La fondazione
L'abbazia fu fondata nel
752 dall'abate
Anselmo (che da laico era stato
duca del Friuli e che era diventato monaco benedettino
[1]) sul territorio ricevuto in dono dal proprio cognato, il
re Astolfo. Per i
longobardi la fondazione dell'
abbazia dava la possibilità di far sentire l'influenza longobarda nella fascia di confine con l'
esarcato bizantino e permettere la valorizzazione agricola della zona.
Nella donazione era ricompreso, oltre a un vasto territorio per lo più paludoso intorno al luogo dove è stata costruita l'abbazia, anche un vasto possesso di boschi nella zona appenninica di
Fanano.
La chiesa e il monastero
L'importanza storica dell'abbazia e il suo ruolo nella bonifica agraria di una vasta parte della pianura modenese non trova una corrispondente importanza dal punto di vista architettonico. La costruzione dell'attuale chiesa, in
stile romanico, è iniziata a partire dall'
VIII secolo dal coevo
monastero benedettino di cui si sono conservate le sale del refettorio. Sono attribuite ad allievi di
Wiligelmo (che aveva operato nel
duomo di Modena) le decorazioni del portico, in particolare due leoni stilofori ed alcune formelle di marmo, tra cui quella con l'
Adorazione dei Magi. La cripta presenta 64 colonne che secondo l'uso del tempo hanno
capitelli di stili diversi (sono infatti di diversa provenienza, recuperati e riutilizzati nel restauro del 1913-17).
L'amministrazione delle terre
Formella del portale con Anselmo che fonda l'abbazia
L'abbazia di Nonantola possedette proprietà terriere molto estese, sia in
Emilia che in
Toscana, e fu un importante punto di riferimento per un'intensa attività di bonifica dei terreni. Secondo uno schema caratteristico delle abbazie benedettine, il terreno agricolo venne suddiviso in corti, a loro volta comprendenti una
pars dominica e una
pars massaricia: il monastero riservava a sé la conduzione diretta della prima e affidava in
enfiteusi ai coloni la seconda secondo un concetto che si svilupperà nella
grancia. La parte della pianura ha visto spostarsi i terreni affidati in enfiteusi man mano che si estendevano le bonifiche e a partire dalla fine del
XV secolo assunse quei confini del territorio concesso in enfiteusi alla
Partecipanza agraria di Nonantola che l'esercitò in forma collettiva per secoli e che nel
1961 è riuscita a riscattare i residui diritti dell'abbazia.
Anche il territorio di Fanano fu concesso in enfiteusi agli abitanti del comune, ma il
dominio utile fu retrocesso dal Comune allo Stato, perché impossibilitato ad amministrarlo in modo da evitare gli abusi. Quando al Ducato di Modena subentrò il regno d'Italia il
dominio utile fu messo all'asta e dopo liti giudiziarie annose si pervenne al riscatto del così detto
dominio diretto, fino ad allora conservato dall'abbazia di Nonantola.
[2]
Il sacro tesoro dell'abbazia
L'abbazia conserva uno dei più importanti tesori delle cattedrali italiane, formato da stauroteche della Santa Croce del Signore, lipsanoteche e rarissime reliquie tessili del IX secolo rinvenute per caso in abbazia del 2002 ed in archivio. Il pezzo più importante è la stauroteca della Santa Croce di Gesù, contenente uno dei maggiori frammenti conosciuti al mondo della Santa Croce del Signore, giunto a Nonantola da Costantinopoli al tempo dei primi abati che fungevano da ambasciatori per Carlo Magno presso l'Impero d'Oriente. Altri oggetti degni di menzione sono il braccio di San Silvestro, la cassetta-reliquiario in argento contenente le calotte craniche dei martiri Senesio e Teopompo (martirizzati a Nicomedia nel 303), e la cassettina in avorio. Dal 2011 sono in esposizione anche due straordinari sacri tessuti datati IX-X secolo. Si tratta di un tessuto rosso (di chiara e sicura fattura presso gli opifici di Costantinopoli) con aquile all'interno di orbicoli e di un tessuto bianco con ricamati leprotti, leonesse e cervi (di fattura dell'Egitto fatimita o dell'Italia Meridionale). I due tessuti facevano parte del corredo funebre di san Silvestro I papa e sono in ottime condizioni di conservazione nonostante i diversi secoli. Il tesoro dell'abbazia è oggi visibile presso il museo benedettino e diocesano, situato a pochi metri della chiesa.
La biblioteca
L'officina scriptoria di Nonantola fu uno dei principali centri di formazione della scrittura precarolingia. L'archivio abbaziale vanta più di 4500 pergamene, di cui 131 precedenti l'anno 1000. Tra le più importanti ricordiamo quelle di Carlo Magno, con il suo celeberrimo monogramma, quella di
Matilde di Canossa con la sua firma, e quella di
Federico I Barbarossa. Le pergamene più importanti sono in esposizione presso il museo benedettino.
L'abbazia nullius
Misure
Per un confronto con le altre principali chiese romaniche della regione si riporta una tabella con le principali misure
| Duomo di Piacenza | Duomo di Fidenza | Duomo di Parma | Duomo di Modena | Abbazia di Nonantola | Duomo di Ferrara | Abbazia di Pomposa | Abbazia di San Mercuriale |
Lunghezza totale esterna | 85,0 m | 50,5 m | 81,7 m (escluso il protiro) | 66,9 m | 45,4 m | 65,0 m (meno il coro 48,5m) | 44,0 m (con atrio e abside) | originaria 32,5 m attuale 46,2 m |
Lunghezza totale interna | - | 47,0 m | 78,5 m | 63,1 m | 52,0 m | - | 42,0 m | - |
Larghezza totale facciata | 32,0 m | 26,6 m (comprese le torri) | 28,0 m | 24,7 m | 25,1 m | 22,8 m | 18,35 m | 15,40 m (escluso il campanile) |
Altezza esterna facciata | 32,0 m | - | 29,0 m | 22,3 m (coi pinnacoli 29,6 m) | - | 17,0 m | 14,1 m | 12,85 m |
Altezza campanile | 71 m | - | 64 m | 86,12 m (compreso rialzo del XIV secolo) | - | 45 m[3] | 48,5 m | 75,58 m |
Note
- ^ Fu poi canonizzato dalla chiesa cattolica romana e conosciuto con il nome di sant'Anselmo di Nonantola.
- ^ Antonio Saltini, La valle di Ospitale: un'isola di economia naturale a metà del Novecento, in Villaggi, boschi e campi dell'Appennino dal Medioevo all'Età contemporanea, Gruppo di studi Alta Valle del Reno, Soc. Pistoiese di Storia Patria, Porretta Terme 1997
- ^ [1]