Il corteo avanzava con lentezza.
Le guardie armate precedevano e circondavano le varie portantine. Il
principe Catreus stava sdraiato nella prima. Nella seconda e nella terza
c’erano alti dignitari di corte, seduti.
Nella quarta, più piccola,
c’era Amasis con il capo degli schiavi del principe.
Gli altri schiavi,
alcuni di pelle molto scura, sorreggevano le portantine sotto il sole cocente.
La strada per Cnosso, sassosa e
accidentata, costeggiava le colline di Creta, tra oliveti, vigneti e campi di
grano. Amasis si sporgeva ogni tanto, scostando gli ampi tendaggi di seta, per
osservare quei nuovi paesaggi.
«Presto ti verranno a noia queste
coltivazioni» disse Gabàal, il capo degli schiavi, di stirpe fenicia.
Amasis era troppo intimorito per fare domande.
Gabaal sogghignò: «Siete tutti così all’inizio, come dei
pulcini bagnati. Poi però imparate in fretta, alla Reggia, le regole del
gioco!» Quelle allusioni, accompagnate da sorrisi ironici, incominciarono a
preoccupare il ragazzo, che rimaneva in un ostinato silenzio.Vide che
all’orizzonte si stagliava una montagna.
«Quello è il monte Ida, sacro alla
Dea Madre» indicò con reverenza Gabaal e aggiunse: «Nella mia terra d’origine la Dea è chiamata Ishtar, da voi
in Egitto è Iside. Qui il suo nome sacro è Ida, come quello del monte, ma
alcuni la chiamano Europa, come la madre del primo Minosse. I Cretesi
considerano la Dea Madre Terra come la più importante degli Antichi Dei, ed è
per questo che le donne, qui a Creta, godono di maggiore considerazione e libertà
che in ogni altra parte del mondo, e possono scoprire i seni, mentre ovunque
altrove è vietato. Qui, soprattutto a Palazzo, comandano le donne! Tieni a mente
tutto ciò, se vorrai sopravvivere. In particolare abbi molto rispetto della
principessa Indis, la moglie del nobile Catreus. A Palazzo è molto potente»
«E la regina?»
Gabaal parve imbrazzato: «Ehm… la
regina Pasifae… come dire… è straniera… ed è molto più giovane del re. E’ la
sua seconda moglie, sai? Non è la madre del nobile Catreus, ma solo dei figli
minori del re: Glauco, Arianna e Fedra. E’ una donna molto bella, ma di una
bellezza strana: ha i capelli colore dell’oro e gli occhi celesti, come quelli
del suo popolo, i lontani Colchi. E sua sorella minore, Circe, è ancora più
bella, ma, se vuoi un consiglio, stai alla larga da quelle due donne… »
«Perché? »
«Un giorno capirai»
La strada ben presto incominciò a
discendere e il passo del corteo si fece più spedito.
«Prepàrati» disse Gabaal ad Amasis
«tra poco vedrai la più grande reggia del nostro impero, il Palazzo di Cnosso,
che sta sulla collina, ed è collegato con l’omonimo porto, che è una città
vera.
Vedi, la reggia di Cnosso non è un
semplice Palazzo, come si usa dire, ma un grande complesso di palazzi, una
specie di città, abitata dalla famiglia reale, dagli alti dignitari, dagli
amministratori del regno e da tutta la servitù.. .
Cnosso è stata ricostruita molte
volte, dopo i grandi terremoti del passato, ed ogni volta è risorta più bella
di prima. E’ la degna capitale per il nostro impero»
Amasis aveva però sentito dire che
in Egitto c’erano città e monumenti ben più grandi. Ma l’Egitto non si poteva
nominare, perché in quel periodo era considerato un nemico dell’impero
marittimo di Creta. Il faraone egiziano Seti I era il rivale principale delle
ambizioni di Creta di dominare tutte le coste del mar Mediterraneo.
«A Cnosso risiede il nostro grande
sovrano Minosse XIV, che siede sul Trono del Toro da più di quarant’anni. Ora è
molto anziano, ma in passato è stato un grande guerriero: ha sconfitto in
battaglia gli Egizi, i Fenici, i Frigi e i Lidi, ma soprattutto ha sottomesso
le città degli Achei, i barbari biondi che da secoli hanno colonizzato la Pelasgia , ed ora la
chiamano Ellade. Gli Achei sono potenti, ma Creta lo è di più. Minosse ha fatto
di Creta la regina dei mari»
Quei nomi di popoli e battaglie
non significavano niente per Amasis, all’epoca: egli era preoccupato
soprattutto per la sua sorte, per questo alla fine osò chiedere a Gabaal:
«Perché il principe Catreus mi ha voluto a Cnosso? Non ha forse abbastanza
schiavi?»
Gabaal rise:
«Ah! Di schiavi ne ha
in abbondanza, ma tu non sei destinato a fare lavori da manovale… Tu sarai
educato per essere uno scriba e un segretario del principe»
«Ma perché proprio io?»
Gabaal lo guardò negli occhi con
espressione triste:
«Non posso dirtelo. Capirai in seguito i criteri in base ai
quali il nostro principe sceglie i suoi futuri collaboratori»
Di nuovo quelle allusioni… Amasis
era spaventato: «Ma è buono con gli schiavi, il Principe?»
L’uomo sospirò:
«Ma certo che lo
è! Ascoltami: da quando il primogenito del Re, Adregin, è morto in battaglia, Catreus
è l’erede al trono, e diventerà il Minosse XV. Quel giorno, i suoi favoriti
saranno gli uomini più potenti dell’impero. Se tu sarai all’altezza delle
aspettative del principe, ti aspetterà un grande futuro. Altrimenti…»
«Altrimenti? »
«Beh, altrimenti finirai
nell’arena dei danzatori con il toro. Qui, il dio Toro, è secondo solo alla Dea
Madre Terra, e dalla loro unione nacque la Dinastia reale»
Amasis incominciava a preoccuparsi
seriamente, avrebbe voluto fare altre domande, ma non gli fu consentito dallo
sguardo severo di Gabaal.
«Ora preparati» disse l’uomo «
stiamo per arrivare. Si incomincia già a vedere il mare da qui. Scommetto che
tu non te lo ricordi…»
Amasis guardò fuori e con suo
grande stupore, all’orizzonte vide una striscia blu molto scura, perché era di
quel colore indaco, il mare, intorno a Creta. Una strana nostalgia di cose
perdute da tantissimo tempo lo colse. Lui era uno schiavo venuto dal mare…
Gabaal indicò all’orizzonte un
agglomerato di case squadrate con file di torri: «La città portuale!
Il cuore del nostro Impero marittimo! Da qui non si riesce a vedere il porto,
ma un giorno tu lo visiterai e ne resterai stupefatto. Le navi più grandi e più
belle del mare vi sono ormeggiate o vi fanno vela. Da un lato le navi
mercantili, e dall’altro le navi da guerra. Sono l’orgoglio di Creta, la regina
dei mari. Gli Antichi Dei hanno posto Creta qui, grande e ampia, in mezzo al
mare, per dominarlo, e solcarne le onde. Il Dio del Mare è fratello della Dea
della Terra».
Gabaal parlava con fierezza di
Creta quasi fosse stata la sua vera patria. Essere il capo degli schiavi a
Creta era per lui un onore, più che essere un cittadino libero altrove. Glielo
si leggeva negli occhi.
Ma Amasis pensava ai suoi genitori.
La gloria di Creta si basava sulla schiavitù di tanti uomini. Era veramente
gloria?
«Guarda, ecco la strada che va al
Palazzo!»
Era una via lastricata che dalla
città portuale conduceva alle colline sovrastanti. Lungo la strada, nella quale
si erano immessi, vi erano le dimore lussuose dei mercanti e dei notabili di
Cnosso, con ampi giardini, e frutteti e oliveti.
E in fondo, ecco la collina del Palazzo, ergersi come un
sovrano.
Ne vide gli ampi terrazzamenti, i colonnati,
le torri, gli splendidi giardini. S’intravedeva un grandissimo numero di
edifici squadrati, collegati fra loro, disposti su più piani, con ampi cortili,
templi, scuderie, magazzini. I muri erano per lo più dipinti di rosso porpora,
anche se ve n’erano di bianchi e di altri colori.
Amasis non aveva mai visto niente di simile e la sua
ammirazione fu grande.
«E’ bello, vero?» commentò Gabaal
«Ci sono volute molte generazioni di re per costruire e ricostruire la reggia
di Cnosso in tutto il suo splendore. Ma certo chi più di tutti si è impegnato
ad abbellire questo palazzo è stato l’attuale Minosse»
Più si avvicinavano al complesso
della reggia, più Amasis poteva ammirarne le raffinatezze architettoniche e la
bellezza dei colori.
«Ma non fidarti troppo di questa
bellezza, ragazzo!» lo ammonì Gabaal con improvvisa serietà «Sono accaduti
molti fatti tristi dentro queste splendide mura, e non mancano gli intrighi e
le meschinità. Per questo io ti avviso: sii molto prudente e soprattutto fedele
al Re e al Principe. Non dare ascolto alle malignità. Impara a guardare la
realtà per quella che è, non per quella che appare, ma fa' finta di non aver visto nulla.
Tieni a mente questo mio consiglio: ci sono cose, nella vita, che è meglio non vedere»
Amasis annuì:
«Lo farò. Grazie per i tuoi saggi
consigli»
«Oh, è solo esperienza…» si
schermì Gabaal «sono cose che dico a tutti i novizi quando arrivano a Cnosso.
Forse spero che un giorno, magari, se faranno strada a corte, mi aiuteranno.
Chissà… ancora non è accaduto… i favoriti di Catreus cadono in disgrazia troppo
facilmente…»
«Cosa vuol dire?»
Lui allargò le braccia:
«Tu mi fai parlare troppo! Sono
questioni delicate… ti ho già detto che col tempo capirai. Piuttosto, guarda:
il Palazzo non ha mura di cinta, tanta è la potenza dell’impero di Minosse. Non
ha bisogno di mura, perché le sue vere “mura” sono sul mare, dominato dalle navi!»
C’era solo un cancello, tra delle
siepi, a delimitare la proprietà privata del Re, e alcuni soldati di guardia,
solo per indicare che di lì non si poteva passare, a meno di non essere ospiti
della famiglia reale.
«Ecco la Porta Occidentale »
indicò Gabaal, nel punto ove la strada terminava per entrare nel complesso del
Palazzo. La Porta
era alta e maestosa, dipinta di rosso, e il suo architrave era un unico grande
blocco di pietra. Qui le guardie reali resero omaggio al Principe, e aprirono
il cancello. Da lì si dipartivano numerose strade che conducevano ai vari
ambienti del Palazzo.
Il corteo si divise: la portantina
del Principe e quelle degli alti dignitari si diressero verso il complesso più
elegante e maestoso, che doveva essere la vera e propria reggia, la cosiddetta
Casa dell’Ascia, mentre la portantina con Amasis e Gabaal venne condotta in un
alloggio distante, ma comunque imponente, con una grande aia ghiaiosa davanti e
una scalinata che conduceva a un peristilio e a un ampio portone d’ingresso,
con ai lati due imponenti tori in pietra.
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