Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 9 febbraio 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 19. La prima notte di nozze e la pendola sul muro
Nel bel mezzo dell'amplesso, poco prima che Ettore Ricci raggiungesse l'acme del piacere, sua moglie Diana se ne uscì con una frase sconcertante:
<<La pendola sul muro è indietro di un'ora>>
La governante Ida Braghiri, che era rimasta a bada della camera degli sposi, come era tradizione, perché qualcuno doveva pur testimoniare che il matrimonio era stato regolarmente consumato da entrambi i coniugi nello stesso momento, sparse in giro la notizia di quell'incredibile frase:
<<A un certo punto, mentre lui ci dava sotto da un po', ho sentito lei che ha detto: "Quella pendola sul muro è indietro di un'ora". Lui ci dev'essere rimasto male.
Insomma, nessuno pretende che la moglie debba far finta, ma tirare fuori quella storia della pendola!>>
Michele Braghiri, che si vantava di essere un grande amatore, prese le parti di Diana:
<<E' appesa proprio nella parete di fronte al letto. Si vede che lei doveva passare il tempo... >>
La signora Ida scosse il faccione paonazzo:
<<Ma era la prima notte... E lei era vergine!>>
<<Hai controllato il lenzuolo?>>
<<Ma certo! Dovevo pur testimoniare che tutto era stato fatto in regola!>>
Daniele annuì:
<<Be', dai, almeno questo dente ce lo siamo tolto>>
In ogni caso, quella pendola non suonò mai più i rintocchi delle ore a Villa Orsini, ma non fu nemmeno buttata via.
Diana la conservò in segreto come ricordo della sua resistenza passiva durante la prima notte di nozze e la donò, molto tempo dopo, alla sua secondogenita Silvia, la preferita, il giorno in cui anch'ella si sposò.
Da allora rimase nell'atrio dell'appartamento di Silvia Ricci e di suo marito.
Ettore, quando la rivide, fece finta di non riconoscerla.
E fu sera e fu mattina.
Il giorno dopo, Ettore Ricci esaminò nel dettaglio la Villa:
<<Questa casa è vecchia>> commentò.
<<E' antica>> lo corresse lei <<E' stata costruita in età vittoriana>>
<<Sotto Vittorio Emanuele II?>>
<<Per età vittoriana si intende la regina Vittoria del Regno Unito>>
<<Ah, quella vecchia babbiona! Dicono che se la intendesse con uno stalliere. Non so come avrà fatto quel poveretto>>
Ma a quel punto gli tornò in mente la storia della pendola e, offeso nella sua dignità di maschio, sbottò:
<<Fosse per me, butterei giù tutto e costruirei una casa nuova. Ma visto che a voi piacciono le cose vecchie, cercheremo di fare delle ristrutturazioni. Mi costeranno un occhio della testa, ma alla fine lo faccio anche per voi, perché la mia famiglia siete voi poveracci! Voi disgraziati! Eh sì, eh sì... Ma lo dico con affetto, ...>>
Diana non replicò; in fondo si sentiva un po' in colpa per averlo umiliato in quel modo.
Ma a farla arrabbiare era stato il fatto che la famiglia Ricci non avesse mantenuto del tutto le promesse.
Era stato il vecchio Giorgio Ricci a spiegare al figlio Ettore come intendeva gestire la questione :
<<Ho tolto le ipoteche dalla Villa, come avevo promesso al Conte, ma per quanto riguarda le ipoteche sul Feudo, lo farò un poco alla volta, perché gli Orsini debbono sempre ricordare che siamo noi a tenere il coltello dalla parte del manico>>
Ettore aveva concordato e, forte di quel seppur metaforico coltello, si era insediato a Villa Orsini con un atteggiamento da padrone.
Nei giorni successivi la sua frenesia si manifestò in maniera simile a quella con cui Urbano VIII Barberini si era avventato su Roma per ricostruirla a sua immagine.
E così', in breve tempo, Ettore fece riaprire le ali della Villa che erano state chiuse per risparmiare.
<<Qui faremo le stanze degli ospiti. Può darsi che le mie sorelle vengano a stare qui per un po', prima di maritarsi, a imparare un po' di etichetta dalla tua Contessa madre, almeno nei momenti in cui è sobria>>
<<Senti Ettore, cerca di non fare delle battute pesanti sui miei. Non tanto per me, quanto per i miei fratelli, sono ancora troppo giovani e non capirebbero>>
Lui sbuffò:
<<Sì, sì... ma distruggi quella pendola, perché se la rivedo, giuro che la tiro in testa a qualcuno>>
<<L'ho già fatta sparire>>
<<Bene! Adesso bisogna organizzare un po' di feste da ballo per trovare marito alle mie sorelle, e anche alle tue. Dobbiamo imparentarci coi pezzi grossi, se vogliamo contare qualcosa. Ho in mente dei grandi progetti! Aspetta e vedrai!>>
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