mercoledì 15 maggio 2024

Medioevo: i motivi per cui il Papato non si chiamava Stato Pontificio e controllava solo il Patrimonium Petri.

 


Durante il Medioevo avvenne la trasformazione del Patrimonium Sancti Petri, ossia le proprietà della diocesi del pontefice di Roma (sede apostolica petrina che però ancora non deteneva un primato amministrativo sulle altre diocesi della Chiesa cattolica, ma solo un primato in termini di prestigio) in un'entità che i documenti chiamano Patrimonium Sanctae Romanae Ecclesiae (rivendicando il primato di Roma) e che gli storici medievisti chiamano Papato. 
Sarebbe infatti anacronistico usare il termine Stato Pontificio o Stato della Chiesa, in quanto lo stesso termine Stato designa un'entità centralistica che controlla politicamente e burocraticamente un territorio , cosa che nel Medioevo, almeno fino al Trecento, non esisteva.
Nel periodo medievale centrale il territorio poteva essere controllato da un regno, un principato o un repubblica che esercitava tale autorità in maniera indiretta e decentrata, per mezzo del sistema vassallatico-beneficiario, base del feudalesimo.

Il termine Stato, che prima significava solo "status Regni", ha iniziato ad avere l'accezione moderna dal XV secolo, e si è poi affermata attraverso l'uso che ne fa Niccolò Machiavelli nell'incipit della sua celebre opera Il principe (1513), in cui lo usa come termine analogo a dominio. Il mutamento che ha portato la parola "Stato" da un significato generico di situazione a uno specifico di condizione di possesso di un territorio (e di comando sui suoi cittadini) non è ancora stato ben chiarito. Il concetto di sovranità è invece stato introdotto da Jean Bodin (1586), che ha definito le caratteristiche dello Stato assoluto.

Una cosa è certa, fino al Rinascimento non si usò mai il termine Stato Pontificio o Stato della Chiesa. C'era il Patrimonium Petri, che coincideva, all'incirca, all'ex ducato romano di età bizantina, e poi c'erano altri patrimonia sui quali la Curia Romana avanzava diritti di proprietà o di signoria feudale.

In molti atlanti storici e manuali scolastici di Storia si commette un errore grossolano mostrando, negli anni successivi alla Promissio Carisiaca, o Donazione di Pipino (754) e alla Donazione di Carlo Magno (774), l'effettivo controllo, da parte del Papato di Roma, della Romagna, o Romandiola, in precedenza costituita dall'Esarcato bizantino di Ravenna poi conquistato dal Regno dei Longobardi sotto i re Liutprando, Astolfo e Desiderio e da parte della Pentapoli bizantina (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona), che ben presto fu spartita tra la Marca di Ancona e il Ducato di Spoleto.

Papa Adriano I, con molto senso della realtà, avanzò richieste solo su territori che confinavano con il Lazio. Fu così che ottenne da Carlo Magno una parte della Sabina (781); una serie di città da Soana a Populonia a nord e, a sud, Sora, Arpino, Arce e Aquino (787).

L'insieme dei territori cui la Sede Apostolica aspirò con Stefano II assomigliava molto all'Italia suburbicaria di romana memoria. Quello che ottenne effettivamente invece parve ricalcare il distretto giudiziario del Praefectus Urbis, che si estendeva sul Lazio per cento miglia romane sia nord che a sud dell'Urbe, cioè da Talamone, presso il Monte Argentario, fino a Minturno, sul fiume.

Va quindi ribadito chiaramente che le donazioni di Esarcato e Pentapoli in teoria le avrebbero rese feudi del Papa, ma in pratica, almeno fino ad Innocenzo III, questo vassallaggio fu solo nominale, mentre il potere reale venne detenuto dall'Arcivescovo di Ravenna, che all'epoca non riconosceva la supremazia apostolica del Papa di Roma, e dalle grandi famiglie franche, longobarde e italiche che poi divennero, sotto la dinastia imperiale sveva, il centro delle signorie ghibelline in Italia.

Intorno all'anno 1000, sotto il regno dell'imperatore Ottone III, il centro-nord dell'Italia, si presentava all'incirca come le mappe che vediamo qui sotto. Il Regnum Italiae comprendeva la Longobardia, la Romandiola (che coincide con la Romagna attuale, mentre l'Emilia era longobarda da secoli e poi inserita nei domini dei Franchi), la Pentapoli (da Rimini ad Ancona), la Marca di Toscana, il Ducato di Spoleto e naturalmente il Patrimonium Petri, signoria territoriale del Papa di Roma. 

In riferimento alle mappe sottostanti, va ricordato che la Longobardia Maior si era estesa fino a inglobare l'Esarcato, il quale soltanto in teoria fu donato alla Sede Romana, ma nella pratica la signoria papale era solo nominale e sistematicamente ignorata e anche apertamente contestata, persino dal Arcivescovo di Ravenna (la Diocesi ravennate, infatti, aspirava a diventare qualcosa di simile a ciò che erano i vescovi-conti nell'Impero degli Ottoni e della dinastia Salica).






Il controllo effettivamente esercitato dal Papa sul territorio si estese soltanto gradualmente, a partire dal Tardo Medioevo fino all'inizio dell'Età Moderna.
Negli atlanti e nei manuali non viene spiegata, né rappresentata la lenta gradualità della costruzione dello Stato Pontificio, che, fino alle "recuperationes" di Innocenzo III e successivamente del cardinale Egidio Albornoz, nwi nei confronti della Marca di Ancona, della Marca di Fermo e della Romandiola si limitava esclusivamente al Patrimonium Sancti Petri, il Patrimonio di San Pietro, che in linea di massima, tendeva a coincidere con l'attuale territorio della regione del Lazio, tranne le zone che erano ancora sotto il Ducato di Spoleto (il reatino e il ternano).




Le Constituziones Egidiane del cardinale Albornoz rappresentano la prima fase del passaggio della Signoria Papale all'entità che poi, in Età Moderna, sarebbe diventata lo Stato Pontificio.
Tale documento, redatto a metà del Trecento, durante il periodo avignonese, rivendicava la proprietà o il vassallaggio dei territori donati in base ai seguenti trattati:

Ducato romano (754) donato da Pipino il Breve
Sabina (dal Tevere fino a Farfa, 781) donato da Carlo Magno
(Queste prime due entità costituirono il Patrimonium Petri)

Benevento (1052) donato da Roberto I d'Altavilla, re normanno di Sicilia.
Avignone e Contado Venassino (1229) donati dal re di Francia, Luigi IX il Santo.

Provincia Romandiolæ (1278) ceduta dall'imperatore Rodolfo I d'Asburgo (in cambio dell'incoronazione imperiale che però non ebbe mai luogo, perché Rodolfo a stento riusciva a controllare i feudi tedeschi)
Marca Anconitana e Ducato di Spoleto (1278) ceduti da Rodolfo I d'Asburgo e rinconquistati dal cardinale Egidio Albornoz.

Le successive annessioni furono:

Umbria (1424)
Città di Ancona (1532)
Ducato di Castro (1649)
Ducato di Ferrara, divenuto legazione (1598)
Ducato di Urbino, divenuto legazione (1631)








Bibliografia

Girolamo Arnaldi, Le origini dello Stato della Chiesa, Torino, UTET Libreria, 1987, ISBN 88-7750-141-3.

^ A. Cortonesi "Il Medioevo: profilo di un millennio", Roma: Carocci Editore 2008, pp. 70-73

^ Stefano II, in Enciclopedia dei Papi, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000.

^ E. Ewig, L'appello romano ai Franchi e l'origine dello Stato Pontificio, in H. Jedin (a cura di), Storia della Chiesa, IV, pag. 32.

^ Henri Pirenne, Maometto e Carlomagno [1937], Laterza, Roma-Bari 1984, pag. 217.





giovedì 2 maggio 2024

La Quarta Era. Capitolo 4. La principessa Silmarien accoglie i delegati della Contea e del Mark di Rohan.

 


La capitale del Regno di Gondor era tornata ad essere Osgiliath, ma alcune grandi cerimonie si tenevano ancora nella capitale precedente, la roccaforte di Minas Tirith.
Il giorno del banchetto che seguì i funerali del Re, a fare gli onori di casa fu la principessa Silmarien, la figlia più giovane di Arwen e Aragorn e l'unica che ancora non era sposata (non certo perché le mancassero i corteggiatori, ma perché tra essi non vi era stato nessuno in grado di conquistare il suo cuore).
Posso permettermi di aspettare a lungo l'anima gemella, poiché il sangue elfico che scorre nelle mie vene è garanzia di lunga vita e di una sconfinata giovinezza.
Le era stato dato un nome nobile, quello della fondatrice della Casata di Andunie, da cui erano discesi i re di Numenor.
Silmarien, che in alto elfico quenya significava "Ghirlanda di luce".
Era stata sempre la preferita di suo padre, forse per il suo carattere dolce e gentile, per l'entusiasmo solare con cui affrontava la vita e per il suo amore per tutto ciò che nel mondo era fonte di bellezza e di serenità.
Mio padre vorrebbe che anche oggi io conservassi la mia luce e non lo deluderò. 
Qualcuno deve pur infondere un motivo di speranza in tutti coloro che oggi si sentono smarriti.
A differenza della maggior parte dei presenti, che indossavano abiti scuri e tetri, Silmarien aveva rispettato la volontà di suo padre, che desiderava essere ricordato con gioia e mai con dolore, e aveva scelto un abito lungo di colore azzurro e dorato, con un velo grigio argento.
I capelli castani e ondulati erano raccolti dietro la nuca e scendevano in morbidi riccioli sulle sue spalle candide. Una collana di zaffiri le ornava il collo e il petto e due bracciali dorati le cingevano i polsi.
I suoi occhi erano di un colore particolare, cangiante, che mutava a seconda della luce del sole: a volte parevano verdi, a volte di un tenue color nocciola venato di grigio, altre volte ancora cerulei.
Aragorn era solito dire che in lei rivedeva i tratti luminosi di Gilraen "Raggio di stella", la madre che lui tanto aveva amato.
Arwen però riconosceva in lei anche molti tratti della bella Celebrian, la sposa di Elrond, figlia di Galadriel e Celeborn.

Si avvicinò alla delegazione degli Hobbit, che se ne stavano in disparte, timorosi e in soggezione di fronte a tutta quella "gente alta" che non conoscevano.
Rivolse loro un luminoso sorriso:
<<Siate i benvenuti! Posso conoscere i vostri nomi?>>
Rincuorati dalla gentilezza della principessa, gli Hobbit si fecero avanti uno alla volta.
<<Io sono Isengrim Tuc, e i miei compagni di viaggio sono Faradas Brandibuck e Harding Gamgee. Vi porgiamo il nostro cordoglio per la scomparsa del grande re vostro padre>>
Silmarien sorrise:
<<Vi ringrazio per essere qui. I vostri nonni hanno fatto la Storia, ed erano grandi amici di mio padre, tanto che le loro spoglie riposano ormai accanto al sepolcro di Aragorn Elessar e ricevono insieme a lui l'omaggio del nostro popolo>>
Eppure mancava qualcosa, o meglio qualcuno.
Nessun erede dei Baggins. Possibile che Bilbo e Frodo non avessero qualche cugino col loro stesso cognome?
Stava quasi per chiederlo, quando vide che la delegazione di Rohan si stava avvicinando, capeggiata dal re Aelfwine, successore di Eomer, giovane nel suo aspetto, anche grazie al sangue numenoreano di sua madre Lothiriel di Dol Amroth.

<<A nome del popolo di Rohan, vi esprimo le mie condoglianze per la grave perdita del vostro amato padre e nostro supremo sovrano. Con lui se ne va il più glorioso e forte difensore dell'Occidente e dei Popoli Liberi!>>
La principessa annuì:
<<Porgete i miei ringraziamenti al vostro popolo, il cui eroismo ci ha sempre salvati nel momento del bisogno. Senza i prodi cavalieri di Rohan, la gloria di Gondor sarebbe svanita nel nulla>>
Dopo quello scambio di formalità, il tono si fece più colloquiale:
<<Come state, cugina? Nonostante il dolore, vi vedo più splendente che mai!>>
Silmarien sorrise:
<<Mio padre riposa in pace, dopo una vita lunga e utile. Il suo ricordo è vivo dentro di me. Oggi mi è di conforto e mi rallegra la vostra presenza, che porta con sé il riflesso delle grandi praterie dove corrono i cavalli bianchi del Riddermark. 
L'inverno del nostro cordoglio si è fatto fulgida estate ai raggi di questo sole di Rohan>>
Aelwine si inchinò e le baciò la mano;
<<La vostra cortesia riesce sempre a sorprendermi, come una luminosa mattina di settembre, che porta ancora con sé lo splendore e la gloria dell'estate>>
Avrebbero potuto trascorrere giornate intere a scambiarsi cortesie. Era sempre stato così tra loro,
Ecco un uomo che potrei amare, se solo avesse il coraggio di farsi avanti. Ma c'è qualcosa che lo trattiene, qualcosa che lo rende insicuro e che lo fa sentire indegno di me. Eppure in tanti anni non sono ancora riuscita a scoprire di cosa si tratti. 
Ora però che lui era qui, era decisa a fare chiarezza una volta per tutte, e a scoprire quale fosse il mistero che aleggiava intorno alla persona di re Aelfwine di Rohan e che lo aveva reso restio a sposarsi, nonostante avesse da tempo raggiunto e superato l'età giusta, e non gli fossero mancate le occasioni.
Nella mente di Silmarien da molto tempo c'era il sogno di sposare Aelfwine, anche se c'erano molte altre pretendenti, tra le bionde fanciulle nobili di Rohan, che avrebbero potuto consolidare la stirpe reale e accontentare il popolo dei Rohirrim, che non vedeva di buon occhio i matrimoni donne straniere.




C'erano ancora troppi pregiudizi nella Terra di Mezzo, e invece di calare, crescevano.
A volte si chiedeva a cosa fossero serviti tutti gli anni in cui suo padre aveva incentivato il dialogo tra i popoli, e di quanto lei stessa si fosse spesa per quella causa.
A volte mi sembra di essere vissuta invano.
La generazione precedente aveva compiuto grandi gesta, in gloria, senza macchia, che sarebbero state narrate e cantate fino alla fine dei tempi. Eppure qualcosa era stato tralasciato.
Abbiamo sconfitto il nemico che era fuori di noi, ma non quello che è dentro di noi. 
Un'Ombra alberga in ognuno di noi, e non tutti sono in grado di tenerla a bada.
Se lasciamo che le rivalità prevalgano, che le divisioni prendano piede e che la pace sia distrutta perché nessuno vuole cedere nulla, allora i nostri padri hanno combattuto invano.
Se non saremo in grado di preservare gli ideali che sorreggono la nostra convivenza civile con gli altri popoli, allora diventeremo come la parte peggiore di quelli a cui ci opporremo.



sabato 20 aprile 2024

Mappe araldiche della Francia da Ugo Capeto a Emmanuel Macron

 


Sopra, la Francia araldica all'inizio della dinastia dei Capetingi, 987 d.C.



Sotto, la Francia araldica nell'Ottocento


Sotto, la Francia araldica oggi dopo la riforma delle macroregioni voluta dal presidente Macron


venerdì 12 aprile 2024

Mappa araldica del Regno di Francia nel 1477 sotto re Luigi XI di Valois

 

Sopra: mappa araldica della Francia sotto re Luigi XI della dinastia dei Valois

Sotto: mappa della Borgogna alla morte di Carlo il Temerario durante la Battaglia di Nancy e la sua successiva spartizione tra Luigi XI di Francia e Maria di Borgogna, moglie di Massimiliano d'Asburgo


Stemma del Ducato di Borgogna e delle Fiandre nel 1477



L'Italia nel 1402






mercoledì 10 aprile 2024

La mappa dell'Europa medievale centrale ai tempi di Federico I Barbarossa e di Federico II





L'Imperatore Federico II fu anche Re di Sicilia e Napoli. Sotto il suo regno l'Ordine Teutonico conquistò la Prussia e i paesi Baltici.





 Secondo gli attuali confini della Germania, possiamo vedere come il Sacro Romano Impero Germanico controllasse anche i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo, l'Alsazia, la Lorena, la Borgogna (Franca Contea), la Savoia, la Provenza, la Svizzera, il Nord Italia, il Centro Italia (escluso il Lazio corrispondente al Patrimonium Petri e con Federico II si aggiunse temporaneamente il Sud Italia col Regno di Napoli e Sicilia), parte della Dalmazia e della Slovenia (la Carniola), l'Austria, la Cechia (Boemia e Moravia), la Slesia, la Pomerania e la Prussia (oggi parte della Polonia).



La successiva evoluzione politica del Centro-Nord Italia vide l'indipendenza della Repubblica di Venezia (comprendente Veneto e Friuli), mentre la Lombardia, l'Emilia e la Toscana rimasero feudi imperiali. La Romagna fu a lungo contesa tra Impero e Papato e solo nel 1509, con la conquista di Bologna da parte di papa Giulio II, cadde sotto il dominio pontificio, escluso il Ducato di Ferrara.



lunedì 1 aprile 2024

Significato della frase "Non ci sono parti" che la Reverenda Madre dice a lady Jessica nel finale di Dune 2

 



In una delle ultime scene di Dune Parte Seconda (2024), avviene il re-incontro tra due personaggi femminili di grande rilevanza, ossia Helen Mohiam, Reverenda Madre della potentissima sorellanza esoterica Bene Gesserit (e interpretata dalla carismatica Charlotte Rampling) e lady Jessica Atreides (intensamente rappresentata da Rebecca Ferguson), un tempo allieva ribelle, poi divenuta a sua volta Reverenda Madre. 
Il dialogo tra la veridica dell'ormai deposto imperatore e la madre del nuovo giovane sovrano, Paul Atreides, si svolge telepaticamente, grazie ai poteri acquisiti da Jessica nel diventare Reverenda Madre e Leader spirituale dei Fremen di Dune.
Le parole che le due donne si rivolgono mentalmente sono poche, taglienti e in parte ermetiche, ossia di difficile o quantomeno ambigua interpretazione, com'è nello stile delle sceneggiature laconiche dei film di Denis Villeneuve e ancor più in quello del grande Frank Herbert, l'autore del romanzo da cui il film è tratto, l'eponimo capolavoro Dune, pubblicato nel 1965, ma ancora attualissimo come contenuti e imprescindibile come lettura il cui valore non può essere confinato nella semplice fantascienza o bollato dai critici come "letteratura di genere".

Ora, qui ci si potrebbe mettere un piccolo "spoiler alert", che vale però solo per chi non ha letto il romanzo o non ha visto le sue precedenti rappresentazioni cinematografiche e televisive.





Per tutti gli altri, vengo al punto in questione, e cioè all'enigmatica risposta che la Reverenda Madre dà alla sua ex allieva ribelle, divenuta a sua volta Reverenda Madre, e quindi una sua pari nell'Ordine, che fa notare alla sua antica insegnante il fatto che ora lei è ai vertici della fazione dei vincitori.
La neo-Reverenda Madre Jessica infatti dice alla vegliarda, che l'aveva sempre rimproverata e umiliata per la sua disobbedienza: "Avresti dovuto credere. Hai scelto la parte sbagliata".
Al che la Reverenda Madre Mohiam, senza scomporsi minimamente, come è tipico delle Bene Gesserit, allenate ad un perfetto e totale autocontrollo, risponde: "Parte? Dovresti saperlo meglio di chiunque: non ci sono parti... Reverenda Madre"
E il dialogo segreto si conclude così, con questa risposta in cui l'unico elemento chiaro è il fatto che Helen Mohiam riconosce Jessica Atreides come una sua pari, nel rango di Reverenda Madre.
Ma il resto cosa vuol dire?
Perché "non ci sono parti"? E perché Jessica dovrebbe saperlo meglio di tutti gli altri?
Ho letto numerose recensioni e ognuna dava un'interpretazione diversa di questa frase.
Ognuna di queste interpretazioni coglieva un aspetto di una verità poliedrica, perché la verità è raramente semplice e quasi mai unilaterale.
Il mio primo pensiero, appena ho ascoltato la frase, è stato: Helen Mohiam ricorda a Jessica che per quanto si siano trovate su schieramenti opposti, sono comunque entrambe Reverende Madri del Bene Gesserit, e questa appartenenza è l'unica cosa che conta, perché le Bene Gesserit controllano da sempre il finto patriarcato feudale dell'Impero.
In fondo l'abbiamo potuto constatare in entrambi i film: l'ascendente di lady Jessica su suo figlio Paul è determinante nelle sue decisioni. Paul infatti, pur essendo un maschio, viene addestrato dalla madre secondo gli insegnamenti del Bene Gesserit, (cosa che la Reverenda Madre Mohiam giudica un abominio, essendo l'ordine una Sorellanza). Certo, nel finale risulta chiaro ciò che Mohiam temeva fin dall'inizio, ossia che Paul fosse lo Kwisatz Haderach, cioè il frutto di millenni di programmazione genetica, generazione dopo generazione, finalizzata a trovare il maschio in grado di poter accedere ai ricordi di tutti i suoi antenati, sia maschili che femminili (le Bene Gesserit accedono solo ai ricordi delle antenate femminili) e può addirittura prevedere il futuro, non secondo una linea retta, ma secondo un fascio di linee di cui si tradurrà in realtà solo quella che il Messia sceglierà con le sue decisioni.
Le ragioni dei dubbi della Reverenda Madre nei confronti di Paul derivano dal fatto che Jessica ha commesso un atto di superbia generando lo Kwisatz Haderach una generazione prima del previsto, il che vanificava l'intero piano, perché la dominanza dei geni Atreides, inclini a non farsi tiranneggiare da nessuno, doveva essere compensata da un'ulteriore dose di geni Harkonnen: Jessica è infatti figlia naturale del Barone, sedotto in gioventù da una Bene Gesserit di rango segreto (secondo Brian Herbert e Kevin Anderson si trattava della stessa Helen Mohiam), una verità scandalosa, considerando che tra gli Atreides e gli Harkonnen esiste una faida millenaria. 

Jessica dunque è sia un'Harkonnen che un'Atreides, l'unione delle due parti in una sola, per sanare l'antica frattura.




Per quanto feroci e spietati, alcuni Harkonnen hanno notevoli capacità, e sono inoltre molto più facilmente manipolabili tramite seduzione delle novizie Bene Gesserit, tra cui vi sono anche lady Margot Fenring e persino la principessa Irulan Corrino, figlia ed erede dell'Imperatore.
Per questa ragione Helen Mohiam diventa sempre più ostile nei confronti di Paul, intuendo che il suo ruolo di guida dei Fremen con il nome di battaglia di Muad'dib, sta andando ben oltre ciò che la Missionaria Protectiva (il programma di proselitismo e indottrinamento delle Bene Gesserit) aveva preparato con grande attenzione con l'obbiettivo di assumere direttamente il controllo nella produzione della Spezia, la sostanza fondamentale che permette ai navigatori spaziali di intuire la rotta giusta, prima del balzo iperspaziale. 
Ormai Muad'dib è disposto ad ascoltare soltanto i consigli di sua madre Jessica e di pochi fidati collaboratori, tra cui il fremen Stilgar, fanatico nella sua obbedienza a colui che gli appare come il Lisan al-Gaib, il Messia venuto da un altro mondo per portare i Fremen alla liberazione dal giogo dell'Impero. 
E' interessante notare che tutto questo avviene senza che l'Imperatore e il barone Harkonnen si accorgano di essere solo delle pedine nelle mani del Bene Gesserit.
La vecchia Reverenda Madre, infatti, nell'incertezza sull'esito finale della guerra in corso, si prepara a due scenari alternativi, ma entrambi favorevoli alla Sorellanza.
Nel caso di vittoria degli Harkonnen, Helen Mohiam si premunisce mandando la sua bellissima allieva, lady Margot Fenring (interpretata da Léa Seydoux) a sedurre Feyd-Rautha Harkonnen, nipote ed erede del Barone, al fine di generare uno Kwisatz Haderach alternativo, ma nella nella generazione successiva, secondo i piani originari. 
Nel contempo prepara la sua più prestigiosa e zelante allieva, la principessa imperiale Irulan (interpretata da Florence Pugh), a sposare il vincitore della faida tra gli Atreides e gli Harkonnen, qualunque esso sia, affiancandolo nel governo dell'Impero e condizionandone le decisioni secondo la volontà della Sorellanza.

Alla luce di tutte queste considerazioni emergono interpretazioni più dettagliate della frase "non ci sono parti".
Helen Mohiam infatti, dicendo a Jessica "dovresti saperlo meglio di chiunque" allude al fatto che la sua ex-allieva ora sa di essere una Harkonnen per nascita e che dunque la faida non ha implicato lo sterminio dei geni harkonner, ma anzi ha fatto di Paul Atreides il nipote di Vladimir Arkonnen e il futuro marito di Irulan Corrino, unendo le tre principali linee di discendenza controllate dalle Bene Gesserit, tre famiglie che si combattevano senza sapere di essere destinate a diventare un unico clan.
C'è quasi un sottile sarcasmo, nel fatto che la vecchia Reverenda Madre faccia notare a quella nuova il fatto che ai vertici del potere ci siano, uniti da vincoli indissolubili, i tre unici discendenti delle tre famiglie, lady Jessica stessa, nata Harkonnen, il nuovo imperatore Paul Atreides e la nuova consorte imperiale Irulan Corrino, tutti e tre ormai profondamente plasmati dall'addestramento del Bene Gesserit.
Dunque "non ci sono parti", c'è un unico clan inestricabilmente connesso e condizionato dalla Sorellanza.

Resta comunque aperto un interrogativo: Paul si lascerà condizionare dalle Bene Gesserit oppure metterà in pericolo i loro piani, attraverso la jihad dei Fremen.
Fino ad ora Paul si è lasciato condizionare soprattutto dalla madre, ma ora che è diventato Imperatore e nel contempo Messia e Veggente, potrebbe usare i suoi poteri in maniera diversa da quella che il Bene Gesserit immaginava per lo Kwisatz Haderach e il Lisan al-Gaib.
Cosa farà allora la Sorellanza, se questo esperimento risulta fallimentare e pericoloso?
Una Cospirazione è ciò che aleggia nell'aria e nella sabbia di Arrakis e sarà il filo conduttore del "Dune Parte Terza", un Dune 3 che potrebbe chiamarsi Dune: Messiah.

Va accennato che nell'Universo Espanso di Dune (portato avanti dal figlio di Herbert e dallo scrittore Kevin J.Anderson), risulta anche che la madre segreta di Jessica sia la stessa Reverenda Madre Mohiam.
Il dialogo viene interrotto qui, mostrando poi tutti i fattori che potrebbero compromettere quell'equilibrio, e cioè il fatto che i Fremen fondamentalisti stanno dando inizio ad una Jihad destinata a sottomettere le Grandi Case o persino a spazzarle via.
Il finale è dunque aperto, anche per quel che riguarda il rapporto tra Paul e Chani, di cui lui resta comunque innamorato, seppure la politica gli impone di sposare un'altra donna, per legittimarsi agli occhi dei lealisti imperiali.

Chi ha letto i libri successivi, e in particolare Messia di Dune e I figli di Dune, sa già come andranno le cose e come si complicherà enormemente la vita di Paul Atreides, Imperatore e Messia nello stesso tempo e contro il suo crescente desiderio di liberarsi da ogni condizionamento.
Sappiamo già, inoltre, che il successo inaspettato dei due film della saga cinematografica diretta da Villeneuve ha convinto la Warner e la Legendary a creare una trilogia con un terzo film dal titolo provvisorio di Dune: Messiah.

Lo stesso Villeneuve starebbe già lavorando alla sceneggiatura di questo sequel, ponendo però alcune condizioni, tra cui un intervallo di tempo maggiore per riuscire a creare un film molto ambizioso, e la licenza a discostarsi in parte dal secondo romanzo di Herbert che commise l'errore di marginalizzare troppo due figure come lady Jessica e la principessa Irulan, salvo poi recuperarne il ruolo determinante nel terzo romanzo.
Vedremo naturalmente il ritorno di Chani, anche se non credo che si parlerà di lei come della "concubina imperiale", un termine che poco si adatta al lessico femminista che Hollywood ha adottato in pieno dopo la "terza ondata".
Tornerà anche la vecchia Reverenda Madre con un numero di scene maggiore di quello avuto finora, essendo ancora potentissima e sempre al centro di ogni trama oscura.
Emergerà il complesso personaggio di Alia Atreides, la secondogenita di Jessica e del duca Leto, risvegliata nei ricordi ancestrali ancor prima della nascita durante la cerimonia con cui, bevendo l'essenza di spezia, sua madre, incinta, acquisiva il rango di Reverenda Madre.
Tornerà un personaggio creduto morto, e compariranno nuove temibili fazioni, tra cui il sinistro Ordine dei Tleilaxu e quello dei Navigatori della Gilda spaziale, deformati dalla continua immersione nella Spezia.
Villeneuve ha fatto sapere che, conclusa la trilogia, non intenderà dirigere eventuali sequel o prequel, considerando che Frank Herbert scrisse molti romanzi successivi, alcuni di tipo più meditativo e intellettuale, altri di tipo più attivo e appassionante, ma sempre nell'ambito del ciclo di Dune.
Inoltre il figlio di Frank Herbert, Brian, insieme allo scrittore Kevin J. Anderson, hanno pubblicato i due attesissimi sequel, che concludono l'arco narrativo di Dune e della famiglia Atreides, ed un'enorme quantità di prequel, seppure con uno stile molto diverso da quello di Frank Herbert e privo della sua genialità.
E' possibile che il franchising dell'universo di Dune sarà utilizzato per creare serie televisive, di cui c'era stata già un'ipotesi, chiamata Sisterhood, incentrata sulle trame della Sorellanza Bene Gesserit, quella "unica parte" destinata a diventare sempre più potente nei romanzi successivi.
Si dice che il nome di questa ipotetica serie tv potrebbe essere anche diverso, per esempio, come è emerso di recente, Dune: Prophecy, ma la sostanza non dovrebbe cambiare molto.
Possono esserci diversi titoli di lavoro, ma, come direbbe la Reverenda Madre, "non ci sono parti" ossia c'è un'unica parte.

P.S. Nel terzo romanzo di Frank Herbert, "I figli di Dune", assistiamo ad una riconciliazione effettiva della reverenda madre Jessica Atreides con il Bene Jesserit. In questo libro Jessica ha ormai assunto il ruolo di insegnante che prima spettava alla reverenda madre Mohiam, ormai deceduta. 
Della giovane e ribelle lady Jessica rimane ben poco. Nel caos seguito alla scomparsa di Muadd'ib nel deserto, Jessica diventa l'osservatrice ufficiosa della Sorellanza per tener d'occhio la Reggente, Alia Atreides, che governa in nome dei figli di Paul e Chani, ossia Leto II e Ghanima. 
Resasi conto che sua figlia è posseduta da uno dei suoi antenati, non dico quale, Jessica esegue la missione che le è assegnata, deporre sua figlia e installare un nuovo consiglio di reggenza. Poi le cose le sfuggiranno di mano e il romanzo sarà ricco di azione e colpi di scena, fino ad un finale inaspettato.
Sopravvissuta a entrambi i propri figli e messo sul trono imperiale il nipote Leto II, Jessica ritornerà ad essere esclusivamente parte devota della Sorellanza, come Reverenda Madre insegnante per le novizie Bene Gesserit e "un pessimo esempio per tutte loro" suggerisce, con l'abituale tono sarcastico, tra le voci degli antenati, la reverenda madre Gaius Helen Mohiam, che sembra infine riconoscere che Jessica è stata, pur nella sua indisciplinata esistenza, la sua migliore allieva.


English version

In one of the last scenes of Dune Part Two (2024), there is a re-encounter between two very important female characters, namely Helen Mohiam, Reverend Mother of the very powerful esoteric Bene Gesserit sisterhood (played by the charismatic Charlotte Rampling) and lady Jessica Atreides (intensely represented by Rebecca Ferguson), once a rebellious pupil, who in turn became Reverend Mother.
The dialogue between the veracity of the now deposed emperor and the mother of the new young ruler, Paul Atreides, takes place telepathically, thanks to the powers acquired by Jessica in becoming Reverend Mother and spiritual leader of the Fremen of Dune.
The words that the two women mentally address to each other are few, sharp and partly hermetic, that is, difficult or at least ambiguous to interpret, as is the style of the laconic screenplays of Denis Villeneuve's films and even more so in that of the great Frank Herbert, l the author of the novel on which the film is based, the eponymous masterpiece Dune, published in 1965, but still very current in terms of content and essential reading whose value cannot be confined to simple science fiction or branded by critics as "genre literature" .

Now, here we could put a small "spoiler alert", which however applies only to those who have not read the novel or have not seen its previous cinematographic versions and tv series.

For everyone else, I come to the point in question, namely the enigmatic answer that the Reverend Mother gives to her rebellious former student, who in turn has become the Reverend Mother, and therefore one of her equals in the Order, which she points out to her ancient teacher the fact that she is now at the top of the victors' faction.
The new Reverend Mother Jessica in fact says to the old woman, who had always scolded and humiliated her for her disobedience: "You should've believe. You chose the wrong side".
To which the Reverend Mother Mohiam, without being upset in the slightest, as is typical of the Bene Gesserit, trained for perfect and total self-control, replies: "Side? You should know better than anyone: there are no sides... Reverend Mother"
And the secret dialogue ends like this, with this answer in which the only clear element is the fact that Helen Mohiam recognizes Jessica Atreides as her equal, in the rank of Reverend Mother.
But what does the rest mean?
Why "there are no sides"? And why would Jessica know better than everyone else?
I read numerous reviews and each one had a different interpretation of this phrase.
Each of these interpretations captured an aspect of a multifaceted truth, because the truth is rarely simple and almost never one-sided.
My first thought, as soon as I heard the sentence, was: Helen Mohiam reminds Jessica that even though they found themselves on opposite sides, they are still both Reverend Mothers of the Bene Gesserit, and this belonging is the only thing that matters, because the Bene Gesserit have always controlled the fake feudal patriarchy of the Empire.
Ultimately we were able to see it in both films: Lady Jessica's influence over her son Paul is decisive in her decisions. In fact, Paul, despite being a male, is trained by his mother according to the teachings of the Bene Gesserit, (which the Reverend Mother Mohiam judges to be an abomination, the order being a Sisterhood). Of course, in the ending it becomes clear what Mohiam feared from the beginning, that is, that Paul was the Kwisatz Haderach, that is, the fruit of millennia of genetic programming, generation after generation, aimed at finding the male capable of accessing everyone's memories his ancestors, both male and female (the Bene Gesserit only have access to the memories of their female ancestors) and can even predict the future, not according to a straight line, but according to a bundle of lines of which only the one that the Messiah will translate into reality he will choose with his decisions.

The reasons for Reverend Mother's doubts about Paul stem from the fact that Jessica committed an act of pride by generating the Kwisatz Haderach a generation earlier than expected, which thwarted the entire plan, because the dominance of the Atreides genes, inclined not to to be tyrannised over by no one, had to be compensated by a further dose of Harkonnen genes: Jessica is in fact the natural daughter of the Baron, seduced in his youth by a Bene Gesserit of secret rank (according to Brian Herbert and Kevin Anderson it was Helen Mohiam herself), a scandalous truth, considering that a thousand-year feud exists between the Atreides and the Harkonnen.

Jessica is therefore both a Harkonnen and an Atreides, the union of the two parts into one, to heal the ancient fracture.

As ferocious and ruthless as they are, some Harkonnen have remarkable abilities, and are also much more easily manipulated through seduction by Bene Gesserit novices, including Lady Margot Fenring and even Princess Irulan Corrino, daughter and heir of the Emperor.
For this reason Helen Mohiam becomes increasingly hostile towards Paul, sensing that his role as leader of the Fremen with the nom de guerre of Muad'dib is going well beyond what the Missionaria Protectiva (the proselytism and indoctrination program of Bene Gesserit) had prepared with great care with the aim of directly assuming control in the production of Spice, the fundamental substance that allows space navigators to intuit the right route, before the hyperspace leap.
By now Muad'dib is only willing to listen to the advice of his mother Jessica and a few trusted collaborators, including the Fremen Stilgar, fanatical in his obedience to the one who appears to him as the Lisan al-Gaib, the Messiah from another world to lead the Fremen to liberation from the yoke of the Empire.
Interestingly, all of this happens without the Emperor and Baron Harkonnen realizing that they are merely pawns in the hands of the Bene Gesserit.
The old Reverend Mother, in fact, in the uncertainty about the final outcome of the ongoing war, is preparing for two alternative scenarios, but both favorable to the Sisterhood.

In the event of the Harkonnens' victory, Helen Mohiam takes precautions by sending her beautiful pupil, Lady Margot Fenring (played by Léa Seydoux) to subject Feyd-Rautha Harkonnen, the Baron's nephew and heir, to the test of the Gom Jabbar and the subsequent seduction, to order to generate a Kwisatz Haderach according to the original plans. At the same time, however, he prepares Princess Irulan (played by Florence Pugh) to marry the winner of the feud between the Atreides and the Harkonnens, whoever he may be, alongside him in the government of the Empire.
In light of all these considerations, more detailed interpretations of the phrase "there are no sides" emerge.
In fact, Helen Mohiam, telling Jessica "you should know better than anyone" alludes to the fact that her ex-student now knows that she is a Harkonnen by birth and that therefore the feud did not imply the extermination of the Harkonner genes, but rather it made Paul Atreides the nephew of Vladimir Arkonnen and the future husband of Irulan Corrino, uniting the three main lines of descent controlled by the Bene Gesserit, three families who fought each other without knowing they were destined to become a single clan.
There is almost a subtle sarcasm in the fact that the old Reverend Mother points out to the new one the fact that at the top of power there are, united by indissoluble bonds, the three only descendants of the three families, Lady Jessica herself, born Harkonnen, the new Emperor Paul Atreides and the new Imperial consort Irulan Corrino, all three now profoundly shaped by Bene Gesserit training.

Therefore "there are no sides", there is a single clan inextricably connected and conditioned by the Sisterhood.

It should be mentioned that in the Dune Expanded Universe (brought forward by Herbert's son and writer Kevin J. Anderson), it also turns out that Jessica's secret mother is Reverend Mother Mohiam herself.
The dialogue is interrupted here, then showing all the factors that could compromise that balance, namely the fact that the fundamentalist Fremen are starting a Jihad destined to subdue the Great Houses or even wipe them out.
The ending is therefore open, also with regards to the relationship between Paul and Chani, with whom he still remains in love, even if politics forces him to marry another woman, to legitimize himself in the eyes of the imperial loyalists.
Those who have read the subsequent books, and in particular Messiah of Dune and Children of Dune, already know how things will go and how the life of Paul Atreides, Emperor and Messiah at the same time and against his growing desire to free himself, will be enormously complicated. from any conditioning.
Furthermore, we already know that the unexpected success of the two films in the film saga directed by Villeneuve convinced Warner and Legendary to create a trilogy with a third film with the provisional title of Dune: Messiah.
Villeneuve himself would already be working on the screenplay for this sequel, however, setting some conditions, including a longer time interval to be able to create a very ambitious film, and the license to deviate in part from Herbert's second novel which made the mistake of marginalizing too much two figures such as Lady Jessica and Princess Irulan, only to then recover their decisive role in the third novel.
We will naturally see Chani's return, although I don't think we will talk about her as the "imperial concubine", a term that hardly fits into the feminist lexicon that Hollywood has fully adopted after the "third wave".
The old Reverend Mother will also return with a greater number of scenes than she has had so far, still being very powerful and always at the center of every dark plot.
The complex character of Alia Atreides will emerge, the second daughter of Jessica and Duke Leto, awakened in ancestral memories even before her birth during the ceremony with which, by drinking the essence of spice, her pregnant mother acquired the rank of Reverend Mother.
A character thought dead will return, and new fearsome factions will appear, including the sinister Order of the Tleilaxu and that of the Navigators of the Space Guild, deformed by the continuous immersion in the Spice.

Villeneuve has made it known that, once the trilogy is finished, he will not intend to direct any sequels or prequels, considering that Frank Herbert wrote many subsequent novels, some of a more meditative and intellectual type, others of a more active and exciting type, but always within the scope of the cycle of Dune.
Furthermore, Frank Herbert's son, Brian, together with the writer Kevin J. Anderson, have published the two highly anticipated sequels, which conclude the narrative arc of Dune and the Atreides family, and an enormous amount of prequels, albeit with a very different from that of Frank Herbert and devoid of his brilliance.
It is possible that the franchise of the Dune universe will be used to create television series, of which there had already been a hypothesis, called Sisterhood, centered on the plots of the Bene Gesserit Sisterhood, that "only part" destined to become increasingly powerful in later novels.
It is said that the name of this hypothetical TV series could also be different, for example, as recently emerged, Dune: Prophecy, but the substance should not change much.
There may be several job titles, but, as the Reverend Mother would say, "there are no parts" i.e. there is only one side.

P.S. In Frank Herbert's third novel, "Children of Dune", we witness an effective reconciliation of the Reverend Mother Jessica Atreides with the Bene Jesserit. In this book Jessica has now assumed the role of teacher that previously belonged to the now deceased Reverend Mother Mohiam.
Very little remains of the young and rebellious Lady Jessica. In the chaos following Muadd'ib's disappearance in the desert, Jessica becomes the Sisterhood's unofficial observer to keep an eye on the Regent, Alia Atreides, who rules in the name of Paul and Chani's children, Leto II and Ghanima.
Realizing that her daughter is possessed by one of her ancestors, I won't say which one, Jessica carries out the mission assigned to her, to depose her daughter and install a new regency council. Then things will get out of hand and the novel will be full of action and twists, until an unexpected ending.
Having survived both of her children and placed her nephew Leto II on the imperial throne, Jessica will return to being an exclusively devoted part of the Sisterhood, as Reverend Mother, teacher for the Bene Gesserit novices and "a very bad example for them all" she suggests, with the usual sarcastic tone, among the voices of the ancestors, the Reverend Mother Gaius Helen Mohiam, who finally seems to recognize that Jessica was, despite her undisciplined existence, her best student.

domenica 3 marzo 2024

La Quarta Era. Capitolo 3. Gimli biasima "le giovani generazioni".

 





Per prima cosa, Thorin III Elminpietra, figlio di Dain II Pièdiferro, Re sotto la Montagna, Sovrano e Autocrate di Erebor, dei Colli Ferrosi e di tutte le Regge dei Nani, appena giunto a Minas Tirith per i funerali del Grande Re Supremo, il sire Aragorn Elessar di Arnor e Gondor, volle rendere omaggio al mitico eroe Gimli, che era rimasto nella capitale degli Uomini insieme all'amico Legolas, pur avendo sempre da ridire su tutto.
Gimli, figlio di Gloin, era ormai molto vecchio e malandato, ma il suo orgoglio e la sua abitudine ad aver da ridire su tutto non erano cambiati:
<<Be', per dirla tutta, mio giovane cugino, non mi piace l'eccessiva confidenza che si è creata tra Legolas e la Regina Vedova>> dichiarò rivolto a Thorin III Elminpietra, Re di Erebor, che era giunto dal suo lontano reame per assistere alle esequie del grande Elessar.
<<Oh, avanti, Gimli, non hai fatto altro che lamentarti dal primo momento in cui ho messo piede a Minas Tirith!>>
Il vecchio nano guerriero si accigliò:
<<Perché sono l'unico che ha ancora il coraggio di dire le cose come stanno! E non solo riguardo alla Famiglia Reale. Ma guardati intorno! Guarda i cortigiani! Quando vedo questo branco di smidollati e di damerini mi viene quasi nostalgia dei tempi di Sauron!>>
Thorin gli lanciò un'occhiataccia;
<<Li colpevolizzi perché preferiscono la pace alla guerra? I tempi sono cambiati, per fortuna, e le nuove generazioni sono cresciute in un'epoca spensierata...>>
<<Troppo spensierata! Guarda le loro mani: si vede che non hanno mai impugnato un'arma come si deve! E poi guarda come si rasano! Persino i Nani! Questo è osceno, è blasfemo e oltraggioso! Vorrebbero assomigliare agli elfi, ma sembrano solo delle brutte femminucce! Una generazione di fighette! Se penso che i loro bisnonni sono caduti in battaglia e i loro nonni hanno ricostruito il reame dal nulla... e tutto per cosa? Per consegnare il regno a questi paggetti implumi, a questi evirati cantori? 
Bah, credo che Aragorn sia morto di dolore, nel vedere com'erano diventati molli ed esangui i suoi sudditi!>>
Durin sospirò:
<<Aragorn è morto di vecchiaia. Aveva visto 210 primavere. Troppe, anche per un erede di Numenor>>
<<Ma cosa stai dicendo? Io ne ho viste più di 300 e sono ancora nel fiore degli anni!>> 
Detto questo, Gimli cominciò a tossire violentemente, tanto da traballare fino quasi ad inciampare sulla lunga barba bianca.



<<Se non ti calmi, rischi di andare a far compagnia al re nel palazzo dei morti! 
Il tempo passa per tutti, anche per i nani di Erebor!>>
Gimli si schiarì la voce:
<<La verità è che vi state rammollendo! Anche voi, là sotto la montagna. 
Fate la bella vita con l'oro di Scudodiquercia e dei suoi compagni e intanto le miniere sono abbandonate. Non si trova più un fabbro o un gioielliere degni di questo nome. 
L'ultima volta che sono stato ad Erebor ho visto poi una cosa senza precedenti. 
Giovani nani completamente glabri! Depilati persino nelle mani! 
Già mi parve un affronto quando le nostre donne pretesero di depilarsi, ma l'idea che questo obbrobrio sia perpetrato dai maschi mi ha fatto perdere ogni speranza. Copiano la moda di Gondor! Ma ti rendi conto come ci siamo ridotti? Per cosa abbiamo combattuto, mi chiedo? Per questi ingrati che sono solo capaci di ridere dietro le mie spalle? Credi che non me ne sia accorto? Credi che sia completamente rimbambito? Ah, se fossi io sul tuo trono...>>









Elminpietra ne aveva abbastanza:
<<Ma non ci sei, per fortuna! E comunque, se ti fa tanto orrore questa giovane generazione, perché non sei andato a governare come mio reggente le Caverne Scintillanti di Aglarond, invece di trastullarti e banchettare nell'ozio a Minas Tirith?>>
Il volto di Gimli abbandonò lo sdegno e l'ira e  assunse un'espressione inizialmente imbarazzata e sorpresa, che però poi divenne ancor più grave e severa, come tutte le volte in cui stava per esprimere qualcosa della massima importanza:
<<Aglarond è un dominio condiviso: ne ho la Signoria, conferitami sia dal defunto Elessar, sia da te, questo è vero, ma tu avresti dovuto concedermi la piena sovranità, riconoscendomi come un Principe dei Nani, un tuo pari, un re, insomma. Invece ti sei autoproclamato Autocrate di tutte le Regge dei Nani, quasi tu fossi Durin il Senzamorte risorto, quello atteso dalle antiche profezie.
Un giorno il settimo Durin verrà, ma non sei tu.
Inoltre le Caverne Scintillanti se la cavano benissimo anche senza il sottoscritto, ma la mia permanenza qui non è stata una scelta dettata dall'ozio e dai fasti della corte. 
Sono rimasto qui per sorvegliare i nostri interessi, sedendo nel Consiglio del Re di Arnor e Gondor. E poi adesso devo sorvegliare Eldarion: quel ragazzo non ha la stessa tempra di suo padre>>
Thorin III rise:
<<"Quel ragazzo" ha 108 anni ed è il nuovo Re Supremo. E tu sai benissimo che non è mai sembrato stupido. Quanto a Legolas, dovresti lodare la sua gentilezza verso la Regina Vedova! Con tutto il rispetto, dama Arwen potrebbe sembrare sua nonna ormai>>
Gimli lo fulminò con lo sguardo:
<<Tu non capisci niente di bellezza elfica! La regina Arwen discende da tutte le stirpi reali degli Eldar: in lei c'è la bellezza dei Teleri, tramite Luthien, e quella dei Noldor e dei Vanyar, tramite lady Galadriel, che era sua nonna. Ah, conservo ancora una ciocca di capelli della regina di Lothlorien, che ella stessa mi donò...>>

<<Conosco la storia>> 
tagliò corto Elminpietra.
Gimli si fece paonazzo per l'indignazione:
<<Tu non conosci un c... ehm, un bel niente! Non hai mai visto lo splendore di Caras Galadhon! Non hai mai udito la dolcezza della voce di lady Galadriel, né contemplato la sua sublime regalità! Non hai mai sentito il profumo degli elanor appena sbocciati... ah, tu non puoi capire! Adesso non c'è più niente di tutto questo. Ogni magia ha lasciato quei luoghi da molto tempo. Ma negli occhi della regina Arwen c'è ancora un barlume dell'antico splendore...>>

<<E allora non puoi biasimare Legolas se è affascinato da tale barlume. Lascia che la sua vicinanza lenisca il dolore di Arwen Undomiel. Ci sono ben altre preoccupazioni, ora, su cui faresti bene a concentrarti anche tu>>

Gimli sospirò:
<<Sono al corrente di tutto, ma non riesco a farmi un'opinione chiara sui problemi di oggi.  Vedi, una volta era evidente chi fosse il Nemico! 









Adesso è tutto più ambiguo. La malvagità e l'invidia si nascondono dietro facce d'angelo... ecco una delle più grandi calamità della nostra epoca!>>
Per la prima volta Durin annuì.
<<Il pericolo è concreto. Gli eredi di Sauron sono tra noi, nella setta nei Numenoreani Neri, ma non riusciamo a riconoscerli, perché si celano dietro a forme rassicuranti e persino attraenti>>
Quel pensiero trasmise a Gimli una malinconia che da qualche tempo turbava il suo spirito:
<<Già. Almeno una volta la malvagità aveva il coraggio di uscire allo scoperto. Ora invece si rintana dietro all'ipocrisia, tanto che i peggiori potrebbero essere proprio quelli che predicano il bene. Dobbiamo essere molto cauti, perché questa volta abbiamo a che fare con nemici molto più astuti!
Io temo l'ambizione di Ancalime. Sua madre era nipote di Galadriel, la quale, devo confessarlo, non fu immune alle tentazioni del potere, anche se alla fine rinunciò a tutto e tornò ad essere l'elfa che aveva lasciato Valinor per brama di avventura e di nuovi regni.
Se Ancalime, come gemella di Eldarion, rivendicasse il Trono del Regno Unito di Arnor e Gondor, allora i Numenoreani Neri saprebbero blandirla, irretirla e moltiplicarne l'avidità.
Al posto dell'Oscuro Signore avremmo una Regina Oscura, bellissima e terribile come il mare, più forte delle fondamenta della Terra, e un giorno tutti la amerebbero, disperandosi!
Per questo dobbiamo fermarla, prima che sia troppo tardi>>









English version

First, Thorin III Stonehelm, son of Dain II Ironfoot, King under the Mountain, Ruler and Autocrat of Erebor, the Iron Hills and all the Dwarf Kingdoms, just arrived in Minas Tirith for the funeral of the Great High King, the sire Aragorn Elessar of Arnor and Gondor, wanted to pay homage to the mythical hero Gimli, who had remained in the capital of Men together with his friend Legolas, despite always having to say something about everything.
Gimli, son of Gloin, was now very old and shabby, but his pride and his habit of criticizing everything had not changed:
<<Well, to be honest, my young cousin, I don't like the excessive familiarity that has been created between Legolas and the Dowager Queen>> he declared, turning to Thorin III Stonehelm, King of Erebor, who had come from his distant realm to attend the funeral of the great Elessar.
"Oh, come on, Gimli, you've been complaining ever since I first set foot in Minas Tirith!"
The old dwarf warrior frowned:
<<Because I'm the only one who still has the courage to tell it like it is! And not just about the Royal Family. But look around! Look at the courtiers! When I see this bunch of spineless men and dandies it almost makes me nostalgic for the times of Sauron!>>
Thorin glared at him;
<<Do you blame them because they prefer peace to war? Times have changed, fortunately, and the new generations have grown up in a carefree era...>>
<<Too carefree! Look at their hands: you can see that they have never held a weapon properly! And then look how they shave! Even the Dwarves! This is obscene, this is blasphemous and outrageous! They want to look like elves, but they just look like ugly sissies! A generation of pussies! When I think that their great-grandfathers fell in battle and their grandfathers rebuilt the kingdom from scratch... and all for what? To hand over the kingdom to these featherless page boys, to these emasculated singers?
Well, I think Aragorn died of pain, seeing how soft and bloodless his subjects had become!>>
Durin sighed:
<<Aragorn died of old age. He had seen 210 springs. Too many, even for an heir of Numenor>>
<<What are you saying? I've seen more than 300 and I'm still in my prime!>>
Having said this, Gimli began to cough violently, so much so that he staggered until he almost tripped over his long white beard.

<<If you don't calm down, you risk going to join the king in the palace of the dead!
Time passes for everyone, even for the dwarves of Erebor!>>
Gimli cleared his throat:
<<The truth is that you are getting soft! You too, there under the mountain.
You live the good life with the gold of Oakenshield and his companions and in the meantime the mines are abandoned. You can no longer find a blacksmith or jeweler worthy of the name.
The last time I was in Erebor I then saw something unprecedented.
Completely hairless young dwarves! Shave even your hands!
It already seemed like an affront to me when our women demanded to shave their hair, but the idea that this disgrace is perpetrated by men made me lose all hope. They copy the fashion of Gondor! But do you realize how we have reduced ourselves? What did we fight for, I wonder? For these ungrateful people who are only capable of laughing behind my back? Do you think I didn't notice? Do you think he's completely stupid? Ah, if I were on your throne...>>

Elminpietra had enough:
<<But you're not there, luckily! And anyway, if you are so horrified by this young generation, why didn't you go and rule the Glittering Caves of Aglarond as my regent, instead of playing and feasting in idleness in Minas Tirith?>>
Gimli's face abandoned its indignation and anger and took on an initially embarrassed and surprised expression, which then became even more serious and severe, like all the times when he was about to express something of the utmost importance:
<<Aglarond is a shared domain: I have the Lordship of it, conferred on me both by the deceased Elessar and by you, this is true, but you should have granted me full sovereignty, recognizing me as a Prince of the Dwarves, your equal, a king, In short. Instead you proclaimed yourself Autocrat of all the Dwarven Kingdoms, almost as if you were Durin the resurrected Deathless, the one awaited by the ancient prophecies.
Someday the seventh Durin will come, but it is not you.
Furthermore, the Glittering Caves are doing just fine without me, but my stay here was not a choice dictated by idleness and the splendor of the court.
I have remained here to watch over our interests, sitting on the King's Council of Arnor and Gondor. And then now I have to watch over Eldarion: that boy doesn't have the same temper as his father>>
Thorin III laughed:
<<"That boy" is 108 years old and is the new Supreme King. And you know very well that he never seemed stupid. As for Legolas, you should praise his kindness to the Dowager Queen! With all due respect, Lady Arwen might seem like your grandmother by now."
Gimli glared at him:
<<You understand nothing of elven beauty! Queen Arwen descends from all the royal bloodlines of the Eldar: in her there is the beauty of the Teleri, through Luthien, and that of the Noldor and the Vanyar, through Lady Galadriel, who was her grandmother. Ah, I still have a lock of hair from the Queen of Lothlorien, which she herself gave me...>>

<<I know the story>> cut in Stonehelm.
Gimli turned purple with indignation:
<<You don't know anything! You have never seen the splendor of Caras Galadhon! You have never heard the sweetness of Lady Galadriel's voice, nor beheld her sublime royalty! You've never smelled the scent of newly bloomed elanors... ah, you can't understand! Now there is none of this anymore. All magic left those places a long time ago. But in Queen Arwen's eyes there is still a glimmer of the ancient splendor...>>

<<And then you cannot blame Legolas if he is fascinated by such a glimmer. Let his closeness soothe Arwen Undomiel's pain. There are many other concerns now that you would do well to focus on too."
Gimli sighed:
<<I know everything, but I can't form a clear opinion on today's problems. You see, it was once obvious who the Enemy was!
Now everything is more ambiguous. Evil and envy hide behind angelic faces... here is one of the greatest calamities of our era!>>
For the first time Durin nodded.
<<The danger is real. The heirs of Sauron are among us, in the Black Numenorean sect, but we are unable to recognize them, because they hide behind reassuring and even attractive shapes>>
That thought conveyed to Gimli a melancholy that had been troubling his spirit for some time:
<<Yeah. At least once evil had the courage to come out into the open. Now, however, they hide behind hypocrisy, so much so that the worst could be precisely those who preach goodness. We have to be very careful, because this time we are dealing with much more cunning enemies!
I fear Ancalime's ambition. Her mother was Galadriel's granddaughter, who, I must confess, was not immune to the temptations of power, even if in the end she renounced everything and returned to being the elf who had left Valinor for the sake of adventure and new kingdoms.
If Ancalime, as Eldarion's twin, claimed the Throne of the United Kingdom of Arnor and Gondor, then the Black Numenoreans would know how to cajole her, ensnare her and multiply her greed.
In place of the Dark Lord we would have a Dark Queen, beautiful and terrible as the sea, stronger than the foundations of the Earth, and one day everyone would love her, in despair!
This is why we must stop it, before it is too late>>