Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 18 luglio 2016
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 60. Jennifer diventa Somma Sacerdotessa di Atar
Dopo il suo ritorno nel castello di Estgoth, Jennifer Burke-Roche fece rapporto a lady Margaret.
L'anziana bisnonna ascoltò tutto in silenzio, poi, alla fine, commentò:
<<Ora che Waldemar e Vlad sono impegnati a farsi la guerra nei dintorni di Gothian, noi abbiamo finalmente la possibilità di riprendere il controllo della situazione.
Io però sono troppo vecchia per queste cose>>
<<Non dire questo. Alla nostra stirpe è stata concessa un'estrema longevità, e la Fiamma di Atar ci dona le forze per proteggerci dalla vecchiaia e dalla stanchezza>>
Margaret sorrise:
<<Guardami negli occhi e dimmi cosa vedi... anzi, no, te lo dico io: una vecchia interminabilmente sopravvissuta a se stessa, nell'attesa che arrivasse il giorno in cui finalmente passare il testimone.
Certo, resistente io sono grazie alla Fiamma, ma non così resistente.
E' l'andare delle cose, e anche della vita.
Io sono la Sovrintendente della Casa Burke-Roche: perciò ho camminato, e per questo adesso riposerò>>
Jennifer scosse il capo:
<<Io vedo in te ancora tanta forza. Guardo i tuoi occhi e penso a quante meraviglie quegli occhi hanno visto. Quanta esperienza, quanta saggezza...>>
Margaret le accarezzò il volto:
<<Mia dolce Jenny, ho fatto ben poco per meritare questo tuo affetto, eppure tu sei l'unica, tra i miei discendenti, a non avermi mai abbandonata.
E' vero, questi occhi hanno visto molte cose, forse troppe, perché ci sono cose, nella vita, che è meglio non vedere.
Eppure non c'è stata scelta. Questo è il tempo che ci è dato.
Ma il mio tempo non andrà perduto.
I miei ricordi non scivoleranno via come lacrime nella pioggia.
Tu mi sei sempre stata vicina: è naturale quindi che io condivida con te le mie memorie.
I miei ricordi diventeranno tuoi.
E' arrivato il tuo momento.
Ti cedo tutte le mie cariche: il ruolo di Grande Sacerdotessa di Atar, il priorato della Fiamma e il mio seggio nel Consiglio degli Iniziati>>
Jennifer non se l'aspettava:
<<Tutto questo mi coglie di sorpresa. Non credo di essere pronta>>
Lady Margaret fece un gesto vago con la mano:
<<Lo sei. Il tuo apprendistato è durato anche troppo a lungo. Sei stata la mia allieva più brillante. Ora i tuoi poteri stanno diventando maggiori dei miei. E' una ruota che gira. Ora è il tuo turno>>
Jennifer la fissò con espressione grave:
<<Vedi, io, a differenza delle mie sorelle, non ho mai desiderato il potere.
Sono stata al tuo servizio e al servizio del Signore Atar perché quello era il mio dovere, ma non ho mai nutrito ambizioni personali>>
Margaret lo sapeva fin troppo bene:
<<Una ragione in più per conferirti il potere. Tu sai che si tratta di un grave peso, non di un dono. Questa consapevolezza ti consentirà di gestire con saggezza tutto ciò che dipenderà da te.
Non è questione di volere o non volere questo incarico: è sempre una questione di dovere.
Nel momento in cui condividerò con te le mie memorie, tu diventerai automaticamente la Grande Sacerdotessa di Atar.
Ora avvicinati, è arrivato il momento>>
Jennifer appoggiò la propria fronte a quella di lady Margaret.
Era il rituale più antico della Sorellanza di Atar, e nel contempo il più intimo.
Condividere le memorie significava mettere completamente a nudo la propria anima.
Tutti i ricordi dell'anziana bisnonna si trasferirono nella mente della pronipote.
Un'intera vita si innestava in un'altra.
Tutti gli eventi scorrevano come una serie di fotogrammi catturati da una cinepresa.
Momenti felici, pochi.
Momenti dolorosi, tantissimi.
Ma quella vita, ah, quella vita...
Era stata così ricca di eventi e di esperienze.
Quante cose lei aveva visto nelle fiamme del Sacro Fuoco... quante Visioni di arcani mondi, arcana felicità fingendo al viver suo...
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.
Quando infine tutto fu compiuto e le loro fronti si staccarono, Jennifer abbracciò l'anziana bisnonna con tutto l'affetto che deriva da un'intima e profonda condivisione.
Poi la guardò ancora una volta negli occhi:
<<I tuoi occhi, Margaret. Ah, se solo il mondo potesse vedere tutto quello che io ho appena visto con questi tuoi occhi!>>
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 59. Waldemar e Greta interrogano un Vampiro Albino della Fratellanza Bianca
Era una notte gelida e nevosa, sui monti ai confini di Gothian, e la Guardia Pretoria di Lord Waldemar aveva trovato rifugio in una delle roccaforti che gli Alfar avevano costruito lungo il Vallo di Nordgoth.
Gli ultimi rinforzi arrivati dal Varco di Alfarian, avevano portato cattive notizie dalla Terra.
Riferivano di guerre, attentati terroristici, stragi, scontri, disastri, colpi di stato, repressioni e altre calamità.
Greta Van Garrett, dopo aver ascoltato, si rivolse a Lord Waldemar.
<<Tu l'avevi previsto, non è vero?>>
Waldemar annuì:
<<L'avevo previsto e avevo messo in guardia tutti. Li avevo messi in allerta. Ho fatto di tutto per comunicare al mondo ciò che dicevano le mie premonizioni, ma non mi hanno ascoltato. Non so se la colpa sia da attribuirsi all'ottusità dei governanti o alla malafede dell'Oligarchia che ci sta dietro>>
Greta socchiuse gli occhi, riflettendo:
<<I governanti sono ottusi e l'Oligarchia è in malafede, ma c'è qualcosa di peggio, e cioè che l'Oligarchia finanziaria e l'islamismo radicale sono due facce della stessa medaglia, e quella medaglia ha un nome ben preciso: Vampirismo>>
Waldemar era d'accordo:
<<Sulla Terra la battaglia è ormai persa. Ma qui possiamo ancora farcela>>
Proprio in quel momento il loro dialogo fu interrotto dall'ingresso del generale Leonenko:
<<Milord, abbiamo catturato un prigioniero e lo abbiamo portato qui, come voi avevate ordinato.
Si tratta di un Vampiro Albino indigeno, che doveva essere un Alfar, prima della trasformazione>>
Waldemar apparve compiaciuto:
<<Ottimo lavoro, generale!>>
Greta apparve subito preoccupata per i dettagli:
<<Avete preso tutte le precauzioni?>>
<<Sì, dottoressa Van Garrett. Il prigioniero è stato reso inoffensivo grazie all'utilizzo di proiettili in argento. Ha perso molto sangue. Non può muoversi, né mutare forma>>
Waldemar approvò:
<<Bene, allora portatelo qui. Io e la dottoressa Van Garrett ci occuperemo personalmente del suo interrogatorio>>
Il generale, che era un fedelissimo di Waldemar e lo avrebbe seguito anche nel più profondo degli inferi, obbedì immediatamente all'ordine.
Il Vampiro Albino fu portato davanti a loro in barella, ma nonostante la ferita e le catene d'argento che lo tenevano prigioniero, appariva comunque minaccioso.
Waldemar si rivolse a lui nella lingua degli Alfar:
<<Come ti chiami?>>
Lui lo fissò, con i suoi occhi viola, che apparivano intensi e alieni in quel volto pallido, incorniciato da lunghi capelli color avorio:
<<Ha qualche importanza?>>
<<Se te lo chiedo, ce l'ha!>>
<<Akon di Alfheim>>
<<Perché hai tradito il tuo popolo scegliendo di diventare un Vampiro?>>
<<Perché il mio popolo non aveva nulla da offrirmi>>
<<E così ti sei venduto al miglior offerente?>>
<<Mi pare ovvio>>
Waldemar sorrise.
Se anche noi avessimo il loro cinismo, forse la Terra si potrebbe ancora salvare. E invece, proprio nel momento del pericolo, dell'invasione, ci facciamo prendere da scrupoli morali.
Loro ci chiedono i diritti in base alle nostre idee e ce li tolgono in base alle loro.
Cercò di concentrarsi nuovamente sull'interrogatorio, facendo appello ai suoi poteri telepatici:
<<E allora come mai sei tornato nel Regno degli Alfar? Esiste un Patto ben preciso riguardo ai confini di Gothian e ai dovere dei Vampiri di non varcare quel confine. Tu avevi fatto la tua scelta, andando a Gothian. Sapevi che non ti era concesso tornare indietro, eppure eccoti qui. Spero che tu abbia una spiegazione convincente per la gravità del tuo atto>>
<<Le singole migrazioni non costituiscono una violazione del Patto>>
<<Ma il fare proselitismo creando nuovi Vampiri tra gli Alfar è un delitto punito con la pena capitale. Abbiamo già pronto il palo di frassino e la scure. Ma se non sarai sincero nel rispondere alle mie domande, potremmo decidere di seppellirti vivo in una bara d'argento piena d'aglio, a soffrire per l'eternità. Tutto dipende dalla sincerità delle tue risposte, e credimi, io sono in grado di riconoscere chi mi sta mentendo, poiché tra i miei doni vi è la telepatia.
Per questo ora torno a chiederti; perché sei tornato nel Regno degli Alfar?>>
<<L'hai già capito da solo: devo fare proselitismo, creare nuovi Vampiri Albini e arruolarli nell'esercito dei Conti di Gothian>>
<<Quell'esercito non può varcare i confini della Contea di Gothian! A che serve dunque?>>
<<I nuovi Vampiri non andranno a Gothian. Creeranno delle colonie qui. Lo stanno già facendo. Siamo molti di più di quanto credi. E voi non riuscirete a fermarci!>>
<<Noi abbiamo le più potenti tecnologie di guerra e di rilevamento, che unite ai poteri degli Iniziati diventano un'arma micidiale contro qualsiasi nemico. Sulla Terra, purtroppo, ci sono molti scrupoli ad usare le armi contro gli invasori, ma qui non siamo sulla Terra. Qui vale la regola secondo cui l'invasore va annientato e puoi stare sicuro che noi vi annienteremo>>
<<La tua tecnologia vale ben poco contro i poteri dei Vampiri. Scoprirete presto il significato del termine "guerra asimmetrica">>
<<Ne conosco già il significato. La civiltà occidentale del mio pianeta sta soccombendo proprio a causa di questo. Ma mentre sulla Terra c'è un'Oligarchia incapace che ci sta portando alla rovina, qui ci sono io, e le cose si faranno secondo il metodo degli Iniziati.
I confini sono sacri: chi li viola in modo illegale riceverà lo stesso trattamento riservato a te>>
<<Quando saremo una legione anche tra gli Alfar, voi Umani vi troverete schiacciati tra l'incudine e il martello. E allora per voi sarà la fine>>
Waldemar lo fissò con sdegno:
<<Per il momento l'unica cosa sicura è la tua fine. La tua sincerità ti ha permesso di ottenere una morte rapida. Ti affido dunque alle cure della dottoressa Van Garrett, che provvederà alla tua esecuzione definitiva, dopo aver prelevato alcuni tessuti che ci serviranno per ampliare le nostre conoscenze su di voi.
Mi sei stato di grande utilità, Akon di Alfheim>>
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 58. Jessica si trasferisce ad Hollow Beach per tenere d'occhio la famiglia Burke-Roche
Jessica Crimson, nata Burke-Roche, arrivò a Hollow Beach, presso Westhampton, Long Island, alla guida della sua Porsche Boxter, il 20 luglio 2016.
Aveva preso in affitto una villetta vittoriana ad Antler Street, una strada dalla forma molto particolare e frastagliata, che ricordava il corno di un cervo.
Ci si arrivava curvando a destra, poco prima che la Dune Road diventasse l'unica strada tra il mare e le lagune interne. La villetta aveva nome India's House, pare in onore del nome della defunta madre del proprietario, un certo Francis Oakwood.
La caratteristica di Hollow Beach, comune alle altre cittadine costiere della contea delle Hamptons, a Long Island, è quella di dispiegarsi lungo un'unica strada, la Dune Road, compresa tra la spiaggia a est e le lagune interne ad ovest.
Come si è detto, la strada principale di Hollow Beach è la Antler Street, un lungo viale alberato dove non passa mai nessuno, se non i proprietari delle ville che si affacciano sul mare o sulla laguna.
La India's House, che si trovava tra la strada e il mare era certamente la costruzione più bella di tutta la Antler Street e forse dell'intera Hollow Beach.
Le spiagge erano ampie e libere, con sabbia bianca e mare azzurro.La villa-castello della nobile famiglia Burke-Roche si trovava ad un miglio di distanza dalla proprietà degli Oakwood, che il vecchio Lord aveva venduto a Henry Oakwood Senior negli anni Settanta.
La villa dei Burke-Roche, in stile coloniale, costruita nell'Ottocento da un antenato di Lord Hector, dava sulla Antler Street, mentre sul di dietro il suo parco confinava con la laguna, chiamata Sleepy Pond, lo stagno dormiente.
Era un luogo magico, di straordinaria bellezza, su cui circolavano numerose storie e persino leggende.
Jessica aveva sentito dire da una anziana affittacamere, all'angolo tra Antler Street e Dune Road, che in quel lago vivesse una Fata, come ad Avalon o a Broceliande.
Ma non è il momento di perdersi nelle favole.
Io la mia fiaba l'ho già vissuta ad Estgoth, con Lord Waldemar, il padre di mia figlia.
Proseguì fino alla fine della Antler Street, in un luogo appartato, con graziose villette dai giardini ben curati. Arrivata alla India's House, Jessica suonò al campanello dove stava scritto ancora: "India Stoker Oakwood".
In realtà non tutta la villetta era stata affittata, ma solo i due appartamenti principali, uno per Jessica e uno per la propria domestica, miss Dorothy.
La mansarda e un bilocale al piano terra, sulla sinistra, erano rimasti al custode della villa.
Poco dopo lo squillo del citofono, un giovane di bell'aspetto, con in mano una gomma per innaffiare il prato si fece avanti, prese dalla tasca un telecomando e il cancello si aprì.
Jessica entrò con la macchina nel vialetto e chiese:
<<Scusi, dove posso parcheggiarla?>>
Il giovane indicò un posto all'ombra della siepe e dei pini.
La ragazza parcheggiò ed estrasse un telo di plastica grigia:
<<Dorothy, non dimenticare di mettere il telo sopra la macchina, quando hai finito di scaricare le valigie>>
La domestica, una robusta signora di mezza età, dall'aria molto severa, eseguì gli ordini con pronta sollecitudine.
Jessica si rivolse all'uomo che le aveva aperto:
<<Lei è il giardiniere?>>
Lui la guardò con aria torva:
<<Sono il custode>>
Lei inarcò le sopracciglia.
<<Ah, chissà perché mi aspettavo un anziano signore con una faccia da maggiordomo. Come hai fatto a farti assumere?>>
Lui le lanciò un'occhiata piena di sdegno:
<<Sono il figlio dei proprietari>>
Jessica si accorse di avere in qualche modo offeso il giovane e quindi decise di rimediare presentandosi:
<<Io sono Jessica Crimson, l'affittuaria>>
Lui la squadrò da capo a piedi:
<<Henry Oakwood Junior, piacere di conoscerla>> e le strinse la mano vigorosamente, aggiungendo: <<Per qualsiasi problema, si rivolga me>>
A Jessica venne da ridere.
<<Scusi, ma tutti i Junior che io conosco non si sognerebbero mai di fare da custodi della casa al mare dei genitori!>>
Lui la fissò con aria divertita:
<<Infatti nessuno mi chiama Junior>>
Lei rise di nuovo:
<<Ok, va bene se la chiamo Harry?>>
Lui scrollò le spalle:
<<Lo fanno tutti>>
Barbie annuì:
<<Bene! Quella è Dorothy, la mia domestica>>
Robert diede la mano all'anziana signora, che rispose con una stretta insolitamente robusta.
<<Vuole una mano, signora?>>
<<No, grazie!>>
Lui allora si rivolse di nuovo alla ragazza:
<<Senta, Jessica, dal contratto risulta che i due appartamenti sono affittati per te e per Dorothy, ma ci deve essere un errore: due appartamenti grandi per sole due persone? Non ci era mai capitato!>>
A quel punto intervenne Dorothy:
<<Harry, le posso garantire che nessun'altra persona metterà piede in questa casa. Io conduco una vita molto riservata>>
Lui sorrise::
<<Ma io non ho nulla in contrario al fatto che possiate ricevere ospiti. Chiedevo così, solo per curiosità>>
Jessica cercò di recitare al meglio la commedia che si era imparata per mantenere l'incognito:
<<Dorothy è una specie di cane da guardia. Mia sorella le ha fatto promettere che non ci saranno festini o cose del genere. Sa, io sono... diciamo... in punizione. Ho combinato qualche piccolo incidente e mi hanno mandata qui per una... come dire... una pausa di riflessione>>
Lui la osservò da capo a piedi con aria ironica:
<<Capisco. Beh, qui avrà tutto il tempo per riflettere. Mio padre ha definito questo posto: "Un paradiso di noia e tranquillità">>
Barbie notò l'ironia e si predispose a rispondere a tono:
<<Ah sì? E lei che cosa hai fatto, Harry, per finire in punizione in questo "paradiso di noia"?>>
Robert si mise a ridere:
<<E' una lunga storia. Meglio che io torni ai miei lavori, e lei si goda la vacanza. Prima stavo solo scherzando. Questo è un posto bellissimo. Il giardino di casa è tenuto con cura e come vede, là c'è la piscina. Il mare si raggiunge a piedi in cinque minuti e là i divertimenti non mancano!>>