venerdì 13 gennaio 2017

I codici di Nag Hammâdi





codici di Nag Hammâdi sono un insieme di testi gnostici cristiani e pagani, rinvenuti nei pressi di Nag Hammâdi (Egitto), nel dicembre 1945.

Storia

Si tratta di 13 papiri, che furono ritrovati nel 1945 in una giara di terracotta da un abitante del villaggio di al - Qasr, presso un monastero cenobita pacomiano nell'isola di Nag Hammâdi, detta anche isola elefantina[1]. La zona del ritrovamento è situata accanto alla parete rocciosa di Jabal - al Tarif, circa 450 km a sud del Cairo, in Egitto. I papiri rimasero nascosti per lungo tempo dopo il ritrovamento e in seguito ad una complessa vicenda, dopo essere stati dispersi, furono recuperati e messi a disposizione degli studiosi. I testi contenuti nei codici sono, per la maggior parte, scritti gnostici, ma includono anche tre opere appartenenti al Corpus Hermeticum ed una parziale traduzione della Repubblica di Platone. Si ipotizza che tali codici appartenessero alla biblioteca di un monastero della zona, e che i monaci li abbiano nascosti per salvarli dalla distruzione, quando si cominciò a considerare lo gnosticismo come eresia.

Contenuti

I testi sono scritti in copto, benché la maggior parte di essi (o forse tutti) siano stati tradotti dal greco. L'opera più importante presente in essi è il Vangelo di Tommaso; quello presente nei codici è l'unico testo completo noto dell'opera. Grazie a questa scoperta gli studiosi riscontrarono la presenza di frammenti di questi testi nei manoscritti di Ossirinco, scoperti nel 1898, e ne ritrovarono tracce nelle citazioni presenti negli scritti dei Padri della Chiesa.
La datazione dei manoscritti risale al III e IV secolo, mentre per i testi greci originali, benché ancora controversa, è generalmente accettata una datazione al I e II secolo.

Elenco dei testi


Un papiro con una frase dell'Apocalisse di Pietro.

Vangelo copto di Giovanni.

Ultima pagina del Vangelo di Tommaso.

Dialogo del Redentore (o del Salvatore).

Sophia nei codici di Nag Hammadi

Nei codici di Nag Hammadi, Sophia è la sizigia di Gesù Cristo (essendo stata coemanata con lui, forma un'unità con Cristo), ed è identificata nello Spirito Santo della Trinità. Nel testo "Sull'Origine del Mondo", Sophia è dipinta come Colei che generò senza la sua controparte maschile. In questo modo venne originato il Demiurgo (Satana), ovvero il Dio ebraico Yahweh (anche noto come YaldabaothSamael), creatore di tutto l'universo materiale e dio minore malvagio, poiché appunto Sophia lo generò senza la sua sizigia Gesù Cristo, tentando di aprire una breccia nella barriera tra lei e l'inconoscibile Bythos. Nella creazione del mondo materiale ad opera Demiurgo però, Sophia riuscì ad infondere la sua Scintilla Divina (pneuma) nella materia, impermeando dunque il creato della sua Divinità (Divinità dunque presente nel cosmo e quindi in tutte le forme di vita sotto forma di anima), e rovinando i piani del Demiurgo. Riaccendendo la scintilla divina che è in lui infatti, l'uomo si risveglia dagli inganni del Demiurgo e del mondo materiale, e accede alla Verità oltre la realtà materiale. Cristo giunse sulla terra proprio al fine di risvegliare negli uomini la loro divinità (la Sophia che è in loro).
Inoltre Sophia è dipinta anche come Colei che distruggerà Satana/Yaldabaoth/Yahweh e questo universo di materia con tutti i suoi Cieli. In seguito in "Sull'Origine del Mondo", si dice:
"Ella [Sophia] li getterà giù nell'abisso. Loro (gli arconti) saranno perduti a causa della loro cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l'un l'altro finché non periranno per mano del primo genitore. Quando questi li avrà distrutti, si rivolgerà contro se stesso e si distruggerà finché non cesserà di esistere.
Ed i loro cieli precipiteranno uno sull'altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco. Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo cielo precipiterà e si spezzerà in due. [...] essi precipiteranno nell'abisso, e l'abisso sarà rovesciato.
La luce vincerà sull'oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima."

Caduta e redenzione di Sophia

L'angoscia e la paura di Sophia di perdere la vita (proprio come perse la luce dell'Uno), le provocarono confusione e brama di tornare a lui. A causa di questa brama, la materia (greco: hyle) e l'anima (greco: psykhe) accidentalmente ebbero esistenza attraverso i quattro elementi: fuocoacquaterra, ed aria. Anche la creazione del Demiurgo dalla testa leonina fu un errore perpetrato durante questo esilio. Secondo alcune fonti gnostiche, esso fu il prodotto di Sophia che tentò di emanare da sola, senza la sua controparte maschile. Il Demiurgo procedette, poi, nella creazione del mondo fisico nel quale viviamo, ignorante di Sophia, che, comunque, riuscì ad infondere alcune scintille spirituali o pneuma nella creazione del Demiurgo.
Dopo questi avvenimenti, il Redentore (Cristo) ritornò e le permise di vedere nuovamente la luce, riportandola a conoscenza dello spirito. Cristo fu poi inviato sulla terra in forma di uomo, Gesù, per dare agli uomini la gnosis di cui avevano bisogno per liberarsi dal mondo materiale e ritornare al mondo spirituale. Si noti che, nello gnosticismo, la storia Evangelica di Gesù è essa stessa allegorica: egli non è un essere vivente in un contesto storico, ma il Mistero Esterno usato come introduzione alla gnosis.

Note

  1. ^ Da non confondere con l'omonima isola Elefantina situata nel centro del Nilo

Bibliografia

  • Nicola Denzey Lewis, I manoscritti di Nag Hammadi. Una biblioteca gnostica del IV secolo, traduzione di Matteo Grosso, Roma, Carocci, 2014, ISBN 978-88-430-7185-2.
  • Marvin W. Meyer (a cura di), The Nag Hammadi Scriptures. The Revised and Updated Translation of Sacred Gnostic Texts Complete in One Volume, San Francisco, HarperOne 2009, ISBN 978-00-616-2600-5

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Origine del simbolismo religioso nella geometria gnostica egiziana

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giovedì 12 gennaio 2017

Eoni e Arconti nello Gnosticismo e nel vangelo Apocrifo di Giovanni

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Gli Arconti (dal greco ἄρχοντες), sono quelle figure che nella teogonia e cosmogonia gnostica svolgono il ruolo di giudici e controllori del mondo materiale.
Nella visione gnostica il mondo materiale è diviso sia ontologicamente che fenomenologicamente dalla sfera divina (Pleroma), un luogo atemporale ed adimensionale preesistente ad ogni cosa. Questa divisione si originò da un "peccato iniziale", attraverso il quale una emanazione divina si frappose tra il mondo materiale da essa generato, dove l'uomo si trova imprigionato, ed un Dio superiore ed occulto. Nello gnosticismo di origine iranica, dove il dualismo raggiunge l'apice, si assiste allo scontro eterno e titanico tra due divinità, mentre in quello ellenizzante e giudaizzante, opposta al Dio occulto si erge la figura di un "dio minore", il Demiurgo, che viene coadiuvato da una serie di emanazioni generate da lui stesso, gli Arconti. Il mondo materiale, quindi, non è altro che un incidente di percorso, una creazione degli Arconti, che, ricordandosi della perfezione del Pleroma, cercano di riprodurla attraverso l'imposizione di regole e l'applicazione di leggi che, per quanto in difetto, tendono a riprodurne la realtà: l'universoè il ricordo di ciò che un tempo essi conobbero.

Il primo arconte nell'apocrifo di Giovanni

Secondo l'apocrifo di Giovanni il primo arconte nacque da Sophia, un eone emanato dal Pleroma, che, anziché congiungersi con un altro eone, si congiunse al suo desiderio per il Dio occulto. Da questa unione nacque un essere bestiale con la faccia di leone, Jaldaboth. L'amore di Sophia per il Pleroma si trasformò in desiderio e quindi in brama, pertanto l'emanazione di Sophia fu stravolta nella forma e nel contenuto, ma una scintilla della sua natura divina vi si riversò comunque. Sophia, vergognandosi di suo figlio, nato dalla trasgressione e dalla violazione delle regole divine, lo nascose lontano dagli altri eoni, in una sorta di zona buia. Qui Jaldaboth, essere indipendente dal Pleroma, iniziò la creazione del mondo materiale e diede vita ad altri arconti, ognuno di loro in forma animalesca, neppure lontanamente simili agli eoni che vivevano nel Pleroma stesso. Ognuno dei suoi discendenti, come lui, aveva la capacità di creare, anche se la non discendenza diretta dal Dio occulto limitava questa capacità. Jadalbaothregnava supremo sul cosmo, mentre i suoi figli regnavano su ognuno dei cieli. Durante la creazione del mondo materiale, però, giunse il Metropator, una emanazione del Dio occulto che intendeva raggiungere Sophia. Gli arconti, allora, stupiti da tale potenza decisero di catturare il Dio occulto tramite una sua manifestazione, così, ad immagine del Metropator, crearono l'Adamo terrestre. Questi tuttavia giaceva inerte nel Paradiso Terrestre finché il Padre, mosso a pietà non gli infuse il soffio di vita.

Funzione degli Arconti

Gli arconti sono quindi le potenze responsabili della creazione dell'uomo e del mondo materiale, ma anche le potenze che, grazie al loro ricordo dell'armonia e dell'ordine del Pleroma, danno le regole del Cosmo e del Tempo. Ma la loro funzione non si limita a questo. Essi sono anche il maggiore ostacolo al ritorno dell'uomo verso il Dio occulto. La loro opera si esplicita proprio nel soggiogare l'uomo con le loro regole.

L'Apocrifo di Giovanni (Libro di Giovanni Evangelista o Libro segreto di Giovanni o Rivelazione segreta di Giovanni, in quanto qui «apocrifo» sta a significare «segreto») è un vangelo composto in lingua greca nel II secolo (entro il 185) attribuito (pseudoepigraficamente) a Giovanni apostolo. Si tratta di un vangelo gnostico.
Citato da Ireneo di Lione, è stato ritenuto perduto fino al ritrovamento di tre distinte versioni in lingua copta tra i Codici di Nag Hammâdi nel 1945; più una quarta versione.

Versioni

L'Apocrifo di Giovanni fu un libro estremamente diffuso tra i maestri gnostici, che lo rielaborarono più volte, tanto che ne furono prodotte almeno cinque versioni:
  • una versione lunga, tramandata da due copie in lingua copta ritrovate a Nag Hammadi (codice II.1 e codice IV.1), caratterizzata dalla citazione di un Libro di Zoroastro;
  • una prima versione corta, tramandata da una copia in copto ritrovata a Nag Hammadi (codice III.1), caratterizzata da alcune peculiarità teologiche (e da una propria traduzione in copto, indipendente dalle altre);
  • una seconda versione corta, tramandata da una copia in copto (manoscritto copto p. Berol. 8502), caratterizzata da alcune peculiarità teologiche (e da una propria traduzione in copto, indipendente dalle altre);
  • una terza versione corta, nota solo attraverso il compendio fattone da Ireneo di Lione nella sua opera Contro le eresie (185).

Contenuto e tematiche trattate

L'Apocrifo di Giovanni descrive l'apparizione di Gesù all'apostolo, cui comunica una rivelazione privilegiata, non trasmessa nel suo ministero.
La rivelazione segreta descrivente creazione, caduta, redenzione dell'umanità contiene alcuni elementi tipici della dottrina gnostica:
  • tripartizione degli uomini (terreni, psichici, spirituali);
  • creazione del demiurgo;
  • eoni (emanazioni delle divinità)
  • dicotomia luce/oscurità;
  • divinità intrappolata nell'uomo mortale.

Breve riassunto

Il testo dell'Apocrifo di Giovanni si apre con una prima scena dove si vede Giovanni uscire dal tempio dove si era recato per pregare e il racconto palesa come dopo la crocefissione del rabbi di Nazareth suo maestro e amico, Giovanni si trovava in uno stato d'animo confuso oltre che evidentemente "molto rattristato".
Nella scena seguente Giovanni è raggiunto dalla voce di un notabile dell'ortodossia ebraica che gli insinua dubbi sull'abbandono e il tradimento perpetrato, a suo dire, dal falso maestro Gesù, a danno dei suoi fedeli discepoli creduloni.
Giovanni ascolta il rappresentante della religione ebraica ortodossa ed è senza parole, non sa più cosa pensare quando gli appare in visione colui che ha sconfitto la morte e gli impartisce nuovi insegnamenti segreti, affinché Giovanni non dubiti, poiché lui, il rabbi di Nazareth non lo ha tradito, ma gli ha insegnato la verità.

Voci correlate

Il Vangelo di Giuda




« Ma tu sarai maggiore tra loro. Poiché sacrificherai l'uomo che mi riveste. »
(Gesù, nel Vangelo di Giuda, riferendosi a Giuda rispetto agli altri apostoli)


Prima pagina del Vangelo di Giuda, corrispondente alla pagina 33 del Codex Tchacos.
Il Vangelo di Giuda è un vangelo gnostico ed apocrifo che riporta alcune conversazioni tra Gesù e l'apostolo Giuda Iscariota, trascritte non da Giuda stesso, ma da cristiani gnostici seguaci di Gesù. Questo vangelo è riportato in un manoscritto in lingua copta risalente all'inizio del IV secolo; è stato suggerito che la versione copta sia la traduzione di un'edizione più antica in lingua greca, ma non c'è accordo tra gli studiosi su questo punto. Il Vangelo di Giuda fu composto tra il 130 e il 170 circa; la datazione si basa sulla maturità della teologia contenutavi, sul fatto che presume la conoscenza dei vangeli canonici e sulla testimonianza di Ireneo di Lione.
Secondo i vangeli canonici, Giuda tradì Gesù consegnandolo alle autorità del Tempio di Gerusalemme, le quali a loro volta lo consegnarono al prefetto Ponzio Pilato, massima autorità romana della regione, che lo mise a morte per crocifissione. Il Vangelo di Giuda, invece, secondo la traduzione preliminare del 2006 della National Geographic Society, presenta Giuda in una prospettiva molto diversa: il gesto dell'apostolo non fu un tradimento, ma l'esecuzione di un ordine di Gesù stesso, che aveva bisogno di questo atto affinché il corso degli eventi che aveva progettato fosse messo in moto.
Questa raffigurazione è compatibile con gli insegnamenti dello gnosticismo, secondo i quali la forma umana è una prigione per l'anima; in tale ottica, il tradimento di Giuda (nel senso originale del termine, quello di traditio, "consegna") permise a Gesù di liberarsi dai suoi vincoli fisici. Secondo il Vangelo di Giuda questi insegnamenti, comprensivi della descrizione della cosmologia gnostica, non furono impartiti a tutti gli apostoli, ma rivelati privatamente da Gesù al solo Giuda, ritenuto più degno degli altri apostoli.
Si ritiene che fosse il testo sacro fondamentale dei Seziani, in quanto è citata la "stirpe di Set" come stirpe degli eletti, o comunque dei Cainiti, i quali tenevano in gran conto tutti i personaggi ritenuti riprovevoli nell'Antico Testamento, come EsaùCam, gli abitanti di Sodoma e Gomorra, lo stesso Giuda Iscariota e Caino, da cui la setta prese il nome, poiché essi avevano sofferto ed erano stati maledetti da Hysteraa, il Demiurgo, il Dio crudele veterotestamentario.[1] Infatti, in un passo di tale vangelo, Gesù deride i discepoli che pregano l'entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è in realtà il malvagio Demiurgo.
Perduto per 1600 anni, un manoscritto, il Codex Tchacos, è stato ritrovato presso una caverna a Minya (Egitto) nel 1978, e dopo diverse peripezie è stato restaurato a partire dal 2001. Nel 2006 è stata pubblicata la prima traduzione a cura della National Geographic Society.

Tradizione manoscritta

Il Vangelo di Giuda, al pari di molti altri vangeli gnostici, è andato perduto con l'estinguersi dello gnosticismo, fiorito nei primi cinque secoli del cristianesimo.
Per secoli di esso rimasero disponibili solo brevi citazioni indirette ad opera di alcuni Padri della Chiesa. In particolare il testo viene citato per la prima volta da Ireneo di Lione nella sua opera Adversus haereses ("Contro le eresie"), scritta attorno al 180:
« [...secondo i Cainiti] solo Giuda il traditore conosceva la Verità come nessun altro e per questo ha realizzato il mistero del tradimento, in seguito al quale tutto, in terra e in cielo, rimase sconvolto. Essi hanno dunque prodotto una storia fondata su dette basi e l'hanno chiamata Vangelo di Giuda. »
(Adversus haereses, I. 31,1)
Verso la fine degli anni settanta ne fu ritrovato presso El Minya, in Egitto un manoscritto in copto redatto su papiro e legato da un laccio di pelle. Il manoscritto, chiamato Codice Tchacos, è composto da 66 pagine e contiene quattro opere:
L'esame al carbonio 14 di alcuni campioni e del contenitore esterno del manoscritto, avvenuto nell'università dell'Arizona, hanno fornito datazioni diverse, la cui media si aggira tra il 220 e il 340, con un margine d'errore di circa 50 anni. Gli studiosi hanno proposto datazioni dello scritto oscillanti tra il III e il IV secolo, e vi è chi, sulla base del metodo paleografico, si spinge sino alla fine del quarto secolo.[senza fonte]
Il manoscritto, dopo lunghe peripezie e passaggi di proprietà, rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island (USA) per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000 per circa 300.000 dollari. Dopo aver tentato per due volte di rivenderlo, Tchacos, preoccupata dal deterioramento del testo, lo affidò nel 2001 alla Maecenas Foundation for Ancient Art di Basilea per farlo conservare e tradurre.[2] Il manoscritto è stato autenticato e tradotto dopo un lavoro durato cinque anni. Alcune pagine ricostruite sono state mostrate in pubblico per la prima volta il 6 aprile 2006 a Washington (Usa), nella sede della National Geographic Society.

Datazione e caratteristiche

Il Vangelo di Giuda fu composto prima del 180, anno indicativo della sua prima menzione da parte di Ireneo di Lione; se fosse effettivamente un'opera dei Cainiti e se questi fossero effettivamente dipendenti in qualche modo dagli insegnamenti di Marcione, il Vangelo di Giuda non potrebbe essere stato composto prima del 130 circa.[3]
Si tratta di un testo – l'unico fin qui noto - che prende le difese di Giuda Iscariota, discepolo di Gesù; il contenuto del vangelo mostra forti analogie con la dottrina dei Cainiti e dei seguaci di Basilide. Il Vangelo di Giuda interpreta differentemente il rapporto tra Gesù e Giuda: contrariamente a quanto raccontano MatteoMarcoLuca e Giovanni nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, secondo questo vangelo Giuda consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo.
Craig Evans, docente di Nuovo Testamento presso l'Acadia Divinity College dell'Acadia University di Wolfville, in Canada, spiega il testo in questo modo: è come se Gesù avesse segretamente dato istruzioni a Giuda affinché lo consegnasse alle autorità romane. Si spiega così la frase a lui rivolta e riportata dal Vangelo secondo Giovanni: «Qualunque cosa tu debba fare, falla in fretta». «Il tradimento dell'apostolo è dipinto come un atto di obbedienza» e poiché «il sacrificio del corpo carnale di Gesù è la chiave della redenzione» in effetti «Giuda nel testo si profila come un eroe, che finisce per essere invidiato ed addirittura maledetto»[4].

Contenuto


Il Bacio di Giuda di Giotto, particolare (Padova)
Lo scritto narra gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù in chiave del tutto diversa rispetto ai vangeli canonici. Gesù appare in contrasto con le usanze e i culti diffusi e con gli stessi discepoli, ritenuti incapaci di comprendere il vero spirito della religione. Tra essi solo Giuda è in grado di servire veramente Dio e di mettere in atto i suoi propositi. Il Maestro chiede quindi a Giuda di favorire la sua cattura e la sua morte, che lo libererà dal corpo - in questo contesto il corpo è considerato un involucro in opposizione alla vera spiritualità.
Gesù parla poi al suo discepolo prediletto (Giuda) del vero significato della Genesi, espone quindi una complicata cosmogonia dove compaiono numerosi esseri sovrumani: angeli, angeli del caos, eoni e luminari, tutti guidati dallo Spirito supremo. Vi sono due specie di esseri umani: i primi sono uomini dall'anima immortale (equivalenti ai cosiddetti "pleromatici" o "uomini di luce" dello gnosticismo), creati da Dio secondo l'archetipo; i secondi sono esseri mortali, discendenti da Adamo e generati da un angelo del caos. Gli ultimi, la maggioranza degli uomini, non sono in grado di raggiungere la salvezza e praticano culti in onore di un falso dio, non conoscendo affatto la natura del vero Dio.
Questo tipo di concezione antropologica è tipica delle dottrine esoteriche gnostiche, come pure la complessa cosmogonia articolata in gerarchie di emanazioni che si susseguono.

Traduzione e controversie

La traduzione del Vangelo di Giuda è stata curata da Rodolphe Kasser, filologo e archeologo, e da Marvin Meyer, professore della Chapman UniversityApril D. DeConick, professoressa di studi biblici alla Rice University, ha pubblicato il libro The Thirteenth Apostle: What the Gospel of Judas Really Says nel quale mette in discussione la prima traduzione. Secondo la sua traduzione Giuda non appare come il discepolo preferito da Gesù ma come un demone (ovvero, il tredicesimo demone). Nella prima traduzione infatti la parola daimon venne tradotta con spirito (il tredicesimo spirito), senza nessuna connotazione né negativa, né positiva, mentre lei lo ha tradotto come demonio. In un altro passo è stata omessa una particella negativa che sovverte completamente il senso del testo. Giuda non sarebbe preservato per la santa generazione ma preservato dalla santa generazione,[5], errore che è stato riconosciuto dai primi traduttori.[6] In definitiva secondo la DeConick il vangelo di Giuda sarebbe stato scritto per deridere gli apostoli e Giuda quindi non rappresenta un eroe[5].

Commenti

Sull'accuratezza delle informazioni del Vangelo, lo studioso statunitense del Nuovo TestamentoBart Ehrman osserva che «Non è un testo scritto da Giuda o da qualcuno che voglia passare per tale [...]. Non è stato redatto da un contemporaneo che lo conobbe [...]. Non è un libro che offra ulteriori informazioni sugli avvenimenti occorsi durante la vita di Gesù»[7]
I teologi ed esegeti esponenti del cristianesimo tradizionale affermano che il Vangelo di Giuda non apporta modificazioni al corpus teologico classico circa il ruolo di Giuda e di Gesù: si tratterebbe infatti di un testo gnostico tardo, nonostante fosse già noto nel 180 a Ireneo di Lione, che scrisse: «Dicono che Giuda il traditore fu molto bene a conoscenza di tali cose, e poiché era il solo che tra tutti sapeva la verità, compì il mistero del tradimento: affermano che per mezzo suo furono dissolte tutte le cose terrene e celesti. E come prova di ciò adducono una loro invenzione, che essi chiamano Vangelo di Giuda»[8].
I principali teologi cristiani non lo considerano una nuova fonte dottrinale tale da potersi paragonare o contrapporre efficacemente alle fonti tradizionali, in particolare ai quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Gli avvenimenti raccontati in questo vangelo, quindi, vanno ricondotti all'ambiente in cui è sorto, come già è stato fatto con gli altri testi gnostici finora ritrovati e già da tempo disponibili.
Papa Benedetto XVI, in occasione dell'omelia del Giovedì santo del 2006, pur senza menzionare esplicitamente il documento ne ha sconfessato le tesi da un punto di vista teologico e dottrinale, affermando che per Giuda non ci può essere nessuna riabilitazione. Durante il discorso, il Papa ha affermato «Giuda fa il doppio gioco, è un bugiardo e un superbo»; anche se il riferimento era alla figura di Giuda nel Nuovo Testamento e non al vangelo che gli è attribuito, le sue parole sono state interpretate da alcuni commentatori come una condanna implicita del testo e delle ipotesi che erano state recentemente espresse su di esso[9]. Il Papa è tornato sull'argomento nell'agosto 2012 in occasione dell'Angelus nella residenza estiva di Castelgandolfo, affermando che la colpa più grave di Giuda fu la sua falsità[10].

Nella letteratura contemporanea

Nel 1944 Jorge Luis Borges scrisse un racconto "Tre versioni di Giuda", raccolto nel volume Finzioni, in cui un immaginario teologo svedese, Nils Runeberg, pubblica nel 1904 un libro Kristus och Judas, che riprende le tesi del Vangelo di Giuda; la terza versione del libro, secondo Borges, termina così: "Dio interamente si fece uomo, ma uomo fino all’infamia, uomo fino alla dannazione e all’abisso. Avrebbe potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete della storia; (...) scelse un destino infimo: fu Giuda."
Nel 1951 lo scrittore Nikos Kazantzakis ha scritto un romanzo dal titolo L'Ultima Tentazione, da cui è tratto l'omonimo film diretto da Martin Scorsese (L'ultima tentazione di Cristo). Il libro, così come il film, presentano un analogo punto di vista sulla relazione tra Gesù e Giuda.
Nel 1978 lo scrittore Giuseppe Berto ha scritto un romanzo, La gloria (Mondadori, Milano 1978), del tutto simile, quanto ai concetti espressi, al contenuto del Vangelo di Giuda.

Note

  1. ^ Ireneo di LioneAdversus haereses, I 31, I.
  2. ^ National Geographic, edizione italiana, maggio 2006, vol. 17 n. 5, "Il Vangelo di Giuda".
  3. ^ H.-C. Puech e Beate Blatz, in Wilhelm Schneelmecher (a cura di), New Testament Apocrypha, vol. 1, Gospels and related Writings, Louisville, Westminster John Knox Press, 1991, pp. 386-387.
  4. ^ Craig Evans, http://www.ngcitalia.it/explore/judas/index.aspx
  5. ^ a b New York TimesApril D. DeConick, "Gospel Truth", Op-Ed page, 1º dicembre 2007.
  6. ^ articolo di Maurizio Blondet
  7. ^ Il vangelo del traditore: una nuova lettura del Vangelo di Giuda di Bart Ehrman, traduzione di Elisabetta Valdrè, pag.251, Mondadori, Milano edizione 2006
  8. ^ Contro le eresie,I ,31.1 , trad. di Augusto Cosentino, Città Nuova, Roma 2009
  9. ^ Il Papa sconfessa il Vangelo di Giuda, La Repubblica, 13 aprile 2006
  10. ^ Benedetto XVI: la falsità male del mondo

Bibliografia

  • Bart EhrmanIl vangelo del traditore: una nuova lettura del Vangelo di Giuda, traduzione di Elisabetta Valdrè, Mondadori, Milano 2010, ISBN 9788804607922
  • Daniel Hamiche, L'imposture de l'Evangile de Judas: Contre-enquête, L'Homme nouveau, 2006, ISBN 2-915988-06-4
  • Rodolphe Kasser, Marvin Meyer, Gregor Wurst, Bart Ehrman (a cura di), Il Vangelo di Giuda, Vercelli, National Geographic Society - White Star, 2006. È la versione italiana della traduzione "ufficiale" del testo, accompagnata da alcuni saggi. ISBN 88-540-0556-8
  • Corrado Marucci, "Un vangelo apocrifo", in La Civiltà Cattolica, 244-254, 2007.
  • Elaine Pagels, Karen King, Il vangelo ritrovato di Giuda. Alle origini del Cristianesimo, Mondadori, 2007 e 2008.
  • E. Noffke, Il vangelo di Giuda. La verità storica tra scoop e pregiudizi, Torino, Claudiana, 2006
  • J.M. Robinson, I segreti del Vangelo di Giuda. Negli scritti ritrovati la verità sull'apostolo che tradì Gesù, Milano, Sperling & Kupfer, 2007. Questo noto esperto di letteratura gnostica dedica la prima parte del libro ad una ricostruzione giornalistica delle vicende che hanno portato alla pubblicazione del vangelo, in stridente opposizione e polemica con la presentazione ufficiale delle medesime fatta dalla National Geographic. Egli ritiene che questo apocrifo non offra nessun elemento per una comprensione storica del discepolo che tradì Gesù, dal momento che il manoscritto sembra derivare da un documento anteriore. Robinson suggerisce invece che il testo fornirà una migliore comprensione della situazione religiosa durante il II secolo e non della narrazione biblica in se stessa. In ciò la sua interpretazione differisce da quella diffusa dagli editori del vangelo.
  • Tom Wright, Giuda e il vangelo di Gesù. Comprendere un antico testo recentemente scoperto e il suo significato contemporaneo, Brescia, Queriniana, 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]