Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 5 dicembre 2013
Re Giorgio V : un ruvido nostromo su una nave che affonda.
Un tratto tipico della dinastia dei Windsor (anche quando si chiamavano Sassonia-Coburgo-Gotha o Hannover) è la netta opposizione, a volte persino violenta, tra i padri e i figli.
Giorgio V rispettò questa regola sia come figlio che come padre.
Come figlio si rivelò l'opposto di ciò che era sua padre Edoardo VII, il famoso "Bertie" di cui ho parlato nei post precedenti.
Quanto "Bertie" era cortese e gaudente, tanto George era ruvido, irascibile, severissimo e austero.
Allo stesso modo i suoi figli (qui sopra vediamo Edoardo VIII di fianco alla bisnonna Vittoria) erano tutti, seppure sotto diversi aspetti, fragili e problematici.
Del resto basta guardare le foto e la stazza dei vari personaggi in questione per capire il loro carattere.
Giorgio tra l'altro non era destinato al trono, avendo un fratello maggiore, il principe Albert Victor, detto Eddy, il Duca di Clarence, di cui ho parlato nei giorni precedenti.
Ma partiamo dall'inizio.
George Frederick Ernest Albert Windsor (Londra, 4 giugno 1865 – Sandringham, 20 gennaio 1936), nacque a Marlborough House, Londra, dal Principe di Galles (poi re Edoardo VII, primo figlio maschio della regina Vittoria e del principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha) e dalla principessa del Galles, Alessandra di Danimarca, figlia di re Cristiano IX di Danimarca. In quanto figlio del principe di Galles, Giorgio venne insignito del titolo di Sua Altezza Reale Principe Giorgio del Galles alla nascita. Venne battezzatonella cappella privata al castello di Windsor il 7 luglio 1865 dall'allora arcivescovo di Canterbury Charles Longley
Come figlio minore dell'erede al trono non vi erano aspettative per Giorgio di ascendere un giorno al trono per cui fu destinato alla carriera militare in Marina.
La vita sulle navi, a zonzo per i Sette Mari, gli si addiceva perfettamente. Sembrava nato per questo. Ed i suoi modi non erano nemmeno quelli di un ufficiale di riguardo appartenente alla famiglia reale dell'Impero Britannico, che dominava gli oceani, quanto piuttosto quelli di un rude marinaio, un lupo di mare, un "ruvido nostromo", come lo ha efficacemente definito Antonio Caprarica ne "Il romanzo dei Windsor".
E avrebbe continuato a navigare e ad urlare come un ossesso all'equipaggio se un evento imprevisto non lo avesse catapultato in un ruolo per il quale era completamente impreparato e per nulla portato di natura: il Re.
Nel dicembre 1891 sia lui che il suo fratello maggiore caddero malati, ma mentre il primogenito aveva una banale influenza, George aveva preso una febbre tifoidea.
Tutti davano per scontata la guarigione del primogenito e la morte dell'inutile secondogenito marinaio, ma a volte la storia si diverte a fare brutti scherzi e così, mentre l'adorato Eddy moriva di raffreddore (almeno ufficialmente) lasciando nella disperazione la madre Alexandra di Danimarca e la fidanzata Mary di Teck, il rude George, temprato dagli anni in marina, sopravvisse e divenne il secondo in linea di successione, dopo il depravato padre Bertie, vivente la nonna Vittoria.
Come se non bastasse, come "pacco dono", quasi come gadget, assieme alla successione, ebbe il fidanzamento con Mary of Teck, la quale fu spostata da un fratello all'altro come se si trattasse di una bambola di pezza.
Per uno strano scherzo del destino, la coppia costretta a sposarsi da circostanze imprevedibili, si rivelò perfettamente assortita.
Mary di Teck era incredibilmente l'anima gemella del rude nostromo.
Una donna fredda, anzi gelida, meglio ancora frigida e incapace di qualsiasi manifestazione d'affetto e della minima emozione.
In tutta la sua vita, Mary si distinse per tre ragioni: l'obbedienza rigorosa alla rigida etichetta di corte e al severissimo marito; una frenetica attività tessile, a maglia e all'uncinetto; una totale mancanza di senso materno, che si riscattò soltanto negli ultimi anni con un moderato calore nei confronti della nipote Elisabetta, destinata anche lei al trono in modo imprevisto e per una serie di circostanze assurde.
Forse i sudditi inglesi potrebbero obiettare che la Queen Mary ebbe altri due meriti: dare il nome all'omonima nave (unico segno d'affetto da parte del marito nostromo) e il patrocinio di attività di beneficenza, che avevano più che altro lo scopo di giustificare l'esistenza di un'inutile e dispendiosa monarchia agli occhi di un popolo stremato dalle guerre.
Come si è detto, reciprocamente George e Mary furono ottimi come coniugi, tanto da risultare persino noiosi nella loro monotona esistenza di routine tra Sanringham, Balmoral, Windsor e Buckingham Palace, riducendo al minimo tutte le altre destinazioni e soprattutto le uscite serali.
Questa monotona sobrietà risultò tutto sommato in linea con la durezza dei tempi, ma il disastro avvenne in tutto il resto.
Prima di tutto, George e Mary fallirono clamorosamente come genitori.
Lui era irascibile e sadico, verso i bambini, tanto quanto lei era gelida e distante.
Ne risultò che tutti i loro figli si portarono dietro seri problemi per tutta la vita.
Ma il vero fallimento fu quello politico: Giorgio V non era accomodante e diplomatico come il padre ed ebbe la sua parte di responsabilità nello scoppio della Prima Guerra Mondiale, dalla quale il Regno Unito, pur formalmente vincitore, uscì pieno di debiti verso gli USA e sostanzialmente incapace di mantenere il controllo del suo impero. La nave, dunque, stava iniziando ad affondare.
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