Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 16 marzo 2016
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 39. La Torre Eburnea
L'ingresso di Waldemar e della sua guarnigione nella città di Alfheim fu osservato con grande curiosità e meraviglia dagli abitanti.
<<La popolazione ci vede come un dono degli dei, un aiuto mandato dal cielo, nel momento del massimo bisogno>> disse Waldemar a Greta.
<<E la regina?>> chiese lei
<<La regina ci odia e porterà avanti le argomentazioni dell'odio, alle quali io opporrò le argomentazioni della speranza>>
Alcuni Alfar sussurravano antiche frasi tratte dalle profezie e dalle sacre scritture.
Tra le parole che mormoravano, Waldemar riuscì a distinguere "Alfatar", ossia "padre degli Alfar" e "Colui che viene con l'alba",
Il sole stava infatti sorgendo, e così si compiva l'antica profezia: l'Alfatar sarebbe giunto alle prime luci dell'alba, e si sarebbe unito a loro, al mutare della marea.
La scorta armata di Waldemar fu alloggiata nelle torri dei forestieri.
A lui fu concesso di proseguire nella Cerchia Interna delle mura, nella Città Vecchia, accompagnato dal consigliere Albedo, dal generale Leonenko, dalla dottoressa Van Garrett e dal capitano delle guardie degli Alfar, il nobile Garstil.
<<Ora vi condurrò alla Torre Eburnea, dove la Famiglia Reale di Alfheim vi attende>>
Waldemar gli fece cenno di avvicinarsi e a bassa voce gli disse:
<<I miei sensi hanno percepito ostilità da parte della regina, ma non da parte dei suoi figli>>
Garstil annuì:
<<Le vostre percezioni sono potenti, mio signore, proprio come diceva la Profezia.
La regina Odelise ha una volontà forte, ma l'amarezza ha preso piede nel suo cuore, da quando il favore di Atar è andato a lady Edwina, la signora di Alfarian.
Odelise vi vede come un emissario di Edwina, ma io so che la vostra volontà è indipendente e risponde solo al Mandato Celeste del Signore Atar.
Per questo confido in voi, e sento di poter dire che gli Alfar avranno bisogno di voi molto presto. E allo stesso modo confidano in voi i figli di regina.
Temiamo per la sopravvivenza del Regno, se i vampiri di Gothian dovessero attaccare.
Il Regno degli Alfar avrà bisogno di voi, sire Waldemar, prima della fine.
Tutto il nostro popolo avrà bisogno di voi.
Le difese devono reggere!>>
<<Reggeranno>> rispose Waldemar, con una fiducia e una determinazione che sorpresero persino se stesso.
I suoi occhi azzurri parvero brillare di una luce nuova, così come i suoi capelli biondi, alla luce del sole nascente.
Man mano che si avvicinavano alla Torre Eburnea, la sua bellezza li conquistava sempre più.
Era un'altissima costruzione color avorio, con una torre principale e alcuni torrioni laterali.
La torre centrale si innalzava con un movimento spiraliforme e con linee serpentine, fino alla sommità, dove un fuoco bianco ardeva perennemente, come omaggio ad Atar, il Signore del Fuoco Segreto, uno dei Quattro Immortali che governavano i Signori degli Elementi, e forse il più prestigioso tra i Dominatori dell'Universo.
Un ponte separava l'ingresso della Torre dal resto della Città Vecchia.
Il fossato era alimentato dall'acqua dello stesso fiume Dhain, sul quale la città di Alfheim sorgeva.
Il dislivello dell'isola centrale, in quel punto, generava numerose cascate, che rendevano ancora più bella e inespugnabile la fortezza centrale del Regno degli Alfar.
Dopo che furono entrati, dovettero percorrere lunghe scale attorcigliate e illuminate da finestre con mosaici di alabastro.
La Sala del Trono si trovava nel penultimo piano, quello sotto il Fuoco.
Era una stanza dove raffinatezza e imponenza si univano in una sublime armonia.
Il Trono d'Avorio ospitava la regina Odelise, altera e imponente nelle sue vesti bianche e azzurre, con una corona alata che le incorniciava i capelli color platino.
A fianco della regina vi erano i suoi figli, il Principe Ereditario Baldur Ataris e la Principessa Reale Yliena Ataris, che era anche sacerdotessa di Atar e Profetessa.
Ma la regina era ancora la Somma Sacerdotessa di Atar, anche se, a quanto si diceva, era caduta in disgrazia presso di lui.
Reggeva in mano un plico, fatto di pergamena istoriata, e lo leggeva ostentando disinteresse nei confronti dei nuovi arrivati.
Poi però alla fine alzò lo sguardo, e aveva sul volto, nel contempo, il pallore della morte, e l'eleganza di una dea.
Ma le sue parole furono velenose:
<<Tu credi di essere saggio. lord Waldemar, ma pur con tutte le tue sottigliezze non hai discernimento.
Credi forse che gli occhi della Torre Eburnea siano ciechi?
Con una mano mi useresti come scudo contro Gothian e con l'altra cercheresti di soppiantarmi!>>
<<Maestà, conoscete il Grande Disegno degli Immortali e il Patto che i Signori degli Elementi hanno stretto: questo Patto prevede la nostra collaborazione>>
<<Un tempo ero la favorita di Atar, ma la volontà degli Immortali è volubile e ora non sono più nelle sue grazie. E' Edwina Ataris la sua portavoce, adesso>>
Waldemar sapeva che quello era uno dei tasti più dolenti:
<<Io non ho niente a che spartire con Edwina e posso giurarvi che non rientra nei piani di nessuno usurpare il vostro trono. Se avessi voluto comportarmi da conquistatore, allora, "avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli", ma non è questo il mio destino. Ho ricevuto in dono poteri speciali per rimettere in equilibrio i destini dei mondi, ogni qual volta le entità malvagie al servizio di Ahriman, in particolare Gothar, iniziano ad influenzare malignamente la realtà. Atar e Belenos mi mandano qui per impedire la rovina di Alfheim, schierandomi al vostro fianco nella battaglia finale contro le forze di Gothian>>
Odelise fece un gesto di stizza:
<<Non mi interessano i piani di Atar! Lui mi ha tradita! Io non mi sento più legata al giuramento che gli feci quando divenni sua sacerdotessa>>
<<Maestà, vi ricordo che un re è tale "Dei gratia", per grazia di Dio. Da lui deriva il Mandato Celeste dei Re. Tutti i nostri poteri derivano dagli Immortali.
Senza di loro, noi non siamo niente!>>
Odelise lo fissò con un sogghigno:
<<Tu non sei niente!>>
Waldemar sollevò la mano destra, con l'indice puntato verso il cielo:
<<Io sono il Prescelto di Atar! Ho visto il futuro e so per certo che se io non troverò il modo di salvare i nostri popoli, allora nessuno potrà!>>
La regina gli si avvicinò ed i suoi occhi divennero viola per la rabbia:
<<Alfheim non ha bisogno di salvatori! Alfheim saprà difendersi da sola, come ha sempre fatto!>>
Il Consigliere Albedo, che stava in piedi dietro Waldemar, mostrò segni di preoccupazione, perché, pur non capendo una parola di quel dialogo, aveva ben chiaro che le cose si stavano mettendo male.
Ma Waldemar mantenne lo sguardo fermo e fisso sulla regina.
<<Ah sì, e come? Con archi e frecce?
Ci vorrà ben altro quando i Draghi di Gothian piomberanno qui dal cielo.
Io porto con me anche farmaci e medici per guarire le malattie che voi considerate incurabili. Ho con me strumenti tecnologici, prodotti grazie alla nostra scienza, che sono in grado di alleviare le fatiche del tuo popolo. Vuoi forse negare loro tutto questo?>>
Odelise sbuffò:
<<La vostra scienza! Oh, certo, ha prodotto molto benessere... ma a quale prezzo?
Se ora sei qui, tessendomi le lodi dei tuoi prodotti come un banale mercante di bigiotteria, non è forse perché la tua razza e la tua scienza stanno distruggendo il tuo pianeta?
E' questo il "tesoro" che mi offri? Avresti fatto meglio a domandare a te stesso se il tuo tesoro era di diamanti o era di strass!>>
Quella frase parve colpire Waldemar:
<<Il nostro pianeta è malato, è vero, ma la colpa non è della scienza, né della tecnologia, né del genere umano nel suo complesso.
Ci sono alcuni uomini malvagi, e molti servi dei malvagi. Costoro non metteranno mai piede qui>>
La regina era scettica:
<<Ma sei proprio sicuro di essere l'unico che può aprire e chiudere il Varco che conduce a Gothian?>>
Waldemar scrollò le spalle:
<<Chi si schiera con Gothian, a Gothian troverà la morte>>
Odelise sospirò:
<<Se anche fosse così, se anche tu riuscissi a far entrare qui soltanto i "buoni", ammesso che sia definibile una tale categoria, basterebbe una sola generazione perché, tra i figli di questi "buoni", nascessero anche molti nuovi "cattivi">>
Su questo Waldemar aveva la risposta pronta:
<<L'Ordine degli Iniziati porta avanti da millenni un Programma Genetico che mira ad impedire questa eventualità>>
La regina apparve disgustata:
<<Quel Programma è un'abominio! Atar voleva applicarlo anche qui, ma io mi sono opposta, ed è anche per questo che sono caduta in disgrazia.
Tu invece sei stato molto solerte nel dare il tuo contributo al Programma. Dicono che le tue figlie avranno poteri speciali e che saranno regine su questo pianeta.
Ecco smascherati i tuoi meschini interessi personali!>>
Waldemar scosse il capo:
<<Sarebbe stato più facile, e consono al mio carattere. il rimanermene tranquillo a casa mia.
Quello sarebbe stato il mio vero interesse personale.
Sono stato scelto proprio perché non ho ambizioni private. L'unica cosa che conta, per me, è creare un'alleanza tra i nostri popoli e in questo pianeta c'è spazio per tutti.
Ci sono enormi distese di terre disabitate>>
<<L'integrità di quelle oasi è sacra!>>
<<Sono gli stessi Dei che ce la offrono! E noi abbiamo i mezzi per rendere fertili le steppe e i deserti>>
Odelise era furibonda:
<<Allora tornate al vostro pianeta e fertilizzate i vostri deserti!>>
Waldemar assunse un'espressione grave e giocò la sua carta più importante:
<<Se questo è il pensiero della Famiglia Reale e del Consiglio dei Ministri, allora io lascerò questa città senza altro indugio, non avendo più alcun motivo per restare>>
A quel punto si fecero avanti i suoi figli, i Principi della Corona, Baldur e Yliena.
La prima a parlare fu la principessa Yliena:
<<Nobile Waldemar, io non la penso come mia madre.
Anzi, in virtù del mio ruolo di Figlia di Atar, io ti accolgo e ti onoro col nome di Alfatar, il "Padre degli Alfar" e anche come "Colui che viene con l'alba", e proprio all'alba, infatti, sei giunto ad Alfheim e poi alla Torre Eburnea>>
La regina si voltò di scatto verso la figlia:
<<Padre degli Alfar? Noi non abbiamo nulla a che spartire con gli umani! Perché cos'altro sono gli umani, al nostro confronto, se non scimmie poco evolute?>>
Waldemar scoppiò a ridere, cosa piuttosto insolita da parte sua:
<<Ah ah, mentre voi Alfar pensate di essere stati portati dalla cicogna? Anche voi discendete da qualche scimmia, forse leggermente più aggraziata, ma non per questo meno animale!>>
Yliena intervenne a sua volta, contro la regina:
<<Madre, i tuoi pregiudizi razzisti contro gli Umani non ti fanno onore.
Cosa ti fa ritenere di essere migliore di loro, se di fronte all'offerta di pace e amicizia rispondi soltanto con insulti?>>
<<Ne abbiamo già parlato, Yliena! Non intendo accogliere a braccia aperte questi barbari predatori! Si riverseranno nel nostro regno come uno sciame di locuste su un giardino in fiore!>>
<<Li chiami barbari, eppure la loro scienza è più evoluta della nostra. Li chiami locuste e predatori, ma cosa sai veramente di loro?
Noi li abbiamo attaccati con una pioggia di frecce e loro si sono limitati a proteggersi, senza colpo ferire. Il loro senso del dovere non è minore del nostro.
Ognuno di loro ha una sua storia. Ognuno è una persona unica.
Invece di generalizzare, dovremmo chiedere a ognuno di loro come si chiama, da dove viene, quali doveri, drammi o illusioni lo hanno spinto così lontano da casa... e se non avrebbe preferito restarvi, in pace...>>
<<Non risponderanno, o mentiranno, o diranno solo mezze verità, tacendo il peggio.
Stai attenta a quei Varchi, perché da essi dilagheranno orde di invasori che ci trasformeranno in schiavi o in cadaveri!>>
A questo punto fu Waldemar che intervenne:
<<C'è del buono nell'umanità! E' in nome di questo che io sto combattendo. Da quei Varchi arriverà solo il meglio di ciò che l'umanità ha prodotto nei secoli. Mi faccio garante in prima persona di tutto questo, in qualità di Custode dei Varchi>>
Si fece avanti il principe Baldur e si rivolse a Waldemar:
<<Dimmi, nobile Waldemar, se noi ora ti chiedessimo di lasciare questa città e questo regno, tu dove andresti?>>
Waldemar aveva previsto quella domanda:
<<Guiderei i miei uomini ai confini della Contea di Gothian, per un sopralluogo e una valutazione delle forze del nemico, perché puoi stare certo del fatto che noi, quel nemico, lo contrasteremo fino a renderlo inoffensivo>>
<<Perché? Non è la vostra guerra, in fondo>>
<<I nostri mondi sono collegati. Rispondiamo agli stessi Immortali. Tu sei figlio di Atar, io ne sono il messaggero.
Il nemico Gothar ha dichiarato guerra da molto tempo agli uomini, nel mio pianeta.
Il Principe Vlad Dracula, parente dei Conti di Gothian, ha giurato di distruggere me, la mia famiglia, il mio Ordine, il mio popolo e di trasformare l'intera umanità in un esercito di Non-morti.
Questa, come vedi, è anche la mia guerra!>>
Baldur annuì, convinto, e forse lo era ancor prima di porre la domanda.
Si era trattato, molto probabilmente, di una domanda retorica, per mostrare alla regina, sua madre, che le intenzioni di Waldemar erano sincere:
<<Ebbene, se questa è anche la tua guerra, allora io ti dico: combattiamola insieme! Liberiamo questo pianeta dalla minaccia dei mostri e delle bestie di Gothian!>>
Waldemar annuì e rivolse lo sguardo alla regina:
<<Maestà, avete cresciuto bene i vostri figli, che mostrano generosità. coraggio e saggezza>>
Odelise sospirò:
<<Sono giovani e ingenui, e tu fai leva sul loro buon cuore, e sul loro orgoglio di essere figli di Atar, anche se il Signore del Fuoco ha fin troppi figli a cui badare.
Ebbene, anche se il mio parere su di te e sulla tua gente non cambia, le leggi del Regno mi impongono di concederti di restare, almeno fintanto che non avrò sottoposto le tue richieste al Consiglio dei Ministri. Lascio al Consiglio l'ultima parola>>