Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 14 giugno 2015
Estgot. Capitolo 90. Per le strade della città (Perché il Mezzuomo?)
Ogni giorno, Waldemar si recava di persona, insieme al suo braccio destro, Ivan Kaspar, a controllare i lavori di ricostruzione della città di Estgot, che comprendevano il restauro della città vecchia e la creazione della città nuova, più a valle.
Per non dare nell'occhio, uscivano da uno dei passaggi collegati alla cripta del castello di Sleepy Providence, a bordo di un'automobile diversa ogni volta, ma sempre di piccole dimensioni e di aspetto dimesso.
<<I lavori procedono molto bene, Ivan. Sei uno dei migliori ingegneri civili che io conosca!>>
Kaspar rise:
<<Allora ne conosci davvero pochi>>
Waldemar rise a sua volta:
<<Ah, non fare il modesto!>>
<<Non è modestia, Roman, è solo che il merito va principalmente a te, sia perché ci hai fatto arrivare i finanziamenti da Bruxelles, sia perché hai contribuito alla realizzazione del nuovo piano regolatore della città. Gli abitanti di Estgot te ne sono riconoscenti.
Era un'impresa quasi disperata il cercare di recuperare la bellezza della città vecchia. La guerra ha provocato più danni di un terremoto>>
<<La cosa più incredibile Ivan, è che l'Unione Occidentale, dopo aver conquistato questa provincia, vi ha abbandonati a voi stessi per anni. Si sono preoccupati sono di creare una base militare e di piazzare i missili contro la Federazione Orientale. E basta... di tutto il resto non gliene importava niente. Io contestai apertamente sia l'entrata in guerra, sia il comportamento che tennero dopo>>
Kaspar annuì:
<<E' per questo che ti hanno spedito qui come governatore?>>
Waldemar sorrise:
<<Io ero uno dei sottosegretari del ministro Kaiserring, nella Commissione Europea.
Quando l'Unione Occidentale decise di dichiarare guerra alla Federazione Orientale, per annettere l'Ucraina, io dissi che non avevamo alcun diritto di intervenire in una zona che non rientrava nella sfera di influenza dell'Occidente, e che comunque la guerra doveva essere evitata in tutti i modi.
Era una cosa ovvia, eppure non ebbi nemmeno mezza parola di solidarietà, anzi dissero che ero un traditore, un amico della Federazione Orientale: era inspiegabile per loro che io difendessi la pace in sé e per sé, senza secondi fini>>
L'altro aveva sentito parlare di quella vicenda, ma aveva un dubbio:
<<Ma tu a che partito appartieni?>>
<<A nessun partito. Io ragiono con la mia testa. Non ho mai votato due volte la stessa lista. Esprimo i miei pareri sui singoli provvedimenti, senza barriere ideologiche. Il risultato è che sono odiato da tutti! Ma almeno sono un uomo libero. Certo, avrei anche potuto stare zitto e fregarmente, come tanti miei colleghi, ma sono d'accordo con quel che diceva Pericle agli Ateniesi: " il cittadino che si disinteressa della cosa pubblica non è solo inutile, ma anche dannoso">>
<<E tu continuasti ad opporti alla politica della Commissione?>>
<<Sì, perché poi, finita la guerra in Ucraina, e finiti i soldi, il ministro Kaiserring decise di bloccare i finanziamenti per la ristrutturazione delle province conquistate.
A quelli come lui interessa solo il pareggio di bilancio. Non gli è mai importato niente se i cittadini erano costretti a vivere nei container e a fare la fame.
Ancora una volta io mi schierai contro di lui, dicendo che era nostro dovere aiutare chi aveva subito le conseguenze di una guerra voluta dagli occidentali.
Per tutta risposta mi nominarono governatore di Estgot, ma senza un centesimo: bloccarono ogni finanziamento e mi tolsero persino la connessione internet. Ulienko, il vice di Kaiserring, mi impediva persino di uscire da Sleepy Providence.
Ma adesso abbiamo voltato pagina.
Sono riuscito a far cadere Kaiserring e i finanziamenti sono finalmente arrivati: la città sta tornando alla vita. E questa è una cosa che mi riempie di gioia>>
L'altro sospirò:
<<Peccato che non potrà durare. Almeno, non se quello che hai visto nelle premonizioni si avvererà>>
Waldemar scosse il capo:
<<Sto facendo di tutto per ritardare il più possibile quell'evento. Spero che le persone che vivono qui possano vivere serenamente il resto dei loro giorni in questo luogo. Hanno già visto fin troppa sofferenza e sono logori per il dolore e per la molta fatica. Vorrei che i loro ultimi anni li trascorressero in pace>>
Kaspar fu colpito da quelle parole:
<<E' difficile, di questi tempi, essere i custodi della pace, e questo ti fa ancora più onore, Roman, così come l'empatia che manifesti, soprattutto quando parli delle persone che hanno visto la guerra o che hanno sofferto>>
Waldemar annuì:
<<Io sto sempre dalla parte dei più deboli. Sarà forse perché mi sento debole anch'io?>>
<<Tu? Il Maestro dei Maestri dell'Ordine degli Iniziati? No, la tua non è debolezza, è umiltà>>
Waldemar allargò le braccia:
<<Non credo. La verità è che non ho nulla di cui potermi vantare.
Vedi, Ivan, io non sono niente di speciale. Il Programma Genetico non ha avuto un gran risultato, dopo tutto. Ho dei poteri, ma sono armi a doppio taglio, incomplete, difficili da gestire, a volte persino fallaci, e ne avrei fatto molto volentieri a meno. La gente si aspetta da me chissà che cosa, ma io posso offrirgli soltanto quello che ho. E quello che sono.
Con te lo posso dire apertamente, poiché ho la massima fiducia nella tua lealtà: io non sono un leader, non sono un condottiero e anche come stratega non valgo gran che. In fondo io sono un mezz'uomo, un Hobbit, in un certo senso, ed è lecito che qualcuno ti chieda: "Mithrandir, perché il Mezzuomo?>>
Kaspar aveva capito il riferimento a Tolkien, ai suoi personaggi, libri e ai film che ne erano stati ricavati e lui citò a memoria:
<<"Non lo so... Saruman ritiene che soltanto un grande potere riesca a tenere il male sotto scacco. Ma non è ciò che ho scoperto io. Ho scoperto che sono le piccole cose... le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l'oscurità. Semplici atti di gentilezza e amore. Perché Bilbo Baggins? Forse perché io ho paura... e lui mi da coraggio".>>
Waldemar sorrise:
<<Forse è meglio che i poteri della premonizione, della telepatia e dell'energia, siano capitati a uno come me: una persona che ama la pace e la tranquillità, che non ama la competizione, che detesta l'ostentazione, che non ha particolari ambizioni personali e che diffida profondamente di chi cerca il potere. Io non userò i miei poteri per fini personali. Vivo questa mia missione un po' come Frodo viveva la sua. Sono "il portatore dell'Anello" e come dice Galadriel: "essere il portatore dell'Anello significa essere soli". E incompresi, aggiungo io, poiché nemmeno la mia famiglia si rende conto di quanto pesante sia questo fardello>>
Kaspar sorrise a sua volta:
<<Galadriel aggiunge poi che "anche la persona più piccola può cambiare il corso del futuro".
Persino gli Immortali se ne sono resi conto.
Io credo che tu sia molto più grande di quello che dai a vedere, e che le tue azioni abbiano dei motivi ben precisi, che un giorno saranno chiari a tutti noi, quando ci avrai portati in salvo.
Io mi fido di te. Consentimi di essere il Sam Gamgee della situazione!>>
Waldemar rise, ma era anche commosso:
<<Ti ringrazio e accolgo con gioia la tua offerta e la tua stima. So di poter contare su di te. La tua mente è limpida come uno specchio d'acqua pura. Ci sosterremo a vicenda nelle avversità dei tempi che verranno>>
Parcheggiarono nel centro della città nuova.
C'era un'aria allegra, che rispecchiava il bel tempo di quella giornata d'inizio estate.
<<La tua fiducia è un onore per me. Immagino che nella tua posizione sia difficile fidarti di qualcuno, anche potendogli leggere nel pensiero. Ogni persona è piena di contraddizioni, di conflitti interiori: alcuni ne sono consapevoli, altri no. >>
Waldemar approvò:
<<Per esempio, Jessica non è consapevole dei propri conflitti interiori.
Pensa che una volta, mentre parlavamo dell'interpretazione dei sogni, le raccontai qualcosa sull'inconscio, e sulle teorie di Freud, e le dissi che: "Una persona può anche mentire alla propria coscienza, ma non al proprio inconscio".
E lo sai lei cosa mi rispose? Mi prese in giro! Disse una cosa tipo...
"Gne gne gne", come se le mie parole fossero tutte chiacchiere da pedante.
Non aveva capito che stavo parlando di lei>>
Kaspar rise di gusto:
<<E' tipico di Jessica. La conosco da tanti anni. In un certo senso le ho dovuto fare da tutore, dopo la morte dei genitori e la fine della sua relazione con quell'idiota di Ulienko.
Jessica aveva dei grossi problemi. Io ho cercato di fare del mio meglio, per aiutarla, ma a un certo punto mi sono dovuto arrendere di fronte alla constatazione che lei non è sufficientemente coraggiosa per guardare dentro di sé e fare i conti con le proprie contraddizioni>>
Waldemar era d'accordo;
<<Eh sì, ed è un vero peccato, perché è una ragazza intelligente e ironica, il che, unito al suo aspetto piacevole, la renderebbe molto attraente>>
<<Sì è attraente, ma ha un caratterino per nulla facile: è tremendamente orgogliosa e riservata. Non si confida mai. Non mostra mai un cedimento. Detto tra noi, Roman, io non sopporto quel suo modo di fare: preferisco sempre chi si esprime, chi parla, persino chi si sfoga, piuttosto che chi finge che vada tutto bene>>
<<Anch'io, ma, del resto, bisogna essere tolleranti, ed io cerco di esserlo, per quanto mi è possibile. Lei è importante per me, anche se non la sposerò.
Comunque, ora che siamo qui all'aria aperta, in questa bella area verde, con il lago al centro, le cose mi sembrano meno ardue.
Mi piace questa forma circolare del comprensorio attorno alla torre del nuovo governatorato>>
Kaspar ricordò qualcosa che era accaduto molto tempo prima:
<<Fu il viceministro Ulienko a suggerirmi quest'idea. Era convinto che il Varco di Estgot fosse sotto il lago. Ma abbiamo controllato, e per quanto il lago sia profondo, non c'è proprio niente da vedere>>
Waldemar socchiuse gli occhi:
<<Tutti pensano ai Varchi come a qualcosa di visibile, che ci mostri cosa c'è dall'altra parte, ma non è così. Sono dei piccoli buchi neri, anomali nella loro struttura e nelle leggi fisiche che li governano, ma potrebbero mimetizzarsi molto bene nel fondo di un lago>>
Kaspar scosse il capo:
<<Non in quel lago, però. Era una banale torbiera>>
Waldemar annuì, ma nella sua mente conosceva la verità,
Non è una semplice torbiera, è il Varco di Estgot.
La situazione si poteva sintetizzare citando alcuni versi di una poesia di Seamus Heaney.
"I genieri continuano a scavare sempre più in basso.
Dicono che le torbiere potrebbero essere infiltrazioni marine.
Ma il centro d'acqua non ha fondo"
Bè meno male che da tutta questa faccenda dell'iniziazione, almeno qualcosa di buono sta uscendo fuori! ^^
RispondiEliminaPerò a me sembra che Waldemar abbia fatto un grosso errore a metttersi in politica, alla fine ci si è cacciato da solo nei guai, solo per "tenere il punto" delle sue decisioni: il che è molto corretto però è completamente inutile dal punto di vista politico, se non hai il carisma di un leader.
Voglio dire, non sarebbe stato meglio che, invece di inimicarsi apertamente il consiglio, avesse agito dall'interno, magari cercando un'allenaza tra i membri che la pensavano come lui così da poter agire in modo più mirato all'ottenimento del suo scopo?
Comunque a questo punto mi pare chiaro che anche lui si rende conto della sua debolezza dato che si è paragonato a Frodo (che tra l'altro è il personaggio che mi piace di meno di tutta la saga), ed ora che ha scoperto l'ubicazione del primo varco voglio proprio vedere che cosa intenderà fare! ;)
Concordo pienamente con questa analisi e devo dire che i tuoi commenti hanno la capacità di rendermi chiare anche le cose che scrivo d'impulso, senza pensare pienamente ai significati che possono essere evocati. E' molto giusto il discorso sulla mancanza della leadership e devo dire che riflette molto una mia idea, che poi in realtà non è mia, ma è stata esplicitata da Brecht, nel "Galileo", con uno scambio di battute l'allievo dice: "Sventurato il mondo che non ha eroi" e Galileo risponde: "Sventurato il mondo che ha bisogno di eroi". Ecco, io sogno una politica che non abbia bisogno dei leader. Preferisco le persone normali. I leader diventano sempre troppo inclini al culto della personalità, il che è un pericolo per le istituzioni democratiche. Quindi sì, la carriera politica fallimentare di Waldemar, che inizialmente ho inventato per giustificare il suo "esilio", alla fine ha espresso un suo significato autonomo e cioè che a volte le cose più giuste non sono quelle dette dai personaggi carismatici, ma da persone normali, che dicono cose di buon senso. Certo, esiste anche il leader che agisce nell'ombra, un po' tipo Richelieu ma anche questo modo di fare politica non mi piace per niente. Ecco quindi l'aggancio con Tolkien e la peculiarità della sua opera e cioè gli Hobbit, che ci sono solo nei suo romanzi. Ti dirò, anche a me all'inizio non piacevano gran che, anche io adoravo gli Elfi, e li adoro ancora, tantissimo, ma ho riscoperto gli Hobbit. Ho rivalutato i loro personaggi, soprattutto grazie alla ultima trilogia. Credo che sia una cosa dovuta anche all'esperienza: a un certo punto della vita si rivaluta la quotidianità, la sicurezza, i valori "rurali" o "borghesi" che sono all'opposto dell'epica eroica, ma che possono però avere una loro parte anche nelle grandi vicende. Mi ha colpito molto la risposta che Gandalf dà a Galadriel e mi ha fatto riflettere a tal punto da cambiare completamente le mie preferenze. E qui devo fare una confessione: mi sono stancato delle scene di violenza... proprio ne ho una saturazione che mi fa sentire distanti i personaggi di guerra o gli action movie che invece avevo idolatrato fino a qualche anno fa. Non credo più negli eroi, nei santi, nei leader, nemmeno nei ragni tessitori. Credo nella complessità dell'animo umano e nelle risorse che si nascondono in ognuno di noi, che, nel suo piccolo, nasconde grandi risorse.
EliminaQuindi io capisco che rispetto a "Gothian", che ho scritto prima di questa "conversione", "Estgot" sia molto meno epico, anzi, non lo è proprio per niente, e quindi è normale che susciti delle perplessità in chi, del tutto legittimamente, preferisce un tipo di narrazione "attiva", avventurosa. Purtroppo è qualcosa che io non riesco più a produrre perché non mi interessa più, e me ne sono accorto strada facendo. Poi è ovvio che qualche elemento d'avventura ci sarà anche qui, ma non sarà quella la parte in cui ho dato il meglio. La mia attenzione adesso va più all'elemento introspettivo e in quello dialogico. Alle parola che alle azioni. Naturalmente per parole non intendo le chiacchiere dei politicanti, bensì l'espressione di pensieri ed emozioni attraverso il dialogo con se stessi e con gli altri. E' la parola che ha reso grande la specie umana e l'ha distinta dagli altri animali. La parola piena di significato: ecco perché mi piacciono le citazioni e i valori universali espressi in una maniera così perfetta che nessuno è riuscito più a fare meglio. E allora vale la pena ricordarsele quelle parole, e riproporle! ;-)
Guarda, te lo dico con il massimo della sincerità e spero davvero di non offenderti in alcun modo, ma io credo di essere proprio il punto di vista opposto al tuo, e magari è proprio per questo che non riesco a "farmi piacere" Waldemar.
EliminaPer questo probabilmente non sono la lettrice ideale del tuo rmanzo.
Innanzi tutto disprezzo profondamente i politici e tutto quello che gira intorno alla politica perchè li ritengo al 90% persone corrotte e profondamente disoneste: penso che una persona onesta e che voglia mantenere una certa integrità o se ne starebbe alla larga per non finire inevitbilmente corrotta, o dovrebbe esser talmente intelligente e carismatica da riuscire a trascinarsi dietro qualcuno, se parte dall'idea di voler far politica per migliorare le cose e non semplicemente per arricchirsi il più possibile alle spalle del popolo.
Io non credo che "agire nell'ombra" o cercare il consenso e l'appoggio di altre persone siano cose sbagliate di per sè, sono mezzi per un fine, quello che rende tutto giusto o sbagliato sono le intenzioni delle persone che agiscono.
Poi certo, hai ragione, l'deale sarebbe un mondo dove non c'è bisogno di eroi, ma questo richiederebbe un grado di intelligenza e consapevolezza tale da parte di tutte le persone del mondo che è ridicolo anche solo immaginarlo possibile...
Per quanto riguarda la parte sull'azione, bè qui credo che la divergenza sia ancor più ampia: io adoro l'azione, l'avventura, il coraggio, la sfida con se stessi...ma non per essere eroi, o salvatori o chissà che, ma perchè vedo queste cose come la parte più divertente ed interssante della vita: la scoperta del mondo e di se stessi.
E già gli hobbit con quella loro vita da pensionati mi piacevano poco (penso conducano la vita più noiosa e prevedibile si possa immaginare), ma Frodo l'ho proprio detstato dal primo momento: è debole di carattere, pessimista e piagnucolone... che cavolo, hai un compito da portare a termine, cerca di farlo con un minimo di orgoglio!
O forse più semplicemente questo tipo di carattere è proprio agli antipodi rispetto al mio (pure Harry Potter, per citarne uno famoso, era simile, e pure lui lo sopportavo poco, mentre mi identificavo di più in Hermione, ad es.) per cui non riesco ad avere nessuna empatia con personaggi del genere...
Io in genere sono diffidente dalle persone che chiacchierano troppo e agiscono poco, perchè secondo me è da come ci si comporta che si vede chi si è veramente, a chiacchiere sono tutti eccezionali.
Poi naturalmente se questo romanzo è per te una forma di esplorazione di un nuovo genere, fai bene a seguire questa tua intuizione (e non dar troppo peso ai miei cmmenti) chissà che non ne esca qualcosa di importante! :)
Apprezzo moltissimo quello che hai scritto e lo tengo nella massima considerazione. Sono tutte osservazioni molto valide che una parte di me continua a sentire profondamente. Ne ho preso le distanze solo in parte e solo da poco. Ne ho preso coscienza scrivendo e devo dire che è il tuo punto di vista è stato illuminante per me, perché ha rilevato delle questioni che mi hanno fatto riflettere e questa è una cosa molto importante. Ah ah, adesso che mi ci fai pensare all'inizio anche io non sopportavo le smorfie di dolore di Frodo^^ che faceva una faccia come se avesse costantemente mal di stomaco :-D Mi ci sono voluti 15 anni per entrare nella sua ottica. Molto ha inciso il momento in cui sono diventato insegnante e mi sono trovato "dall'altra parte della cattedra", dopo essere stato studente per tanti anni. Pensavo stato facile, e invece no. Il piccolo potere di gestire tre classi di 25 persone è una piccola copia dell'anello di Frodo: è piccolo, ma pesante. E' molto difficile da descrivere questa cosa, ma credo che il tema delle difficoltà di gestire il potere sia nato dal di lì. Ma ne sto prendendo coscienza a poco a poco. La scrittura aiuta molto, specie quando ci confronta con un punto di vista diverso. Diverso, ma non opposto, perché tantissime delle cose che hai scritto le penso anch'io. Altre cose sono un po' cambiate, ma non è facile definirne i contorni. Staremo a vedere ;-)
EliminaTi ringrazio tantissimo per la tua pazienza e la tua disponibilità!!! *-*