Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 4 giugno 2018
Vite quasi parallele. Capitolo 121. Il Consigliere Albedo
<<Se vuoi un lieto fine, tutto dipende da dove intendi decidere di interrompere la storia>> disse Riccardo Monterovere a suo zio Lorenzo, mentre si apprestavano a salire le scale che conducevano alla torre alta del castello, dove li attendeva il Consigliere Albedo.
<<Orson Welles, se non sbaglio>>
Il nipote annuì:
<<Non sbagli. Tu sei l'unico, in famiglia, che non sbaglia mai.
Ma forse ti sei sbagliato sul mio conto. Io potrei decidere di interrompere qui la storia.
Non sarebbe un lieto fine da favola, ma quelli non esistono.
In fondo io ho imparato ad accontentarmi di ciò che ho.
Forse non sarò all'altezza delle tue aspettative, ma voglio essere sincero: la storia degli Iniziati mi fa paura>>
Lorenzo non si scompose:
<<Se non ci fosse la paura, non ci sarebbe neanche il coraggio. E questo è il momento in cui tu dimostrerai non tanto a me, ma a te stesso, di avere molto coraggio. E di saper fare scelte molto oculate>>
Riccardo scosse il capo:
<<Il vero coraggio sarebbe sfidare te e tutto l'Ordine degli Iniziati, e andarmene. E sarebbe anche una scelta oculata>>
Lo zio scrollò le spalle:
<<Puoi farlo. Nessuno oserà toccarti. Ma tu sei sempre stato assetato di verità, e posso garantirti che gli Iniziati conoscono tutte le risposte>>
Il nipote inarcò le sopracciglia:
<<E' un'affermazione piuttosto presuntuosa. Nemmeno le religioni arrivano a tanto>>
Lorenzo sorrise con aria condiscendente:
<<Le religioni misteriche avevano intuito qualcosa, ma quelle di massa sono soltanto una maschera messa sopra l'universo, per cercare di dargli un senso in mancanza di prove.
Noi abbiamo le prove: gli altri sono tutti degli illusi e a volte anche degli impostori>>
Riccardo non riusciva a capire se il Professore, di solito così moderato e prudente, stesse parlando sul serio:
<<E' un pensiero politicamente scorretto>>
Lorenzo, ormai a un passo dalla scalinata, parve divertito:
<<La correttezza è sopravvalutata: ciò che conta è la verità>>
Gira e rigira, si tornava sempre a quel punto:
<<Ancora la verità. E cos'è la verità?>>
Lo zio, incombendo dall'alto dei primi gradini, fissò il nipote con espressione decisa:
<<Noi Iniziati lo sappiamo. Ora seguimi, e lo saprai anche tu>>
Si voltò e senza aggiungere altro incominciò a salire le scale.
Riccardo non sapeva cosa fare.
Ecco, questo è il momento della decisione, quello in cui, in teoria, il soggetto esercita il suo libero arbitrio. Ma io sono determinista e non ci credo. E Lorenzo è fatalista, e non ci crede nemmeno lui. Se sia volontà del caso o del destino, non lo so, ma a decidere, ora, non sono io, ma la somma di tutte le cause che mi hanno condotto qui e che, in questo esatto momento, stanno determinando da che parte penderà la bilancia.
Fece un gran respiro e salì quelle scale antiche, sormontate da un tappeto rosso.
Sentiva i battiti accelerati del suo cuore ed improvvisamente ebbe la certezza che tutta la sua vita non era stata che una preparazione a quel momento.
Alla fine della rampa di scale c'era una porta rossa, scarlatta, come se ne vedono in certi film dell'orrore.
Lorenzo la aprì e disse al nipote:
<<Prego, entra. In fondo questa è anche casa tua>>
Percorsero un corridoio arredato con quadri di grande pregio.
In fondo, un'altra porta, di un rosso più scuro.
Era socchiusa e Lorenzo fece cenno al nipote di entrare.
Riccardo si ritrovò in un salone in stile Neogotico, che sembrava fermo all'Ottocento vittoriano.
In piedi, davanti al grande camino, si trovava un uomo alto, dall'età indefinibile e dal portamento aristocratico. Aveva i capelli di un color sabbia che forse in un tempo lontano era stato biondo, ma che ora si avvicinava di più al grigio seppia, così come la corta barba, ben curata. Gli occhi, di un blu intenso, quasi cobalto, erano come due fari puntati su un fuggiasco che sta valicando le mura di una prigione.
Tutto il suo aspetto e il suo portamento trasmettevano un timore reverenziale, di quelli che derivano dal carisma di coloro che non solo detengono il potere, ma sanno anche controllarlo, perché, come si suol dire, la potenza è nulla senza il controllo.
Teneva un libro in mano, dalla copertina azzurra, con un serpente rosso arrotolato su un simbolo esoterico.
Lorenzo si fece avanti:
<<Consigliere Albedo, le presento mio nipote Riccardo>>
Quest'ultimo si avvicinò al Consigliere, che come un magnete pareva in grado di attrarre a sé le persone come fossero metalli.
Albedo gli tese la mano, grande, forte, ma curata:
<<E così tu sei il giovane Monterovere>>
Lo disse con lo stesso tono con cui i maestri Jedi chiamavano "il giovane Skywalker" e la cosa sembrò più che mai comica, dal momento che Riccardo era un pessimo guidatore.
<<Sono onorato di conoscerla, Consigliere>>
Albedo lo fissò con quegli occhi cobalto che sembravano leggere il pensiero e un'ipotesi di sorriso sembrò increspargli leggermente le labbra. Ma era un sorriso ironico, come se sapesse che il giovane che aveva davanti, più che onorato, era spaventato.
Riccardo ebbe davvero la sensazione che Albedo fosse in grado di violare i segreti della mente altrui, anzi, i segreti dell'anima.
L'anima, questo spazio indifeso...
Qualunque cosa il Consigliere Albedo stesse leggendo nei pensieri del "giovane Monterovere", non trapelò in alcun modo dalla sua espressione impassibile.
<<Hai mai letto questo libro?>> chiese il Consigliere, inaspettatamente.
<<Ne ho sentito parlare, ma non l'ho mai letto>>
<<Male. Chi mi conosce sa che c'è una frase che amo ripetere spesso: "Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli". Joseph Brodsky. Un'altra frase, o meglio una domanda che mi pongo, citando Elias Canetti, è se "I libri non letti si vendicheranno? Si rifiuteranno, trascurati, di accompagnare il lettore mancato all’ultima dimora? Si getteranno sui libri sazi, tante volte letti, e li stracceranno?"Ma so che tu leggi molto, per cui ti assolvo e mi limiterò a dire che ciò di cui parla esiste, ma è molto diverso dall'idea che ne è nata nell'immaginario collettivo>>
<<Si riferisce al Serpente Rosso?>> chiese Riccardo.
Il Consigliere Albedo annuì con solennità:
<<Naturalmente. Alcuni lo considerano un mero programma genetico, ma si sbagliano, perché non ne colgono la visione d'insieme, e d'altra parte non hanno gli strumenti per farlo.
Il nome che rende meglio l'idea è "La Dinastia del Serpente Rosso" ed è la linea di discendenza accertata e documentata più antica in tutto il genere umano. Inizia in tempi primordiali, anteriori a quella che alcuni chiamano protostoria.
Un tempo faceva parte dei Misteri, ma ormai l'informazione è trapelata, a causa di un opuscolo che ci ha arrecato molti danni, per i quali gli autori hanno subito una fin troppo clemente punizione.
Ed è proprio di questo che ora intendo parlarti>>