La vita di Maria José cambia radicalmente dopo la dopo la sconfitta della monarchia nel referendum del 1946, nel quale ella dichiarò di aver votato "scheda bianca".
Umberto II lascia l'Italia e si stabilisce in Portogallo. Maria José invece si reca in Svizzera, a Merlinge, ufficialmente per una terapia agli occhi. Di fatto questa decisione sancisce la separazione della coppia reale.
I coniugi si reincontreranno solo in occasione di matrimoni, funerali e qualche altra cerimonia ufficiale.
Per il resto, la Regina di Maggio si occupa dei figli e si dedica agli studi storici e ad iniziative di beneficenza. Viaggia molto, ma in incognito. Di rado la si vede in occasioni mondane. Restano comunque alcune foto, nelle quali si possono ammirare i gioielli di sua proprietà in quanto erede del re del Belgio.
Una delle sue principali passioni è la musica classica. Ora che gli impegni ufficiali non occupano più le sue giornate, passa molto tempo a suonare il pianoforte.
Diventa vedova il 18 marzo 1983. Qui sotto la vediamo ai funerali, assieme alla nipote, l'allora regina del Belgio, Fabiola.
Nella foto qui sotto assiste alla comunione del nipote Emanuele Filiberto.
Nel 1987 le viene accordato il permesso di tornare in Italia. Vi rientrerà nel 1988, in occasione di un convegno storico ad Aosta.
Negli anni '90 trascorre un lungo periodo in Messico, presso la figlia Maria Beatrice.
Qui, nel 1994, viene raggiunta dalla tragica notizia della morte del nipote Raffaello, figlio di Maria Beatrice.
Le circostanza della morte del giovane non sono state mai chiarite. Si è ipotizzato il suicidio, ma la famiglia ha sempre smentito.
Dopo questo lutto, ormai novantenne, Maria José si stabilisce definitivamente a Ginevra, presso la figlia Maria Gabriella.
Qui sotto una delle sue ultime foto con il figlio, il nipote e la nuora Marina Doria.
Si spegne nel gennaio del 2001, all'età di 93 anni, e viene sepolta nella cripta dell'abbazia medievale di Hautcombe.
Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
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lunedì 19 marzo 2012
sabato 17 marzo 2012
Maria José, la Regina di Maggio (1° parte)
Marie José Charlotte Sophie Amelie Henriette Gabrielle di Sassonia-Coburgo-Gotha
(Ostenda, 4 agosto 1906 – Ginevra, 27 gennaio 2001), nata principessa reale del Belgio, fu l'ultima regina d'Italia come consorte di Umberto II di Savoia.
Poiché il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 12 giugno 1946, venne soprannominata dagli Italiani: la Regina di maggio.
Era figlia del re del Belgio, Alberto I di Sassonia-Coburgo-Gotha, cugino del re Giorgio V del Regno Unito, e di Elisabetta di Wittelsbach, della casa reale di Baviera, omonima dell'imperatrice d'Austria, Sissi, sua prozia.
Difficilmente si sarebbe potuto trovare un sangue più "blu" di quello della principessa reale del Belgio per l'erede al trono d'Italia, Umberto di Savoia. Il loro matrimonio era stato combinato fin da quando Maria José era ancora bambina. La sua provenienza dal più aperto ambiente reale belga e l'educazione di stampo moderno che aveva ricevuto, si scontravano con il rigore della più chiusa monarchia italiana. La più classica educazione e istruzione dello stesso Umberto e, soprattutto, il ligio ossequio del principe all'etichetta, alle regole e all'autorità paterna, furono tutti fattori di ostacolo alla riuscita della loro unione. In seguito, Maria José avrebbe confidato all'amico giornalista, Indro Montanelli, che in confronto alla casa reale del Belgio, la casa reale di Savoia le era apparsa fin da subito "un frigidaire", ossia un frigorifero!
Le nozze con il Principe di Piemonte furono celebrate a Roma l'8 gennaio del 1930 nella Cappella Paolina del palazzo del Quirinale.
La coppia trascorse i primi anni di matrimonio a Torino, dove Umberto comandava il 92º reggimento di fanteria con il grado di colonnello. Negli anni torinesi la principessa preferì sottrarsi ai rapporti con gli esponenti della nobiltà e con la cerchia delle amicizie del marito, ritagliandosi spazi e frequentazioni personali.
Anche a Roma, nell'appartamento privato del Quirinale, ricevette filosofi, intellettuali e scrittori in modo del tutto indipendente da Umberto.
Diverso e sotto alcuni aspetti più felice fu il periodo trascorso da Maria José e Umberto a Napoli, dove essi si trasferirono nel 1933, complici probabilmente l'ambiente umano e il clima. Di certo la vita di coppia venne allietata in questo periodo dalla nascita di tre dei loro quattro figli: Maria Pia il24 settembre 1934; Vittorio Emanuele il 12 febbraio 1937; Maria Gabriella il 24 febbraio 1940. La quartogenita, la principessa Maria Beatrice, nacque a Roma il 2 febbraio 1943.
Maria José si occupò personalmente dei suoi figli, sia nei soggiorni autunnali al Castello Reale di Racconigi che in quelli estivi di Villa Maria Pia a Posillipo
Non vi fu mai simpatia tra la principessa e Mussolini, specie dopo l'alleanza con Hitler e la firma delle leggi razziali. Da quel momento, Maria José non nascose i propri sentimenti di ostilità nei confronti dell'operato di Mussolini e anche Umberto, del resto, faticava a nascondere un certo dissenso.
Fino allo scoppio della guerra, la sua vita fu comunque serena, e caratterizzata da una partecipazione ad iniziative benefiche e viaggi in tutto il paese e all'estero. Per tutto questo si guadagnò la simpatia di buona parte degli Italiani, anche di molti che non vedevano con favore i Savoia o la stessa monarchia.
Ecco una curiosa immagine risalente ad un viaggio in Libia, allora parte dell'impero coloniale italiano.
Attenta alla politica interna e internazionale, nel 1939 Maria José sostenne che l'Italia non era nelle condizioni di sostenere, e tanto meno vincere, una guerra. Quando l'Italia entrò in guerra, nel 1940, la principessa promosse un'azione segreta volta a collegare l'ambiente antifascista direttamente con i Savoia. A tal fine incontrò personaggi come Benedetto Croce, Ugo la Malfa, Ivanoe Bonomi, Elio Vittorini, Alcide de Gasperi.
Mussolini era al corrente delle azioni della principessa, ma ne sottovalutò l'importanza, considerando che il re era comunque dalla parte del governo, almeno fino al 1942. Nell'ambiente della monarchia, per questa ragione, Maria José venne definita da molti "l'unico uomo di Casa Savoia".
(Ostenda, 4 agosto 1906 – Ginevra, 27 gennaio 2001), nata principessa reale del Belgio, fu l'ultima regina d'Italia come consorte di Umberto II di Savoia.
Poiché il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 12 giugno 1946, venne soprannominata dagli Italiani: la Regina di maggio.
Era figlia del re del Belgio, Alberto I di Sassonia-Coburgo-Gotha, cugino del re Giorgio V del Regno Unito, e di Elisabetta di Wittelsbach, della casa reale di Baviera, omonima dell'imperatrice d'Austria, Sissi, sua prozia.
Difficilmente si sarebbe potuto trovare un sangue più "blu" di quello della principessa reale del Belgio per l'erede al trono d'Italia, Umberto di Savoia. Il loro matrimonio era stato combinato fin da quando Maria José era ancora bambina. La sua provenienza dal più aperto ambiente reale belga e l'educazione di stampo moderno che aveva ricevuto, si scontravano con il rigore della più chiusa monarchia italiana. La più classica educazione e istruzione dello stesso Umberto e, soprattutto, il ligio ossequio del principe all'etichetta, alle regole e all'autorità paterna, furono tutti fattori di ostacolo alla riuscita della loro unione. In seguito, Maria José avrebbe confidato all'amico giornalista, Indro Montanelli, che in confronto alla casa reale del Belgio, la casa reale di Savoia le era apparsa fin da subito "un frigidaire", ossia un frigorifero!
Le nozze con il Principe di Piemonte furono celebrate a Roma l'8 gennaio del 1930 nella Cappella Paolina del palazzo del Quirinale.
La coppia trascorse i primi anni di matrimonio a Torino, dove Umberto comandava il 92º reggimento di fanteria con il grado di colonnello. Negli anni torinesi la principessa preferì sottrarsi ai rapporti con gli esponenti della nobiltà e con la cerchia delle amicizie del marito, ritagliandosi spazi e frequentazioni personali.
Anche a Roma, nell'appartamento privato del Quirinale, ricevette filosofi, intellettuali e scrittori in modo del tutto indipendente da Umberto.
Diverso e sotto alcuni aspetti più felice fu il periodo trascorso da Maria José e Umberto a Napoli, dove essi si trasferirono nel 1933, complici probabilmente l'ambiente umano e il clima. Di certo la vita di coppia venne allietata in questo periodo dalla nascita di tre dei loro quattro figli: Maria Pia il24 settembre 1934; Vittorio Emanuele il 12 febbraio 1937; Maria Gabriella il 24 febbraio 1940. La quartogenita, la principessa Maria Beatrice, nacque a Roma il 2 febbraio 1943.
Maria José si occupò personalmente dei suoi figli, sia nei soggiorni autunnali al Castello Reale di Racconigi che in quelli estivi di Villa Maria Pia a Posillipo
Non vi fu mai simpatia tra la principessa e Mussolini, specie dopo l'alleanza con Hitler e la firma delle leggi razziali. Da quel momento, Maria José non nascose i propri sentimenti di ostilità nei confronti dell'operato di Mussolini e anche Umberto, del resto, faticava a nascondere un certo dissenso.
Fino allo scoppio della guerra, la sua vita fu comunque serena, e caratterizzata da una partecipazione ad iniziative benefiche e viaggi in tutto il paese e all'estero. Per tutto questo si guadagnò la simpatia di buona parte degli Italiani, anche di molti che non vedevano con favore i Savoia o la stessa monarchia.
Ecco una curiosa immagine risalente ad un viaggio in Libia, allora parte dell'impero coloniale italiano.
Attenta alla politica interna e internazionale, nel 1939 Maria José sostenne che l'Italia non era nelle condizioni di sostenere, e tanto meno vincere, una guerra. Quando l'Italia entrò in guerra, nel 1940, la principessa promosse un'azione segreta volta a collegare l'ambiente antifascista direttamente con i Savoia. A tal fine incontrò personaggi come Benedetto Croce, Ugo la Malfa, Ivanoe Bonomi, Elio Vittorini, Alcide de Gasperi.
Mussolini era al corrente delle azioni della principessa, ma ne sottovalutò l'importanza, considerando che il re era comunque dalla parte del governo, almeno fino al 1942. Nell'ambiente della monarchia, per questa ragione, Maria José venne definita da molti "l'unico uomo di Casa Savoia".
Il 6 agosto 1943 Maria José venne convocata dal suocero, il quale non le parlava direttamente da più di due anni, e le venne espressamente ordinato di troncare immediatamente ogni rapporto con l'opposizione antifascista e ogni attività politica. Inoltre il re la costrinse a ritirarsi con i quattro figli a Sant'Anna di Valdieri, sotto la sorveglianza della cognata Jolanda, e le ordinò di rimanervi fino a che lui stesso non l'avesse espressamente richiamata a Roma.
L'8 settembre la principessa, come il resto degli italiani, apprese la notizia dell'Armistizio dalla radio. Dopo un viaggio piuttosto avventuroso, riuscì a portare in salvo i figli in Svizzera, dove si mise in contatto, tramite Luigi Einaudi, con gli ambienti partigiani. Pur essendo controllata dalle autorità elvetiche, riuscì comunque, in diverse occasioni, a trasportare armi per la Resistenza nel nord Italia. C'era in lei la speranza di poter salvare la monarchia dal discredito in cui era caduta dopo la fuga del re a Brindisi. Nonostante Umberto avesse ottenuto la luogotenenza, il re si rifiutò di abdicare, e la principessa, che per tutta la vita era stata educata a diventare regina, incominciò a temere che l'impegno di tutti quegli anni fosse divenuto ormai inutile. Tornata in Italia dopo la Liberazione, riprese l'attività di volontariato presso la Croce Rossa. Durante una visita all'ospedale di Cassino, il 9 maggio 1946, fu informata dell'abdicazione del suocero. Fonti contemporanee riportano che quando, di ritorno a Roma, fu salutata come "regina", non manifestò alcun entusiasmo, e anzi avrebbe commentato: "Sono una regina? Non in queste condizioni. Non è così che mi ero immaginata questo giorno".
Non ci fu nessuna incoronazione per colei che per quasi quarant'anni era stata educata per regnare. Solo una sbiadita foto di circostanza ricorda i pochi giorni di regno della Regina di Maggio.
Non ci fu nessuna incoronazione per colei che per quasi quarant'anni era stata educata per regnare. Solo una sbiadita foto di circostanza ricorda i pochi giorni di regno della Regina di Maggio.
Fine prima parte.
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