La nave del messaggero li avrebbe condotti fino alla prima tappa del loro viaggio sul Continente, ossia il grande e glorioso porto di Alqualonde, dove gli elfi della stirpe dei Teleri costruivano le bianche navi a forma di cigno che erano famose in tutta Arda.
<<Lì, principessa Galadriel, ti attenderanno il Re e la Regina, tuoi genitori>>
Era strano per lei sentirsi chiamare "principessa" dopo tanto tempo, ma in effetti, la più anziana tra le figlie dei re aveva il diritto di essere chiamata Principessa Reale.
Galadriel si chiedeva se suo padre Finarfin l'avrebbe riconosciuta, poiché, nonostante gli Elfi godessero dell'immenso privilegio dell'eterna giovinezza, erano passati 9000 anni, e Tre Ere del Sole e della Luna dall'ultima volta che si erano visti.
<<Forse mio padre sembrerà più giovane di me. Le mie sofferenze nella Terra di Mezzo hanno lasciato un segno che nessun abitante di Valinor rischia di veder impresso sul suo volto e nel suo sguardo, un'ombra che deriva dalla cognizione del dolore>>
Galadriel l'aveva detto a Mithrandir, che nella Terra di Mezzo era chiamato Gandalf dagli uomini del nord, dagli hobbit e dai nani.
<<Come già una volta ti dissi, il tempo può avere cambiato me, ma non la Signora di Lorien!>>
Mithrandir, il Grigio Pellegrino, divenuto ora il Bianco, era sempre stato il più acuto nel capire i sentimenti di lei.
Galadriel aveva più anni di Gandalf, ma lui poteva sembrare il suo bisnonno. Gli Istari preferivano avere l'apparenza di uomini molto anziani, per ispirare l'idea della saggezza, in un'epoca in cui ancora essere anziani era un titolo di merito, non un segno di decadimento da nascondere a tutti i costi.
Eppure gli elfi lo nascondevano, e Galadriel, grazie al suo Anello, aveva aggiunto grazia e bellezza alla sua giovinezza immortale, ma quell'epoca si era conclusa:
<<Non sono più la Signora di Lorien. Non ho più il potere di Nenya, né quello dello Specchio: ora tutto mi è incognito.
Non sai quante volte ho sognato questo momento, ma ora ho capito qualcosa che prima non mi era chiaro.
Vivere nella Terra di Mezzo mi ha cambiata e resa diversa da loro, e forse in tutti questi millenni anche loro sono cambiati. Ci illudiamo di rincontrare le stesse persone, ma in verità quelle persone non esistono più.>>
I suoi occhi azzurri come il cielo, come il mare, si erano velati di lacrime.
Il giorno della partenza, Galadriel aveva voluto Elrond e Gandalf al suo fianco, e il messo dei Vanyar aveva detto che sia il Mezzelfo che l'Istar erano i benvenuti a Valinor, ma che, nel momento in cui avrebbero messo piede nel Continente di Aman, non sarebbero potuti più tornare indietro.
Durante il viaggio, la prospettiva di trascorrere l'eternità a Valinor parve a Galadriel, improvvisamente, noiosa fino alla nausea.
Quel pensiero la preoccupò a tal punto che sentì il bisogno di parlarne con Elrond:
<<Ora capisco perché tuo padre Earendil preferì volare in cielo con i Silmaril e diventare una stella, la nostra stella più amata, piuttosto che rimanere qui a vivere di ricordi tra persone che non conosceva, o, peggio ancora, non riconosceva più>>
Il riferimento al padre Earendil aveva riscosso Elrond dal senso di stupore di fronte alle prime rive del Continente che si scorgevano all'orizzonte, in lontananza:
<<Se mio padre fosse qui, sarebbe per me una gioia rivederlo. Quando partì per il suo viaggio io ed Elros eravamo solo infanti. Ne ho pochi ricordi, specie ora, dopo tutto questo tempo.
Perché dunque il tuo cuore si affligge alla prospettiva di rivedere tuo padre Finarfin e tua madre Earwen, e di riabbracciare tua figlia Celebrian, la mia amata sposa?>>
Galadriel lo fissò intensamente, con aria severa:
<<Tu davvero ti illudi che Celebrian ci accoglierà a braccia aperte? Non è venuta a trovarci neanche una volta, nei tanti anni della nostra permanenza forzata a Tol Eressea, pur avendone il permesso. Ci ha scritto solo due lettere talmente formali e fredde da apparire insultanti. Ma ha le sue buone ragioni. In cuor suo ha sempre saputo la verità, gliel'ho letto nel pensiero, quando l'anello Nenya mi dava quel potere>>
Quella verità a cui lei alludeva e di cui non parlava mai era stata, molto tempo prima, un sospetto di molti.
Io ed Elrond eravamo più che amici, e se io non fossi stata già sposata con Celeborn, da cui avevo avuto Celebrian, di sicuro avrei sposato Elrond.
Lui ha sposato mia figlia soltanto perché non ha potuto sposare me.
La verità indicibile.
Elrond si era limitato a sospirare con lo sguardo rivolto verso Valinor, mentre il vento gonfiava le vele che in suo onore portavano lo stemma stellato di suo padre Earendil.
Insieme a loro, a prua, c'era anche Gandalf, che appoggiò una mano sulla spalla del suo vecchio amico:
<<Mio caro Elrond, non ho mai avuto una fissa dimora: la mia casa era il mondo. Il distacco è stato meno doloroso che per voi, ma non temete, dopo gli anni di attesa a Tol Eressea, avete saldato ogni debito e pagato ogni errore: adesso sarete accolti in quella che sarà la vostra ultima dimora: il palazzo reale di Tirion. Quanto a me, soltanto i Valar sanno quale destino mi attende >>
Galadrie allora gli aveva domandato:
<<Tu credi davvero che Grande Disegno si sia compiuto, che la nostra Grande Narrazione finisca qui?>>
Gandalf non ne era affatto convinto:
<<Il Male non può essere scacciato per sempre: ritornerà, per questo il Grande Disegno non si è ancora compiuto e noi dobbiamo impiegare il tempo che ci resta per preparare la strada a coloro che verranno. Un'altra battaglia li attende>>
Elrond aveva corrugato le folte sopracciglia:
<<Un'altra battaglia?>>
Lo stregone annuì:
<<La Dagor Dagorath, ma non posso dire di più, poiché questo appartiene ai Misteri degli Istari>>
Tutto questo sembrava irreale, poiché nella Terra di Mezzo si credeva che la Dagor Dargorath fosse già accaduta, con la distruzione di Barad-Dur e la morte di Sauron.
Galadriel si chiese se Finarfin l'avesse convocata per parlare anche di questo.
In quel momento videro le prode del porto di Alqualonde, con le sue navi a forma di cigno, dove sbarcarono per la prima tappa del loro viaggio.
Ad attendere il loro arrivo c'erano i genitori di Galadriel, antichi eppure giovanissimi, perché la loro vita beata nelle Terre Imperiture li aveva preservati da ogni forma di imperfezione.
Qui Galadriel tornò ad essere ciò che era un tempo, la Principessa Reale dei Noldor, e scorto davanti a tutti loro c'erano i suoi genitori: Finarfin, Re Supremo, e sua moglie Earwen di Alqualonde.
Galadriel scorse anche un altro elfo in abiti regali, con un diadema che fermava i suoi capelli argentei.
E' mio nonno, re Olwe di Alqualonde, il padre di mia madre. Mi ero dimenticata persino della sua esistenza, eppure eccolo lì, come quando l'ho visto da bambina.
Olwe le sorrideva amichevolmente, forse in ricordo di quella bambina che era infine tornata da lui.
Lui mi ha perdonata.
Ma ciò che vide dopo non le piacque.
Celebrian non c'è, e nemmeno Calenvir, la madre di Legolas. I miei timori erano fondati, dunque.
Che Iluvatar mi salvi!
I suoi genitori parevano più giovani di lei e suo padre la osservava con un distacco che non prometteva niente di buono.
Galadriel si era infine inginocchiata davanti al Re Supremo.
Finarfin le fece cenno di alzarsi, ma la sua voce era tetra e fredda:
<<Cinque figli partirono da Valinor alla volta della Terra di Mezzo. Quattro maschi e una femmina. E lei sola, la più ribelle, ha fatto ritorno.
Ricordo ancora la notte in cui dissi addio a Finrod, il più caro tra i miei figli, e poi ad Amrod e Amras, e ricordo che Orodreth era al tuo fianco.
Io donai a Finrod un anello... ma questo non bastò a salvarlo...
Dimmi, Galadriel, come morirono i tuoi fratelli? >>
Galadriel era certa che suo padre sapesse benissimo la risposta e che quel quesito era una punizione per farla sentire in colpa.
Per lei era un ricordo straziante:
<<Padre, tu mi comandi di rinnovare un dolore indicibile. I tuoi figli caddero combattendo valorosamente contro Melkor il Morgoth, durante la Prima Era del Sole.
Finrod sacrificò la sua vita per salvare l'amico Beren e la sua sposa Luthien...>>
Il viso di Finarfin si rabbuiò:
<<Il sangue più nobile dei Noldor fu versato per la salvezza di un uomo?>>
Galadriel fissò suo padre negli occhi:
<<Da quell'uomo e dalla sua sposa, tramite loro nipote Elwing, discese la valorosa stirpe dei Mezzelfi. Ella sposò Earendil, il cui vascello vola in cielo assieme all'ultimo dei Silmaril, luminoso come una stella, la nostra stella più amata.
Ed Earendil portava il sangue dei Noldor, poiché sua madre era Idril Celebrindal, la figlia di Turgon di Gondolin>>
Ma Finarfin non si lasciò incantare dalla voce flautata di sua figlia:
<<Ricordo bene il giorno in cui Earendil sbarcò su queste prode, e ricordo anche quando chiese ai Valar di entrare in guerra contro Morgoth: essi lo fecero con la speranza che dopo questo loro intervento, tutti i Noldor tornassero a Valinor, seguiti poi dagli elfi delle altre stirpi. Certo, doveva essere una vostra libera scelta, ma voi siete rimasti nella Terra di Mezzo per tutta la Seconda e la Terza Era: avete preferito starvene per altri seimila anni in quel luogo infestato dalla malvagità, piuttosto che tornare qui, dove tutto è perfetto>>
Galadriel era stanca di quella specie di processo pubblico a cui il padre la stava sottoponendo.
Qui sarebbero stati seimila anni di noia!
Lo pensò, ma non lo disse: non voleva protrarre quella discussione all'infinito, per cui scelse la ragione più seria della sua scelta:
<<Io, insieme al re Gil-Galad e a molti altri, tra cui Elrond Mezzelfo, figlio di Earendil ed Elwing, che è qui al mio fianco, scegliemmo di rimanere nella Terra di Mezzo per proteggerla dai servi di Morgoth sopravvissuti alla distruzione di Angband. E fu una scelta saggia, poiché per ben due volte abbiamo sconfitto Sauron e i suoi alleati. Meriteremmo un encomio, e tu ci accogli come se fossimo dei postulanti costretti ad implorare clemenza>>
Finarfin rimase impassibile:
<<La salvezza di Arda non dipende dalla Terra di Mezzo. Quel luogo fu profanato dal Male e i Valar sanno una verità che voi stessi avete intuito, parlando della "lunga sconfitta". Il Male ritornerà, e ogni volta sarà peggiore, e questo è il destino della Terra di Mezzo.
Se ora ti riaccolgo qui, nel Continente, è per esaudire il desiderio di tua madre>>
Galadriel allora, finalmente, poté rivolgere lo sguardo a sua madre Earwen, dai capelli color madreperla, come i Teleri di Alqualonde, le pose le mani sulle spalle e la abbracciò.
La regina ricambiò l'abbraccio e poi disse:
<<Bentornata, figlia mia, alle prode della città in cui io nacqui, la bella Alqualonde, che oggi vede sanato ogni minimo ricordo del Fratricidio commesso da Feanor.
A lungo ho pregato per te, chiedendo la grazia al supremo Iluvatar, ed ecco, ora sei qui, unica tra i miei figli, poiché gli altri giacciono come ombre nelle Aule di Mandos, e per loro a lungo piansi e sparsi gigli a piene mani>>
Galadriel, pur felice di riabbracciare sua madre e di ricevere, almeno da lei, il benvenuto, non poté fare a meno di dire:
<<Io sono arrivata a Tol Eressea un secolo fa. Perché non sei venuta a trovarmi? Dici di aver pregato Iluvatar per me, ma avresti fatto meglio a pregare il re tuo marito, poiché egli non pare affatto felice di di rivedermi>>
L'amore di Earwen di Alqualonde verso il marito Finarfin di Tirion, Re Supremo dei Noldor, era tale che superava persino quello per sua figlia:
<<Finarfin non ha mai superato lo sdegno per ciò che fece Feanor e non riesce a perdonare chi lo ha seguito e persino chi ha seguito Fingolfin lungo i ghiacci dell'Helcaraxe.
Io ho rispettato la volontà di tuo padre per tre motivi: lui è il Re, lui è mio marito e lui è l'unico elfo che io abbia mai amato.
Tu mi hai fatto aspettare 6500 anni, prima di tornare nelle Terre Imperiture: la tua attesa, invece, è stata molto minore>>
Galadriel era esasperata e si rivolse ai genitori in questo modo:
<<Voi credete che io sia rimasta nella Terra di Mezzo per un capriccio, ad oziare, come fate voi qui a Valinor? Noi abbiamo combattuto per una giusta causa! Abbiamo salvato i popoli della Terra di Mezzo!
E se il Male dovesse far ritorno in quei luoghi, io salirò in vetta al Taniquetil, per implorare Manwe di concedermi il permesso di combattere di nuovo>>
<<No!>> disse Finarfin con sdegno: <<Manwe si è espresso molto chiaramente: nessuno di coloro che sono tornati a Valinor potrà mai fare ritorno nella Terra di Mezzo. Se il Male tornerà un'altra volta, toccherà agli uomini sconfiggerlo o soccombere ad esso, poiché il cuore degli uomini si corrompe facilmente>>
Galadriel osservò suo padre più attentamente e gli parve un giovincello viziato e poi osservò sua madre e le parve una ragazzina che sta vivendo il suo primo amore:
<<Sarei dovuta rimanere a Lothlorien. Qui vedo solo indifferenza e supponenza. Vi credete tanto superiori, eppure a cosa sono servite le vostre esistenze? Cos'avete fatto di utile per gli altri? Non vi è venuta a noia questa festa eterna in cui continuate ad auto-glorificarvi?>>
Il re suo padre la osservò con la stessa espressione con cui si guarda un pazzo:
<<Noi abbiamo vissuto migliaia di anni felici, nell'eterna giovinezza e continueremo a farlo per sempre. Io e tua madre possiamo avere altri figli. Lei ha voluto attendere di parlare con te, prima di decidere, e tu, come sempre, hai mostrato la tua natura ribelle.
Credevo che dopo tutti questi millenni, la tua sete di battaglie si fosse estinta, ma a quanto pare tu trovi noiosa e inutile un'esistenza dove non ci sia un nemico da combattere.
Ma questa volta non ti sarà permesso lasciare Valinor.
Hai solo due possibilità: o vieni con me a Tirion su Tuna, per poi recarti a Valmar, per rendere omaggio ai Valar presso l'Anello del Destino, oppure tornerai a Tol Eressea, nella Casa del Gioco Perpetuo, e lì passerai l'eternità a cantare e ballare con ciò che resta del tuo popolo>>
Quel luogo era anche detto Casa del Gioco Perduto, perché chi si perdeva nei suoi piaceri, alla fine perdeva anche la memoria del passato e diventava come un eterno bambino. O un eterno sciocco.
Galadriel non intendeva fare quella fine:
<<Ti seguirò a Tirion, e poi mi recherò a Valmar, al cospetto dei Troni dei Valar, e al mio fianco ci saranno Elrond Mezzelfo e Mithrandir il Saggio, che sono stati miei compagni in molti pericoli.
Ma ora ti chiedo: perché mia figlia Celebrian non è qui, ad abbracciare sua madre e suo marito?>>
Finarfin scosse il capo:
<<Non lo sospetti, Galadriel? Credi che Celebrian non avesse capito di essere stata soltanto un ripiego, per Elrond Mezzelfo? Tutti noi qui sapevamo la verità: tu ed Elrond vi amate molto più di quanto avete amato i vostri coniugi.
Lei lo sapeva, e quello è il vero motivo per cui è tornata qui migliaia di anni prima di voi.
E qui ha trovato il vero amore, e non intende rivedervi>>
A Galadriel mancò la terra da sotto i piedi. Elrond, istintivamente, la soccorse, e quello che per anni avevano cercato di dimenticare, ritornò vivo in un istante.
Nel frattempo Gandalf si fece avanti:
<<Supremo Re, io sono Mithrandir, un Istar, ossia uno dei Maiar che hanno assunto sembianze umane per volontà dei Valar, che mi hanno incaricato di vegliare sulla Terra di Mezzo.
Ma qui a Valiron sono conosciuto come Olorin e attendo anch'io di conoscere il mio destino, quando i Valar mi riceveranno.
Ma ora che sono qui davanti a te non posso fare a meno di domandarti se è proprio necessario che nel Reame Beato si coltivino antichi rancori?
Galadriel è tua figlia, tornata da te dopo aver combattuto per una giusta causa, e tu invece di abbracciarla e accoglierla con gioia, la tratti con freddezza e rimprovero: ti sembra di agire saggiamente?>>
Finarfin studiò a lungo Gandalf:
<<Tu dunque sei Olorin, di cui tanto bene mi fu parlato dai Valar. Hai compiuto onorevolmente la tua missione e ora puoi abbandonare i panni di Mithrandir e tornare ad essere un Maiar in tutto il suo splendore.
Saranno i Valar a decidere il tuo destino, ma certo sarai premiato per aver svolto bene la tua missione.
La sorte di Galadriel, però, non è affar tuo. Fin troppo è l'amore che provi per mia figlia, e per quanto mi onori che un Maiar sia così devoto verso la figlia di un Eldar, io credo che Galadriel sia stata fin troppo amata nei suoi anni trascorsi lontano da qui.
Il mio rimprovero verso di lei ha molte ragioni: invece di fare ammenda per la sua ribellione, mi si è rivolta con parole irriverenti. Mi ha accusato di essere indifferente e supponente, ignorando il rispetto che mi deve come figlia e suddita, e anche il fatto che le mie scelte sono state dettate dall'obbedienza verso i Valar, che mai hanno amato i ribelli>>
La regina Earwen di Alqualonde intervenne:
<<Vi siete parlati con franchezza, tutti quanti, e ognuno conosce le ragioni dell'altro. Ma oggi è un giorno di festa.
Sospendete ogni diverbio e ogni giudizio: saranno i Valar a dirimere tutte le questioni, quando verrà il momento.
Ora unitevi a noi con animo sereno al banchetto che abbiamo preparato per festeggiare il vostro ritorno con tutti i doni che Yavanna e i suoi Maiar ci concedono.
Vi sarà reso onore per aver sconfitto il Nemico con tanto coraggio.
In questo giorno voi festeggerete con noi, con animo sereno: questa notte dormirete in pace>>