La villa rustica in origine era sostanzialmente il nucleo di un'azienda agraria a conduzione familiare, dove veniva prodotto ciò che era necessario al sostentamento.
Col passare degli anni e l'accrescersi della potenza di Roma, che a ogni conquista trasferiva in Italia centinaia di migliaia di schiavi da sfruttare nei più svariati lavori, le ville rustiche si fecero sempre più grandi e sontuose (200-250 ettari sembra comunque la misura media) e la produzione agricola diventò un'attività il cui scopo non era più semplicemente quello di sfamare il padrone, ma anche e soprattutto di vendere i prodotti in eccesso anche su mercati lontani.
In particolare, la villa come azienda agricola fu una forma presente soprattutto in Italia centrale, dalla Campania all'Etruria (celebre la Villa Settefinestre ad Ansedonia) ed è stata considerata da alcuni studiosi come la forma produttiva più originale, efficiente e razionale che l'economia romana abbia prodotto, la più vicina a sfiorare un modo di produzione capitalistico. Le produzioni erano differenziate: piantagioni (soprattutto ulivi e vite), altre coltivazioni intensive, orti, pascoli, impianti di trasformazione, depositi, mezzi di trasporto. Si trattava, insomma, di una vera fabbrica rurale organizzata.
Il lavoro era affidato a una massa di schiavi organizzati con disciplina militare, inquadrati da sorveglianti, schiavi anch'essi, sotto la direzione di un vicario del padrone, il villicus.
Una organizzazione così complessa necessitava di solide competenze, che i romani non esitarono a tradurre in famosi testi di agronomia, come: il De agri cultura di Marco Porcio Catone, il De re rustica di Marco Terenzio Varronee i libri di Columella.
La villa era divisa in diversi settori:
- La Pars Dominica era la zona residenziale, destinata al dominus e alla sua famiglia;
- La Pars Rustica era la zona destinata alla servitù, ai lavoratori dell'azienda;
- La Pars Fructuaria era destinata alla lavorazione dei prodotti.
Le Pars Rustica e Fructuaria assieme formavano la Pars Massaricia (la suddivisione tra pars dominica e pars massaricia rimase anche nel Medioevo, seppur con un significato diverso, e divenne una caratteristica tipica del sistema produttivo curtense e poi della signoria territoriale feudale).
La progressiva riduzione degli schiavi, dovuta al concludersi della fase espansionistica dell'Impero romano (II secolo d.C.), costrinse l'aristocrazia fondiaria a cedere una parte sempre più vasta della terra a coloni. Questi ultimi, a differenza degli schiavi, erano liberi, ma legati al latifondista secondo la forma della commendatio, ovvero in cambio della protezione garantita dal padrone avevano l'obbligo di prestare servizi (corvée) e pagare canoni. Nelle ville vigeva la responsabilità collettiva del pagamento delle tasse..
Nella prima età repubblcana, il civis romanus era prevalentemente un agricoltore e la vita in campagna era la condizione dominante. Per agricoltore si può intendere sia il colonus, il coltivatore diretto, sia il proprietario terriero che faceva coltivare la terra agli schiavi. Al nobilis romano appartenente alla classe senatoria era impedita l'attività commerciale, ritenuta indegna per un senatore, e quindi il suo reddito derivava dalla rendita agricola. Da qui la centralità della res rustica, cioè l'agricoltura. Solo sporadicamente il nobile abitava la casa di città. Catone fu un convinto assertore dell'utilità dei giardini, tanto che sosteneva che chi trascurava il giardino dovesse essere punito.
Le grandi ville romane si svilupparono, anche dal punto di vista estetico, a partire dal periodo dell'ultima età repubblicana (II secolo a.C).
È di questo periodo la distinzione tra villa rustica e villa urbana.
La prima era più di una fattoria, una vera e propria azienda agricola,
La villa urbana può essere considerata come la sede del prestigio e del benessere dei romani più ricchi, il luogo delle relazioni sociali. Col tempo le ville urbane andarono ampliandosi, diventando pian piano simili alle residenze cittadine.
Dotate di ogni comodità, spesso erano più grandi delle domus di città ed erano autosussistenti. Potevano avere biblioteche, sale di lettura, stanze per il bagno caldo, freddo e tiepido, una piscina scoperta ed una palestra. Ampi porticati permettevano passeggiate all'aperto. Erano circondate da parchi e giardini molto curati.
Era dunque una dimora cittadina signorile, paragonabile a ciò che i francesi chiameranno maison de plaisance.Esiste anche la locuzione villa suburbana, che definiva probabilmente una dimora di campagna senza coltivazioni agricole, con giardino, e vicina alle comodità della città.
Ecco un esempio di villa suburbana di lusso
Nella Roma repubblicana tuttavia la distinzione tra villa rustica e villa urbana non è ancora pienamente delineata: le fattorie e i giardini continuavano ad essere chiamati hortus o heredium, ovvero "terreno recinto che fa parte della dimora, quota di terreno che segue l'erede". Con le Guerre Puniche l'economia non può limitarsi alla scala familiare, ma deve impegnarsi a sostenere la nazione. da qui l'importanza della produzione agricola in campagna che doveva sostenere la città.
Riguardo ai giardini di utilità non si fa menzione della disposizione delle piante, ma solo delle recinzioni. Le ville rustiche si trovavano per necessità vicino a pozzi o corsi d'acqua.
Sembra che la disposizione degli alberi in filari sfalsati (quincunx - quinconce) sia un'invenzione dei romani (anche se per errore venne attribuita da Cicerone ai persiani e agli assiri). Una estensione della villa rustica era la villa fructuaria, che comprendeva dei magazzini per lo stoccaggio di frutta e (presumibilmente) anche di ortaggi.
Dalla tarda Repubblica in poi si diffonde l'uso del giardino ornamentale, e anche in questo caso Cicerone è un nome ricorrente. Le ville di piacere romane erano costituite da un parco in cui elementi architettonici (porticati, colonnati), si fondevano con la vegetazione.
Questo insieme fornì più tardi il modello a cui si ispirarono i parchi neoclassici nel secolo XVIII.
La villa poteva essere anche sulla costa, specie nel litorale campano.
È con Lucullo (60 a.C.) che si afferma l'arte dei giardini e per tutta Roma si gareggia nel trasformare e abbellire le proprietà familiari, la cultura del giardino era molto avanzata, tanto che esistevano delle regolamentazioni piuttosto articolate sulle servitù urbane: ad esempio non era possibile togliere luce ai vicini piantando alberi sul tetto. Da questa normativa si può facilmente dedurre che i moderni roof garden hanno origini antiche. Esistevano diversi livelli di giardini: gli abitanti delle insulae si accontentavano di fiori alle finestre, in periferia c'erano gli hortuli (giardini o piccoli parchi), e le tabernae, luoghi per la sosta e il riposo. I giardini romani sono carichi di influenze della Grecia ellenistica e della civiltà alessandrina Basti pensare ai giochi d'acqua presenti in molti giardini privati e pubblici, la cui conoscenza era stata tramandata dai tempi di Erone di Alessandria che li inventò. Altre introduzioni provenienti dalla Grecia furono il portico e la passeggiata alberata. Dopo il 60 a.C. anche le termae si arricchiscono di giardini che si affiancano al grandioso complesso di edifici e strutture messo in opera dai romani per l'otium.
Pensa che io vivo in una zona archeologica di Roma sull'Appia antica caratterizzata proprio dalla presenza dei resti di queste ville, praticamente ci vado a correre in mezzo tutti i giorni!^^
RispondiEliminaA vedere i ruderi che ci sono ora è incredibile pensare a quanto fossero grandi e magnifiche queste costruzioni all'epoca! :D
Come ti invidio!!! Mi sono innamorato di Roma fin dalla prima volta che l'ho visitata ed ogni volta che ci vado sono inebriato dalla bellezza e dal fascino immortale della città eterna, che in tremila anni di storia ha prodotto almeno un terzo di tutto il patrimonio artistico dell'umanità. Certo capisco che per i residenti ci sono molti disagi e questo non è un periodo facile (confesso che vedere i Rolling Stones al Circo Massimo mi ha lasciato molto perplesso). La Roma dei consoli, degli imperatori e dei Papi è ben altra cosa da quella attuale, però credo che vivere a Roma sia come sentirsi al centro dell'universo. Vivere poi nella zona dell'Appia Antica deve essere qualcosa di paradisiaco! Certo i ruderi non rendono l'idea dei fasti del passato e l'amministrazione locale non riesce a tutelare a sufficienza il patrimonio artistico, ma questo non rende meno eterna la Città Eterna. Devi essere veramente fiera di essere una cittadina romana, erede di una grande tradizione. Mi chiedevo se per caso hai qualche parentela con la famiglia Negretti Odescalchi. Io ho una lontana parentela con la famiglia Orsini, da parte della mia nonna materna, i cui antenati erano i nipoti di papa Niccolò III, mandati a governare la Romagna, parte dello stato pontificio. Ma, sangue blu a parte, la vera nobiltà è quella dello spirito e della raffinatezza, che sono doti che si apprendono coltivando il gusto della bellezza e della cultura estetica in ogni suo ambito, come ho sempre cercato di fare, anche per divulgare l'amore per l'arte, l'urbanistica, l'architettura e la storia.
EliminaOgni periodo storico ha una sua grandezza e un suo fascino e Roma li riassume tutti, perché è stata etrusca, latina, ellenistica, imperiale, pontificia, rinascimentale, barocca e ha avuto poi una grande rinascita negli ultimi due secoli. Certo meriterebbe una cura maggiore da parte delle amministrazioni pubbliche, perché è veramente uno dei luoghi più belli del mondo!
Correre tra quelle "superbe ruine" deve essere un vero piacere per il corpo e per lo spirito!
Sono felice ti piaccia la mia città, io (come quasi tutti i romani, d'altronde) la adoro nonostante abbia mille difetti!^^
RispondiEliminaEd hai ragione, vivere in una zona archeologica è un privilegio: certo si è un pò isolati (non ci sono tanti negozi ed i mezzi pubblici sono scarsi), ma c'è tanto verde ed il panorama è garantito ovunque guardi! Infatti girano continuamente film qui intorno (ci hanno girato anche diverse scene della grande bellezza), anche se questo fatto crea a noi residenti più disagi che altro...
Quanto alla parentela con gli Odescalchi, sinceramente non saprei, però ora che mi ci hai fatto pensare alcuni dei fratelli dei miei nonni paterni avevano delle proprietà a Bracciano dove c'è il castello degli Odescalchi (ho ancora degli zii che hanno terreni lì), ma non so se fossero o meno imparentati con gli Odescalchi...
So invece che la famiglia di mia madre, che è di origine francese, discende in via più o meno diretta dai Borboni, fino a pochi anni fa un mio zio aveva ancora il castello di famiglia nei pressi di Caserta (poi l'ha venduto perchè era troppo costoso da mantenere), ma ci devono esser state brutte storie di cui non sono a conoscenza per le eredità e credo che qualcuno abbia addrittura venduto il titolo, quindi in ogni caso non abbiamo più nessun titolo! ^^
Però, addirittura con i Borboni! Anche senza titoli, in te scorre sangue reale, quindi ti riserverò gli onori dovuti a una Principessa del sangue, un po' come Alienor nel romanzo, visto che è sempre stata il tuo personaggio preferito! ;-)
EliminaQuanto ai duchi di Bracciano, la domanda nasceva perché la scrittrice Liala, di cognome si chiamava Amalia Liana Negretti-Odescalchi... insomma, c'è tutta una trama dinastica che farebbe impallidire gli alberi genealogici dei Windsor e pure quelli dei Targaryen :-D
Ahahahahaah; esagerato! ^^
EliminaDopo tanti secoli non credo proprio che in me scorra più nemmeno una goccia di sangue reale, anche se l'idea di essere paragonata ad Alienor mi lusinga tanto! :D