lancianto una nuova offensiva, nel tentativo probabilmente di separare anche questa 'pocket' in due parti distinte.
L'8 maggio i miliziani dell'Isis di Al Hajar al Answad si sono arresi e il cerchio si è stretto intorno alla zona di Yarmouk propriamente detta, dove l'Isis si è asserragliato, barricandosi nell'ex campo profughi.

martedì 8 maggio 2018

Posizioni internazionali in merito alla guerra civile siriana



Gli Stati in blu appoggiano il Governo siriano, mentre quelli in verde gli jihadisti sunniti wahabiti filo-sauditi, i gialli sono divisi al loro interno sul sostegno ad una delle compagini .
Più volte, tra il 2012 e il 2018, si è rischiato di arrivare ad una guerra tra i due blocchi.
Per gli USA e alleati, la Siria è stato un nuovo Vietnam, mentre per la Russia è stata una vittoria simbolo del ritorno allo status di superpotenza, insieme a Cina e Iran, che insieme costituiscono un blocco asiatico destinato a crescere in potenza sia economica che geopolitica e militare.







lunedì 7 maggio 2018

La Battaglia del Qalamoun orientale (Siria, 17 aprile - 2 maggio 2018)

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Tra il 19 e il 25 aprile l'esercito siriano libera la città di Dumayr, dopo il raggiungimento di un accordo di resa da parte degli islamisti e di successiva evacuazione nelle province di Idlib e Jarabulus, sotto il controllo dei Turchi e degli jihadisti di Al-Nusra.
L'operazione, seguita alla liberazione dell'aria del Ghouta Orientale (periferia est di Damasco), dal controllo jihadista, il governo ha avviato una trattativa con i miliziani islamisti per evacuare le zone collinari del Qalamoun orientale, a nord est della capitale siriana.
In alcuni villaggi la trattativa ha avuto subito successo e si è proceduto immediatamente al trasferimento degli jihadisti. In altri casi si è reso necessario un breve periodo di assedio, supportato da alcuni raid mirati, nel pieno rispetto della popolazione civile, per indurre gli islamisti alla resa.
Uno dopo l'altro, i gruppi di miliziani asserragliati nei vari villaggi della zona, hanno alla fine acconsentito alla resa e al trasferimento ad Idlib e Jarabulus.
Il 2 maggio 2018 l'intera zona del Qalamoun Orientale è tornata sotto il controllo del governo dopo un'operazione prevalmentemente diplomatica, ottenuta riducendo al minimo i danni e le perdite.
Questo ha reso possibile l'inizio della successiva operazione per riprendere il controllo dell'enclave di Yarmouk, che è ancora in corso.


sabato 5 maggio 2018

Vite quasi parallele. Capitolo 116. Le radici profonde non gelano

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Nel momento stesso in cui mise piede nella grande sala dei ricevimenti, Riccardo Monterovere ebbe l'impressione che quelle mura lo stessero attendendo da sempre, da prima ancora della sua nascita, da epoche remote sperdute nella nebbia.
Per quanto fosse nato e cresciuto in Romagna, in ciò che restava del secolare feudo degli Orsini di Casemurate, la sua famiglia materna, Riccardo era consapevole che la sua Urheimat, la terra ancestrale dei suoi padri fosse lì, in quel maniero vetusto, che dall'alto di un selvoso colle dominava una valle di Elfi e funghi, di mirti fioriti e stagni, di sacre querce e castagneti ombrosi.
Era una limpida sera d'estate e le mura del castello erano illuminate da torce che emanavano odore di resina.
Alle pareti, i ritratti degli antenati della linea patrilineare, lo osservavano con aria burbera e accigliata.
Si sentiva piccolo di fronte a loro e si chiedeva se fosse rimasto in lui qualcosa del valore di quegli antichi guerrieri.
Più si andava a ritroso nel tempo, più quei ritratti rappresentavano, in maniera palese, quell'elemento "barbarico" che Riccardo sentiva anche dentro di sé: quella vigorosa rabbia che ogni tanto riemergeva dietro la maschera del gentiluomo, gli sembrava trovare riscontro in quei colossi biondi e minacciosi, discesi da stirpi di Galli e Longobardi, il cui sangue inquieto contrastava con l'elemento di origine romana e patrizia, con innesti bizantini, rappresentato dal retaggio materno.
Intuì che forse un giorno sarebbe stato possibile trovare un equilibrio tra la sua anima "nordica" paterna e quella "mediterranea" materna.
Nella prima parte della sua vita, l'eredità materna aveva prevalso nettamente.
Si era però arrivati a un punto di svolta.
Torno dai miei Padri, nella cui gloriosa compagnia, un giorno, non dovrò più vergognarmi.
Conosceva a memoria l'albero genealogico andando a ritroso.
Chiese mentalmente perdono a quei Lari, le cui tombe sprofondavano nella cenere, senza che lui avesse mai reso loro l'estremo omaggio.
Era tempo di riparare anche a quella mancanza.
Multas per gentes et multas per aequora vectus, advenio has miseras, frater, ad inferias, ut te postremo donarem munere mortis...

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I versi di Catullo si confondevano con quelli di ogni poeta che aveva cantato il tema della peregrinazione e del ritorno alla famiglia e alle radici, che erano anche frammenti di memoria e tessere di un'identità perduta.
Per un istante Riccardo rivisse le fasi della sua esistenza e i luoghi in cui aveva dimorato: Casemurate, Cervia, Forlì, Milano, Bologna, Basilea, Friburgo in Bresgovia, di nuovo Bologna e nuovo Forlì... tutto per arrivare fino a Monterovere, dove ogni cosa era incominciata.
Nei suoi anni verdi aveva errato, sia nel senso di viaggiare, che nel senso di sbagliare.
Si era esposto a numerosi pericoli, in maniera sciocca e incosciente, sia arrampicandosi sui monti che nuotando nei mari, o avventurandosi in viaggi improvvisati, senza una meta precisa.
Aveva persino solcato le acque del grande Reno di Germania in canoa, ai confini tra il Baden e l'Alsazia, forse la sua impresa più folle, resa possibile dall'incoscienza degli anni verdi e dall'amore di una ragazza.
Mentre sfidava la corrente di quel fiume caro a Wagner e ai romantico-decadenti, Riccardo aveva compreso qualcosa di se stesso.
Aveva compreso la natura del conflitto che lo lacerava.
Io sono la nave e la tempesta. Sono l'onda e il naufrago e lo scoglio. Io sono il mare stesso dove annego.
Vittima e carnefice di se stesso, aveva errato e sbagliato, e a salvarlo erano stati, prima di tutto, due celebri versi di Tolkien.
Non tutti coloro che errano sono perduti.
Le radici profonde non gelano...


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Con quella lirica dedicata al personaggio di Aragorn Elessar, il Ramingo destinato a diventare Re, dopo infinite peregrinazioni e traversie, e dopo aver riforgiato la spada degli avi e sconfitto il nemico che aveva distrutto il suo regno e la sua stirpe, Tolkien, quel grande mago della parola e del mito, aveva infuso coraggio negli animi smarriti delle generazioni del dopoguerra, in un'Europa che sembrava aver perduto la propria identità.
A distanza di settant'anni dal momento in cui furono scritte, quelle parole restavano più che mai attuali.
Le radici sono importanti. E' per questo che oggi sono qui.
Rinfrancato da quel pensiero, procedette lungo la sala, osservando ogni dettaglio con attenzione.
Si guardò intorno, colpito dalla sontuosità dell'ambiente, dall'ampiezza del salone e dalla numerosità degli ospiti.
Gli Iniziati vogliono far colpo su di me. E' come se mi dicessero: "Vuoi essere l'erede di tutto questo? Allora offri a noi la tua anima, come ha fatto tuo zio prima di te".
Facevano forse appello al suo "Lato Oscuro"?
Certo non sarebbero mai stati così diretti e prosaici: l'Iniziazione ai Misteri doveva essere in sé e per sé una ricompensa.
Qualcuno si sarebbe potuto chiedere che senso avesse, nell'epoca del trionfo delle scienze esatte e della tecnologia digitale, un approccio alla conoscenza di tipo esoterico, simbolico, allegorico, mitologico, misterico ma non necessariamente mistico o trascendente, per quanto la maggior parte di quei riti tendessero alla dimensione del sacro.
Una vena di misticismo poteva certo essere presente in quasi tutti gli approcci esoterici alla conoscenza, così come anche un elemento fideistico simile a quello religioso, ma sarebbe stato riduttivo pensare che i Misteri fossero costituiti soltanto da questo.
La risposta che Riccardo si era dato consisteva nel fatto che i Misteri, per la loro segretezza, risvegliavano la curiosità di chi ne era escluso.
Questo era il primo punto.
E' la segretezza assoluta del suo contenuto ciò che rende appetibile la conoscenza dei Misteri della dottrina esoterica. 
Non a caso si parlava di Dottrina Segreta, e questo a prescindere dalle fantasie di Helena Blavatsky, il cui unico merito era stato quello di stimolare l'interesse verso le religioni orientali e la dimensione spirituale dell'esistenza, nell'epoca in cui il Positivismo prendeva a picconate tutte le certezze bibliche su cui per secoli si era retta la Cristianità.
E c'è anche l'idea che quella conoscenza possa trasmettere qualche "potere".
Quello era il secondo punto.
Ne aveva sentito parlare in un interessante seminario tenuto dal dottor Luca Bosco, assistente del professor Monterovere, alcuni anni prima.
Fu dunque con piacevole sorpresa che Riccardo scorse al centro della sala proprio il dottor Bosco che parlava con Lorenzo Monterovere.
Non vedeva entrambi da vari mesi, ma mentre suo zio era uguale al solito, ("il vecchio ch'è forte non s'aggrinza"), l'altro appariva turbato.
Luca Bosco aveva qualcosa di ascetico e di spirituale.
Molto magro, alto, pallido, dallo sguardo profondo e malinconico, i capelli lunghi, un'ombra leggerissima di barba, pareva un Cristo in croce.
Riccardo aveva molta stima di lui e si era sempre chiesto se c'era possibilità che quella stima diventasse un'amicizia. Pur essendo profondamente diversi sotto tanti punti di vista, a partire dall'aspetto e dal modo di vestire, c'era una qualche affinità elettiva che aveva reso le loro conversazioni, in passato, molto interessanti e illuminanti.
Tuttavia, mentre Riccardo era fin troppo loquace e disponibile a trattare argomenti personali, Luca Bosco era estremamente riservato, per cui non si sapeva quasi niente della sua vita privata, se non che era stato innamorato di una collega di studi straniera, una certa Jenna Burke-Roche, con cui aveva frequentato il Dottorato di ricerca.

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Riccardo se la ricordava bene: una bionda bellissima, di gran classe, colta (parlava correttamente cinque lingue), ma apparentemente fredda e altera. Si sapeva che era stato un amore infelice, e che lei alla fine si era messa con un rampollo inglese destinato a incarichi importanti nell'ambito della diplomazia internazionale.
Certo, era passato del tempo, ma tutti e due ne sapevano abbastanza sull'argomento per poter dire che quel tipo di traumi sono come delle fratture da lungo tempo guarite, ma che tornano a far male ogni volta che viene la pioggia.
Insomma, anche Luca apparteneva al club dei "cuori infranti" e questo suscitò in Riccardo un moto di simpatia.
Vedendo tanta tristezza nel viso dell'altro, si chiese (allo stesso modo di Montale in "Ripenso il tuo sorriso"):

"Se il tuo volto nasconde un'anima libera e ingenua / 
oppure sei tu uno di quelli che errano, 
estenuati dal male del mondo / 
portando con sé il proprio dolore come un talismano"

Mentre meditava su questi versi, si sentì prendere per un braccio.
Lorenzo era stato il primo ad accorgersi di lui e si era tirato dietro anche il suo pupillo:
<<Riccardo, finalmente! Spero che ti ricorderai del dottor Bosco?>>
<<E come potrei dimenticarmi di uno dei seminari più interessanti del corso di laurea? Le religioni esoteriche e le eresie gnostiche! Si ricorda che io feci la relazione su La Tentazione di Sant'Antonio di Flaubert!>>
Luca sorrise:
<<Fu un'esposizione molto brillante. Ma diamoci del tu: mi pare di ricordare che fossimo coetanei>>
Riccardo ebbe un attimo di confusione:
<<Sì, in effetti io ho avuto una vita accademica piuttosto movimentata... e non ho mai conseguito un Dottorato>>
Luca cercò di rimediare:
<<La classe ti ascoltava molto di più di quanto ascoltasse me, durante il corso>>
Riccardo rise:
<<Non era poi una gran classe: i più erano solo degli scaldasedie. Però i "Monteroveriani" erano interessati e io non mi sono perso una sillaba. Insomma, come si suol dire in questi casi, Socrate da solo vale più di tutti gli altri>>
Lo zio Lorenzo rise a sua volta:
<<Ecco le tipiche battute impertinenti di mio nipote! A volte mi chiedo se si studi le risposte come se fossero il copione di una fiction brillante americana... Comunque, se gli perdoni la sua infinita superbia, potrai scoprire che in fondo è un bravo ragazzo>>
Luca annuì:
<<Senza dubbio!>>
Riccardo inarcò le sopracciglia:
<<Certo, un "ragazzo" di soli 36 anni che ancora non ha combinato niente di buono nella vita, alla faccia della mia presunta superbia>>
Lorenzo scosse il capo:
<<Ah, la falsa modestia è solo l'altra faccia della superbia, caro nipote. Ma ora dobbiamo parlare in privato>> poi si rivolse al dottor Bosco <<E tu, Luca, puoi salire di sopra, dove ti attende la persona di cui ti ho parlato. Ci vediamo più tardi>>
Luca Bosco annuì e poi strinse la mano a Riccardo: <<E' stato un piacere rivederti. A dopo!>>
Si dileguò con la rapidità del fulmine.
<<Devi scusarlo se è stato di poche parole. Di sopra c'è Jenna che lo aspetta>>
Riccardo sgranò gli occhi:
<<Lady Jenna Burke-Roche? E che cosa ci fa qui?>>
Lo zio guardò il nipote con aria di sufficienza:
<<E' un'Iniziata, naturalmente! Come tutti i membri della sua famiglia. Lo sapevi che i Burke-Roche sono parenti del Duca di Cambridge?>>
Riccardo era un esperto di araldica per cui questa volta non si fece cogliere impreparato:
<<Se non sbaglio la nonna materna del principe William si chiamava Frances Burke-Roche e sua madre era la baronessa Ruth Fermoy, dama di compagnia della Regina Madre. Furono loro a combinare il matrimonio tra Carlo e Diana>>

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Lorenzo sorrise con aria enigmatica:
<<Loro e il Consigliere Albedo>>
Riccardo aggrottò le sopracciglia:
<<Chi?>>
Lo zio ridacchiò sornione:
<<Josè Maria Albedo Alcazar de las Altas Sierras y de Silva Falcò Gurtabay, Principe di Medina del Campo, Duca di Valencia, Duca di Malaga, Marchese de Tormes, Conte de la Cueva y Velasco, Visconte di Jerez de la Frontera, Grande di Spagna...  più un'altra ventina di titoli, ma è sufficiente chiamarlo Consigliere Albedo, tenendo presente che si tratta di uno degli uomini più potenti del Consiglio Superiore dell'Ordine degli Arcani Supremi>>
<<Che strano... Non l'ho mai sentito nominare>>
<<E' ovvio. 
La prima regola di una società segretà è che più si è potenti, meno si deve dare nell'occhio. 
In ogni caso, lo conoscerai molto presto. 
E qui, stasera. E' venuto per parlare con te>>



<<Con me? E cosa vuole da me? Non vorrà mica combinare altri matrimoni fallimentari in stile Carlo e Diana>>
Lorenzo scosse il capo:
<<No, non temere. E comunque ai fini dinastici non è stato affatto un matrimonio fallimentare. Diana Spencer, pace all'anima sua, discendeva da Charles Fitzroy, Duca di Grafton, figlio di Carlo II Stuart e dunque i suoi geni erano essenziali per rinforzare la Linea messianica del Sangue Reale, oltre che per rendere meno germanica ed "equina" la stirpe dei Windsor, cioè i Sassonia-Coburgo-Gotha.
Purtroppo non hanno risolto il problema della calvizie, ma a questo ci hanno pensato i Middleton, che hanno peraltro antenati importanti, anche se forse non lo sanno neanche loro.
Il Consigliere Albedo ha comunque modificato nel tempo il suo approccio sulla questione dinastica, negli ultimi trent'anni, soprattutto alla luce dei progressi della mappatura genetica. 
Ha lavorato persino con Luigi Luca Cavalli-Sforza, il grande genetista>>
Quel nome era tra i più prestigiosi della ricerca storica contemporanea:
<<La genetica delle popolazioni è indubbiamente uno degli strumenti storici più rivoluzionari scoperti negli ultimi decenni. Ma non vedo come io...>>
Lo zio gli fece cenno di tacere e poi a voce bassa:
<<Ti hanno mai detto della leggenda della tragica fine di coloro che rivelarono al mondo l'esistenza del Serpente Rosso?>>
Riccardo era meravigliato:
<<Ho letto qualcosa sull'argomento, ma nessun docente me ne ha mai fatto parola>>
Lorenzo sorrise, allo stesso modo di Palpatine ad Anakin Skywalker:
<<Lo immaginavo. E' una che storia gli accademici non amano raccontare>>

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Riccardo comunque espose ciò che conosceva sull'argomento:
 <<Le serpent rouge” è il titolo di un poemetto allegorico su cui poi si sono formulate le teorie più stravaganti. Rientra in quella che tu chiameresti "teoria del complotto". E' un'invenzione letteraria in stile Codice Da Vinci, ma con una tesi più simile a quella de I Fiumi di PorporaLa metafora è simile, per quanto il riferimento storico più vicino sia il progetto Lebensborn. Diciamo che Il Serpente Rosso si colloca a metà strada e simboleggia la Linea del Sangue Reale delle principali dinastie aristocratiche, e la pratica dell'endogamia interna delle elites, comprese le sue più vistose eccezioni>>
Il Professore annuì compiaciuto:
<<Questo è quello che i teorici della Cospirazione vogliono far credere ai profani, ma si tratta di qualcosa di ben più complesso. Il Gran Maestro degli Iniziati, Randolph Saint-Clair, Duca di Albany, Conte di Oakwood, Lord del Regno Unito e Cavaliere dell'Impero Britannico ne è il garante, per quanto a livello operativo abbia preferito delegare la questione al Consigliere Albedo, che nella sua sincera modestia, si limita a parlare di Programma Genetico, per quanto prima delle scoperte della genetica avesse un altro nome: "Il Grande Disegno".
Non è solo una questione di potere o di interessi materiali: ha ambizioni estremamente più elevate e trascendenti, che affondano le loro radici nei primordi della civiltà umana.
A dire il vero, tale Programma è qualcosa che va avanti da almeno 5000 anni>>
Riccardo, incredulo e sbalordito, rimase in silenzio
Ed io che mi illudevo di conoscere la Storia e di sapere tutto sugli alberi genealogici!
Se quella versione fosse stata fondata, la società segreta del Serpente Rosso non sarebbe stato più da considerarsi come un gioco del mitomane Pierre Plantard, bensì il progetto di un'eminenza grigia, il Consigliere Albedo, che da anni operava a suo agio tra genetisti ed esoteristi, in una sorta di esperimento che si collocava a metà strada tra l'araldica e l'eugenetica.
Questo doveva essere solo la punta dell'iceberg di ciò che lo zio nascondeva dietro la maschera enigmatica del suo sorriso di sfinge.
Riccardo fu percorso da un brivido.
Dunque le mie radici potrebbero andare molto più in profondità di quanto credessi. 
Gli storici e gli archeologi continuavano a scavare sempre più a ritroso nella protostoria, ma mancava loro questa chiave interpretativa essenziale per comprendere i legami dinastici tra i grandi del passato, e l'abisso temporale in fondo al quale queste stirpi si collegavano, intrecciandosi all'infinito.
Era come la metafora della torbiera nella poesia di Seamus Heaney.
"Le tobiere potrebbero essere infiltrazioni atlantiche. / Il centro d'acqua non ha fondo"

giovedì 3 maggio 2018

Le origini storiche e genetiche della popolazione italiana

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Il centro di studi genetici "Ethnopedia" sugli aplogruppi Y-DNA provinciali, delle province in cui ha raccolto più di 10 campioni, ha elaborato le mappe infografiche che qui riproponiamo.
Per discendenza patrilineare si sono individuati i seguenti aplogruppi, che risalgono al neolitico:

E1b1b: Mediterranei antichi delle coste nordafricane
G2a: Caucasici antichi
I1: Paleoeuropei del nord
I2: Paleoeuropei balcanici
J1: Anatolici ed egei
J2: Mediorientali
R1a: Indoeuropei orientali
R1b: Indoeuropei occidentali
T: Mediorientali

Aplogruppo popoli portatori origine

R1b - U152 Lignaggio italo-celtico, Galli cisalpini Cultura di La Tene, Svizzera

R1b - U106 Lignaggio celto-germanico, Longobardi, Anglo-sassoni, Svevi, Frisia, Jutland

R1b - L21 Lignaggio celto-britannico, bretone, Normanni Cultura dei Bell Beakers

R1b - L23 (ht35) Lignaggio proto-indo-europeo, greco-anatolico, Ittiti, Troiani, Daci e antichi Romani Lidia, Troia, Turchia, Romania

J2 Lignaggio mediterraneo-orientale, Cartaginesi, Etruschi, Micenei, Greci, Fenici, antichi Romani Mediterraneo

I1 - I2b Lignaggio nordico pre-indo-germanico, Goti, Vandali, Normanni, Vichinghi, Cimbri Jutland, Danimarca, Scani

Migrazioni umane riscontrate tramite analisi dell'Y-DNA

Paleolitico superiore

Attraverso gli studi sulla variazione genetica del cromosoma Y in Europa, è stato riscontrato un primo periodo di colonizzazione in epoca tardo-glaciale, la quale ha portato alla differenziazione dei primi aplotipi europei associati all'uomo moderno, ogni aplotipo viene di norma associato ad una popolazione la quale, stanziatasi sul territorio, ha avuto un tempo sufficiente per differenziarsi dalla popolazione di origine, dando via ad un proprio aplotipo caratteristico, l'aplotipo I1a risulta maggiormente presente in Scandinavia, la sua frequenza diminuisce rapidamente spostandosi verso la pianura orientale e la frangia atlantica, tuttavia le differenze riscontrate a livello dei microsatelliti mostrano che probabilmente nel sud della Francia si debba ricercare la zona di origine delle popolazioni portatrici degli aplotipi I1a e I1c. l'aplotipo I1b si estende dall'adriatico orientale fino all'Europa orientale, e diminuisce in direzione dei Balcani meridionali, scompare bruscamente nel nord Italia. Si suppone che l'aplotipo I e sotto prodotti si sia originato durante l'ultima glaciazione nell'area dei Balcani o dell'Europa dell'est. Al contrario, la popolazione portatrice di I1b2, molto probabilmente si originò nel sud della Francia, subendo un'espansione nel periodo post-glaciale, ed a seguito dei flussi migratori, avrebbe poi colonizzato la Sardegna circa 9000 anni fa[10].

Mesolitico e Neolitico


Frequenza dell'aplogruppo R1b in Italia[11].
Durante questo periodo si ha un grado di espansione apprezzabile dell'uomo moderno nella penisola Italiana, gli studi attuali risultano molto complessi a causa della deriva genetica e degli effetti fondatori locali che si sono verificati su tutta la penisola in questo periodo di tempo. L'Aplogruppo R1b (Y-DNA), viene ritenuto essere la più antica linea genetica presente nel continente europeo[5], la sua presenza viene comunemente associata ad un effetto del fondatore verificatosi nell'Europa centro occidentale[12][13]. Le popolazioni stanziatesi in Italia dal Mesolitico sono caratterizzate da alte frequenze di R1*(xR1a1), condizione che si ritrova ad oggi nelle popolazioni basche, ritenute le più somiglianti geneticamente ai primi europei, durante il Neolitico i migranti introducono le varianti E3B1 e J2, il 27% delle variazioni genetiche totali, basate sull'analisi dei polimorfismi indicano un chiaro gradiente di distribuzione della popolazione italiana sull'asse nord-sud della penisola, le variazioni introdotte nel Neolitico non sembrano essere dovute a flussi migratori provenienti dalla Spagna, ma si configurano come migrazioni provenienti dall'Asia o dall'Anatolia attraverso l'attuale area Balcanica; diversi autori hanno suggerito che l'asse di distribuzione Nord-Sud delle differenze genetiche fra le popolazioni italiane siano dovute agli eventi di colonizzazione greca nel Sud, tuttavia nuovi studi suggeriscono che in epoca Neolitica fu l'influenza delle popolazioni provenienti dall'Anatolia la causa principale delle differenze nel bacino genetico italiano, assegnando ai greci un ruolo di secondaria importanza; attualmente si assume che durante il Neolitico si consolidò l'aplotipo principale R1*(xR1a1) mentre gli aplotipi HGS, E3B1 e J2 risultano assenti o presenti a bassa frequenza, in particolare nel nord d'Italia si ritrova a bassissima frequenza E3b2 di origine 
africana[14].

Il sito web Eupedia.com ha appena aggiornato la mappa della diffusione dell'aplogruppo R1b in Europa. Questo aplogruppo è il più diffuso in Europa occidentale e, in Italia centro-settentrionale, raggiunge livelli superiori al 60% della popolazione. La definizione delle aree sulla mappa è più precisa e ci permette di meglio definire l'hot-spot che vede la massima concentrazione dell'R1b (substrato genetico italo-celtico/germanico) nelle seguenti aree:

Toscana nord-occidentale: province di Massa, Lucca, Pistoia, Prato;
Emilia: province di Parma, Reggio-Emilia, Modena;
Lombardia centro-orientale: province di Cremona, Mantova, Brescia, Bergamo, Sondrio.

E' da notare come nei dialetti parlati in queste aree emergono delle significative analogie con termini dell'alto tedesco antico, suggerendo che all'identità genetica corrisponda anche un'identità linguistica e culturale maturata a partire dall'alto-medioevo, in seguito alla presenza dei Longobardi.

R1b-S28 (U152)

La distribuzione della variazione STR di R1b in Europa diminuisce da est a ovest, suggerendo un ingresso in Europa dall'Asia occidentale con la diffusione dell'agricoltura[15]. R1b viene spesso citato come esempio di una distribuzione ad onda dell'aplogruppo, in questo caso, da est a ovest.[16]. La proposta di un'origine a sud-est di R1b origina con la scoperta dei primi subcladi di R1b localizzati in Asia occidentale e il più recente in Europa occidentale[17][18]. Tuttavia non vi è accordo sulle datazioni della migrazione o migrazioni responsabili di questa distribuzione, non si escludono migrazioni prima o dopo il Neolitico[17].
David K. Faux ha ipotizzato che la mutazione S28 (marcatore U152), e relativi sottogruppi, possano essere associati in maniera non esclusiva alla popolazione celtica dell'arco Alpino[19][20].
Alcuni studi hanno identificato l'esistenza di un sottoclade a livello dell'arco Alpino localizzato nell'Italia nord occidentale chiamato S28/U152 il quale suggerisce l'esistenza di un nucleo di dispersione aplotipica proprio della penisola italiana a livello delle Alpi, comprendente il nord-ovest italiano a partire dal 1200 aC[21], tuttavia non è ancora stata identificata la prima area geografica nella quale sia comparso tale marcatore.
Questa subclade dell'aplogruppo R1b è la più comune nella penisola italiana (26,6% al Nord e 10,5% al Sud), in particolare nel nord, dove si domma la componente celtica.

E1b1b (ex E3B)

E1b1b (E-M215), precedentemente noto come E3B (o "aplotipo V")[22] è definito dalla mutazione M215.[23][24][25], attualmente è oggetto di numerose controversie.
Attualmente le linee partilineari di E-M215 ed E-M35 appaiono identiche, si ritiene che l'aplogruppo compaia in Africa orientale circa 22400 anni fa.[23][26]
In Europa è presente E-M35, alcuni studiosi hanno ipotizzato che questa mutazione possa rappresentare il marcatore di un'antica migrazione avvenuta nel tardo Pleistocene dal Nord Africa verso l'Europa, Sinai ed Egitto[27].
In Italia prevale il sottoclade E1b1b1b1 (E-M81).
Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi secondo la quale l'aplogruppo E3b1a2 sia stato introdotto in Gran Bretagna a partire dalle popolazioni Caucasiche, spinte in quanto arruolate dall'esercito Romano a colonizzare l'isola Britannica, assegnando alla dominazione imperiale Romana un ruolo indiretto nella diffusione di questo aplotipo, appartenente alla penisola caucasica, nell'isola Britannica[28].

J2a-M410 e J2b-M12

La diffusione dell'aplotipo J2 nel bacino del Mediterraneo viene spesso associata all'espansione dei popoli agricoli durante il periodo Neolitico[29]. La comparsa di J2 è stimata a circa 18,500 anni fa con uno scarto di 3.500 anni fa[30]. Taluni studiosi lo inseriscono fra gli aplogruppi dell'Asia occidentale e sud-orientale, associandolo alla presenza di reperti archeologici del neolitico, come statuette e ceramiche dipinte[31] è stata avanzata l'ipotesi che il subclade J2a-M410 appartenga ai primi agricoltori[32]. Tuttavia altri studiosi ipotizzano un possibile evento di dispersione nel post-neolitico, in particolare legato alla dominazione della Grecia antica[33]. In Europa, la frequenza di aplogruppo J2 scende drammaticamente muovendosi verso nord dal Mediterraneo.
In Italia, J2 si presenta con frequenze regionali che variano tra il 9% e il 36%[34].
È stato proposto che il subclade J2a-M410 sia collegato alle popolazioni dell'antica Creta. L'aplogruppo J2b-M12 è stato associato con la Grecia del Neolitico (circa 8500 - 4300 aC) ed è stato segnalato all'interno di siti Cretesi (3,1%)[35].

J1 J-M267

Negli studi meno recenti viene denominato UE10, questo aplogruppo si trova con frequenze importanti nel Medio Oriente, Caucaso, Nord Africa, Corno d'Africa. Si trova anche meno frequentemente, ma ancora occasionalmente in quantità significative, in Europa e in Estremo Oriente come il subcontinente indiano e nell'Asia centrale.
J1 viene diviso in diversi sub-cladi, alcuni dei quali sono stati riconosciuti prima ancora di J1, per esempio J-M62[36]. Con la sola eccezione di J1c3, la maggior parte dei subcladi non risultano comuni[37]. La frequenza e la diversità di J1 (e anche di J2) rendono questo aplotipo uno dei marcatori candidati tramite i quali si ipotizza che si possa ricostruire la diffusione della tecnologia agricola durante il Neolitico.

PopolazioneSample sizeJ1 totaleJ1 in assenza di P58J-P58 (J1c3)pubblicazione
Nord Est Italia670.0%NANABattaglia et al. (2008)[38]
Italiani9150.7%NANACapelli et al. (2009)[39]
Siciliani2363.8%NANADi Gaetano et al. (2009)[40]

G M201

L'aplogruppo G del cromosoma Y si presenta a basse frequenze in più popolazioni, ma risulta distribuito in Europa, Nord Asia e Asia occidentale, Nord Africa, Medio Oriente, India, Sri Lanka e Malesia.
Attualmente non vi è consenso sulle date e luoghi di origine di questo aplogruppo[41][42].
In Europa occidentale e nell'area del Mar Nero l'aplogruppo G si trova in media in circa il 5% della popolazione. La concentrazione scende al di sotto di questa media in Scandinavia, Polonia, Islanda e isole britanniche.
In Tirolo (e Alto Adige) la percentuale G raggiunge l'8% o più; Nelle zone settentrionali ed in Sardegna raggiunge picchi all'11% della popolazione[43]. Analisi genetiche sui resti della mummia del Similaun, meglio nota come Ötzi, hanno dimostrato che apparteneva a una subclade (G-L91) di questo aplogruppo [44].

Migrazione successive dal I millennio a.C. all'Alto-Medioevo

Romanizzazione

In Europa ed in Italia il fenomeno della romanizzazione ha apportato importanti contributi sul piano culturale, politico e storico delle popolazioni, tuttavia non emerge un ruolo di omogeneizzazione a livello genetico[45]. Le varie aree dell'Italia presentano ad oggi differenze sul piano della distribuzione percentuale degli aplotipi, legati alla discendenza Y nelle varie zone d'Italia, la quale appare più similare alla distribuzione del periodo pre-romano.
Sotto il profilo genetico la penisola italiana e le isole del Mediterraneo hanno interessato diversi autori: ciò si deve alla contemporanea presenza di popoli rimasti relativamente isolati, quali per esempio i Sardi, e popolazioni enormemente eterogenee e da sempre interessate da fenomeni migratori, quali per esempio quelle costiere dell'Italia meridionale[45].

Frequenza in Europa dell'aplogruppo I (M253), maggiormente diffuso in Scandinavia e Germania settentrionale (territorio originario dei Germani)[46][47]
Anche le migrazioni avvenute in suolo italico dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente fino all'anno 1000 d.C. non hanno alterato in maniera significativa il pool genetico degli odierni italiani; si stima che l'aplogruppo I sia diffuso fra gli italiani del nord nell'ordine del 2-3% e fra gli italiani del sud nell'1-1,5%[48]. Alcuni subcladi dell'aplogruppo R1a, che potrebbero essere penetrati in Italia assieme alle invasioni provenienti dall'Europa nord-occidentale, compaiono in ordini di percentuali fra il 2,5% ed in particolare R1b1c9 a cui appartiene il 3,5% degli italiani[49], 5,6% nel Nord Italia[12][13], particolarmente diffusa fra i popoli dell'Europa nord-occidentale, essendo però questi subcladi appena citati piuttosto diffusi anche in altre aree europee è difficile stabilire se siano stati veramente introdotti in Italia da migrazioni di quei popoli.

Saraceni

Ulteriori migrazioni di popoli come le scorrerie saracene non hanno intaccato in percentuali significative la distribuzione aplotipica dell'Italia peninsulare, eccezion fatta per la Sicilia dove la civiltà araba e berbera ha prosperato per circa un secolo (emirato di Sicilia) e l'impatto della colonizzazione arabo-berbera è avvenuto in modo più intenso rispetto alla penisola, non modificando tuttavia in modo significativo la composizione neolitica dell'isola[50]. Il contributo berbero si stima tra il 6% e il 7,5% in Sicilia, 6,5% in Puglia Nord-Occidentale, 4,8% in Campania orientale; è da sottolineare il fatto che precedenti studi effettuati nelle stesse aree diedero percentuali minori. Le altre regioni dimostrano percentuali minori, dallo 0 al 2%[51][52].

Aplogruppi del cromosoma Y dominanti in Europa

Albero filogenetico degli aplogruppi del cromosoma Y e X

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Aplogruppi del cromosoma Y e Aplogruppi mitocondriali umani.

Mappa Genetica dell'Europa

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Storia genetica dell'Europa.
Recentemente diversi ricercatori hanno contribuito allo sviluppo di una mappa genetica dell'Europa, questa mappa mostra un evidente grado di somiglianza strutturale alla mappa geografica. Le principali differenze genetiche si sono riscontrate fra le popolazioni del nord e del sud.
Una ricerca genetica pubblicata su Current Biology, che prendeva a campione 24 popolazioni umane europee, conferma che le differenze genetiche in Europa sono direttamente proporzionali alla distanza tra i popoli con maggiori differenze per l'Italia e la Finlandia. Le popolazioni abitanti questi due paesi mostrerebbero quindi una maggiore distanza genetica rispetto alle altre 22 popolazioni campionate per via delle barriere geografiche che li separano dalle altre popolazioni.[53][54] Per ciò che concerne l'Italia in particolare uno studio del 2014 rileva che le popolazioni italiane sono estremamente eterogenee da un punto di vista genetico, tanto da poter paragonare la loro diversità a quella che si osserva tra gruppi che vivono agli angoli opposti dell'Europa.[55][56]
I ricercatori ipotizzano tre principali eventi di colonizzazione a partire da sud, avvenuti circa 45.000 anni fa, i primi esseri umani moderni entrerebbero in Europa da sud, dopo questo ingresso si verificò un'interruzione dei flussi migratori dovuto ad un massimo glaciale, circa 20.000 anni fa, la seconda colonizzazione avvenuta al ritiro dei ghiacci risalirebbe a circa 17.000 anni fa a partire da popolazioni di ritorno dalle zone di rifugio a sud[57], l'ultima colonizzazione si ebbe intorno ai 10.000 anni fa con l'espansione dal Vicino Oriente dell'agricoltura.[58][59]

Note

  1. ^ Ancora oggi alcuni biologi, tra cui Jared Diamond, sono del parere che la distinzione tra i generi Homo e Pan sia del tutto arbitraria e artificiosa, risolvibile riclassificando lo scimpanzé comune come Homo troglodytes ed il bonobo come Homo paniscus.
  2. ^ L'uomo moderno secondo gli studi genetici, è originario dell'Africa. Durante il processo di migrazione chiamato Out-of-Africa 2.
  3. ^ SNPs (Single Nucleotide Polymorphisms).
  4. ^ Non-Recombining Y-chromosome.
  5. ^ a b Ornella Semino, G.Passarino; PJ. Oefner et al., The Genetic Legacy of Paleolithic Homo sapiens sapiens in Extant Europeans: A Y Chromosome Perspective, in Science Magazine, nº 5494, novembre 2000, pp. 1155-1159.
  6. ^ [1] Eupedia: Distribution of European Y-chromosome DNA (Y-DNA) haplogroups by region in percentage. See note n° 4.
  7. ^ [2] American Journal of Human Genetics : Mitochondrial Haplogroup U5b3: A Distant Echo of the Epipaleolithic in Italy and the Legacy of the Early Sardinians
  8. ^ [3] Distribuzione europea del DNA mitocondriale (mtDNA) aplogruppi per regione in percentuale
  9. ^ [4] Differenziazione su base cronologica degli aplogruppi del mtDNA
  10. ^ Copia archiviata (PDF), su arheologija.ff.uni-lj.siURL consultato il 19 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2009). Siiri Rootsi : Y-Chromosome haplogroup I prehistoric gene flow in Europe
  11. ^ Di Giacomo et al. Clinal patterns of human Y chromosomal diversity in continental Italy and Greece are dominated by drift and founder effects. Molecular Phylogenetics and Evolution. In Press.
  12. ^ a b [5] Myres et al. - A major Y-chromosome haplogroup R1b Holocene era founder effect in Central and Western Europe (2010)
  13. ^ a b [6] Dienekes blogspot - R1b founder effect in Central and Western Europe (25 agosto 2010)
  14. ^ Capelli C, Brisighelli F, Scarnicci F, Arredi B, Caglia' A, Vetrugno G, Tofanelli S, Onofri V, Tagliabracci A, Paoli G, Pascali Y chromosome genetic variation in the Italian peninsula is clinal and supports an admixture model for the Mesolithic-Neolithic encounter VL. Mol Phylogenet Evol. 2007 Jul;44(1):228-39. Epub 2006 Dec 13. PMID 17275346
  15. ^ B. Arredi, E. S. Poloni and C. Tyler-Smith (2007). "The peopling of Europe". In Crawford, Michael H.. Anthropological genetics: theory, methods and applications. Cambridge, UK: Cambridge University Press. p. 394. ISBN 0-521-54697-4.
  16. ^ Chiaroni, J; Underhill, P; Cavalli-Sforza, L.L. (2009), "Y chromosome diversity, human expansion, drift and cultural evolution", PNAS 106 (48): 20174:20179
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  19. ^ David K. Faux A Genetic Signal of Central European Celtic Ancestry:Preliminary Research Concerning Y-Chromosome Marker U152 17 November 2008 [7]
  20. ^ David K. Faux Y-Chromosome Marker S28/U152 Haplogroup R-U152
  21. ^ Mappa di dispersione del sottoclade S28/U152 [8] basata sulla ricostruzione della discendenza Y ISOGG [9]
  22. ^ Gérard et al.; Berriche, S; Aouizérate, A; Diéterlen, F; Lucotte, G (2006), "North African Berber and Arab influences in the western Mediterranean revealed by Y-chromosome DNA haplotypes", Human Biology 78 (3): 307–316, doi:10.1353/hub.2006.0045, PMID 17216803
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  24. ^ Adams et al.; Bosch, Elena; Balaresque, Patricia L.; Ballereau, StéPhane J.; Lee, Andrew C.; Arroyo, Eduardo; López-Parra, Ana M.; Aler, Mercedes et al. (2008), "The Genetic Legacy of Religious Diversity and Intolerance: Paternal Lineages of Christians, Jews, and Muslims in the Iberian Peninsula", The American Journal of Human Genetics 83 (6): 725, doi:10.1016/j.ajhg.2008.11.007, PMC 2668061, PMID 19061982
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  27. ^ Underhill and Kivisild; Kivisild, Toomas (2007), "Use of Y Chromosome and Mitochondrial DNA Population Structure in Tracing Human Migrations", Annu. Rev. Genet. 41: 539–64, doi:10.1146/annurev.genet.41.110306.130407, PMID 18076332
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  29. ^ ISOGG
  30. ^ Ornella Semino et al., "Origin, Diffusion, and Differentiation of Y-Chromosome Haplogroups E and J: Inferences on the Neolithization of Europe and Later Migratory Events in the Mediterranean Area," American Journal of Human Genetics 74:1023–1034, 2004
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]