sabato 10 giugno 2017

Il concetto di Moksha: la liberazione dal Samsara e la comunione con il Brahaman

Risultati immagini per samsara moksha

Risultati immagini per moksha hinduism

Risultati immagini per moksha hinduism


Risultati immagini per moksha hinduism

Risultati immagini per dharma

Risultati immagini per artha kama


Mokṣa (devanagariमोक्ष), sostantivo maschile della lingua sanscrita dal significato di "liberazione", "affrancamento", "emancipazione", "salvezza".[1] Mokṣa è uno dei cardini delle dottrine religiose e spirituali dell'India, comune a tutte le correnti e tradizioni dell'induismo, al jainismo, al sikhismo, e affine al nirvāṇa del buddhismo. La liberazione, variamente interpretata e diversamente conseguibile a seconda del contesto, è principalmente intesa come salvezza dal ciclo delle rinascite (saṃsāra), ma anche quale conseguimento di una condizione spirituale superiore.


Mokṣa nelle Scuole di Pensiero induiste

Nelle tradizioni dell'induismo sono fondamentali i concetti di ātman e brahman. Un errore frequente è quello di considerare questi due concetti (entrambi definiti come “Sé”) un'entità monista comune, un qualcosa che possiede una personalità o degli attributi. Le Scritture induiste come le Upaniṣad e la Bhagavad Gita (e specialmente la scuola di pensiero non-duale Advaita Vedānta), affermano che il Sé si trova al di là dell'essere e del non-essere, oltre qualsiasi senso di tangibilità o comprensione. Mokṣa è considerato il finale e definitivo abbandono della concezione materiale e mondana dell'ego, la perdita del legame della dualità, e il ristabilimento della propria natura fondamentale, sebbene tale natura sia vista come ineffabile e al di là del sensibile.
Ci sono quattro tipi basilari di Yoga (qui inteso come via per raggiungere l'unione con la divinità) per ottenere il mokṣa, la liberazione:
Le differenti Scuole di Pensiero induiste (le darshana) danno più enfasi a certi metodi rispetto ad altri; alcune tra le più famose sono le pratiche yogiche e tantriche sviluppatesi nell'Induismo. Al giorno d'oggi, le due maggiori scuole di pensiero sono l'Advaita Vedānta e la bhakti.
La filosofia della bhakti' vede il Sé come un dio, più spesso una concezione personificata e monoteistica di VishnuShiva o della Dea. Al contrario della tradizione abramica, questo monoteismo non impedisce ad un induista di adorare altri aspetti della divinità, o esseri celesti o maestri, poiché essi sono tutti visti come emanazioni della stessa sorgente. Comunque, è importante notare che la Bhagavad Gita condanna l'adorazione di entità semi-divine, poiché se da un lato questo tipo di adorazione porta benefici e piaceri di ordine materiale e spirituale, esso non aiuta a conseguire la salvezza. Il concetto è quello della dissoluzione di sé nell'amore, dal momento che la reale natura dell'essere si manifesta come amore (prema). Immergendosi interamente nell'amore di della divinità, il kārma (a prescindere se buono o cattivo) dell'individuo viene dissolto, e la verità (sathya) è presto conosciuta e sperimentata.
Il Vedānta si ritrova diviso in tre correnti, sebbene le scuole del dualismo e del dualismo qualificato siano principalmente associate con la linea di pensiero della bhakti. La più famosa oggi tra queste scuole è l'Advaita Vedānta, una prospettiva non-duale (nessuna separazione tra l'individuale e l'universale, divinità); essa si basa sulle Upaniṣad, sul Vedānta Sutra e sugli insegnamenti del suo fondatore putativo, Adi Shankara. È importante sottolineare che l'Advaita Vedānta non esclude, ma comprende e trascende la bhakti; questa filosofia afferma che attraverso il discernimento tra reale ed irreale, l'intensa meditazione e la sincera devozione a Dio, il sadhaka (aspirante/praticante spirituale) dovrebbe, così come si pela una cipolla, rimuovere il velo di Maya (illusione) della manifestazione duale, per realizzare dentro di sé l'unità di Ātman e Brahman, e comprendere la natura del Non-manifesto, senza attributi, che paradossalmente è al tempo stesso Essere e Non-essere, immanente e trascendente, tutto e nulla, al di là di qualsiasi descrizione.

Mokṣa tra Induismo e Buddhismo

Nell'Advaita, i concetti di mokṣa e di nirvāṇa buddhista non sono così disuniti da considerarsi incomparabili. Anzi, c'è molta somiglianza nelle rispettive concezioni di “coscienza” ed ottenimento dell'illuminazione. Per gli Advaita, la verità ultima non è una singola Entità Divina di per sé stessa, ma piuttosto un qualcosa che essenzialmente è privo di manifestazione; e questo, per molti Advaita, viene visto come una integrazione (anziché una negazione) della vacuità buddhista.
Nelle tradizioni dualiste dell'induismo, d'altra parte, il mokṣa non è analogo al nirvāṇa buddhista. Per i vaishnava e le correnti moniste dello shivaismomokṣa è inteso come unione con Dio.

Note

  1. ^ Vedi: mokSaspokensanskrit.de.

Voci correlate

Nessun commento:

Posta un commento