venerdì 12 maggio 2017

I quattro modelli di Biotipo umano: i Somatotipi

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somatotipi di Sheldon rappresentano una classificazione biotipologica identificata attorno al 1940 dallo psicologo e medico statunitense William Herbert Sheldon. Altri studiosi che nei successivi anni cinquanta e sessanta perfezionarono e approfondirono i principi di Sheldon furono Richard W. Parnell, e Barbara H. Heath e J.E. Lindsay Carter, che crearono dei metodi di misurazione antropometrica per stabilire l'appartenenza di un soggetto a un determinato somatotipo[1].
In associazione con questi biotipi, Sheldon teorizzò la Psicologia costituzionale, scienza che collega le diverse costituzioni con i tipi di temperamento. Sheldon sostenne che il corpo umano doveva essere classificato in base al contributo relativo di tre elementi somatici fondamentali, dal nome dei tre foglietti embrionali[2]: l'endoderma (da cui si sviluppa l'apparato digestivo e respiratorio), il mesoderma (da cui origina il muscolo scheletrico, il cuore e i vasi sanguigni), e l'ectoderma (da cui origina la pelle e il sistema nervoso). Tali modelli sono stati valorizzati nel campo della psicologia e criminologia per la loro connessione con i tipi psichici, ma anche nel mondo dello sport e del fitness, per cercare di individuare il tipo di attività, le metodiche di allenamento, nonché il regime alimentare, più adatti all'individuo.
Nel suo libro 1954 Atlas of Men: A guide for somatotyping the adult man at all ages (Atlante degli uomini), Sheldon classificò tutti i possibili biotipi secondo una scala da 1 a 7 per ciascuno dei tre modelli "somatici", dove il puro "endomorfo" è 7-1-1, il puro "mesomorfo" 1-7-1 e il puro "ectomorfo" 1-1-7. Dal tipo di numero, potrebbero presumibilmente essere previste le caratteristiche psicologiche di un individuo. I biotipi costituzionali possono essere generalmente nominati col nome di biotipi, morfotipi, somatotipi, tipi costituzionali, sebbene questi aggettivi siano applicati anche a modelli di altre scuole biotipologiche. Per la precisione Sheldon fu il primo a coniare la definizione somatotipo[1], che però nel contesto nella biotipologia può essere sostituito da questi altri termini in maniera interscambiabile.

Cenni storici

Introduzione

Lo statunitense William Herbert Sheldon conseguì il dottorato in psicologia nel 1926 presso l'Università di Chicago, mentre nel 1933 ottenne il titolo in medicina. I suoi libri hanno rappresentato un importante contributo per lo sviluppo delle teorie sui rapporti tra costituzione fisica, psicologia e criminalità, qualità che lo renderanno celebre in questi ambiti. Nel 1940 egli pubblicò, assieme a S.S. Stevens e W.B. Tucker, il libro "The Varieties of Human Physique" (Le varietà del fisico umano). I tre studiosi descrissero e coniarono la parola "somatotipo"[1]. In questo testo vennero individuati in maniera semplificata tre modelli somatici che, nel loro sviluppo, si delineavano dalla prevalenza di uno dei tre foglietti embrionali: endodermamesoderma, ed ectoderma. L'embrione umano, ad un certo stadio della sua maturazione, presenta questi tre tegumenti, dai quali avranno origine rispettivamente: gli organi interni; lo scheletro e gli organi di sostegno; la pelle, i capelli ed il sistema nervoso[3]. Il metodo di classificazione, basato sulle caratteristiche morfologiche di 4.000 uomini universitari provenienti principalmente dal gruppo di università del Ivy League, era stato reso possibile da indici derivati dall'analisi delle loro fotografie[1][4]. Ognuno di questi modelli veniva classificato in una scala di sette punti in base al grado di influenza apportato dal rispettivo foglietto embrionale. Sheldon infine identificò tre somatotipi fondamentali: l'endomorfo, il mesomorfo, e l'ectomorfo. L'endomorfo (con prevalenza dell'endoderma) ha una struttura tondeggiante e molle; il mesomorfo (con preponderanza del mesoderma) ha una muscolatura sviluppata e uno scheletro robusto; l'ectomorfo (con maggiore sviluppo dell'ectoderma) ha una corporatura fragile e delicata, e struttura lineare[3]. Essenzialmente, le nuove teorie di Sheldon erano state influenzate dalle emergenti scuole di biotipologia, e quindi di studio sulla costituzione umana, sviluppate nel centro Europa tra la fine del 1800 e i primi del 1900, in particolare quella italiana, tedesca e francese.

Temperamento

Nel periodo in cui frequentava la University of Chicago negli anni venti, Sheldon aveva stretto legami lavorativi con tale Sante Naccarati, un giovane antropologo italiano in visita negli Stati Uniti per investigare sulle possibili relazioni tra morfologia, temperamento e intelligenza. Naccarati introdusse a Sheldon gli insegnamenti dei suoi maestri, Giacinto ViolaAchille De Giovanni e Nicola Pende, della scuola di biotipologia italiana. Sheldon e Naccarati si trovarono d'accordo su molti aspetti dei loro studi, ed avviarono una ricerca in collaborazione che voleva combinare le scoperte e i metodi di Viola con quelli descritti dallo psichiatra tedesco Ernst Kretschmer nel suo libro Körperbau und Charakter (Fisico e carattere, 1921). Mentre Sheldon iniziava la sua carriera di insegnante all'Università di Chicago, portava avanti la sua ricerca con Naccarati, fino a quando quest'ultimo morì in un tragico incidente automobilistico in Italia nel 1929. Nel frattempo Sheldon si accorse della necessità di approfondire le sue conoscenze mediche per poter supportare gli studi sulla morfologia umana e il comportamento, conseguendo la laurea in medicina nel 1933[5].
Sheldon, come altri prima di lui, aveva messo in relazione diversi somatotipi con un relativo temperamento[6]. Infatti ognuno dei tre modelli coincideva con un determinato tipo psichico: l'endomorfo corrispondeva al tipo viscerotonico; il mesomorfo al somatotonico; l'ectomorfo al cerebrotonico. Questi tipi costituzionali e psichici erano strettamente connessi ai modelli individuati diversi anni prima, nel 1921, dallo psichiatra tedesco Ernst Kretschmer, modelli che lo stesso Sheldon ripropose ed applicò nella sua analisi sui 4.000 studenti, e da cui rielaborò il suo nuovo criterio[4]. Kretschmer, e di conseguenza la biotipologia o costituzionalistica tedesca, si era distinto per essere stato il primo ad associare diversi tipi costituzionali ai tipi psichici. Egli delimitò essenzialmente due temperamenti contrastanti: il tipo ciclotimico, e il tipo schizotimico. Questi due tipi psichici collimavano con i rispettivi tipi costituzionali picnico e leptosomico. L'endomorfo di Sheldon (tipo psichico viscerotonico) corrispondeva col biotipo picnico (tipo psichico ciclotimico) di Kretschmer; l’ectomorfo di Sheldon (tipo psichico cerebrotonico) corrispondeva col biotipo leptosomico (tipo psichico schizotimico) di Kretschmer[6]. In realtà Kretschmer aveva in origine stabilito anche il modello atletico, omologo del mesomorfo (somatotonico)[7], ma in seguito questa categoria venne inglobata nel leptosomico. Nello studio sugli studenti universitari, Sheldon, ispirandosi alla metodica di Kretschmer, constatò che solo il 28% di questi potevano essere riconosciuti come biotipi "puri" (picnico, atletico e leptosomico), mentre il rimanente 72% era piuttosto identificabile all'interno di una tipologia mista. Tale osservazione portò il medico americano a concludere che i modelli puri erano rari, e che la maggior parte dei soggetti mostravano caratteristiche intermedie[4]. Kretschmer approvò apertamente i biotipi di Sheldon, riconoscendola come una metodologia simile a quella da lui formulata, e che giungeva alle stesse conclusioni per una via e con una terminologia diversa[8]. Ma Sheldon aveva fondato le sue teorie sui biotipi esaminando anche le ricerche dei già citati studiosi italiani, De Giovanni, Viola, Pende e Naccarati[4], oltre ad un evidente contributo del francese Marcel Martiny.

Embriologia

I biotipi di Sheldon trovavano evidenti analogie con quelli dell'antropologo e medico francese Marcel Martiny, successivamente collaboratore di Nicola Pende. Martiny, prima di Sheldon, aveva fondato le sue teorie biotipologiche sullo sviluppo dell'embrione umano, definendo quelli che sarebbero stati riconosciuti come i tipi o biotipi embriologici. Egli si concentrò sulle prime tre settimane dello sviluppo embrionale, dal quale, in seguito al processo di gastrulazione, viene a svilupparsi il disco germinativo trilaminare. Questo componente è formato dorsalmente dall'ectoderma, internamente dall'endoderma, e nella zona intermedia, da un abbozzo di cordomesodermico, da cui originano il mesoderma e la notocorda. Dalla prevalenza di uno dei tre foglietti, corrisponde un maggiore sviluppo dei relativi organi biologici correlati. Come Sheldon, Martiny aveva nominato in maniera simile i suoi biotipi, con la differenza che ne aveva individuato una quarta tipologia, per definizione il più equilibrato tra i quattro modelli. Lo studioso francese parlava di endoblasticomesoblasticoectoblastico e la quarta tipologia, il cordoblastico, il quale incarna l'equilibrio endo-meso-ectodermico. Il primo testo di Martiny, La biotypologie humaine et orthogénétique (La biotipologia umana e ortogenetica), risale al 1930, 10 anni prima dell'esordio su carta di Sheldon. Il medico francese continuò gli approfondimenti sulla biotipologia durante tutta la sua vita con la pubblicazione di svariati volumi, fino alla sua morte avvenuta nel 1982[9].

La teoria

I risultati degli studi di Sheldon, ottenuti tramite una selezione fotografica, vennero pubblicati su diverse sue opere, tra cui il libro del 1954 Atlas of Men: A guide for somatotyping the adult man at all ages. Questo testo contribuì a diffondere e ad accreditare il concetto di somatotipo, a cui si attribuiva una conformazione relativamente costante nel tempo e legata ai processi dello sviluppo embrionale[3]Atlas of Men fu un lavoro di riferimento per i somatotipi maschili, e rifletteva la determinazione di Sheldon nel continuare il suo lavoro con l'approccio costituzionale ribadendo i caratteri permanenti del somatotipo. Fu proposta anche la risposta femminile, Atlas of Women, che però non venne mai realizzata[1]. Da questi modelli fotografici Sheldon individuò 260 tratti di personalità. Dopo aver concentrato questi in serie da 50 soggetti, egli intervistò 33 uomini. Dopo le interviste ed ulteriori rifiniture, egli identificò tre gruppi di tratti comportamentali, ed ogni gruppo aveva 20 tratti. Determinati temperamenti erano spesso riscontrati in un soggetto, mentre altri non caratteristici di quel gruppo non venivano ritrovati negli altri. La valutazione sul comportamento era accertata tramite interviste molto approfondite in cui il soggetto veniva inquadrato sulla base di una scala di temperamento. Dalle analisi di Sheldon, veniva riscontrata una correlazione tra il fisico e la personalità. Dopo aver distinto i metodi per accertare l'appartenenza al somatotipo e al tipo comportamentale (che chiamò temperamento), Sheldon esaminò il grado di associazione tra i due aspetti. Il risultato del suo lavoro suggeriva una relazione tra il fisico e le caratteristiche comportamentali. Egli trovò inoltre dei collegamenti tra i somatotipi e delinquenza. Dal 1939 al 1946 osservò 200 giovani criminali affidati ad un'agenzia di recupero di Boston. Il risultato mostrò che i delinquenti avevano maggiori punti in comune con il somatotipo mesomorfo rispetto ad una serie di soggetti non delinquenti. Inoltre, Sheldon si convinse che vi era una relazione tra particolari somatotipi e specifici disturbi psichiatrici. Concluse che i pazienti affetti da patologie maniaco-depressive soffrivano di una carenza di contenimento e controllo, caratteristiche tipiche del somatotipo ectomorfo[10].

I metodi di misurazione (Parnell, Heath-Carter)

Una delle lacune della teoria di Sheldon, era quella di stabilire l'appartenenza al somatotipo empiricamente, solo tramite l'osservazione delle fotografie. Non aveva provveduto a determinare con chiarezza quali fossero i canoni specifici per poter definire un somatotipo come tale. I biotipi di Sheldon necessitavano quindi di misurazioni per poter essere concretamente riconosciuti, avvalendosi della misurazione delle zone corporee, ovvero dell'antropometria. Questo sistema, usato prevalentemente a supporto dell'antropologia, all'interno di un contesto biotipologico, era stato impiegato inizialmente soprattutto dalla scuola italiana fondata da Achille De Giovanni nei primi del 1900, al quale seguirono Giacinto Viola e Nicola Pende. Ma altre scuole, come quella francese e tedesca, non avevano dato importanza a questo aspetto[6]. Gli anni cinquanta segnarono la fase in cui anche i somatotipi di Sheldon iniziarono ad essere riconosciuti non più solo tramite l'osservazione, ma anche con un metodo di misurazione, l'antropometria.
Nel 1958 il medico britannico Richard W. Parnell approfondì lo studio sui somatotipi. Il suo approccio analizzava il fenotipo, non il somatotipo. Il fenotipo è il tipo di corporatura che si forma ad un certo periodo della vita, e che nel suo sviluppo viene condizionato da fattori esterni o ambientali. Parnell venne considerato più oggettivo rispetto a Sheldon. L'alternativa al criterio semplificato del medico americano era quella di prendere le misure delle fotografie da cui sarebbero stati estratti proporzioni e indici che formano le basi per la definizione del somatotipo[11]. Parnell sviluppò un metodo, chiamato "M.4", che utilizzava l'antropometria per stimare l'appartenenza al somatotipo, ma, diversamente da Sheldon, egli etichettò i suoi biotipi come grassomuscoloso, e lineare, analoghi di endomorfomesomorfo, ed ectomorfo[1][12].
Nel 1967 gli americani Barbara H. Heath e J.E. Lindsay Carter, già collaboratori di Sheldon, rielaborarono i suoi concetti avvalendosi anche del contributo di Parnell, fondando il "metodo Heath-Carter"[13]. Heath e Carter non si basavano unicamente sull'osservazione del fenotipo, ma anch'essi, come Parnell, ne stabilirono i canoni tramite l'uso di misurazioni antropometriche. Le varie misurazioni, da applicare ad ogni individuo, includevano vari parametri, ovvero la statura, il peso, pliche in alcune zone, diametri e circonferenze[6]. Sembra che i metodi "Parnell M.4" e "Heath-Carter" presentassero delle chiare differenze nella stima del somatotipo[14].

I tre somatotipi

  • Endomorfo: caratterizzato da un aumentato deposito di grasso, una vita larga e una struttura ossea robusta. L'endomorfo è maggiormente predisposto ad immagazzinare grasso, dunque i gradi di appartenenza all'endomorfismo delineano la tendenza all'accumulo di lipidi di un soggetto.
  • Mesomorfo: caratterizzato da ossa di medie dimensioni, tronco solido, bassi livelli di grasso corporeo, spalle larghe a vita stretta, solitamente denominato tipo muscolare. Il mesomorfo è tendenzialmente predisposto a sviluppare la muscolatura, ma non ad immagazzinare grasso, e i gradi di appartenenza al mesomorfismo delineano la tendenza allo sviluppo muscolare di un soggetto.
  • Ectomorfo: caratterizzato da muscoli e arti lunghi e sottili e un ridotto accumulo di grasso, di solito indicato come sottile. L'ectomorfo non è predisposto ad immagazzinare grasso o a costruire muscolo, quindi i gradi di appartenenza all'ectomorfismo delineano la tendenza al mantenimento di un corpo sottile, magro, poco muscoloso, e longilineo di un soggetto.
Sono quindi state formulate delle classificazioni sulle rispettive tendenze psichiche di questi modelli, che a seconda delle componenti prevalenti, possono essere distinti in emotivo, nominato come viscerotonico (relativo all'endomorfo), attivo, chiamato somatotonico (relativo al mesomorfo), passivo, chiamato cerebrotonico (relativo all'ectomorfo)[15].
Secondo Sheldon queste caratteristiche tuttavia non si presentano così specificamente definite. Realmente le componenti costituzionali risultano ampiamente variabili, individuali, complesse, mutabili o continue, pertanto questi modelli biotipologici rappresentano un'estrema semplificazione indicativa[3]. Questi tipi non corrispondono dunque a nessun individuo reale e concreto. I biotipi puri, seppur esistenti, sono molto rari, mentre la maggioranza degli individui è caratterizzata da valori di appartenenza misti o intermedi[3][4] e, dal lato psicologico, possono servire a far comprendere a grandi linee le relazioni tra le dimensioni dell'organismo e le personalità degli individui[16]. Non a caso la scala di classificazione che cataloga l'appartenenza di un individuo a questi biotipi prevede una grande varietà di possibili modelli che risulta molto precisa e individualizzata.

Endomorfo

I tessuti predominanti nel biotipo endomorfo sono derivati dall'endoderma (dal Greco endo=dentro), collegato all'apparato digerente e respiratorio. Più precisamente, da questo foglietto deriva l'epitelio che riveste il tratto gastro-intestinale, e le vie resporatorie; inoltre ne derivano il parenchima delle tonsille, della tiroide, delle paratiroidi, del timo, del fegato, del pancreas, delle vie urinarie e dell'orecchio.
L'endomorfo tende essere più rotondo, con un tratto digestivo ampiamente sviluppato, un visibile accumulo di grasso nel tessuto adiposo, il tronco e cosce larghe, ed estremità affusolate[6][17]. Esso è geneticamente predisposto all'accumulo di sostanze, lipidi e proteine. È quindi portato ad ingrassare, fatica a dimagrire, e presenta un metabolismo rallentato, ma ha la possibilità di sviluppare facilmente massa muscolare. L'endomorfo, tra i tre somatotipi, è quello che presenta il maggior rischio di contrarre malattie cardiovascolari[18][19] come la cardiopatia ischemica[20], e diabete di tipo 2[21]. L'endomorfo è facilmente connesso con l'obesità androide (biotipi di Vague), ovvero con l'accumulo adiposo nella parte superiore del corpo[19], a sua volta collegata con i medesimi rischi patologici. L'endomorfia sembra però essere correlata con alti valori di densità minerale ossea rispetto agli altri somatotipi, e quindi un ridotto rischio di osteoporosi[22].
In termini comportamentali, il corrispondente tipo psichico viscerotonico (viscerotonia) si delinea con una tendenza alla sociolevolezza, estroversionerilassatezzacomunicazionetolleranza, bassa reattivitàsedentarietàpigrizia, preferenza per le comodità, bassa assertività[3][7][23]. In generale fa prevalere l'affettività sulla razionalità[15]. Nei casi psichico patologici, può dimostrarsi tendente alla psicosi maniaco-depressiva[2][7].

Caratteristiche

Fisiologiche
  • facile crescita muscolare
  • facile accumulo di grasso
  • difficoltà a perdere peso
  • metabolismo lento
  • maggiori capacità digestive
  • maggiore tendenza a patologie cardiovascolari
Fisiche
  • maggior sviluppo dell'apparato digestivo
  • deposito adiposo superiore alla media
  • forma tondeggiante
  • ossatura robusta
  • vita larga
  • muscolatura sottosviluppata
  • addome protuberante
Psichiche (viscerotonico)*
  • emotivo
  • socievole
  • estroverso
  • rilassato
  • tollerante
  • pigro
  • sedentario

Mesomorfo

I tessuti predominanti nel biotipo mesomorfo (dal Greco meso=nel mezzo) sono derivanti dal mesoderma, legato principalmente all'apparato muscolarescheletrico e circolatorio (vasi), ma anche al dermatessuto cutaneo, e reni.
Il mesomorfo è visibilmente più forte e compatto, e mostra un maggior sviluppo del muscolo scheletricoossa e tessuto connettivo[6][17], ha pelle spessa e una postura diritta[10]. Questo è portato per natura a sviluppare il tessuto muscolare, presentando elevate capacità di ipertrofia e forza di questo apparato[24]. Ha un metabolismo attivo in quanto il muscolo scheletrico sviluppato comporta un aumento del metabolismo basale e un elevato dispendio calorico. Le sue predisposizioni ad ingrassare sono limitate, e riesce a dimagrire facilmente, essendo soggetto a facili variazioni di peso. Pare che anche questo somatotipo, come l'endomorfo, tenda ad essere soggetto al sovrappeso e obesità tipicamente androide, ovvero ad accumulare adipe nella zona superiore del corpo[25]. È stato dimostrato risulti il somatotipo sessualmente più attraente per le donne[26][27]. Tra i rischi patologici, in analogia con l'endomorfo, emerge una tendenza alle malattie cardiovascolari[20].
Il corrispettivo tipo psichico è il somatotonico (somatotonia), tendente all'azione[15]aggressivitàcompetitivitàsicurezza, controllo[3], necessità di esercizio fisico[7][28]. Nei casi estremi può esporre una predisposizione patologica alla schizofrenia paranoicapsicosi maniaco-depressiva e aggressività psicopatica[2].

Caratteristiche

Fisiologiche
  • fisicamente dotato
  • adatto all'attività fisica
  • buona forza muscolare
  • facile crescita muscolare
  • metabolismo attivo
  • facili variazioni di peso
  • postura diritta
Fisiche
  • apparato muscolare sviluppato
  • apparato scheletrico sviluppato
  • tessuto connettivo sviluppato
  • poco grasso corporeo
  • cute spessa
  • spalle larghe
  • fianchi stretti
Psichiche (somatotonico)*
  • attivo
  • aggressivo
  • competitivo
  • dominante
  • sicuro
  • impegnato

Ectomorfo

I tessuti predominanti nel biotipo ectomorfo (dal Greco ecto=fuori) sono derivanti dal ectoderma, collegato prevalentemente al sistema nervoso e all'epidermide che riveste lo strato superficiale della pelle. Altre aree collegate all'ectoderma sono pelicapelliunghiesmalto dentale, ghiandole cutanee, adenoipofisicristallino, epiteli sensoriali delle vie acustiche e della bocca.
Questo somatotipo è caratterizzato da una struttura fragile e lineare, le zone superficiali più sviluppate. Il tessuto muscolare e sottocutaneo si presentano sottili, mentre l'apparato digestivo e i visceri sono poco sviluppati[6][17]. Ha un metabolismo eccessivamente accelerato, pertanto trova difficoltà ad accumulare peso a causa delle scarse capacità di sviluppo della massa muscolare e del tessuto adiposo. L'ectomorfo ha una massa cellulare e una massa magra inferiori rispetto agli altri somatotipi[29]. È il meno predisposto a contrarre malattie cardiovascolari[18][19][20], riscontra livelli di HDL mediamente più elevati (colesterolo buono)[20], ma è più facilmente esposto ad altri tipi di patologie come la malattia di Alzheimer[30] e l'osteoporosi[22].
Il relativo tipo psichico cerebrotonico (cerebrotonia) propende alla razionalità[15]riservatezzaintroversionetimidezzaipersensibilità, isolamento[3][7][31]. Nei casi patologici può culminare in stati di schizofrenia[2][32].

Caratteristiche

Fisiologiche
  • metabolismo iperattivo
  • difficoltoso accumulo di grasso
  • difficoltosa crescita muscolare
  • difficoltoso accumulo di peso
  • tratto digestivo carente
  • generali tendenze cataboliche
Fisiche
  • struttura fragile
  • longilineo
  • esile
  • ossa sottili
  • arti lunghi
  • zone superficiali sviluppate
  • muscolatura sottosviluppata
  • bassissimi livelli di grasso corporeo
Psichiche (cerebrotonico)*

  • razionale
  • intelligente
  • passivo
  • riservato
  • introverso
  • timido
  • ipersensibile
  • solitario
*Si precisa che per quanto riguarda le relative tendenze comportamentali e psicologiche dei somatotipi (viscerotonicosomatotonico e cerebrotonico), queste sono ampiamente dibattute[10]. Per quanto un individuo possa essere inquadrato in un somatotipo in termini morfologici e costituzionali, e corrispondere, almeno in parte con la fisionomia descritta, esso non è di conseguenza associabile a tali caratteristiche di temperamento.

Scala di classificazione

In accordo con Sheldon, ogni individuo possiede componenti dei tre biotipi in diverse percentuali, dunque questi contribuiscono a delineare la specifica tipologia di un individuo. Ognuno dei modelli viene suddiviso in sette gradi così da permettere tale valutazione[17]. Il somatotipo individuale è caratterizzato dalla predominanza di una componente sulle altre. La scala di classificazione prevede tre numeri in sequenza da 1 a 7 nel seguente ordine: il primo numero denota il grado di endomorfismo, il secondo quello di mesomorfismo, e il terzo di ectomorfismo[2][33]. Il concetto di Sheldon delle tre componenti del fisico classificate su una scala da 1 a 7 fu un'innovazione rispetto ai canoni tradizionali che catalogavano i modelli all'interno di sole 2, 3 o 4 categorie. La classificazione a tre numeri permette invece il riconoscimento di una grande varietà di possibili modelli somatici ed una loro definizione molto precisa e individualizzata[1].
  • puro endomorfo: 7-1-1
  • puro mesomorfo: 1-7-1
  • puro ectomorfo: 1-1-7
Laddove il 7 e l'1 rappresentano rispettivamente la più alta e la più bassa intensità di appartenenza ai tre biotipi. Essenzialmente in termini prettamente fisico-costituzionali, l'endomorfismo delinea la tendenza all'adiposità, il mesomorfismo alla muscolarità e l'ectomorfia alla longilinearità. Ad esempio una scala di "2-4-7" indica una scarsa appartenenza al endomorfismo, una buona rappresentazione mesomorfica, e la massima espressione ectomorfica[2], mentre un somatotipo bilanciato si presenta con valori che variano da un punteggio tra il 3 e il 4 per tutte e tre le cifre. Molto più comuni sono infatti i somatotipi intermedi, che si collocano a metà strada tra il mesomorfismo e i suoi estremi. Si potrebbe parlare in questo caso di soggetti "meso-ectomorfi/ecto-mesomorfi" o "meso-endomorfi/endo-mesomorfi", quindi con una tendenza preponderante sull'uno o sull'altro a seconda delle caratteristiche individuali e rappresentate dal relativo grado di appartenenza sul numero a tre cifre.

Somatotipi e sport

I biotipi di Sheldon, più dibattuti nell'ambito psicologico, sono stati ampiamente valorizzati nel campo sportivo. Svariati studi hanno infatti analizzato questi connotati biotipologici[29][34][35][36][37]. Numerosi operatori del fitness, ad esempio, hanno avvalorato questi principi per poter riconoscere le caratteristiche individuali delle persone, permettendo il raggiungimento di risultati ottimali tramite la personalizzazione dei programmi di allenamento e del regime alimentare, sia in termini di sviluppo muscolare, che di riduzione del grasso corporeo.
Un'ulteriore prova scientifica è dimostrata dalla ricerca di Van Etten et al. (1994). Gli studiosi paragonarono i risultati di un allenamento con sovraccarichi (resistance training) su due gruppi di soggetti, rispettivamente di costituzione naturalmente più dotata di massa muscolare, oppure più esile e più carente di massa muscolare. Tali costituzioni, sebbene nello studio non fossero state menzionate, potevano trovare una correlazione con i modelli costituzionali di Sheldon. La costituzione muscolare corrisponde al mesomorfo, mentre la costituzione esile corrisponde all'ectomorfo. L'équipe di ricercatori riportò incrementi significativi della massa magra da parte della costituzione mesomorfa (tipo muscolare) dopo 12 settimane di esercizio coi pesi, mentre la costituzione ectomorfa (esile) non ottenne significativi guadagni di massa magra seguendo un analogo programma di allenamento[24]. Pertanto, sembra che i soggetti per costituzione e per natura magri e muscolosi (mesomorfi), possano ottenere guadagni di forza e ipetrofia in misura molto maggiore rispetto agli individui naturalmente magri e poco dotati di massa muscolare in partenza (ectomorfi).
Sembra inoltre che i tre biotipi abbiano delle predisposizioni per eccellere in determinati sport. L'ectomorfo può prestarsi meglio negli sport di fondo e nel salto in alto, negli sprint, nella pallacanestro, nel calcio[38], e la pallavolo[39], dove il ridotto peso corporeo rappresenta un importante vantaggio per la prestazione; il mesomorfo, oltre ad essere generalmente più capace nell'attività fisica[40], può essere meglio adatto gli sport di potenza[41](sollevamento pesi, bodybuilding[42]) e endurance[34]; mentre l'endomorfo sarebbe più propenso agli sport di contatto come il sumo, il rugby[43], ma anche il sollevamento pesi[35][42] e il wrestling[44] nelle rispettive categorie dei pesi massimi.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Dall'individuazione del tipo costituzionale, è stato di conseguenza analizzato un relativo regime alimentare[45][46], che trova delle notevoli differenze di impostazione in base all'appartenenza e alle caratteristiche individuali del somatotipo[47]. Tramite una manipolazione dietetica specifica, e con il contributo dell'attività fisica, è possibile modulare la composizione corporea per tendere ad un equilibrio costituzionale.
  • Endomorfo: data la facilità con cui incrementa di peso e accumula sostanze, è stato suggerito che questo somatotipo debba controllare l'introito calorico, in particolar modo quello apportato dai carboidrati. Quest'ultimo macronutriente è infatti il principale elemento che favorisce l'accumulo di peso. In quanto alla qualità dei carboidrati, andrebbero consumati quelli a basso indice glicemico calcolandone un relativo basso carico glicemico, così da promuovere rispettivamente un'assimilazione sostenuta, e livelli di insulina controllati. Si dovrebbe quindi provvedere a fornire un adeguato apporto proteico, leggermente superiore al fabbisogno, per favorire il processo di dimagrimento. I protidi, se comparati con gli altri macronutrienti, favoriscono una termogenesi alimentare e quindi un dispendio calorico di gran lunga superiore[48][49] accentuando la lipolisi; specie se assunti singolarmente non vengono accumulati come adipe; consentono invece lo smaltimento del grasso corporeo; migliorano la sensibilità insulinica; un maggiore sviluppo della massa muscolare, con conseguente aumento del metabolismo basale e della capacità lipolitica[50][51][52]. Tutto questo a vantaggio di un aumento del metabolismo e della capacità di smaltire grasso, proprio le caratteristiche carenti in questo biotipo.
  • Mesomorfo: questo soggetto presenta i maggiori vantaggi metabolici. È infatti predisposto naturalmente a costruire massa muscolare e smaltire grasso corporeo. Per tale motivo non si suggeriscono particolari restrizioni alimentari, ma un generoso apporto calorico.
  • Ectomorfo: viste le difficoltà nell'aumento di peso, si raccomanda un regime opposto a quello seguito dall'endomorfo, ovvero prevedendo un introito calorico superiore al fabbisogno, accentuando il consumo di carboidrati, il macronutriente che causa l'aumento del peso corporeo[53][54]. La sua necessità è quella di mantenere uno stato metabolico di anabolismo, una condizione che riesce ad essere realizzata con una frequente assunzione di cibo e un'assunzione dei pasti regolarmente ed equamente distribuita. In questo caso l'insulina, l'ormone anabolico per eccellenza, dev'essere maggiormente stimolato grazie alle frequenti assunzioni di glucidi e protidi, specie se assunti in accoppiamento[55][56]. L'introito proteico però deve essere più controllato rispetto agli altri somatotipi, per non causare un'eccessiva termogenesi alimentare, e quindi un'eccessiva accelerazione metabolica (già esagerata in questo biotipo), a favore del consumo di glucidi e lipidi.

Critiche e controversie[modifica | modifica wikitesto]

Fino a quando Sheldon sostenne che il somatotipo fosse un "morfogenotipo", cioè con delle caratteristiche permanenti, ci furono delle persistenti critiche del suo metodo. Studiosi della biologia umana preferivano vedere il somatotipo come "morfofenotipo", ovvero con la possibilità di cambiare la propria costituzione. Effettivamente, la scuola biotipologica tedesca, ampiamente rappresentata da Kretschmer, da cui Sheldon traeva parte dei suoi principi, supportava l'ipotesi che i tipi costituzionali rimanessero immutati per tutta la vita; ma la scuola italiana di De Giovanni, Pende, e Viola (anch'essa fonte d'ispirazione per Sheldon), sosteneva che il biotipo subisse delle modificazioni nel corso del tempo, dall'accrescimento fino all'espressione definitiva nell'età adulta[6]. In risposta alle critiche sul suo sistema, negli anni sessanta Sheldon sviluppò un nuovo metodo chiamato "Trunk Index method", traducibile come "metodo di indice del tronco"[57][58][59]. Questo consisteva in una planimetria delle aree del tronco segnate sulle fotografie del somatotipo, assieme a delle tabelle di massima e minima relative al peso e alla statura, e una tabella relativa al rapporto peso/altezza e al indice del tronco del somatotipo. Questo metodo non rispose alle principali critiche mosse sul suo metodo originale, e non venne molto utilizzato.
Le critiche espresse sui somatotipi tendono a mirare soprattutto all'aspetto sulla relazione tra costituzione e psicologia, infatti questi modelli trovano un largo utilizzo nel ambito medico, sportivo, e antropologico, e sono oggetto di molti studi clinici che ne analizzano le predisposizioni fisiche e patologiche, e la loro distribuzione sul territorio, più che sui fattori comportamentali. Per quanto riguarda invece l'ambito psicologico, secondo molti pareri autorevoli, come molte altre teorie psicologiche e della personalità, anche quelle di Sheldon mancano di effettivi riscontri scientifici. Egli aveva dimostrato empiricamente che poteva esserci una correlazione tra il fisico e il comportamento. Non seppe però scientificamente dimostrare se e come l'uno causasse l'altro aspetto, né spiegare i meccanismi attraverso il quale questi si manifestano e possono variare[10].
Nel primo 1995, 18 anni dopo la sua morte, il nome di Sheldon fu oggetto di alcune curiose controversie, quando venne reso noto che diversi personaggi pubblici erano stati tra gli studenti fotografati in intimo nello studio di Sheldon tra gli anni quaranta e sessanta, e che i negativi di queste fotografie erano ancora esistenti[60] e custodite nell'Università di Yale[61]. Tra questi spiccavano Hillary Rodham Clinton, moglie dell'allora Presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton, l'ex presidente George H. W. Bush, l'attrice Meryl Streep, e i giornalisti Diane Sawyer, e Robert Woodward[10]. Lo scandalo pubblico riguardante le foto imbarazzanti che coinvolgeva volti noti portò alla decisione della loro distruzione su iniziativa del Smithsonian Institutionmuseo amministrato e finanziato dal governo degli Stati Uniti. Sulla base di questa proposta, si sostenne che gli studenti all'epoca erano ignari del fatto che le loro fotografie sarebbero state adoperate ai fini scientifici dallo psicologo, e che in questo modo sarebbe stata protetta la loro privacy. Inoltre, secondo quanto dichiarato, la scienza biotipologica di Sheldon era stata screditata. Gli studenti provenivano da molti istituti del Ivy League, ma anche da WellesleyMount HolyokeVassar e Swarthmore[62].

Note[modifica | modifica wikitesto]

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  8. ^ M. Strano. Manuale di criminologia clinica. SEE Editrice Firenze, 2003. p. 659. ISBN 8884650852
  9. ^ Luigi Turinese. Biotipologia. L'analisi del tipo nella pratica medica. Tecniche Nuove, 2006. p. 45-46. ISBN 8848118917
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  62. ^ The New York Times - "Nude Photos of Yale Graduates Are Shredded" (29 gennaio 1995)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


    Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

    Tipi di personalità secondo la dottrina teosofica

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    Tipi psicologici e peccati capitali

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    I tipi psicologici secondo Jung

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    I tipi psicologici


    Jung nel 1911
    Un altro concetto fondamentale, il tipo, viene introdotto da Jung nel libro Tipi psicologici (1921) Oggetto dell'opera è una classificazione degli individui secondo "tipologie psicologiche", che prendono le mosse dal carattere del loro adattamento. Essi si articolano attorno alla basilare polarità "Introverso/Estroverso", e alla conseguente distinzione di due individui tipici fondamentali. Individuati dall'opposto orientamento generale della loro libido primaria (intro-versa o estro-versa) riprendono, in individui diversi, il ritmo sistole/diastole tematizzato da Goethe.
    Per spiegare le rilevanti differenze individuali all'interno dei gruppi, Jung incrocia l'iniziale modello bipolare con una ulteriore quadripartizione in "funzioni" psichiche: pensiero, sentimento, sensazione e intuizione.

    L'edificio del C.G. Jung InstitutZurigo-Hottingen
    L'appartenenza a uno dei quattro sottogruppi è determinata dalla funzione privilegiata nel corso dell'adattamento, funzione a cui l'individuo, a partire dall'infanzia, affida le sue principali speranze di riuscita. La combinazione tra i due "assi" (quello Introversione/Estroversione e le quattro funzioni) dà luogo a otto tipi psicologici individuali. Non preme a Jung presentare l'ennesima classificazione delle personalità, ma relativizzarne l'esperienza fenomenologica. È l'orientamento della coscienza dunque, il suo intenzionarsi, che viene classificato, non un banale coacervo di caratteristiche individuali.
    Questa teoria assume rilievo nel processo di individuazione, nel quale è necessario che l'Io sia consapevole dell'atteggiamento psicologico che si è reso dominante o esclusivo. Solo superando la propria unilaterale adesione a un modo di rappresentare la realtà e aprendosi agli altri modi, l'individuo può affermare la sua autonomia da modelli collettivi accettati inconsapevolmente (che siano gli archetipi dell'inconscio collettivo o le "modalità di funzionamento" della facoltà di rappresentare, considerata nella sua formalità).
    La "scelta" del tipo psicologico a cui l'individuo appartiene corrisponde, infatti, più a esigenze collettive che individuali. Mostrare il valore delle opzioni trascurate dallo sviluppo è il compito dell'individuazione, allo studio e alla pratica della quale d'ora in poi la psicologia analitica si consacrerà. Diventa così possibile il confronto con le funzioni arrestatesi a uno stadio arcaico dello sviluppo, integrandole in un'individualità dinamicamente matura.

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    Tipi psicologici ed archetipi

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    Jung, le religioni orientali, il paranormale e la teoria della sincronicità

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    Jung scrisse quattro saggi sui Mandala, i disegni rituali buddisti e induisti, dopo averli studiati per oltre venti anni. Secondo Jung, durante i periodi di tensione psichica, figure mandaliche possono apparire spontaneamente nei sogni per portare o indicare la possibilità di un ordine interiore. Il simbolo del mandala, quindi, non è solo un'affascinante forma espressiva ma, agendo a ritroso, esercita anche un'azione sull'autore del disegno perché in questo simbolo si nasconde un effetto magico molto antico: l'immagine ha lo scopo di tracciare un magico solco intorno al centro, un recinto sacro della personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la "dispersione" e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall'esterno; oltre a operare al fine di restaurare un ordinamento precedentemente in vigore, un mandala persegue anche la finalità creativa di dare espressione e forma a qualcosa che tuttora non esiste, a qualcosa di nuovo e di unico. Come afferma Marie-Louise Von Franz (allieva di Jung), il secondo aspetto è ancora più importante del primo, ma non lo contraddice poiché, nella maggior parte dei casi, ciò che vale a restaurare il vecchio ordine, comporta simultaneamente qualche nuovo elemento creativo.

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    Un viaggio nell'aldilà: Jung e il paranormale

    Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Sincronicità e Libro Rosso (Jung).
    Tra gli interessi di Jung vi era anche il paranormale, un tipo di ricerca sviluppato già in gioventù, analizzando i fenomeni della sua cugina medium. Egli stesso condusse analisi ed esperimenti parapsicologici. Era convinto di essere un sensitivo. Era convinto di aver avuto diverse premonizioni e una sorta di visione nel 1913 che annunciava la rovina dell'Europa (la prima guerra mondiale). Sosteneva che i fenomeni paranormali fossero segnali dell'inconscio collettivo, come i sogni sono spie dell'inconscio individuale. Cominciò un lavoro analitico su sé stesso, a base di tutta la sua opera, annotando sogni, fantasie e disegnandole anche, in quello che sarebbe diventato il Libro Rosso: non lo pubblicò mai; gli eredi autorizzarono la visione dell'opera solo nel 2001 e la pubblicazione del saggio, di intonazione profetica e ispirato allo stile di Nietzsche, solo nel 2008. Le illustrazioni riprendono la tecnica visionaria di William Blake.
    Nel 1920 disse di avere assistito alle manifestazioni di un fantasma mentre si trovava in una villa in Inghilterra, una notte mentre era a letto apri gli occhi e vide accanto a sé una vecchia che lo fissava. Saltato giù dal letto accese una candela e la visione era sparita.[20] Jung tendeva a spiegare i fenomeni, più che come manifestazioni di spiritismo, come manifestazioni di inconsci turbati e particolarmente sensibili; tuttavia sostenne che certi fenomeni erano, a suo parere, inspiegabili, avvicinandosi a una posizione possibilista[21]. Egli organizzava regolari sedute spiritiche e durante una di esse un pesante tavolo di noce si rovesciò e subito dopo un coltello per tagliare il pane, custodito in un cassetto, si spezzò in quattro parti con un rumore simile a un colpo di pistola.[22]

    Interno con mosaici del Battistero Neoniano a Ravenna
    Studiò anche la credenza nella reincarnazione, che interpretava originata dai ricordi dell'inconscio collettivo. Tra le sue altre esperienze, percezioni insolite, allucinazioni senza patologia psicotica, interpretate come segnali dell'inconscio personale e collettivo: tra di esse una forte connessione agli eventi passati, come durante la visita nel 1913 al mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. Jung tornò con un'amica a Ravenna dieci anni dopo. Nel battistero Neoniano entrambi videro un mosaico, raffigurante Cristo che salva san Pietro dalle acque del lago di Tiberiade, che Jung interpretava come un simbolo inconscio di rinascita psicologica. In realtà tale mosaico non esisteva (è presente invece il battesimo di Cristo nel fiume Giordano), se non nelle intenzioni originali dei costruttori, ed era quindi frutto dell'immaginazione di Jung e della sua accompagnatrice.[23]
    Nel 1944 ebbe un incidente domestico e si fratturò una gamba, e, poco dopo, un successivo infarto miocardico, che gli causò una perdita di coscienza. Quando si riprese sostenne di aver avuto, in coma, un'esperienza di pre-morte, comprendente un'esperienza extra-corporea in cui disse di aver visto la Terra dallo spazio (descrivendo una situazione simile a quella che vivranno i primi astronauti e cosmonauti), visioni di un luogo luminoso e viaggi "extradimensionali"[24][25], e descriverà così l'inizio dell'esperienza:
    « In stato di incoscienza ebbi deliri e visioni che dovettero cominciare quando ero in pericolo di vita e mi curavano con ossigeno e iniezioni di canfora... Mi pareva di essere sospeso nello spazio, sotto di me, lontano vedevo il globo terrestre avvolto in una splendida luce azzurrina e distinguevo i continenti e l'azzurro scuro del mare. Proprio ai miei piedi c'era Ceylon e dinanzi a me, a distanza, l'India. La mia visuale comprendeva tutta la terra; la sua forma sferica era chiaramente visibile e i suoi contorni splendevano di un bagliore argenteo, in quella meravigliosa luce azzurra. In molti punti il globo sembrava colorato o macchiato di verde scuro, come argento ossidato. Sulla sinistra, in fondo, c'era una vasta distesa, il deserto giallo rossastro dell'Arabia; come se l'argento della terra in quel punto avesse preso una sfumatura di oro massiccio. Poi seguiva il Mar Rosso e lontano — come a sinistra in alto su una carta — potevo scorgere anche un lembo del Mediterraneo, oggetto particolare della mia attenzione. Tutto il resto appariva indistinto. Vedevo anche i nevai dell'Himalaya coperti di neve, ma a quella distanza c'era nebbia e nuvole. Non guardai per nulla verso destra. Sapevo di essere sul punto di lasciare la terra. Più tardi mi informai dell'altezza a cui si dovrebbe stare nello spazio per avere una vista così ampia: circa 1500 chilometri. La vista della terra a tale altezza è la cosa più meravigliosa che avessi mai visto »
    Nel suo testo autobiografico Ricordi, sogni, riflessioni, commentò anche:
    « Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente... Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo »
    (Intervista a Jung)
    Fanno parte di queste credenze nel paranormale gli scritti che Jung pubblicò nel 1952 sulla sincronicità: secondo questa spiegazione alcuni fenomeni avvengono in modo sincrono senza che vi siano correlazioni di causa-effetto, poiché hanno un'origine comune, un fine comune e una comunanza evidente di significato, e sono parte di uno stesso meccanismo del destino.
    Per questi interessi, Jung è stato criticato dagli psicoanalisti classici di scuola freudiana e dai materialisti, per aver dato, a loro avviso, troppo credito al paranormale nel mondo moderno, mescolando indebitamente psicologia, pseudoscienza e religione.[26]

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    La collaborazione con Pauli

    Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Sincronicità § Fisica e psicoanalisi.
    Il fisico teorico e sperimentale Premio Nobel Wolfgang Pauli, inizialmente suo paziente, collaborò con Jung agli studi sulla sincronicità.[30] Il confronto intellettuale generò quella ricerca nota come "il quarto escluso", individuato in fisica classica nel modello di triade e in alchimia nel modello sviluppato da Jung negli studi sull'alchimia, perché questo processo simbolicamente rappresentato completava una triade fino ad allora in attesa di un quarto elemento che sciogliesse i dubbi ancora presenti sulla validità di ciò che era stato compreso, verificato e accettato dalla scienza fino a quel momento. La sincronicità si rivelava così essere il modello ideale per sciogliere molti dei dubbi innescati anche nel modello di triade in fisica classica: 1) tempo 2) spazio 3) causalità; al "quarto escluso" è stato appunto dato il nome di sincronicità.[30]

    Wolfgang Pauli
    In analogia alla causalità che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione fenomeni che accadono nello stesso spazio ma in istanti diversi, come per esempio l'entanglement, viene ipotizzata l'esistenza di un principio che mette in connessione fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Viene cioè ipotizzato che oltre lo svolgimento di un atto conforme al principio in cui in tempi diversi accadono avvenimenti provocati da una medesima causa, ne esista un altro in cui accadono avvenimenti nello stesso tempo ma in due spazi differenti perché, essendo casuali, non sono direttamente provocati da un effetto, risultando così aderenti a un principio di a-temporalità.[30]
    Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due saggi nel volume Naturerklärung und Psyche. Nel proprio saggio Pauli applicava il concetto di archetipo alla costruzione delle teorie scientifiche di Keplero, mentre Jung intitolava il proprio Sincronicità come Principio di Nessi Acausali. Dopo più di venti anni di dubbi e ripensamenti di carattere etico-intellettuale, l'analista si decise a definire il concetto per cui riteneva "d'essere scientificamente impreparato" a enunciare. Jung, rigoroso e pragmatico scienziato, è infatti imbarazzato verso la comunità scientifica per l'evidente orientamento dei suoi studi in cui evidenze empiriche divengono fenomenologie su cui lavorare con metodo scientifico.[30]
    Nella prefazione del saggio scrive che: «la sincronicità è un tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo».[30]

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    La progressione tematica in Aion: L’archetipo di Cristo
    Simbolo speculare per il Sé

    Dallo gnosticismo, al cabalismo, all'alchimia, all'esegesi pre-cristiana e talmudica, le immagini di Jung precorrono l'emblematico caleidoscopio della psiche oggettiva, attraverso una progressione di mitemi collegati ancestralmente al retroterra mitologico e simbolico che costellava il mundus archetypus dell'antico medio oriente e del medioevo antico fino ad accendere quella divina scintilla dell'anima mundi che risollevò transitoriamente il lumen naturae della ricerca. Portatore di questo domicilium Jovis o costellazione planetaria, C.G. Jung si erse a spiritus rector della complessità archetipica che intanto fondava il "mundus" delle origini sull'archetipo di Cristo, vero perno centrale e vero cosmogramma mundi dell'istanza archetipica del Sè. Jung non mise tanto l'accento sul pittogramma o mandala Tetramorfo di Cristo quanto sul dominum che questi investiva nella posizione di Re troneggiante alias Sol invictus. La planetaria costellazione che andava dalla Palestina all'Egitto copto e la Siria precostituiva quell'antico domicilium che ebbe poi aurea incidenza nello gnosticismo. L'antico culto siriaco svoltosi in onore alla Dea Madre Derceto Atargatis preconfigurò al suo interno l'archetipo prototipico di Cristo: l'Ichthys. Da queste varianti sorsero poi simboli che si allinearono alla descrizione talmudica, cioè il Leviatano offerto in sacrificio come pasto eletto, sanctior cibus per i pisciculi, così venivano chiamati i primi cristiani. Da questi proto-simboli si sviluppa nella letteratura junghiana il concetto di archetipo del Sè. A dire il vero Jung corroborò questo concetto con una letteratura alchemica che già da Alberto Magno e Pietro Bono aveva "cristificato" il simbolo del Sè nel lapis philosophorum, cardine angolare del concetto alchemico equiparato a Cristo.

    Snodando l'immaginale elaborazione che si tematizza in Aion (1951), Jung prende successivamente a prestito da Dorneus termini quali "Caelum" e "Centrum" per indicare quell'indicibile istanza pre-modellatasi sulla fugura archetipica del redentore. Pietra o lapis è un sinonimo alchemico per dire Cristo, immagine speculare del Sè. Il tipo di speculazione infatti che va di pari passo con una progressione simbolica, recupera in Aion (1951), immagini come fossero opere di scavo nell'arabesco paleolitico che Jung ci propone, in quell'Aquarium sapientiae dove i due emisferi, lato nord e lato sud sono governati dai pesci, Cristo e l'Anticristo, a formare un doppio o una croce. Il conflitto morale e la lacerazione degli opposti psichici veniva rappresentato da quella crocifissione dell'ego che anteponeva Cristo all'Anticristo. Questa bipolarità (2 X 2) del extra mundum del Sè e dell'intra mundum evidenziato da Edinger (L'archetipo Cristo. Commentario junghiano sulla vita di Cristo, Zephyro 2000), è un processo che raffigura quella sintesi in un unico archetipo (Cristo) tra l'io ed il Sè, tra il Cristo terreno, Adam secundus e la sua controparte transpersonale, il filius macrocosmi o Redemptor degli alchimisti.

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    La croce si snoda nella bipolarità stessa tra l'interno e l'esterno, tra l'intimo conflitto tra il Cristo corporeo ed il Cristo transpersonale (corpo/spirito) tra quest'interiore liaison che pone la coscienza difronte alla croce ed alla drammatica antinomia morale degli opposti. La croce come elemento primordiale coagulante dell'esperienza psichica si situa essa stessa quale funzione trascendente al centro di una presupposta bipolarità del Sè. I Dioscuri, Castore e Polluce, il mortale e l'immortale si muovono al centro di un unità complessuale che si divide tra extra mundum e intra mundum. Ci riferiremo a questi come estroversivo ed introversivo nella classica definizione che Jung ne dà nei Tipi psicologici (1921). Se uno è epimeteico l'altro è prometeico, al che il Sé transpersonale restituisce all'ortodossia il suo docetismo, all'agnosticismo il suo gnosticismo, all'essoterismo il suo esoterismo. La croce ci rivela ancora che il mare nostrum dove nuotano i due pesci, è il mare immensum di cui essi sono portatori, perchè nel corpo di quest'indicibile immensità nuotano Castore e Polluce, Cristo e Anticristo come pesci delle origini, modelli prototipici gallegianti sull'oceano dell'origine primordiale definito come contenuto inconscio. Da quest'immagine presa in prestito dal De lapide philosophico di Lambsprinck (1625) è facile notare di come il mare sia il corpo o l'inconscio, mentre i due pesci simboleggiano lo spirito e l'anima.
    Nel dramma dell'umanità questi due elementi sebbene secolarizzati hanno sempre rappresentato gli opposti che si lacerano ma che poi si levano dall'antitesi morale della croce per congiungersi nella coniunctio della loro reciprocità nel corpus glorificatum di Cristo, il Rex Gloriae. Il conflitto morale è motivo portante della gran parte delle Opere di Jung. La dicotomia come la lacerazione tra gli opposti ed il problema etico sono la controprova che Jung stava tentando un approccio al problema religioso elevando in reciproca combinazione i due aspetti del Sè ed il mercurius duplex che da questa bipolarità voleva rappresentare proprio quei contenuti e quei processi inconsci riflettendone l'intimo e lacerante conflitto. Ma rinvenendo un tentativo di scavo, le ipotesi junghiane e le corroborazioni metateoriche si aprivano al quanto un varco nel mundus archetypus della psiche oggettiva, calandosi nel corpo sublunare del mito gnostico ed alchemico e con questo penetrando quel mondo immaginale di cui essi sono ancora e tuttora forze edificanti, perchè provenienti da un retroterra-altro che di quell'intra mundum dell'immaginazione attiva parafrasando ancora Edinger (2000), sono le primigenie acque mercuriali.

    Diego Pignatelli Spinazzola

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    Aion Mitraico

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    Jung e la Gnosi

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    Riferimenti:

    F.E. Edinger, L'archetipo Cristo. Commentario junghiano sulla vita di Cristo, Zephyro Edizioni, Milano 2000.

    C.G. Jung, Psicologia e alchimia (1944), in Opere Vol. XII, Bollati Boringhieri, Torino 2006.

    C.G. Jung, Aion: Ricerche sul simbolismo del Sé (1951), in Opere Vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino 2005.

    C.G. Jung, Opere Vol. 14 (1955/56) / Mysterium coniunctionis, Curato da M.A. Massimello, Bollati Boringhieri, Collana Gli archi 19, Torino 2008.

    C.G. Jung, Tipi psicologici (1921), Newton Compton Editori, Roma 2009.


    giovedì 11 maggio 2017

    Il viaggio dell'Eroe nella teoria degli archetipi di C.G.Jung e Joseph Campbell

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     Carl Jung e Joseph Campbell hanno codificato una serie di modelli che tornano a manifestarsi nel corso della storia umana. Possono essere considerati come miti o allegorie ricorrenti che continuiamo a raccontarci per elaborare la nostra esperienza del vivere.
    "Il termine 'archetipo' viene usato per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l'idea platonica). In psicologia analitica da Jung ed altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell'inconscio umano; per derivazione in mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni mitico-religiose dell'uomo..." Fonte
    "(Secondo Jung) gli Archetipi fondamentali sono 12, come i mesi dell'anno, come i Segni dello Zodiaco, come le fatiche di Ercole, come le Tribù di Israele, come gli Apostoli. Tutti gli Archetipi sono potenzialmente dentro di noi, ma solitamente si ha un particolare rapporto con due o tre di essi che risultano dominanti in noi, in questa nostra vita. Alla fine quello che conta è trovare l'armonia tra di essi. Il Viaggio dell'Eroe ci porta alla fine a trovare il Tesoro del nostro vero Se." Fonte
    Campbell ha definito 'Viaggio dell'Eroe' il percorso che tutti noi siamo chiamati ad affrontare per separare noi stessi dal 'mondo ordinario', sacrificarci per combattere i torti che osserviamo intorno a noi, riconoscere la realtà per ciò che è realmente, ed infine conquistare la Saggezza. Il 'richiamo all'avventura' al quale rispondiamo intraprendendo questo viaggio in terre lontane ed ignote, corrisponde alla necessità di esplorare la nostra interiorità, ricercare gli insegnamenti che ci riserva la nostra esperienza terrena.
    "L'Eroe deve essere disposto a discendere all'inferno per affrontare i Demoni, perché è lì che si trova il Tesoro. Il Tesoro rappresenta la ricompensa per il coraggio di aver intrapreso il cammino ed aver affrontato l'Ombra. E' il recupero dei nostri talenti, la consapevolezza delle nostre capacità e del nostro potere." Fonte
    Le facce infinite della psiche umana diventano un parco giochi affascinante quando si tratta di archetipi junghiani. Secondo Jung ognuno di noi dovrebbe individuare se stesso tra i dodici archetipi primari, al fine di conoscere meglio se stesso, capire come viene percepito dal proprio prossimo e - in ultima analisi - confrontarsi con la propria Ombra. Non bisognerebbe approcciarsi agli archetipi come ad etichette permanenti, ma riconoscere che molti di essi riflettano un aspetto della nostra psiche, a volte dormiente, altre volte attivo e dominante.
    "I nostri momenti di cambiamento, di trasformazione interiore, di morte psicologica di una parte di noi, non sono altro che un passaggio dall'influenza di un archetipo ad un altro, e spesso coincidono con le fasi cruciali della vita." Fonte
    In poche parole, quelli elencati di seguito sono i principali archetipi in cui si rispecchia una larga parte di noi (con una infinita gamma di variazioni) nel proprio Viaggio verso la Saggezza. I ruoli sono intercambiabili, ed in molti casi quelli secondari hanno la funzione di supportare il viaggio dell'archetipo principale, cioè l'Eroe. Esaminarne le caratteristiche potrà esserci utile per comprendere come ognuno di noi ricopra un antico ruolo, che può variare con la stessa facilità con cui ci si sveste di un costume durante una recita di Shakespeare.

    1 - Il Bambino.
    Il Bambino incarna l'innocenza. Sia quella dell'uomo inconsapevole (l'Orfano) che quella dell'uomo saggio (il Bambino Magico). Esula l'esperienza del Viaggio; incarna ciò che siamo prima e dopo il Viaggio. Prima di diventare Esploratori, si è sempre Orfani. L'Orfano è il bambino perduto, privo di una solida identità che gli consenta di sopportare l'incertezza, di vedere il mondo per ciò che è realmente, e non come vorrebbe che fosse. L'Orfano è come la Vittima, consumata dalla sua perdita, sempre in attesa di essere 'salvata' da qualcuno o qualcosa, e convinta che il destino sia molto più forte della volontà e delle azioni individuali.

    Il Bambino Magico - al contrario - rappresenta il maestro saggio. L'Eroe che alla fine del Viaggio fa ritorno a casa. Dopo mille peripezie l'Eroe chiude il cerchio; ritorna al punto di partenza trasformato nello spirito ed animato da una grande innocenza non più ascrivibile all'inconsapevolezza, bensì alla sapienza ricavata dalle esperienze vissute.

    2 - L'Esploratore.
    L'Esploratore è l'Eroe in partenza; l'Orfano che anziché diventare Vittima, decide un giorno di intraprendere un lungo Viaggio per combattere i Demoni, ritrovare Se stesso e poi ritornare a casa per prendere possesso del proprio Regno. Spesso giunge ai confini del mondo solo per scoprire che ciò che stava cercando era sempre stato sotto ai suoi occhi, tuttavia senza la sapienza guadagnata nel Viaggio, era incapace di vederlo.

    3 - Il Cercatore.
    Quando l'esplorazione prosegue oltre il necessario, in una ridondanza di domande senza risposta e curiosità fini a se stesse, prive cioè di una utilità interiore, l'Esploratore diventa il Viandante o Cercatore, il Cercatore è perennemente alla ricerca di risposte, e così ritarda il proprio ritorno a casa. Rimette continuamente tutto in discussione; può sembrare una 'anima smarrita' che non trova mai un punto fermo, tuttavia il Cercatore contribuisce a portare avanti la storia. Il Cercatore è così attratto dalla verità che può sfidare il pericolo ed agire in modo troppo istintivo per spingersi a 'cercare oltre.' Pensate a Siddhartha. Il Cercatore è molto prezioso, ma solo l'Eroe trova la Verità Ultima.

    4 - Il Mentore.
    A volte il Mentore è incarnato da un insegnante, o un saggio. Il suo scopo è quello di testare la volontà dell'Eroe, l'impegno profuso nel compito che ha scelto di affrontare, la capacità di seguire il percorso del suo viaggio epico. Il Mentore può guidare l'Eroe, come qualsiasi altro archetipo esistente nel gioco della vita.

    5 - L'Alleato.
    Pensate al personaggio di Robin nei fumetti di Batman, o a quello di Jim, insieme al quale il giovane Huck Finn naviga lungo il Mississippi. L'alleato è la fedele spalla che aiuta l'Eroe durante il Viaggio. Gli garantisce un supporto incondizionato, e spesso riflette gli aspetti positivi dell'Eroe stesso; aspetti che l'Eroe ignora ma che deve assolutamente conoscere prima di incrociare altri archetipi, ad esempio l'Ombra.

    6 - Il Muta-forma.
    Questo è l'elemento della storia che introduce il dubbio. E' il non credente, la cinica suocera, la voce nella testa che continua a ripetere che questa impresa non può riuscire. Il Muta-forma farà di tutto per rendere difficile la prosecuzione del Viaggio dell'Eroe, fornendo ogni tipo di pretesto per rimettere in discussione l'importanza dell'obiettivo.

    7 - Il Baro.
    Noto anche come il Clown o il Giullare, il Baro è simile al Muta-forma, poiché il suo scopo è quello di distogliere l'Eroe dal suo intento. Il Baro rappresenta la tentazione al rilassamento. Qualcuno o qualcosa che tenta di distrarre piacevolmente l'Eroe, inducendolo ad abbandonare il Viaggio.

    8 - L'Ombra.
    Nella concezione di Campbell l'Ombra è l'antagonista dell'Eroe. A seconda della relazione che avete instaurato con un'altra persona, potreste scoprire di essere i suoi antagonisti. Esattamente come qualcun altro potrebbe scoprire di essere il vostro antagonista. La funzione dell'Ombra è quella di fomentare l'Eroe a battersi per raggiungere l'obiettivo. Spesso il principale antagonista risiede proprio in noi stessi; in tal senso Carl Jung identificava l'Ombra con i detriti del subconscio non ancora emerso, dunque impossibile da affrontare consapevolmente. Come asserì, l'Ombra è il lato oscuro, ignoto della nostra personalità. E' oscura perché tende ad essere formata prevalentemente dalle nostre emozioni primitive, negative, ammortizzate attraverso l'educazione sociale e religiosa; perversioni, aspirazioni di potere, egoismo, avidità, invidia, rabbia; la natura non illuminata, bestiale, opposta alla Coscienza. Ma è proprio quando l'Ombra emerge e diventa visibile che l'Eroe può finalmente affrontarla e sconfiggerla.
    "Qualunque cosa consideriamo negativa, insulsa o inaccettabile entra a far parte dell'Ombra, cioè il contrappunto a ciò che Jung definisce 'persona' o 'ego cosciente.' Secondo l'analista junghiana Aniela Jaffe, l'Ombra è la 'somma di tutti gli elementi psichici personali e collettivi la cui espressione viene negata a causa della loro incompatibilità con l'atteggiamento scelto consapevolmente.' '' [Fonte]
    9 - L'Eroe.
    L'Eroe [o Eroina] è l'archetipo principale, il protagonista indiscusso. Senza l'Eroe la storia sarebbe piatta, così come lo sarebbe la nostra esperienza di vita. L'Eroe è ovunque. Appare in ogni mito, folklore, cultura antica e storia epica. Gautama Buddha è un eroe esattamente come lo è il Superman dei fumetti. L'Eroe nasce spesso in circostanze insolite, sia in condizioni insolitamente precarie che in un contesto di regalità. Una volta che riceve il 'richiamo all'avventura' abbandona la propria casa per intraprendere il Viaggio. E' chiamato ad affrontare molte prove per affrancarsi dall'archetipo paterno, sconfiggere i Demoni, ed ottenere infine la Saggezza. L'Eroe rappresenta il simbolo della persona elevata, la quale può affrontare prove e tribolazioni insostenibili per una persona comune.
    "In sintesi, gli eroi contribuiscono alla necessaria attività di riproduzione di una società e dei suoi valori. Nella nostra Storia è stata la religione a sobbarcarsi il compito di riprodurre i tratti dominanti della società attraverso figure mitiche capaci di incarnarne i tratti morali e culturali." [Fonte]
    Conclusione.
    Campbell ha scritto L'Eroe dai Mille Volti proprio perché il codice della vita ripropone costantemente una lunga serie di modelli archetipici. I suoi studi sugli archetipi sono stati così profondi da essere utilizzati nei più disparati ambiti, tra cui il cinema.
    I ruoli sono innumerevoli, ma l'obiettivo è sempre lo stesso: superare le prove, sfuggire al ventre della bestia, vivere una grande avventura ed infine fare ritorno accresciuti da una nuova consapevolezza, e con un bagaglio di saggezza da condividere e tramandare. Noto anche come PartenzaIniziazione e Ciclo di Ritorno, si tratta di un grande viaggio al quale tutti noi stiamo partecipando. Qual è il vostro archetipo?

    Tratto da due articoli in lingua inglese:
    Link diretti:
    http://www.wakingtimes.com/2015/12/09/7-primal-archetypes-or-the-awakening/
    http://fractalenlightenment.com/34087/spirituality/the-seven-archetypes-of-human-consciousness

    Traduzione e sintesi a cura di Anticorpi.info http://www.anticorpi.info/2016/02/il-viaggio-delleroe-ed-i-suoi-archetipi.html