L'imperatore bizantino Alessio Comneno
Il
catafratto (in
latino:
cataphractus; in
greco: κατάφρακτος,
kataphraktos, plurale κατάφρακτοι,
kataphraktoi, composto di κατά "fino in fondo" e φρακτός "coperto, protetto", a sua volta da φράσσω "coprire, proteggere")
[1] era un cavaliere della
cavalleria sasanide, di quella dei
Parti, di quella
tardo-romana o dell'
esercito bizantino (ma anche di altri eserciti) che era interamente coperto da un'
armatura di ferro che lo proteggeva in battaglia. Al pari
armato e dotato di corazza con lamine di ferro era il suo
cavallo. Erano dunque
cavalieri equipaggiati con armamento pesante che combattevano armati di
lancia.
Questo genere di protezione fu adottato dai
persiani, dai
parti, dagli
armeni, dai
greci e dai
romani, fino a giungere – con alcune evoluzioni – al
periodo medievale, questa milizia fu usata in tutto il Medioevo dai
bizantini, e componeva la cavalleria di questo popolo, molto temuta dagli avversari. In
battaglia, i catafratti potevano cambiare l'esito della battaglia, grazie alle loro cariche. Venivano utilizzati come un ariete pesantemente corazzato che travolgeva chiunque tentasse di opporsi a loro.
Per estensione, il termine "catafratto" si riferisce alla caratteristica di essere corazzati e quindi protetti.
I catafratti entrarono a far parte della cavalleria specialmente in epoca tardo-romana per contrastare le cavallerie di Parti prima, Sasanidi poi, oltre ai Sarmati. Furono gli unici cavalieri che non facevano parte di una particolare squadra di esploratori, ma erano un corpo ben distinto di cavalleria (può essere considerato il primo esistente del genere). I catafratti di epoca romana erano armati con una lancia a due punte (
contus) e una spada leggermente più lunga del
gladio in dotazione ai
legionari (la
spatha). Avevano un
elmo con pennacchio e con apertura a visiera. La loro corazza proteggeva anche
braccia e
gambe (si trattava di una evoluzione della
lorica squamata).
Le prime unità di catafratti introdotte nell'
esercito romano, furono create da
Adriano. E se si ricordano solo poche unità di
Cataphractariinell'esercito del
Principato (fino al
284), furono invece assai più numerose quelle nel
tardo Impero romano, soprattutto in Oriente. Se ne registrano ben 19 unità secondo la
Notitia Dignitatum, una delle quali era una
schola, reggimento di guardie a cavallo imperiale. Tutte queste unità, tranne due, appartenne al
Comitatus, con una minoranza tra i
Comitatensi palatini, mentre ci fu solo un'unità militare di arcieri catafratti.
« Venivano in ordine sparso i corazzieri a cavallo, chiamati di solito "clibanari", i quali erano forniti di visiere e rivestiti di piastre sul torace. Fasce di ferro avvolgevano le loro membra tanto che si sarebbero creduti statue scolpite da Prassitele, non uomini. Erano coperti da sottili lamine di ferro disposte per tutte le membra ed adatte ai movimenti del corpo, di modo che qualsiasi movimento fossero costretti a compiere, la corazzatura si piegasse per effetto delle giunture ben connesse. » |
(Ammiano Marcellino, Rerum gestarum libri, XVI, 10, 8) |
Epoca bizantina
La montatura della corazza del catafratto, e del suo cavallo.
In
epoca bizantina il catafratto ebbe rinnovato il suo equipaggiamento: venne introdotto l'
arco riflesso che i bizantini adottarono dagli
Unni e la spada fu sostituita con la
sciabola, molto più facile da manovrare in un combattimento a cavallo. Un'altra importante innovazione fu l'uso della
lorica hamata: una corazza molto più resistente composta di anelli di metallo. Furono introdotte le
staffe e aggiunti i ferri da cavallo. Il catafratto divenne una carta vincente nell'esercito bizantino al punto che una sola manovra di questa cavalleria poteva scompaginare l'esercito nemico e metterlo in fuga prima ancora che la fanteria arrivasse all'attrito. La dottrina militare bizantina, infatti, non prevedeva il concetto di annientamento totale dell'avversario, quanto piuttosto il suo temporaneo indebolimento. In virtù di questo la cavalleria veniva raramente utilizzata per rincorrere gli eserciti nemici in rotta
[5].
Fu grazie al reparto dei catafratti che
Belisario riuscì ad ottenere molti successi in Occidente contro gli
ostrogoti che erano soliti schierare solamente fanteria e non potevano nulla contro i catafratti. Famoso è l'episodio in cui Belisario a
Roma si stava difendendo da un assedio mosso dagli ostrogoti, per mano del loro re,
Vitige. Belisario mandò fuori dalla città duecento catafratti armati di arco e freccia, e ordinò loro di scoccare sul nemico tutte le frecce che avevano prima di rientrare in città: essi compirono un massacro, e nessuno di loro ci rimise la vita, perché appena il nemico si avvicinava, arretravano in velocità coi cavalli.
I catafratti venivano riforniti di cavalli provenienti dall'
Anatolia. In seguito alla
battaglia di Manzicerta nel
1071, nella quale l'esercito dell'Imperatore
Romano IV Diogene venne travolto dai
turchi selgiuchidi, l'
Anatolia fu da questi ultimi conquistata nel giro di pochi anni, segnando la fine del reparto dei catafratti; quelli che restarono furono assorbiti dai reparti di fanteria.
Note
- ^ Dizionario Greco-Italiano/Italiano-Greco, F. Schenkl & F. Brunetti, Fratelli Melita Editori, Genova/La Spezia, 1990, ISBN 88-403-6693-8, pp. 439, 455, 936.
- ^ in Res Gestae (XVI, X, 8) :"et incedebat hinc inde ordo geminus armatorum clipeatus atque cristatus corusco lumine radians nitidis loricis indutus, sparsique cataphracti equites quos clibanarios dictitant, [personati] thoracum muniti tegminibus et limbis ferreis cincti ut Praxitelis manu polita crederes simulacra non viros quos laminarum circuli tenues apti corporis flexibus ambiebant per omnia membra diducti ut quocumque artus necessitas commovisset vestitus congrueret iunctura cohaerenter aptata."
- ^ ArsDimicandi Forum :: CATAFRATTI questi sconosciuti
- ^ Da questo termine derivano gli analoghi vocaboli neopersiani e turchi: sipahi o sepohi: termini che appunto non significano altro che "soldati"
- ^ Amazon.it: La grande strategia dell'impero bizantino - Edward N. Luttwak, D. Giusti, E. Peru - Libri