giovedì 19 giugno 2014

Gothian (seconda edizione). Capitolo 14. Marvin entra al servizio del Duca di Amnisia



Il Palazzo Ducale di Amnisia era una capolavoro di eleganza e di stile: slanciato e raffinato, imponente e cesellato nei particolari, era stato costruito alcuni secoli prima nell’isola più grande della città lagunare, accanto allo sfarzoso tempio di Belenos lo Splendente, signore del sole nella religione dei Keltar.



Il Palazzo aveva tre piani e due facciate, rivolte l’una verso la piazza e l’altra verso la Darsena, nella quale confluivano tutti i canali di Amnisia. La sua forma era quadrangolare e nel cortile interno, interamente pavimentato, c’era una grande vasca con lo scopo di raccogliere l’acqua piovana, di grande importanza, data la scarsità dei pozzi di acqua dolce. Ovviamente l’acqua raccolta veniva bollita prima di diventare potabile o comunque utilizzabile. Normalmente, comunque, la maggior parte dell’acqua dolce veniva portata in città via nave, dalle colonie di Amnisia sulla terraferma. Erano avamposti perfettamente fortificati e ben difesi, proprio per evitare che la città potesse essere “presa per sete” da un esercito assediante.



Lo stile architettonico del palazzo ducale era molto simile a quello delle residenze nobiliari di Lathéna, soprattutto a quelle costruite nell’epoca aurea imperiale, alcuni secoli prima, sotto il lungo e felice regno di Wechtigar XIV il Grande, tra gli anni 661 e il 715 dalla fondazione dell’Impero Lathear.
 La moda che si era imposta durante quell’epoca aveva come caratteristica uno spiccato preziosismo e decorativismo, unito alla ricerca del movimento, della leggerezza e della verticalità. In quel periodo il Ducato di Amnisia era una provincia dell’Impero e il Duca veniva scelto dall’Imperatore tra una rosa di cinque nomi indicati dal Consiglio dei Decurioni amnisiani, di cui cinque appartenevano a famiglie di aristocratici Keltar e gli altri cinque a famiglie di burocrati Lathear. La carica di Duca, all’epoca, durava dieci anni e non era rinnovabile. Solitamente l’Imperatore sceglieva in alternanza, dopo un Duca Keltar, un Duca Lathear e in questo modo si manteneva un certo equilibrio politico.
Sia al piano terra che al primo piano vi erano dei colonnati di marmo bianco con capitelli elaborati e volte a tutto sesto nel piano terra e a sesto acuto nel primo piano. Al di sopra di essi poggiava l’enorme corpo del palazzo, dalla facciata in marmi intarsiati in disegni geometrici, con grandi finestre ogivali e un enorme balcone centrale. Il tutto era sovrastato da una serie di guglie che creavano una sorta di “merlatura” del soffitto.
Sopra al portone campeggiava lo stemma del Ducato, uno scudo con un’anguilla d’argento in campo azzurro e rosso, circondato da rami di quercia e sovrastato da un diadema. Dallo stemma partiva l’asta della bandiera della Federazione Keltar, un drago azzurro in campo verde con la testa verso destra, a simboleggiare il fiume Amnis.





Marvin, dopo aver mostrato alle guardie ducali il suo documento di assunzione e di convoca, poté entrare nell’androne, dove chiese all’usciere in che luogo solitamente venivano ricevuti i neoassunti. L’usciere lo guardò per un attimo dall’alto in basso, con aria di disapprovazione evidentemente dovuta al fatto che il ragazzo era un Mezzosangue. Dopo questa spiacevole accoglienza, fu indirizzato al secondo piano lungo uno scalone laterale che portava a un corridoio pieno di uffici, ma notò che le istruzioni date dall’usciere erano sbagliate.
Vide passare un cameriere in livrea, al quale chiese dove avrebbe potuto essere ricevuto. Molto freddamente gli fu indicato il terzo ufficio dopo l’angolo di sinistra. Lì avrebbe trovato il responsabile del personale, tale Padre Sùlmen, un Lathear, sacerdote del Clero appartenente all’Ordine della Grande Canonica.
Dopo aver finalmente trovato la porta dell’ufficio, Marvin bussò e una voce secca e metallica gli disse <<Avanti!>>
Il ragazzo aprì la porta e vide uno studio di medie dimensioni, molto sobrio, con soltanto una scrivania, un seggio dietro di essa e due sedie piccole di fronte. Il sacerdote era magrissimo, di media altezza, calvo, con zigomi sporgenti, sguardo gelido e occhi indagatori.
«Padre Sulmen?»



«E voi sareste?» domandò con voce metallica.
«Mi chiamo Marvin Vorkidian »
«Ah…» socchiuse gli occhi con l’aria di chi la sa lunga «…il nipote di Lady Ariellin...»
Marvin annuì, anche se non gli piaceva essere considerato in base alle proprie parentele.
Perché il Duca ha affidato la direzione del personale ad un sacerdote Lathear?
Forse il potere del Duca Gallrian aveva dei limiti, e non ci sarebbe stato da stupirsi se Padre Sulmen fosse stato imposto nel suo ruolo dall’Imperatrice in persona, o dallo stesso Priore della Grande Canonica, il potentissimo Padre Izùmir Mollànder, che era stato il precettore di Ellis.
Marvin non si lasciò intimidire:
 «Ho superato l'esame per diventare diplomatico presso la Cancelleria»
«Uhm…» borbottò Sulmen «beh, ancora gli incarichi non sono stati definiti… comunque ne parlerò personalmente col Duca. Nel frattempo,  ragazzo,  potrai renderti utile aiutando i nostri archivisti a mettere un po’ d’ordine tra le carte dell’Amministrazione...»
La delusione di Marvin fu evidente e il reverendo Sulmen lo osservò, vagamente divertito.
Peggio di così non poteva cominciare…
Non aveva certo studiato la retorica per diventare un inserviente.
«Puoi andare» gli disse e con la mano destra lo congedò indicandogli la porta.
Il caso volle che, mentre usciva triste e abbattuto e prima ancora di chiudere la porta dietro di sé, Marvin si scontrasse con un plotone di guardie armate al cui centro spiccava un uomo grasso e panciuto, dai capelli castano-rossicci e dalla barba dello stesso colore, ma leggermente ingrigita, vestito di seta e oro.



Le guardie tentarono di spintonare Marvin lontano dal potente personaggio, ma costui con un solo gesto le fermò: «Abbiamo una nuova recluta, vedo, Padre Sulmen!»
«Ehm, sì Vostra Grazia» borbottò Sulmen facendo capolino dalla porta: «uno scrivano… lo stavo giusto mandando agli archivi»
«Ma è un Mezzosangue, come ha fatto a passare le selezioni? »
«Pare abbia degli agganci… Vostra Grazia mi capisce…»
«Ah, sì? » e poi rivolse l’attenzione al giovane «Come ti chiami, ragazzo?»
«Marvin Vorkidian, Vostra Grazia»
Il personaggio importante di colpo cambiò espressione e alla diffidenza subentrò un sorriso molto cordiale: «Ah! Il nipote di Lady Ariellin… ma che piacere avervi tra noi!  Se solo avessi saputo che entravate in servizio oggi, avrei organizzato un colloquio con me personalmente. Ma forse qualcuno si è… come dire… dimenticato di riferirmelo» e fissò con rimprovero Padre Sulmen , poi, di nuovo rivolto a Marvin: «Voi non mi avete mai visto di persona, perché chiudo sempre le tende delle mie carrozze. Comunque, credo ormai che abbiate capito che sono Lord Gallrian de Bors, Duca di Amnisia!»
Marvin si inchinò baciò l’anello della mano che il Lord gli aveva teso, e poi lo guardò con la speranza che rimediasse all'accoglienza gelida degli altri.



Il Duca intervenne: «Sicuramente il nostro buon Padre Sulmen deve avervi confuso con qualcun altro… io conosco troppo bene il nobile casato dei Vorkidian per potermi essere dimenticato di voi, giovane Marvin e credo proprio che agli archivi sareste sprecato» e diede nuovamente un’occhiataccia al prete «Ma il destino ha prontamente ristabilito la giustizia, facendoci incontrare. Da questo momento voi sarete alle mie dirette dipendenze. Troverò io un incarico degno di voi e della vostra stirpe. Vostro padre era un mio buon amico!».
C’era qualcosa di teatrale nel modo di atteggiarsi del Duca.
Forse sapeva che mio padre era Masrek Eclionner, il fratello di Ellis...


Sarebbe stato interessante sapere in che rapporti era il Duca con la Reggente imperiale.
Marvin faceva fatica a pensare ad Ellis come a sua zia, eppure lo era.
Ma sarà al corrente della mia esistenza?
Forse il Duca di Amnisia sapeva tutto. Bisognava essere molto prudenti con lui.
Lord Gallrian gli poggiò una mano sulla spalla:
 «Farò in modo che il figlio del mio caro amico possa continuare la carriera del padre e rendere lustro al cognome della madre»
Quella frase era allusiva:
Il cognome della madre... l'unico che si può pronunciare senza pericoli.
Marvin era frastornato, sia dalla doccia gelida di Padre Sulmen che dalla gentilezza ostentata del Duca
«Lo spero, Vostra Grazia. Sarà un onore per me servirvi!»
Il Duca lo guardò sorridendo:
 «E’ incredibile vedere come in te i lineamenti di tuo padre e di tua madre si siano fusi così armoniosamente» Un complimento che di fatto non diceva nulla, ma poteva alludere a molte cose che era opportuno passare sotto silenzio, ma poi aggiunse:  «Sai, tua madre mi era molto cara!»


Marvin pensò che il Duca avrebbe potuto risparmiarsi quella frase, ma Lord Gallrian continuò imperterrito:
«Ah, caro amico, un’ultima cosa: d’ora in avanti, per qualunque questione, rivolgetevi direttamente a me! Padre Sulmen è esonerato dall’incarico di occuparsi del vostro reclutamento».
Detto questo se ne andò, seguito dalle sue guardie, e lasciò Marvin solo assieme a Padre Sulmen, che si era alzato e sostava davanti alla porta del suo ufficio.
Il sacerdote osservò Marvin con un’aria delusa e vagamente preoccupata:
«Non rallegrarti troppo per le promesse del Duca, ragazzo! Lord Gallrian manda spesso i suoi uomini in missioni molto pericolose. Se tua nonna Lady Ariellin sapesse quali progetti ha per te il Duca, verrebbe qui a implorarmi perché ti rimandassi tra le scartoffie degli archivi: noiose, ma sicure!»
Quel prete era un enigma.
«Non capisco di cosa stiate parlando, Padre»
Sulmen sscrollò le spalle:
«Lo capirai ben presto. In ogni caso l’Ordine della Grande Canonica, a cui appartengo, ti terrà d'occhio, perché ti sei scelto gli alleati sbagliati, quelli che ti tradiranno»
Marvin si sentì accapponare la pelle:.
«State accusando il Duca di tradimento?»
Sulmen inarcò le sopracciglia e sospirò:
«Voglio solo metterti in guardia. Ti era stata concessa una vita protetta e tranquilla, in modo che non interferissi con eventi più grandi di te. Ma Eclion ha voluto diversamente, e forse non solo lui»
Marvin sgranò gli occhi, profondamente scosso da quelle parole:
 «Vi prego, Padre, spiegatemi cosa intendete dire!»
Il sacerdote scosse il capo:
«Non posso. E comunque ormai è troppo tardi: il Duca ti ha visto e da questo momento tutti i meccanismi si stanno già muovendo secondo le peggiori previsioni»
Quelle parole non fecero altro che creare un ulteriore allarme.
«Insomma, se volete aiutarmi, perché non mi dite nulla? Quali meccanismi? E quali previsioni?» insistette Marvin.
«Sei stato appena arruolato nell’esercito perdente. Questa è l’unica verità che ti è concesso sapere».
Detto ciò, gli chiuse la porta in faccia.
Marvin, sconvolto e disorientato, rinunciò ad insistere con le domande.
Tutti mi nascondono qualcosa, tutti vogliono manovrarmi, tutti sanno tutto di me… ed io non so nulla di loro...


Luxury lifestyle












































Il gatto quotidiano





















mercoledì 18 giugno 2014

Castello di Waddeson Manor



Waddesdon Manor, Buckinghamshire





Waddesdon Manor is a country house in the village of Waddesdon, in BuckinghamshireEngland. The house was built in the Neo-Renaissance style of a French château between 1874 and 1889 for Baron Ferdinand de Rothschild (1839–1898). Since this was the preferred style of the Rothschilds it became also known as the Goût Rothschild. The house, set in formal gardens and an English landscape park, was built on a barren hilltop overlooking Waddesdon village.
The last member of the Rothschild family to own Waddesdon was James de Rothschild. He bequeathed the house and its contents to the National Trust in 1957. Today, following an extensive restoration, it is administered by a Rothschild charitable trust that is overseen by Jacob Rothschild, 4th Baron Rothschild. In 2007–08 it was the National Trust's second most visited paid-entry property, with 386,544 visitors.


Architecture

The Baron wanted a house in the style of the great Renaissance châteaux of the Loire Valley. The Baron, a member of the Viennese branch of the Rothschild banking dynasty, chose as his architect Gabriel-Hippolyte Destailleur.Destailleur was already experienced in working in this style, having overseen the restoration of many châteaux in that region, in particular that of the Château de Mouchy. Through Destailleur's vision, Waddesdon embodied an eclectic style based on the châteaux so admired by his patron, Baron Ferdinand. The towers at Waddesdon were based on those of the Château de Maintenon, and the twin staircase towers, on the north facade, were inspired by the staircase tower at the Château de Chambord. However, following the theme of unparalleled luxury at Waddesdon, the windows of the towers at Waddesdon were glazed, unlike those of the staircase at Chambord. They are also far more ornate.
The structural design of Waddesdon, however, was not all retrospective. Hidden from view were the most modern innovations of the late 19th century including a steel frame, which took the strain of walls on the upper floors, which consequently permitted the layout of these floors to differ completely from the lower floors. The house also had hot and cold running water in its bathrooms, central heating, and an electric bell system to summon the numerous servants. The building contractor was Edward Conder & Son.He inspired the architects to build the Château de Trévarez in France.


Furnishings
Once his château was complete, Baron Ferdinand installed his extensive collections of French 18th-century tapestriesboiseriesfurniture and ceramicsEnglish and Dutchpaintings and Renaissance works of art. Extensive landscaping was carried out and the gardens enhanced with statuarypavilions and an aviary. The Proserpina fountain was brought to the manor at the end of the 19th century from the Palace of the Dukes of Parma in northern Italy: the Ducal Palace of Colorno.


Plan of Waddesdon's ground floor. 1:Vestibule; 2:Entrance Hall, 3 Red Drawing room; 4:Grey Drawing Room; 5:Library; 6:Baron's Sitting room; 7:Morning Room; 8:West Hall; 9:West Gallery; 10:East Gallery; 11:Dining Room; 12:Conservatory; 13:Breakfast Room; 14:Kitchen; 15:Servant's Hall; 16:Housekeeper's Rooms; 17:Site of further servants quarters (not illustrated); 18:Terrace and parterre; 19 North Drive; St:staircases.

Gardens

The gardens and landscape park were laid out by the French landscape architect Elie Lainé. An attempt was made to transplant full-grown trees by chloroforming their roots, to limit the shock. While this novel idea was unsuccessful, many very large trees were successfully transplanted, causing the grounds to be such a wonder of their day that, in 1890, Queen Victoria invited herself to view them.[7] The Queen was, however, more impressed by the electric lighting in the house than the wonders of the park. Fascinated by the invention she had not seen before, she is reported to have spent ten minutes switching a newly electrified 18th-century chandelier on and off.
When Baron Ferdinand died in 1898, the house passed to his sister Alice de Rothschild, who further developed the collections. Baron Ferdinand's collection of Renaissance works and a collection of arms were both bequeathed to the British Museum as the "Waddesdon Bequest". During World War II, children under the age of five were evacuated from London and lived at Waddesdon Manor.

Following Alice de Rothschild's death in 1922, the property and collections passed to her great-nephew James A. "Jimmy" de Rothschild of the French branch of the family, who further enriched it with objects from the collections of his late father Baron Edmond James de Rothschild of Paris.
When James de Rothschild died in 1957, he bequeathed Waddesdon Manor, 200 acres (0.81 km2) of grounds and its contents to the National Trust, to be preserved for posterity. The Trust also received their largest ever endowment from him: £750,000 (£15,310,270 as of 2014).
A nearby ancillary property, The Pavilion at Eythrope, had been constructed for Alice de Rothschild by the architect George Devey. This became the home of James de Rothschild's widow, Dorothy de Rothschild, usually known as "Mrs James"; she took a very keen interest in Waddesdon for the remainder of her long life. Eythrope and the rest of the Waddesdon estate remain the property of her heir, the 4th Lord Rothschild.


Jacob Rothschild, 4th Lord Rothschild, has recently been a major benefactor of Waddesdon Manor through The Alice Trust, aregistered charity headed by the Rothschild family. In an unprecedented arrangement, he was given authority by the National Trust in 1993 to run Waddesdon Manor as a semi-independent operation. The Trust has overseen a major restoration, and enhanced the visitor attractions. The Alice Trust has also acquired works of art to complement the existing collections at Waddesdon, such as Le Faiseur de Châteaux de Cartes by Jean-Baptiste-Siméon Chardin, added in 2007. In 2007–08 the charity had a gross income of over £13 million and assets of over £88 million.
In a burglary on 10 June 2003 by the Johnson Gang, approximately 100 priceless French gold snuff boxes and bejewelled trifles were stolen from the collection. None of them were recovered intact, though fragments of a few were found amid melted gold in the burnt wreckage of a motor vehicle close to the Manor. These irreplaceable artefacts, many encrusted withdiamonds, had belonged to, among others, Marie Antoinette and Madame de Pompadour.
A prominent feature in the contemporary garden is the sculpture Horse and Cart by one of the Young British ArtistsSarah Lucas; it depicts a life-sized Suffolk Punch draught horse pulling a cart filled with marrows. Angus Fairhurst also has a piece in the gardens.
In 2012, it was announced that Waddesdon Manor would be one of the sites for Jubilee Woodlands, designated by the Woodland Trust to commemorate Queen Elizabeth II's Diamond Jubilee.

Waddesdon Manor in film and television

The North-West side of Waddeston
Several films have been shot at Waddesdon Manor, including the Carry On film Don't Lose Your Head, the Indian film Kabhi Khushi Kabhi Gham, Till We Meet Again [1] and The Queen, in which interiors and the gardens doubled for Buckingham Palace. Waddesdon Manor has been used in several television series. The house stood in for the exterior of the fictional Haxby Park in the second season of Downton Abbey (the interior was filmed at Halton House) when Mary and Sir Richard intend to marry and so look for a house in which they wish to live, and as Snow White's and Prince Wendell's castle in the TV mini-series The Tenth Kingdom. In the latter series, Computer-generated imagery was used to make Waddeston look larger. It was used as the O'Connell family's home in the film The Mummy: Tomb of the Dragon Emperor, and as the front part of the 'Hotel du Triomphe' in Sherlock Holmes: A Game of Shadows.