lunedì 16 gennaio 2017

Demian






Demian - Storia della giovinezza di Emil Sinclair, è un romanzo di formazione (Bildungsroman), scritto da Hermann Hesse, pubblicato la prima volta nel 1919 presso l'editoreFischer sotto lo pseudonimo di "Emil Sinclair" (nome utilizzato nel 1917 in uno dei suoi saggi politici in riferimento a Isaac von Sinclair, l'amico di Friedrich Hölderlin[1]). L'autore ne ha aggiunto un prologo nel 1960.
Scritto durante la prima guerra mondiale, fu il risultato di una profonda crisi interiore vissuta dall'autore, che lo portò ad operare una svolta radicale non solo nel proprio percorso letterario, ma anche nel cammino esistenziale ed umano. Nel Demian sono infatti presenti echi autobiografici della riflessione di Hesse sulla propria adolescenza tormentata, della quale egli affermò di essere giunto ad una comprensione razionale solo vent'anni dopo, appunto grazie a quest'opera.
In essa si avvertono anche notevoli influssi culturali del tempo, come la filosofia di Friedrich Nietzsche e la psicologia analitica di Carl Gustav Jung, che fanno da sfondo all'evento storico della guerra europea e poi mondiale, vissuta intensamente con toni quasi apocalittici. In Demian si affaccia inoltre per la prima volta il tema tipicamente hessiano della polarità, che si ritroverà in quasi tutti i suoi lavori successivi, ad esempio in Siddharta.
Ma non si può trascurare neppure l'impronta fortemente religiosa del libro, con frequenti richiami a situazioni ed episodi della Bibbia, in cui si può vedere il riflesso dell'educazione cristiana e pietista che Hesse aveva ricevuto durante l'infanzia.
La storia narra dell'evoluzione spirituale di un adolescente tormentato ripercorrendone i difficili anni della crescita.

Trama

I fatti son tutti descritti in prima persona: l'Io narrante protagonista è Emil Sinclair, che racconta la storia della propria fanciullezza e giovinezza.

Due mondi

Sin dall'inizio si evidenzia il tema della polarità; Emil infatti, ancora bambino, afferma di vivere come in due mondi separati, due opposte visioni della vita che dilaniano la sua anima: la luce e il bene da un lato, l'oscurità e il male dall'altro. Il primo è quello chiaro, pulito ed amoroso proveniente dalla famiglia; il secondo è invece quello "proibito", ed Emil suo malgrado ammette di trovare quest'ultimo molto emozionante e attraente.
Egli inizialmente vorrebbe condurre una vita esemplare sul modello dei genitori, ma la sua inclinazione lo conduce inevitabilmente sempre più verso la perdizione; l'attrazione provata nei confronti del mondo delle tenebre lo porta così a diventare, verso i dieci anni, succube di Franz Kromer, un ragazzo malvagio e prepotente, dal quale subisce ripetuti quanto atroci episodi di bullismo, violenza ed estorsione. Il giovane Emil se ne sente invischiato interiormente ed arriva a rubare soldi a casa non osando confessar la verità ai propri cari; nelle settimane seguenti, in ansia e tormentato da incubi, si comporta in un modo sempre più introverso e scontroso. Pare quasi attendere la distruzione del mondo, unica possibilità che potrebbe guarirlo dallo stato di disperazione in cui versa.

Caino

La natura timida ed incerta di Emil si sarebbe corrotta per sempre se in suo aiuto non fosse arrivato ad un certo punto Max Demian, un nuovo compagno di scuola, che lo avrebbe liberato dalla dipendenza del cattivo Franz, portandolo a scoprire un lato tutto nuovo e misterioso della vita, affascinante e terribile ad un tempo. Emil viene iniziato a poco a poco ai segreti di Demian: all'inizio, il nuovo ragazzo suscita immediatamente l'interesse di molti tra i coetanei, dando l'impressione d'esser molto intelligente e maturo per la sua età.
Durante una passeggiata Max racconta all'amico la propria interpretazione della leggenda biblica riferita a Caino e Abele: il marchio impresso nella fronte del fratricida,apertamente visibile, non era il segno fisico della sua colpevolezza, bensì impronta di superiorità e forza di carattere. In un secondo incontro tra i due, Max suggerisce di provare a far esperimenti di telepatia; in tal modo scopre che Emil soffre a causa del potere tirannico esercitato da Franz nei suoi confronti. Dopo che Max ha contribuito a risolvergli questo problema andando a parlare a quattr'occhi con Franz, Emil pur euforico non è in grado di sentire autentica gratitudine verso l'amico Demian, e si ritira nella ritrovata innocenza della sua fanciullezza, perdendolo di vista.

Il ladrone

Dopo alcuni anni, giunge a grandi passi il momento della pubertà, e ad Emil inizia a spuntar la prima peluria, che lui attribuisce con sicurezza all'ineluttabile avvento del "mondo oscuro" dentro di sé. Dovendo intanto prepararsi alla cresima, tra i partecipanti alle lezioni del catechismo ritrova Demian, a cui si avvicina nuovamente, sviluppando questa volta un rapporto approfondito di amicizia; Emil vede nel ragazzo sempre più uno spirito affine, un fratello nell'anima. Tra le altre cose, Max gli dimostra come sia possibile controllare le persone solo tramite la forza di volontà; egli influenza sempre più Emil con le sue opinioni filosofiche e critiche serrate ad alcuni concetti religiosi, rivalutando ad esempio la figura del ladrone impenitente crocifisso accanto a Gesù.
Emil comincia in tal modo a rendersi conto di quanto imperfetta sia la figura del Dio biblico, rappresentato come "buono" solo a metà, laddove invece l'altra metà viene semplicemente attribuita al demonio: il giovane ritrova in questo punto di vista la convinzione maturata sin dai suoi primi anni di vita d'un conflitto irresolubile tra due mondi paralleli ma essenzialmente antitetici, e presenti all'interno d'ognuno di noi poveri esseri umani. È ben consapevole che non si tratta unicamente d'un proprio conflitto personale, bensì di un problema riguardante l'intera umanità.
Max gli spiega che i pensieri dell'altra metà, quella considerata oscura e pericolosa, debbon anch'essi esser vissuti e realizzati: ogni singolo individuo deve decidere da se stesso ciò che è permesso e ciò ch'è proibito per lui in ogni momento, ché le stesse convenzioni e regole sociali cambiano e si modificano anche radicalmente nel tempo, e non sono quindi assolute, né valide per sempre. Pur opponendo resistenza a queste idee, Emil ne rimane soggiogato, compromettendo la propria preparazione spirituale alla cerimonia della cresima, cerimonia che segnerà tra l'altro il definitivo tramonto della sua infanzia.
« La fanciullezza crollò intorno a me in un cumulo di macerie. [...] Un'aura prosaica falsò e sbiadì i soliti sentimenti e le gioie, il giardino fu senza profumo, il bosco senza allettamenti, il mondo mi circondò come una bottega di cose vecchie, scipito e senza attrattive, i libri furono carta, la musica rumore. Così cadono le fronde intorno all'albero in autunno. »

Beatrice

Dopo l'estate Emil si separa da casa, dal suo paese, e da Demian, per proseguire gli studi in collegio. Dopo più di un anno vissuto in maniera assai ritirata e melanconica, compiuti i sedici anni comincia a sperimentare assieme ad Alfons, uno degli anziani, le prime bevute in compagnia, in cui ritrova ebbrezza e vitalità. Egli diventa presto un assiduo frequentatore di taverne, tuttavia nel cuore dell'adolescente rimane un sentimento ambivalente e quantomai caotico, che continua ad arrecargli paure ed insicurezze. Mentre egli vede se stesso scivolare sempre più verso il mondo oscuro dominato dal diavolo, avverte l'urgenza di un amore, dopo quello infantile provato verso Max Demian. I genitori, che si son recati da lui in visita, quasi non lo riconoscono, e dall'esterno appare uno studente indisciplinato, prossimo a venire espulso.
Il suo conflitto interiore comincia a risolversi quando incontra una donna, che comincia segretamente ad adorare; lui la chiama Beatrice, sulla base di un dipinto che illustra il precoce amore di Dante Alighieri per Beatrice Portinari. Abbandonata la vita goliardica, come vivendo in un mondo di sogni Emil prova a dipingere dei ritratti della sua amata. Ma ecco riconoscere in questi la fisionomia e le caratteristiche del perduto Demian. In un momento d'ispirazione disegna infine un uccello che pare uscir da un gigantesco uovo e lo spedisce al vecchio amico.

L'uccello lotta per uscire dall'uovo

Poco dopo, durante una lezione, Emil trova ben ripiegato all'interno d'un libro un piccolo pezzo di carta con incise sopra queste parole vergate da Max: «L'uccello lotta per uscire fuori dal suo guscio; l'uovo rappresenta il mondo; chi vuole rinascere deve distruggere il vecchio mondo precedente. L'uccello vola alto in direzione della divinità... Dio si chiama Abraxas». Emil apprende così che Abrahaxas è il nome del principio creativo il quale unisce in sé sia il divino che il diabolico.
A questo punto l'interesse del giovane per questa misteriosa figura è immediatamente suscitato; dopo un'infruttuosa ricerca svolta in biblioteca fa la conoscenza di un insolito organista di nome Pistorius, cultore di mitologie e religioni antiche: questi gli racconta che Abraxas è il signore dei due mondi apparentemente contrapposti tra loro, insiti nell'anima di ogni individuo cosciente di sé.
Egli comincia così a frequentare Pistorius, trovando in lui un confidente e una guida, che lo aiuta a credere nelle sue fantasie, facendo affidamento su quella voce interiore.

La battaglia di Giacobbe

Nel frattempo si attira grazie al suo carisma, nella propria ricerca di compagni spiritualmente affini, anche la simpatia di un giovinetto di nome Knauer, preda di impulsi e sentimenti simili ai suoi. Una sera, dopo aver ritratto un volto che lo aveva impressionato per la sua carica magnetica e il suo aspetto ermafrodita, davanti a cui provò lo stesso furore di Giacobbe nella lotta contro l'angelo, Emil trainato da una profonda forza interiore si reca alla periferia della città immersa nella neve, dove riconoscendo il nuovo amico Knauer riesce a farlo desistere dal suicidio.
Seguitando a vivere nei suoi sogni e nei suoi dipinti, Emil impara a familiarizzare con la figura androgina della sua fantasia, che sembra racchiudere in sé i suoi conflitti, il bene e il male, l'identità maschile e quella femminile.
Egli si rende conto, un po' mestamente, di essere diverso dagli altri, ma confortato da Pistorius capisce che la cosa più importante sarebbe che le persone seguissero ognuna il proprio percorso individuale nell'ascolto del proprio cuore: per ciascuno infatti vi è un cammino da percorrere, assegnatogli dal destino e che senza eccezione dev'esser perseguito. Con Pistorius, tuttavia, dopo averlo, seppur involontariamente, severamente criticato per le sue nostalgie rivolte al passato, il nostro giovane protagonista vede rompersi il suo legame d'amicizia, e constatando che non potrà più essergli d'aiuto, se ne allontana.

Eva

Rimasto solo, in procinto di entrare all'università, e superati ormai i diciotto anni, Emil torna ad incontrarsi, guidato dal suo intimo desiderio interiore, con Max Demian; ora egli si trova in un'altra città, e nel suo amico ritrovato, al quale un tempo opponeva resistenza, intravede adesso la possibilità di uscire dalla sua solitudine e di intraprendere finalmente con gioia e convinzione il cammino che il destino gli ha da sempre riservato. Dopo una visita alla madre di Demian, la signora Eva, Emil con stupore riconosce in lei l'oggetto d'amore delle sue fantasie; ripercorrendo le tappe della sua crescita comprende così che Eva era la meta a cui doveva approdare.
La donna diventa per il giovane il suo punto di riferimento; ed egli comincia a frequentare assiduamente la sua casa, e suo figlio Max. I tre formano sempre più una specie di ristretta comunità in cui vige una costante armonia: Emil sente che il "marchio di Caino", impronta di superiorità e forza di carattere, è oramai ben visibile sulla sua fronte. Insieme si preparano al prossimo crollo e futura rinascita della civiltà europea, interpretando i segni del destino, e vivendo marginalmente a contatto con personaggi originali e anticonformisti, mentre Emil si sente sempre più attratto dalla madre dell'amico.

Il principio della fine

Un sogno premonitore di Demian rivela che il mondo dovrà davvero improvvisamente e miseramente crollare: è difatti appena scoppiata la guerra tra la Germania e la Russia, parti di un conflitto di quella che sarà la prima guerra mondiale. I due amici si trovano così a venir separati, ognuno dovendo irresolubilmente inseguire il proprio personale destino: prima Demian, e poi Emil, si vedono infatti costretti a partir per la guerra.
L'ultima volta che Emil incontra Max è in un ospedale militare dove si trova ricoverato in quanto gravemente ferito dallo scoppio di una granata. Qui riceve da Max il suo commiato:
« Piccolo Sinclair, sta' attento. Io dovrò andarmene. Un giorno avrai forse bisogno di me, di nuovo contro Kromer o altri. Se mi chiamerai, non verrò più così volgarmente a cavallo o col treno. Allora dovrai ascoltare te stesso, e ti accorgerai che dentro ci sarò io. Intendi? »
Emil riceve da Max anche il suo primo ed unico bacio da parte di Eva, che glielo invia tramite il figlio. Il giorno seguente egli non trova più Demian che evidentemente è morto, ed è diventato una parte di sé:
« La medicazione fu dolorosa. Tutto ciò che mi avvenne dopo quel giorno fu doloroso. Ma talvolta, quando trovo la chiave mi sprofondo dentro di me, dove le visioni del destino dormono nello specchio buio, basta che mi chini sopra questo specchio per vedere la mia propria immagine che è in tutto uguale a lui, a lui, mio amico e guida. »

Personaggi

  • Emil Sinclair
Un giovane che rimane sopraffatto dai cambiamenti sopravvenuti durante l'adolescenza, lacerato da due mondi conflittuali che sente entrambi vivi in sé. Confuso su ciò che dovrà diventar la sua esistenza, cerca per questo costantemente una guida: tende ad aver bisogno di una convalida da parte di una figura più grande, ideale, e trova via via mentori in personaggi come Pistorius, Demian ed Eva.
  • Max Demian
Amico d'infanzia e maggior mentore di Emil, conducendolo pian piano alla sua possibile realizzazione di sé; può esser considerato come il daimon del ragazzo.
  • Beatrice
Alta e snella, incontratala casualmente divien l'amore platonico di Emil. La sua figura viene utilizzata dal protagonista quando questi cerca di redimersi dalla vita dissoluta in cui si trova a condurre in quel momento.
  • Pistorius
Organista in una chiesa locale. Parla come fosse un seguace di Jung e indica il ruolo svolto dall'inconscio collettivo nella vita di tutti; insegna ad Emil come guardare dentro a se stesso in maniera sempre più profonda e raffinata. Propone all'amico varie teorie esoteriche nei riguardi della religione e lo introduce allo studio antropologico dell'antico dio Abraxas.[2]
  • Eva
Madre di Max. Diventa presto per Emil la caratterizzazione ideale della figura femminile, per cui comincia a provare un forte sentimento amoroso.
  • Genitori di Emil
Rappresentano per il figlio un simbolo di sicurezza e stabilità verso cui Emil inizialmente si dirige e trova rifugio, ma contro i quali ad un certo punto dovrà ribellarsi.
  • Knauer
Un compagno di scuola di Emil. Si tratta di un giovane malaticcio, piccolo e magro, con un comportamento abbastanza strano ed inquietante; è un ragazzo un po' disturbato nella sua sessualità ed afferma che vuol rimanere a tutti i costi puro vivendo in castità.
  • Alfons Beck
Un tipo alquanto sarcastico, è un ragazzo di 18 anni all'incirca che vive alla stessa pensione ove si trova alloggiato anche Emil: allegro e gioviale, lo introduce alle gioie e alle insidie dei vizi, come ad esempio ubriacarsi nelle taverne. Si trova spesso a narrar aneddoti riguardanti la propria via sentimentale e sessuale.
  • Franz Kromer
Un bullo di 13 anni figlio di un sarto della città, la cui tortura psicologica conduce però ad un certo punto Emil in direzione di Demian.
  • Abraxas
Divinità simbolica dello gnosticismo. Rappresenta la dualità degli opposti, bene e male, luce e buio, maschio e femmina integrati in un solo essere.
  • Lina
A servizio della famiglia di Emil; sarà il primo esempio che questi utilizza spiegare la sua definizione di mondo della luce e mondo delle tenebre.

Analogie con lo schema de "Il Lupo della Steppa"

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Analisi del romanzo

Demian è uno dei romanzi più interessanti dello scrittore; fu concepito durante tutto il 1917, in piena prima guerra mondiale, in un periodo molto problematico della vita di Hesse. Questi, infatti, era in una situazione conflittuale con la prima moglie, aveva da poco perso il padre (Johannes Hesse, morto nel 1916) e si era dovuto rifugiare in Svizzera dalla Germania a causa della guerra. Per tutto l'arco del 1917 ha poi svolto presso il dottor Lang, allievo di Carl Gustav Jung, famoso psicoanalista, una novantina di sedute per poter riprendersi dal brutto stato in cui versava e ridare un senso alla propria vita.
Di conseguenza il libro, in molti tratti decisamente autobiografico, è stato il suo strumento per poter raggiungere il suo io, tramite quello che Jung ha chiamato "processo d'individuazione", e che lo stesso Sinclair, protagonista del libro, si trova a percorrere nell'arco della sua giovinezza. È chiaro che il romanzo sia impregnato delle teorie psicanalitiche Junghiane, tant'è vero che tutto il romanzo è imperniato sul raggiungimento del  (ben diverso dall'io), attraverso cinque tappe fondamentali:
L'ombra, quella parte nascosta dell'Io che lotta per emergere, è il mondo buio e sporco, e l'ombra proietta la propria immagine sulla figura di Franz Kromer.
La figura guida è Max Demian, che è anche la proiezione esterna del sé interno di Sinclair.
L'anima è Beatrice, proiezione dell'amore interno.
L'inconscio collettivo è rappresentato da Pistorius, che svela il nesso tra i contenuti onirici di Sinclair ed i simbolismi e le immagini allegoriche ricorrenti nei popoli antichi e nelle religioni del mondo.
La grande Madre è la proiezione della donna, Eva, che porta il nome della progenitrice biblica dell'umanità.
Il romanzo approfondisce ed utilizza poi anche concetti cari allo gnosticismo, in particolare quello del demiurgo (la speciale entità creatrice dell'universo) chiamato Abraxas

Fortuna dell'opera

Quando uscì la prima volta nel 1919 Demian commosse profondamente il pubblico giovanile, uscito fortemente scosso e disorientato dall'esperienza della prima guerra mondiale. Il successo del libro fu enorme, al punto che anche il grande scrittore Thomas Mann, coetaneo di Hesse, disse che si trattava di un piccolo capolavoro. Il successo del libro valse ad Hesse la vincita del premio Fontane riservato agli scrittori esordienti: il Demian infatti era stato da lui pubblicato sotto lo pseudonimo di Emil Sinclair (il protagonista del libro). Hesse restituì il premio quando venne resa nota la vera identità dell'autore, essendo egli uno scrittore già affermato e non un esordiente.

Edizioni in italiano

Note

  1. ^ Siegfried UnseldHermann Hesse. Werk und Wirkungsgeschichte. Insel, Frankfurt am Main 1987, ISBN 3-458-32812-2, S. 71.
  2. ^ Pistorius fu un prestanome del dottor Josef Bernhard Lang, medico psicanalista a indirizzo junghiano, che in quegli anni aveva in cura Hermann Hesse; i suoi discorsi riportati nel romanzo sono quelli che era solito intrattenere col suo paziente (cfr. Hermann Hesse, autore della crisi).

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I Cainiti

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Cainiti, o Caianiti, furono una setta gnostica del II secolo che, come altre sette gnostiche, credeva che il Dio del Vecchio Testamento fosse inferiore al Dio Supremo.
Essi tenevano in gran conto tutti i personaggi ritenuti riprovevoli nel Vecchio Testamento, come EsaùCam, gli abitanti di Sodoma e GomorraGiuda Iscariota e proprio Caino, da cui la setta prese il nome, poiché avevano sofferto ed erano stati maledetti da Hysteraa, il Demiurgo, il Dio crudele veterotestamentario (Sant'Ireneo di LioneAdversus haereses, I 31, I). Essi ritenevano, in particolare, che Giuda Iscariota fosse nel giusto e che anzi fosse l'unico dei discepoli a cui Gesù avesse fornito un insegnamento segreto, da tramandare, poi, a beneficio di pochi eletti. Alla setta è da attribuire il Vangelo di Giuda in cui viene spiegato come Giuda, depositario del segreto della salvezza degli uomini, avesse tradito Gesù perché quest'ultimo era un agente del Demiurgo. Un'altra scuola di pensiero cainita riteneva che l'opera di Giuda fosse stata fondamentale, in quanto il Demiurgo voleva impedire la Passione di Gesù e così impedire la salvezza della razza umana. Grazie al suo tradimento Gesù poté portare a compimento la sua opera di Salvatore. I cainiti credevano che la salvezza passasse anche per il loro antinomismo, il rifiuto del Decalogo di Mosè, pertanto praticavano tutti quegli atti che potessero contravvenire alla Legge. Comunque, non ebbero mai molti seguaci e Ippolito di Roma, all'inizio del III secolo, già li liquidava menzionandone solo il nome.

Bibliografia

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I Sethiani

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Sethiani, o Seziani, erano i membri di una corrente del Cristianesimo delle origini che si rifaceva a Seth, il terzo figlio di Adamo, indicato dagli gnostici come il capostipite degli pneumatici o spirituali e, a volte, come il depositario di una segreta rivelazione divina.

Dottrina

Al pari di altre correnti gnostiche, i Sethiani erano convinti che il mondo fosse stato creato non da Dio, ma da eoni che, nel loro complesso formavano il Pleroma.

 L'ultima degli eoni, Sophia (la Saggezza) o Madre Divina, generò sette figli, Ildabaot, Iao, Sabaoth, AdonaiElohim, Astaphain e Horaios; essi crearono l'uomo a loro immagine e somiglianza. 

Dopo la caduta di Adamo e l'uccisione di Abele da parte di Caino, Sophia decise di inviare Seth a liberare la scintilla divina degli uomini, intrappolata nel mondo materiale.
Il Cristo era l'ultimo discendente di Seth, o addirittura lo stesso Seth, tornato per portare la conoscenza (gnosi) della salvezza e insegnarla agli iniziati. Tale conoscenza era contenuta in un libro segreto.
Ultima particolarità della dottrina sethiana era il loro docetismo. Cristo non era stato né crocifisso né tanto meno era risorto in quanto essendo di puro spirito non poteva morire.

Le opere

Molti dei testi scoperti a Nag Hammadi nel 1945, probabilmente, si rifanno alla gnosi seziana. I più importanti sono la Tre steli di Seth, l'Ipostasi degli arconti, l'Apocrifo di Giovanni, il Vangelo degli Egiziani e la Protennoia trimorfica.
Alcuni ritengono che anche il Vangelo di Giuda fosse un testo sacro fondamentale dei Sethiani, in quanto è citata la "stirpe di Set" come stirpe degli eletti.[1]

Le tre stele di Seth

Il codice in cui si trova Tre stele di Seth, noto anche come La rivelazione di Dositeo in merito alle tre stele di Seth, risale al 340 (Dositeo fu uno dei primi maestri gnostici). Secondo il testo, Seth fu il padre di tutti gli gnostici, coloro cioè che possedevano la conoscenza per non arretrare di fronte alle forze che dominano la creazione. Nella prima stele Dositeo si rivolge ad Adamas, il Figlio Superiore, padre di Seth e quindi progenitore di tutti gli gnostici che risiede al confine tra il mondo divino e quello demiurgico. Questi, in qualità di padre degli spirituali, rappresenta l'anello di congiunzione tra la diade superiore composta dal Padre e dalla Barbelo e quella inferiore composta da Seth e dagli gnostici. Egli è il passaggio obbligato per la salvezza. Nella seconda stele Dositeo si rivolge alla Barbelo, il primo eone, l'espressione femminile del Padre, la sua monade. Essa è la portatrice della luce, dell'intelletto e della vita in quanto in perenne contemplazione della fonte di luce primigenia. Nella terza stele Dositeo loda l'Essere Supremo, azione che può compiere solo grazie allo spirito vivificante dell'Adamas in Seth e dell'intelletto della Barbelo. La conclusione dell'opera esorta alla glorificazione di questi tre esseri in modo da essere "perfetto tra i perfetti".
Da questo testo si possono ricavare i significati di quattro figure fondamentali per la dottrina sethiana:
  • Seth rappresenta l'archetipo dello gnostico che si ribella all'ordine apparente delle cose e ricerca la conoscenza che lo potrà salvare;
  • Adamas rappresenta l'archetipo divino che deve essere di costante ispirazione per lo gnostico;
  • la Barbelo rappresenta le qualità totali del Padre, la conoscenza che viene infusa nello gnostico per portarlo alla salvezza;
  • il Padre rappresenta l'Essere Supremo, il punto di arrivo verso cui deve tendere lo gnostico.

Note

  1. ^ «Il Vangelo di Giuda. Questioni storico-religiose» di Ennio Sanzi.

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domenica 15 gennaio 2017

Fairytales

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Beatrice e Dante

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Beatrice and Dante, Jean Delville
Beatrice Portinari, maritata de' Bardi (Firenze1266 circa – Firenze8 giugno 1290), è, secondo alcuni critici letterari, la figura storica dietro il personaggio dantesco di Beatrice.
Sebbene non unanime, la tradizione che identifica Bice di Folco Portinari con la Beatrice amata da Dante è ormai molto radicata. Lo stesso Giovanni Boccaccio, nel commento alla Divina Commedia, fa esplicitamente riferimento alla giovane.
I documenti certi sulla sua vita sono sempre stati molto scarsi, arrivando a far persino dubitare della sua reale esistenza. L'unico che si conoscesse fino a poco tempo fa era il testamento di Folco Portinari datato 1287. Vi si legge: ...item d. Bici filie sue et uxoris d. Simonis del Bardis reliquite [...], lib.50 ad floren, cioè si parla di un lascito in denaro alla figlia Bice maritata a Simone de' Bardi. Folco Portinari era stato un banchiere molto ricco e in vista nella sua città, nato a Portico di Romagna. Trasferitosi a Firenze, viveva in una casa vicina a Dante ed ebbe sei figlie. Folco ebbe il merito di fondare quello che tutt'oggi è il principale ospedale nel centro cittadino, l'ospedale di Santa Maria Nuova.
La data di nascita di Beatrice è stata ricavata per analogia con quella presunta di Dante (coetanea o di un anno più piccola del poeta, che si crede nato nel 1265); la data di morte è ricavata dalla Vita Nuova di Dante stesso e forse non è altro che una data simbolica. Anche molte delle notizie biografiche provengono unicamente dalla Vita Nuova, come l'unico incontro con Dante, il saluto, il fatto che i due non si scambiarono mai parola, ecc.
Beatrice, figlia di un banchiere, si era imparentata con un'altra famiglia di grandi banchieri, i Bardi, andando in sposa ancora giovanissima, appena adolescente, a Simone, detto Mone. Importante il ritrovamento di nuovi documenti nell'archivio Bardi su Beatrice e suo marito da parte dello studioso Domenico Savini[1]. Tra questi un atto notarile del 1280, dove Mone de' Bardi cede alcuni terreni a suo fratello Cecchino con il beneplacito della moglie Bice, che all'epoca doveva avere circa quindici anni. Un secondo documento del 1313, quando cioè Beatrice doveva essere già morta, cita il matrimonio tra una figlia di Simone, Francesca, e Francesco di Pierozzo Strozzi per intercessione dello zio Cecchino, ma non è specificato se la madre fosse stata Beatrice o la seconda moglie di Simone, Bilia (Sibilla) di Puccio Deciaioli. Altri figli conosciuti di Simone sono Bartolo e Gemma, la quale venne maritata a un Baroncelli.
Un'ipotesi plausibile è che Beatrice sia morta così giovane forse al parto[2] del suo primo figlio.
La lapide in Santa Margherita dei Cerchi, Firenze
Il luogo di sepoltura di Beatrice viene tradizionalmente indicato nella chiesa di Santa Margherita de' Cerchi, vicina alle abitazioni degli Alighieri e dei Portinari, dove si troverebbero i sepolcri di Folco e della sua famiglia. Ma questa ipotesi, sebbene segnalata da una lapide moderna che colloca la data di morte di Beatrice al 1291, è incoerente perché Beatrice morì maritata e quindi la sua sepoltura avrebbe dovuto avere luogo nella tomba della famiglia del marito. Infatti Savini indica come possibile luogo il sepolcro dei Bardi situato nella basilica di Santa Croce, sempre a Firenze, tutt'oggi segnalato nel chiostro da una lapide con lo stemma familiare, vicino alla Cappella dei Pazzi.

Personaggio letterario

Marie Spartali StillmanBeatrice, 1895
Dante Gabriel RossettiBeata Beatrix, pastello
Beatrice è la prima donna a lasciare una traccia indelebile nella nascente letteratura italiana, nonostante altre figure femminili siano presenti anche nei componimenti di Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti, anche se non con l'incisività del personaggio dantesco. A Beatrice è dedicata la Vita Nuova, dove il poeta raccoglie entro una struttura in prosa una serie di componimenti poetici scritti negli anni precedenti. Secondo la Vita Nuova Beatrice fu vista da Dante per la prima volta quando aveva 9 anni e i due si conobbero quando lui aveva diciotto anni. Andata in sposa al banchiere Simone dei Bardi nel 1287, si crede anche che si sia spenta nel 1290, a soli ventiquattro anni.
Quando morì, Dante, disperato, studiò la filosofia, una scienza, e si rifugiò nella lettura di testi latini, scritti da uomini che, come lui, avevano perso una persona amata. La fine della sua crisi coincise con la composizione della Vita Nuova (intesa come "rinascita").
Nella Divina Commedia Beatrice subisce un processo di spiritualizzazione e viene riconosciuta come creatura angelica (secondo gli ideali stilnovistici). Ella rappresenta la Fede, che accompagna le persone in Paradiso.
I riferimenti alla fanciulla Beatrice che Dante, nella Vita Nova, narra di avere incontrato, prima a nove anni poi a diciotto, sembrano troppo attentamente costruiti per risultare pienamente convincenti come episodi biografici.
Una luce diversa su Beatrice come figura di creazione Dantesca può arrivare dalla lettura del Canto di un poeta provenzale vissuto, prevalentemente in Italia, circa un secolo prima di Dante: Raimbaut de Vaqueiras. Il canto è Kalenda Maya, la penultima strofa inizia così:
(OC)
« Tant gent comensa, / Part totas gensa,
Na Beatritz, e pren creissensa / Vostra valensa;
Per ma credensa, / De pretz garnitz vostra tenensa
E de bels ditz, senes failhensa; / De faitz grazitz tenetz semensa;
Siensa, / Sufrensa / Avetz e coneissensa;
Valensa / Ses tensa / Vistetz ab benvolensa.
Donna grazida, / Qecs lauz' e crida
Vostra valor q'es abellida, / E qius oblida,
Pauc li val vida [...] »
(IT)
« Tanto gentile sboccia, / per tutta la gente
Donna Beatrice, e cresce / il vostro valore;
di pregi ornate ciò che tenete / e di belle parole, senza falsità;
di nobili fatti avete il seme;
scienza, / pazienza / avete e conoscenza;
valore / al di là di ogni disputa
vi vestite di benevolenza.
Donna graziosa, / che ognuno loda e proclama
il vostro valore che vi adorna, / e chi vi dimentica, poco gli vale la vita... »
(Raimbaut de VaqueirasKalenda maia)
Dante, che conosceva il provenzale ed i poeti provenzali, quasi cento anni dopo scrive di Beatrice: "Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia ...". L'incipit è identico, il sentimento che muove i poeti è lo stesso, gli echi stessi che il canto di Raimbaut sembra evocare si possono ritrovare nelle parole diverse e nei versi di Dante, infine, il riferimento a Beatrice che accomuna i due poeti appare sorprendente. Raimbaut canta Beatrice del Monferrato, sorella di Bonifacio I del Monferrato che serviva come troubadour e cavaliere. Questa Beatrice non è la Beatrice dantesca, ma sembra aver dato almeno un piccolo contributo alla creazione della sua memorabile figura.

Note

  1. ^ Corriere Fiorentino, 4 marzo 2008, Beatrice l'ultimo segreto. La musa di Dante sarebbe sepolta nel chiostro di Santa Croce.
  2. ^ ibidem.

Bibliografia

Voci correlate

  • Beatrice (per una lista di film e altre opere ispirate alla sua figura)

Elvish style

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Arwen at Rivendell; below Galadriel's Well
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Below, Earwen of Alqualonde, wife of Finarfin and moher of Galadriel

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