mercoledì 2 luglio 2014

Pittura dell'età vittoriana tra medievalismo e "fairy painting"



Durante l'età vittoriana, periodo storico dell'Inghilterra compreso tra il 1837 e il 1901, date del regno della Regina Vittoria, la pittura conobbe un grande sviluppo, manifestando i caratteri salienti della cultura dell'epoca.

Correnti e temi

Le problematiche e le contraddizioni dell'epoca, messe a nudo dalla fenomenologia dell'industrialesimo, si riflettono e vengono esaltate dalle arti visive, oltre che decorative, concretizzandosi in varie e distinte correnti.

Confraternita dei Preraffaelliti

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Preraffaelliti.
La corrente più nota sviluppatasi in questo periodo, la Confraternita dei Preraffaelliti, è una forma di approccio tardo-romantico ascrivibile al grande movimento del simbolismo. Temi favoriti furono la speculazione sull'essenza della bellezza e dell'arte, anche nelle sue implicazioni sociali, e la raffigurazione di temi biblici e di ambientazione medievale, sempre intrisi di fitti significati simbolici.

Dalla corrente si sviluppò l'opera isolata di alcuni artisti tardi, operanti fino ai primi decenni del XX secolo, come John William Waterhouse, Edmund Blair Leighton e lord Frederick Leighton.

Fairy painting

La "pittura di fate", fairy painting, è un particolare genere della pittura e dell'illustrazione vittoriana che si concentra sulla raffigurazione di fate e mondi incantati, con grande attenzione all'atmosfera e al dettaglio. Generalmente considerata una forma di escapismo, la corrente fa da corona al revival tipicamente vittoriano del fantastico, vero e proprio fenomeno culturale legato a opere di Shakespeare come Sogno di una notte di mezza estate ed alle fiabe, e a certa bizzarra e fortunata letteratura per l'infanzia rappresentata in particolare dall'opera di Lewis Carroll.
Il movimento trova naturalmente le sue origini nelle opere letterarie e teatrali del romanticismo oltre che, come si è detto, al rinnovarsi dell'attenzione per opere come Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta di William Shakespeare, La regina delle fate di Edmund Spenser e Il riccio rapito di Alexander Pope.



Tra i principali motivi del rinnovato interesse nella rappresentazione teatrale di queste opere, ha sicuramente avuto un ruolo l'introduzione di nuove tecniche, tra cui l'utilizzo di gas e luci e il miglioramento dei macchinari di scena. I motivi non sono tuttavia da ricercarsi solamente nella sfera tecnica e tecnologica: la rivoluzione industriale, secondo critici come Jeremy Maas, aveva lasciato nel pubblico un forte senso di disorientamento e sradicamento, che la mitologia e il fantastico colmavano con raffigurazioni di antichi mondi e tradizioni perdute.



A partire da modelli romantici come Johann Heinrich Füssli e William Blake, la pittura di fate trova il suo primo autore nello schizofrenico Richard Dadd, che produsse la maggior parte dei suoi dipinti e delle sue illustrazioni nell'ospedale psichiatrico di Bethlem, in cui era rinchiuso per l'omicidio del padre. Dopo di lui, il primo artista socialmente integrato a dedicarsi a questi soggetti fu John Anster Fitzgerald, membro della Royal Academy. Debuttò nel genere con una serie di illustrazioni a tema natalizio, fondando un importante filone dell'illustrazione vittoriana. Altri autori della pittura di fate furono Edwin Landseer, detto "l'artista prediletto della regina", i preraffaelliti John Everett Millais e Dante Gabriel RossettiArthur Hughes e William Bell Scott, anch'essi tardi preraffaelliti, le ragazzine Elsie Wright e Frances Griffiths, famose per le loro fotografie delle fate di Cottingley, e l'illustratore Arthur Rackham, considerato l'ultimo della corrente dopo che, con la Seconda guerra mondiale, l'interesse figurativo nei confronti del fantastico e delle fate iniziava a sfumare.
Altri autori appartenenti a questo filone furono:

Christmas treasury

Oltre al fantastico, un altro dei soggetti favoriti della pittura vittoriana fu il periodo natalizio, che portò alla nascita di genere autonomo in pittura e, soprattutto, nell'illustrazione. I Christmas treasury, prodotti in forma di antologia contenenti racconti, canzoni e, soprattutto immagini, divennero particolarmente popolari, unendo al fascino fiabesco che tanto affascinava i vittoriani un chiaro valore pedagogico.
In questo periodo videro la luce opere come le musiche di scena del balletto Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky e il racconto Canto di Natale di Charles Dickens, e vennero elaborati alcuni degli elementi della mitologia natalizia che permangono ancora oggi, tra cui la figura di Babbo Natale. Tra gli illustratori che maggiormente si dedicarono al tema natalizio, il già citato John Anster Fitzgerald, che è considerato il fondatore del movimento, John Callcott Horsley, il primo a produrre dei biglietti d'auguri a tema natalizio su commissione di Henry ColeRichard Doyle, noto per le sue illustrazioni alle opere di Dickens, e Randolph Caldecott, personaggio fondamentale dell'editoria per bambini.

Colonialismo e orientalismo

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Orientalismo (pittura).
Movimento profondamente radicato nella pittura del romanticismo, il fascino per l'oriente ebbe grande importanza nei costumi vittoriani, soprattutto dopo l'acquisizione dell'India quale colonia dell'impero. Ispirandosi ad artisti francesi come Eugène DelacroixJean Auguste Dominique Ingres e Jean-Léon Gérôme, i pittori vittoriani diressero frequentemente la loro attenzione verso ambientazioni come quella dell'harem, raffigurando spesso scene di vita orientale permeate da sensualità, indolenza e una certa dose di lascivia ad incrementarne il fascino. Quella sensualità che trovava sempre meno spazio nella puritana Inghilterra, veniva quindi trasferita in terre lontane e implicitamente giustificata con l'inferiorità morale dei coloni. I principali autori che si dedicarono alla raffigurazione dell'oriente furono:
Precursore del genere è considerato Joshua Reynolds, con le sue frequenti raffigurazioni di soggetti legati all'India.

Ritrattistica

Molti artisti vittoriani si dedicarono alla ritrattistica. Tra questi, i più noti e prolifici furono William EttyWilliam Quiller OrchardsonJames SantFrank Holl e Luke Fildes.

martedì 1 luglio 2014

Gothian (seconda edizione). Capitolo 25. La cospirazione della Grande Canonica.



L'imponente edificio della Grande Canonica, sede dell'omonimo ordine di sacerdoti del Clero di Eclion, specializzati nell'esorcismo e nella divinazione, non si trovava sull'Acropoli di Lathena, a differenza del Supremo Tempio, dove dimorava il Sommo Sacerdote. 
I Canonici costituivano una confraternita molto potente ed autonoma nell'ambito del Clero e avevano preferito distinguersi dagli altri ecclesiastici dell'Impero Lathear, scegliendo una sede nella zona bassa della capitale, per non perdere il "contatto col popolo", come amavano ripetere, anche se le vere motivazioni erano ben altre.
L'edificio era costituito da un'alta e massiccia torre circolare, con tetto a cupola,circondata da sette torrioni laterali e da un porticato anch'esso circolare.





Era così alta da essere visibile persino a grande distanza, sfidando in altezza il complesso della stessa Acropoli e persino la Grande Piramide Imperiale.



Da diciassette anni, il Priore della Grande Canonica era il Reverendo Padre Superiore Izumir Mollander, considerato uno degli uomini più influenti dell'Impero.



 Era ormai anziano e prima di ascendere al vertice dell'Ordine,  era stato missionario nel Sud, e poi precettore e la guida spirituale dell'allora principessa Ellis Eclionner.
Era anche grazie all'amicizia di Ellis che Izumir Mollander era divenuto Priore.
Il suo braccio destro era padre Rudo Ulùme, uomo carismatico, che aveva fama di essere molto potente nell'ambito del soprannaturale. Un modo come un altro per dire che era ritenuto uno stregone.

 


Era senz'altro l'allievo più promettente di Mollander e il suo naturale erede.
I due erano legati dalla condivisione di una delle zone più oscure della conoscenza arcana.
Solo loro e pochi altri iniziati agli Arcani Supremi sapevano che il Signore del sole non era Eclion, ma Belenos, l'angelo capostipite della stirpe keltar dei Vorkidian.
Ben altra era la natura di Eclion.
Eclion è il Signore delle Tenebre e gli Eclionner ne sono i degni discendenti.



Questa verità implicava una conseguenza molto grave.
Allo scadere del Millennio dall'Antico Patto, gli Eclionner potranno finalmente essere allontanati dal potere e dal trono, e la Profezia potrà compiersi.
Mancavano pochi mesi, ormai.
Presto le Altre Memorie si risveglieranno nella mente del Figlio dei Cento Re, il Principe che ci fu promesso, l'erede di entrambe le dinastie, gli Eclionner e i Vorkidian.
Ellis non poteva sapere il vero significato di quella formula. Non sospettava nemmeno la vera identità di Marvin Vorkidian.
Cinquanta sovrani Eclionner per parte di padre e cinquanta Vorkidian per parte di madre: Marvin Eclionner Vorkidian è  il Figlio dei Cento Re, colui che porterà equilibrio nella lotta tra il Bene e il Male!
Ulume se lo immaginava già assiso al Trono del Sole, come garante del Nuovo Patto tra i Signori dell'Universo, i Grandi Anziani, emanazione delle due supreme divinità che solo gli Iniziati potevano permettersi di nominare.


Era un obiettivo ambizioso, coltivato con pazienza per secoli, e richiedeva la massima attenzione.
Ora si era giunti finalmente alla fase decisiva e tutto dipendeva dalla missione che lui, Ulume, stava per intraprendere.
Come sono arrivato fino a qui? Quale destino mi ha scelto per diventare l'alfiere del nuovo equilibrio?
Doveva tutto al suo maestro.
Padre Mollander era stato per anni missionario tra le tribù dei Neri, nelle province del profondo Sud del continente, i Ker e gli Zulu di Jandola.


Lì Rudo Ulume era nato, in una famiglia povera e molto numerosa.
Mollander aveva intuito il potenziale del giovane Ulume e lo aveva scelto come allievo. L'aveva istruito non solo nella cultura Lathear, ma anche, e soprattutto, nella religione Lathearica. L'allievo apprendeva tutto con molta rapidità e questo aveva confermato le intuizioni del sacerdote, che decise di insegnargli anche le pratiche di esorcismo, di misticismo e persino di necromanzia, pratica ufficialmente vietata dal Clero e condannata dalla Sacra Inquirenza.
Ulume aveva una mente versatile, che riusciva ad unire una fede incrollabile, un forte afflato mistico e una fredda razionalità. Per questo motivo Mollander lo volle con sé, quando tornò a Lathena, e gli fece concludere il noviziato presso la Grande Canonica.
Mollander era stato nominato Istitutore e Confessore dell'allora principessa imperiale Ellis Eclionner, per ordine del nonno materno di lei, il senatore Sibelius Fujivarian.
Ellis all'epoca era solo una ragazzina, niente a che vedere con la dispotica sovrana che era diventata anni dopo.


Mollander aveva saputo conquistarsi così bene la fiducia di Ellis e di Fujivarian, che questi ultimi, dopo aver raggiunto il potere, lo avevano ricompensato sostenendo la sua nomina a Priore della Grande Canonica. Da quella posizione, il Priore era riuscito a collocare in posti di responsabilità e prestigio i suoi due migliori allievi: Padre Ulume nei Servizi Segreti e Padre Sulmen nella Cancelleria di Amnisia.
Tutto questo era accaduto diciassette anni prima, nell'anno della Primavera di Sangue.
Da allora molte cose erano cambiate, in particolare da quando Marigold di Gothian era giunta a Lathena, minacciando di sconvolgere i piani dell'Ordine canonicale.
Mollander era stato informato delle minacce della Dama Gialla, e aveva chiesto di rimanere alcuni giorni in ritiro spirituale e meditazione, al termine dei quali aveva convocato il suo migliore allievo.
Ulume si stava recando da Mollander, nelle stanze riservate dove il vecchio Priore trascorreva in quasi completo isolamento la parte finale della sua lunga vita.
L'allievo amava ripensare agli anni in cui il suo maestro, assieme ad altri pochi eletti come Sulmen e Grizinga, aveva elaborato un piano complesso, segretissimo e ambizioso, destinato alla creazione di una teocrazia nell’Impero Lathear e poi in tutto il continente. Questo piano era stato chiamato, con giusta enfasi, il Nuovo Patto.
Non tutto il Clero era a conoscenza di quel piano.
Se il cardinale Augustin Aregna, arcivescovo di Lathena e presidente del Tribunale della Sacra Inquirenza avesse conosciuto gli intenti dei canonici, li avrebbe fatti bruciare sul rogo.
Persino gli Eclionner temevano il Cardinale, grande amico di Fuscivarian.
Fino ad allora, comunque, il segreto era stato protetto.
Ulume era rimasto in contatto con Sephir e Masrek, aiutandoli a sopravvivere in incognito, sotto le false identità dello Sciancato e dell'Eremita.
Più oscuro, ma non meno importante, era stato l’operato di Padre Sulmen e di Padre Grizinga.
Povero Sulmen... diciassette anni a tener d’occhio quella famiglia, i Vorkidian, a vigilare che il ragazzo non corresse pericoli. E povero Grizinga, che dovrà difendere Marvin dalle insidie che lo aspettano in quell'impresa disperata.
Ma anche quello era stato previsto.
Tutto andava alla perfezione, fintanto che non è arrivata lady Marigold, la Contessa di Gothian! La sua presenza non era prevista! 


In quella donna bellissima e terribile,  si concentrava il potere dei tre demoni più forti: Atar, Signore del Fuoco, che l'aveva generata, Eclion, il Signore delle Tenebre che aveva generato il suo primo sposo, e poi Gothar, Signore del Ghiaccio, che aveva generato il suo secondo marito, lord Fenrik Steiberg, il Conte di Gothian, l'Albino, il Re delle Nevi.


Lord Fenrik si era ritirato nel suo castello, a Gothian, da molto tempo. L'ultima volta che ne era uscito era stato per punire l'allora Principe dell Corona imperiale, Sephir Eclionner, figlio dell'imperatore Wechtigar XVI e padre di Ellis e di Masrek. Quel giorno il Conte di Gothian aveva garantito il rispetto dell'Antico Patto, annientando le truppe dei Lathear, che avevano osato sfidare gli Alfar nel cuore del loro regno. Nessuno poteva dimenticare la carneficina che si era consumata quel giorno, sotto le mura di Elenna sul Dhain, in un giorno di aprile passato alla storia come la Primavera di Sangue.
Da allora, il Conte non era più uscito dal Castello di Gothian.


Aveva preferito mandare avanti sua moglie Marigold, che aveva molte vendette da compiere, ed ambizioni sconfinate.
Il Conte invece tramava nell'ombra, circondato dai suoi misteriosi Albini, a cui aveva conferito poteri che nessuno aveva il coraggio di nominare esplicitamente.
I Non-Morti. 
Il giorno in cui si fosse deciso a scatenarli, avrebbe fatto impallidire il ricordo della Primavera di Sangue.
Ma non ci fanno paura! L'Antico Patto impedisce loro di agire fino alla fine di quest'anno.
E tra un mese, quando scadrà il Millennio, il vero dio del Sole, il luminoso Belenos, e la dea della luce Aenor e quella della luna, Ulien, potranno sostenere apertamente il Nuovo Patto!
Padre Ulume  era giunto nella camera privata del suo vecchio maestro.
 Poteva accedervi grazie al tuo titolo di Primicerio del Sacro Cubicolo.
Bussò.
«Entra, figlio mio» fu la risposta di Padre Mollander.
Ulume aprì la porta e trovò l’anziano maestro in ginocchio, davanti ad una immagine del Sole Radiante, a sette punte, simbolo di Belenos.

 

Sul comodino, c’era una copia vergata a mano della Luce Immortale, il testo sacro che Wechtigar I il Pio aveva scritto ispirato dalla dea della luce Aenor.
«Come state, Padre?» gli chiese l'allievo.
«Sufficientemente bene, figliolo, ma sento che il mio destino sta per compiersi, nel modo in cui avevo previsto»
«Così sia» disse Ulume con un  gesto di benedizione, e poi riprese «Sono qui per ricevere i vostri ordini. Come sapete domattina partirò per la spedizione che dovrebbe decidere le sorti del nostro piano»
«Lo so. Ho meditato molto in questi giorni. Il mio intuito dice che molte delle cose che noi vogliamo si avvereranno, ma alcune potrebbero non riuscire. Ecco, tu ti devi occupare di queste “alcune” che ti ho detto, e seguire il nostro piano passo per passo. Ti dovrai sempre trovare nel posto giusto al momento giusto»
Padre Ulume annuì:
 «Lo farò. Belenos mi aiuterà, come ha sempre fatto. La nostra forza è la certezza di operare per il Sommo Bene di Ahura Mazda, bendetto sia il Suo Nome. E la nostra determinazione è ciò che ci ha sempre permesso di raggiungere le nostre mete. Non temo i nemici che incontrerò, ma sono preoccupato per voi, per quello che Edwina, anzi... Marigold, intende fare qui nella Città Santa»
Padre Mollander si lisciò la barba bianca, mentre si sedeva su un rigido scranno in legno.
«Fintanto che il Millennio non scadrà, Marigold non potrà fare niente. Sa bene che se violasse il Patto proprio ora, perderebbe tutto ciò che ha atteso per quasi mille anni. Ho ancora un mese di tempo per preparare la sua rovina. E in questo mese, io conto di poter convincere l’Imperatrice Vedova a partecipare al nostro piano»


Ulume inarcò le sopracciglia:
«Non sarà facile»
Mollander sospirò:
«Niente è facile! Ma va fatto! E' una vita che tento di farle capire il suo ruolo. Ma credo che ormai incominci a capire che le mie profezie si stanno realizzando e che la Fanciulla delle Nevi non è Alienor, ma Marigold. Percepisco la tensione tra le due donne. Ellis è combattuta interiormente. C’è del buono in lei. Lo intuii tanto tempo fa, quando fu mia allieva. Credo che riuscirò a salvarla dal vero pericolo che la minaccia, e cioè la Dama Gialla!»
«Come intendete fare?»
Mollander sollevò una mano:
«Le confermerò il fatto che Marigold, in quanto Fanciulla delle Nevi, è il pericolo più grande. Ellis capirà che le conviene collaborare con noi, se intende salvarsi. Il mio obiettivo è di farle lasciare Lathena il prima possibile. Ma non voglio trattenerti oltre, figlio mio, perché la missione che ti attende è molto delicata, e le tue fatiche saranno gravi. Le mie preghiere ti sosterranno sempre, proteggendoti dal pericolo e dalla stanchezza» ciò detto il vecchio prete impartì la benedizione al suo allievo, con la mano aperta a indicare i raggi del sole, e poi lo salutò: «Ora va’, e tieni sempre a mente che, se è necessario sacrificare qualcuno per creare il regno del Sole in terra, questo qualcuno dovrà essere sacrificato, con la certezza che il signore Belenos guiderà la sua anima nella contemplazione della Luce Perenne del supremo Ahura Mazda»
«Così sia, Padre» disse Rudo Ulume, e con un breve inchino prese congedo dal suo maestro.
Mentre tornava alla sua cella, pensava a come era rettilinea la direzione della sua vita: dal profondo Sud verso il profondo Nord.
Dal Fuoco al Ghiaccio, dal Sole alle Nevi…
Ma quanti erano gli ostacoli! Nemmeno il Clero era unito.
Ebbe paura.
Recitò in silenzio un antico salmo.
Signore del Sole dammi la forza e la pazienza. Ti imploro mentre osservo la luce del giorno, e ti prego di notte, quando le tenebre prevalgono, e tu non ci sei, ed io non ho requie…



Diversi colori e tipologie di lavanda (lavandula angustifolia)



La lavanda officinale o lavanda vera o spico (Lavandula angustifolia Miller, oppure anche Lavandula officinalis) è una pianta suffruticosa sempreverde della famiglia delle Lamiaceae.






I fiori della lavanda possono avere colori diversi a seconda delle numerose varietà che sono state ricavate dalla normale lavanda officinale.
Per esempio la Lavanda "munstead" ha un colore che si avvicina al fucsia.



La Lavanda "hidecote" ha invece un colore viola intenso.






La "hidecote blue" ha un colore blu scuro



Per maggiori informazioni si faccia riferimento al link

http://www.informatoreagrario.it/ita/riviste/vitincam/11vc03/03023.pdf