lunedì 27 ottobre 2014

Parodie fantasy


Thranduil è indeciso su "cosa mettersi oggi"




La gelosia di Celeborn quando Galadriel bacia Gandalf











L'immane disgusto di Varys nei confronti dell'umanità



Zio Martin ha un figlio segreto







Cosa ci fa Walder Frey ad Hogwarts? Nozze rosse? E allora, musica!



La Quarta Era. Capitolo 17. Ancalime ed Eldarion, nuove tensioni in Consiglio





Nel giro di pochi giorni, l'antichissima Sala del Trono di Minas Tirith era completamente cambiata.
Il seggio del Sovrintendente era stato posto di fianco al trono del Re, alla stessa altezza, e arricchito di decorazioni sfarzose in modo da farlo sembrare più importante del trono stesso.
La principessa reale Ancalime, Sovrintendente di Gondor, riteneva che quello fosse un atto di giustizia.
Ero la primogenita e il trono spettava a me. Una legge iniqua escludeva le donne dalla successione. Io mi sono limitata a porre un rimedio a questa ingiustizia.
Assisa sul suo seggio quasi regale, Ancalime osservava i componenti del Consiglio Ristretto.
Naturalmente c'erano Alatar e Pallando, gli Stregoni Blu.
Il primo dei due non era suo alleato.
Alatar è una spia di Vanimelde, e fa il doppio gioco. Ma io ho Pallando che mi sostiene e mi consiglia, e questo basta e avanza.
Un'altra spina nel fianco per Ancalime era il principe Vardamir, erede al trono e Capitano di Gondor.



Dire che è un falco non renderebbe l'idea. Il falco è un rapace con una certa classe. Vardamir è un avvoltoio.
Era ossessionato dall'idea che suo padre Eldarion, essendo un mezzelfo, potesse vivere più a lungo di lui, impedendogli così di salire al trono.
Vardamir non sa che Eldarion sarà presto costretto ad abdicare, ma non certo a suo favore. Sarò io a prendere lo scettro e la corona, quando mio fratello uscirà di scena.
Nel frattempo, Ancalime avrebbe lasciato che Vardamir si consolasse "giocando ai soldatini" con la sua carica di Capitano dell'esercito.
La vera incognita erano i ministri, i governatori delle province e delle città e i rappresentanti delle corporazioni.
Il regno di Arnor e Gondor era stato profondamente riorganizzato, nel lungo periodo in cui sul trono c'era stato Aragorn Elessar, e gran parte degli esponenti del Consiglio e degli amministratori locali erano stati nominati da lui.
Ma adesso che mio padre non c'è più e che la Famiglia Reale si è divisa, da che parte staranno i consiglieri?
Era giunto il momento di verificarlo.
Eldarion era arrivato in ritardo, come al solito, e appariva disorientato più che mai.
Perl'ennesima volta Ancalime si chiese come era stato possibile che Aelfwine di Rohan lo avesse così venerato ed amato.
Eldarion è troppo insicuro, ha paura anche della propria ombra. Non capirò mai cosa ci trovasse Aelfwine in lui.
Quel pensiero le provocava ancora un misto di tristezza e di rabbia in grado di rovinarle la giornata, e di farle sembrare inutile qualsiasi altra cosa.
Ma quel giorno era diverso: c'erano in ballo questioni troppo importanti per lasciare che i sentimenti personali interferissero sugli affari di stato.
Il re diede inizio alla riunione con una breve premessa, nella quale annunciava la nomina di Ancalime a Sovrintendente di Gondor, con poteri molto estesi, oltre quelli di un normale primo ministro.
L'elenco delle deleghe che definivano le ampie competenze della carica di Sovrintendente fu un vero balsamo per le ferite mai del tutto rimarginate della principessa reale.
Eldarion passò poi ad esporre l'ordine del giorno, che rispecchiava le priorità indicate da Ancalime e da Pallando:
<<Una enorme folla di Haradrim si trova alle nostre frontiere e chiede di entrare nel regno, poiché l'avanzata del deserto dell'Harad ha provocato una grave carestia. I governatori delle province meridionali sono qui presenti per chiedere il parere della Corona e del Consiglio>>



La notizia era conosciuta da tutti, ma era evidente che il re non aveva ancora preso posizione e i membri del Consiglio erano indecisi.
Ancalime osservò tutti i presenti, i quali rimasero impassibili come sfingi.
Decise quindi di rivolgersi innanzitutto al re:
<<Mio signore e fratello...>> esordì <<...mi chiedo se la questione dell'avanzata del deserto dell'Harad sia stata verificata>>
Eldarion scosse lievemente il capo:
<<Nessuno dei nostri informatori ha fatto ritorno dall'Harad, dopo le tensioni seguite alla battaglia di Narài>>
Il re omise il fatto che i corpi di molti di loro erano stati trovati con la gola sgozzata, ma quel particolare, noto da tempo, aleggiava come un fantasma su tutti i consiglieri.
<<Questo fatto, oltre che una dichiarazione di ostilità nei nostri confronti è anche la prova che gli Haradrim ci stanno nascondendo qualcosa>> dichiarò Ancalime.
A quel punto, a sorpresa, prese la parola il governatore di Umbar, la provincia più a sud del regno.
<<Vostra Altezza, quello che sta accadendo è una conseguenza del disordine che abbiamo creato quando deponemmo il re Shadan dopo la battaglia di Narài. A prescindere dalle questioni del deserto, noi abbiamo molto da farci perdonare>>
Ancalime si aspettava quel tipo di obiezione:
<<Abbiamo negoziato per dieci anni, al fine di rimediare ai danni di quella spedizione di cui, peraltro, l'attuale sovrano non può essere certo incolpato. Voi stesso, governatore, avete condotto una trattativa con i satrapi delle regioni confinanti. Non mi pare che abbiate ottenuto gran che>>
Il governatore si accigliò:
<<Tutti i satrapi sono stati deposti dal nuovo re dell'Harad, di cui non si sa niente, nemmeno il nome. Io suggerisco di evitare uno scontro diretto prima di aver capito cosa sta realmente accadendo>>
Il ministro delle finanze intervenne con veemenza:
<<E nel frattempo chi pagherà le spese di mantenimento dell'orda di Haradrim che vuole entrare nella provincia di Umbar? Vi avverto, governatore, che non si tratta di un normale patto di federazione con le tribù confinanti. Non abbiamo terre e alloggi a sufficienza da offrire loro in cambio del giuramento di fedeltà a Gondor>>



<<Se è per questo, nemmeno la provincia di Harondor ha alloggi sufficienti, per non parlare delle terre>> dichiarò il governatore della provincia che si trovava a nord di Umbar <<Siamo una regione povera e non abbiamo i mezzi per garantire il sostentamento di una così grande moltitudine>> e indicò la mappa dei confini meridionali.




Ancalime si rese conto che come al solito la questione non era affrontata nella sua globalità:
<<In tempi normali avremmo proceduto con una redistribuzione dei federati su tutte le province, ma questi non sono tempi normali. Non ci possiamo fidare degli Haradrim>>
Il governatore di Umbar non era soddisfatto:
<<E allora cosa dovrei fare? Non ho truppe sufficienti per respingerli indietro, ammesso che i nostri legionari accettino di fare una strage di persone inermi>>
La principessa sospirò:
<<Nessuno di noi vuole una strage, però è necessario mandare rinforzi alla frontiera per mantenere l'ordine nel territorio. Ci sono leggi ben precise. Chi non le rispetta, ne deve pagare le conseguenze. Per questa ragione io chiedo a Sua Maestà il re di mandare almeno cinque legioni nella provincia di Umbar>>
Di fronte a quella proposta e alle sue implicazioni, Eldarion, come era prevedibile, prese tempo.
<<E' una decisione gravosa. Se si dovesse arrivare ad uno scontro, la responsabilità ricadrebbe su di me. Vorresti che il mio regno iniziasse in questo modo? Chi lo vuole lo dica apertamente!>>
Ancalime sollevò gli occhi al cielo.
Come sempre Eldarion non vede più in là del suo naso. Si preoccupa della popolarità delle scelte, mentre tutto ci sta sprofondando sotto i piedi! La sua pavidità è diventata imbarazzante.
Per quanto tempo dovrò continuare a proteggerlo da se stesso?
Sentì un nodo alla gola, ma cercò di parlare con sicurezza:
<<Mio signore e fratello, comprendiamo il turbamento che deriva da questa responsabilità, ma ti esortiamo a ricordare che hai giurato di proteggere Gondor e i suoi abitanti. E' della loro sorte che ti devi preoccupare, non di quella degli Haradrim!>>
Il re rimase interdetto da quell'obiezione difficilmente contestabile.
Fu però il governatore di Umbar a ribattere:
<<Se ci sarà una guerra, tutti ne subiranno le conseguenze>>
Ancalime chiuse gli occhi appoggiando le mani sulla fronte, come per fare appello a quel poco di pazienza che ancora le restava.
<<E quale sarebbe l'alternativa? Dovremmo forse allevarci una serpe in seno? Io mi appello al vostro buonsenso! Fareste entrare degli sconosciuti in casa vostra?>>
Il Consiglio tacque. Persino il re si era chiuso in un mutismo ostinato.
Ad approfittare di quella situazione di stallo fu Pallando, che, con sorpresa di tutti, si alzò faticosamente in piedi, con tutta la sua mole, e dichiarò:
<<Mi offro come mediatore. Mandate me a parlamentare con gli Haradrim. Li conosco bene, ho vissuto per lungo tempo nell'Harad e penso di poter dare un contributo positivo nel gestire questa situazione>>
Ancalime era rimasta spiazzata.
Questo non era previsto. Dove vuole arrivare Pallando? Cosa crede di ottenere?
Guardò il re, scuotendo il capo, ma in quel momento Eldarion avrebbe approvato qualsiasi cosa, purché si arrivasse a un compromesso:
<<E' un'idea brillante. Conferisco al venerabile Pallando il ruolo di ambasciatore del re nel dirimere la questione>>
Tutti parvero improvvisamente sollevati, tranne Ancalime, che per la prima volta in vita sua provò un senso di paura nei confronti di Pallando.
E se fosse d'accordo con gli Haradrim? Se tutta questa messa in scena fosse opera sua? 
Si sentiva raggirata, ma era troppo tardi per opporsi ad una proposta apparentemente così ragionevole.
Incontrò lo sguardo sicuro dello stregone e le parve di vedere una luce nei suoi occhi che sembrava voler dire: "scacco alla regina"!
Improvvisamente tutti gli orpelli del potere che aveva indosso le parvero ridicoli e provò l'impulso di disfarsene, ma si trattenne. Senza quelli, infatti, che cosa le restava?

domenica 26 ottobre 2014

L'insuperabile eleganza di Henry Cavill. The most well dressed man in the world.


Sabato 25 ottobre 2014, in occasione del 350esimo anniversario dei Royal Marines britannici, a Gibilterra, l'attore Henry Cavill, da anni è testimonial della marina del Regno Unito, ha sfoggiato un look di assoluta eleganza. Abito scuro a tre pezzi, camicia bianca con collo alla francese, cravatta scura con decorazione dorata, annodata con nodo Windsor doppio. Insomma, dal mio punto di vista, la perfezione!


3 piece suit with tie and windsor knot



Elfi


Thranduil durante la battaglia delle Cinque Armate; sotto Fingolfin, terzo re dei Noldor
Elladan, figlio di Elrond e Celebrian, fratello di Arwen

Thingol


Annatar: tutti i volti di Sauron

































Star wars art




Coruscant, capitale della Repubblica galattica e poi dell'Impero galattico

Il Tempio Jedi di Coruscant



Guerre stellari: miniature da collezione














Anakin Skywalker

Darth Vader



sabato 25 ottobre 2014

Il testo narrativo

Il testo narrativo (e più in generale la narrativa) è una forma di organizzazione del discorso umano che nella comunicazione di proprie conoscenze scelga di raccontare, invece di rappresentare il mondo in altro modo. In questo senso la prima distinzione, posta da Aristotele, è quella tra narrazione (dove si assume la prima persona o più personalità e conseguenti punti di vista) e drammaturgia, dove diventano narratori i personaggi stessi, nelle loro parole e azioni, senza alcun commento esterno. Questa "qualità" del discorso, in teoria della letteratura viene indicata con il termine di diegesi, in quanto complementare e distinto da mimesi[1].
Tutto ciò che comunica avvenimenti e trasformazioni le è specifico, almeno secondo un'altra distinzione centrale, quella tra narrazione e descrizione[2]. A qualcosa di questo tipo fa riferimento anche la distinzione platonica tra mythos e logos.[3]
Davanti a una narrazione, in forma verbale o in altra forma, chi ascolta, guarda o legge un racconto non fa che ripetere mentalmente il contenuto del racconto stesso, in qualche modo facendone un sommario mentale che mette in ordine gli eventi narrati come successivi (o contemporanei), trasferendo il campo semantico all'interno di un sistema di azioni e funzioni che svolgono i personaggi del racconto (compreso il narratore).
formalisti russi, in particolare Boris Tomaševskij, hanno studiato le connessioni causali-temporali tra gli avvenimenti, mentre Vladimir Propp ha organizzato uno schema di funzioni che interpreta tali avvenimenti in relazione ai personaggi, centrando lo svolgimento delle vicende narrate sulla trasformazione del personaggio stesso. Partendo dagli studi di Émile Benveniste si è poi fatta la distinzione tra storia (oggetto della narrazione) e discorso (modo in cui la narrazione presenta gli avvenimenti)[4]. La narratologia ha quindi spiegato come queste due categorie entrano in correlazione, come le azioni possono essere distinte tra post hoc e propter hoc (ovvero come siano legate da successione più o meno coerente ma in fondo sempre casuale o consequenzialità delle azioni stesse).[5].
Un testo di narrativa è una comunicazione e, in quanto tale, crea aspettative, conferme, tradimenti di attese, passaggio di informazioni tra un autore e un lettore (incluso un lettore modello, ossia quel che si immagina l'autore come proprio lettore[6]). L'autore sceglie dunque gli eventi che considera "necessari" e "sufficienti" a mettere in azione la continuità del discorso narrativo e l'evoluzione del racconto[7], lasciando in sospeso, riprendendo, rimandando al senso comune, saltando, aggiungendo o levando verosimiglianza, parafrasando o dilungandosi secondo una strategia che vuol tenere più o meno legata (e paradossalmente in certe avanguardie anche respingere) l'attenzione del lettore.
Quindi la narrativa ha gradi diversi di plausibilità, usa dosi diverse di suspense e di sorpresa, sancisce o esplora tipi di assertività variabilissime, con una gamma tra semplicità e sofisticazione assai vasta.
Come ha mostrato Gérard Genette, gli eventi narrati sono tra di essi in relazione di ordine (prima, durante, dopo[8]), durata (dove distingue cinque possibilità, secondo che la il tempo della "storia" sia più o meno lungo di quello del "discorso" che la svolge) e frequenza.
In termini di "durata" una narrazione può essere (TS = tempo della storia; TD = tempo del discorso)[9]:
In termini di "frequenza" gli eventi narrati possono essere:
  • 1. singolativi: TD rappresenta un singolo evento di TS (come "ieri mi sono coricato presto")
  • 2. singolativo-multipli: diversi TD di un singolo TS (come "lunedì mi sono coricato presto, martedì mi sono coricato presto", "mercoledì mi sono coricato presto" ecc.)
  • 3. ripetitivi: TD ripete più volte TS (come "ieri mi sono coricato presto", "ieri mi sono coricato presto", "ieri mi sono coricato presto" ecc.)
  • 4. iterativi: TD rappresenta più TS (come "tutti i giorni della settimana mi sono coricato presto")[10].
La "voce" del racconto ha a che fare con chi racconta e da dove, cioè con il punto di vista del racconto. Genette fa i cinque casi di voci seguenti:
  • intradiegetica (chi racconta è all'interno della storia narrata)
  • extradiegetica (chi racconta ne è fuori)
  • eterodiegetica (chi racconta è nella storia ma non ne è uno dei personaggi, riferisce cose accadute ad altri)
  • omodiegetica (chi racconta è uno dei personaggi, benché non sia l'autore della storia)
  • autodiegetica (chi racconta è un personaggio e riferisce cose accadute a sé).
A queste Christian Metz ha aggiunto la voce:
  • peridiegetica (chi racconta appartiene alla storia ma non è personificato né in un personaggio né nella voce d'autore)
Esiste poi un calcolo possibile del "modo" di raccontare, cioè da quale prospettiva, da quale distanza si parla, con coerenza o variazione della focalizzazione del racconto.
Altri studiosi sulla narrativa comprendono Algirdas Julien GreimasClaude BremondRoland BarthesWayne C. Booth ecc.
Qualcuno è arrivato a dire che l'essere umano non dovrebbe essere chiamato homo sapiens, ma homo narrator (o forse homo mendax, per l'aspetto sviante dell'attività di narrazione rispetto alla verità), ovvero che la pratica di raccontarsi e raccontare è profondamente radicata nell'organizzazione del pensiero e del linguaggio che lo esprime[11].
Nella letteratura il termine narrativa raggruppa in sé un genere letterario comprendente:
Per metonimia il termine "narrare" sta a significare l'insieme delle attività dei romanzieri e dei novellieri che scrivono in una determinata lingua, che appartengono a un determinato ambiente geografico-culturale e che operano in un determinato periodo.
Capita anche che ci si riferisca genericamente a narrativa per un romanzo o un racconto, se non si riesce a trovargli una classificazione meglio definita. Tenendo conto che all'interno delle forme narrative possono trovarsi generi spuri come quelli del fotoromanzo (letteralmente un romanzo per immagini) o degli screenplay (le sceneggiature teatralicinematografiche o televisive, fonte di attenzione del mercato editoriale).
In genere si opera una netta distinzione tra narrativa e saggistica.
Nel senso comune, "narrare" significa raccontare quei fatti che hanno come protagonisti uomini, animali, esseri non animati che espongono la storia di qualcuno o di qualche cosa.
Quello del narrare è pertanto una funzione che viene svolta da un vasto campo di testi, molto differenti tra di loro, ma tali da poter essere ricondotti a due principali categorie e cioè a quei testi che hanno come oggetto la realtà e a quelli che vivono esclusivamente dell'invenzione dell'autore.
Nella prima categoria si possono raggruppare tutti quei testi che si occupano di ciò che è realmente accaduto o che può essere verificato attraverso un confronto con altri testi, per coglierne le analogie e le differenze oppure per trasmettere conoscenze di carattere scientifico e divulgativo, oppure dati personali che riguardano determinati individui, risvolti psicologici di personaggi più o meno famosi o di un particolare ambiente.
In queste opere la funzione del narrare è secondaria rispetto all'informare o esprimere.
Alcune tipologie di testi narrativi:

Questi ultimi testi presentano delle storie, hanno degli autori che li hanno composti e organizzati con un certo ordine, hanno utilizzato particolari strutture linguistiche, ma non sono del tutto opera di fantasia come quelli che appartengono alla seconda categoria.
Infatti in questi ultimi il narrare diventa lo scopo principale e le storie, anche se attinenti a determinate realtà e verosimili, sono comunque il frutto di finzione, sono cioè delle invenzioni.
Il carattere della finzione o della invenzione è percepito in modo immediato nel caso della fiaba, della favola o del racconto fantascientifico, ma si manifesta in modo meno evidente in tutti quei racconti, novelle, romanzi che nascondono, sotto l'apparente verosimiglianza, la finzione o invenzione.
Un romanzo è una estesa fiction narrativa in prosa. Fino al XVIII secolo, il termine era riferito specificatamente a racconti d'amore e intrighi in opposizione alle romanze, opere di lunghezza epica d'amore ed avventura. Durante il XVIII secolo, il romanzo ha adottato le caratteristiche della vecchia romanza ed è diventato uno dei maggiori generi letterari.
È per lo più definito dalla sua abilità di diventare oggetto di critiche riguardo al merito artistico, di avere uno specifico stile letterario e una maggiore profondità che storie vere dallo stesso contenuto pretendono di avere.
Un racconto è una narrazione di media durata in prosa. I racconti tendono ad essere più concisi ed andare direttamente al punto rispetto ad opere più lunghe, come le novelle (nel senso moderno del termine) e i romanzi. A causa della loro brevità, il successo dei racconti sta nella tecnica narrativa dell'utilizzo di personaggitrameambientazionilinguaggi e introspezione in maniera più considerevole rispetto alle forme narrative più lunghe.
I racconti hanno la nella prosa dell'aneddoto, un brevissimo racconto di una scenetta che va rapidamente al punto, con paralleli nel racconto orale delle storie tradizionali. Con la crescita del romanzo realistico, il racconto è evoluto come una miniatura, con alcuni dei primi, perfetti esempi nei racconti di E. T. A. Hoffmann ed Edgar Allan Poe.

Gli autori di fiction usano i seguenti elementi per creare effetti artistici nelle loro storie:
  • Ambientazione: il luogo e il tempo della storia che crea l'atmosfera e gli stati d'animo
  • Antagonista: il personaggio che si trova in opposizione al protagonista
  • Conflitto: un personaggio o un problema con il quale il protagonista ha a che fare
  • Dialogo: i dialoghi dei personaggi come opposizione al narratore
  • Personaggio: un partecipante alla storia, usualmente una persona
  • Protagonista: il personaggio principale della storia
  • Punto cruciale (o Spannung): il culmine della tensione o il dramma della storia
  • Punto di vista: la prospettiva del narratore; usualmente ci si riferisce alla voce narrante, in prima o in terza persona.
  • Risoluzione: la parte della trama nel quale si rivela il risultato del conflitto
  • Scena: un pezzo della storia che mostra l'azione degli eventi
  • Sfondo: una distillazione concettuale della storia; cosa la storia riguarda
  • Sospensione del dubbio: l'accettazione temporanea degli elementi della storia come credibili da parte del lettore, generalmente necessaria per il divertimento
  • Sottotrama: una trama che è parte di o è subordinata ad un'altra trama
  • Struttura: l'organizzazione degli elementi della storia
  • Tono: il tono di "voce" che l'autore utilizza
  • Trama: una serie di eventi correlati rivelati nella narrazione

  1. ^ Cesare Segre, "Narrazione/narratività", in Enciclopedia Einaudi, vol. 9, Torino: Einaudi, 1980, pp. 690-701; poi in id. Avviamento all'analisi del testo letterario, ivi, 1985, pp. 264-80.
  2. ^ A partire da un articolo di Henry James, questa distinzione viene anche detta "telling" e "showing", oppure, comunque in studi d'ambito anglosassone, anche "to recount" e "to enact". All'interno della narrazione si potrebbe fare un paragone con la differenza grammaticale tra discorso indiretto e discorso diretto.
  3. ^ Gérard Genette, "Frontiere del racconto", in Figure II, Torino: Einaudi, 1972, pp. 23-41.
  4. ^ Altrove detti fabula e intreccio.
  5. ^ Segre, cit., p. 270.
  6. ^ Naturalmente i termini, soprattutto il secondo, vanno intesi in senso lato, poiché vi sono, per esempio anche narrazioni cinematografiche o fumettistiche.
  7. ^ Seymour ChatmanStoria e discorso. La struttura narrativa nel romanzo e nel film, Parma: Pratiche, 1981, p. 27 e seguenti.
  8. ^ cfr. le voci analessi e prolessi.
  9. ^ G. Genette, Figurel può essere un fatto accaduto tempo fa III, Torino: Einaudi, 1976 e S. Chatman, cit., pp. 63-81.
  10. ^ I casi 2. e 3. sono rari e al limite, destinati ad effetti speciali, la maggior parte delle narrazioni si svolgono in modo singolativo o iterativo, da cui dipende anche la scelta grammaticale del verbo. cfr. Harald WeinrichTempus. Le funzioni dei tempi nel testo, Bologna: Il mulino, 1978.
  11. ^ Stephen Jay Gould, citato in Remo CeseraniStoricizzare, in Mario Lavagetto (a cura di), Il testo letterario. Istruzioni per l'uso, Bari: Laterza, 1996, p. 79.