mercoledì 16 luglio 2014

Immagini dal Silmarillion. La Prima Era. Dal regno dai Valar alla storia di Beren e Luthien.


La città di Tirion, capitale degli Elfi in Valinor, il Continente Occidentale, sotto Earendil giunge a Valinor,

I Valar più importanti


Ulmo, Signore delle Acque

Le Aule di Mandos, signore dei morti.

Mandos

Aule, creatore dei Nani

I cancelli della notte

Lorien, Signore dei Sogni


Valaquenta
Nel secondo capitolo vengono annoverati i Valar, i Maiar e i nemici che durante il libro verranno strenuamente combattuti dalle forze del bene. Tra i Maiar è sicuramente importante annoverare il potente Sauron, non tanto per il ruolo in questo libro che, anzi, risulta essere minore, quanto più per quello che ricoprirà nell'opera Il Signore degli Anelli quale assoluto capo delle forze del male. Si narra che egli fosse originariamente di bella prestanza e assoluta bellezza ma che poi, lasciatosi irretire dalla malvagità di Melkor e messosi al suo servizio, divenne orribile a vedersi e di una potenza e malvagità senza eguali tra i servi di Morgoth (nome assegnato a Melkor in quest'Era), tra i quali annoveriamo i Balrog (Maiar corrotti da Melkor e trasformati in demoni del fuoco, il cui signore è Gothmog) e gli Orchi. Dopo la seconda grande battaglia tra i Valar e Morgoth (la prima venne fatta per stabilire il dominio di Arda da parte degli uni o dell'altro, mentre questa venne condotta per preservare gli Elfi appena risvegliati dalla malvagità di Melkor), quest'ultimo venne imprigionato mentre Sauron si rifugiò nelle profondità della terra per poi ricomparire al fianco di Morgoth, una volta che questo fuggì da Valinor e distrusse gli alberi di Valinor grazie all'aiuto di Ungoliant, capostipite di tutti gli aracnidi della valle di Gorgoroth, tra cui Shelob. Di rilievo tra i Maiar sono gliIstari, di cui vengono raccontate le vicende soprattutto nel Signore degli Anelli e nei Racconti Incompiuti. Essi si presentano nella Terra di Mezzo come stregoni immortali, tra di essi ricordiamo Olorin (Gandalf) e Cúrunir(Saruman).



Ungoliant e Melkor avvelenano gli Alberi di Valinor


Il risveglio degli Elfi a Cuiviènen, che fu la loro prima dimora

Quenta Silmarillion

Nel terzo capitolo dell'opera vengono narrate le storie maggiormente importanti di tutta la Prima Era della Terra di Mezzo

Innanzi tutto vi è il risveglio degli Elfi a Cuiviènen e la loro distinzione in numerose stirpi.
Gli Elfi occupano un posto fondamentale caratterizzando l'intera Prima Era, come narrato ne Il Silmarillion, mantenendo una posizione di primo piano nello sviluppo delle vicende della Terra di Mezzo fino alla distruzione dell'unico anello.
Gli Elfi furono i primi abitanti della Terra di Mezzo in grado di parlare. A volte erano chiamati i Primogeniti o i Figli Maggiori (in contrasto con gli Uomini, il Secondo Popolo). Gli Elfi chiamavano se stessi Quendi (”coloro che parlano con voci”), in onore del fatto che, quando vennero creati erano gli unici in grado di parlare.
Tra essi, solo gli Eldar si recarono a Valinor e lì si divisero in varie stirpi.





Valinor, i due alberi sacri, la città sacra di Valmar e le città elfiche di Tirion e Alqualonde.



Delle varie stirpi, le due principali che saranno protagoniste sono quella dei Noldor (gli Alti Elfi) e quella dei Sindar (gli Elfi Grigi, che non videro mai Valinor).
Ecco l'albero genealogico dei Noldor




Il sonno eterno di Miriel, prima moglie di Finwe e madre di Feanor, che fu prosciugata di tutte le sue forze mettendo al mondo il figlio.


Feanor, il creatore delle gemme Silmaril


La maggior parte dei racconti tratta e verte sui Silmaril, i tre gioielli forgiati da Fëanor a Valinor che racchiudono dentro di loro la luce dei Due Alberi di Valinor. 

Tali gemme spettano agli elfi ma sono bramati e rubati da Morgoth e sul loro recupero si snoderà quasi tutta la trama dei racconti.



Poiché i Valar non aiutarono Feanor a recuperare i Silmaril, egli si ribellò alla loro autorità e decise di condurre i Noldor nel Continente Centale, la Terra di Mezzo. 


I Noldor divennero i Signori del Beleriand, dove fondarono numerose e splendide città e convissero in pace con gli altri elfi, i Sindar e poi con gli Uomini. Ma da nord, da Angband, incombeva il pericolo di Morgoth e delle sue creature mostruose.

Beleriand and Realms of The North by Sirielle



Feanor e Fingolfin discutono su chi sarà l'Alto Re degli Elfi nella Terra di Mezzo




Feanor vs Gothmog. Feanor morì combattendo contro il Balrog scagliatogli addosso da Morgoth.



Fingolfin, nato dal secondo matrimonio di Finwe con Indis, succedette al fratellastro Feanor come re dei Noldor, e Alto Re degli Elfi, ma morì combattendo contro Morgoth in persona.



 Un di grande valore militare ci viene dal racconto del duello tra Fingolfin, Re Supremo dei Noldor, e Morgoth, in cui la narrazione è caricata di un pathos che quasi ci introduce ai cancelli del regno del male ad assistere allo scontro epico tra i due contendenti. La carica emotiva raggiunge l'apice nel momento in cui Fingolfin, stremato dalle ferite e dalla fatica, si accascia a terra e, prima di morire, vibra l'ultimo colpo che stacca il piede dalla gamba di Morgoth. 

Finrod Felagund, figlio di Finarfin (terzogenito di Finwe) era il fratello di Galadriel e fu l'Elfo che mostrò più amicizia verso gli umani, che ospitò spesso nella sua dimora di Nargothrond.



Thingol, re dei Sindar dei boschi del Doriath si innamorò Melian la Maia, una Ainur, che divenne la sua regina.



Malian era una Maia della razza degli Ainur. Si innamorò dell'Elfo Elu Thingol, Re Mantogrigio, e con lui governò a lungo il reame di Doriath abitato da Elfi Sindarin. Lei è una dei due Ainur di cui si sa per certo che hanno avuto una prole, come Ungoliant che era una Maia convinta da Melkor a seguire i suoi oscuri piani. La discendenza di Melian è quella dei Mezzelfi.
Quando Thingol (che in Quenya era chiamato Elwë) incontrò Melian perse la cognizione del tempo e fu lasciato indietro quando la maggior parte degli Eldar partirono per Valinor. Restarono quindi insieme nel Doriath creando un regno privilegiato grazie ai poteri di Melian. Ebbero una figlia, Lúthien Tinúviel, attraverso la quale il sangue Maiar di Melian si trasmise nelle discendenze di Elfi e Uomini, fino ad Arwen e Aragorn.
Melian usò le sue capacità e i suoi poteri magici per proteggere e difendere il Doriath con una catena di incantesimi chiamata la Cintura di Melian.




Gli altri temi preponderanti delle vicende raccontano di tradimento, guerra, invidia e morte, ma anche di valore, virtù, coraggio e naturalmente di amore. 

Per portare chiari esempi non si può non citare il meraviglioso racconto di "Beren e Lúthien", di cui peraltro troviamo echi in Il Signore degli Anelli, il quale è un esempio dell'amore che va oltre la morte, e del valore e della forza di un sentimento che riesce a vincere, anche se per un solo momento, il signore del male. Soprattutto è interessante notare come abbia un ruolo dominante e importantissimo la grazia e la bellezza di Lúthien quasi a dimostrare la veridicità della frase di Dostoevskij «la bellezza salverà il mondo». E infatti è così, poiché la bellezza e la grazia di Lúthien riescono ad addormentare tutte le maligne creature di Morgoth e permettono a Beren di recuperare un Silmaril dalla corona di quest'ultimo.

Quando Beren arrivò come predetto, Melian cercò inutilmente di convincere Thingol a non chiedere a Beren un Silmaril come pegno per le sue nozze con la figlia Lúthien; sentiva infatti che questa missione avrebbe portato alla rovina del Doriath
Dopo la morte di Thingol permise al suo proprio corpo di "morire", lasciando la Terra di Mezzo per andare a Valinor dove pianse la scomparsa del marito.

Beren e Luthien affrontarono i più grandi pericoli per sottrarre uno dei Silmaril dalla corona di Morgoth, che li aveva rubati a Feanor.
Sotto vediamo la coppia di innamorati che affronta l'enorme e feroce lupo Carcaroth.



I cancelli di Angband, fortezza di Morgoth



Thorondor salva Beren e Luthien



Altrettanto belli e significativi sono i racconti della seconda parte del Valaquenta, di cui parlerò nel prossimo post sull'argomentotra i quali spicca quello del viaggio di Eärendil, come detto precedentemente.

Introduzione al Silmarillion: cosmologia e cosmogonia dell'universo tolkieniano


Il Silmarillion
Titolo originaleThe Silmarillion
Silmarrillion, Just under the Cover.jpg
AutoreJ. R. R. Tolkien
1ª ed. originale1977
1ª ed. italiana1978
Generemitopoiesi
Sottogenerefantasyepica
Lingua originaleinglese
AmbientazioneArda
Il Silmarillion (The Silmarillion) è un'opera mitopoietica scritta da J. R. R. Tolkien e pubblicata postuma nel 1977, che narra le vicende di Arda, dalla sua creazione fino all'inizio della Quarta Era.
Considerata dal figlio dell'autore Christopher Tolkien l'opera primaria, fondamentale e centrale del padre, è stata forse anche quella più amata dal suo autore; essa non è e non vuole essere un romanzo, ma piuttosto un corpus mitologico, o legendarium, ideato come cuore dell'universo tolkieniano, una serie di narrazioni e vicende a cui l'autore lavorò per tutta la vita, senza terminarle, utilizzandole nel frattempo quale base per sviluppare alcuni dei suoi capolavori, quali Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit. Tolkien non vide mai la pubblicazione del materiale del libro (tranne alcuni brani, che, cambiati e riassunti, appaiono nelle Appendici de Il Signore degli Anelli). Il Silmarillion fu pubblicato (come molti altri) postumo dal suo curatore, il figlio Christopher, che ne integrò le parti mancanti.

Struttura

Il Silmarillion si compone di cinque parti:
  1. Ainulindalë — la creazione di , l'universo tolkieniano.
  2. Valaquenta — una breve descrizione dei Valar e dei Maiar, gli esseri soprannaturali.
  3. Quenta Silmarillion — gli eventi prima e durante la Prima Era, che costituiscono la maggior parte dell'opera.
  4. Akallabêth — la storia di Númenor durante la Seconda Era.
  5. Gli Anelli di Potere e la Terza Era — nel quale vengono riassunti gli eventi della Seconda e Terza Era dei quali sono protagonisti gli Anelli di Potere fino all'inizio della Quarta Era.

Stile e ispirazione

Il Silmarillion è un'opera multiforme e può essere letta su numerosi piani:
  • La descrizione di un mondo, uno sfondo per le avventure che sarebbero state narrate successivamente, una scenografia mitica ed epica creata ex novo.
  • La narrazione approfondita dei fatti riguardanti le prime tre ere del mondo, come se fosse un'opera storica relativa ad una realtà storicamente esistente (nel legendarium tolkieniano la nostra epoca non è altro che la continuazione di quella, alcune ere dopo).
  • Una mitologia originale per la cultura inglese, che ne mancava, avendo sempre tratto le proprie leggende dalle altre culture. In questo senso Tolkien fu l'Omero del Nord.
Tolkien, grande saggista e studioso medievista, trasse ispirazione dai grandi autori del passato quali Omero e Macpherson, da miti e saghe nordiche e persino dalla Bibbia. Tra le opere più importanti nella formazione del professore di Oxford, che lo portò a creare Il Silmarillion, sono da citare il Kalevala finnico e l'Edda poetica norrena. Riferimenti molto precisi sono poi nell'Ainulindalë, dove si ritrovano i tratti tipici della Genesi biblica e del "racconto degli inizi" presente in molte culture. L'Akallabêth, o Caduta di Numenor, rivisita il mito di Atlantide, già narrato da Platone nel Timeo, richiamando anche la biblica fine di Babele.
Particolarmente appassionato allo studio degli antichi miti e delle lingue, si avvicinò ad un poema anglosassone, il Cristo di Cynewulf, in cui erano presenti i seguenti versi:
(ANG)
« Eala Earendel engla beorhtast
ofer middangeard monnum sended »
(IT)
« Un saluto a Earendel, il più splendente degli angeli,
mandato agli uomini sulla Terra di Mezzo »
(CynewulfCristo (L’Ascensione))
Tolkien fu molto colpito da queste parole, tanto che scrisse in seguito al riguardo:
«Provai un curioso tremito, come se qualcosa in me si fosse mosso, risvegliato per metà dal sonno. Avrei trovato qualcosa di molto remoto, strano e bello oltre quelle parole, se fossi stato capace di coglierlo, molto di più del semplice inglese antico».
In questo nome sta probabilmente l'origine del Silmarillion, passando per un breve componimento del 1914, Il viaggio di Eärendil, la Stella della seraEärendil il mezzelfo è infatti uno dei personaggi di maggior statura del Silmarillion e fu il padre di Elrond.
 Il Silmarillion è elfo-centrico, soprattutto nelle prime due parti, e gli elfi, amanti della musica e della poesia, hanno uno stile alto: Tolkien stesso, a volte consapevolmente, altre meno, usava lo stile degli elfi nello scrivere, come se essi stessi fossero gli autori.
Quest'opera ha argomento e stile epici, le analogie con la Bibbia si ritrovano in molti punti, ma specialmente nella prima parte (una nuova visione della Genesi), alle parti in prosa si alternano a volte componimenti poetici, il linguaggio è "alto". Il tono epico si rispecchia anche nei valori, nelle gesta, nei sentimenti e nelle descrizioni: un contesto di luci intensissime che si contrappongono a tenebre inenarrabili, facendo da sfondo alle gesta epiche, ma senza speranza, di eroi che vivono intensamente il proprio destino, allo stesso tempo distanti e tormentati interiormente. Un senso di fatalità (nel bene e nel male) e di malinconia permea l'opera. Notevole è il numero dei nomi di luoghi e persone; numerose anche le storie che si intrecciano fra loro e si ramificano dal racconto.

Analisi dell'opera

Ainulindalë

In questo primo capitolo Tolkien descrive la genesi di Arda e di tutto l'universo che la ospita ad opera di Dio, Eru Ilúvatar, e di potenti spiriti, gli Ainur, nati dal suo pensiero. Tutti intonano la melodia che darà origine ad , l'universo e ad Arda, la Terra, ma Melkor, il più potente tra gli Ainur (assieme a suo fratello Manwë, secondo in potenza), il quale da sempre bramava il potere di Eru Ilùvatar, slega la sua melodia da quella degli altri Ainur e da Ilúvatar stesso dando origine al male del mondo. L'eco biblica qui è piuttosto sensibile (anche se Tolkien ha più volte sottolineato che non esiste nessun riferimento diretto fra la sua opera di fantasia e le Sacre Scritture della cristianità), in quanto Melkor può essere ben rappresentato come Lucifero, l'angelo malvagio che ebbe la presunzione di voler equipararsi a Dio ma che fu scagliato da esso al centro della Terra come ci narra anche Dante nel suo Inferno. Vedremo, infatti, che col procedere della narrazione, Melkor tenderà sempre di più a stare rifugiato nelle profondità della Terra, condannato in eterno alla materialità e alla nequizia dei suoi disegni di distruzione, caos e rovina. Dopo aver completato la creazione di Ea, Ilúvatar informa gli Ainur della venuta prossima dei suoi figli sulla Terra di Mezzo, gli elfi (i Primogeniti, beneficiati dell'immortalità e della perfezione) e gli Uomini (i Secondogeniti, inferiori agli elfi in molte caratteristiche quali beltà e prestanza e perlopiù mortali, ma tuttavia beneficiati dal dono di un'altra vita dopo la morte dove prenderanno parte alla canzone di Ilúvatar).

Appreso ciò, gli Ainur che più amarono l'iniziale melodia creatrice si trasferiscono su Arda e ne divennero i signori, i Valar, le Potenze della Terra.

Arda a quei tempi era buia e con solo le stelle a dare un po' di luce. I Valar decisero allora di creare due pilastri che delimitassero Arda e vi posero dei giganteschi lumi, che furono consacrati da Manwë,

 Inoltre tutti gli Ainur percorsero il mondo e lo abbellirono con fiori, alberi, frutti. Anche Melkor aveva contribuito e alla fine dell'opera disse che Arda sarebbe diventato il suo regno, ma gli altri Ainur si opposero. Allora Melkor, mentre gli Ainur festeggiavano il completamento del mondo, abbatté i pilastri facendo riversare su Arda un mare di fuoco. Gli Ainur utilizzarono tutte le loro energie per salvare il mondo, rendendosi deboli agli attacchi di Melkor. Furono costretti a fuggire nella Terra di Aman, dove costruirono il regno di Valinor e fondarono la città di Valimar. I più potenti tra gli Ainur presero il nome di Valar, cioè Potenze del Mondo e gli altri Ainur vennero detti Maiar, il Popolo dei Valar.



This is an overview of the cosmology of J. R. R. Tolkien's Middle-earth legendarium. Each entry is followed by any alternative names, any roughly corresponding primary world name in parentheses, and a brief description. A question mark after the primary world name indicates that the identification may be partially speculative or disputed.



  • Timeless Halls (Heaven) — The home of Eru (God) outside of Time. They are similar to Heaven in that they exist outside the boundaries of the universe and in that they do not have a physical form. Some hypothesize they are the final destination of the souls of Men; however, it is a greater possibility they may be only a temporary, intermediate dwelling before the restoration of Arda. In fact, it is confirmed in the tale of Adanel that Men return to Eru, but it is doubtful if that tale can be considered canon, although Christopher Tolkien once considered putting it in the appendices of The Silmarillion.
  •  (the Universe) —   is the Quenya name for the universe, as a realization of the vision of the Ainur. The word comes from the Quenya word for to be. Thus, Eä is the World that Is, as distinguished from the World that Is Not. It may thus be assumed that everything outside Eä, including the Timeless Halls, has no material form. The Ainur, angelic beings from the Timeless Halls beyond Eä, refer to it as "the Little Kingdom", because all creation that humans can perceive is tiny in comparison to the mind of Eru Ilúvatar (God).  was the word spoken by Eru Ilúvatar by which he brought the universe into actuality.
    • The Void, Avakúma, Kúma, the Outer Dark, the Eldest Dark, the Everlasting Dark — An uninhabited region of nothingness described as existing outside Arda, and reached through the Doors of Night. Nothing of any power or strength can be used within the Void. Melkor was cast into The Void after the War of Wrath, but legend predicts his return to the world before the end. There is some confusion between this concept of the Void, as the vast spaces that surround Arda but that are a part of Eä, and the Void that predated the creation of Eä, as a state of Not-being.[2]
    • Arda, Ilu — See ArdaThe world, including everything in the skies around it.
      • Vaiya, Ekkaia, the Enfolding Ocean, the Encircling Sea (Outer space) — A dark sea that surrounds the world before the cataclysm at the end of the Second Age. Vaiya flows completely around the world, forming a sea below it and a form of air above it. Arda is described as floating on Vaiya, like a ship on a sea. Ulmo the Lord of Waters dwells in Vaiya, below the roots of Arda. Vaiya is described as extremely cold: where its waters meet the waters of Belegaer in the northwest of Middle-earth a chasm of ice is formed, the Helcaraxë. Vaiya cannot support any ships except the boats of Ulmo: the ships of the Númenóreans that tried to sail on it sank, drowning the sailors. The Sun passes through Vaiya on its way around the world, warming it as it passes. After Arda was made round Vaiya apparently disappeared, although it may have been changed into the upper atmosphere of the world.
        • Ilmen (the Solar system) — A region of clean air pervaded by light, before the cataclysm at the end of the Second Age. The stars and other celestial bodies are found in this region. Tolkien likely derived its name from ilma, the Finnish word for air. The Moon passes through Ilmen on its way around the world, plunging down the Chasm of Ilmen on its way back.
          • Eärendil’s Star, "Gil-Amdir",[3] "Gil-Estel",[4] "Gil-Oresetel", and "Gil-Orrain" [5] - The light of the Silmaril set on Eärendil's ship Vingilot, which represents the planet Venus.
          • Alcarinque, Morwen[6] Silindo (Jupiter?)[7]
          • Anarrima
          • Anor, Ur[8] (the Sun)[9] See Sun (Middle-earth).
          • Borgil (Aldebaran?)[10]
          • Carnil (Mars?)[7]
          • Eksiqilta, Ekta- (Orion’s Belt)[11]
          • Elemmire (Mercury?)[7]
          • Helluin, Gil,[6] Nielluin, Nierninwa (Sirius)[12]
          • Ithil, Silmo,[11] (the Moon)[9] See Moon (Middle-earth).
          • Luinil (Uranus?)[7]
          • Lumbar (Saturn?)[7]
          • Menelvagor, Daimord,[6] Menelmacar, Mordo,[11] Swordsman of the Sky, Taimavar, Taimondo, Telimbektar, Telimektar, Telumehtar (Orion)[9] — A constellation meant to represent Túrin Turambar and his eventual return to defeat Melkor in The Last Battle. Menelmacar superseded the older form, Telumehtar (which nonetheless continued in use), and was itself adopted into Sindarin as Menelvagor.
          • Morwinyon (Arcturus)[6]
          • Nenar (Neptune?)[7]
          • Remmirath, Itselokte,[11] Sithaloth,[6] (Pleiades)[13]
          • Soronúme
          • Telumendil
          • Til
          • Valacirca, the Sickle of the Valar,[14] Burning Briar,[15] Durin’s Crown,[9] Edegil,[16] Otselen, the Plough, Seven Stars,[17] Seven Butterflies,[18] Silver Sickle, Timbridhil,[19] (Ursa Major / Big Dipper)[20] — An important constellation of seven stars set in the sky by Varda as an enduring warning to Melkor and his servants, and which precipitated the Awakening of the Elves. It also formed the symbol of Durin, seen on the doors of Moria, and inspired a song of defiance from Beren. According to the Silmarillion it was set in the Northern Sky as a sign of doom for Melkor and a sign of hope for the Elves. The Valacirca is one of the few constellations named in the book, another significant one being Menelmacar.
          • Wilwarin (Cassiopeia?)[21]
          • Vista, Air (the Atmosphere) — Vista is the breathable air.
            • Fanyamar, Cloudhome — The upper air where clouds form.
            • Aiwenórë, Bird-land — The lower air where the paths of birds are found.
              • Ambar, Imbar (Earth) — The actual solid land mass of the world. Middle-earth is one continent of Ambar.
              • Ëar (Oceans) — The seas of the world.