"Lady Diana" Orsini, contessa di Casemurate, entrò, per sua fortuna, in menopausa molto presto, nel 1955, all'età di soli 42 anni.
Ormai non doveva inventare più scuse per evitare le avances del marito Ettore Ricci, il quale andava a cercare altrove le sue avventure, e non reclamava ormai più l'erede maschio: aveva deciso che le figlie femmine gli sarebbero servite per utili alleanze matrimoniali, sperando che quelle unioni sarebbero andate meglio della sua.
Mentre Ettore era fuori casa, cioè quasi sempre, e le figlie erano a scuola o in compagnia delle nonne, Diana si dedicava al giardinaggio, un passatempo che trovava nel contempo rilassante e salutare.
Un giorno ricevette la visita di Federico Traversari, che non vedeva da tre anni ormai.
Erano stati sul punto di diventare cognati, perché la sorella di lui, Anastasia, era fidanzata col fratello di lei, Arturo.
C'era stata una reciproca attrazione fin da quando si erano conosciuti, ai tempi in cui Federico accompagnava Anastasia a Villa Orsini.
Poi però Arturo era morto in quel maledetto incidente, e poi lo stesso conte Achille si era ammalato e aveva seguito il figlio nella tomba, e per Diana c'era stato soltanto un lungo letargo fatto di sedativi e antidolorifici, da cui si era ripresa soltanto pochi mesi prima.
Federico si era sposato, ma non appariva felice.
Questo non fece altro che rafforzale la convinzione di Diana secondo cui i matrimoni sarebbero dovuti essere aboliti, e puniti con grave sanzione penale.
<<Federico, quanto tempo è passato!>>
Lui annuì:
<<Il tempo può avere invecchiato me, ma non la bellissima Contessa Orsini di Casemurate>>
Diana sorrise:
<<Sempre il solito adulatore. Comunque almeno adesso sto un po' meglio... voglio dire, per quasi vent'anni non ho avuto tregua: il matrimonio con Ettore, le gravidanze, la guerra, la morte di Isabella, di Arturo e di mio padre... c'è stato un momento in cui ho creduto di impazzire. Ma poi ho pensato alle mie figlie: hanno bisogno di me, specialmente Silvia, che vorrebbe proseguire gli studi. Ettore non ne vuol sentir parlare, ma mio padre le ha lasciato un fondo vincolato per pagare il collegio, il ginnasio e tutto il resto. Io farò in modo che lei possa laurearsi, come avrei voluto fare anch'io... ma erano altri tempi...
E tu? Cosa mi racconti?>>
Lui si rabbuiò:
<<Credevo che il matrimonio mi avrebbe permesso di dimenticare... e invece non è stato così>>>
Lei ebbe un sussulto:
<<Dimenticare cosa?>>
Federico la fissò con intensità:
<<Dimenticare te. Quello che provo per te>>
Diana rivolse lo sguardo a terra, confusa:
<<Io non sono niente di speciale. Ho quarantadue anni, se mai c'è stata una qualche bellezza in me, ormai è sfiorita. In compenso il mio naso sembra ancora più lungo... Ettore dice che ormai sembro De Gasperi>>
Federico rise:
<<Ah ah... ma che sciocchezza! Solo a Ettore poteva venire in mente! Lui piuttosto sembra Fanfani>>
Risero entrambi.
<<Mi ricorderò di dirglielo, alla prossima occasione!>>
Federico annuì, poi tornò sull'argomento che gli premeva:
<<Diana, io... riguardo a quello che provo per te... parlavo sul serio, io non ho mai smesso di pensare a te. Ho provato in tutti i modi di dimenticarti, ma c'è qualcosa in te, qualcosa di unico... a me piace tutto di te, l'aspetto, la personalità, il carattere... anche il naso, io adoro il tuo naso... vorrei ricoprirlo di baci>>
Lei sorrise:
<<Oh, avanti, Federico... con tutte le donne che ci sono al mondo!>>
Lui si fece serio:
<<Tu sei mai stata innamorata?>>
Diana socchiuse gli occhi, come se provasse a ricordare qualcosa:
<<L'unico amore che ho conosciuto è quello dei romanzi che ho letto. Un amore per interposta persona. Ma nella vita reale... io non so cosa sia l'amore... non so che volto abbia, che sorriso abbia... forse in passato ho creduto che avesse il tuo volto, il tuo sorriso, ma poi ho saputo che ti eri sposato e da allora...>>
Federico annuì:
<<Ho commesso il più grave errore della mia vita. Ma da allora ogni volta che chiudo gli occhi io vedo te. Ti sogno la notte, parlo con te nei miei pensieri... il primo e l'ultimo pensiero di ogni giornata, sempre...>>
Anche Diana aveva pensato a lui, ma più che altro come a una pura fantasticheria, come uno dei suoi romanzi, e quella dichiarazione la spaventava:
<<Nessuno mi aveva mai detto parole più belle... io... io non ci sono abituata. Capisci, io non ho mai vissuto veramente, se non come riflesso della vita di altre persone, spesso di personaggi inventati.
Ma in realtà sono sempre stata sola, mi sono abituata alla solitudine, in un certo senso mi piace...>>
<<Però non sei felice>>
<<Io non credo alla felicità>>
<<Permettimi di dimostrare il contrario. Sei troppo giovane per rassegnarti a vivere nella solitudine nel rimpianto. Ringraziamo il destino che ci ha fatti incontrare. La vita incomincia adesso>>
Diana si guardò intorno:
<<Ma anche volendo, come potremmo fare? C'è la mia governante che non aspetta altro che cogliermi in flagrante adulterio per farmi cadere in disgrazia>>
Federico abbassò la voce:
<<Tu non mi sembri maldestra e ingenua come Madame Bovary e nemmeno impulsiva e provocatoria come Anna Karenina. Dai romanzi hai appreso quali sono gli errori da non fare.
Il resto, se mi concederai questa possibilità, te lo insegnerò io>>