Masada (o Massada, o in ebraico Metzada) era un'antica fortezza, situata su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale, in territorio israeliano a circa 100 km a sud-est di Gerusalemme. Mura alte cinque metri – lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri – la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile. A rendere ancor più difficile un assedio contribuiva la particolare conformazione geomorfologica della zona: l'unico punto d'accesso infatti era l'impervio sentiero del serpente, così chiamato per i numerosi tornanti che lo rendevano un gravissimo ostacolo per la fanteria. La fortezza divenne nota per l'assedio dell'esercito romano durante la prima guerra giudaica e per la sua tragica conclusione.
Sentiero del serpente
Il sentiero del Serpente (o in ebraico Shvil HaNachash) è il sentiero che, a tutt'oggi, permette l'accesso alla fortezza di Masada.
Anticamente (secondo il racconto di Giuseppe Flavio) era talmente impervio, tortuoso, sinuoso e ripido da impedire a un soldato romano di «poggiare contemporaneamente entrambi i piedi»:
« [...] la chiamano il serpente, a cui somiglia per la sua strettezza e le continue curve e controcurve; il suo tracciato rettilineo s'interrompe per girare attorno a rocce sporgenti. Avanza a fatica, piegandosi continuamente su sé stessa, per poi distendersi ancora. Chi la percorre deve tenere ben saldi entrambi i piedi per evitare di cadere e perdere la vita; infatti sui due lati si aprono burroni così spaventosi da indurre a tremare anche l'uomo più coraggioso. Dopo un percorso di trenta stadi [pari a 5,5 km] la pista raggiunge la vetta, che non termina con un cucuzzolo a punta, ma con un altopiano. » |
(Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, VII, 8.3.282-284.) |
Palazzo di Erode il Grande
Nel I secolo a.C. la fortezza era il palazzo di Erode il Grande che tra il 37 a.C. e il 31 a.C. la fece fortificare. La cittadina era arroccata su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord della rupe, dotato di terme con caldaia centrale, magazzini sotterranei e ampie cisterne per la raccolta dell'acqua; nel 66 era stata conquistata da un migliaio di Sicarii che vi si insediarono con donne e bambini; quattro anni dopo – nell'anno 70 – caduta Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non ancora disposti a darsi per vinti.
Assedio da parte dei Romani
Dopo un lungo assedio, guidati da Lucio Flavio Silva i Romani riuscirono alla fine a costruire una imponente rampa di accesso (ancora oggi visibile, vedi foto) che consentiva alle torri di assedio di arrivare sotto le mura per sgretolarle con gli arieti. Tuttavia, poco prima che ciò avvenisse, nell'anno 74 gli assediati misero in atto un'azione rimasta unica nella storia; quando i soldati romani vi entrarono senza trovare resistenza davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica dei Sicarii che aveva resistito al potere di Roma anche dopo la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Secondo Tempio.
"Mai più Masada cadrà" (in ebraico: Metzadà shenìt lo tippòl)
Dopo la sua presa, Masada rimase in mano ai Romani fino a tutta l'epoca bizantina. In questo periodo venne a lungo abitata da monaci cristiani che vi costruirono anche una basilica. Dopo l'invasione araba il luogo venne abbandonato e piano piano si perse addirittura il ricordo della sua posizione; venne infine riscoperta oltre un secolo e mezzo fa per diventare simbolo della causa sionista. Tutt'oggi reclute dell'esercito israeliano vengono condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: "Mai più Masada cadrà".
Masada è stata in parte ricostruita ed è diventata uno fra i più importanti siti archeologici di Israele grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni sessanta sotto la guida dall'archeologo Yigael Yadin. Sono stati riportati alla luce i resti dell'antica fortezza: evidenti risultano i segni dei campi militari romani, con mosaici di notevole qualità, bagni e anche i massi di pietra lanciati dalle catapulte. Come segno dell'occupazione zelota resta solo una piccola sinagoga mentre più recente, risalente al V secolo, è una basilica fatta costruire da monaci penitenziali.
Paesaggio suggestivo
L'altopiano su cui sorge Masada, immerso nella depressione del Mar Morto, offre uno scenario naturale raro se non unico al mondo: la sua posizione sotto il livello del mare seppure in rilievo rispetto al territorio immediatamente circostante offre suggestioni paesaggistiche emotivamente molto forti, difficilmente descrivibili.
Molti dei turisti che frequentano il sito iniziano la scalata al sentiero del Serpente prima dello spuntare delle prime luci dell'aurora (nel buio della notte rischiarato unicamente dalla luna e dalle stelle), per riuscire a vedere l'alba da dentro i resti dell'antica fortezza. Il sole sembra sorgere quindi da una parete rocciosa (che in realtà è il resto della terra) per riversare la sua luce su tutto l'avvallamento circostante.
Nel 1998 è stata costruita una funivia che collega la fortezza con una stazione a valle, superando un dislivello di 290 metri; la stazione superiore della funivia è situata a una quota di 33 metri s.l.m.
La Masada archeologica
La rupe di Masada è uno dei siti identificati da Edward Robinson nel 1834[4]. In seguito la visitarono e descrissero vari altri esploratori, ma la località cominciò ad essere ben compresa solo dopo le eccezionali scoperte fatte nel periodo 1963-1965 dagli archeologi israeliani, diretti Yigael Yadin[5].
Riferimenti a Masada
Musica
Alla città è dedicato un brano del disco Aquadia del napoletano Lino Cannavacciuolo e John Zorn, jazzman e compositore ebreo-americano, ha chiamato due delle sue formazioni stabili "Acoustic Masada" e "Electric Masada". Nel 1992 il musicista reggae Alpha Blondy ha intitolato un suo album Masada.
Film
Altre citazioni
Anche un fucile da guerra è dedicato a Masada si tratta appunto del Magpul Masada.
Note
- ^ (iii) to bear a unique or at least exceptional testimony to a cultural tradition or to a civilization which is living or which has disappeared;
- ^ (iv) to be an outstanding example of a type of building, architectural or technological ensemble or landscape which illustrates (a) significant stage(s) in human history;
- ^ (vi) to be directly or tangibly associated with events or living traditions, with ideas, or with beliefs, with artistic and literary works of outstanding universal significance. (The Committee considers that this criterion should preferably be used in conjunction with other criteria);
- ^ Masada l'ultima fortezza di Alan Millard, Archeologia e Bibbia. Edizioni Paoline s.r.l. 1988 pp. 174-175
- ^ Alan Millard, Treasurevfrom Bible Times, Lion Publishing plc 1985
Bibliografia
- Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, da VII, 8,1 a VII, 10,1.
- Hannah M. Cotton, L'impatto dell'esercito romano sulla provincia della Giudea;
- Dan Bahat, La guerra giudaica: un'indagine archeologica; questo saggio e il precedente in: (a cura di) Filippo Coarelli, Divus Vespasianus: il bimillenario dei Flavi, Electa, Milano, 2009
- Giancarlo Biguzzi, L'ultimo attacco a Masada, "Euntes Docete". Commentaria Urbaniana 2002/2, pagg. 147-151. Online con il titolo cambiato in: Masada, la prima rivolta giudaica ed il suicidio di massa di Eleazar e dei suoi nel racconto di Flavio Giuseppe: alla ricerca della verità storica.
- Ben-Yehuda, Nachman. The Masada Myth: Collective Memory and Mythmaking In Israel, University of Wisconsin Press (December 8, 1995).
- Ben-Yehuda, Nachman. Sacrificing Truth: Archaeology and the Myth of Masada, Humanity Books, 2002.
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