Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 9 marzo 2014
La fiamma di Atar. Capitolo 8. Anche l'amore è un demone.
<<Non so di cosa tu stia parlando>> mentì Luca Bosco.
Lo sapeva fin troppo bene, ma non riusciva a fidarsi di lei.
Elisabetta Tommasi appariva incerta se fornirgli ulteriori informazioni o se rinviare il discorso ad un momento più propizio.
<<Be', non occorre essere degli Iniziati agli Arcani Supremi per sapere che gli eredi del culto del Fuoco Segreto ora hanno il loro centro operativo negli Stati Uniti. La stessa statua della libertà rappresenta una espressione della formula: "reggo la fiamma di Atar">>
Luca assunse un'espressione indecifrabile, com'era del resto anche la sua età: lo si sarebbe potuto infatti ritenere almeno dieci anni più giovane di quel che fosse realmente, e questo fatto portava i suoi interlocutori a sottovalutarlo e quindi ad abbassare le difese.
<<Tolkien usò un'espressione simile, nella scena in cui Gandalf affronta il Balrog. "Sono un custode del Fuoco Segreto e reggo la fiamma di Anor. Tu, non puoi passare, fiamma di Udun". Credi che anche Tolkien fosse un Iniziato?>>
Lei scosse il capo:
<<No, non credo. Tolkien era un cattolico osservante e non si sarebbe mai compromesso con una setta erede dello Gnosticismo sincretico. Penso però che il nome di Anor, o di Anar, come compare nel Silmarillion, non sia casuale. Tolkien era un linguista esperto e sicuramente conosceva gli elementi basilari dell'avestico. Il nome di Atar gli era senz'altro noto. Ha dovuto solo sostituire una consonante>>
Luca fece un impercettibile cenno di assenso:
<<Può essere. Dovrò documentarmi meglio al riguardo. Ora però, se non ti dispiace, credo sia giunto il momento di interrompere questa seppur gradevole conversazione, perché ormai si avvicina l'orario di chiusura e qui abbiamo ancora del lavoro da fare>>
La freddezza con cui pronunciò quelle parole era lontana anni luce da ciò che provava nel segreto del suo cuore, ma da tempo ormai aveva imparato l'arte della dissimulazione.
Elisabetta gli rivolse invece quel suo sorriso malinconico, da Monna Lisa, che non faceva altro che infittire il mistero che si era creato intorno a lei.
Era difficile resistere al fascino di una donna che ti guardava in quel modo.
Chi è l'uomo che ha il privilegio di avere il tuo amore? A quale uomo rivolgi con sincerità quello sguardo? Io credo che egli sia pari ad un dio, se gode di quel privilegio.
"Ille mi par esse deo videtur..."
Era strano pensare ai versi di Catullo dopo aver parlato per un'ora di testi esoterici, ma in fondo non c'era da stupirsi più di tanto.
In fondo, anche l'amore è un demone.
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