La vita alla scuola dei novizi non
era facile per Amasis: c’erano lezioni dalla mattina alla sera (calligrafia,
ortografia, grammatica, aritmetica, geometria, a cui se ne sarebbero aggiunte
altre in seguito) , i docenti erano severissimi e i compagni poco simpatici.
Non era facile fare amicizia, perché gli altri erano tutti più grandi di lui,
più avanti negli studi, e avevano già formato dei gruppetti e delle alleanze
ben precise, in cui era difficile inserirsi.
Un gruppetto molto esclusivo era
quello dei novizi di stirpe achea, quasi tutti biondi, che ruotava intorno al
quindicenne Teseo, figlio del re di Atene.
Teseo era bellissimo, alto,
slanciato, dai lineamenti raffinati. Era sicuro di sé, abile in tutto, ammirato
da tutti, persino dai due capoclasse Maeris e Thyles.
Thyles aveva raccontato ad Amasis
che Teseo era stato preso in ostaggio come punizione per la morte del
primogenito del re Minosse, il principe Adregin, ucciso da un soldato del re
Egeo durante un tentativo degli ateniesi di conquistare alcune isole
controllate da Creta.
Maeris aggiunse che Teseo era il
novizio su cui erano puntate tutte le attenzioni del principe Catreus, e non
solo di costui, ma anche delle due giovanissime principesse reali, Arianna e
Fedra, che lo avevano visto mentre faceva ginnastica nel parco e se ne erano invaghite.
«Dagli tempo, a Teseo, e diventerà
molto potente qui a Creta» disse Maeris con una punta di invidia.
«Minosse però non lo sopporta, e
nemmeno Indis. A Pasifae, poi, piacciono solo i mori…» ridacchiò Thyles.
Amasis ascoltava e osservava in
silenzio. La sua precedente vita da schiavo gli aveva insegnato le tre virtù
fondamentali del vivere sociale: la pazienza, la prudenza e l’umiltà. In verità
egli sapeva che prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento di gloria, ma
non bisognava forzare i tempi. Prima bisognava capire bene le dinamiche dei
gruppi, e nel frattempo imparare a scrivere e a far di conto.
Col passare dei giorni, Amasis
incominciò a farsi qualche amico, tra i novizi più giovani e timidi, e quella
compagnia gli bastava per non sentirsi solo.
Un giorno il direttore della scuola,
l’eunuco Edelmas, piombò in classe durante la lezione di calligrafia, violaceo
in faccia, con aria sconvolta e la
parrucca tutta arruffata, e ordinò all’insegnante di uscire subito perché era
successa una disgrazia.
Tutti i novizi si assieparono
vicino alla porta del corridoio, per cercare di captare qualche informazione
dal crocchio di eunuchi strillanti che attorniavano Edelmas.
«Il Re! »urlavano. «Che gli Dei ci proteggano!» , «Oh, Grande
Madre, il Re!» , «Ma non è possibile!» , «Com’è potuto succedere! Era ancora in
salute!»
Non ci volle molto ai novizi per
capire che il re Minosse XIV era morto.
Edelmas , vedendo la curiosità dei
novizi, annunciò con voce fin troppo dolente:
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.
Gli eunuchi, dopo lo sconcerto iniziale,
erano già passati al vero argomento importante. «E il testamento? », «Girano
strane voci» , «Mi rifiuto di crederlo!», «Ma no, è assurdo! » , «E’ inaudito!
», «Ci sarà una rivolta!».
Ai novizi venne detto solo che il
regno era in lutto e tutte le attività didattiche erano sospese in attesa della
successione al trono.
Subito si sparse la voce che
alcuni consiglieri erano in possesso di un testamento segreto in cui il re
nominava come suo erede universale e unico successore Glauco, il figlio maschio
avuto da Pasifae.
Glauco era un ragazzo di soli
quattordici anni, e il testamento diceva chiaramente che, in caso di minore età
del nuovo sovrano, la reggenza sarebbe stata esercitata dalla regina vedova
Pasifae.
Le notizie giungevano alla Scuola
dei novizi con qualche giorno di ritardo, e spesso deformate e ingigantite.
Amasis aveva sentito dire che il
Primo Consigliere Harameb si era subito opposto a tale testamento e aveva
annunciato che in sede di lettura del documento avrebbe fatto delle rivelazioni
sconvolgenti.
Le fazioni di palazzo stavano già
prendendo posizione: dalla parte del principe Catreus e del Primo Consigliere
c’erano l’aristocrazia terriera cretese e i componenti egiziani e fenici della
burocrazia di palazzo, dalla parte di Pasifae c’erano il partito filo-Acheo del
Consiglio e la potentissima Corporazione dei Mercanti, che vedeva nella regina
una garante dei buoni rapporti con i popoli dell’Europa, con cui si sarebbero
potuti stipulare trattati commerciali più favorevoli.
Tutto dipendeva ora dall’esercito,
dalla flotta militare, da quella mercantile e dalla guardia reale, che per il
momento attendeva la lettura del presunto testamento.
Nella Scuola dei novizi si
respirava un’aria di grande preoccupazione, e il motivo era evidente: se il principe
Catreus fosse caduto in disgrazia, la Scuola stessa sarebbe stata chiusa e
tutti i componenti, eunuchi compresi, sarebbero stati venduti come schiavi.
Ogni discorso sulla successione
venne rimandato, per rispetto, ma anche per dare tempo alle fazioni di affilare
le lame, a dopo i funerali del re Minosse.
Si raccontava che il giorno stesso
della cerimonia funebre del re, la principessa Indis avesse sparso la voce che
la regina vedova Pasifae fosse in attesa di un figlio concepito con il
Consigliere Taron, il burocrate a capo della fazione filo-Achea.
Nelle ore immediatamente
successive alla cerimonia, dilagarono voci incontrollate sul sospetto che
Pasifae avesse avvelenato il re.
I medici avevano però escluso
l’ipotesi dell’avvelenamento: non c’era alcuna traccia sul corpo che indicasse
tale eventualità.
Ma c’era già chi obiettava che Circe,
la sorella della regina vedova, era esperta in veleni, e poteva aver usato una
pozione sconosciuta per fermare il cuore del Re.
Pasifae ostentava indifferenza
verso quelle voci, mentre Indis appariva preoccupata. Era evidente che i
rapporti di forze tra i due partiti erano incerti, e che, più del testamento,
sarebbe contata l’opinione della Guardia Reale.
C’era una grande attesa nell’aria,
e tutta Cnosso era come immobilizzata, incapace di concentrarsi su qualcosa che
non fosse la successione al Trono del Toro.
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