domenica 20 ottobre 2024

La Quarta Era. Capitolo 9. Galadriel torna a Valinor

 



Il viaggio era finito lì, molti anni prima, nella baia di Avallone, il porto principale dell'isola di Tol Eressea.

Quel luogo incantato erano l'unico, tra tutte le Terre Imperiture di Valinor, in cui gli Elfi provenienti dalla Terra di Mezzo avevano avuto il permesso di abitare, in attesa del definitivo perdono dei Valar.

Arda, il pianeta creato dal canto degli Ainur, le entità angeliche che affiancavano il supremo Iluvatar nello spazio extra-dimensionale tra un universo e l'altro, aveva tre continenti, uno occidentale, chiamato Aman, uno centrale, chiamato Endor, la Terra di Mezzo, e uno orientale, di cui non si sapeva pressoché nulla, e di cui persino gli Istari, che tutto conoscevano, avevano ritenuto cosa saggia e giusta tacere persino il nome.

Durante il viaggio verso Aman, Galadriel aveva soltanto ammesso: "Ho sentito dire che laggiù esista un portale che conduce al regno delle Ombre, per questo alcuni lo chiamano Terra Oscura" 



Ma Gandalf l'aveva corretta:
<<Mia adorata lady Galadriel, le Ombre e l'Oscurità sono cose diverse: nell'Oscurità non può esserci l'Ombra, a meno che non sia proiettata dalla Fiamma di Udun, evocata dagli stregoni malvagi che vestono di rosso. Esiste una città. dall'altra parte di quel varco, ma non pronuncerò mai quel nome, ora che il Portale è stato sigillato per sempre>>

Così si era detto anche di Utumno e di Angband, e più volte di Mordor, ma l'Oscurità era sempre tornata, e i sigilli erano stati sempre spezzati.
<<Gli Stregoni Rossi potrebbero tornare, Mithrandir. Conoscere il nome della loro città, oltre il Portale di Ulthor, come alcuni lo chiamano, non sarebbe una difesa per noi?"
Gandalf scosse il capo: 
<<Non pronunciare mai più quel nome nelle Terre Imperiture. Esso contamina tutto ciò che tocca, persino come suono. E il nome della città è contaminato oltre ogni dire, e qui a Valinor potrebbe creare dei portali segreti. Noi abbiamo già protetto la Terra di Mezzo: ora è nostro dovere attenerci alle regole dei Valar>>

Nel continente di Aman, che aveva la forma di una mezzaluna con gobba a ponente, c'era il Reame Beato di Valinor, dove vivevano le somme potenze di Arba, i Valar, che spesso si riunivano nella città di Valmar, presso l'Anello del Destino.




Tol Eressea si trovava al centro della Baia di Eldamar, protetta da un semicerchio di Isole Incantate che separavano con un velo di magia il mondo degli uomini da quello dei Valar, dopo il folle assalto che Ar-Pharazon, ultimo Re di Numenor, aveva tentato, con la sua flotta, contro lo stesso continente di Aman, sobillato da Sauron, per abbattere i troni dei Valar.
Galadriel aveva intuito il destino di Numenor fin da quando aveva indossato l'Anello di Diamante, uno dei Tre, creato da Celebrimbor: l'anello che dava le premonizioni, la telepatia e a volte persino la bilocazione.
Ho sostenuto i Principi di Andunie, col potere di Nenya, ho guidato Elendil e i suoi figli verso la salvezza, ma non sono riuscita a salvare Tar Miriel dalla follia di suo marito, né Isildur dal suo destino.
Le era mancato l'appoggio di Celeborn, in quei frangente: il loro amore non era stato affatto così perfetto come appariva, e dopo la creazione di Lothlorien era diventato un matrimonio di facciata.
Celeborn era bello e forte, ma gli mancava la sottigliezza richiesta ad un sovrano.
E' rimasto a Lothlorien molto più a lungo di me, nonostante certe ricostruzioni facciano credere diversamente. Ci sono troppe leggende contraddittorie, fummo fidanzati nel Doriath, poi io andai a Nargothrond e lui alla corte di Amroth a Lothlorien.  
Era stata la loro prima separazione, ma alla fine lui era tornato e l'aveva supplicata di seguirlo a Lothlorien, perché grandi sventure stavano per accadere nel Beleriand.
E così, prima della caduta di Nargothrond o Gondolin valicai le montagne, e insieme attraverso le ere del mondo abbiamo lottato contro la lunga sconfitta.
Così aveva detto a Frodo, ma aveva omesso le altre separazioni.
Quando suo nipote Gil-Galad l'aveva mandata nell'Eregion per tenere d'occhio Celebrimbor, Celeborn non l'aveva seguita, perché disapprovava il ruolo dei Nani a Ost-in-Edhil e la simpatia che lei nutriva nei loro confronti, ed era rimasto nelle terre dei Nandor, a Ovest delle Montagne Nebbiose.





Celebrimbor l'aveva corteggiata, forgiando per lei il gioiello dell'Elessar, il primo di tanti doni che lei aveva accettato per ordine di Gil-Galad.
Spesso Elrond giungeva a portare notizie e tra loro avrebbe potuto esserci più di un'amicizia, se la questione dei Tre Anelli non avesse preso il sopravvento.
Ma dopo la caduta di Ost-in-Edhil, quando lei non avrebbe disdegnato di essere la signora di Imladris, Celeborn era tornato pieno di amore e attenzioni e insieme avevano rinnovato i loro voti nuziali.
Si erano poi trasferiti nel Belfalas, nella futura Dol Amroth, presso il porto elfico di Edhellond, recandosi a volte a Lórien.
E avevano ripreso la loro battaglia, la loro "lunga sconfitta", poiché il Male non si estingue mai.

Per tutto il resto della Seconda Era, avevano preso parte alla sanguinosa guerra contro le armate di Sauron.  
Celeborn fu creduto morto nella battaglia di Dagorlad. Io me ne ero fatta fin troppo presto una ragione. Partecipavo ai consigli di guerra, l'Anello di Diamante accresceva il mio potere oltre ogni limite.
Per ordine di Gil-Galad le era stato rifiutato il permesso di combattere e il re, suo nipote, le aveva detto: "Se io ed Elendil dovessimo cadere, tu consegna il mio Anello ad Elrond e insieme aiutate Isildur a sconfiggere il Nemico".




Ed era accaduto proprio questo: Gil-Galad ed Elendil erano caduti, ed Elrond aveva indossato Vylia, l'Anello di Zaffiro, ed Isildur aveva ucciso il nemico.
Ecco, quello fu il momento di massima esaltazione della mia vita: Sauron appariva annientato, Elrond poteva reclamare la corona di Alto Re degli Elfi, ed io, che mi credevo vedova, e indossavo Nenya, l'avrei sposato e avremmo regnato fianco a fianco sulla Terra di Mezzo.
Soltanto ora, tremila anni dopo, riusciva a confessare a se stessa quella verità.
Ma Elrond non era riuscito a impedire a Isildur di distruggere l'Unico Anello, e questo lo aveva portato ad un tale sconforto che aveva rifiutato la corona di Alto Re degli Elfi e si era ritirato a Imladris, dichiarando che la rottura tra lui e Isildur era insanabile e l'alleanza tra Elfi e Uomini era finita.
L'Ultima Alleanza.
Fu allora che Celeborn ricomparve: era stato tenuto prigioniero a Minas Ithil, la futura Minas Morgul. E ancora una volta rinnovammo i nostri voti nuziali. E poiché la guerra sembrava finita, ci parve giusto generare un erede: nacque così Celebrian e mio marito, per rinsaldare le alleanze, la offrì in moglie ad Elrond.
Che ironia! Il suo destino era stato quello di diventare suocera di colui che in segreto avevo imparato ad amare. E almeno fosse stato un matrimonio felice! Ma ormai erano tutti pensieri inutili.

Quei pensieri erano stati banditi nel momento insieme ad ogni rimpianto della Terza Era.

Adesso erano nella Quarta Era del Sole! E stavano valicando le Isole Incantate e avvistando la gloriosa luce della Baia di Eldamar, Al cui centro spiccava l'Isola di Tol Eressera col suo porto, Avallone, tra le bianche scogliere.
E, come si è detto, per molti il viaggio era finito lì, ma non per Galadriel.




Per i meriti acquisiti durante la Guerra dell'Anello, Galadriel ed Elrond erano stati autorizzati, in data da destinarsi, a raggiungere le città degli Eldar nel Continente, come il Porto di Alqualonde, dove vivevano i Teleri di re Olwe, zio di Galadriel, o la capitale elfica Tirion, dove dominava il re supremo dei Noldor, Finarfin, padre di Galadriel, erano i discendenti delle Famiglie Reali delle stirpi dei Noldor e dei Sindar, un piccolo manipolo di reduci, ormai.

In seguito, i Sindar vennero indirizzati, col tempo, ad Alqualonde, presso i loro cugini Teleri, che parlavano una lingua molto simile alla loro.
I Noldor invece, che erano la minoranza, furono tenuti "in anticamera" molto più tempo, per il sospetto che il loro Re Supremo nutriva verso coloro che avevano seguito Feanor e verso i loro eredi.

Tra essi, in verità, l'unica sopravvissuta tra i Noldor nati a Valinor che avevano seguito Feanor, novemila anni prima,  prima che iniziasse la Prima Era, prima che fossero creati il Sole e la Luna, quando c'era ancora la Luce degli Alberi, c'era proprio lady Galadriel, anzi, la Principesssa Reale Galadriel.

Fosse stato per suo padre Finarfin, il Re Supremo dei Noldor, lei sarebbe rimasta a Tol Eressea per tutta l'eternità. 






Sono l'ultima sopravvissuta, tra i ribelli che lasciarono Valinor.
E ora sono la più vecchia, tra i reduci di Endor.

Aveva lasciato quei luoghi insieme ai suoi fratelli, quando era una giovane ribelle, con tanta energia e curiosità, e sete di giustizia.

E sono tornata carica d'anni e di ricordi, e sopravvissuta a millenni di battaglie. 
La prima impressione che aveva provato, scorgendo di lontano le scogliere di Tol Eressea, era stata di estraneità.

Me le ricordavo bianche e luminose. Ora sono scure e opacheAnche il mare si è fatto peggiore, l'acqua è fredda e torbida, le onde molto più agitate: ne vedo i crudeli assalti al molo. 
Il porto di Avallone era deserto.
Non s'imbianca più di vele, non è lo specchio di nulla, neppure di se stesso.
Quella malinconica visione l'aveva rattristata.
Abbiamo commesso un errore a venire qui. Era miglior pensiero restare dove eravamo, non andare oltre, sognare. 


Persino senza il potere degli Anelli gli Elfi sarebbero stati di grande aiuto nel proteggere la Terra di Mezzo dal ritorno dell'Ombra.
Perché prima o poi l'Oscurità ritorna sempre: ecco perché noi Eldar chiamiamo la Storia: "La lunga sconfitta".





Anche gli altri a quella vista si erano incupiti..
Elrond, che mai aveva visto Tol Eressea, mi guardavano come per dire: 
"E' tutto qui? E' questa la gloria delle Terre Imperiture? Dov'è lo splendore degli Eldar? Ci avevano detto: sarete benedetti fino a quando dureranno i Troni dei Valar!"
Ma quei Troni erano lontani più che mai.

E' così che i Valar accolgono i salvatori della patria?"
Avrebbe voluto rispondere di no, ma non poteva.
Sarebbe stata una bugia, o quantomeno una mezza verità.

Le era tornata in mente una poesia, scritta in gioventù, e ne aveva pronunciato i versi:
<<Vero viaggio è il ritorno, ma il sogno che interrompi non ritorna uguale>>.


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