giovedì 16 giugno 2016

Casa Velaryon, i cugini dei Targaryen: storia, ritratti e albero genealogico


















La Casa Velaryon di Driftmark è una blasonata casata delle Terre della Corona che governa l’isola di Driftmark, la più grande fra le isole della Baia delle Acque Nere. Detiene due sedi: i castelli diDriftmark e Altamarea.[2] Il capo della Casa Velaryon riceve il titolo di Lord delle Maree e quello di Lord di Driftmark.[3] 
I Velaryon hanno giurato fedeltà a Roccia del Drago[4] ed il loro stemma è rappresentato da un cavalluccio marino color argento su campo verde mare.[5][6] Il motto della casata non compare nei libri ma, secondo fonti semiufficiali, le parole dei signori di Driftmark sono "Gli Antichi, i Veraci, i Valorosi".[1][7] Un nome molto comune fra i Velaryon è Jacaerys.[8]


Storia

Prima della Conquista

Quella dei Velaryon è una vetusta e orgogliosa casata nelle vene dei cui membri scorre il sangue dell’antica Valyria[5][9], luogo in cui essi sono da sempre grandi alleati dei Targaryen. Al pari di questi ultimi, i Velaryon hanno spesso capelli oro-argento e occhi viola.[9] I Velaryon giungono nel Continente Occidentale prima dei Targaryen e s’insediano sull’isola di Driftmark, dichiarando d’aver ricevuto il Trono di Legno levigato dal mare da Re Merling a suggello di un patto. In breve, i Velaryon rimpinguano i loro forzieri monopolizzando i commerci navali. Mentre i loro alleati Targaryen dominano i cieli a cavallo dei draghi, i signori di Driftmark detengono il controllo sulla zona centrale del Mare Stretto.[2]
Anche dopo il Disastro di Valyria, la casata continua ad intrecciare forti rapporti d’alleanza con i Targaryen. Un esempio al riguardo sono le nozze tra Aerion Targaryen e Valaena Velaryon, poi genitori di Aegon il ConquistatoreVisenya e Rhaenys. Quando Aegon e le sue sorelle danno il via alla Guerra di Conquista, Driftmark non manca di sostenerli e Daemon Velaryon diviene il primoMaestro della Flotta di Aegon. Il primo a ricoprire la carica di Lord Comandante della Guardia Reale è invece Ser Corlys Velaryon.

Anni tra la Conquista e la Danza

Numerosi sono i patti matrimoniali conclusi fra Velaryon e Targaryen a partire dalla Conquista. Vi sono tre principi Targaryen che prendono in moglie una Velaryon e tre nobildonne Targaryen che si sposano all’interno della Casa Velaryon:
Oltre a ciò, i Velaryon servono più volte il Trono di Spade come Maestri della Flotta, mettendo le loro molte navi a disposizione dei sovrani.[2]
Fra i più famosi rampolli della casata, si ricorda Lord Corlys Velaryon, conosciuto come il Serpente di Mare. Battezzato Corlys in onore del primo Lord Comandante della Guardia Reale, acquisisce fama non grazie alla sua abilità con la spada, ma ai suoi numerosi viaggi per mare attorno al mondo. Non solo naviga sino a Qarth per commerciare in seta e spezie, ma si spinge addirittura molto oltre, approdando alle leggendarie isole di Yi Ti e Leng, i cui tesori raddoppiano le ricchezze e il prestigio dei Velaryon. Il Serpente di Mare fa in tutto nove grandi viaggi, nell’ultimo dei quali salpa con casse colme d’oro e fa ritorno con venti nuove navi comprate a Qarth e cariche di spezie, elefanti e seta finissima. Ciò contribuisce a rendere la Casa Velaryon la più ricca nobile casa del reame (per un certo tempo, perfino più ricca delle case Casa Lannister e Hightower). Poiché il castello di Driftmark è tanto umido e angusto, Lord Corlys, ora l’uomo più facoltoso dei Sette Regni, fa costruire una seconda sede per i Velaryon, Altamarea.[2]

La Danza dei Draghi

Vedi anche: Danza dei Draghi (guerra).
Nel corso della guerra civile nota come Danza dei Draghi, i Velaryon sono i più fedeli sostenitori dei neri, il partito contrapposto ai verdi. La loro lealtà è dovuta al fatto che il defunto Laenor Velaryon è stato il primo marito della principessa Rhaenyra Targaryen e che Lord Corlys Velaryon è sposato con la principessa Rhaenys Targaryen. I cavalieri di draghi della casata, schierati per la battaglia, includono i tre figli maschi di Laenor (JacaerysLucerys e Joffrey Velaryon), sebbene continuino a circolare voci insinuanti ch’essi siano in realtà stati concepiti con Ser Harwin Strong, presunto amante di Rhaenyra.
Anche dopo aver perso tre combattenti, i quali muoiono durante la guerra, flotta e ricchezze continuano a rendere i Velaryon una grande potenza del Continente Occidentale. Per mare, solamente i Greyjoy possono competere con loro. Lord Corlys si serve delle sue navi per chiudere la Baia delle Acque Nere all’arrivo di approvvigionamenti nemici, ma il blocco è forzato nella Battaglia del Condotto e Città delle Spezie e Altamarea sono saccheggiate. I Velaryon perdono circa un terzo della loro flotta. Non si sa se, a questo punto, essi restino ad Altamarea o facciano ritorno al castello di Driftmark.
Dopo che sua moglie, la principessa Rhaenys Targaryen, perde la vita nella Battaglia di Riposo del Corvo, il Serpente di Mare si adira con Rhaenyra, la quale si è rifiutata di mandare i suoi figli a combattere al fianco della donna. Rhaenyra riesce a placare la furia di Corlys solo rendendolo suo Primo Cavaliere.[10]
Necessitando nuovi cavalieri di draghi, i neri lanciano un appello ai semi del popolino di Roccia del Drago e degli immediati dintorni, fra cui vi sono anche Addam di Hull ed il fratello Alyn.
Marilda di Hull, madre dei ragazzi, sostiene che essi siano stati concepiti col defunto Ser Laenor Velaryon, primo marito di Rhaenyra. Tuttavia, si vocifera che Addam ed Alyn siano in realtà i figli illegittimi di Lord Corlys, il quale ha trascorso diversi giorni presso il cantiere navale di Hull, ove il padre di Marilda è carpentiere. La verità sarebbe però sin da subito tenuta lontano da corte per non scatenare la furia dell’irascibile principessa Rhaenys.
Mentre Addam si guadagna la fiducia del drago Mare Infuocato, Alyn fallisce nel tentativo di domare Ladro di Pecore. Lord Corlys accoglie entrambi i ragazzi nella sua casata rendendoli dei veri Velaryon. Il Serpente di Mare arriva inoltre a chiedere a Rhaenyra di rimuovere da loro il marchio del bastardo perché siano a tutti gli effetti suoi eredi e Rhaenyra esaudisce la richiesta. Più tardi, però, la regina, resa paranoica dalla diserzione dei Due Traditori, sospetta i giovani di tradimento. Corlys si pronuncia in loro difesa e, quando Rhaenyra decide comunque di far arrestare Addam, avvisa il ragazzo perché possa lasciare Approdo del Re in tempo.
Addam si batte con onore nella Seconda Battaglia di Tumbleton, nella quale respinge i nemici di Rhaenyra a costo della sua stessa vita. Nel frattempo, Lord Corlys è gettato in una cella, atto che provoca il rifiuto dei Velaryon di continuare ad appoggiare la regina con la propria flotta. Il Serpente di Mare è in seguito perdonato da re Aegon II Targaryen. A guerra terminata, durante la cosiddetta Ora del LupoAlysanne Blackwood accetta di sposare Lord Cregan Stark a patto che Corlys venga graziato. Il Serpente di Mare muore nel 132 CA, a settantanove anni. Il suo corpo senza vita è esposto per una settimana ai piedi del Trono di Spade e compianto da tutto il regno.[2]

Dopo la Danza

In seguito alla morte della principessa Jaehaera, Lady Baela Targaryen e la sua gemella Lady Rhaena presentano Lady Daenaera Velaryon alla corte di re Aegon III. Il padre di Lady Daenaera, Daeron Velaryon, cugino del defunto Addam e di Lord Alyn Velaryon, è morto combattendo alle Stepstones. Il giovane re rimane molto colpito da Daenaera, una ragazza di straordinaria bellezza, e la rende la sua seconda moglie e regina consorte. Daenaera gli dà due figli maschi, Daeron e Baelor, e tre figlie femmine, DaenaRhaena ed Elaena. Attraverso la figlia Daena, Daenaera diviene un’antenata dei discendenti Blackfyre.
Alyn Velaryon, precedentemente Alyn di Hull, diventa lord di Driftmark alla scomparsa del Serpente di Mare. Nel periodo di reggenza del governo di Aegon III, Lord Velaryon è l’acerrimo rivale di Lord Unwin Peake, poi Primo Cavaliere del Re. Alyn manda a monte i progetti di Lord Peake per far sposare sua figlia al giovane re, agevolando invece le nozze tra Aegon e la nipote Daenaera.
Lord Alyn si vede rifiutare il posto come reggente del giovane re che era stato di Corlys e viene mandato ad assaltare le Stepstones in una battaglia via mare nella quale acquisisce enorme fama, guadagnandosi l’appellativo di Pugno di Quercia. Lord Pugno di Quercia è poi inviato nelle Terre dell’Ovest per arrestare i saccheggi di Dalton Greyjoy, la Piovra Rossa. Ancora in seguito, Lord Alyn appoggia re Daeron I Targaryen nella sua campagna d’invasione di Dorne.
Lord Alyn Velaryon prende in moglie la cugina Lady Baela Targaryen, figlia del principe Daemon Targaryen e Lady Laena Velaryon. Ha tuttavia una relazione con un’altra sua cugina, la principessa Elaena Targaryen, sorella di Daeron il Giovane Dragon,Baelor Baelor il BenedettoDaena la Ribelle e Rhaena. Gli amanti hanno due figli, i gemelli Jon e Jeyne Waters[11] Jon diventa cavaliere e si sposa inaugurando una discendenza che sopravvive ancor oggi ad Approdo del Re, nella persona di Rennifer Longwaters, un secondino della Fortezza Rossa.

Storia recente

Lucerys Velaryon serve come Maestro della Flotta durante il regno di re Aerys II Targaryen.[12]
Durante la Guerra dell’Usurpatore, i Velaryon rimangono presumibilmente fedeli ai Targaryen, mandando i loro uomini a combattere nella Battaglia del Tridente a fianco di Rhaegar Targaryenprincipe di Roccia del Drago.

Eventi recenti

Lo scontro dei re

Lord Monford Velaryon accoglie l’appello di Stannis Baratheon, il quale, autoproclamatosi re, sta adunando i suoi sostenitori. Stannis manifesta a Davos Seaworth il disagio che prova nel dover cenare con i suoi lord (tra cui i Velaryon), i quali, quando non sono ansiosi di assaltare il nemico, sono poco più che una zavorra. Il contributo di Lord Velaryon alla flotta da guerra di Stannis è nientemeno che la Orgoglio di Driftmark, uno scafo argenteo accompagnato da tre navi gemelle, la Balda Risata, laHarridan e la Cavallo di Mare. Quando Stannis rende pubbliche le accuse contro Joffrey Baratheon, il presunto frutto di un incesto, Monford osserva che solo l’acciaio risolverà la questione.
Durante la Guerra dei Cinque Re, Stannis assedia Capo Tempesta. Lord Velaryon sollecita il re ad abbattere le mura del castello il prima possibile, ma muore al comando della sua nave nella Battaglia delle Acque Nere. Prima di affondare, l’Orgoglio di Driftmark fa colare a picco due galee dei LannisterTyrion Lannister, a capo dei suoi uomini e affiancato da Ser Balon Swann e Ser Mandon Moore, si ritrova accerchiato da dei lancieri Velaryon. Aurane Waters, il Bastardo di Driftmark, è imprigionato e, a battaglia finita, si arrende a re Joffrey Baratheon.

Tempesta di spade

A Monford succede il figlio di sei anni, Lord Monterys Velaryon.[13] I Velaryon continuano ad appoggiare Stannis nonostante la sua sconfitta alle Rapide Nere.[14]
Jon Snow avvista il cavalluccio marino della Casa Velaryon fra gli stemmi dei combattenti coinvolti nell’assalto guidato da Stannis contro i bruti accampati a nord della Barriera.[15]

Il banchetto dei corvi

Alla Fortezza Rossa, la regina Cersei Lannister incontra Aurane Waters, il quale le ricorda il principe Rhaegar Targaryen.[9] Senza dar credito alle obiezioni di Ser Jaime Lannister e incurante del passato non proprio immacolato del giovane, la sovrana nomina il Bastardo di Driftmark nuovo Maestro della Flotta. Una volta investito di tale officio, Aurane suggerisce di costruire dei dromoni e di equipaggiarli con ladri e contrabbandieri. Quando Margaery Tyrell è accusata d’adulterio, Aurane propone di far posizionare le navi lungo il fiume per allentare il trambusto politico ma, appena apprende la notizia dell’incarcerazione di Cersei, egli si dilegua fuggendo per mare. Gran Maestro Pycelle crede che si voglia affermare come pirata alle Stepstones.

La Casa Velaryon alla fine del terzo secolo

I Velaryon che appaiono o che vengono menzionati nel corso degli eventi narrati ne Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco sono:
  • Lord {Monford Velaryon}, lord delle Maree e di Driftmark. Brucia vivo mentre è al comando della sua nave nella Battaglia delle Acque Nere.
    • Lord Monterys Velaryon, un ragazzino, figlio ed erede di Monford.
    • Aurane Waters, "il Bastardo di Driftmark", fratello illegittimo di Monford. Un giovane e avvenente navigatore, precedentemente grande ammiraglio divenuto pirata. Si è dato il titolo di “Lord delle Acque” .

Donna
sconosciuta
Velaryon
sconosciuto
Moglie
Aurane Waters
Monford
Moglie sconosciuta
Monterys


Membri storici


Albero storico dei Velaryon


Fonti e note

  1. ↑ 1,0 1,1 Una nostra traduzione di “The Old, the True, the Brave”.
  2. ↑ 2,0 2,1 2,2 2,3 2,4 Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco.
  3.  Appendice.
  4.  Il gioco del tronoAppendice.
  5. ↑ 5,0 5,1 5,2 Lo scontro dei reCapitolo 10, Davos.
  6.  Citadel. Heraldry: In the area of the King's Landing. Il "verde mare" è una tonalità che può riferirsi ad una vasta gamma di sfumature varianti dal color foglia di tè al verde scuro. Ufficialmente, G.R.R.M. non ha ancora specificato quale esatta colorazione abbia in mente.
  7.  The Citadel. House Mottoes
  8. ↑ 8,0 8,1 8,2 8,3 8,4 The Rogue Prince
  9. ↑ 9,0 9,1 9,2 Il banchetto dei corviCapitolo 12, Cersei.
  10. ↑ 10,00 10,01 10,02 10,03 10,04 10,05 10,06 10,07 10,08 10,09 10,10 La principessa e la regina
  11.  Three Maidens in a Tower. (June 27, 2006) So Spake Martin
  12.  Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, L'anno della Falsa Primavera.
  13.  Tempesta di spadeCapitolo 36, Davos.
  14.  Tempesta di spadeAppendice.
  15.  Tempesta di spadeCapitolo 73, Jon.
  16. ↑ 16,0 16,1 16,2 16,3 Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Aegon I.
  17.  Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Aenys I.
  18.  Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Maegor I.
  19.  Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Daeron I.
  20. ↑ 20,0 20,1 Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Le sorelle di Baelor I.
  21.  Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Aegon III.
  22.  Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Aerys II.

mercoledì 15 giugno 2016

Leak e spoiler con trama dell'episodio 9 della sesta stagione di Game of Thrones








SPOILER ALERT

GOT 6x09

Jon Snow è pronto a combattere e a morire pur di riportare uno Stark sul “trono” di Grande Inverno che fu del padre Ned, come già abbiamo avuto modo di vedere nel trailer. I due eserciti sono pronti, uno dinanzi all’altro: gli uomini di Ramsay Bolton superano quelli degli Stark per un numero di 6-1 e l’impresa sembra impossibile. A quel punto il personaggio più sadico della saga urla a Rickon Stark di correre e il ragazzo si lancia giù per la collina mentre le frecce di Ramsay lo sfiorano per poi colpirlo proprio mentre stava per raggiungere il fratellastro che a cavallo aveva provato a salvarlo. Non viene descritto se Rickon è morto, ma l’immagine di Jon che guarda qualcosa stesa ai suoi piedi non è di buon auspicio. A quel punto Ser Davos ordina la carica alla cavalleria che si lancia dietro al proprio comandante, per poi essere massacrata da una pioggia di frecce.

La battaglia non sta andando assolutamente bene per gli Stark, con un mucchio dei propri morti a fare da scudo. Davos sceglie però di non lanciare le frecce per il rischio di colpire i suoi stessi uomini e parte nuovamente all’attacco. Visivamente lo scontro si preannuncia come il più epico di sempre. Jon Snow urla a Ramsay Bolton“Mostrami di chi è il Nord”, nonostante il suo esercito sia ormai esausto e ridotto ai minimi termini per l’enorme sforzo profuso. I superstiti vengono circondati dal restante esercito dei Bolton in una formazione a conchiglia che si stringe intorno a Jon Snow. Alcuni cercano la fuga sopra la pila con i cadaveri, mentre Jon Snow, il gigante Wun Wun e Tormund combattono strenuamente. 
Proprio mentre tutto sembra perduto si sente un rumore sulla cima della collina: sono i Cavalieri della Valle guidati da Petyr Baelish!

In una scena che per i nostalgici del grande fantasy ricorderà quella della leggendaria battaglia al Fosso di Helm Sansa Stark (leggi la lettera che aveva inviato a Ditocorto) ordina la carica dei Cavalieri della Valle che scendono distruggendo quel che resta dell’esercito dei Bolton e traendo in salvo i superstiti degli Stark. Ramsay Bolton tira fuori la propria natura di codardo e fugge barricandosi all’interno di Grande Inverno.

Il gigante riesce a sfondare la porta e permette all’esercito con Jon in testa di entrare.

Proprio quando l’ex Lord Comandante dei Guardiani della Notte una freccia tirata da Ramsay Bolton trafigge il suo occhio uccidendo il gigante.

Jon raccoglie uno scudo e avanza bloccando le frecce ritrovandosi davanti all’odiato nemico: il duello ha esito scontato e Jon uccide Ramsay Bolton. Grande Inverno è di nuovo in mano agli Stark con la riunione di Jon e Sansa finalmente felici.

Non sappiamo se questa trama corrisponderà effettivamente alla verità, certo dopo anni di delusioni sarebbe il grande riscatto per gli Stark in attesa che nel season finale arrivino finalmente i tanto attesi “The Winds of Winter”.



Fairytales.







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Jody Bergsma:

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Fairy & mirror:

Into the Mystic~ Unicorn:



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martedì 14 giugno 2016

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 51. Sono le cose che amiamo di più quelle che ci distruggeranno




<<Mi sento più forte>> disse Joelle, quando riprese conoscenza dopo la trasformazione <<mi sento invulnerabile>>

Vlad la osservava con attenzione:
<<Le stesse parole di Virginia. Era così sicura di sé, si credeva invulnerabile, ed è proprio per questo ha fallito>>

Joelle lo fissò a sua volta:
<<Io non sono come lei, e le visioni che ho avuto me lo hanno confermato>>

Vlad si accigliò:
<<Cos'hai visto?>>

<<Ho visto l'Anello del Destino, e le torri di Shambala, e il trono di Ecate. Il Signore Eclion mi ha parlato e anche il Signore Gothar. Alla fine, persino il Supremo Deva Ahriman si è rivolto a me, confermando che sono la Prescelta per il suo Disegno>>

<<E' una grande responsabilità, che comporta molti sacrifici. E quando alla fine del tuo percorso scoprirai la verità, desidererai di non averla mai conosciuta>>

Joelle scosse il capo:
<<Ho fatto la mia scelta e mi assumo la responsabilità per le sue conseguenze, qualunque esse siano>>

Vlad continuò a fissarla, come per metterla alla prova.
I suoi pensieri erano cupi.
La sto mandando al massacro. Le possibilità di salvezza sono poche.
Non c'è mai stata molta speranza... solo quella di un folle o di uno sciocco.
Ma ormai le cose erano state messe in moto in maniera irreversibile:
<<Porterai a termine ciò che hai iniziato?>>

<<Lo farò. Ora so esattamente ciò che devo fare>>

Vlad annuì, aiutandola ad alzarsi:
<<Prima devi recuperare le forze e imparare a gestire i tuoi nuovi poteri>>

<<Certo non posso fare pratica su Jennifer>> rispose, accennando a sua sorella, che stava riposando.

<<Non ci riusciresti neanche volendo. Jennifer è una sacerdotessa di Atar e una Custode del Fuoco Segreto. Nessun tipo di vampirismo può avere effetto su di lei>>

<<E allora su chi mi posso esercitare? Qui siamo lontani da tutto e il Varco ci porterà a Gothian, tra i nostri alleati: non sarebbe educato approfittarci della loro ospitalità>>

<<Quando saremo a Gothian ti eserciterai sui nemici di Gothian>>

The Elders City by RaVirr17 on DeviantArt:

castle:

Un lampo di luce azzurrina pervase gli occhi di Joelle:
<<Non vedo l'ora!>>

Vlad sorrise:
<<Sarai una grande risorsa per la Contea di Gothian. Ma dimmi, nella tua Visione, il Signore Gothar ti ha messo in guardia da alcuni pericoli?>>

Joelle si accigliò:
<<Mi ha parlato di qualcosa, in effetti... qualcosa che aveva a che fare con l'amore... un amore non previsto... forse si riferiva a noi due>>

<<Se si fosse riferito a noi due, non ci sarebbe stato nulla da cui metterti in guardia. No, io credo che si tratti di un amore totalmente imprevisto>>

<<Mah, io non sono una che si innamora facilmente, né che rovina la sua condizione per amore>>

<<Questo è vero Joelle, ma tieni presente che l'amore si presenta inaspettato e furtivo, come un ladro nella notte. E' una variabile impazzita che può sconvolgere tutti i nostri piani. E se ci pensi bene è proprio quello che è successo a Virginia>>

<<Io ho nella mia mente i ricordi di Virginia e so come difendermi>>

<<Sì, è un grande vantaggio. Spero che possa essere sufficiente. Sai, c'è una cosa che devi tenere bene a mente...>>

<<Cosa? Dimmi tutto, Vlad. E' bene chiarirsi, prima di attraversare il Varco>>

<<Be', è un proverbio molto antico, ma sempre valido. E recita così: 
"Sono le cose che amiamo di più quelle che finiscono per distruggerci">>

Joelle gli rivolse un'occhiata di fuoco:
<<Allora vorrà dire che non amerò niente e nessuno!>>

Vlad annuì, con un vago sorriso:
<<Vedremo! Ma ora basta parlare. E' tempo di prepararsi ad attraversare il Varco>>

lunedì 13 giugno 2016

10 miti da sfatare sulle emozioni



Nella nostra società esistono diverse convinzioni sulle emozioni ma molti di questi ‘falsi miti’ ci fanno sentire peggio. Sfatiamo alcuni miti sulle emozioni:
1. Se reprimo le mie emozioni, spariscono
Questo è un falso mito: Se le reprimiamo le emozioni restano dentro il nostro corpo. Invece di gestire quello che sentiamo, infatti, accumuliamo le emozioni fino al momento in cui scoppiamo. O molto peggio: le blocchiamo così tanto che si convertono in blocchi fisici o malattie. Esempio: il nostro corpo si trasforma in una pentola a pressione in cui teniamo prigioniere le emozioni. È importante lasciarle uscire e esprimere quello che sentiamo.
2. Esistono emozioni positive e negative
Questo è un falso mito: Nonostante molti autori le classifichino in questo modo, in realtà tutte le emozioni che sentiamo sono adattabili. Che vuol dire? Che grazie a tutte le emozioni che proviamo esistiamo ancora come specie. Esempio: Se entrasse in questo momento un leone nella tua stanza, che faresti? Ti nasconderesti o rimarresti fermo o saliresti sul tavolo. Tutte queste reazioni, come la paura, servono a proteggere la nostra vita. Sicuramente alcune sono più gradevoli che altre, però l’obiettivo finale delle nostre emozioni è la nostra sopravvivenza.
3. Mostrare le emozioni vuol dire essere deboli
Questo è un falso mito: Durante le varie epoche, a seconda delle culture, le emozioni sono state un tabù, qualcosa che non si poteva mostrare perché era segnale di debolezza. Quest’affermazione, più che un falso mito in sé, è un messaggio che ci hanno trasmesso generazione dopo generazione. Esempio: Se piangiamo perché siamo tristi non vuol dire che siamo deboli ma solamente che abbiamo intelligenza emozionale. Allo stesso modo, ora sappiamo che mostrare le nostre emozioni è una necessità per l’essere umano perché fa parte della capacità d’espressione che tutti abbiamo. Quando impediscono o impediamo a noi stessi di esprimere le emozioni, questo ci fa sentire molto male. In realtà la nostra forza è nella nostra vulnerabilità, ossia nella capacità di mostrarci per quello che siamo e nell’accettare noi stessi.
4. Occhio non vede, cuore non duole
Questo è un falso mito: Anche se facciamo finta di non vedere, in realtà vediamo e di conseguenza proviamo emozioni. Possiamo comportarci come se fossimo indifferenti però in realtà non lo siamo. Esempio: Se interrompiamo i rapporti con qualcuno e non lo vediamo più, possiamo pensare che soffriremo meno, però in realtà è necessario vivere il lutto per la perdita. Far finta che non succeda niente ci causa solamente più problemi.
5. Bisogna essere sempre allegri
Questo è un falso mito: L’allegria è un’emozione gradevole che ci piace provare costantemente. Nonostante ciò, non è possibile essere sempre allegri. Perché? Perché anche le emozioni che non sono molto gradevoli da provare (paura, rabbia, tristezza...) sono necessarie per dare valore a quello che abbiamo. Esempio: Immaginiamo che muoia il nostro cane e non diamo importanza all’accaduto. Le emozioni come la paura, la tristezza o la rabbia, servono per connettere con noi stessi, riflettere, dare valore a ciò che abbiamo, essere cauti e porre limiti.
6. La rabbia è un’emozione da evitare
Questo è un falso mito: Da piccoli c’insegnano che arrabbiarci non va bene. Da adulti abbiamo imparato (in generale) a non mostrare la rabbia. O al contrario, la mostriamo in maniera esagerata. Come le altre, anche la rabbia è un’emozione necessaria per porre limiti nella nostra vita e non lasciarci calpestare dagli altri. Esempio: Se quando ci arrabbiamo possiamo esprimere quello che sentiamo in un modo rispettoso e sano, possiamo liberarci di un peso e permetterci di porre limiti nella nostra vita. In alcuni casi non lo faremo nel modo più rispettoso possibile però impareremo volta per volta.
7. Bisogna sconfiggere la paura
Questo è un falso mito: C’insegnano che la paura è un nemico contro cui bisogna lottare. Tuttavia questa non è una buona soluzione. Esempio: Se diciamo a noi stessi “non devo aver paura a parlare in pubblico”, che succede? Il nostro cervello capisce, invece, che devo aver paura mentre sto parlando in pubblico. Se invece di respingerla lasciamo che la paura ci accompagni, invece di trasformarla in un nemico diventerà un alleato e saremo in grado di parlare in pubblico. Questo farà in modo che la paura si presenti solo quand’è necessario, ossia per proteggerci da pericoli reali.
8. Se mi distraggo la tristezza va via
Questo è un falso mito: Se ci distraiamo quello che succede è che la tristezza resta per un attimo in un angolo però continua a essere presente. Può servirci in alcuni momenti però in altre situazioni questa tristezza non si risolve. Esempio: Se abbiamo una brutta giornata e siamo tristi perché abbiamo discusso con i nostri figli o con il partner, è importante provare tristezza, la sensazione fisica e se lo sentiamo possiamo anche piangere. Solo se lasciamo uscire la tristezza e non la reprimiamo, se spieghiamo all’altra persona come ci sentiamo, possiamo far in modo che vada via.
9. Le emozioni sono permanenti
Questo è un falso mito: Quando stiamo male ci sembra che durerà in eterno, come se la tristezza, la rabbia o la paura non finissero mai. Tuttavia tutte le emozioni vanno e vengono. Esempio: Come un’onda nel mare va e viene: se proviamo l’emozione nel nostro corpo, la osserviamo, la identifichiamo, la esterniamo se è necessario, poco a poco sparirà.
10. Se provo un’emozione forte devo ragionare
Questo è un falso mito: Non è possibile ragionare quando stiamo vivendo un’emozione molto forte perché ci sta parlando il nostro corpo. Una volta che si riduce la risposta emozionale si può ragionare e capire ciò che abbiamo provato. Esempio: Se abbiamo una discussione con nostro fratello prima deve scemare la rabbia e dopo potremo capire quello che è successo. Lasciare che le emozioni seguano il processo naturale è benefico per il nostro corpo.
La gente che ascolta le proprie emozioni senza ignorarle fa in modo che il suo livello di fiducia aumenti.

Il ruolo salvifico della paura: un'emozione necessaria e importante


Tutti gli psicologi concordano sul fatto che la paura sia una delle emozioni primarie, cioè  quelle biologicamente predisposte nell'organismo. Le emozioni primarie, tra cui possiamo annoverare anche la rabbia, la gioia, la tristezza e il disgusto, vanno poi a comporre, combinandosi tra loro, le emozioni secondarie.

Il fatto che la paura sia un'emozione primaria e quindi legata all'istinto, ne indica l'importanza essenziale per la sopravvivenza dell'individuo.

Negli ultimi anni gli psicologi cognitivo-comportamentali hanno condotto una crociata contro la paura, considerandola come la causa di tutti i mali. Secondo loro sarebbe sufficiente sconfiggere la paura per ottenere tutti i successi.

Ma questa è pura follia: ignorare la paura significa esporsi in maniera irresponsabile al rischio di fallimento.

La paura, temuta e tiranneggiata, è una delle emozioni primarie a base innata che si esprime quando ci si trova in una situazione di pericolo.

E’ comune sia alla specie umana che a quella animale ed è caratterizzata da una serie di sintomi fisici: accelerazione del battito cardiaco, respiro affannoso, aumento del livello di adrenalina, dilatazione pupillare. Tutte queste caratteristiche sono tipiche dell’attivazione del sistema nervoso simpatico, che prepara l’organismo alla reazione di attacco o di fuga dal pericolo in agguato. E’ quindi un’emozione necessaria alla sopravvivenza della specie perché induce delle risposte fisiologiche e comportamentali adattive (Oliverio Ferraris, 2013).

In studi più recenti viene invece evidenziato il lato positivo della paura, vista come alleata nelle situazioni di pericolo. Non sentire l’emozione di paura può infatti essere molto pericoloso per la nostra sopravvivenza.

RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO:

Oliverio Ferraris, A., (2013). Psicologia della paura. Ed. Bollati Boringhieri
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/05/paura-lato-positivo-psicologia-video/

Anche dal punto di vista filosofico possiamo registrare ultimamente un'apologia della paura.

Secondo Hans Jonas la responsabilità verso il futuro implica una “euristica della paura”. È più facile distruggere che costruire e la capacità di prevedere a lungo termine gli effetti delle nostre scelte è molto scarsa. Ma come può progredire una società che assume la paura come orizzonte?

Secondo Jonas dobbiamo recuperare la paura dal nostro bagaglio biologico e imparare ad usarla come uno strumento che ci induce alla prudenza. Questo è l’argomento che ha procurato più critiche a Jonas, in parte motivate da un tono eccessivamente pessimistico e dalla mancanza di una riflessione più approfondita. Egli dice che dobbiamo imparare ad avere paura delle concrete possibilità che l’uso irresponsabile del nostro potere comporta e che di fronte al dubbio che l’incertezza alimenta dobbiamo sempre considerare l’ipotesi peggiore, perché la posta in gioco è davvero troppo alta, e non possiamo affidarla al caso.

Cerchiamo adesso di considerare alcuni aspetti di questo sentimento caduto in disuso. La paura è un sentimento molto antico che, come i neuroscienziati insegnano, nasce nell’amigdala, la parte più antica del nostro cervello, ed è legata all’istinto di conservazione che ha consentito, alla nostra e ad altre specie animali, di sopravvivere ed evolversi. Sotto questo aspetto la paura si presenta come un’emozione sana e utile, direttamente legata alla nostra conservazione. È proprio questo che per Jonas significa “euristica della paura”, la possibilità di considerare la paura come uno strumento che ci consente di apprendere alcuni elementi utili alla risoluzione dei problemi che coinvolgono l’intera umanità. Per esempio, che di fronte all’alternativa tra un beneficio e un rischio che coinvolge l’intera collettività umana è bene fermarsi e riflettere sulle possibili conseguenze irreversibili.

Per esempio, che in ogni decisione e azione che può scatenare effetti imprevisti o incerti è doverosa la prudenza. A volte è stato notato che Jonas dà l’impressione di voler fare ricorso a un sentimento superstizioso e irrazionale, ma soprattutto inutile, che avrebbe come effetto, se ascoltato, di arrestare lo sviluppo della conoscenza. In queste critiche vi è un aspetto molto importante che riguarda la libertà della ricerca e dei limiti eventuali da porre a essa.

In questo campo, il mero ricorrere alla paura significherebbe interpretare in modo semplicistico un problema complesso, la cui corretta gestione può essere ottenuta solo attraverso una maggiore dose di conoscenza, unita alla consapevolezza critica da parte della scienza del suo ruolo sociale. In realtà bisogna interpretare il ricorso alla paura in modo esclusivamente simbolico.

L’intreccio tra etica e scienza ci dice infatti che, se vogliamo imparare a gestire i problemi che incidono sul nostro futuro, dobbiamo considerare una scienza aperta al discorso dei valori e delle scelte che ha abbandonato il paravento della neutralità e un’etica che si nutre di conoscenza per elaborare i suoi criteri di giudizio.

La paura è come il campanello d’allarme che ci ricorda la nostra vulnerabilità, potremmo dire che è una specie di richiamo del nostro istinto di conservazione, più che uno sterile esercizio dell’ideologia della superstizione.

La conoscenza è quell’elemento che fa la differenza tra una paura superstiziosa e irrazionale e una paura realistica e ragionevole. Solo acquisendo un maggior numero di conoscenze (mirato alla gestione degli attuali problemi) rispondiamo in modo corretto alla paura. Rendersi parte attiva, criticamente attiva, di questo processo conoscitivo è quello che comunemente definiamo un atteggiamento responsabile.

Maria Antonietta Foddai (professoressa di Filosofia del diritto all'Università di Sassari. È autrice di Agire eticamente. Jonas e le nuove responsabilità, Tipografia Moderna, Sassari, 2005)

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Oltre la Barriera: gli Estranei e i Cavalieri Bianchi.

Al Nord: Ramsay Bolton

Nelle terre dei fiumi: Walder Frey

Nella Valle: Robert Arryn

Nella capitale e nelle terre della Tempesta: re Tommen Baratheon

Nell'Ovest: Kevan Lannister

Nell'Altopiano: Mace Tyrell

A Dorne: le Serpi della Sabbia