sabato 13 maggio 2017

La teoria psicologica di Alfred Adler

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Alfred Adler fu, con Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia psicodinamica. Visse tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni del Novecento, un periodo particolarmente fertile quanto ad innovazioni scientifiche e culturali.
Dopo gli studi superiori, compiuti presso l'Hernalser Gymnasium, nel 1888 Adler s'iscrive alla Facoltà di Medicina dell'Università di Vienna, completando gli studi nel 1895, nell'arco di tempo medio richiesto, con risultati definiti "sufficienti".[3]
Conseguita la Laurea in Medicina, frequenta l'Ospedale di Vienna, il Policlinico, e svolge attività privata come medico generico ed oculista nel sobborgo viennese del Prater. Suoi clienti erano i medi e i piccoli borghesi del quartiere, i camerieri, gli artisti e gli acrobati del noto parco dei divertimenti con i quali amava intrattenersi spiegando, con chiarezza, la natura della malattia e le sue conseguenze. È in tale ambiente che nasce in Adler l'interesse per le scienze sociali.[4] La sua prima opera, un opuscolo di trentuno pagine pubblicato nel 1898, è il "Manuale per la salute dei sarti", che descrive le condizioni igienico-sanitarie dei sarti e analizza le relazioni fra il tipo di lavoro e la comparsa di alcune malattie. Contemporaneamente all'attività di medico, Adler coltiva e approfondisce lo studio della psicologia e della filosofia. Un suo articolo "Il medico come educatore", pubblicato nel 1904, definisce bene la sua impronta professionale.
Nel 1902 avviene l'incontro con Sigmund Freud, pare a seguito della pubblica difesa di Adler in favore de "L'interpretazione dei sogni", anche se le circostanze del loro incontro rimangono comunque incerte. Adler entra a far parte, con Wilhelm Stekel, del gruppo psicoanalitico, come uno dei membri fondatori, ed ha così occasione di partecipare alle famose riunioni che si tengono in una grande stanza del Medizinische Doktoren-Kollegium[5] ogni mercoledì sera (v. Storia della psicoanalisi); nel 1906 è eletto presidente e rappresentante internazionale della Società viennese.
Nel 1907 pubblica la monografia "Studio sull'inferiorità degli organi", il primo lavoro di Adler veramente significativo in campo psicologico. Il testo, in cui si configurano già i presupposti della Psicologia individuale, dimostra come i bambini tendano a compensare i difetti fisici o costituzionali con una linea di difesa a volte attiva e altre volte passiva. Nel 1909 Adler si specializza in malattie nervose.
Col passare del tempo, si fa sempre più evidente il forte contrasto fra le concezioni di Adler sulla genesi delle nevrosi e la teoria di Freud: mentre la metafora freudiana della sessualità infantile necessitava di una strenua difesa di fronte allo scetticismo del mondo clinico e, pertanto, non poteva ammettere digressioni, Adler contrapponeva alla teoria freudiana della libido, quella della "protesta virile"[6] e dell'autonomia dell'aggressività diretta a fini di affermazione, di attacco o di difesa. Non è difficile capire che le vere cause della scissione siano da ricercarsi nelle profonde differenze tra le due scuole di pensiero, e nello spostamento dell'attenzione di Adler sulla visione teleologica della meta per comprendere l'essere umano.
Dopo aver rinunciato anche alla carica di redattore dello "Zentralblatt", organo della Società Psicoanalitica, Adler abbandona Freud con altri sei membri del gruppo. Con i colleghi dissidenti, ai quali si unisce qualche altro amico, come il pedagogista professor Carl Furtmüller, uno dei primi collaboratori e biografi di Adler, fonda la "Società per la Libera Psicoanalisi"; in seguito, su richiesta di Freud, che desiderava mantenere vincolato a sé il termine "psicoanalisi", il nome dell'organizzazione fu trasformato in "Società di Psicologia Individuale Comparata"[7]. Con lo stesso Furtmüller, Adler fonda l'organo ufficiale della sua Scuola: la "Zeitschriftfur Individualpsychologie".
Durante la Prima guerra mondiale, Adler, a quarantaquattro anni, è richiamato in servizio come medico militare nel reparto neuropsichiatrico dell'ospedale del Semmering, e successivamente in quello di Cracovia, dove ha occasione di studiare le nevrosi di guerra. Al termine del conflitto, quando qualcuno lo interroga sull'esperienza della guerra, Adler risponde: "Penso che il mondo di oggi abbia semplicemente bisogno di gemeinschaftsgefühl!" ("sentimento sociale"). Dopo la conclusione del conflitto, s'impegna sempre di più nella diffusione della sua teoria, non disdegnando mai il contatto con gli amici e le discussioni aperte e appassionate, al tavolo del Café Central o del Café Siller, luogo di incontro degli intellettuali viennesi.
Condivide la prospettiva sociologica del marxismo come proposta di progresso e benessere per tutti; nella Repubblica Austriaca, nata a seguito della dissoluzione dell'Impero Asburgico dopo la prima guerra mondiale, ricopre il ruolo di referente del progetto per le attività educative; progetto che abbandona poco tempo dopo, quando si accorge dell'incompatibilità dei suoi principi con i giochi politici per il potere.[8] Mantiene un atteggiamento critico nei confronti delle religioni, che considera come mezzo per lo sviluppo del sentimento sociale ma che, attraverso dogmi e proibizioni, in qualche modo, limitano il Sé e la libera espressione del pensiero scientifico. È da segnalare che nel 1904 Adler si era convertito al Protestantesimo, da lui motivato con la personale necessità di passare da una religione ristretta ad un'unica etnia (l'Ebraismo) ad una fede universale meno rigida.[9]
L'ultimo periodo austriaco della vita di Adler segna la confluenza della sua dottrina pragmatica con le sperimentazioni sociali nel settore psicopedagogico. Nel 1919 il potere politico in Austria è nelle mani dei socialdemocratici, che intraprendono un programma di riforme sociali, realizzando un nuovo sistema scolastico basato su principi democratici e sulla considerazione delle esigenze individuali dei bambini. I nuovi metodi sperimentali, applicati in vari tipi di scuole, nei centri di consultazione per insegnanti, nei consultori psicopedagogici e nei giardini d'infanzia, a Vienna, Berlino e Monaco di Baviera, consentono ad Adler di verificare sul campo la propria teoria.[10] Questi consultori erano diretti da psicologi personalmente formati da Adler, attraverso un corso specialistico dell'Università di Vienna. Nello stesso periodo fu aperta a Vienna una Scuola, diretta da Oscar Spiel, ispirata ai principi adleriani di pedagogia sperimentale.
Nel 1934, quando la minaccia nazista diviene più incalzante, Alfred Adler decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti, nazione che aveva già conosciuto negli anni precedenti durante il vasto programma di lezioni e di conferenze dirette a diffondere la sua dottrina e che, inoltre, gli aveva offerto la possibilità, nel 1930, di dedicarsi a quell'insegnamento universitario della Psicologia che la natia Vienna gli aveva sempre negato; prima presso la Columbia University e successivamente, nel 1932, presso il Medical College di Long Island, a New York.
Alfred Adler, già sofferente di cuore, è stroncato da una crisi coronarica il 28 maggio 1937, in una via di Aberdeen, in Scozia, dove si era recato per un impegnativo ciclo di conferenze, trasgredendo, come gli era connaturale, il parere dei medici.

La conoscenza dell'uomo

La Psicologia Individuale Comparata di Adler è una teoria dell'uomo ad orientamento olisticoteleologico e fenomenologico. Essenzialmente pragmatica, ha proposto spunti applicativi in ambiti diversi (psicoterapiapsicologia clinica, medicina psicosomatica, pedagogiaantropologiasociologia, etc.), e che cerca di fornire modelli di comprensione del comportamento individuale, sociale e di gruppo.
In quanto metodologia finalizzata a cercare di fornire una conoscenza di sé stessi e degli altri, la Menschenkenntnis (conoscenza "pratica" dell'uomo) adleriana propone una griglia interpretativa che utilizza i seguenti criteri:[11]
  • ogni essere umano è un tutto unico e indivisibile sia per quanto riguarda il rapporto psiche/corpo, sia per quanto riguarda le varie attività psichiche: la mente, punto di convergenza di passato, presente e futuro, in continuo movimento di trasformazione, non può essere analizzata come un organo definito o separato dal corpo, né si possono esplorare le sue risorse isolatamente, una ad una. Tutti gli elementi della psiche, come gli organi e gli apparati, si organizzano coerentemente con lo scopo cui sono preposti, perciò hanno un senso se interpretati come elementi di un insieme
  • è inconcepibile pensare alla vita senza presupporre il movimento e non si può immaginare il movimento senza ipotizzare un percorso diretto verso una meta. Adler ha costruito l'impianto del suo finalismo causale, rilevando, in accordo con l'empirismo, come tutti gli organismi viventi, in maniera adeguata al loro sviluppo e alla loro evoluzione, sono orientati verso la sopravvivenza: per la realizzazione di questo obiettivo è necessario progettare il futuro. Per l'essere umano, la più complessa fra le forme di vita, lo scopo essenziale dell'esistenza è realizzare un futuro più appagante e più sicuro del presente superando gli ostacoli che si frappongono alla sua affermazione
  • il primo periodo della vita dell'uomo, più che per ogni altra specie animale, è caratterizzato da una marcata condizione di insufficienza e di insicurezza e da una prolungata dipendenza dagli adulti che appaiono al bambino come più grandi, più forti e più esperti di lui; il dinamismo incessante da una condizione di inferiorità ad una di maggiore sicurezza e stabilità, è guidato da una tensione costante verso una meta ideale che rimane per l'uomo, prevalentemente, inconscia. Tale tensione, attraverso i meccanismi della compensazione e del superamento, diviene una forza propulsiva che guida la vita del singolo e della specie umana in generale
  • ciascuno affronta le difficoltà con un diverso grado di attività: chi tende a dominarle, chi a subirle, chi spera di evitarle, chi demanda la loro soluzione ad altri o alla fortuna. Può accadere che l'uomo sottovaluti le proprie possibilità e debba, per questo, essere incoraggiato a realizzare il proprio processo evolutivo
  • nell'uomo sono presenti due istanze costitutive, variamente intrecciate fra loro: la spinta a superare l'inferiorità, der Wille zur Macht o "volontà di potenza", e Gemeinschaftsgefühl o "sentimento sociale", letteralmente senso di comunità, bisogno di appartenere, di compartecipare e di comprendere i propri simili. Il senso di comunità può limitarsi al nucleo familiare o al gruppo di origine, ma può estendersi, in modo diverso per ciascuno, alla nazione, alla comunità umana, alla natura, al cosmo
  • ogni persona soddisfa le richieste della volontà di potenza e del sentimento sociale secondo una considerazione di questo tipo: "il mondo è così..., io sono fatto così..., perciò...". Non sono le esperienze del passato in se stesse a forgiare la personalità, ma il modo soggettivo in cui esse vengono considerate, messe in relazione tra loro, memorizzate e usate per raggiungere il superamento di difficoltà supposte o reali. Fra l'azione degli stimoli sulla persona e la risposta di questa agli stimoli, si inserisce il Sé creativo, un'istanza che rende significative le esperienze, le modula e caratterizza, le armonizza con ogni altra acquisizione successiva. Così il Sé creativo definisce lo Stile di vita, l'impronta, unica e inimitabile, che caratterizza ogni individuo e nella quale confluiscono i tratti del comportamento, i pensieri, le idee, le opinioni, le emozioni e i sentimenti, risultanti dal compromesso fra esigenze individuali e istanze sociali
  • come organi ed apparati si conformano alla funzione cui sono preposti, così gli uomini si organizzano in modo funzionale al "sistema" sociale di cui fanno parte. Basi motivazionali dell'individuo sono i bisogni e i valori all'interno della relazionalità, qualità primaria della psiche. L'assioma adleriano "non è possibile studiare un essere umano in condizioni di isolamento, ma solo all'interno del suo contesto sociale"[12] indirizza e condiziona tutta la dottrina individual-psicologica della personalità. L'attributo “individuale”, che oggi contraddistingue la Scuola, per non generare malintesi, dovrebbe essere affiancato dalla meno consueta qualifica di “comparata”, che in origine completava la sua definizione, con il giusto intento di esprimere il concetto di una individualità psichica unica e irripetibile parte di una struttura comunitaria formata da altre unità psichiche, come questa uniche e irripetibili e tra loro interagenti.
La teoria adleriana della personalità, con pochi concetti basilari (sentimento di inferiorità, aspirazione alla superiorità, compensazione, sentimento sociale, Sé creativo, ...), permette di tratteggiare lo "stile di vita" di una persona, decifrarne sentimenti ed emozioni, comprenderne il comportamento, la visione di sé e del mondo.

Il senso della vita

Se la vita è movimento ed il movimento presuppone una direzione verso una meta, allora il senso della vita non può che essere interpretato come un processo volto al superamento di una condizione di inferiorità, limitazione e insicurezza, percepita ogniqualvolta un ostacolo si frappone al raggiungimento dell'obiettivo. Alfred Adler, quindi, sovvertendo la visione scientifica tradizionale che ricerca prevalentemente le cause dei comportamenti, si volge, invece, ad esplorare la mente ideatrice di un piano di vita, solo in parte cosciente, soffermandosi sulle strategie messe in atto per raggiungere il fine ultimo: la condotta umana viene considerata come una proiezione del Sé nel futuro piuttosto che come esito di eventi preesistenti.
"Ci sono tanti significati dati alla vita quanti sono gli esseri umani ... forse ognuno di questi contiene un margine variabile di errore ... qualsiasi significato che sia anche minimamente utilizzabile non può essere definito completamente sbagliato".[13] Ciascuno, in modo originale e creativo, inconsapevolmente, definisce quello che ritiene essere il "suo" senso della vita (fama, danaro, stabilità familiare, ...); ciò che accomuna gli intenti di tutti gli uomini è il "successo", cioè il superamento del sentimento d'inferiorità (qualsiasi senso abbia l'inferiorità).
L'aspirazione alla superiorità è la “gara”, che l'individuo indice con se stesso per elevarsi verso la perfezione, riferimento ideale verso cui si tende, ma che è umanamente irraggiungibile. Dietro ogni attività umana c'è una forza fondamentale di base, una spinta da una situazione di minus a una situazione di plus, da un sentimento d'inferiorità a uno di superiorità, perfezione, completezza.[14] Nel movimento ascensionale dal basso verso l'alto, assume un'estrema importanza il “pensiero antitetico”, quel tipo di percezione basato sugli opposti (alto/basso, forte/debole, maschile/femminile, ...) che segna i limiti del percorso.
Per rendere comprensibile il processo evolutivo occorre, però, fornire dei punti di riferimento e tracciare delle coordinate che consentano di rappresentarlo in modo concreto ed operativo; questi punti di riferimento vengono rappresentati da Adler nei cosiddetti tre "compiti vitali":[15] la famiglia, il lavoro, le relazioni sociali.
La famiglia è il primo nucleo sociale in cui la persona si confronta con altri soggetti diversi da sé. Compito della famiglia è preparare il bambino alla vita sociale; il ruolo centrale è affidato alla madre, o alla figura che la rappresenta, che ha il duplice incarico di educare il bambino alla cooperazione ed avviarlo alla socialità insegnandogli ad interagire col padre e con i fratelli. Al padre, o a chi per lui, spetta l'impegno di formarlo circa i tre compiti vitali trasmettendogli l'amore per il lavoro, per la famiglia ed il rispetto per la madre, per i fratelli e per gli amici.
Nell'interazione con i fratelli e con i coetanei, il bambino apprende le regole del gioco della vita fatto di momenti di dominio, che si alternano a momenti di sottomissione, e collaborazioni più o meno facili da realizzare; ciascuno, poi, a seconda dell'ordine di nascita, sperimenterà il rispetto per i fratelli maggiori, la disponibilità con i più piccoli, la tolleranza nei confronti di coloro che sono più problematici.
La rete delle relazioni che si strutturano all'interno della famiglia, secondo caratteristiche specifiche per ciascun nucleo, è definita da Adler "costellazione familiare" proprio per sottolineare il carattere di interdipendenza che influenzerà, significativamente, lo stile di vita di ognuno dei suoi membri. All'interno della famiglia si acquisiscono, quindi, regole e principi che, integrati poi dalle esperienze che si andranno ad effettuare nel corso della vita, rappresentano il sistema di valori di ciascun individuo. La capacità di collaborare/cooperare, assimilata in seno alla famiglia di origine, si esplicherà anche nella relazione con l'eventuale nucleo familiare acquisito con il matrimonio o la convivenza.
Il lavoro è per Adler un altro importante ambito in cui si realizza la capacità di cooperare ed è un'occasione per valorizzare le doti di ciascuno; inoltre, la suddivisione del lavoro garantisce, attraverso le specializzazioni, la soddisfazione dei bisogni della comunità. Nella scelta della professione, grande importanza è attribuita all'opera della scuola che deve saper riconoscere le attitudini di ciascuno ed incoraggiarne la realizzazione. Impegno e responsabilità nella professione sono sempre indici di un buon sviluppo psichico e di maturità personale; il lavoro si attesta, così, anche la possibilità di divenire occasione per educare o rieducare soggetti socialmente instabili. Una vita con buone e ricche relazioni sociali ed affettive è segno di sviluppo armonico della personalità; al contrario, l'isolamento, gli atteggiamenti ipercritici, oppositivi o polemici, denunciano un disturbo nella relazione con il mondo e la realtà. Il sentimento sociale, in quanto parametro per la valutazione della capacità di "percepire" correttamente gli altri, è criterio per misurare anche la "salute" psichica: solo chi sa collaborare, dimostra di possedere un buon giudizio di sé, del mondo e della realtà.
Se lo scopo individuale del vivere è evolvere ed ogni individuo è, per la sua natura sociale, strettamente connesso con le altre individualità, l'evoluzione individuale diviene origine e propulsione per l'evoluzione sociale. D'altra parte, un buon criterio per verificare la validità di un'azione è il suo effetto sulla società: tutto ciò che è socialmente utile è positivo, ciò che conduce vantaggio al singolo, a discapito della collettività, è dannoso proprio perché privo di Gemeinschaftsgefül (espressione che non trova un corrispettivo esauriente ed univoco nelle altre lingue).

Opere

Adler dedicò la maggior parte del tempo all'incontro diretto e colloquiale con le persone trascurando, pertanto, l'attività editoriale: molti dei libri pubblicati a suo nome sono in realtà la trascrizione delle conferenze da lui tenute in giro per il mondo; altre volte, la traduzione in italiano deriva dalla traduzione inglese di testi concepiti originariamente in tedesco.
Opere principali tradotte in italiano:
  • Praxis und Theorie der Individualpsychologie, 1920 (Prassi e teoria della psicologia individuale, trad. di Vittoria Ascari Astrolabio, Roma, 1947; trad. di M. Cervini, Newton Compton, Roma, 1970; con il titolo La psicologia individuale, Newton Compton, Roma, 1992)
  • Über den nervösen Charakter, 1912 (Il temperamento nervoso, trad. di Davide Rossili, Astrolabio, Roma, 1950; trad. di Lia Di Piazza e Mauro Cervini, Newton Compton, Roma, 1971; con il titolo Il carattere dei nevrotici : compendio di psicologia individuale e di psicoterapia, Newton Compton, Roma, 2008)
  • Heilen und Bilden, 1914 (Guarire ed educare : fondamenti di psicologia individuale per psicoterapeuti e insegnanti (1904-1913), a cura di Egidio Ernesto Marasco, Newton Compton, Roma, 2007)
  • Menschenkenntnis, 1927 (Conoscenza dell'uomo, trad. di Gerardo Fraccari, Mondadori, Milano, 1954; con il titolo La conoscenza dell'uomo nella psicologia individuale, trad. di Francesco Parenti, Newton Compton, Roma, 1994)
  • Die Seele des schwererziehbaren Kindes, 1930 (ll bambino difficile, trad. di A. Valori Piperno, Casini, Roma, 1968; Psicologia del bambino difficile, Newton Compton, Roma, 1973)
  • Psicologia individuale e conoscenza dell'uomo, Newton Compton, Roma, 1975 successivamente pubblicato con il titolo La Conoscenza dell'Uomo;
  • The education of children, 1930 (Psicologia dell'educazione, Newton Compton, Roma, 1975
  • What life should mean to you, 1962 (Cos'è la psicologia individuale, Newton Compton, Roma, 1976; con il titolo Cosa la vita dovrebbe significare per voi, Newton Compton, Roma, 1994)
  • Individualpsychologie in der Schule, 1929 (La psicologia individuale nella scuola, Newton Compton, Roma, 1979)
  • Der Sinn des Lebens, 1933 (Il senso della vita, a cura di Francesco Parenti, De Agostini, Novara, 1990; Newton Compton, Roma, 1997)
  • Das problem der homosexualitat (Psicologia dell'omosessualità, TEN, Roma, 1994)
  • Il senso della vita, Newton, Roma, 1997
  • La cooperazione tra i sessi, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2001
  • Die Technik der Individualpsychologie, 1928-30 (La tecnica della psicologia individuale. Lezioni per insegnanti, a cura di Egidio Ernesto Marasco, Newton Compton, Roma, 2005)
  • Aspirazione alla superiorità e sentimento comunitario, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2008
  • Inferiorità e compenso psichico : un contributo alla medicina clinica, Mimesis, Milano-Udine, 2013
  • La nevrosi e le sue problematiche : un libro di storie di casi, Edizioni Universitarie Romane, Roma, 2014
  • (con Ernst Jahn) Religione e psicologia individuale, Mimesis, Milano-Udine, 2014
  • Psicodinamica dell'eros : motivazioni inconsce della rinuncia alla sessualità, Mimesis, Milano-Udine, 2015

Note

  1. ^ Braham, R. L. The Politics of Genocide: The Holocaust in Hungary. Condensed Edition, Wayne State Univ Press, Detroit, 2000, p. 19.
  2. ^ Ellemberger H. F., La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, Torino, 1976, vol. II, pag. 665.
  3. ^ Ibidem.
  4. ^ Parenti F., Alfred Adler. L'uomo, il pensiero, l'eredità culturale, Laterza, Bari, 1987, pag. 17
  5. ^ Sachs Hanns, 1944, Freud, maestro e amico , Ed. Astrolabio, 1973
  6. ^ Ansbacher H. L. , Ansbacher R. R. , La Psicologia Individuale di Alfred Adler, Martinelli, Firenze, 1997, pag. 32.
  7. ^ Furtmüller C. Geleitwort, Z., "Indiv. Psychol., 1:1-3", in: Ansbacher H. L., Ansbacher R. R. (a cura di), Alfred Adler, Aspirazione alla superiorità e sentimento comunitario, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2008, pag. 366.
  8. ^ Ibidem, pag. 319.
  9. ^ Parenti F., op. cit.,, pag. 16
  10. ^ Furtmüller C. Geleitwort, Z., op. cit., pag. 376.
  11. ^ Adler A., Psicologia individuale e conoscenza dell'uomo, Newton Compton, Roma, 1975, successivamente pubblicato con il titolo La Conoscenza dell'Uomo.
  12. ^ Pagani P.L., "Adler e lo studio della personalità", in: Lorenzetti L. M., Psicologia e Personalità, Franco Angeli, Milano 1995, pag. 161.
  13. ^ Adler A., Cos'è la psicologia individuale, 1976, successivamente pubblicato con il titolo Cosa la vita dovrebbe significare per voi, Newton Compton, Roma, 1994, pag. 24.
  14. ^ Ansbacher H. L., Ansbacher R. R., La Psicologia Individuale di Alfred Adler, Martinelli, Firenze, 1997.
  15. ^ Adler A., Il senso della vita, Newton, Roma, 1997, pag. 34.

Bibliografia

  • (EN) Phyllis Bottome, Alfred Adler. A Portrait from Life, Vanguard, New York 1946
  • Lewis Way, Alfred Adler: an introduction to his phychology, Penguin books, Harmondsworth, 1956, tr. it. Introduzione ad Alfred Adler, Giunti e Barbera, Firenze 1969
  • Hertha Orgler, Alfred Adler Der Mann und Sein Werk, Urban & Schwarzenberg, Wien, 1956, 1963; tr. it. Alfred Adler e la sua opera, Astrolabio, Roma, 1970
  • (FR) Manes Sperber, Alfred Adler et la psychologie individuelle: l'homme et sa doctrine, Gallimard, Paris 1972
  • Henri F. Ellenberger, The Discovery of the Unconscious, Basic Books, New York, 1970; tr. it. La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, Torino, 1976, vol. II
  • Francesco ParentiLa psicologia individuale dopo Adler. Teoria generale adleriana. Lineamenti di psichiatria dinamica. Metodologia e tecniche di analisi, Astrolabio, Roma 1983
  • Francesco Parenti, Alfred Adler. L'uomo, il pensiero, l'eredità culturale, Laterza, Bari, 1987
  • Pier Luigi PaganiAdler e lo studio della personalità, in Loredano Matteo Lorenzetti, Psicologia e Personalità, Franco Angeli, Milano 1995, p. 161

Voci correlate

Differenza tra Psicoanalisi freudiana e Psicologia Analitica junghiana

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La psicologia analitica (o psicologia del profondo) è una teoria psicologica e un metodo di indagine del profondo elaborato dall'analista svizzero Carl Gustav Jung e dagli allievi della sua scuola.


Dalla psicoanalisi alla psicologia analitica

Si ritiene erroneamente che la psicologia analitica di Carl Gustav Jung sia nata da una costola della psicoanalisi di Freud e che lo stesso Jung fosse allievo del maestro viennese: in realtà Jung elaborò una propria visione dell'inconscio autonomamente da Freud essendo entrato in contatto con Pierre Janet a Parigi alla fine dell'Ottocento, e lavorando presso l'ospedale psichiatrico di Zurigo (il Burgholzli) sotto la guida di Eugen Bleuler nei primi anni del Novecento.
Le ricerche condotte da Jung sul cosiddetto "esperimento associativo" contribuirono enormemente allo studio dei fenomeni inconsci, e portarono Jung a contattare nel 1906 Freud per confrontarsi sulle reciproche scoperte circa l'inconscio. Il padre della Psicoanalisi pensò di trovare in Jung il suo erede, ma dopo alcuni anni di collaborazione costruttiva ed intensa, arrivarono nel 1913 ad una rottura dolorosa per entrambi.
In quell'anno, con la pubblicazione del libro "Libido. Simboli della Trasformazione", Jung si distaccò da Freud sostenendo che la libido non è solamente energia sessuale, che mira a scaricarsi con il raggiungimento dell'oggetto desiderato, ma è invece l'energia psichica in toto; l'inconscio, inteso da Freud (almeno inizialmente) come mero ricettacolo del rimosso, è visto invece da Jung come una porzione della psiche che contiene altri contenuti che non sono mai stati parte della coscienza ed i cosiddetti "complessi" a tonalità affettiva, articolatisi nel corso delle relazioni significative; complessi che l'"esperimento associativo" era in grado di evidenziare.
L'osservazione empirica dei contenuti dei sogni, dei deliri di pazienti psicotici e del vastissimo materiale offerto dalla mitologia e dalla storia delle religioni spinse Jung a ipotizzare un ulteriore dimensione dell'inconscio che definì "inconscio collettivo", i cui contenuti chiamò archetipi. Il , struttura superiore che include l'Io ed alcune istanze degli archetipi rimossi, è stato visto come motore e scopo del cosiddetto "processo di individuazione".
Per la psicologia analitica junghiana, tale processo di individuazione archetipica costituisce la finalità dell'esistenza di ogni persona.
La psicologia analitica junghiana segue invece nella propria indagine un metodo finalistico, il cui obiettivo è la ricerca del senso dei processi inconsci e della sofferenza psichica. Di fondamentale importanza è la teoria del simbolo, inteso da Jung come motore dello sviluppo psichico e strumento di trasformazione dell'energia psichica, originato dal confronto della coscienza con l'inconscio ed i suoi contenuti. La dialettica tra conscio e inconscio è ciò che delinea il percorso analitico.

Principi teorici essenziali

L'inconscio

L'inconscio personale non è, come per Freud, il "luogo del rimosso", cioè un contenitore psichico vuoto alla nascita, che man mano si popola di complessi causati da episodi traumatici infantili. Per Jung anzitutto l'inconscio non è "vuoto", ma è il contenitore di forme archetipiche universali ereditarie, all'interno del quale si organizzano le esperienze individuali.
Inoltre esso precede la formazione dell'Io cosciente, e contiene il progetto esistenziale dell'individuo che ne è portatore, come - diremmo oggi - una sorta di DNA psichico.
Idea non nuovissima, di ascendenza schiettamente neoplatonica, già presente, ad esempio, nelle fantasie di Michelangelo a proposito della figura da scolpire già "inscritta" nel blocco di pietra su cui stava lavorando. Quest'idea però non era ancora mai stata applicata alla scienza psicologica, come fece Jung.
Fermo restando che, per Jung come per Freud, l'inconscio non è direttamente osservabile, Jung enuncia una rappresentazione metaforica dell'inconscio come popolato da figure interiori, i cui rapporti e conflitti dialettici generano le dinamiche psichiche: Animus/Anima, Persona/Ombra, Puer/Senex e così via.

L'analisi e il processo di individuazione

Come ricorda Jung nella sua autobiografia Ricordi, sogni e riflessioni, parlando della situazione che aveva trovato all'inizio della professione nell'Ospedale Psichiatrico di Zurigo:
"Il medico trattava un paziente X con una lunga serie di diagnosi bell'e pronte ed una minuziosa sintomatologia. Il paziente era catalogato, bollato con una diagnosi, e, per lo più, la faccenda finiva così. La psicologia del malato mentale non aveva nessuna parte da adempiere."
L'innovazione che Jung portò nella pratica psichiatrica fu dunque innanzitutto la consapevolezza che la funzione del terapeuta non consistesse solo nell'applicare rigidamente un "metodo meccanico", ma nel porre attenzione alla "storia di vita" del paziente ed alle storie che egli stesso raccontava:
"Il solo studio della psichiatria non è sufficiente. Io stesso ho dovuto lavorare ancora molto prima di possedere il bagaglio necessario per la psicoterapia. Fin dal 1909 mi resi conto che non potevo curare le psicosi latenti se non capivo il loro simbolismo, e fu allora che mi misi a studiare la mitologia."
Jung si convinse presto, infatti, anche osservando i propri sogni, che nel sintomo nevrotico come nel delirio psicotico affiorino immagini e idee che non sono proprie personali del paziente, ma che gli pervengono da un "fondo arcaico", e le cui figure possono desumersi da culti, religioni e mitologie antichi appartenenti a tutti i popoli: sono gli archetipiforme alla base dell'inconscio collettivo, condivise da tutta l'umanità, che costituiscono, nel campo psicologico, l'equivalente di ciò che in campo antropologico sono le "rappresentazioni collettive" dei primitivi, o, nel campo delle religioni comparate, le "categorie dell'immaginazione".

Le cause del disturbo psichico

L'archetipo, in quanto forma, non agisce direttamente sulla psiche individuale, cioè sull'inconscio personale, ma attraverso l'emergere di azioni, pensieri e impulsi il cui simbolismo può non essere compreso e integrato dall'individuo, che lo pongono in conflitto con la società a cui appartiene e lo espongono ad una esclusione non desiderata e temibile come il manicomio e lo stigma di "follia".
La dinamica dualistica ed esclusiva tra Eros e Thanatos in cui Freud aveva individuato e confinato il motore energetico della nevrosi, in Jung si articola e si moltiplica in funzione della pluralità delle figure archetipiche che popolano l'inconscio.
Il sintomo non richiede più una spiegazione in chiave di causa-effetto, ma viene considerato esso stesso una "domanda di significato" rispetto al disagio soggettivo che esprime.
Il disturbo psichico smette così di essere considerato una malattia, e l'intervento analitico non viene più considerato solo una "cura"; ne consegue che la pratica psicologico-analitica junghiana non mira più ad una "guarigione", ma ad individuare il senso simbolico e archetipico del disturbo, e ad aiutare il suo portatore ad utilizzarne l'energia ai fini della "trasformazione" e della propria individuazione.
Lavorare con gli archetipi richiede certamente, come lo stesso Jung notava, molte conoscenze di tipo non clinico, perché richiede anche molta immaginazione: non nel senso del "fantasticare", ma nel senso dell'immaginazione creativa - quella che Giambattista Vico definiva la "logica poetica".
Poiché accompagnare il paziente in questa esplorazione richiede da parte del terapeuta un'attenzione non solo intellettuale, ma anche empatica (diceva Jung: "Se il medico e il paziente non diventano un problema l'uno per l'altro, non si trova alcuna soluzione"), è evidente che, in un'analisi junghiana, la psiche del terapeuta è "messa in causa" dall'analisi non meno di quella del paziente. Da questo punto di vista, la teoria della tecnica junghiana ha prefigurato alcuni dei più recenti sviluppi della psicoanalisi intersoggettiva.
Proprio in relazione a questa consapevolezza, Jung fu convinto fin dall'inizio della sua ricerca che il "mettersi in gioco" del terapeuta necessitava assolutamente di trovare supporto nell'analisi didattica e di controllo:
Il trattamento del paziente comincia, per così dire, dal medico: solo se questi sa far fronte a sé stesso ed ai suoi problemi, sarà in grado di proporre al paziente una linea di condotta.
Allo stesso modo, la riflessione sulla necessaria continuità del processo di supervisione, che dovrebbe essere una costante regolare del lavoro anche dei terapeuti più esperti, era stata efficacemente indicata con l'osservazione per cui: "Perfino il Papa ha bisogno di un Confessore."

Il problema della psicosi

Anche in medicina l'idea che il paziente debba partecipare alla propria cura sforzandosi di assumere consapevolezza della propria malattia è la base di qualsiasi trattamento terapeutico, anche di tipo farmacologico.
Tutto ciò, con la maggior parte dei pazienti psicotici non è possibile, almeno nella fase delirante, durante la quale qualsiasi discorso interpretativo viene fatto loro non può essere recepito, ed anche gli interventi farmacologici devono a volte essere coattivi.
Rispetto a queste situazioni, l'intervento esclusivamente psicoterapeutico (della psicologia analitica, della psicoanalisi freudiana o degli approcci cognitivo-comportamentali) rischia frequentemente l'impasse. Pur essendo nate in contesti psichiatrici e dal confronto con pazienti psicotici, infatti, le varie correnti psicodinamiche, al pari di quelle cognitivo-comportamentali, in molti casi di grave sofferenza psicotica devono trovare spazi di integrazione con l'uso degli psicofarmaci.
Lo scopo dell'intervento psicologico-analitico o psicodinamico in tali situazioni diviene allora quello di aiutare a rendere "intelligibile" il senso della sofferenza del paziente e delle sue modalità espressive, non appena l'azione psicofarmacologica riesce a rendere di nuovo "accessibile" il suo spazio relazionale ed elaborativo.

Gli sviluppi

Al momento attuale, si identificano tre "scuole" principali che si sono sviluppate a partire dalla psicologia analitica originale.
  • Scuola Classica: la scuola classica, che si riconosce principalmente nell'attività del C.G.Jung Institut di Zurigo, continua ad articolare e portare avanti la tradizione originale della psicologia analitica e del pensiero di C.G.Jung, enfatizzandone in particolare gli aspetti legati al processo di individuazione. Negli ultimi anni vi sono stati importanti scambi con la tradizione della psicoanalisi intersoggettiva. Tra i suoi esponenti "storici", Marie-Louise Von Franz.
  • Scuola Evolutiva: la scuola evolutiva, sviluppatasi in particolare in Inghilterra ad opera di Michael Fordham, propone una maggiore integrazione tra i modelli psicoanalitici relazionali e quelli propri della psicologia analitica. Ha approfondito in modo specifico lo studio delle prime fasi dello sviluppo infantile in ottica psicologico-analitica.
  • Scuola Archetipica: la scuola archetipica ha conosciuto una certa notorietà nel mondo della cultura psicologica e filosofica, soprattutto per via degli scritti critici di James Hillman, il suo fondatore e principale esponente. Nella scuola archetipica si pone grande attenzione ai significati simbolici archetipali; i suoi esponenti si sono avvicinati anche a tematiche proprie del pensiero narrativista e post-moderno.
Tra i principali esponenti della psicologia analitica post-junghiana vi sono:

Gli sviluppi in Italia

Bibliografia


  • Negli anni delle opere di Jung sono state pubblicate molte edizioni parziali; si veda ad esempio:Trasformazione e simboli della libido
     (1912):
    prima pubblicazione al momento del distacco da Freud; l'edizione definitiva, Simboli della trasformazione, è del 1952.
    pubblicato in Italia in La libido: simboli e trasformazioni , Newton Compton (ISBN 88-7983-247-6).
  • Considerazioni generali sulla psicologia del sogno:
    prima pubblicazione nel 1916, edizione definitiva nel 1948;
    pubblicato in Italia in Analisi dei sogni, Bollati Boringhieri. (ISBN 88-339-0233-1)
  • La psicologia dei processi inconsci:
    prima pubblicazione nel 1917; l'edizione definitiva è del 1943
    pubblicato in Italia come La psicologia dell'inconscio, Newton Compton (ISBN 88-7983-276-X)
  • Psicologia e poesia, 1930-1950
    pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri (ISBN 88-339-0237-4)
  • Gli archetipi dell'inconscio collettivo:
    prima edizione 1934, edizione definitiva 1954
  • Coscienza, inconscio e individuazione, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri (ISBN 88-339-0033-9)
  • Empiria del processo d'individuazione:
    prima edizione 1934, edizione definitiva 1950
  • Commento psicologico al "Bardo Thodol" (Il libro tibetano dei morti)
    prima edizione 1935, edizione definitiva 1953
  • Sull'archetipo, con particolare riguardo al concetto di Anima, prima edizione 1936, edizione definitiva 1954;
  • Il fanciullo e la core: due archetipi (1940-1941),
    pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri (ISBN 88-339-0246-3)
  • Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, scritto con Kàroly Kerényi (1941),
    pubblicato in Italia da Boringhieri (1972)
  • Psicologia e alchimia (1944),
    pubblicato in Italia da Boringhieri nel 1981.
  • La sincronicità (1952), Boringhieri 1980
L'opera completa è contenuta in
  • Opere (18 volumi), Bollati Boringhieri

Voci correlate

L'Alfagenica e il Silva Mind Control

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http://afiysilva.blogspot.it/

Il Metodo Silva® è un percorso educativo basato sulla ricerca scientifica elaborato dagli anni cinquanta del ‘900 in alcune università statunitensi ed evolutosi grazie alle ultime ricerche legate alla psicologia transpersonale e agli studi sui livelli profondi di coscienza denominati ‘livelli alpha’ (parallelamente al ‘Training autogeno’ europeo, ma da esso indipendente e più completo in quanto non si fa uso dell’autosuggestione - è infatti un corso di consapevolezza - e si fanno i conti col potere della visualizzazione e dell’immaginazione, adeguatamente indirizzati e guidati). 

Questo metodo educativo permette di sviluppare e utilizzare meglio le capacità mentali che tutti possediamo ma non sappiamo usare efficacemente. Si impara a controllare lo stress grazie al rilassamento e ad utilizzare consapevolmente i nostri livelli profondi relazionati ad una maggiore forza creativa e costruttiva attraverso l’ apprendimento di tecniche mentali legate anche alla capacità di dormire senza farmaci e di ricordare, capire e usare i sogni anche come fonte di informazioni. Ci si può così liberare da modi limitati di pensare, abitudini dannose, mancanza di sicurezza (e di successo, dunque). Un maggiore autocontrollo dei nostri poteri mentali spinge naturalmente ad assumere un profondo atteggiamento positivo verso la propria vita, confermandoci che possiamo fare molto di più di quello che credevamo per il nostro benessere. Si lavorerà sul concetto di memoria, di mente intuitiva, immaginazione controllata fino all’abilità effettiva di risolvere con le proprie capacità anche problemi di grande importanza e raggiungere mete prestigiose. 

Si tratta di gestire la visualizzazione per  sviluppare di più e meglio le proprie facoltà mentali per una umanità adatta alle sfide del nuovo millennio.

Il corso di base del percorso 'Alfagenica' prevede circa 34/36 ore di insegnamento e pratica (meditazioni guidate di rilassamento in classe basate su esercizi semplici e piacevoli) distribuite in dodici serate di 2 ore e 45 min. o due fine settimana che porteranno l’allievo a conoscere e gestire le energie sottili e l’E.S.P. con metodologie controllate e scientifiche che gli permettano di fare chiarezza nel nebuloso mondo della ‘nuova era’.

Riportiamo di seguito alcune indicazioni sul chakra del controllo e della chiaroveggenza su cui si basa il training dell'Alfagenica tratte dal libro ASANA PRANAYAMA MUDRA BANDHA dell'autorevolissimo Swami

SATYANANDA SARASWATI:





La Mente Multidimensionale e i modelli di sviluppo personale

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Modello psicosomatico di relazione tra Mente, Psiche, Sistema Nervoso e Corpo Fisico

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Tale modello è basato sull'elaborazione filosofica e psicologica di Max Theon

 Max Théon (1848–1927) perhaps born Louis-Maximilian Bimstein, was a Polish Jewish Kabbalist and Occultist. In London while still a young man, he inspired The Hermetic Brotherhood of Luxor in 1884, but seemed to have little to do with the day-to-day running of the organisation, or indeed its actual teachings (Chanel et al., Hermetic Brotherhood of Luxor).
There is some dispute over whether Théon taught Blavatsky at some stage; the Mother in The Agenda says he did, Chanel et al. considers this unlikely, while K. Paul Johnson speculates in The Masters Revealed that the Theosophical adept Tuitit Bey might be based on Théon. The Hermetic Brotherhood of Luxor claimed to have originated in Egypt in 1870 and been brought to England by Théon in 1884.
In 1885 Theon married Mary Chrystine Woodroffe Ware (Madame Alma Théon), and the following year the couple moved to Paris. In December 1887, the Théons left France for Algiers, where they were later joined by Alma Théon's friend Augusta Roife (Miss Teresa), and acquired a large estate in Zarif, a suburb of Tlemcen, Algeria. However Theon would still go on frequent visits to Paris.
Theon gathered a number of students, including Louis Themanlys and Charles Barlet, and they established the "Cosmic Movement". This was based on material, called the Cosmic Tradition, received or perhaps channelled by T Théon's wife. They established the journal Cosmic Review, for the "study and re-establishment of the original Tradition". Théon stated that his wife Alma was the moving spirit behind this idea, and without her the Tradition and the cosmic philosophy would never have come about.
Louis was a friend of Matteo Alfassa, the brother of Mirra Alfassa (who would later associate with Sri Aurobindo and become The Mother), and in 1905 or 1906 Mirra travelled to Tlemcen to study occultism under Theon (Sujata Nahar, Mirra the Occultist). The Mother mentions that Sri Aurobindo and Theon had independently and at the same time arrived at some similar conclusions about evolution of human consciousness without having met each other. The Mother's design of Sri Aurobindo's symbol is very similar to that of Theon's, with only small changes in the proportions of the central square (Mother's Agenda, vol 3, p. 454, dated December 15, 1962).
The death of his wife in 1908 was a huge blow to Theon, from which he never really recovered. He fell into a deep depression, and cancelled the Cosmic Movement. During this time he was cared for by his followers. He recovered somewhat but never retained his former status. Théon died at Tlemcen on 4 March 1927.

References[edit]

  • Christian Chanel, Joscelyn Godwin, and John Patrick Deveney, The Hermetic Brotherhood of Luxor: Initiatic and Historical Documents of an Order of Practical Occultism Samuel Weiser 1995
  • K. Paul Johnson The Masters Revealed: Madame Blavatsky and the Myth of the Great White Lodge, SUNY Press,
  • The Mother (Mirra Alfassa) Mother's Agenda (ed. by Satprem)
  • Nahar, SujataMother's Chronicles, book three - Mirra the Occultist, Institut de Recherches Évolutives, Paris
  • Themanlys, Pascal Visions of the Eternal Present, Argaman, Jerusalem, 1991