giovedì 3 marzo 2016

La Gallia Cisalpina



Gallia Cisalpina o Gallia Citeriore è il nome conferito dai Romani in età repubblicana ai territori dell'Italia settentrionale compresi tra il fiume Adige a Levante, le Alpi a Ponente e a Settentrione e il Rubicone a Meridione. Il Po divideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana. Si trattava dei territori che corrispondevano all'attuale pianura padana, attorno al grande fiume Po, compresi i territori della Liguria a sud-ovest, fino all'attuale Veneto nella sua parte nord-orientale. La regione divenne provincia romana includendo però tutti i territori a ovest del fiume Adige, fino alle Alpi piemontesi.[1]

La conquista romana della Cisalpina (fine del III-inizio del II secolo a.C.)

Territori della Gallia cisalpina (evidenziati in rosso trasparente) tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Conquista romana della Gallia Cisalpina.
Per la prima volta[15] l'esercito romano poteva spingersi oltre il Po, dilagando in Gallia Transpadana: la battaglia di Clastidio, nel 222 a.C., valse a Roma la presa della capitale insubre di Mediolanum (Milano). Per consolidare il proprio dominio Roma creò le colonie di Placentia, nel territorio dei Boi, e Cremona in quello degli Insubri. I Galli dell'Italia settentrionale si ribelleranno nuovamente in seguito alla discesa di Annibale. Come alleati del condottiero cartaginese furono fondamentali per le sue vittorie al Trasimeno (217 a.C.) e a Canne (216 a.C.). I Boi riuscirono, inoltre, a battere i Romani nell'agguato della Selva Litana. Dopo la sconfitta di Annibale a Zama (202 a.C.), vennero definitivamente sottomessi da Roma, quando risultarono vittoriosi nella battaglia di Cremona, nel 200 a.C., e in quella di Mutina (Modena), nel 194 a.C. All'indomani della vittoria nella seconda guerra punica, Roma procedette alla definitiva sottomissione della pianura padana, che aprì un territorio vasto e fertile agli emigranti originari dell'Italia centrale e meridionale.[21] Pochi decenni dopo, lo storico greco Polibiopoteva già personalmente testimoniare la rarefazione dei Celti in pianura padana, espulsi dalla regione o confinati in alcune limitate aree subalpine.[22]
L'avanzata continuò anche nella parte nord-orientale con la fondazione della colonia romana di Aquileia nel 181 a.C., come ci raccontano gli autori antichi,[23]nel territorio degli antichi Carni:[24]
« Nello stesso anno [181 a.C.] fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia di Aquileia. 3.000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furono Publio Scipione NasicaGaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino[25]. »
(Tito LivioAb Urbe condita libri, XL, 34.2-3.)
Si trattava di una colonia di diritto latino,[23] con la funzione prioritaria di sbarrare la strada alle popolazioni limitrofe di Carni e Istri, che minacciavano i confini orientali dei possedimenti romani in Italia.[26] La città dapprima crebbe quale avamposto militare in vista delle future campagne contro Istri e Carni, più tardi quale "quartier generale" in vista di un'espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3.000 veterani,.[27] seguiti dalle rispettive famiglie provenienti dal Sannio, per un totale di circa 20.000 persone, a cui fecero seguito dei gruppi di Veneti; più tardi, nel 169 a.C., si aggiunsero altre 1.500 famiglie.[28]



Maggiori centri provinciali

L'Italia settentrionale (ex Gallia Cisalpina) fu divisa da Augusto in quattro regioni intorno al 7 d.C.: Regio VIII AemiliaRegio IX LiguriaRegio X Venetia et Histria eRegio XI Transpadana.
I maggiori centri della provincia erano:
  • Altinum (Altino), seguì nel II secolo a.C., le sorti di tutta la Venetia e fu pacificamente assoggettata a Roma. Il processo di romanizzazione iniziò nel 131 a.C. con la costruzione della via Annia: da questo momento il centro cominciò ad acquisire l'ideologia urbana dei conquistatori e, a partire dall'89 a.C. subì un primo processo di urbanizzazione, conclusosi nel 49 a.C. quando ad Altino fu concesso il diritto romano e fu creata municipio. La costruzione di altre strade, come la Claudia Augusta e le vie che la collegavano direttamente a Treviso e a Oderzo, contribuì a trasformarla in un importante centro commerciale, nodo cruciale per le rotte tra il Mediterraneo e il Settentrione. Questa evoluzione poté dirsi conclusa sul finire del I secolo d.C.. Nelle vicinanze di Altino, nel 169 morì l'imperatore romano Lucio Vero. Come tutto l'Impero, anche Altino subì le distruzioni dei barbari. La prima devastazione è del 452 e fu opera degli Unni di Attila.
  • Forum Julii (Cividale del Friuli), è legata al nome di Giulio Cesare, come testimonia il fatto che il nome Friuli deriva proprio da Forum Iulii, ovvero il foro di Giulio. Tra il 56 a.C. ed il 50 a.C., infatti, grazie all'iniziativa del proconsole romano, qui fu creato un municipio, Forum Iulii, da cui prese poi il nome tutta la regione Friuli, successivamente divenne colonia. Le mura romane sono alla base delle mura veneziane tuttora presenti.
  • Mantua (Mantova), fu conquistata dai Romani dopo la dominazione dei Galli Cenomani, nel 214 a.C. Divenuta colonia, assurse al titolo di città libera dopo la promulgazione della Legge Giulia del 90 a.C. che estese la cittadinanza romana agli abitanti delle colonie e divenne "municipium" dal 47 a.C. Il 15 ottobre del 70 a.C. ad Andes, piccolo villaggio nei pressi di Mantova, nacque Virgilio (Publio Virgilio Marone). Nonostante questi importanti eventi, la Mantua romana rimase ai margine, secondaria rispetto a città vicine come Verona e Cremona.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Centuriazione di Mantova.
  • Patavium (Padova), fu una delle più ricche città dell'Impero grazie, anche, all'allevamento di cavalli, era inoltre l'unica città in Italia ad avere un circo come Roma. In età augustea Padova divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia che partiva da Adria.
  • Placentia (Piacenza), fu fondata dai Romani sulle rive del fiume Po nel 218 a.C., probabilmente su un preesistente insediamento celtico, sul confine tra i territori degli Insubri e dei Boii sconfitte in precedenza dai Romani. Nello stesso anno nacque la colonia gemella di Cremona. I romani preferirono costruire il castrum su un pianoro alluvionale più alto di 4-5 metri rispetto al territorio circostante aumentando in tal modo la capacità difensiva dell'insediamento. Essendo la zona popolata dai Celti, entrambe le città nacquero come avamposto per consolidare le conquiste in territorio gallico e per tenere a bada le genti celtiche. Sia Piacenza sia Cremona vennero fondate come colonie latine e furono inviati 6.000 coloni latini. La scelta fu dovuta all'incombente minaccia dell'invasione dell'Italia da parte del condottiero cartaginese Annibale. Quest'ultimo dopo aver vinto i Romani presso ilTicino, la Trebbia e aver espugnato Clastidium (Casteggio), non riuscì a occupare Placentia che gli resistette. Il fiume Po e la via Emilia, che la congiungeva con Ariminum o Rimini, già allora caratterizzavano la vocazione logistica della città. Lo schema viario romano con "cardo" e "decumano" è ancora ben visibile nel centro storico.
  • Ravenna (Ravenna), circondata dalle acque e accessibile solo dal mare, qui l'imperatore Cesare Ottaviano Augusto dislocò la flotta militare dell'alto Adriatico. Per questo fine l'imperatore fece eseguire importanti lavori di sistemazione idraulica: fece scavare la Fossa Augustea, un canale che collegava il Po con l'ampio specchio di acqua a sud di Ravenna e qui fondò il porto di Classe. Il porto fu realizzato con i criteri di una poderosa macchina militare. Secondo Plinio il Vecchio, poteva contenere fino a 250 triremi e 10.000 marinai o classari destinati al controllo di tutto il Mediterraneo orientale (la base destinata al controllo del Mediterraneo occidentale era invece il porto di Miseno sulla costa tirrenica).
  • Ticinum (Pavia), assunse importanza a partire dal 187 a.C. quando fu raggiunta da una diramazione della via Emilia. Fu municipium e qui nacque lo storico Cornelio Nepote. Il centro storico di Pavia, un quadrato di circa 1 km², ha ancora oggi la tipica pianta derivata dal castrum, l'accampamento militare romano, dotato di due assi perpendicolari, il cardo e il decumano. La conservazione della pianta della città è stata permessa dal fatto che la città non è mai stata distrutta completamente.

Principali vie di comunicazione

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Strade romane.
Le vie romane che attraversarono in pochi decenni tutta la Cisalpina furono costruite per consentire in primo luogo i collegamenti militari. Le guerre contro i Liguri, con la conseguente fondazione di colonie nel loro territorio, non rappresentano solo l'espansione nella penisola, ma sono anche premessa dell'espansione verso l'occidente, quindi verso Sardegna, Spagna, Cartagine.
Le principali vie di comunicazioni provinciali erano:

Note

  1. ^ a b La Gallia Cisalpina corrispondeva ai territori della pianura padana compresi tra il fiume Adige e le Alpi piemontesi
  2. ^ Cassio Dione 41, 36
  3. ^ U. Laffi, La provincia della Gallia Cisalpina, “Athenaeum”, 80, 1992, pp. 5-23
  4. ^ Demandt, p. 92.
  5. ^ U. Laffi, Organizzazione dell'Italia sotto Augusto e la creazione delle regiones, pp. 81-117, in U. Laffi, "Colonie e municipi nello Stato romano, Roma 2007
  6. ^ G. Frigerio, Il territorio comasco dall'età della pietra alla fine dell'età del bronzo, in Como nell'antichità, Società Archeologica Comense, Como 1987.
  7. ^ La Battaglia del mare Sardo (540 a.C.)[1].
  8. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, V, 34.
  9. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, V, 35.
  10. ^ PolibioStorie, II, 7; M.T. Grassi I celti in Italia, Milano 1991
  11. ^ Christiane Eluère, p. 71.
  12. ^ a b Kruta, La grande storia dei Celti, p. 202.
  13. ^ Lo smalto era ottenuto dal vetro di quarzo, addizionato di ossido rameico(Cu2O) e piccole quantità di piombo; durante la fusione, un processo diossidoriduzione evitava la formazione di ossido rameico (CuO), dall'indesiderato colore verde. Cfr. Günter Haseloff, Lo smalto celtico, in S. Moscati et al., I Celti, 1991.
  14. ^ Christiane Eluère, I Celti "barbari d'Occidente", p. 68.
  15. ^ a b c Demandt, p. 86.
  16. ^ Floro, I, 13.
  17. ^ Christiane Eluère, p. 69.
  18. ^ Ogilvie, Cronologia.
  19. ^ Kruta, La grande storia dei Celti, pp. 251.
  20. ^ PolibioStorieII,25-27.
  21. ^ Storia Romana, Giovanni Geraci, Arnaldo Marcone, pag.92
  22. ^ PolibioStorieII.35.4
  23. ^ a b Velleio PatercoloHistoriae Romanae ad M. Vinicium libri duo, I, 13.2.
  24. ^ Plinio il VecchioNaturalis Historia, III, 126-127.
  25. ^ CIL V, 873.
  26. ^ a b Tito LivioAb Urbe condita libri, XXXIX, 55; XL, 34.2-3; XLI, 1; XLI, 9-10; XLIII, 1.
  27. ^ Luisa Bertacchi, Aquileia: l'organizzazione urbanistica, p.209.
  28. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, XLIII, 17.1.
  29. ^ J.Carcopino, Giulio Cesare, Milano 1981, pp.255-260; A.Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano 1989, pp.432-433.
  30. ^ The Celts: a history
  31. ^ ^ The Samnites in the Po Valley. D. O. Robson. The Classical Journal, Vol. 29, No. 8 (May, 1934), pp. 599-608
  32. ^ Per la centuriazione ci si basò su strade preesistenti: il decumano massimo era la stessa Postumia, mentre il cardine era la via Aurelia; le due arterie si incrociavano nei pressi dell'attuale Vallà di Riese Pio X.
  33. ^ Dalla sezione Linea del tempo del sito asolo.it
  34. ^ Velleio PatercoloStoria romana, I, 13.2.
  35. ^ Appiano di AlessandriaGuerra illirica, 11; CIL V, 8270Plinio il VecchioNaturalis Historia, III, 129; Fasti triumphalesAE 1930, 60;Appiano di AlessandriaGuerre celtiche, 13; StraboneGeografia, V, 1.8.
  36. ^ CIL V, 903.
  37. ^ Massimiliano Pavan, Aquileia città di frontiera, in Dall'Adriatico al Danubio, Padova 1991, p.124.
  38. ^ La Lex Vatinia fu proposta dal tribuno della plebe Publio Vatinio, che poi sarà luogotenente di Cesare in Gallia
  39. ^ Le tre legioni affidate a Cesare dalla Lex Vatinia erano la VII, l'VIII e laVIIII
  40. ^ CiceroneIn P. Vatinium ("Contro Publio Vatinio"), 38; Cesare, De bello Gallico, II, 35 e III, 7; Cesare, De bello Gallico, V, 1, 5-9; Cesare, De bello Gallico, VI, 44; Cesare, De bello Gallico, VII, 1.1; Aulo IrzioDe bello Gallico, VIII, 24.3; Appiano di AlessandriaGuerra illirica, 18 e 52.
  41. ^ Appiano di AlessandriaGuerre illiriche, 16-22.
  42. ^ Abeni, La storia bresciana, Brescia, Del Moretto, 1984.
  43. ^ CIL V, 4459.
  44. ^ Cassio Dione CocceianoStoria romana, XLI, 36.
  45. ^ CIL V, 4191CIL V, 4377.
  46. ^ CIL V, 4186CIL V, 4355CIL V, 4459CIL V, 4485 e AE 1952, 136.
  47. ^ AE 1978, 344.
  48. ^ PolibioStorie, II, 34.10-15; Cassio Dione CocceianoStoria romana, XII, 51-52; ZonaraL'epitome delle storie, VIII, 20.
  49. ^ CIL V, 5854.

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne

Voci correlate

Le popolazioni celtiche del Nord Italia prima della conquista romana





Tito Livio riferisce che attorno al 600 a.C. (Prisco Tarquinio Romae regnante), un'orda di Galli guidata da Belloveso oltrepassò le Alpi e occupò il territorio tra Milano e Cremona (fondando la città di Mediolanum), identificando gli abitanti del luogo, gli Insubri, con questi invasori Galli. Nel Periplo di Scilace, di Scilace di Carianda, viaggiatore e geografo greco attivo tra nel 522-485 a.C. viene attestata la presenza di genti di lingua celtica insediate nell'Italia nord-orientale. Il testo, riscritto circa un secolo dopo dallo pseudo-Silace dopo la perdita dell'originale, racconta del viaggio lungo le coste del mediterraneo compiuto dal viaggiatore greco che descrive le tribù celtiche presenti sulla costa appena a Meridione degli insediamenti dei Veneti in un'epoca che, considerando le date note della vita di Silace, deve aggirarsi attorno al 490 a.C.
Il riesame delle fonti archeologiche, in particolare proprio del passo di Livio che documenta l'arrivo di Belloveso e dei suoi Insubri all'epoca del regno di Tarquinio Prisco (VI secolo a.C.) con la fondazione di Milano, ha costretto a collocare la presenza celtica in Italia almeno al VII secolo a.C. se non prima. 
Popolazioni celticheliguri e veneti della Gallia cisalpina.
Arrivi di nuove popolazioni si verificarono attorno alla fine del V inizi del IV secolo a.C. Comincia una decadenza irreversibile della grecità d'Italia sotto la spinta delle popolazioni italiche, le vie del commerci attici sono distrutte dalla guerra del Peloponneso e non si riprenderanno più. L'interruzione della circolazione di beni è fonte di una crisi economica che porta, di riflesso, all'impoverimento e alla crisi di tutti quei popoli che erano interlocutori commerciali dei Greci: tra di essi anche i Celti. Le invasioni, siano esse tumultus Gallici o episodi di mercenariato, denotano un quadro di necessità, le popolazioni celtiche dell'Italia settentrionale rinforzano i legami con l'Oltralpe e questo provoca l'arrivo di nuove genti tra le quali i Senoni, i recentissimi advenarum di cui parla Livio, autori del sacco di Roma nel 390 a.C. Le popolazioni celtiche che popolarono la pianura padana sono storicamente note dal famoso passo di Livio. Subito dopo gli Insubri arrivano i Cenomani che occupano il territorio a est dell'Adige, indeterminato è invece l'arrivo delle altre popolazioni che, con un meccanismo "a scavalco" occupano via via tutta la pianura padana meridionale scacciandone Etruschi e Umbri. Livio ricordaLibui e Salluvi che si fermano accanto all'antica tribù dei Laevi, stanziata vicino al Ticino; i Boi e i Lingoni e, da ultimi, i Senoni.
I "nuovi" Celti stabilitisi in Cisalpina potevano tra l'altro acquisire a sé il controllo del mercato di un materiale che da lungo tempo esercitava su di loro una potente attrazione, grazie alle virtù magiche che essi gli attribuivano: il corallo, proveniente soprattutto dal golfo di Napoli, conobbe una vera esplosione, con frequenti applicazioni in torque,elmifoderi di spada e fibule, dando origine, soprattutto in Svizzera, sia a un surrogato bronzeo, sia a vere e proprie imitazioni, grazie all'invenzione celtica di uno speciale smalto colorato, realizzato con un particolare procedimento e ampiamente diffuso dal centro-Europa fino all'arcipelago britannico.

Conquista dell'Ager Gallicus a nord degli Appennini

Carta della Regio V Picenum e VI Umbria, con a nord l'Ager Gallicus
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Ager Gallicus e Guerre tra Celti e Romani.
Nel 332 a.C. tra Roma e i Senoni della Cisalpina fu stipulato un trattato di pace che, a quanto sembra, garantirà un interludio di pace durato circa trent'anni. Quasi quarant'anni più tardi, nel 295 a.C., nell'ambito della terza guerra sannitica, i galli Senoni dell'Italia settentrionale si allearono con gli Umbri, gli Etruschi e i Sanniti contro Roma. La coalizione, inizialmente vincitrice (con la presa di Arezzo), venne in seguito sconfitta dai Romani nella battaglia di Sentino. E così nell'ambito della terza guerra sannitica, i Senoni seguirono le sorti della coalizione italica etrusco-sannita con cui si erano alleati: insieme a essi furono sconfitti nella battaglia di Sentino, che permise a Roma l'istituzione dell'Ager Gallicus e la fondazione della colonia di Sena Gallica, che ancora conserva, nel moderno toponimo di Senigallia, la duplice memoria dell'etnonimo e dell'origine di quel popolo celtico. Nel 283 a.C., si concludeva questa prima fase, dove Roma riusciva a occupare tutti i territori a sud degli Appennini, battendo ancora i Senoni nella battaglia del lago Vadimone, combattuta contro una coalizione celto-etrusca.
Nel 249 a.C. i Boi chiamarono in soccorso i Galli transalpini, innescando una nuova crisi che si concluderà nel 225 a.C., l'anno in cui si registra l'ultima invasione gallica dell'Italia. Quell'anno, infatti, cinquantamila fanti e venticinquemila cavalieri Celti varcarono le Alpi in aiuto dei Galli cisalpini (si trattava di una coalizione di Celti insubriBoii e Gesati), e se prima riuscirono a battere i Romani presso Fiesole, vennero poi sconfitti e massacrati dalle armate romane nella battaglia di Talamone (a nord di Orbetello), spianando così a Roma la strada per la conquista della pianura padana.

Le Sei Nazioni Celtiche







Il termine nazioni celtiche si riferisce ai territori dell'Europa settentrionale e occidentale in cui sono sopravvissuti alcuni tratti culturali riconducibili alle culture celtiche.[1]

The Seven Nations:

Stando alla definizione data dalla Celtic League, i sei territori riconosciuti come "nazioni celtiche" sono la Bretagna (Breizh),[2] la Cornovaglia (Kernow),[3] il Galles (Cymru),[4] l'Irlanda (Éire),[5] l'Isola di Man (Mannin)[6] e la Scozia (Alba).[7] In ciascuna di queste regioni, esiste una parte di popolazione che parla una lingua di origine celtica o che la parlava fino a tempi piuttosto recenti.[8]
Alcune aree della Spagna nord-occidentale (in particolare GaliziaCantabria e Asturie) sono talvolta identificate come "nazioni celtiche" per il loro retaggio culturale, nonostante la lingua celtiberica sia considerata estinta a partire dal IV secolo, periodo in cui è stata completamente soppiantata da altre lingue di origine neolatina.[9][10]

Note

  1. ^ Koch, pagg. 300, 421, 495, 512, 583, 985.
  2. ^ (ENBreizhCeltic LeagueURL consultato il 10 giugno 2012.
  3. ^ (ENKernowCeltic LeagueURL consultato il 10 giugno 2012.
  4. ^ (ENCymruCeltic LeagueURL consultato il 10 giugno 2012.
  5. ^ (ENÉireCeltic LeagueURL consultato il 10 giugno 2012.
  6. ^ (ENManninCeltic LeagueURL consultato il 10 giugno 2012.
  7. ^ (ENAlbaCeltic LeagueURL consultato il 10 giugno 2012.
  8. ^ Koch, pag. 365.
  9. ^ Koch, pagg. 365, 697, 788–791.
  10. ^ Alberro

Bibliografia


La Celtic League (Lega celtica in italiano) è un'organizzazione politica e culturale presente nelle moderne nazioni celtiche di IrlandaGallesBretagnaCornovaglia e Isola di Man. In particolare è impegnata nella salvaguardia delle lingue celtiche.

Scopi

Lo scopo fondamentale della Celtic League è di contribuire, come organizzazione internazionale, alle lotte delle Nazioni celtiche per assicurarsi una libertà politica, culturale, sociale ed economica. Questo include:
  • "incoraggiare la cooperazione tra i popoli celti";
  • "sviluppare la coscienza della speciale relazione e solidarietà tra questi";
  • "rendere le nostre lotte nazionali conosciute all'estero";
  • "la creazione di un'associazione formale tra le nazioni celtiche una volta che due o più di queste abbiano raggiunto l'auto-governo";
  • "promuovere l'uso delle risorse nazionali di ogni stato celtico per il beneficio di tutti i suoi abitanti";
  • "ogni nazione celtica è condizionata da una Storia differente e per questo non ci dobbiamo aspettare uniformità di pensiero, ma dobbiamo permettere alle diversità di esprimersi all'interno della Celtic League. In questo modo possiamo riconoscere meglio quelle aree di possibile cooperazione e, infine, formulare una dettagliata politica comune. Così potremo elaborare quel tipo di relazioni tra le nostre comunità che permetterà a queste di raggiungere la libertà, sia a livello individuale che comunitario".
In altre parole, lo scopo della Celtic League è di unificare i vari movimenti indipendentisti di queste regioni. Ci sono però varie posizioni al suo interno: si va da chi organizza incontri con argomenti di carattere generale a chi vuole creare una federazione sulla falsariga del Consiglio Nordico.
La Celtic League sostiene inoltre la riunificazione dell'Irlanda e il ritorno del dipartimento della Loira Atlantica alla Bretagna. Nel corso degli anni ha anche portato avanti, in diversi modi, campagne in supporto delle lingue indigene e per il ritorno di antichi reperti celtici, spesso conservati in musei al di fuori dell'"area celtica".
La Celtic League ha anche approvato una mozione in sostegno degli scopi dell'Independence First, partito che vuole l'indipendenza della Scozia.

Il Sei nazioni (in inglese Six Nations Championship; in francese Tournoi des six nations; in gaelico Comórtas na Sé Náisiún; in gallese Pencampwriaeth y Chwe Gwlad) è il più importante torneo internazionale di rugby a 15 dell'Emisfero Nord. Nato come Home Championship nel 1883, all'epoca disputato tra le quattro Nazionali Isole britanniche (GallesInghilterraIrlanda e Scozia), fu rinominato in due distinti momenti della sua storia Cinque Nazioni (tra il 1910 e il 1931 e tra il 1947 e il 1999) in concomitanza della presenza nel torneo anche della Francia. La denominazione attuale è del 2000, anno in cui al torneo fu ammessa anche l'Italia, in quanto il Nord Italia ha una forte radice celtica.

Storia

Fondata nel 1961, la presente Celtic League nacque da varie altre organizzazioni pan-celtiche, in particolare dal Celtic Congress, ma, al contrario di queste, diede maggior peso alla politica. In precedenza il poeta scozzeseHugh MacDiarmid e altri avevano già proposto qualcosa di simile.
Tutto è cominciato all'National Eisteddfod (festival culturale gallese) del 1961, tenutosi a Rhosllanerchrugog vicino a Wrexham, nel nord-est del Galles. Due dei membri fondatori furono Gwynfor Evans and J. E. Jones, che erano rispettivamente presidente e segretario generale del Plaid Cymru, un partito indipendentista gallese. Interesse fu inoltre espresso da partiti scozzesi e da due importanti esiliati bretoniYann Fouéré e Alan Heusaff.
Nel corso degli anni varie personalità hanno aderito alla Celtic League. Tra queste si possono ricordare l'esponente del Plaid Cymru Gwynfor EvansAlan Heusaff, lo storico e scrittore Peter Berresford Ellis, lo scrittore Bernard Le Nail e Winnie Ewing dello Scottish National Party.

Sezioni

Le sezioni più importanti della Celtic League sono sei, una per ogni nazione celtica. Solitamente ci si riferisce a questi territori usando il loro nome celtico originale:
Ci sono anche una sezione internazionale (International Branch) e altre negli USA e a Londra. Inoltre è presente una sezione anche all'Isola del Capo Bretone in Canada, dove esiste ancora una piccola comunità scozzese che parla il gaelico. Nel 1974 a New York venne creata la sezione americana della Celtic League (Celtic League American Branch (CLAB)).
Sono stati inoltre fatti tentativi, falliti, di creare sezioni della Celtic League in Australia e nella Chubut Valley in Patagonia, dove ci sono colonie di gallesi che parlano l'antico idioma celtico.

Voci correlate

L'origine dell'attuale bandiera del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (Union Jack)

Origin of the Union Flag:

L'Unione "de facto" tra Inghilterra e Scozia avvenne nel 1603 quando, alla morte di Elisabetta I Tudor, le succedette sul trono inglese Giacomo I Stuart, figlio di sua cugina Mary, colei che fu decapitata per ordine della stessa Elisabetta, con l'accusa di cospirazione con la Spagna.
L'Unione di diritto che fondò la Gran Bretagna come unione tra Inghilterra e Scozia avvenne con l'Union Act del 1707, che proclamò Anna Stuart prima regina di Gran Bretagna.

L'atto di fondazione dell'attuale Regno Unito è però l'Unione Act del 1801 che proclamò Giorgio III di Hannover primo Re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.
Nel 1922 l'Irlanda, a parte l'Ulster, si staccò dall'unione.
Nel 2014 la Scozia decise invece di rifiutare la secessione dal Regno Unito.

Great Britain is the official name given to the two kingdoms of England and Scotland, and the principality of Wales.  The United Kingdom (UK) includes these areas as well as Northern Ireland.  Britain refers to only England and Wales, though some will shorten Great Britain with this term.:

La Bandiera Inglese comprende la Croce Rossa di San Giorgio su campo bianco.
La Bandiera Scozzese comprende la Croce Bianca di Sant'Andrea su campo azzurro.
La Bamdiera dell'Irlanda del Nord comprende la Croce Rossa diagonale di San Patrizio su campo bianco.



In realtà il Regno Unito, secondo la Devolution voluta nel 1997 dal governo Blair comprende un'altra componente, come nazione autonoma, e cioè il Galles, la cui bandiera è il famoso drago rosso Pendragon, simbolo della dinastia di Re Artù. Non a caso il Principe di Galles, Carlo, ha dato come secondo nome al suo primogenito William, quello di Arthur. (William Arthur Philip Luis of Wales, Dule of Cambridge)

mercoledì 2 marzo 2016

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 37. La mitica Alfheim





<<Ecco la città che ho visto tante volte nei miei sogni>> disse Waldemar, indicando il punto in cui la Valle di Alfarian terminava e il fiume Leth sfociava nel grande fiume Dhain, creando, in quel punto, un'isola sulla quale sorgeva la mitica Alfheim, la città dalle mille torri.

<<Non avevo mai creduto che potesse esistere davvero tanta bellezza>> dichiarò Greta.
Un'unica montagna si stagliava oltre il fiume, forse il residuo di un antico vulcano.
Per il resto, la Grande Pianura si stagliava verso sud, sotto cieli azzurri, verso un orizzonte impazzito di luce.





Waldemar era inebriato da quella visione.
E la stessa aria che respirava sembrava cielo.
 Sentiva risvegliarsi dentro di sé qualcosa che era rimasto in sonno per troppo tempo.
Era la spericolatezza della sua adolescenza, quando, ancora sedicenne, aveva navigato in canoa il fiume Reno ai confini tra la Francia e la Germania,  terra dei suoi antenati paterni.
Il fiume Dhain gli ricordava il Reno.
Felici giorni!
Felice me che nei verdi anni percorrevo il grande fiume dei venti.
Io ero la nave ed ero il fiume. Ero tutt'uno con la natura. Non avevo limiti.



Eppure, proprio in un particolare punto molto simile a quello, le Chiuse di Schwanau, in Alsazia, poco a nord di Strasburgo, era caduto da una cascata, salvandosi solo per il rotto della cuffia.
E poi al telefono sua madre che gridava:" vieni qui,, e non farlo mai più, no non farlo mai più!
Certe cose non tornano più...e non pensarci di più, non pensarci anche se sono le cose che hai amato di più, e che restano lì... passeggiare a piedi nudi ai bordi delle strade e quell'amare, amare, amare forte fino a non mangiare più...
Tutto quello, come la sua adolescenza, la sua giovinezza, ormai, era stato archiviato per sempre, morto per la storia, morto per la memoria. Non c'era niente di più morto del ragazzo che era stato.
Anche il ricordo delle Chiuse di Schwanau e delle tante altre volte in cui aveva sfidato la morte.
Invece di morire, ho imparato a respirare.
Ma quanto costa, in termini di fortuna, salvarsi dalla morte?
Pensavo di aver esaurito così il mio "bonus di fortuna". Ma forse non era fortuna: forse era la volontà degli dei: dovevo vivere per essere qui, oggi.
Persino i rimpianti furono messi da parte.
Basta con la nostalgia di "quel che poteva essere". Non poteva esserci nient'altro, altrimenti ci sarebbe stato!

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Rivolse nuovamente lo sguardo davanti a sé.
L'isola su cui sorgeva la città aveva una forma romboidale allungata e alle due estremità vi erano dei porti.
Agli angoli delle mura si levavano alte guglie lucenti, di un colore bianco con sfumature grigie e venature azzurrine.
Tra una guglia e l'altra si levavano degli archi aggraziati con la funzione di ponti, che collegavano la città insulare alle varie rive dei due fiumi che lì confluivano.
Sembravano fragilissimi, eppure potevano reggere la carica di un esercito.





Al centro della città svettava una torre molto più alta di tutte le altre.
Era la favolosa Torre Eburnea, di cui raccontavano le leggende, che da sempre si contrapponeva alla Torre Oscura di Gothian.

#Fantasy http://images.4chan.org/tg/src/1362754659855.jpg:




Gothian era esattamente speculare alla Torre Eburnea.

#castle:

Per tutto il viaggio Waldemar aveva fatto da interprete tra i suoi luogotenenti, Greta, Albedo e Leonenko, e il comandante militare degli Alfar, Garstil.

Garstil era il prototipo della bellezza degli Alfar: alto, snello, atletico, dai lunghi capelli color platino e argento, vestito con un'armatura raffinata e alla mano aveva una spada della cui eleganza mai si era visto l'eguale.
Il suo viso era simile a quello di un elfo: aristocratico, affilato, con zigomi pronunciati, naso sottile e orecchie leggermente a punta.

<<Voi Alfar assomigliate molto agli Elfi della nostra tradizione>> disse Waldemar

<<Tu sai il perché, illustre Waldemar. Un tempo i Varchi tra i mondi erano aperti, e attraverso l'Yggrasil, il nostro Albero Sacro, era possibile passare da Alfheim alla vostra terra, che noi chiamiamo Midgard, la Terra che sta nel Mezzo tra gli dei del cielo e quelli degli inferi>>



<<Molti Alfar andarono su Midgard, così come molti uomini del nord vennero qui su Alfheim. 
Le nostre razze si sono rivelate compatibili. Noi siamo già in frutto di un incrocio tra gli Alfar originari, gli Svartalfar, e gli umani della stirpe degli Iperborei, che vivevano in un luogo chiamato l'Ultima Thule>>

<<Solo noi Iniziati conosciamo la verità al riguardo. I Non-Iniziati pensano che si tratti solo di miti. E invece è vero, è tutto vero. Thule, Iperborea, Atlantide, Mu, Lemuria, Agarthy... sono reali>>

<<E sono reali anche le Valchirie, come quella che è al tuo fianco>> disse Garstil con ammirazione.

<<Questa "Valchiria", che si chiama Greta Van Garrett, è più forte e valorosa di quelle del mito, per cui ti consiglio di trattarla con molto riguardo.
Sarebbe molto gentile da parte tua aiutarla ad apprendere la lingua degli Alfar. Naturalmente io vi farei da interprete, laddove ce ne fosse bisogno, anche se immagino che la mia presenza sarà richiesta altrove>>

Garstil annuì:
<<Sì. nella Torre Eburnea la Famiglia Reale degli Alfar ti sta aspettando>>

In quel momento Waldemar percepì una voce che parlava alla sua mente.
Era la Regina degli Alfar.
La tua venuta tra noi è come le orme della rovina. Rechi un grande male con te. Tu non sei venuto a portare la pace, ma la spada. Sono parole tue. 
I tempi si sono dunque compiuti e la profezia si è avverata: si avvicina il tempo di Ragnarok e Kralizec: l'Ultima Battaglia alla fine del mondo.

Mappa dellìEuropa secondo i movimenti etno-regionalisti ed etno-nazionalisti europee

Mappa della Padania come parte dell'Europa Centrale o Mitteleuropa