domenica 3 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 2. Il Palazzo di Cnosso



Il corteo avanzava con lentezza. Le guardie armate precedevano e circondavano le varie portantine. Il principe Catreus stava sdraiato nella prima. Nella seconda e nella terza c’erano alti dignitari di corte, seduti. 
Nella quarta, più piccola, c’era Amasis con il capo degli schiavi del principe. 
Gli altri schiavi, alcuni di pelle molto scura, sorreggevano le portantine sotto il sole cocente.
La strada per Cnosso, sassosa e accidentata, costeggiava le colline di Creta, tra oliveti, vigneti e campi di grano. Amasis si sporgeva ogni tanto, scostando gli ampi tendaggi di seta, per osservare quei nuovi paesaggi.
«Presto ti verranno a noia queste coltivazioni» disse Gabàal, il capo degli schiavi, di stirpe fenicia. Amasis era troppo intimorito per fare domande.
Gabaal sogghignò: «Siete tutti così all’inizio, come dei pulcini bagnati. Poi però imparate in fretta, alla Reggia, le regole del gioco!» Quelle allusioni, accompagnate da sorrisi ironici, incominciarono a preoccupare il ragazzo, che rimaneva in un ostinato silenzio.Vide che all’orizzonte si stagliava una montagna.
«Quello è il monte Ida, sacro alla Dea Madre» indicò con reverenza Gabaal e aggiunse: «Nella mia terra d’origine la Dea è chiamata Ishtar, da voi in Egitto è Iside. Qui il suo nome sacro è Ida, come quello del monte, ma alcuni la chiamano Europa, come la madre del primo Minosse. I Cretesi considerano la Dea Madre Terra come la più importante degli Antichi Dei, ed è per questo che le donne, qui a Creta, godono di maggiore considerazione e libertà che in ogni altra parte del mondo, e possono scoprire i seni, mentre ovunque altrove è vietato. Qui, soprattutto a Palazzo, comandano le donne! Tieni a mente tutto ciò, se vorrai sopravvivere. In particolare abbi molto rispetto della principessa Indis, la moglie del nobile Catreus. A Palazzo è molto potente»
«E la regina?»
Gabaal parve imbrazzato: «Ehm… la regina Pasifae… come dire… è straniera… ed è molto più giovane del re. E’ la sua seconda moglie, sai? Non è la madre del nobile Catreus, ma solo dei figli minori del re: Glauco, Arianna e Fedra. E’ una donna molto bella, ma di una bellezza strana: ha i capelli colore dell’oro e gli occhi celesti, come quelli del suo popolo, i lontani Colchi. E sua sorella minore, Circe, è ancora più bella, ma, se vuoi un consiglio, stai alla larga da quelle due donne… »
«Perché? »
«Un giorno capirai»
La strada ben presto incominciò a discendere e il passo del corteo si fece più spedito.
«Prepàrati» disse Gabaal ad Amasis «tra poco vedrai la più grande reggia del nostro impero, il Palazzo di Cnosso, che sta sulla collina, ed è collegato con l’omonimo porto, che è una città vera.
Vedi, la reggia di Cnosso non è un semplice Palazzo, come si usa dire, ma un grande complesso di palazzi, una specie di città, abitata dalla famiglia reale, dagli alti dignitari, dagli amministratori del regno e da tutta la servitù.. .
Cnosso è stata ricostruita molte volte, dopo i grandi terremoti del passato, ed ogni volta è risorta più bella di prima. E’ la degna capitale per il nostro impero»
Amasis aveva però sentito dire che in Egitto c’erano città e monumenti ben più grandi. Ma l’Egitto non si poteva nominare, perché in quel periodo era considerato un nemico dell’impero marittimo di Creta. Il faraone egiziano Seti I era il rivale principale delle ambizioni di Creta di dominare tutte le coste del mar Mediterraneo.
«A Cnosso risiede il nostro grande sovrano Minosse XIV, che siede sul Trono del Toro da più di quarant’anni. Ora è molto anziano, ma in passato è stato un grande guerriero: ha sconfitto in battaglia gli Egizi, i Fenici, i Frigi e i Lidi, ma soprattutto ha sottomesso le città degli Achei, i barbari biondi che da secoli hanno colonizzato la Pelasgia, ed ora la chiamano Ellade. Gli Achei sono potenti, ma Creta lo è di più. Minosse ha fatto di Creta la regina dei mari»



Quei nomi di popoli e battaglie non significavano niente per Amasis, all’epoca: egli era preoccupato soprattutto per la sua sorte, per questo alla fine osò chiedere a Gabaal: «Perché il principe Catreus mi ha voluto a Cnosso? Non ha forse abbastanza schiavi?»
Gabaal rise: 
«Ah! Di schiavi ne ha in abbondanza, ma tu non sei destinato a fare lavori da manovale… Tu sarai educato per essere uno scriba e un segretario del principe»

«Ma perché proprio io
Gabaal lo guardò negli occhi con espressione triste: 
«Non posso dirtelo. Capirai in seguito i criteri in base ai quali il nostro principe sceglie i suoi futuri collaboratori»
Di nuovo quelle allusioni… Amasis era spaventato: «Ma è buono con gli schiavi, il Principe?»
L’uomo sospirò: 
«Ma certo che lo è! Ascoltami: da quando il primogenito del Re, Adregin, è morto in battaglia, Catreus è l’erede al trono, e diventerà il Minosse XV. Quel giorno, i suoi favoriti saranno gli uomini più potenti dell’impero. Se tu sarai all’altezza delle aspettative del principe, ti aspetterà un grande futuro. Altrimenti…»

«Altrimenti? »
«Beh, altrimenti finirai nell’arena dei danzatori con il toro. Qui, il  dio Toro, è secondo solo alla Dea Madre Terra, e dalla loro unione nacque la Dinastia reale»
Amasis incominciava a preoccuparsi seriamente, avrebbe voluto fare altre domande, ma non gli fu consentito dallo sguardo severo di Gabaal.
«Ora preparati» disse l’uomo « stiamo per arrivare. Si incomincia già a vedere il mare da qui. Scommetto che tu non te lo ricordi…»
Amasis guardò fuori e con suo grande stupore, all’orizzonte vide una striscia blu molto scura, perché era di quel colore indaco, il mare, intorno a Creta. Una strana nostalgia di cose perdute da tantissimo tempo lo colse. Lui era uno schiavo venuto dal mare…
Gabaal indicò all’orizzonte un agglomerato di case squadrate con file di torri: «La città portuale! Il cuore del nostro Impero marittimo! Da qui non si riesce a vedere il porto, ma un giorno tu lo visiterai e ne resterai stupefatto. Le navi più grandi e più belle del mare vi sono ormeggiate o vi fanno vela. Da un lato le navi mercantili, e dall’altro le navi da guerra. Sono l’orgoglio di Creta, la regina dei mari. Gli Antichi Dei hanno posto Creta qui, grande e ampia, in mezzo al mare, per dominarlo, e solcarne le onde. Il Dio del Mare è fratello della Dea della Terra».
Gabaal parlava con fierezza di Creta quasi fosse stata la sua vera patria. Essere il capo degli schiavi a Creta era per lui un onore, più che essere un cittadino libero altrove. Glielo si leggeva negli occhi.
Ma Amasis pensava ai suoi genitori. La gloria di Creta si basava sulla schiavitù di tanti uomini. Era veramente gloria?
«Guarda, ecco la strada che va al Palazzo!»
Era una via lastricata che dalla città portuale conduceva alle colline sovrastanti. Lungo la strada, nella quale si erano immessi, vi erano le dimore lussuose dei mercanti e dei notabili di Cnosso, con ampi giardini, e frutteti e oliveti.
E in fondo, ecco la collina del Palazzo, ergersi come un sovrano.
Ne vide gli ampi terrazzamenti, i colonnati, le torri, gli splendidi giardini. S’intravedeva un grandissimo numero di edifici squadrati, collegati fra loro, disposti su più piani, con ampi cortili, templi, scuderie, magazzini. I muri erano per lo più dipinti di rosso porpora, anche se ve n’erano di bianchi e di altri colori.
Amasis non aveva mai visto niente di simile e la sua ammirazione fu grande.
«E’ bello, vero?» commentò Gabaal «Ci sono volute molte generazioni di re per costruire e ricostruire la reggia di Cnosso in tutto il suo splendore. Ma certo chi più di tutti si è impegnato ad abbellire questo palazzo è stato l’attuale Minosse»
Più si avvicinavano al complesso della reggia, più Amasis poteva ammirarne le raffinatezze architettoniche e la bellezza dei colori.
«Ma non fidarti troppo di questa bellezza, ragazzo!» lo ammonì Gabaal con improvvisa serietà «Sono accaduti molti fatti tristi dentro queste splendide mura, e non mancano gli intrighi e le meschinità. Per questo io ti avviso: sii molto prudente e soprattutto fedele al Re e al Principe. Non dare ascolto alle malignità. Impara a guardare la realtà per quella che è, non per quella che appare, ma fa' finta di non aver visto nulla.
Tieni a mente questo mio consiglio: ci sono cose, nella vita, che è meglio non vedere»
Amasis annuì:
«Lo farò. Grazie per i tuoi saggi consigli» 
«Oh, è solo esperienza…» si schermì Gabaal «sono cose che dico a tutti i novizi quando arrivano a Cnosso. Forse spero che un giorno, magari, se faranno strada a corte, mi aiuteranno. Chissà… ancora non è accaduto… i favoriti di Catreus cadono in disgrazia troppo facilmente…»
«Cosa vuol dire?»
Lui allargò le braccia:
«Tu mi fai parlare troppo! Sono questioni delicate… ti ho già detto che col tempo capirai. Piuttosto, guarda: il Palazzo non ha mura di cinta, tanta è la potenza dell’impero di Minosse. Non ha bisogno di mura, perché le sue vere “mura” sono sul mare, dominato dalle navi!»
C’era solo un cancello, tra delle siepi, a delimitare la proprietà privata del Re, e alcuni soldati di guardia, solo per indicare che di lì non si poteva passare, a meno di non essere ospiti della famiglia reale.
«Ecco la Porta Occidentale» indicò Gabaal, nel punto ove la strada terminava per entrare nel complesso del Palazzo. La Porta era alta e maestosa, dipinta di rosso, e il suo architrave era un unico grande blocco di pietra. Qui le guardie reali resero omaggio al Principe, e aprirono il cancello. Da lì si dipartivano numerose strade che conducevano ai vari ambienti del Palazzo.
Il corteo si divise: la portantina del Principe e quelle degli alti dignitari si diressero verso il complesso più elegante e maestoso, che doveva essere la vera e propria reggia, la cosiddetta Casa dell’Ascia, mentre la portantina con Amasis e Gabaal venne condotta in un alloggio distante, ma comunque imponente, con una grande aia ghiaiosa davanti e una scalinata che conduceva a un peristilio e a un ampio portone d’ingresso, con ai lati due imponenti tori in pietra.



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