Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 14 gennaio 2018
Vite quasi parallele. Capitolo 104. L'ultima estate
Diana Orsini compì 98 anni il 30 giugno del 2011, ma non fu un compleanno felice.
Per la prima volta la famiglia non era riunita al completo.
Sua figlia Silvia era in ospedale, dopo un delicato intervento di rimozione di un cancro al colon.
Il tumore era fortunatamente circoscritto, ma dalla biopsia ai linfonodi erano emerse alcune anomalie che facevano ipotizzare la presenza di un principio di linfoma non Hodkin.
Per questo si rendeva necessario, in settembre, un ulteriore intervento per rimuovere alcuni noduli alla tiroide e altri linfonodi . Nel frattempo Francesco era tornato a casa dalla clinica dove era stato operato al cuore e all'aorta, ma continuava a soffrire di aritmie e fibrillazioni, che lo costringevano a una vita di assoluto riposo.
Riccardo faceva la spola tra casa e ospedale per assistere i genitori malati, e per questo aveva sospeso gli studi e non vedeva da un po' la fidanzata Ilaria.
L'estate era arrivata quasi di soppiatto, senza che nessuno, in famiglia, se ne accorgesse realmente.
Diana, oltre che oppressa dal peso degli anni e delle preoccupazioni, era a sua volta malata: alcune ischemie cerebrali avevano compromesso la deambulazione e le era stato diagnosticato, per una infausta combinazione di fatalità e genetica, lo stesso tipo di tumore maligno di sua figlia, nello stesso identico punto, ma nel suo caso l'operazione non era possibile, data l'età, e nemmeno la chemioterapia.
Quando Riccardo l'andò a trovare nella fatiscente villa di Casemurate, la trovò particolarmente stanca e fragile.
Dopo aver chiesto al nipote come stavano i genitori di lui, Diana sospirò e scosse la testa:
<<Non riesco a darmi pace per quello che è successo ai tuoi genitori, che sono le persone più buone del mondo, e per come la sorte si è accanita sulla nostra famiglia.
Prima i miei fratelli e le mie sorelle, poi mio padre e mio marito, adesso mia figlia e mio genero. E' passata una vita da quando persi prematuramente i miei primi familiari, ma penso a loro ogni giorno.
Tutti quelli della mia generazione, parenti, amici, persone che conoscevo, che amavo, sono morti, uno dopo l'altro.
E io invece sono ancora qui, e continuo ad andare avanti, e avanti, e avanti... per cosa?
Quando ero giovane non avevo paura della morte, anzi, la vedevo come una liberazione, a volte speravo di addormentarmi e non svegliarmi più.
Poi qualcosa è cambiato.
Ho trovato delle ragioni di vita nelle mie figlie, nei miei nipoti, nei miei pronipoti, e così, alla fine, ad ogni compleanno, sotto sotto, ero contenta di esserci ancora, perché dopo tanta sofferenza, speravo che la sorte ci desse una tregua.
E invece no.
Che senso ha vivere 98 anni per poi assistere a cose che non avresti mai voluto vedere?
E' possibile vivere troppo a lungo? Vivere, mentre le persone che ami soffrono e il tuo corpo si rattrappisce e si disfa come un osceno cadavere esposto in un reliquiario per l'adorazione di qualche bigotto. Non ha senso.
Eppure adesso che la mia ora è vicina, mi aggrappo alla vita con ogni respiro.>>
Riccardo le prese la mano, ormai nodosa e piena di macchie:
<<Io ho ancora bisogno di te. Anzi, ora più che mai ho bisogno di te, dei tuoi consigli, della tua saggezza, del tuo sostegno. Sei sempre stata la mia roccia. In ogni momento difficile, ho sempre saputo che qui, a Casemurate, nella casa della mia infanzia, potevo contare su di te. Anche nelle circostanze più oscure, mi bastava sapere che tu eri qui, e che ti avrei trovata nel salotto o nel giardino, pronta a soccorrermi. Lo so, è molto egoista da parte mia dire questo, ora che sei tu ad aver bisogno di sostegno>>
Lei lo osservò con quegli occhi ormai divenuti piccoli, infossati, opachi, privi della luce che li aveva per tanto tempo accompagnati:
<<Non avere paura. In te c'è più forza di quanto tu stesso non creda. E' una forza diversa da quella degli sbruffoni che si mettono sul piedistallo, o da quella dei duri inflessibili, tanto incapaci di piegarsi che alla fine si spezzano. La tua forza è nella capacità di sopravvivere anche nelle condizioni più avverse. Riconosco quella forza, perché è la stessa che, nel bene o nel male, mi ha permesso di arrivare fino a qui, di sopravvivere per quasi un secolo...
E che secolo!
Ho visto così tante atrocità che non riesco più a dormire senza incubi... eppure ho tirato avanti, per la mia famiglia, ma anche per un'assurda e incomprensibile curiosità riguardo al futuro.
Il mondo è cambiato così tanto...
E' naturale che sia così. Tutto cambia, tranne il ricordo.
Non sempre le cose sono cambiate in meglio, ma almeno ci sono stati progressi nella medicina: i tuoi genitori potranno riprendersi ed essere curati con un'efficacia che fino a pochi anni fa era impensabile.
Cerca di vederla così: se loro sono vivi e stanno meglio, è perché, nonostante tutto, questi sono tempi migliori rispetto a quelli in cui io avevo la tua età>>
Il nipote annuì:
<<Sono d'accordo, e confido nel fatto che possano migliorare, o almeno tenere a bada la loro malattia, ma non torneranno mai come prima. Niente tornerà come prima.
Sono così fragili. Si appoggiano a me, ma io non so cosa fare.
Non mi sento pronto per gestire questa situazione, per assumermi queste responsabilità.
E' accaduto tutto troppo presto e troppo in fretta.
Speravo che mi fosse concesso più tempo...>>
Lei annuì a sua volta:
<<Lo speravo anch'io, ma il destino ha voluto diversamente e tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato>>
Riccardo pensava alla sua amata, che era lontana:
<<Avrei voluto trascorrere l'estate con Ilaria, prima che partisse per l'Erasmus>>
<<Perché non la inviti qui?>>
<<Non voglio che assista a tutto questo dolore. Lei è così giovane...>>
Diana corrugò la fronte:
<<Capisco che tu voglia proteggerla dalla sofferenza, e potrei anche considerare questa tua rinuncia come una buona azione, ma in base alla mia esperienza so che nessuna buona azione resta impunita.
Intendo dire che, se hai bisogno di aiuto, non devi aver paura di chiederlo, altrimenti le persone possono farsi un'idea sbagliata di te, come se tu le volessi tenere a distanza>>
Lui rimase scosso da quell'affermazione:
<<E' questa l'idea di me che trasmetto agli altri?>>
Lei lo fissò:
<<A volte sì. Le persone sanno che tu hai molti interessi, che riesci a passare il tuo tempo senza bisogno di gente tra i piedi, e così, a volte, gli altri si sentono come... come se non fossero all'altezza... >>
Riccardo negò vigorosamente:
<<All'altezza di cosa?>>
Diana rispose scandendo le parole:
<<All'altezza delle tue aspettative, che sono molto alte. Troppo alte. Ed è questa l'origine di tutti i mali!
Ho commesso anch'io questo errore, soprattutto con tuo nonno.
Lui mi amava, a modo suo, nella sua maniera ruspante, ma mi amava. Io però pretendevo di più. Volevo che fosse più raffinato, più colto, più sensibile... e l'ho tenuto a distanza per tutta la vita.
Solo dopo, quando era troppo tardi, mi sono resa conto del mio errore.
Per questo ti prego di ascoltare l'ultimo consiglio della tua vecchia nonna: se senti che Ilaria è la donna della tua vita, e ritieni che il suo sentimento sia sincero, non lasciare che le circostanze la allontanino da te>>
Lui era combattuto:
<<Rifletterò su quello che hai detto. Ma per il momento la priorità sono i miei genitori e la mia famiglia>>
Lei scosse il capo:
<<Ma anche lei è la tua famiglia! La tua futura famiglia!>>
Quest'idea gli sembrava del tutto prematura e fuori luogo:
<<Sì, ma non voglio che ci veda in queste condizioni... Lei ha dei genitori giovani, nonni che sono più giovani dei miei genitori... non è ancora pronta per affrontare una situazione di questo tipo>>
Diana non era convinta:
<<Lo sarebbe, se tu fossi meno protettivo nei suoi confronti.
Comunque, non intendo insistere. Ma devi promettermi una cosa: non appena tua madre starà meglio, tornerai a Bologna e riprenderai la tua vita.
Voglio che tu ti senta libero da ogni vincolo, da ogni catena che ti lega a questi luoghi>>
Riccardo accennò un lieve assenso, poco convinto:
<<Sì>>
Lei allora gli prese le mani e le strinse:
<<Guardami... guardami negli occhi!
Questa è la mia ultima estate... io sono il passato, e a nome del passato ti dico che d'ora in poi devi guardare avanti. Qui ci sono solo macerie, solo rovine>> indicò la casa cadente e il giardino ormai inselvatichito <<Tutto questo è un mio fardello, e morirà con me.
Io ho immolato me stessa sull'altare di questo "feudo", per tenere in vita qualcosa che era già agonizzante prima che nascessi.
Ho lasciato che il passato contasse di più del presente. Non voglio che tu commetta lo stesso errore.
Questo luogo, questa casa, io stessa... stiamo svanendo, come l'Isola delle Fate.
E' l'andare delle cose.
E' vano opporsi.
Ma questo giardino, questa casa, e tutti noi che ci siamo vissuti... tutti noi continueremo ad esistere dentro di te ed è lì che ci ritroverai, nel tuo ricordo, e allora scoprirai che non siamo mai andati via>>