Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 27. La Selva di Alfarian e le sue creature





Camminavano ormai da due giorni nella foresta, impegnati nei rilevamenti del territorio e in particolare delle numerose forme di vita aliene.
Fino a quel momento tuttavia non avevano trovato nessuna differenza eclatante.
Piante e animali somigliavano molto ai loro omologhi terrestri.
A chi gli chiedeva come mai mancasse un elemento clamorosamente diverso,Waldemar si era inizialmente limitato a rispondere:
<<Fa più rumore un albero che cade della foresta che cresce>>
Ma in cuor suo sapeva che una grande sorpresa attendeva tutti loro.
L'aveva visto più volte nelle sue premonizioni.
Ormai ci siamo... lui dev'essere qui, esattamente come mi fu profetizzato...
E infatti, qualche centinaio di metri più avanti, lo vide.

<<Guardate>> disse Waldemar indicando una radura, vicino a un corso d'acqua.
Tutti volsero lo sguardo nel punto indicato, e cercarono di mettere a fuoco l'immagine, che appariva come una macchia bianca su uno sfondo verde e marrone.
<<Osservate col binocolo>> suggerì Waldemar
L'immagine che apparve ai loro occhi li lasciò tutti senza parole.
Un unicorno bianco si abbeverava presso un ruscello.



Il generale Leonenko era sbalordito:
<<Non ci posso credere!>>
Waldemar socchiuse gli occhi, meditando.
Ed è anche per questo che il comando non è spettato a te.
Né agli altri uomini di poca fede.
Waldemar aveva già visto mille volte quella scena nelle sue premonizioni e per quanto all'inizio gli fosse sembrata improbabile, aveva scelto di crederci.
E di credere a ciò che sarebbe successo immediatamente dopo.
Non c'era una spiegazione logica: si trattava di qualcosa che andava oltre.
Tese la mano verso l'unicorno, il quale rivolse il capo verso di lui, e con altera fierezza, e senza alcuna paura, si avvicinò.
Tutti rimasero stupefatti nel vedere lo splendido animale arrivare tra loro e dirigersi con grazia verso di loro.
Waldemar mantenne la mano tesa e l'unicorno continuò ad avvicinarsi.




Ciò che avvenne dopo fu qualcosa che assomigliava molto ad una investitura divina, una sorta di mandato celeste, che aveva nell'unicorno il suo simbolo e il suo emissario.
Quando l'unicorno gli si fu avvicinato a sufficienza, Waldemar pose una mano sulla sua criniera e mormorò parole di ringraziamento alle sue orecchie.
Poi, a voce bassa, ma ferma, si rivolse agli altri e dichiarò:
<<Un tempo vedevamo come in uno specchio e in maniera confusa, ma ora vediamo faccia a faccia. E voi, solo ora che vedete, riuscite a credere.
Ma io vi dico: beati coloro che pur non avendo visto, crederanno!>>



Il Consigliere Albedo, che, insieme a Greta Van Garrett si era avvicinato all'unicorno e l'aveva a sua volta accarezzato, disse:
<<Dunque le leggende erano vere. Questo mondo ospita le creature che noi credevamo fossero frutto della fantasia, ma ora, in verità, abbiamo capito>>
Waldemar annuì:
<<C'è stato un tempo in cui i Varchi tra i mondi erano aperti, e fluttuavano con la nebbia e si mostravano al viaggiatore che fosse stato in grado di provare di aver fede nella magia.

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Di là dal regno della nostra Terra si schiudevano allora le porte di luoghi segreti e incantati, altri pianeti, territori favolosi, ai nostri occhi, dove le più strane e ammalianti creature parlavano lingue oggi sconosciute, avevano gesti, modi, riti e simboli oggi indecifrabili. Con l'andar del tempo, però, passare da una parte all'altra terra si fece sempre più difficile. 
Si rese così necessaria la presenza di mediatori, incaricati di aprire i Varchi, e di indicare la strada
E' questo il compito del Veggente, del Visionario, colui che vede al di là della nebbia. Gli è richiesta una sensibilità superiore, ma soprattutto gli è richiesto di aver fede.
L'importante, infatti, è credere. E' crederci!
Perché il più grande Mistero degli Arcani Supremi, noto a tutti gli Iniziati di Rango Segreto è che con il nostro pensiero noi siamo in grado di creare varchi verso nuovi mondi nei quali trovare quella salvezza che nel nostro è negata.
E questa salvezza non è la fuga di un disertore, ma la liberazione di un prigioniero.
E' comunque bene tenere a mente che anche in questi luoghi così ameni si annida il pericolo ed esiste la morte, la quale ci dice:  et in Arcadia ego. Nell'Arcadia ci sono anch'io>>



Ed era vero anche il suo anagramma: "Tego Arcana Dei: nascondo i segreti di Dio"
Era il grande tema della discendenza messianica, che unita alla discendenza arturiana costituiva il nucleo delle rivendicazioni regali della Dinastia del Serpente Rosso.
Costoro avevano custodito per anni i "segreti di Dio", in particolare il più eclatante, quello dell'Apocalisse.
Dopo di noi, il diluvio!
Così avevano detto Luigi XV e la Pompadour, riferendosi alla pochezza dei loro successori e alla loro incapacità di gestire una situazione ormai vicina alla catastrofe.
Le analogie col presente erano fin troppo evidenti.
Quando l'unicorno se ne fu andato, Waldemar diede ordine di accamparsi in una radura sul limitare della foresta.
C'erano molti massi pesanti che impedivano allo spazio di ospitare l'intero accampamento.
Fu allora che Waldemar usò la telecinesi per spostare, con la sola forza del pensiero, le grandi rocce, mostrando così la sua forza.





Anche questa manifestazione di potenza aveva ispirato nelle truppe una sorta di timore reverenziale verso Lord Waldemar.
Lui rifletteva su come i suoi stessi seguaci lo avessero per lungo tempo sottovalutato.
Rivolse loro un ultimo pensiero.
E' come se vi foste appena destati da un lungo sogno, poiché in verità fino ad oggi aveste dormito. Io pregavo per voi, per la vostra salvezza, e voi non siete riusciti a vegliare nemmeno un'ora insieme a me.
Ma ormai le cose erano cambiate.
Adesso iniziano i prodigi, cominciano le meraviglie, è giunto il tempo dei miracoli.