Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 21 aprile 2014
Aegon I Targaryen e il drago Balerion conquistano Westeros
Fondatore della dinastia Targaryen e conquistatore di Westeros, si guadagnò il nome di "Aegon il Conquistatore". Prese le sue due sorelle Visenya e Rhaenys come mogli e generò figli da entrambe. In gioventù combatté vittoriosamente contro Volantis nella guerra per il controllo di Lys insieme al Re della Tempesta, Pentosh e Tyrosh. In seguito Aegon e le sue sorelle condussero un piccolo esercito dalla loro isola di Roccia del Drago fino al continente di Westeros, dando così inizio alla Guerra di Conquista nell'universo di "Games of Thrones". Con l'aiuto dei tre draghi, Vhagar, Meraxes e Balerion, il Terrore Nero, essi sconfissero e sottomisero sei dei Sette Regni fondando una dinastia che sarebbe durata per quasi 300 anni.
Al termine della guerra, Aegon fece fondere le spade prese ai suoi nemici sconfitti e le usò per forgiare il Trono di Spade. Impiegò il resto della sua vita a consolidare il regno e a costruire la sua capitale ad Approdo del Re. Fisicamente appariva come il prototipo del guerriero: alto, possente e forte. In battaglia portava la spada in acciaio di Valyria conosciuta come Blackfyre. In vita cavalcò Balerion il Terrore Nero ma non osò mai tentare di cavalcare i draghi delle sue sorelle.
Dall'unione di Aegon con le sue sorelle discese la Dinastia Targaryen, di cui qui sotto si può osservare l'albero genealogico.
Eccone gli ultimi discendenti, presenti in "Game of Thrones"
Aegon Targaryen, the First of His Name, also known as Aegon the Conqueror and Aegon the Dragon, was the conqueror of the Seven Kingdoms and the founder of the ruling Targaryen dynasty of Westeros.Aegon was clearly ambitious. He is described as tall, broad shouldered and powerful in appearance with purple eyes and cut short silver-gold hair. He was very charismatic and commanding. During the Conquest he typically wore a shirt of black scales into battle and wielded hisValyrian steel sword Blackfyre. His crown was a simple circlet of Valyrian steel, set with big square-cut rubies. [2]
Aegon was seen as an enigma. He was a solitary person whose only friend was Orys Baratheon. He was a great warrior who wielded a sword called Blackfyre but only rode his dragon for battle or travel and never entered tourneys. He remained faithful to his sisters and left governance in their hands and only took command when necessary. While he was harsh with those who defied him, he was generous to those that bent the knee.[3]
- ↑ Reading from the world of Ice and Fire. Notes from George R.R. Martin's reading and Q&A at the Bubonicon 44 in Albuquerque by Trebla.
- ↑ So Spake Martin: Targaryen Kings, (November 1, 2005).
- ↑ Reading from the world of Ice and Fire. Notes from George R.R. Martin's reading and Q&A at the Bubonicon 44 in Albuquerque by Trebla.
- ↑ Chicon 7 Reading (September 02, 2012) So Spake Martin
Vuoi vendere le cose che non usi più? Ecco i modi più convenienti per far fruttare l’usato
COME VENDERE OGGETTI USATI – La primavera è la stagione ideale per fare pulizia in casa, per mettere in pratica le strategie di decluttering e non sprecare oggetti che non usiamo più. Innanzitutto quando fate il repulisti in casa effettuate una efficace ricognizione e scoprirete quante cose potete eliminare, con qualche utile ricavo. Ad esempio potreste decidere di liberarvi di oggetti ed indumenti che giacciono dimenticati da più di due stagioni. Poi scegliete tra le seguenti opzioni.
RIVENDERE GLI OGGETTI USATI SUL WEB - Procedere direttamente sul web, senza spostarvi da casa è un’opzione semplicissima. In questo caso il sito più famoso e più visitato è sicuramente Ebay: potete fare un’asta, oppure fissare un prezzo e aspettare l’offerta dell’acquirente. Ricordate che il sito trattiene una commissione del 9%, mentre l’inserzione è gratuita e può restare su Internet da 3 a 30 giorni. Anche il sito Subito.it accetta inserzioni gratuite e prevede commissioni per la vendita.
BARATTARE I PROPRI OGGETTI – Su facebook, oltre che in rete, sono fioriti, nel corso degli anni, i siti di baratto. Di solito viene dato un punteggio all’oggetto che stiamo barattando e si può scambiarlo con uno di pari punteggio. Altrimenti si creano delle liste con ciò che si vorrebbe ricevere in cambio della merce messa a disposizione. In questo modo riusciremo ad avere quello che ci occorre disfacendoci di ciò che non ci serve più.
DONARE GLI OGGETTI USATI - L’alternativa alla vendita è il dono. E se volete semplificare, potete fare una foto e metterla sul gruppo facebook te lo regalo se vieni a prenderlorivolgetevi al parroco della chiesa più vicina alla vostra abitazione: saprà sicuramente come utilizzare al meglio gli oggetti che non vi servono più.
VENDERE AL MERCATO DELLE PULCI - La prima opzione è quella di affidare i vostri oggetti in conto vendita presso qualche mercato delle pulci, il più vicino possibile alla vostra abitazione. Il modo è semplicissimo: gli indirizzi li trovate, città per città, sui siti Mercatini d’Italia e Mercatino usato, entrambi molto affidabili. Date un occhio anche a Mercatopoli e troverete sicuramente soluzioni alternative.
VENDERE AL MERCATINO RIONALE - Moltissimi sono i mercatini del riuso e del riciclo sparsi in Italia. E’ possibile prenotare uno spazio presso uno di questi dove poter mettere in vendita la propria merce. Solitamente viene fornito il gazebo e la luce mentre bisogna portare il tavolo, gli stand e le sedie.
Semiotica della Moda: dimensione sociale e personale dell'abbigliamento in R. Barthes
Roland Barthes, uno dei padri della semiotica, si rende conto del fatto che quello dei vestiti è un linguaggio perché mette in relazione significanti e significati, oggetti e concetti.
Trattandosi allora di un sistema di segni, questo può essere studiato alla maniera strutturale! Si possono cioè determinare le relazioni che intercorrono tra gli elementi del sistema in questione e si può risalire a quel codice vestimentario, rigido, sociale e coercitivo, a cui tutti noi facciamo implicitamente ricorso ogni mattina di fronte all'armadio. Eh già, perché, per quanto si possa credere di essere originali, anche se il nostro mestiere è quello del sarto o dello stilista, facciamo sempre ricorso ad una certa grammatica del vestirsi da cui non si può non prescindere.
Dice Barthes, che, in seno al linguaggio del vestito vanno distinti due elementi: il costume e l'abbigliamento, allo stesso modo in cui F. De Saussure aveva distinto, all'interno della lingua, il concetto di langue e quello di parole.
Il singolo individuo attinge quindi dal costume per realizzare la sua "tenuta". L'abbigliamento è quindi l'atto individuale del vestirsi.
La peculiarità del sistema moda, il punto in cui si distacca dalla lingua, è che tra langue e parole, costume e abbigliamento, possono esservi diverse interferenze. Può infatti capitare che comportamenti inizialmente circoscrivibili all'abbigliamento, cioè prettamente individuali e sostanziali, diventino veri e propri fenomeni di costume attraverso un processo di istituzionalizzazione sociale che ovviamente non può essere in alcun modo influenzato dal singolo individuo. Ovviamente il percorso inverso è ben più frequente (dal costume all'abbigliamento), e in qualche modo necessario.
I fenomeni di abbigliamento sono dunque costituiti dal modo in cui gli individui indossano il costume che viene loro proposto dal gruppo sociale di appartenenza. Fra questi rientrano le dimensioni individuali del vestito, il grado di usura, di disordine o di sporcizia, le carenze parziali di indumenti, le carenze d'uso (come i bottoni non abbottonati o le maniche non infilate), i vestiti improvvisati, la scelta dei colori (ad eccezione dei colori ritualizzati come nelle uniformi, in caso di lutto o di matrimonio), le derivazioni circostanziali di impiego di un indumento, i gesti d'uso tipici dell'indossatore. Questi elementi possono essere analizzati nei loro risvolti morfologici, psicologici o circostanziali, ma sono irrilevanti in uno studio di tipo sociologico. Oggetto specifico della ricerca sociologica o storica sono invece i fenomeni di costume: le forme, le sostanze e i colori ritualizzati, gli usi fissi, i gesti stereotipati, la distribuzione regolare degli elementi accessori (bottoni, tasche, ecc.), i sistemi apparenti (le "tenute"), le congruenze e le incompatibilità degli indumenti fra loro, il gioco regolato degli indumenti interni e di quelli esterni, i fenomeni di abbigliamento ricostituiti artificialmente per scopi significativi (costumi di teatro e di cinema). Mentre dall'abbigliamento si possono dedurre poche informazioni, il costume è fortemente significativo: in particolare esso notifica la relazione che intercorre tra l'individuo e il suo gruppo.
Questa distinzione non è rigida, in quanto fra il vestito istituzionale e il vestito indossato ci sono continui scambi: fenomeni di costume possono diventare fenomeni di abbigliamento (è il caso della moda femminile, che propone ogni anno dei modelli che poi si diffondono nell'abbigliamento), così come fenomeni di abbigliamento possono diventare fenomeni di costume (questo succede ogni volta che gli usi individuali vengono ripresi collettivamente per imitazione). Non mancano poi casi in cui è difficile stabilire questa distinzione: "la larghezza delle spalle, per esempio, è un fenomeno di abbigliamento quando corrisponde esattamente all'anatomia dell'individuo che indossa un certo indumento; è un fenomeno di costume quando la sua dimensione è prescritta da un gruppo a titolo di moda."
La moda rappresenta sempre un fenomeno di costume: a volte essa è elaborata artificialmente da alcuni specialisti (l'alta sartoria), altre volte si costituisce attraverso la propagazione su scala collettiva di un semplice fenomeno di abbigliamento.
L'opinione pubblica crede in una mitologia della creazione libera, rappresentandosi la moda come "un fenomeno capriccioso, dovuto alla capacità inventiva di qualche sarto […] che sfugge a ogni sistema e a ogni regola." [Barthes, 1966: 112]
Ma Barthes fa cadere questo mito, sostenendo che la produzione di "vestiti di moda" risente di costrizioni sociali che trascendono le scelte e l'inventiva del singolo creatore. Parallelamente, nega anche che l'individuo che, giorno dopo giorno, decide cosa indossare operi esclusivamente sulla base di gusti personali: le sue scelte sono infatti dettate da codici estetici e sociali, forse inconsapevoli, ma comunque costrittivi.
dei vestiti!
Psicologia dei colori
La psicologia dei colori nasce dalla fusione della psicologia della percezione e della psicologia della personalità e ci dice cose estremamente interessanti su noi stessi. Leggete questo post, che vi illuminerà su molte questioni e chiarirà molti vostri dubbi.
Gli abbinamenti dei colori sono un'arte che ha nella psicologia dei colori il suo fondamento.
Gli abbinamenti devono tenere conto del fototipo, cioè del colore della pelle, degli occhi e dei capelli
domenica 20 aprile 2014
Psicologia dell'abbigliamento e della moda
Psicologia dell'abbigliamento è considerato un testo fondamentale per almeno tre motivi: è il libro più originale e profondo sugli aspetti psicologici della moda; costituisce la prima applicazione sistematica della teoria psicoanalitica al fenomeno del vestire; prevede esattamente l'evoluzione della moda.
L'opera si sviluppa sostanzialmente attraverso l'analisi delle tre fondamentali motivazioni profonde che stanno alla base dell'abbigliamento: la decorazione, il pudore e la protezione. Il conflitto tra "decorazione" e "pudore", e il compromesso che ne deriva, costituiscono il punto chiave della psicologia del vestire. Come il sintomo nevrotico, anche l'abito è un compromesso risolutivo tra impulsi inconsci in conflitto.
Le vesti accrescono l'attrazione sessuale e lo spostamento dell'erotismo dal corpo all'abbigliamento fa di questo un simbolo sessuale, destinato a caricarsi di tutti i contenuti che costituiscono gli equivalenti "culturali" del sesso: il potere, la ricchezza, l'autorità.
Partendo da questi presupposti, Flügel analizza le differenze sessuali, passando quindi a parlare dei vari tipi di abbigliamento, delle forze e delle vicissitudini della moda, dell'evoluzione dell'abbigliamento, della sua etica e del suo futuro. Ed è qui che, forse, egli più mostra la sua genialità non solo con osservazioni e annotazioni precorritrici, ma soprattutto con la capacità di rilevare le connessioni tra il comportamento e l'ideologia e d'analizzare i fondamenti psicoanalitici dell'ideologia sociale, dell'etica e dell'estetica espressi attraverso l'abbigliamento.
Pochi cultori della psicoanalisi hanno saputo, come Flügel, sul terreno sperimentale e con un argomento di natura sociologica dimostrare la verità dell'ideale freudiano della psicoanalisi come metodo per spiegare il mondo.
Indice
La decorazione: le sue funzioni
* L'elemento sessuale
* Trofei
* Incutere terrore
* Simboli di gerarchie, professioni, ecc.
* Simboli di località o nazionalità
* Esibizione di ricchezza
* Necessità di adornarsi con oggetti d'uso
* Estensione dell'io corporeo
La decorazione: aspetti formali
* Cicatrici
* Tatuaggio
* Pitture
* Mutilazioni
* Deformazioni
* Decorazioni verticali
* Decorazioni dimensionali
* Decorazioni direzionali
* Decorazioni circolari (anelliformi)
* Decorazioni locali
* Decorazioni sartoriali
Il pudore
La protezione
Le differenze individuali: 10 modalità di abbigliamento
* Il ribelle
* Il rassegnato
* Il non emotivo
* Il puritano
* L'austero
* Il protetto
* Il sostenuto
* Il sublimato
* Il soddisfatto di sé
* Il dandy
Le differenze sessuali
* Distinzioni primitive fra i sessi
* L'emancipazione della donna nell'abbigliamento
* L'esposizione del corpo femminile e l'accusa di immodestia
* La Grande Rinucia maschile e le sue cause
* Natura sociale delle differenze sessuali nell'abbigliamento
* Effetti sulla psicologia maschile
* Eonismo
Tipi di abbigliamento
* Il costume primitivo
* Il costume tropicale
* Il costume artico
* I tipi "fissi" e " di moda"
La forza della moda
* Il perché della moda
* Il come della moda
Le vicissitudini della moda
* il che cosa della moda
L'evoluzione dei capi di abbigliamento
L'etica dell'abbigliamento: arte e natura
L'etica dell'abbigliamento: la differenziazione individuale e sessuale
L'etica dell'abbigliamento: la razionalizzazione della moda
Il futuro dell'abbigliamento
* Estetica
* Igiene
* Tecnica
* Economia
* Praticità
- Titolo: Psicologia dell'abbigliamento
- Autore: John C. Flügel
- Editore: Franco Angeli
- Collana: Psicologia
- Edizione: 11
- Data di Pubblicazione: Aprile 2012
- ISBN: 8820495902
- ISBN-13: 9788820495909
- Pagine: 288
- Reparto: Politica e società > Società e cultura > Studi culturali > Moda e società
- Formato: illustrato
Professione “cool hunter”: come far nascere una moda e farne un business
se Il Diavolo veste Prada qualcosa ci ha insegnato (come mostra il video sopra), ormai tutti dovremmo sapere che anche dietro il vestito più “insignificante” c’è un mondo complesso fatto di figure dai nomi strani: cool hunter, trend setter, fashion designer,influencer. Per arrivare a quel golfino, a quel colore, a quei bottoni imbottiti, hanno lavorato centinaia di migliaia di persone. E non solo per produrlo, ma anche per pensarlo.
Ma come si è arrivati a quello scaffale del grande magazzino?Qual è il processo che porta alla creazione di una moda? E perché viene improvvisamente voglia di infilarsi dei jeans scampanati che avevamo dimenticato sul fondo dell’armadio mentre indossavamo fieri attillati pantaloni a sigaretta? Niente è lasciato al caso. La moda è «una delle forme tipiche del comportamento collettivo». Ci sono oggetti che diventano “di moda”, altri che non lo diventano. «È un sistema culturale di significati», secondo Roland Barthes. Basta saperli cogliere.
A questo pensano i cool hunter, in italiano “cacciatori di tendenze”, o meglio “cacciatori di coolness”. Serena Sala fa questo lavoro da molti anni per uno studio internazionale e insegna ai ragazzi come diventare “cacciatori di coolness” nel Workshop di Cool Hunter all’Istituto Europeo di Design (IED). «Si parte dai desideri, dai bisogni, da qualcosa che non esiste. Il cool hunter ti dice quello che vuoi, traduce qualcosa che non sai dire a parole in qualcosa di tangibile», spiega.
Partiamo dal principio. Cos’è una tendenza nella moda?
La tendenza è un’ipotesi creativa. Niente di consolidato o di tangibile. È qualcosa su cui si può lavorare e a cui si può dare forma. Nasce da desideri e bisogni; è qualcosa che non c’è a cui viene dato corpo.
La tendenza è un’ipotesi creativa. Niente di consolidato o di tangibile. È qualcosa su cui si può lavorare e a cui si può dare forma. Nasce da desideri e bisogni; è qualcosa che non c’è a cui viene dato corpo.
Chi crea la tendenza?
Alla base della creazione di una tendenza ci sono individui che indossano particolari accessori, fanno abbinamenti nuovi, scelgono colori insoliti. Questi individui vengono chiamati influencer. Per essere un influencer non basta svegliarsi la mattina e vestirsi in maniera strana. Dietro una determinata realizzazione ci deve essere un’idea, un progetto, la traduzione di un concetto più ampio.
Prendiamo i teen ager, che vivono una fase della vita in cui non si trova un posto nel mondo, in cui si vuole essere accettati dagli amici. In questa fascia d’età capita che si frequentano alcuni amici e ci si veste in un modo, se ne frequentano altri e ci si veste in un altro. Ma ci sono altri che invece sviluppano una propria identità separata e dicono: “Mi vesto così”. Dietro questa scelta c’è un progetto, un’idea, un determinato tipo di musica o un particolare stile cinematografico. Questo si traduce esteriormente in un modo di vestirsi.
Alla base della creazione di una tendenza ci sono individui che indossano particolari accessori, fanno abbinamenti nuovi, scelgono colori insoliti. Questi individui vengono chiamati influencer. Per essere un influencer non basta svegliarsi la mattina e vestirsi in maniera strana. Dietro una determinata realizzazione ci deve essere un’idea, un progetto, la traduzione di un concetto più ampio.
Prendiamo i teen ager, che vivono una fase della vita in cui non si trova un posto nel mondo, in cui si vuole essere accettati dagli amici. In questa fascia d’età capita che si frequentano alcuni amici e ci si veste in un modo, se ne frequentano altri e ci si veste in un altro. Ma ci sono altri che invece sviluppano una propria identità separata e dicono: “Mi vesto così”. Dietro questa scelta c’è un progetto, un’idea, un determinato tipo di musica o un particolare stile cinematografico. Questo si traduce esteriormente in un modo di vestirsi.
Chi è un influencer?
Chiunque può essere influencer. Un musicista, un artista. Lo può fare chiunque purché dietro ci sia un’idea. Non è che se un giorno mi vesto verde con i pois faccio una moda, è un gesto artistico ma non è una moda. E poi ci sono alcuni fashion designer, che con il loro lavoro influenzano più di altri.
Chiunque può essere influencer. Un musicista, un artista. Lo può fare chiunque purché dietro ci sia un’idea. Non è che se un giorno mi vesto verde con i pois faccio una moda, è un gesto artistico ma non è una moda. E poi ci sono alcuni fashion designer, che con il loro lavoro influenzano più di altri.
Qual è il passaggio successivo?
L’influencer è tale perché è in grado di provocare una reazione nelle persone intorno a lui, anche negativa. Non è una persona che passa inosservata. È una persona che causa una reazione tra le persone con le quali interagisce, ad esempio pubblicando un video su Youtube.
Le persone che per prime reagiscono a questa novità sono dettiearly adopter, gli utenti precoci che adottano per primi una novità. Attenzione, qui non si parla ancora di moda. La moda è un gusto condiviso, qui siamo molto prima.
L’influencer è tale perché è in grado di provocare una reazione nelle persone intorno a lui, anche negativa. Non è una persona che passa inosservata. È una persona che causa una reazione tra le persone con le quali interagisce, ad esempio pubblicando un video su Youtube.
Le persone che per prime reagiscono a questa novità sono dettiearly adopter, gli utenti precoci che adottano per primi una novità. Attenzione, qui non si parla ancora di moda. La moda è un gusto condiviso, qui siamo molto prima.
Come fanno questi segnali a salire alla ribalta?
C’è chi reagisce ai segnali degli influencer e se ne fa portavoce. Prendiamo che in un certo periodo c’è una serie di film che tratta di paesini sperduti di montagna e che uno di questi film vince al Festival di Venezia. La tendenza iniziale arriva così ai cosiddetti opinion leader, ai trendsetter o ai festival. In questo modo la portata del segnale iniziale viene allargata.
C’è chi reagisce ai segnali degli influencer e se ne fa portavoce. Prendiamo che in un certo periodo c’è una serie di film che tratta di paesini sperduti di montagna e che uno di questi film vince al Festival di Venezia. La tendenza iniziale arriva così ai cosiddetti opinion leader, ai trendsetter o ai festival. In questo modo la portata del segnale iniziale viene allargata.
Quindi è un processo che parte dal basso: non sono le aziende a decidere cosa va di moda?
Sì, è un processo che parte dal basso e che poi viene reinterpretato. Nella maggior parte dei casi, questi segnali iniziali, quando diventano una moda vera e propria non sono più neanche riconoscibili rispetto all’origine.
Sì, è un processo che parte dal basso e che poi viene reinterpretato. Nella maggior parte dei casi, questi segnali iniziali, quando diventano una moda vera e propria non sono più neanche riconoscibili rispetto all’origine.
Come finisce una moda?
Alla fine ci sono i late adopter: chi diceva che non averebbe indossato mai una cosa e magari lo fa quando quella moda sta per finire. Come quelli che si sono sempre rifiutati di indossare i pantaloni a vita bassa, per intenderci, e alla fine lo hanno fatto. Questa è la curva di vita del processo di formazione e di fine di una moda. È un processo ciclico a stadi diversi, dall’origine fino agli scaffali della grande distribuzione.
Alla fine ci sono i late adopter: chi diceva che non averebbe indossato mai una cosa e magari lo fa quando quella moda sta per finire. Come quelli che si sono sempre rifiutati di indossare i pantaloni a vita bassa, per intenderci, e alla fine lo hanno fatto. Questa è la curva di vita del processo di formazione e di fine di una moda. È un processo ciclico a stadi diversi, dall’origine fino agli scaffali della grande distribuzione.
Elisabetta II compie 88 anni e si fa fotografare da David Bailey
Questa è la foto ufficiale dell'ottantottesimo compleanno di Sua Maestà britannica Elisabetta II Windsor, regina del Regno Unito, scattata da David Bailey, che nel corso della sua lunga e sfolgorante carriera ha ritratto una miriade di personaggi celebri.
Per festeggiare i suoi 88 anni la regina Elisabetta II ha voluto un nuovo ritratto: una foto in bianco e nero dal grande David Bailey. E solo il noto fotografo delle celebrità, colui che ispirò a Michelangelo Antonioni il personaggio di «Blow up», poteva riuscire a catturare la luce maliziosa che sprigiona dallo sguardo solitamente austero della sovrana, che in questa foto appare invece allegra e sorridente.
Il ritratto presentato ufficialmente oggi, è stata realizzato in marzo a Buckingham Palace, la residenza della regina a Londra. Nella foto Elisabetta II indossa un abito bianco disegnato da Angela Kelly con una collana di perle. «Sono sempre stato un grande fan della regina» ha detto David Bailey, 76 anni, che nel corso della sua lunga e sfolgorante carriera ha ritratto una miriade di personaggi celebri. «Mi sono sempre piaciute le donne forti e lei è una donna molto forte».
Il ritratto è stato commissionato dal governo britannico come parte di una campagna di marketing per promuovere il turismo nel Regno Unito. La Regina mostra «al mondo la grandezza del Regno Unito», ha sottolineato il nuovo ministro della Cultura, Sajid Javid. Secondo l’Agenzia nazionale del turismo, la monarchia genera un reddito di 500 milioni di sterline (600 milioni di euro) l’anno. Nata il 21 Aprile del 1926, Elisabetta II è solita festeggiare il suo compleanno due volte: una in privato il giorno stesso e la seconda, con una cerimonia pubblica nel mese di giugno, quando il clima è più mite, con la famosa sfilata militare del «Trooping the color», a Buckingham Palace.
Apple CarPlay, ecco come funziona a bordo delle prime auto
Mostrate alcune vetture con il sistema di Cupertino di serie. Sarà integrabile anche su vecchi modelli
Dopo l’annuncio ufficiale di inizio marzo, negli Stati Uniti è possibile toccare con mano i primi modelli di vetture con a bordo CarPlay, il sistema della Apple che porterà i comandi e le funzioni principali di iOS sulle quattro ruote. Arriveranno già nel corso dell’anno e sono in mostra in questi giorni al New York International Auto Show, in programma fino al 27 aprile prossimo.
L’interfaccia è comune, le funzioni sono le stesse per tutti – dalla possibilità di utilizzare Siri per dettare sms o effettuare telefonate fino all’integrazione con il sistema delle mappe per raggiungere una destinazione – ma il gemellaggio di CarPlay con il sistema di navigazione proprietario varia da produttore a produttore. Per un motivo banalissimo: non tutti hanno un iPhone. Dunque, chi non ne possiede uno, non può essere escluso a priori dall’offerta multimediale di una vettura. Sarebbe un controsenso. E i costruttori si sono dovuti mettere d’impegno per mediare tra i gusti dei loro consumatori melamaniaci e quelli del partito Android, Windows e soci.
Cominciamo con qualche dato: le cinque case che sono pronte allo sbarco sul mercato nel 2014 con un cuore Apple nel cruscotto sono Hyundai, Mercedes-Benz, Volvo, Ferrari e Honda. Altre tredici, da BMW a Toyota a Ford, non hanno ancora fornito date precise. La notizia più rilevante di questi giorni è però un’altra:CarPlay sarà compatibile anche con modelli più datati, dunque non necessariamente futuristici o nuovi di zecca. SiaAlpine che Pioneer hanno infatti in cantiere autoradio che avranno nel firmware questa versione riveduta e ridotta di iOS. Insomma, con una cifra stimata tra i 250 e i 500 euro, nei prossimi mesi chiunque abbia in garage o sotto casa un modello non preistorico potrà togliersi l’ennesimo capriccio tecnologico made in Cupertino. E si parla anche di un aggiornamento del software per autoradio già in commercio e già installate, dunque l'integrazione potrebbe arrivare per alcuni a costo zero.
I giornalisti del popolare sito The Verge sono stati tra i primi a poter provare il sistema e fanno innanzitutto notare che c'è un approccio differente da produttore a produttore. Mercedes-Benz ha privilegiato interruttori e pulsanti fisici facilmente accessibili dal guidatore per comandare le varie funzioni, oltre naturalmente all’uso della voce. Altri, da Hyundai a Volvo, hanno concentrato l’esperienza sul touchscreen a icone, che replica, ingrandendolo, lo schermo dell’iPhone. Soluzione questa che, a un primo approccio, è sembrata più intuitiva e d’immediato d’uso. D’altronde le icone sono le stesse del melafonino, dunque un utente sa subito su cosa deve cliccare.
Mercedes e Hyundai, in generale, trattano CarPlay come una app a sé stante, separata dal sistema di navigazione e dal controllo del clima. Se serve (o hai un iPhone) la lanci, se non serve la tieni spenta e te ne dimentichi. Volvo, invece, l’ha integrata nel sistema principale, com’è possibile vedere nell’immagine qui sotto, dando la possibilità di accedere a tutte le impostazioni dell’auto, per esempio la temperatura, senza dover uscire dall’applicazione. Una soluzione parecchio pratica.
Quali siano in sintesi i benefici di CarPlay e come possa dialogare in modo organico con la strumentazione di bordo, lo mostra questo spot pubblicitario (in inglese) sempre firmato dalla Volvo.
di Marco Morello (da Panorama)
I rappresentanti della Troika europea in Italia
I rappresentanti della Troika europea in Italia sono Mario Monti (la cui lista per le elezioni 2014 si chiama Scelta Europea), Matteo Renzi, che non ha bisogno di presentazioni, e il suo ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan.
Riguardo al significato di Troika europea si veda http://voxcalantisindeserto.blogspot.it/2014/04/cose-la-troika-europea-chi-sono-i-suoi_20.html
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