Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 5 aprile 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 56. Summerchild. II Figlio dell'Estate.
Nel 1975 sono nati David Beckham, Angelina Jolie, Charlize Theron, Matteo Renzi, Andrea Agnelli, Asia Argento, Martina Colombari, Kate Winslet, Marion Cotillard, Drew Barrymore e molti altri parassiti della società tra cui, ultimo ma non meno importante, Riccardo Monterovere, figlio di Francesco Monterovere e di Silvia Ricci-Orsini.
Stando alle testimonianze, l'estate del 1975 fu molto calda e molto lunga, e si protrasse ben oltre i limiti stagionali, tanto che il caldo continò per tutto il mese di ottobre.
Tanto bastò perché i giornali incominciassero a parlare, con toni apocalittici, di "estate indiana" e di surriscaldamento globale, dopo che per anni si era attesa invano un'imminente glaciazione.
Ma forse c'era davvero qualcosa di strano nell'aria. Qualcosa di nuovo, anzi, d'antico.
I vecchi guardavano il cielo e scuotevano la testa. I più avveduti tra loro interpretarono i segni.
I più lungimiranti capirono che erano presagi funesti per la generazione che nasceva.
Lo capì la contessa madre Emilia Orsini ogni volta che pensava al pronipote che stava per nascere: <<Povero figlio dell'estate, che nascerai e crescerai all'apice di questo benessere! Che ne sarà di te quando la stagione cambierà? Perché l'estate non può durare per sempre>>
La vecchia Nan di Casa Stark e il compianto lord Eddard le avrebbero dato ragione, ma all'epoca nessuno credeva realmente a quelle parole.
Le Cassandre non sono mai state simpatiche a nessuno, anche quando avevano ragione, anzi soprattutto quando avevano ragione.
Ma in fondo noi che siamo nati in quegli anni credevamo davvero che quel paradiso sarebbe durato per sempre.
Perché avremmo dovuto preoccuparci?
Era l'estate del nostro mondo, e noi ne eravamo i figli.
Era un'epoca di grandi conquiste civili e sociali.
Se i nostri padri erano i Figli dei Fiori, noi fummo senza dubbio i Figli dell'Estate.
C'era nell'aria un grande senso di aspettativa, una forte speranza e fiducia nell'avvenire.
Credevamo che quello fosse solo l'inizio di una felicità destinata a diventare sempre più grande.
Abbiamo creduto nel progresso, nel miglioramento, nella crescita.
Non ci rendevamo conto che accanto al progresso c'erano anche segnali di decadenza.
Eravamo molto ambiziosi, ma solo pochi di noi hanno ottenuto ciò che volevano: la maggioranza si è dovuta accontentare: i più ora si trovano in condizioni peggiori di quelle dei loro genitori alla stessa età.
Abbiamo meno diritti, meno opportunità, meno speranze rispetto alla generazione che ci ha preceduto.
In parte è anche colpa nostra: abbiamo dato tutto per scontato, abbiamo preteso molto senza imparare lo spirito di sacrificio, siamo stati troppo avidi.
Ci siamo comportati come cicale, mentre avremmo dovuto imitare le formiche, che nella bella stagione fanno le scorte per l'inverno.
Però eravamo in buona fede, almeno all'inizio. Come può un bambino sapere che "sempre azzurra non può essere l'età"?
Ci sentivamo in primavera, credevamo che il meglio dovesse ancora venire, che la vera estate dovesse ancora arrivare e non siamo stati capaci di capire in tempo che era quella l'estate. era quella la felicità, era quello il nostro momento, era quello, e noi avremmo dovuto farne tesoro.
E invece ci siamo lasciati sfuggire tutto tra le mani.
Non siamo nemmeno riusciti a difendere i diritti per i quali i nostri genitori e i nostri nonni avevano lottato e faticato.
Chi ha quarant'anni adesso sa bene di cosa sto parlando.
E ne parlo perché quella è stata la sorte della generazione di Riccardo Monterovere, il quale nacque privilegiato, ebbe un'infanzia molto felice, un'adolescenza brillante e ambiziosa, una prima giovinezza passionale ed intensa, per poi accorgersi all'improvviso che tutto gli franava intorno.
Credeva di essere una specie di Principe di Galles, per poi accorgersi, troppo tardi, di non essere nessuno. Si credeva Delfino di un grande regno e si trovò erede di niente di particolare.
Fu travolto da una frana: e non era solo la frana destinata a rovinare la dinastia Ricci-Orsini-Monterovere: a quella avrebbe anche potuto porre rimedio. No, era la frana della Generazione X, del ceto medio, dell'Italia, dell'Europa, dell'Occidente.
Le generazioni più giovani ancora non se ne sono del tutto rese conto, ma toccherà anche a loro, un giorno, aprire gli occhi.
Ma questa è la storia delle vite quasi parallele dal cui incrocio nacque Riccardo Monterovere, il quale forse poteva anche aver avuto più fortuna di altri. Ma non c'è onore nella fortuna.
Non c'è onore nel prendere atto di aver avuto e perduto tutto ciò che era possibile avere e perdere nella vita.