martedì 1 ottobre 2024

Mappe commentate del Sacro Romano Impero (I parte)



La mappa sovrastante indica le conquiste di Ottone I di Sassonia, che fu incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero nell'anno 962.
E fu soltanto dall'anno 962 che si incominciò ad utilizzare il termine "Sacro Romano Impero".
In precedenza si era utilizzato il titolo Augustus Imperator Romanorum.
Quindi, se si vuole essere storicamente precisi bisogna distinguere tra il Sacro Romano Impero propriamente detto (962-1806) e il precedente Impero Carolingio (800-962), nonostante, per convenzione tradizionale storica, si è fatta partire la numerazione degli imperatori da Carlo Magno, impropriamente, se consideriamo che il primo che fu nominato "Sacro Romano Imperatore" fu Ottone I il Grande. 
L'immagine sottostante mostra i "ducati tribali" che costituirono il nucleo di quello che fu il Regnum Teutonicorum, o Regnum Francorum Orientalium, nucleo del Sacro Romano Impero ottoniano.
Va però fatto notare un errore: nel territorio in azzurro non c'è il ducato di Svevia, ma quello di Franconia. Quello di Svevia è subito sotto col colore verde oliva.




La Dinastia di Sassonia (919-1024)

Enrico I, duca di Sassonia, fu eletto Re dei Franchi Orientali, nel 919 e detenne la carica fino alla sua morte del 936. In questo periodo la dizione Rex Francorum Orientalium incominciò ad essere sostituita con quella di Rex Teutonicorum, tanto come molti considerano Enrico di Sassonia come il fondatore del regno tedesco.
A lui succedette il figlio Ottone I il Grande, che regnò dal 936 al 973, e fu incoronato Sacro Romano Imperatore a Roma nel 962, dando iniziò alla seconda dinastia imperiale del Medioevo, la Dinastia Sassone.
Ottone I annesse il Ducato di Lotaringia, quello di Carinzia e successivamente le Marche del Nord e quelle Orientali.  Conquistò il Regno d'Italia nel 951 e sottomise la sua parte centro-settentrionale tra il 951 e il 961.
Nel 962 avvenne la sua incoronazione imperiale.
Dopo la sua morte, nel 973, il breve regno di suo figlio Ottone II si concluse con la sua morte per malattia durante il tentativo di sottomettere anche l'Italia meridionale.
Ottone II aveva sposato la principessa bizantina Teofano di Costantinopoli, sancendo un'alleanza tra l'Impero Occidentale e quello Orientale, ma la sua morte prematura mandò in fumo il progetto di una congiunta operazione militare contro gli Arabi che avevano sottomesso la Sicilia.
Ottone III divenne Re di Germania e Re d'Italia ancora bambino, sotto la reggenza congiunta della nonna Adelaide di Borgogna e della madre Teofano.
Anche in questo caso, i suoi progetti di creazione di un impero incentrato a Roma e basato sull'alleanza tra l'Imperatore e il Pontefice Romano, fu frustrato dalla sua morte prematura, poco dopo l'anno Mille.
A Ottone III succedette l'ultimo sovrano della dinastia Sassone, Enrico II detto il Santo, per la sua devozione e il rifiuto di annullare il matrimonio con la moglie sterile, seguito da un reciproco voto di castità tra i due coniugi, che portò la dinastia all'estinzione alla morte di Enrico nel 1024




Il Sacro Romano Impero, fu considerato inizialmente una ideale continuazione dell'Impero Romano d'Occidente sotto la congiunta tutela dell'Imperatore e del Pontefice di Roma. Da Imperium Romanorum, come fu chiamato fino ai predecessori di Ottone I, divenne ufficialmente Sacrum Imperium Romanum per sottolineare la centralità della Chiesa Cattolica Romana come alleata e ferrea sostenitrice della Dinastia Sassone, che cercava una legittimazione per la propria egemonia sui regni di Germania (Regnum Teutonicorum), di Borgogna (Regnum Burgundionum poi Regnum Burgundiae et Proventiae) e d'Italia (Regnum Italicorum et Langobardorum, successivamente Regnum Italiae). 
Le dizioni latine, spesso trascurate o storpiate dai manuali, si inseriscono in una fase in cui tutti i regni incominciano a riconoscersi non solo sui popoli egemoni, ma anche sui territori unificati da questi popoli. (Per esempio, al di fuori dell'Impero, abbiamo la trasformazione del Regnum Francorum Occidentalium in Regnum Franciae e allo stesso modo, sotto il re sassone Edmondo, la trasformazione del Regnum Anglorum et Saxonum in Regnum Angliae)

Il cuore del Sacro Romano Impero, nonostante le rivendicazioni di Roma e del Pontefice Romano, rimase comunque la Germania, tanto che l'iniziale dizione tedesca Heiliges Römisches Reich Kaiserreich, per sottolinearne la natura imperiale, divenne venne successivamente ampliata in  Heiliges Römisches Reich Deustcher Nation, ossia "della Nazione Tedesca", quando salì al potere la dinastia asburgica nel 1278, che era saldamente ancorata alla centralità germanica.
Soltanto nell'Ottocento, in epoca recente, i Tedeschi si riferirono al Sacro Romani Impero come al das Erste Deutsche Reich, il Primo Impero Tedesco (per distinguerlo dal Secondo, quello dominato dalla Prussia e dal Terzo Reich, quello di Hitler).

Fu anche detto, richiamandosi al movimento millenarista e alla propaganda nazista, "das Tausendjähriges Reich", l'Impero dei Mille Anni, (800-1806), facendo risalire la sua nascita, in maniera inesatta, come si è detto, a Carlo Magno, nell'Anno Domini 800 e la sua fine a Napoleone nell'Anno Domini 1806, quando Francesco II d'Asburgo rinunciò alla corona imperiale di Germania per assumere quella dell'Impero d'Austria, che fino ad allora era stato un Arciducato collegato con le corone di Boemia e d'Ungheria, a quella del Regno di Croazia, Illiria e Dalmazia e gli altri Arciducati di Stiria, Carinzia e Carniola, al Granducato di Toscana e successivamente al Regno Lombardo-Veneto, (entrambi i territori sostituirono l'antico Regnum Italiae, di cui Napoleone aveva assunto la Corona Ferrea, affidando il governo al figliastro Eugenio di Beauharnais, figlio della prima moglie, l'impeatrice Giuseppina).




La Dinastia Salica di Franconia (1024-1125)

Con l'estinzione della dinastia sassone, la Dieta Imperiale elevò al rango di Rex Teutonicorum et Francorum Orientalium il duca Corrado II di Franconia, detto Corrado il Salico, in onore dei Franchi Salii considerati i fondatori dell'Impero, fu caratterizzata dalla Lotta per le Investiture e sul conflitto tra l'Impero e il Papato, che a partire da Gregorio VII rivendicò la superiorità del Pontefice Romano su tutti gli altri vescovi, riservandosi il diritto di nominarli, e anche il titolo di Vicario di Cristo e di conseguenza l'autorità di conferire la corona imperiale soltanto ad un Imperatore devoto alla Chiesa Romana. Dietro le roboanti proclamazioni del Dictatus Papae (1075) scritto da Gregorio VII, c'era non solo la volontà di affermare la supremazia della Chiesa Romana su ogni altra chiesa e ogni altro potere, ma anche la volontà di conquistare il dominio feudale sui territori della Promissio Carisiaca, ossia il Ducato di Spoleto, la Marca di Ancona e la Contea di Romagna (che riconosceva invece la superiorità dell'Arcivescovo di Ravenna, filo-imperiale, rifiutando quella verso il Pontefice Romano).
La contesa vide una sostanziale sconfitta di entrambe le parti: Gregorio VII morì esule nel Regno di Napoli e Sicilia, e l'imperatore Enrico IV di Franconia fu detronizzato dal figlio Enrico V.




Le parti in causa arrivarono ad un compromesso successivamente con il Concordato di Worms (1122). L'accordo prevedeva che la scelta dei vescovi ricadesse sulla Chiesa e che poi essi prestassero giuramento di fedeltà al monarca secolare; si andava affermando il diritto esclusivo della Santa Sede ad investire le cariche ecclesiastiche con l'autorità sacra, simboleggiata dall'anello vescovile e dal bastone pastorale; l'imperatore invece conservava il diritto di presiedere alle elezioni di tutte le alte cariche ecclesiastiche e di arbitrare le controversie. Inoltre gli imperatori del Sacro Romano Impero rinunciarono al diritto di scegliere il pontefice.
Nonostante i numerosi matrimoni, tra cui l'ultimo con Matilde di Normandia, pretendente al Trono d'Inghilterra, su cui regnò per breve tempo, Enrico V morì senza eredi nel 1125.

Questo determinò l'ascesa al trono di Germania e successivamente a quello imperiale di Corrado III, Duca di Svevia, Conte di Hohenstaufen e signore di Waiblingen.


1155




La Dinastia Sveva degli Hohenstaufen di Weiblingen (Ghibellini), (1125-1268), 

Durante il regno della Dinastia di Svevia, il Sacro Romano Impero assunse la fisionomia di una confederazione di signorie territoriali dell'Europa centrale e occidentale, in continua rivolta contro l'autorità imperiale. 
Corrado III, Federico I Barbarossa, Enrico VI, Federico II, Corrado IV e Corrado V cercarono di affermare la propria autorità sia in Germania che in Italia e fu proprio questa eccessiva ambizione e questo combattere su due fronti opposti che li condusse, nonostante temporanei momenti di gloria, al fallimento.
E' interrante confrontare la mappa del Sacro Romano Impero sotto il suo più grande sovrano, Federico II di Svevia (regnante tra il 1215 e il 1250) e gli attuali stati nazione sotto il suo dominio parziale o totale: Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia occidentale, Svizzera, Italia centro-settentrionale (per quanto Federico II, come Re di Sicilia, governasse anche tutta l'Italia meridionale, dove risiedeva abitualmente), la Slovenia, l'Austria la Cechia e alcune regioni attualmente polacche come la Pomerania, la Slesia e la ex Prussia.












Le sconfitte più significative furono quelle del Barbarossa nella battaglia di Legnano (1176) e di suo nipote Federico II nella battaglia di Fossalta (1149) seguita, l'anno successivo, dalla morte dello stesso Imperatore.
Federico II aveva avuto molti figli, ma alcuni morirono prima di lui, altri furono fatti prigionieri e il suo successore Corrado IV morì giovane, lasciando un erede adolescente, Corradino. 
Successivamente all'estinzione della Casa di Svevia, con la morte di Corradino (Corrado V) e di suo zio Manfredi, Re di Sicilia, si chiuse la fase delle guerre tra Ghibellini e Guelfi, con la vittoria di questi ultimi.

I Guelfi però non ottennero il consenso dei duchi tedeschi e furono estromessi dalla Baviera per ritirarsi prima in Sassonia e poi nella contea di Brunswick-Luneburg, dove dettero origine alla casata degli Hannover.

In Germania, dopo alcuni anni di anarchia, il potere di assunto da Rodolfo d'Asburgo, che cedette al Papa i diritti feudali su Romagna, Spoleto e Napoli e Sicilia, nel 1278.

In Italia, nel centro-nord i Comuni e le Signorie della Romagna erano in maggioranza ghibelline e continuarono per molto tempo a rifiutare di rendere omaggio al Papa e nel sud caddero sotto la sovranità straniera dei francesi della dinastia d'Angiò, nel Regno di Napoli, e dagli spagnoli della dinastia d'Aragona nel Regno di Sicilia.






Negli anni successivi si vide una lotta tra tre dinastie: gli Asburgo, i Lussemburgo e i Wittelsbach di Baviera.

Carlo IV di Lussemburgo, con la Bolla d'Oro del 1356, (così detta poiché l'imperatore la convalidò utilizzando non il suo sigillo impresso sulla ceralacca, ma un sigillo dorato) pose fine alle ostilità affidando l'elezione del Re di Germania (rinominato Re dei Romani per sottolineare la continuità col Sacro Romano Impero) a sette principi elettori: tre ecclesiastici, gli arcivescovi di Magonza, Colonia e Treviri, e a tre grandi feudatari, il Conte palatino (dinastia Wittelsbach del Palatinato e della Baviera), l'Arciduca d'Austria, dinastia Asburgo, il Re di Boeamia, dinastia Lussemburgo e il marchese di Brandeburgo, titolo che fu successivamente assunto dagli Hoenzollern, i futuri Re di Prussia.



La Bolla stabiliva che l'elezione dell'imperatore fosse automaticamente connessa con quella di re dei Romani, senza più la necessità di ottenere la corona d'Italia per poter ascendere al soglio imperiale, e demandata ad un'assemblea di sette membri, quattro laici e tre ecclesiastici. All'interno del documento il titolo di "imperatore" non viene mai menzionato per designare l'individuo eletto collegialmente; il motivo rientra in un timore da parte di Carlo IV di poter accendere nuovamente la miccia degli scontri tra papato e impero ("lotta per le investiture") dell'XI e XII secolo. Il titolo di Re dei romani era dunque una denominazione interpretativa per far comprendere quanto ancora l'intervento del papa fosse fondamentale per la conferma del ruolo di Imperatore del re dei romani stesso. I quattro membri laici erano il re di Boemia, il duca di Sassonia, il margravio del Brandeburgo ed il conte palatino del Reno. I tre membri ecclesiastici erano gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri. L'incoronazione fu trasferita da Roma in Germania e attribuita ai tre grandi elettori ecclesiastici, ossia gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri. Effetto della Bolla fu un ridimensionamento delle pretese universalistiche in precedenza connesse con la corona imperiale, per la quale non divenne più indispensabile ottenere l'approvazione papale, ma allo stesso tempo, confermando agli speciali privilegi territoriali e nobiliari degli Elettori, portò ad un conseguente indebolimento del potere centrale dell'imperatore, dipendente da essi per l'esercizio dei propri poteri sovrani.

Nei trentuno capitoli del documento trovavano spazio anche numerose altre leggi. In particolare, il quindicesimo capitolo stabiliva l'illegalità delle confederazioni e consentiva la persecuzione delle leghe che si erano formate tra le città dell'impero durante il Medioevo. La Bolla d'oro stabilì il principio della indivisibilità territoriale e, per i soli membri laici, anche il diritto di trasmissibilità del titolo mediante il principio della primogenitura, con conseguenti privilegi. Impose inoltre che la prima riunione del Consiglio imperiale fosse sempre da tenersi nella città di Norimberga. La Bolla d'oro, promulgata nella sua versione conclusiva a Metz il 25 dicembre del 1356, restò in vigore fino al 1806, anno in cui il Sacro Romano Impero si sciolse.