Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 27 aprile 2018
Vite quasi parallele. Capitolo 114. Per le antiche scale
Luca Bosco conosceva bene la strada che dal borgo di Querciagrossa portava al Castello di Monterovere, così come le antiche scalinate che si dovevano percorrere prima di arrivare alle mura esterne, al portone, al Primo Edificio di guardia, al Parco Interno e poi, tramite un vialetto in salita, al Secondo Edificio, fino al Salone d'ingresso, quello dove in genere gli ospiti attendevano, in presenza di un buffet e di qualche aperitivo servito da compunti camerieri in livrea, l'arrivo del "grand'uomo", il cui appartamento privato si trovava, naturalmente, nel Terzo Edificio, ossia nella Torre Alta, detta Turris Eburnea dalla "Confraternita dei Monteroveriani".
Quel percorso rappresentava, nel contempo, se ci è concesso il gioco di parole, un'ascesa e un'ascesi.
Il bosco di roveri e querce, le abitazioni medievali del borgo, l'altezza della collina, l'aria sempre più pura, e il panorama via via più esteso, trasmettevano un'emozione "romantica" nel senso filosofico e letterario del termine, come se si entrasse nel mondo neogotico dei quadri di Friedrich o dei Preraffaelliti. Tutto questo era, naturalmente, intenzionale, nel senso che il Professor Monterovere, durante il restauro, si era ispirato al modello della fortezza di Coburgo, da cui aveva avuto origine la potentissima stirpe dei Sassonia-Coburgo-Gotha, ai vertici dell'Aristocrazia Nera.
Mentre saliva le scale, a Luca erano tornati in mente molti momenti felici trascorsi in quel luogo, in compagnia di amici ormai persi di vista, sopratutto dell'inglese Waldemar Richmond, che era stato suo compagno di studi durante il Dottorato, e di Jenna Burke-Roche de Fenroy, la misteriosa fanciulla statunitense di origini anglo-francesi e aristocratiche, di cui entrambi erano stati innamorati.
Per anni lui e Waldemar si erano contesi le attenzioni di Jenna, la quale aveva esitato a lungo prima di compiere una scelta.
Ci chiamavano "il Triangolo delle Bermuda": eravamo folli, ma ci siamo divertiti molto...
Una felicità perduta, quando lei aveva scelto Waldemar, il che rendeva insopportabili quei ricordi.
Era stato difficile fare un passo indietro e permettere che il "triangolo" lasciasse il posto ad una coppia di fidanzati di pari origini e ceto sociale.
Se almeno la mia rinuncia e il mio sacrificio fossero serviti a qualcosa!
E invece era andato tutto nel peggiore dei modi.
Waldemar e Jenna si erano lasciati prima delle nozze e poi si erano resi irreperibili.
E dire che sembravano così felici, così perfetti...
Forse troppo.
Lei sicuramente è perfetta. E' una che non fa sciocchezze. Per questo non si è messa con me.
Sorrise al pensiero.
Eppure anche con Waldemar non aveva funzionato. Perché? Cosa c'era sotto?
Stando alle poche informazioni che il prof. Monterovere aveva fatto trapelare, con aria di mistero,
lui si trovava in Ucraina, in una provincia abbarbicata ai Carpazi, presso la roccaforte visigota di Estgoth, in missione segreta per conto dell'Ordine.
Ancora meno erano state le informazioni riguardanti Jenna, la quale, secondo alcuni, ufficialmente risultava domiciliata nella villa che i Burke-Roche possedevano negli Hamptons di Long Island, New York, presso la località marittima di Hollow Beach, un "paradiso di tranquillità e noia", apparentemente, ma pieno di misteri, almeno stando a quel poco che lei aveva raccontato.
Hollow Beach.
Ricordare quel nome era doloroso, perché ai tempi della loro amicizia, Jenna gli aveva promesso che avrebbero trascorso un'estate insieme, da soli, in quel luogo.
Poi però era arrivato Waldemar e aveva rovinato tutto...
Inutile fare l'inventario delle cose perdute, mentre tutto frana intorno...
Inutile e dannoso, ma quasi inevitabile, nel castello di Monterovere Boica.
Quando finalmente arrivò al grande Salone, fu colto da una serie di destabilizzanti déjà-vu.
Aveva riconosciuto i membri più giovani della "Confraternita dei Monteroveriani", che erano stati suoi studenti, in alcuni seminari e laboratori collegati ai corsi del Professore, mentre tra quelli di età superiore erano più le assenze a farsi notare.
Probabilmente i miei coetanei della Confraternita hanno già superato l'Iniziazione all'Ordine Supremo.
Improvvisamente si sentì osservato e si voltò, vedendo in cima alle scale l'inconfondibile sagoma
del Professor Monterovere, che sfoggiava il suo tipico abito color prugna, che lo faceva sembrare un vescovo.
Il suo volto abbronzato e liscio appariva quasi ringiovanito. I capelli argentei e gli occhi celesti risplendevano a tal punto da dare l'illusione che emanassero una luce propria.
Tutti invecchiano, tranne lui. Quale sarà il suo segreto? Sicuramente ha a che fare con gli Iniziati.
Quando gli occhi di Luca Bosco incontrarono quelli del Professore, lo sguardo di quest'ultimo parve illuminarsi ancor di più e subito scese la scalinata, con una certa affettazione teatrale che, unita al vestiario violaceo e alla voce querula, attribuivano al suo aspetto qualcosa di buffo, che spingeva la gente a commettere, a proprie spese, il grave errore di sottovalutarlo.
Luca gli andò incontro, senza incontrare ostacoli, in quanto i giovincelli e le matricole sapevano bene che bisognava cedere il passo ai "prefetti", e gli tese la mano.
La stretta di Lorenzo Monterovere fu floscia e debole, ma la sua voce era quantomai allegra:
<<Luca Bosco, sono davvero lieto di rivederti!>>
La cosa non era reciproca, ma Luca cercò di essere educato:
<<Anch'io! Come stai?>>
<<Molto bene, grazie, e tu? Cos'hai fatto in questi mesi di vacanza?>>
Luca preferì rimanere sul vago:
<<Sono fuggito>>
<<Da cosa?>>
<<Da tutto quanto>>
<<Sì, ma dove?>>
<<Lontano>>
<<Ma lontano da dove?>>
<<Da tutto quanto>>
<<D'accordo, ma dove, di preciso?>>
<<In posti tranquilli, quieti, in cui fosse possibile riflettere>>
<<Riflettere su cosa?>>
<<Su tutto quanto>>
Non si aspettava che l'altro capisse.
La comprensione richiedeva tempo.
Dopo un grave danno, per rimediare, è necessario lasciar passare del tempo.
Dovevo attendere. Ho atteso. Bisogna saper attendere.
In fondo era stata come una sorta di veglia d'armi.
Lorenzo riprese la parola:
<<Nel mio invito c'era una promessa a cui intendo mantenere fede>>
Luca ricordò:
<<Verrà anche tuo nipote?>>
<<Sì, gli ho mandato un taxi apposta a Modena. Dovrebbe essere qui a momenti.
Ma ho riservato per te e per lui anche altre sorprese>>
<<Che vuoi dire?>>
<<Nella Torre sono già alloggiati alcuni ospiti di rilievo, tra cui persino qualche membro del Consiglio Superiore dell'Ordine>>
I Consiglieri si muovevano dalle loro sedi abituali soltanto per motivi di eccezionale rilevanza.
Questo rendeva il tutto molto inquietante:
<<E dovrei considerarla una buona notizia?>>
<<Questo è ancora da vedere. Ma uno dei Consiglieri ha portato con sé una persona che desidera incontrarti. Una giovane donna che tu conosci e che ha vissuto qui molti momenti felici e spera di vederli rinnovati>>
Luca inarcò le sopracciglia:
<<Intendi dire che Jenna è qui?>>
Monterovere sorrise compiaciuto:
<<E' arrivata proprio ieri. Tra poco avrai modo d'incontrarla>>
Il cuore di Luca incominciò a battere all'impazzata:
<<Non posso crederci! Dov'è stata in tutto questo tempo?>>
Il Professore gli fece cenno di abbassare la voce e di avvicinarsi:
<<Si tratta di una questione molto delicata. La situazione è più complessa di quel che potevamo immaginare. Ci sono elementi che io stesso fatico a comprendere. Vedi, fintanto che si parla di certe cose in termini di letteratura o di fantasia, allora può essere persino divertente, ma quando questo "qualcosa" mette piede nella nostra realtà, allora non sembra più così piacevole>>
Luca sospirò:
<<Sempre meglio dell'insignificanza di una vita trascorsa nell'attesa di qualcosa che non arriva mai>>
Gli occhi del Professore si illuminarono:
<<Mi è mancato molto il tuo pessimismo integrale. C'è troppa gente soddisfatta nella Confraternita, e questo è pericoloso>>
Luca inarcò le sopracciglia:
<<Ma sono realmente soddisfatti? Oppure è il solito orgoglio che rende tanta gente così intenta a fingere di sembrare felice?>>
<<Vedo che hai conservato intatta anche la vis polemica>>
<<Sì, ma spero che questi ultimi mesi di meditazione abbiano migliorato il mio autocontrollo>>
Nel dire questo, un pensiero, che era a metà strada tra il ricordo e il sogno, si insinuò nella sua mente.
Gli Iniziati mi chiederanno qual è il Sentiero Dorato. Ora io conosco la risposta: non è una strada ben precisa, ma uno stato d'animo.
<<Se c'è l'equilibrio interiore, ogni sentiero è il Sentiero Dorato>>
<<Molto giusto, mio giovane apprendista. Ma qualcosa mi dice che tu, questo equilibrio, non sei ancora riuscito a trovarlo>>
<<Ho riflettuto anche su questo>>
Monterovere si rese conto che non sarebbe stato facile riconquistare la fiducia del suo ex pupillo:
<<Be', spero che le tue riflessioni non siano state eccessivamente profonde. Chi va troppo in profondità rischia di annegare>>
Luca, che conosceva bene quel rischio, così come si rendeva conto del rischio di essere lì, quella sera, in quel luogo dal passato oscuro e dal presente ambiguo.
Davvero Jenna era lì? Dov'era stata per tutti quegli anni? Perché non gli aveva fatto sapere più nulla?
Provò un senso di vertigine.
E sento ch'è reale solo la tua assenza, e come queste scale tutto scende, precipita, si schianta...
Poi sollevò le spalle, fingendo indifferenza, con gesto di leggerezza fin troppo disinvolta:
<<Io so quando fermarmi. Forse è l'unica cosa che so.
Vedi, ci sono momenti di estremo pericolo in cui è necessario che ognuno rinunci a qualcosa, per il benessere generale. Ognuno di noi si ritiene un irriducibile seguace di qualche verità o quantomeno di una cosa giusta, ma ci sono certe verità, certe cose giuste che potrebbero provocare la "fine del mondo" e noi non abbiamo il diritto di provocare "la fine del mondo" in nome di una cosa che riteniamo giusta. Ecco: quello è il momento di fermarsi, il momento di rinunciare.
Io sentivo il dovere di farmi da parte, di lasciare la Confraternita e rinunciare all'Iniziazione>>
Monterovere capì cosa significavano realmente quelle parole:
<<E adesso hai cambiato idea?>>
Luca lo fissò:
<<Non del tutto. Molto dipende da chi e cosa vedrò e sentirò stasera>>
Il Professore non si diede per vinto:
<<Naturalmente, ma ti avverto subito: le circostanze sono cambiate. Non stiamo facendo più dell'accademia. Ci siamo resi conto anche noi di cosa sta succedendo laggiù, fuori dalla Torre eburnea>>
Luca sospirò:
<<Quando ero a io dirlo, però, non ci credevi, non mi credeva nemmeno Jenna>>
Monterovere sorrise:
<<Ti sbagli. Jenna non ha dubitato di te neanche per un secondo>>
Allora era vero...
<<Com'è possibile? Perché per tutti questi anni mi ha fatto credere di non...>>
Il Professore gli fece nuovamente cenno di abbassare la voce e di avvicinarsi:
<<La notte è giovane. Avremo modo di chiarire più tardi>> disse, poi annuì tra sé, compiaciuto, come per una tardiva comprensione <<Ci sono molte novità. Conoscerai molte persone importanti. Prima però vorrei attendere l'arrivo di Riccardo. Voglio essere presente al vostro incontro. Poi, mentre io lo istruirò su alcune questioni essenziali, tu avrai modo di rivedere Jenna Burke-Roche. So che questa è la vera ragione per cui sei qui: non avresti potuto resistere al richiamo di un antico amore>>
Luca scosse il capo:
<<Un amore a senso unico. Non c'è niente di più triste! Non è questo tipo di amore a salvarci. E chi non ci ricambia non merita la nostra attenzione. La migliore risposta sarebbe l'indifferenza, e il totale oblio. Ma questo è un dono degli Dei, non dei comuni mortali.
Tu sai che io soffro di profonde emicranie. Jenna è come una seconda emicrania, ancora più lancinante, che non mi dà tregua.
Non riesco a togliermela dalla testa.
E non riesco a perdonarle di avermi sottratto la libertà di non amare>>
Il vecchio professore probabilmente si aspettava un'altra disposizione d'animo:
<<Dopo tutto questo tempo?>>
La domanda gli riecheggiò nella mente, rievocando una risposta tanto lacerante quanto vera:
<<Sempre>>
Il suo sguardo cercò una finestra che dava sulla collina, verso la selva di Querciagrossa.
Lì si erano detti addio vicino al luogo chiamato l'Orma del Diavolo.
C'era un torrentello, che proveniva dal bosco di querce.
Quello era stato il confine che li aveva divisi.
Ora anche quel piccolo corso d'acqua pareva essersi prosciugato.
Jenna era andata avanti. Una distanza li aveva separati, un confine mai varcato.
Al ricordo si aggiunse una riflessione triste e dolce nel contempo, su quel poco che c'era stato tra loro (e avrebbe potuto non esserci) e su tutto quello avrebbe potuto esserci, e non c'era stato.
Il ricordo di tutto questo lo costrinse a soffocare dentro di sé un'esplosione di tristezza e un senso di vuoto mai colmato.
Doveva trovare il modo dirlo a Jenna.
Questo è l'amore che non abbiamo mai avuto.
E questo è il mio ultimo ricordo di te... un ricordo che nasce da un confine, e non lo supera.