Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 11 giugno 2017
En Marche, ossia il primo esplicito Partito Globalista Tecnocratico
Da tempo nel Parlamento Europeo e nell'Eurozona e si registra il fenomeno della Grande Coalizione tra Popolari, Liberali e Socialdemocratici per garantire il rispetto dei dogmi europeisti tecnocratici e germanocentrici dell'austerity neoliberista e globalista, in particolare la centralità delle banche, le politiche monetarie e fiscali restrittive, i tagli allo stato sociale, la flessibilità e mobilità del lavoro, la tassazione sugli immobili e sui risparmi della piccola proprietà e dei redditi della piccola impresa, l'immigrazione come mezzo per avere forza lavoro a basso costo, l'abolizione delle frontiere per mezzo di trattati commerciali che favoriscono poche grandi corporations, mandando in rovina gli altri, ed una politica estera ostinatamente russofoba ed "esportatrice della democrazia" mediante la pianificazione di colpi di stato, sovversioni e "missioni di pace".
In questo, negli ultimi quindici anni, tutti sono stati complici dei governi in carica, in particolare coloro che, a parole, dovrebbero portare avanti un programma opposto, e cioè i partiti che si proclamano di sinistra, ma che in realtà sono diventati la versione rosé del capitalismo tecnocratico turboliberista, e cioè i socialdemocratici radical-chic politically correct e buonisti, ormai completamente soggiogati dal Washington consensus delle elite globaliste americane e, in Europa, dal mostro burocratico di Bruxelles, servo della Merkel e dal suo Quarto Reich Tedesco.
Il tutto, naturalmente, con la benedizione delle istituzioni tramite le quali l'elite globalista esercita il suo potere, in particolare il Fondo Monetario Internazionale, e dietro di esso i grandi banchieri (Rothschild, Rockefeller in primis), gli speculatori di borsa mascherati da filantropi (come Soros), le lobbies e, dietro a tutto questo, la Massoneria e tutta la rete di società più o meno segrete che reggono quello che ormai dal 1991 viene chiamato il Nuovo Ordine Mondiale.
Tutta questa premessa serve per dire che, prima che Macron si costruisse il suo partito personale (con un'operazione molto diversa da quella di Berlusconi, che era sostanzialmente un populista avversato dalle elite, così come ora lo è il Movimento 5 Stelle), erano stati i partiti tradizionali a sottoporsi ad una sorta di mutazione genetica che li aveva trasformati in un "comitato d'affari" dell'elite globalista.
Tuttavia, dopo le due sonore sconfitte del globalismo tecnocratico avvenute nel 2016 con la Brexit e l'elezione di Trump, il rischio dell'estensione del populismo nazionalista e identitario ha indotto l'oligarchia finanziaria a portare avanti, nelle elezioni francesi, che avrebbero segnato il destino dell'Europa e di tutto il suo assetto monetario, finanziario e burocratico, un'operazione di marketing politico senza precedenti, creando dal nulla, nel giro di pochi mesi, un partito dai contorni vaghi e dal programma ancora più nebuloso, ma incentrato su un volto nuovo, giovane, bello, accattivante e proveniente dalle stesse fila dell'elite bancaria e massonica.
Emmanuel Macron, dirigente della banca Rothschild, si è presentato come il paladino del rinnovamento e nel contempo il garante dell'ordine costituito, raccogliendo consensi sia tra i delusi dei partiti tradizionali, sia tra coloro che si sono, non senza tutti i torti, spaventati dagli eccessi anti-europeisti di Marine Le Pen e dei suoi seguaci.
Ciò che in questa sede interessa notare è che Macron ha vinto creando una scatola vuota e infiocchettandola con un nastro dorato e con la sua faccia da bravo ragazzo che nel contempo strizza l'occhio ai giovani e aiuta le vecchiette ad attraversare la strada.
A differenza di Trump o di Renzi non ha scalato, tramite le primarie, un partito tradizionale, con l'intenzione di trasformarlo e a differenza di Berlusconi o di Grillo, ha fondato un contenitore politico che non ostacolasse l'elite globalista (di cui è l'espressione più autentica e strategicamente evoluta), ma anzi ne costituisse l'estrema difesa di fronte ad un malcontento dilagante.
A ben vedere, l'unico paese dove ancora regge saldamente il sistema tradizionale dei partiti è la Germania, che in perfetta continuità con la sua vocazione imperialista ha arricchito il suo popolo ai danni degli altri popoli sottomessi alla sua sfera di influenza politica (in primis, naturalmente, l'Eurozona, che, lo ripeto, può essere tranquillamente considerata come un Quarto Reich in cui al posto del razzismo antisemita si è scelto, come collante ideologico, il culto del pareggio di bilancio e della globalizzazione, ai danni degli altri paesi, resi meno competitivi da una moneta troppo forte, creata apposta per favorire l'export tedesco).
Non sto dicendo che hanno ragione i lepenisti o i protestatari anti-euro, perché le loro proposte sono altrettanto vaghe e lacunose di quanto lo sia il programma del partito pigliatutto di Macron: sto solo analizzando una situazione in cui un'elite ristretta di milionari e di pochi stati ricchi, riesce a tenere sotto scacco un intero continente e, per il momento, un intero pianeta.
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