martedì 24 giugno 2014

Abitazioni e giardini nell'Antica Roma (periodo repubblicano): la domus



giardini romani presentano molte affinità col giardino greco, nei confronti del quale ci fu un consapevole "ripescaggio", specie nella raffinata cerchia di letterati e filosofi del circolo degli Scipioni, fino a Cicerone e a Sallustio, per arrivare poi ai fasti dell'età imperiale che toccano il vertice nella meravigliosa Villa Adriana. Ma andiamo con ordine, partendo dall'età repubblicana.



 I romani utilizzarono il modello di giardino greco (kepos)  e lo trasformarono in qualcosa di estremamente più raffinato, l' hortus, che nonostante l'etimologia rustica, non è affatto un orto, ma un vero e proprio giardino, per quel che riguarda la domus urbana se non addirittura un parco per quel che riguarda la villa, cioè la residenza di campagna, al centro di un possedimento terriero.



La domus era l'abitazione di città dei ceti abbienti, cioè la classe senatoriale e quella degli equites, il ceto equestre. 
Dall'apertura dell'atrio (compluvium) entrava la luce e l'acqua piovana, raccolta in una cisterna sotterranea (impluvium). La tecnica costruttiva è ancora caratterizzata da muri in scheggioni di tufo lavorati in opera quadrata irregolare. Questo modello di abitazione durò tre secoli. Si può affermare che il primo esempio di casa ad atrio a Roma sia quella di Tarquinio Prisco, sul Palatino, poi domus publica
Nella domus di medie dimensioni c'erano due cortili, uno era l'atrium e comprendeva la vasca dell' impluvium dove si raccoglieva l'acqua piovana.

 







Il secondo cortile era il peristilylium che comprendeva il portico colonnato (cioè il peristilio vero e proprio) e l'hortus, cioè il giardino. Vi poteva essere, ma solo nelle domus più grandi anche un terzo cortile, senza il tetto e il peristilio, ma circondato da mura, dove vi era spazio per un giardino alberato.



Il peristilio era un cortile contornato da colonne sulle quali si poneva un tetto che si appoggiava alla casa. Veniva così a crearsi un portico le cui pareti erano spesso finemente decorate con pitture e mosaici. L'interno del peristilio conteneva piante di fiori, fontanestatue ed anche vasche con pesci, dette piscinae.





Nelle domus più piccole vi era solo l'atrio con l'impluvio, oppure c'era solo il peristilio, con l'impluvio e l'hortus.



La domus media comprendeva atrio e peristilio.


 
1 Atrium
2 Peristylium
3 Vestibulum
4 Fauces
5 Impluvium
6 Ala
7 Triclinium
house1e.jpg - 16524 Bytes8 Tablinum
9 Exhedra/Oecus
10 Taberna
11 Cubiculum
12 Andron
13 Posticum
14 Bathroom
15 Cucina (kitchen)
|Vestibulum|Fauces|Atrium|Ala|Tablinum|Peristylium|
Model of a two storey Roman house.
Museo della Civilta, Rome

Nelle domus più grandi poteva esserci invece un secondo impluvio, più grande, nel peristilio, al centro dell'hortus. Questo secondo impluvio era alimentato anche da una fontana o da un pozzo, in modo tale che vi fosse sempre l'acqua e vi potessero vivere i pesci. Per questo fu chiamato piscina.




Infine poteva esserci un terzo tipo di giardino, un hortus senza perystilium, posto sul retro e circondato da alte mura.
A volte era presente nelle domus più piccole al posto del peristilio.
La domus si sviluppava in orizzontale ed era composta da molte stanze con funzioni diverse: l'ingresso bipartito in vestibulum e fauces (da cui si accedeva all'atrium, che era la stanza centrale subito dopo l'ingresso, da cui si poteva accedere agli altri ambienti che vi si affacciavano), le stanze da letto dette cubicula, la sala dei banchetti detta oecus tricliniare o triclinium(dove gli ospiti potevano mangiare sdraiati sui letti tricliniari), alcuni ambienti laterali detti alae, il tablinum (locale adibito a salotto solitamente posto in fondo all'atrium) e il lararium (stanza con funzioni religiose per il culto dei LariMani e Penati).
Le stanze che si affacciavano direttamente sulla strada erano solitamente affittate a terzi per essere adibite a negozi o botteghe artigiane ed erano denominate tabernae.
Nel retro della casa all'aperto c'era l'hortus, il giardino domestico.
Le domus romane erano dotate di finestre molto piccole per evitare che dall'esterno potessero entrare rumori o, peggio, ladri. Per questo motivo l'illuminazione delle varie stanze era fornita dalla luce solare che entrava dal soffitto aperto (compluvium) dell'atrio e illuminava di riflesso le stanze ad esso adiacenti. Dal compluvium entrava, oltre che la luce anche l'acqua piovana che veniva raccolta in una vasca o cisterna quadrangolare al centro dell'atrio detta impluvium.


Pianta e assonometria di una tipica domus romana.
1. fauces (ingresso)
2. tabernae (botteghe artigiane)
3. atrium (atrio)
4. impluvium (cisterna per l'acqua)
5. tablinum (studio)
6. hortus (orto/giardino)
7. oecus tricliniare (sala da pranzo)
8. alae (ambienti laterali)
9. cubiculum (camera)

Le domus più prestigiose avevano il balneum, il bagno, che era l'esatta copia delle terme (c'erano all'interno di esso infatti l'apodyterium, lo spogliatoio, il calidarium, la piscina dell'acqua calda, il tepidarium, piscina dell'acqua tiepida, per arrivare al frigidarium che era la piscina con l'acqua fredda).
In alcune abitazioni delle persone più benestanti c'erano anche la bibliotheca, la diaeta, un padiglione per intrattenere gli ospiti ed il solarium, una terrazza che poteva anche essere coperta. Oppure era presente nelle abitazioni signorili più grandi come terzo cortile, in aggiunta all'atrio e al peristilio. In questo caso il terzo giardino recintato da alte mura, detto hortus conclusus, (destinato a diventare la forma tipica di giardino nel medioevo) poteva diventare di  dimensioni maggiori, benché fosse più caratteristico della villa urbana e suburbana, specie in età imperiale, di cui parlerò nei prossimi post. (Qui sotto vediamo gli affreschi della Villa di Livia, la moglie di Augusto, in cui sono rappresentati i giardini delle ville romane della prima età imperiale).







Culti romani del giardino
Il giardino era per i romani, parte integrante della casa, del focolare domestico, ed era dedicato al culto dei Lari (Lares familiares), antenati, defunti, protettori della casa e della famiglia. Ai Lares familiares venivano affiancati  iLares agrestes, delle divinità del giardino. I Lari erano collegati a Priapo, divinità della fecondità. Nei periodi dei riti dionisiaci o dedicati ad altre divinità della fertilità, nel giardino (viridarium), venivano disposte delle statuette di satiri. Priapo diventava il Ruber Custos (il Rosso Custode), molto simile ad uno spaventapasseri dipinto di rosso. Sembra anche che nel periodo del solis invictus, i Lares agrestes venissero spostati lungo il perimetro del giardino, usanza da cui sarebbe originato il presepe (da "praesepere", vicino alla siepe).
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che sia da quest'uso che derivino i moderni nani da giardino. Alla figura maschile di Priapo si affiancano diverse divinità femminili. Una Venere rustica protettrice dei produttori di vino, che diverrà in seguito Venus JuliaFlora, di origine sabina, che presiedeva a tutto ciò che fioriva, e Pomona, antica divinità italica, che presiedeva a tutto ciò che fruttificava.
Vedremo successivamente come nel Medioevo l'hortus conclusus fosse legato soprattutto a monasteri e conventi.


Nel periodo tardo medievale e poi umanistico-rinascimentale, l'hortus conclusus ebbe una fortuna anche artistica e letteraria, di cui parlerò in seguito nell'ambito della storia del giardinaggio.










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