lunedì 13 novembre 2017

Feeria (o Faerie) : il Regno delle Fate

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Faerie, il Regno delle Fate è una delle due terre dimensionali immaginarie per gli esseri fatati, secondo la tradizione popolare celtica (le Faeries della Gallia, i Tylwyth Teg del Galles, i Sidhe e i Tuatha dè Danaan dell'Irlanda). Il reame di Faerie in cui sono ambientati i racconti della Vertigo Comics è un misto dei mitologici reami di Alfheimr, Otherworld, le Isole FortunateTír na nÓg e Avalon. Il mix è stato fortemente influenzato dalla storia Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, ed è la casa delle fate e di altre creature mitologiche, nonché governata dalla Corte delle Seelie (le fate "buone"), da Re Auberon e la Regina Titania. Shakespeare aveva tratto ispirazione, oltre che dal folklore celtico e gallo-romanzo (si pensi al ciclo bretone arturiano), anche dal Faerie Queene di Spenser, poema allegorico dedicato alla regina Elisabetta I. 

Il Regno di Feeria divenne il luogo di principale ambientazione delle fiabe inglesi, le Fairytales.

Nel famoso saggio Sulle fiabe, pubblicato da J.R.R. Tolkien nel 1964, il grande filologo e scrittore inglese sostiene la tesi che il genere fiabesco, ambientato nel magico mondo di Feeria, debba essere considerato parte integrante del genere mitologico e dunque non relegato alla letteratura per bambini.

Il saggio di Tolkien, tratto da una sua conferenza del 1944 tenuta all'Università di Oxford in occasione del centenario della nascita di Andrew Lang (Selkirk31 marzo 1844 – Banchory20 luglio 1912) , scrittore e poeta scozzese, oggi maggiormente conosciuto quale uno dei più importanti narratori folkloristici e di racconti di fate, può essere stato ispirato anche dalla lettura delle opere di Edward John Moreton Drax Plunkett, XVIII barone Dunsany (Londra24 luglio 1878 – Dublino25 ottobre 1957), uno scrittore e drammaturgo irlandese, famoso per le sue opere fantastiche e dell'orrore pubblicate col nome di Lord Dunsany che possono aver contribuito alla fusione fra la tradizione celtica delle Fairies e quella germanica degli Elfi, permettendo così a Tolkien di creare un popolo elfico che avesse tratti appartenenti ad entrambe le mitologie.

Come giustamente è stato scritto su "Il '900 letterario" nell'articolo Fantasy: il tempo immobile del regno dei Faerie, consultabile al seguente indirizzo http://www.900letterario.it/focus-letteratura/fantasy-il-tempo-immobile-del-regno-dei-faerie/

"Leggenda e storia seguono confini sottili e si amalgamano nel racconto dell’arrivo di questo popolo, esperto in arti druidiche, presso i territori irlandesi. I Danann discendono dai Figli di Nemed, antichi invasori dell’Irlanda, costretti ad abbandonare l’isola dopo essere stati decimati dai Fomori.
In seguito alla sconfitta si rifugiano in Scandinavia, per poi riuscire a fare ritorno sul suolo irlandese e a imporre il proprio dominio per molti secoli.
Dal punto di vista del mythos, l’elfo, appartenente alla tradizione scandinava, è una figura ctonia, sotterranea, crepuscolare che spesso si relaziona nei confronti dell’uomo come un’ombra, una presenza inquietante. Vi sono infatti, molte fiabe scandinave che testimoniano come agli elfi piaccia scambiare i bambini umani con i propri, o altre ancora che narrano di tremende maledizioni o impareggiabili doni.
E’ innegabile che la letteratura sia sempre stata affascinata da questo universo fatato, si pensi a Sogno di una Notte di Mezza Estate di W. Shakespeare, nitida dimostrazione del legame indissolubile tra l’umano e il divino. Tuttavia all’inizio del ventesimo secolo comincia una lenta e inesorabile separazione tra il mondo terreno e quello deiFaerie. Quest’ultimo comincia a essere considerato dalla produzione letteraria come un regno “altro”, avulso da una dimensione iper – incantata e iper – distante. Le ragioni di tale allontanamento sono chiare: il reame fatato si configura come un rifugio per l’uomo moderno dalla caotica e stridente era industriale. Gli elfi vivono in armonia con la natura,  a dispetto dell’essere umano che, a causa della tecnologia, si è alienato da essa. Questo modo di intendere tali spazi alla stregua di realtà allegoriche in cui trovare riparo da un sistema sociale squallido e annichilente, costituirà un principio fondante, seguito da diversi autori fantasy contemporanei, come ad esempio Ursula K. Le Guinn, che con il romanzo La Soglia (1980), rievoca e celebra la riscoperta da parte dell’uomo  di tali luoghi incontaminati.
Dunsany, quindi, recupera il mito dei Danann celtici, e attraverso di esso Tolkien plasmerà quella creatura  immobile e cristallizzata tanto nota nel fantasy moderno: l’elfo.
Da Lord Dunsany in poi la terra degli elfi rappresenterà non solo la bellezza assoluta, ma anche la debole capacità degli esseri umani nel percepirla,  quell’attimo talmente perfetto ma fugace che alla fine si finisce con il dubitare di esso e della sua stessa esistenza.
L’elfland possiede un tempo immobile, raffigura il perenne passaggio tra la notte e il giorno, ed è lì che si cristallizza, si trasforma in un momento inesauribile. Questa dimensione del tempo deriva dalle tradizioni del nord Europa, nelle quali una notte nel mondo dei Faerie equivale a cent’anni del tempo mortale.
Da Dunsany in poi, tale considerazione declinerà in una doppia osservazione da parte della letteratura nell’affrontare questo universo: se da un lato la terra degli elfi è un mundus immoto in cui il bello è eterno e la natura incontaminata, dall’altro la stessa natura guarda con superiorità e distacco le vicende e le tribolazioni degli uomini; le emozioni delle creature che popolano tale regno non evolvono e il libero arbitrio si congela.
Il tempo degli elfi è il tempo degli alberi e della roccia, che osserva con pacato distacco l’illusoria arroganza della razza umana, che pensa di essere sovrana vanesia e immortale di un mondo caduco ed effimero.
L’impegno della produzione letteraria fantasy di cogliere e illustrare un magico luogo dove l’indefinito è perenne, ha generato la figura dell’elfo come la conosciamo oggi, e cioè quella creatura a ridosso dell’umana esperienza, che vive in un gelo emotivo in cui le passioni non fluiscono, ma rimangono immobili."
http://www.900letterario.it/focus-letteratura/fantasy-il-tempo-immobile-del-regno-dei-faerie/

 Un esempio di fantasy contemporaneo che mette in scena il Regno di Faerie nel mondo dei fumetti è quello pubblicato dalla DC Comics


Come parte del fumetto The Sandman, lo scrittore Neil Gaiman pianificò una piccola storia coinvolgente William Shakespeare che stringe un accordo con il Re dei Sogni al fine di scrivere le commedie che gli sarebbero sopravvissute. Avendo introdotto Shakespeare[1], Gaiman decise di raccontare la storia della prima commedia che lo scrittore creò per il Re in pagamento dell'accordo. Si rivelò essere il preferito delle opere di Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate[2], creando analogie dei personaggi della storia originale e inventando la finzione secondo cui Shakespeare avesse scritto la commedia per fare sì che gli esseri umani non dimenticassero Faerie e i suoi governanti[3]. Creandola, Gaiman utilizzò la Regina Titania come personaggio ricorrente nel corso della serie, e quando gli fu chiesto in un punto intermedio della serie The Sandman di scrivere una miniserie di quattro numeri così da introdurre dei personaggi magici per un nuovo pubblico[4], le diede un ruolo da ospite anche in uno di questi numeri. La miniserie The Books of Magic mostrò Titania nel suo regno, a significare che Gaiman dovette creare il reame di Faerie molto più approfonditamente di quanto mostrò in precedenza[5][6].
Gaiman mostrò una terra nota come Terre delle Fate, Avalon, Elvenhome, Dom-daniel, la Terra del Crepuscolo d'Estate o Faerie, basato molto sulle classiche rappresentazioni dei reami delle fate: le fate tentavano i bambini perché vivessero con loro nel Paese del Crepuscolo, dove Titania era attesa dal figlio di Shakespeare, Hamnett[5] avendolo convinto ad andare con lei al loro primo incontro[3]; il reame è governato da regole severe sul baratto, in cui un donatore di un regalo avrebbe dovuto ricevere un dono di eguale valore o abbandonare la propria proprietà o la vita al donatore; le buone maniere erano la supremazia, niente sarebbe invecchiato o morto, ma neanche sarebbe durato in eterno; il cibo reperibile nel regno è estremamente pericolo per gli incauti [7] e una volta consumato non sarebbe stato mai più possibile per il mangiatore mangiare cibo normale, costringendolo a rimanere a Faerie per sempre[8]. Ma Gaiman riconobbe che la sua Faerie era una finzione, una terra dove la metafora era reale anche se rimaneva una metafora: quando Timothy Hunter fu portato in quella terra dal Dottor Occult, il mistico ammise che in qualche modo i due era ancora seduti in un campo esplorando solo i loro paesaggi più interiori. Gaiman mostrò anche una sezione ambigua che fu interpretata da alcuni come per suggerire che la Regina Titania era la madre del protagonista del fumetto, Timothy Hunter, che assicurò che il regno di Faerie era stato esplorato più a fondo quando la miniserie divenne una serie corrente[9].
Quando fu scelto per rimpiazzare Gaiman come scrittore della serie corrente The Books of Magic, John Ney Rieber scoprì che un gioco guida dell'Universo DC aveva inserito Titania come madre di Hunter: sapeva anche che una parte fondamentale dell'attrazione del personaggio, tuttavia, era che il giovane era un normale adolescente. Invece di negare semplicemente la possibilità di Tim di essere parte di Faerie, Rieber decise di utilizzare l'idea di una delle sue storie in corso che gentilmente ridimensionò[10]. Questo significò l'utilizzo di Titania e il suo marito cuckoldiano Auberon come personaggi di supporto per la maggior parte delle sue storie nel fumetto[11], cosa che in cambio significò la continua visita ed esplorazione di Faerie: la prima storia vide Timothy visitare un angolo dimenticato del reame e introdurre l'idea che la terra stava lentamente morendo dato che fu tagliata dalla Terra[12], e le storie successive scavarono più a fondo nel passato e nel presente di Faerie per costruire un'immagine più chiara del Regno del Crepuscolo[8][13]. Altrettanto fu l'importanza di Faerie per la versione di Rieber di The Books of Magic che, quando la sua popolarità causò la pubblicazione di una miniserie spin-off, decisero che una miniserie di tre numeri a proposito della storia del regno (e della salita al potere di Titania) sarebbe stata più adatta[14]. Tre volumi di The Books of Fearie furono infine pubblicati, ognuno con una descrizione più dettagliata e colorata della Faerie DC Comics, e ad un certo punto ci furono anche dei piani per una serie da ambientare proprio lì[15]. Tuttavia, la serie non fu mai pubblicata, e la comparsa di Faerie nell'Universo DC fu breve da allora.

La razza delle fate nacque e visse nel mondo per molti secoli finché le relazioni divennero fredde con l'aumentare della razza dell'uomo, facendo loro abbandonare il mondo per sempre poco prima del XVI secolo[3]. Dopo aver lasciato il reame della loro nascita, i nove regnanti delle fate le guidarono alla ricerca di un nuovo mondo: il gruppo di rifugiati incontrò Lucifero, che offrì loro un angolo dell'Inferno in cambio del pagamento di una decima. Affermò anche di aver agito per simpatia verso di loro, poiché anche lui fu costretto a lasciare il suo luogo d'origine, ma quando le fate accettarono l'accordo si rivelò la vera natura della decima: otto dei nove regnanti delle fate furono portati all'Inferno e torturati, lasciando l'ultimo - Houn il Piccolo - come Re di Faerie[16]. Al fine di mantenere la loro terra, a Faerie fu richiesto di inviare nove dei suoi migliori soggetti all'Inferno ogni sette anni[17], o avrebbero rischiato un attacco da parte delle armate dell'Inferno[8].
Le fate, ignare del vero prezzo, si insediarono nella loro nuova casa: la terra fu trasformata in un lussureggiante luogo di felicità e natura, e le fate mantennero connessioni con il Mondo esterno e i mortali spesso in visita al Regno del Crepuscolo. Re Magnus salì al trono, istigando un periodo oscuro per lo spensierato reame: credette nell'innata superiorità delle fate di sangue puro e ciò portò alla persecuzione delle altre razze, dove per esempio i Brownies divennero poco più che schiavi nella casa reale. Magnus scoprì anche un problema preoccupante: un disordine nel sangue delle fate di razza pura significava che era estremamente difficile per queste di produrre figli naturalmente. Cominciò così un esperimento segreto, tentando di rinfrescare la linea di sangue facendo accoppiare le fare con l'umanità[18].
Ironicamente, le schermaglie amorose di Magnus con le altre fate portarono ad una nascita - un figlio illegittimo e non riconosciuto di nome Amadan[19] che crebbe fino a diventare Ingannatore della Corte delle Seelie e la mente di un migliaio di intrighi e manipolazioni. Magnus utilizzò Amadan per fornire contestanti nei giochi di gladiatori tra le razze, e fu ucciso tentando di dimostrare la superiorità delle fate in un combattimento contro un troll. Questo portò ad un vuoto di potere nella Corte che fu infine colmato quando Lord Obrey cercò il legittimo erede al trono, una giovane fata maschio di nome Auberon che sorvegliato da sua cugina Dymphna e dalla tata Brownie Bridie[20].
Obrey aiutò Oberon a superare le sfide dei Lords rivali e a succedere al trono, ma crebbe infelice nel suo ruolo in quanto le manipolazioni di Amadan portarono ad un cuneo tra lui e il trono[21]. Conscio del pericolo imminente[19], il giovane re fuggì dalla Corte alla ricerca della sorella scomparsa, lasciando Obrey in sua vece come Reggente perché sorvegliasse Fearie e i suoi sudditi. Obrey finì con l'adeguarsi al titolo di re incondizionato, e la sua posizione fu resa più solida dal matrimonio con la cugina di Auberon Dymphna[22], e i due regnarono per molti anni, riversando alcune delle pratiche più pregiudizievoli di Magnus per unire tutte le razze di Fearie[23].
Tuttavia, Obrey fu messo al corrente della scoperta di Magnus da Amadan, e divenne sempre più preoccupato per la sopravvivenza della razza delle fate. Così adottò la stessa soluzione di Magnus, tentando di promuovere l'accoppiamento con gli esseri umani incoraggiando i bambini umani a restare a Faerie: una di questi bambini fu la giovane Maryrose, che subito dopo essere stata intrappolata a Faerie divenne la preferita della Regina Dymphna. Assicurato da Amadan che Maryrose le avrebbe dato un figlio, Obrey tramutò Dymphna in un albero e fece di Maryrose la sua nuova sposa: utilizzando un gioiello rubato alla precedente regina, Maryrose assunse l'aspetto di un essere puro sangue di Faerie e prese il nome di Titania durante la sua incoronazione[24].
Quando Auberon ritornò da uomo, Obrey rifiutò di concedergli il trono e cominciò così la Guerra di Successione: poco dopo il matrimonio, Obrey fu ucciso in battaglia e - cercando di riunire il regno in guerra - Auberon prese Titania in moglie e reclamò il trono. Per motivi politici, Auberon si aspettava che la moglie gli desse un figlio appena possibile: tuttavia, quando questa rimase incinta, fu il risultato di un incontro con un falconiere umano di nome Tamlin. Quando nacque il piccolo, era chiaramente un umano puro sangue, e Titania e la sua tata cospirarono per convincere Auberon che il neonato era nato morto, mentre la tata lo avrebbe portato nel mondo esterno perché crescesse come un umano fino all'età adulta[25].
Insieme, Titania e Auberon regnarono su Faerie attraverso tempi turbolenti: recisero per sempre la connessione tra il loro mondo e quello degli umani[26] e proibirono ai loro sudditi di viaggiare negli altri reami senza il loro permesso diretto[27]. Questo portò a dei problemi nel reame quando cominciò ad appassire e morire, costringendo Titania e la Corte a nascondere il loro vero stato dietro potenti fascinazioni. Infine, l'intervento di Tamlin portò un Apertore (Timothy Hunter, probabilmente il figlio abbandonato di Titania) al regno il cui sangue versato ne ricostituì il vigore[28]. Resistettero anche alla ribellione dei flitling, guidata da Briar Rose che per punizione fu trasformato e bandito[29]. Quando Lucifero decise di abbandonare il suo regno, Titania e Auberon sperarono di poter convincere i nuovi proprietari ad annullare la decima dovuta[17] - il loro unico figlio ed erede il Principe Taik fu chiesto come pagamento - ma ciò non fu a buon fine. Comunque la decima fu annullata, quando Huon il Piccolo ritornò nel regno per giudicare il suo diritto a sopravvivere: grazie alla credenza e alla lealtà di un flitling di nome Yarrow che fu scelto come "Livellatore", il regno fu ricreato dal nulla e riprese le sembianze del paradiso felice e lussureggiante che sempre fu ma senza alcuna connessione con l'Inferno[30].
Faerie affrontò pericoli successivi quando il demone Barbatos utilizzò una magica pietra chiamata Crepuscolo per trasformare una rana da giardino in un gigante. Barbatos schiavizzò le fate, costringendole a lavorare a morte per costruire un gigantesco stagno per il suo "maestro" demone. L'intervento di Molly O'Reilly (ex ragazza di Timothy Hunter) rilasciò le fate e bandì Barbatos in un angolo oscuro del Sogno, e in cambio la gemma Crepuscolo scelse lei come nuova proprietaria e di diventare il nuovo protettore di Faerie e la sua gente[31].

La natura di Faerie

Il tempo si muove in maniera diversa a Faerie dal mondo reale, e qualcuno che passa un'ora lì magari scopre che nel mondo reale sono passate settimane[8]. Un esempio di ciò fu quando il figlio di Titania fu portato nel mondo reale poco dopo il suo matrimonio[32], un'imprecisata quantità di tempo prima, Auberon e Titania guardarono la prima rappresentazione di Sogno di una notte di mezza estate sulla Terra più o meno negli anni cinquanta[3]. Tim Hunter nacque nel 1983[33] e tuttavia Titania fece fatica a riconoscere che quello fosse lo stesso bambino[34].

Abitanti di Faeire

Faerie è la casa di un numero enorme di razze e creature diverse, alcune nate sulla Terra e fuggite su Faerie con la crescita dell'influenza dell'uomo, altri venuti da altrove e che furono ingannati e costretti a restare, o che decisero di rimanere di loro volontà.

Residenti noti

  • Titania
  • Auberon
  • Fate presenti in The Sandman
  • Fate presenti in The Books of Magic

Brownies

I Brownies appaiono come piccoli umani con la pelle scura e che godono nell'aiutare con le faccende domestiche. Furono particolarmente abusati durante il regno di Re Magnus, il cui pregiudizio verso di loro lo portò a trattarli a poco più che schiavi domestici[35].

Flitlings

I Flitlings sono piccole fate alate che altrimenti sembrerebbero umani, simili nell'aspetto alle Fate di Cottingley. I Flitlings sono generalmente miti e senza pretese, contenti di adulare e lusingare la Corte delle Seelie: la Regina Titania aveva un gruppo di seguaci Flitlings, e reagiva gelosamente a qualcos'altro che poteva attirare la loro attenzione lontano da lei[8]. Tuttavia, questo ruolo potrebbe essere considerato sociale più che innato, poiché i Flitlings mostrarono anche un grande coraggio e una grande forza: fu il FLitling Yarrow che fermò la rivolta dopo gli attacchi delle "Ragazze in Fiamme", e misero anche fine alla decima di Faerie verso l'Inferno[36], mentre il Flitling Briar Rose guidò la sua razza nella ribellione contro la condiscendenza della Corte delle Seelie[31].

Le Seelie

La razza dominante di Faerie, alche nota come la Theena Sidhe, sembrano essere normali esseri umani salvo per alcune differenze cosmetiche - corna, pelle di colore diversa, o altre differenze minori[3]. Possono controllare le loro sembianze attraverso l'uso di gioielli magici, e hanno una naturale dimestichezza con alcune magie: possono evadere di prigione, e alcuni di loro hanno il dono della profezia. Tuttavia, i loro poteri possono essere negati attraverso l'utilizzo del ferro freddo[37], e il metallo infatti non è benvenuto nel regno[5]. I Seelie trovano particolarmente difficile sopportare i bambini tra loro, e gli aborti spontanei e i figli nati morti sono tipici. Tuttavia, sono abili nell'accoppiarsi con le altre razze, come gli umani. La Corte delle Seelie regna su tutte le altre razze di Faerie, modellate nell'aspetto dei tradizionali reali Europei[38].

I Non-Seelie

Le prime e selvagge fate dell'oscurità, i Non-Seelie sono avvistate raramente ma sono impegnate in una guerra senza sosta contro la Corte delle Seelie[39].

Troll

I Troll sono creature enormi, eccezionalmente forti e solitamente senza zanne. Sono utilizzati in battaglia e per i lavori pesanti, e non sono eccezionalmente intelligenti[40].

Note

  1. ^ Gaiman, Neil (1º giugno 1990), "Men of Good Fortune", The Sandman: the Doll's House (DC Comics), ISBN 1-85286-292-0
  2. ^ Gaiman, Neil (7 maggio 2004), riottenendo le mie biglie, ritrovato il 9 giugno 2008
  3. ^ a b c d e Gaiman, Neil; Shakespeare, William (1º giugno 1992), "A Midsummer Night's Dream", The Sandman: Dream Country (DC Comics), ISBN 1-85286-441-9
  4. ^ Neil Gaimon Interview, Stardust, 2007, ritrovato il 28 aprile 2008
  5. ^ a b c Gaiman, Neil (1993), The Books of Magic, DC Comics, ISBN 1-56389-082-8
  6. ^ Irvine, Alex (2008), "The Books of Magic", in Dougall, Alastair, The Vertigo Encyclopedia, New York: Dorling Kindersley, pp. 38–41, ISBN 0-7566-4122-5, OCLC 213309015
  7. ^ Gaiman, Neil; Shakespeare, William (1º giugno 1992), "A Midsummer Night's Dream", The Sandman: Dream Country (DC Comics), ISBN 1-85286-441-9
  8. ^ a b c d e Rieber, John Ney (1999), The Books of Magic: Girl in the Box, DC Comics, ISBN 1-84023-102-5
  9. ^ Intervista con John Ney Rieber, 1º dicembre 1995, ritrovato il 28 aprile 2008
  10. ^ Intervista con John Ney Rieber, 1º dicembre 1995, ritrovato il 28 aprile 2008
  11. ^ Irvine, Alex (2008), "The Books of Faerie", in Dougall, Alastair, The Vertigo Encyclopedia, New York: Dorling Kindersley, pp. 36–37, ISBN 0-7566-4122-5, OCLC 213309015
  12. ^ Rieber, John Ney (1995), The Books of Magic: Bindings, DC Comics, ISBN 1-56389-187-5
  13. ^ Rieber, John Ney (1º luglio 2000), The Books of Magic: The Burning Girl, DC Comics, ISBN 1-56389-619-2
  14. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  15. ^ Atchison, Lee (novembre 1999), "On Books and Waiting: Linda Medley", Sequential Tart
  16. ^ Rieber, John Ney (1º luglio 2000), The Books of Magic: The Burning Girl, DC Comics, ISBN 1-56389-619-2
  17. ^ a b Gaiman, Neil (1º settembre 1992), The Sandman: Season of Mists, Titan Books, ISBN 1-85286-447-8
  18. ^ Carlton, Bronwyn (1º novembre 1999), "The Books of Faerie: Auberon's Tale", The Books of Faerie: Auberon's Tale (Vertigo), ISBN 1-56389-502-1
  19. ^ a b Carlton, Bronwyn (luglio 1999), "The Books of Faerie: Beginnings", The Books of Magic n. 62: Endings (DC Comics)
  20. ^ Carlton, Bronwyn (1º novembre 1999), "The Books of Faerie: Auberon's Tale", The Books of Faerie: Auberon's Tale (Vertigo), ISBN 1-56389-502-1
  21. ^ Carlton, Bronwyn (1º novembre 1999), "The Books of Faerie: Auberon's Tale", The Books of Faerie: Auberon's Tale (Vertigo), ISBN 1-56389-502-1
  22. ^ Carlton, Bronwyn (1º novembre 1999), "The Books of Faerie: Auberon's Tale", The Books of Faerie: Auberon's Tale (Vertigo), ISBN 1-56389-502-1
  23. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  24. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  25. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  26. ^ Rieber, John Ney (1995), The Books of Magic: Bindings, DC Comics, ISBN 1-56389-187-5
  27. ^ Gross, Peter (dicembre 1999), The Books of Magic: A Day, A Night and A Dream Part Two, DC Comics
  28. ^ Rieber, John Ney (1995), The Books of Magic: Bindings, DC Comics, ISBN 1-56389-187-5
  29. ^ Rieber, John Ney (novembre 1999), The Books of Faerie - Molly's Story Book 3: Tearing Off Their Wings, DC Comics
  30. ^ Rieber, John Ney (1º luglio 2000), The Books of Magic: The Burning Girl, DC Comics, ISBN 1-56389-619-2
  31. ^ a b Rieber, John Ney (dicembre 1999), The Books of Faerie - Molly's Story Book 4: The Importance of Being Evil, DC Comics
  32. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  33. ^ Rieber, John Ney (1995), The Books of Magic: Bindings, DC Comics, ISBN 1-56389-187-5
  34. ^ Rieber, John Ney (1995), The Books of Magic: Summonings, DC Comics, ISBN 1-56389-265-0
  35. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  36. ^ Rieber, John Ney (1º luglio 2000), The Books of Magic: The Burning Girl, DC Comics, ISBN 1-56389-619-2
  37. ^ Gaiman, Neil (1º luglio 1995), "Cluracan's Tale", The Sandman: World's End (DC Comics), ISBN 1-56389-171-9
  38. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  39. ^ Carlton, Bronwyn (1998), "The Books of Faerie", The Books of Faerie (Titan Books), ISBN 1-85286-916-X
  40. ^ Carlton, Bronwyn (1º novembre 1999), "The Books of Faerie: Auberon's Tale", The Books of Faerie: Auberon's Tale (Vertigo), ISBN 1-56389-502-1

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sabato 11 novembre 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 87. La faida tra Anita Monterovere e Diana Orsini

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Contrariamente a quel che si crede, le faide familiari non riguardano l'odio e nemmeno gli interessi materiali o le competizioni che possono, in origine, averle causate.
Le faide riguardano il dolore e hanno la loro vera origine nel dolore.
E' il dolore che le alimenta e le tiene in vita anche quando se n'è perso ogni plausibile significato.
Nel caso della faida che nacque tra Anita Monterovere e la suocera di suo nipote Francesco, Diana Orsini, c'erano le frustrazioni di una vecchia zitella acida e le preoccupazioni di una anziana madre che vedeva sua figlia, Silvia, non completamente accettata e valorizzata dalla famiglia del marito.
Per capire come mai questi due dolori, vissuti da due donne intelligenti, seppur di carattere orgoglioso e permaloso, siano sfociati in un'ostilità così profonda da ripercuotersi su tutte e due le loro famiglie (il clan Monterovere e il clan Ricci-Orsini), è necessario partire da origini remote, che affondano le radici in profondità (perché come scrisse Tolkien: "le radici profonde non gelano").
Incominciamo dunque dalle origini.
Anita Monterovere e Diana Orsini erano coetanee, entrambe nate nel 1913, alla fine della Belle Epoque, di cui sembravano essere l'ultima sopravvivenza esistente sulla faccia della Terra, in particolare quelle rare volte in cui erano state "compagne di merende" nel leggendario Salotto Liberty di Villa Orsini.
Ma le similitudini non finivano qui.
Sia Anita che Diana erano venute al mondo in famiglie che, pur essendo state un tempo ricche e importanti, attraversavano una fase di profonda crisi finanziaria, e dunque, nonostante avessero ricevuto un'educazione di prima classe (studi ginnasiali, diploma magistrale, lezioni di pianoforte, canto, francese, equitazione e danza classica) erano ben consapevoli che soltanto un matrimonio con un uomo ricco avrebbe potuto salvarle dagli usurai.
Come ben sappiamo, Diana fu costretta dai genitori a sposare Ettore Ricci, il figlio dell'usuraio Giorgio Ricci detto "Zuarz",
Sappiamo inoltre (per quanto sia ora opportuno ritornare sull'argomento) che Anita Monterovere non si sposò mai, pur essendo più bella di Marlene Dietrich (a cui assomigliava in modo sorprendente), a causa del suo carattere acido e irascibile, che metteva in fuga anche i pretendenti più determinati.
Questa prima differenza tra Anita e Diana fu una delle radici del loro profondo disaccordo: Anita infatti invidiava tutte le donne sposate, in particolare quelle che avevano sposato un uomo ricco, mentre Diana invidiava tutte le donne nubili, perché non erano state costrette a sposare un uomo che non amavano, come era invece successo a lei.
Anita Monterovere, che avrebbe tanto desiderato farsi mantenere dalla famiglia o da un marito o un amante, dovette invece lavorare come maestra elementare nella lontana città di Fiume (che all'epoca era ancora italiana) per sopravvivere negli anni in cui la sua famiglia stava cercando di risollevarsi dalla crisi creando l'Azienda Escavatrice e Idraulica Fratelli Monterovere.
Diana Orsini invece, che avrebbe desiderato più di ogni altra cosa di diventare insegnante, fu costretta dal marito a occuparsi delle questioni domestiche, subendo peraltro le insolenze della governante Ida Braghiri, la donna più perfida e astuta della sua generazione, che poteva contare sul ferreo appoggio del vecchio Giorgio "Zuarz" Ricci.
Ma arriviamo a questioni più vicine agli argomenti e agli eventi che furono alla base della faida.
Anita invidiava tutte le donne che avevano figli e pertanto, quando (miracolosamente scampata alle foibe titine) tornò da Fiume a Faenza nel '44, fece di tutto per insinuarsi nella vita familiare dei suoi fratelli e, approfittando del carattere fragile o della salute cagionevole delle sue tisiche cognate, riuscì a fare da madre ai suoi nipoti, in particolare a quelli maschi, tra cui il nostro Francesco, futuro genero di Diana Orsini.
L'appartamento di Anita Monterovere a Faenza divenne quasi l'abitazione principale dei figli dei suoi fratelli, così come il suo salotto si trasformò in un ritrovo intellettuale.
Diana invece aveva vissuto le sue tre gravidanze come un'ulteriore sciagura capitatale durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale e dell'occupazione tedesca, seguita poi dalle vendette partigiane, e in più si era sentita rimproverare dal marito perché aveva partorito solo figlie femmine.
E dal momento che Diana non era il tipo da sopportare in silenzio le critiche, rispose ai rimproveri del marito con un vero e proprio "sciopero sessuale", impedendo ad Ettore di toccarla fino a quando una fortunatamente prematura menopausa svincolò entrambi i coniugi dal dovere matrimoniale della riproduzione.
Il nipote preferito di Anita era Francesco, per il quale aveva già, nelle sue fantasie, scelto la moglie ideale, ossia una certa Ivana, maestra elementare collega della stessa Anita.
Non le passava nemmeno per l'anticamera del cervello che Francesco potesse aver messo gli occhi su un'altra donna.
Per questa ragione, quando Francesco annunciò ad Anita la sua intenzione di fidanzarsi con Silvia Ricci-Orsini, la zia considerò questo fatto come un imperdonabile delitto di lesa maestà.
Ma anche la futura suocera di Francesco nutriva perplessità riguardo a quelle nozze.
Diana riteneva infatti pericoloso che sua figlia Silvia sposasse proprio uno dei membri di una famiglia che aveva interessi economici contrari a quelli del Feudo Orsini (non dimentichiamo infatti che l'Azienda Fratelli Monterovere partecipava alla costruzione del Canale Emiliano Romagnolo nei territori appena confiscati alla Società in Accomandita per Azioni "Orsini Ricci Spreti e Zanetti").
Insomma, sia per Anita che per Diana quel matrimonio non s'aveva da fare.
Usarono tutta la loro influenza per impedire ai fidanzati di giungere all'altare, in quella fredda mattina di dicembre del 1974.
Francesco e Silvia non erano né Romeo e Giulietta, né Renzo e Lucia, ma potevano comunque contare, oltre che su un reciproco amore, anche su un'intelligenza non comune, e si sa che per le menti creative non esistono vicoli ciechi.
Fu così che quando i promessi sposi finalmente convolarono a nozze, Anita Monterovere e Diana Orsini dovettero necessariamente incontrarsi e cercare, almeno all'inizio, di fingere d'andar d'accordo.
Fin dal primo incontro, un mese prima della cerimonia, le due signore avevano sviluppato, per le ragioni di cui si è detto sopra, una reciproca antipatia, tenuta a freno soltanto da quel che rimaneva di un antico galateo a cui erano state educate da ragazze.
Le loro conversazioni erano come un costante duello, anzi, per meglio dire, una sorta di interminabile partita di scherma, con un continuo incrociare le lame a colpi di tagliente ironia.
Avremo modo, nei prossimi capitoli, di esemplificare alcune delle loro più famose conversazioni in cui riuscirono a demolirsi reciprocamente senza violare tuttavia le regole ipocrite del bon ton.
In questo passo ci limiteremo ad accennare al fatto che le antipatie e le punzecchiature si trasformarono, col passare degli anni, in una guerra fredda in cui la posta in gioco era il ruolo di "Matriarca della Famiglia", specialmente dopo la morte di Giulia Lanni Monterovere (la madre di Francesco) e delle tre nonne degli sposi (Eleonora Bonaccorsi Monterovere, Clara Monicelli Ricci ed Emilia Paolucci de' Calboli, vedova Orsini Balducci, contessa di Casemurate).
Era inevitabile che in questa contesa avrebbe pesato anche la rivalità economica tra Romano Monterovere, l'austero e rancoroso fratello di Anita, e il vulcanico e sanguigno Ettore Ricci, marito di Diana.
Ed altrettanto inevitabile fu il fatto che, in quel pericoloso tritacarne, sarebbe finito, come "trofeo di caccia", l'unico figlio di Francesco e Silvia, e cioè Riccardo Monterovere.
Sappiamo da fonti certissime che il nostro Riccardo non ebbe mai il minimo dubbio riguardo al "da che parte schierarsi" nella faida tra l'acida prozia Anita e l'adorata nonna Diana.
Diana era stata per lui come una seconda madre, perché lo aveva cresciuto nei primi fondamentali tre anni di vita, quando lui aveva trascorso la maggior parte del tempo nelle campagne di Casemurate, presso la Villa Orsini.
Fin da allora Riccardo aveva imparato a distinguere tra i salamelecchi ipocriti della prozia Anita e l'affetto sincero e profondissimo che la nonna Diana nutriva per lui.
Col passare del tempo, questa impressione si era sempre più consolidata.
C'è forse anche una spiegazione "freudiana" in tutto questo, perché se un figlio maschio in età prepuberale sviluppa verso la madre un complesso di Edipo, allora non è del tutto fuori luogo dedurne che nei confronti della nonna materna, la "madre della madre", egli possa sviluppare, specie se quest'ultima è bella e affettuosa, un "Edipo al quadrato".
Questa premessa è fondamentale per capire poi le ragioni per le quali, negli anni in cui Riccardo, ormai maggiorenne, si trovava a Milano a studiare economia in un tempio della finanza laica, si sarebbe ferocemente inasprita la faida tra Anita, ormai sofferente di una serie di problemi di salute (in quanto accanita fumatrice) e pertanto determinata a ottenere la sua vendetta prima di tirare le cuoia, e Diana, rimasta vedova e sola in una casa diroccata, con l'unica compagnia della perfida Ida Braghiri e dell'eterno stuolo di creditori che battevano cassa dopo la morte di Ettore Ricci in pieno processo penale e la disastrosa gestione del commissario pro tempore imposto dai tribunali.

venerdì 10 novembre 2017

I Sidhe, all'origine della leggenda di Faerie, il mondo delle fate celtiche

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Sidhe (ʃiːə, approssimativamente scii), in italiano scide, è la parola gaelica che indica il popolo fatato, chiamato anche piccolo popolo, composto da follettifateelfignomi, ecc. La traduzione letterale è popolo delle Colline.[1]
Il Sidhe è, in alternativa, l'oltretomba celtico, detto anche Annwyn: un mondo felice, parallelo a quello umano, che può essere interpretato sia come l'habitat invisibile in cui dimora appunto il «buon Popolo», o «piccolo Popolo» che dir si voglia, o più semplicemente come l'immagine evocativa del mondo spirituale.

Nel Galles i Sidhe sono conosciuti col nome di Tylwyth Teg , di cui ho già trattato in un post precedente https://voxcalantisindeserto.blogspot.it/2017/10/i-tylwyth-teg.html

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La leggenda

Daoine Sidhe (si pronuncia diine scii) è il nome assunto dai Túatha Dé Danann (discendenti della Dea Danu) quando i Milesi (invasori dell'Irlanda) li respinsero sottoterra. Loro re era Finvarra, che da quel giorno regna nel suo palazzo sotto la collina fatata di Knockma. La loro abilità nel gioco degli scacchi è leggendaria e nessun essere umano è mai riuscito a batterli, lo stesso Re Finvarra ha tale titolo poiché è il più bravo giocatore di scacchi fra di loro. Finvarra è conosciuto anche come donnaiolo e spesso si reca sul piano terreno per rapire donne mortali.
Quando i Túatha Dé Danann, antichi sovrani dell'Irlanda arcaica, si allontanarono dall'isola, non si sa bene dove si diressero: c'è chi afferma che la loro migrazione li portò dalle coste fino all'entroterra, in un posto chiamato Færie, con una conseguente integrazione culturale, e chi sostiene invece che tornarono nell'isola da cui arrivarono.
Ma le leggende li mistificano come un popolo fatato e semidivino dell'Annwyn (l'aldilà celtico) i cui membri, immortali e potenti maghi, partecipavano a eterni banchetti in luoghi fuori dallo spazio e dal tempo, collocati spesso all'interno degli antichi tumuli o in prossimità di dolmen o dei laghi, oppure danzavano sotto la luna.
La magia di questi luoghi sacri ne rievocano infatti lo spirito. Si narra che le fate Fairies e gli elfi siano tutto ciò che resta dei Tuatha de Danaan, guardiani dei laghi irlandesi e scozzesi.
Un riferimento esplicito al piccolo popolo di Faerie o Feeria si trova nel racconto di J.R.R. Tolkien Il fabbro di Wootton Majors pubblicato per la prima volta nel 1976, nel volume Albero e foglia

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Cronaca

In Italia è stato redatto una sorta di fascicolo contenente presunti avvistamenti di esseri e creature fatate nei boschi dell'Appennino da parte della Guardia Forestale.[2]

Note

Bibliografia

giovedì 9 novembre 2017

Composizione della nuova Assemblea Regionale Siciliana

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Da Sinistra a Destra: 1 seggio per la lista di sinistra Cento Passi, 2 seggi per il Partito Socialista Italiano, 11 seggi per il Partito Democratico, 20 seggi per il Movimento 5 Stelle (in totale le forze di opposizione contano 34 seggi su 70), 5 seggi l'Unione di Centro, 12 seggi Forza Italia, 4 seggi la lista civica del presidente (Diventerà Bellissima) a cui vanno aggiunti 7 seggi che fanno parte del premio di maggioranza per il candidato vincitotr, 5 seggi il movimrnyo autonomida popolar-conservatore Idea, 3 seggi l'alleanza Fratelli d'Italia - Noi con Salvini (in totale la maggioranza di centro-destra può contare su 36 seggi, soltanto 2 in più rispetto alle opposizioni, che tuttavia sono profondamente divise tra sinistra, renziani e grillini).