martedì 19 maggio 2015

Estgot. Capitolo 79. Confronto con Isabel



Isabel Burke-Roche si presentò in perfetto orario all'appuntamento con Roman Waldemar, nell'enorme studio di lui, a Sleepy Providence.
La grande vetrata, dietro la scrivania, era inondata di luce e il profilo di Waldemar si scorgeva a malapena.



Lui venne al punto, senza preamboli:
<<Ho conosciuto una certa Edwina Ataris. Ti dice niente questo nome?>>

Isabel si irrigidì:
<<Avevo giurato ad Atar che non ne avrei mai parlato per prima. Sarebbe stata lei a presentarsi, quando fosse giunto il momento. E a quanto pare questo momento è arrivato>>

Waldemar sospirò:
<<Ho saputo anche che Virginia era l' "originale", tra le figlie di tuo fratello, e che l'idea di farsi clonare era stata sua, così come suo era stato il desiderio di essere adottata dalla famiglia Dracu, per apprendere l'arte del vampirismo psicologico, ossia il nutrirsi delle energie altrui.
Io dovevo essere la sua prima vittima. Alla fine ha cambiato idea, ma si è portata nella tomba la parte migliore di me>>

<<Anche a Virginia avevo dato la mia parola. Per me queste cose contano>>

Lui scosse il capo:
<<Isabel, a che gioco stai giocando? 
Durante il Consiglio hai disapprovato praticamente tutto quello che dicevo. Eppure il giorno prima mi avevi offerto la tua alleanza. 
Mi sono perso qualcosa, nel frattempo?>>



Lei riaprì gli occhi, che apparvero di un blu quasi elettrico:
<<Sono dalla tua pare, Roman, ed è anche per questo che cerco di svolgere un ruolo critico: quelli che dicono sempre di sì sono pessimi consiglieri.

E comunque è meglio che sia io a dar voce all'opposizione interna. Primo, perché lo posso fare in maniera diplomatica e secondo, perché in questo modo, se ci saranno complotti contro di te, riuscirò a scoprirli meglio e ad avvertirti subito>>




Waldemar la fissò con aria severa:
<<Se vogliamo che la nostra alleanza funzioni, è opportuno concordare prima le linee d'azione e il gioco delle parti. Inoltre non ci devono più essere reticenze riguardo alle questioni della famiglia Burke-Roche, che ha legato la sua sorte alla mia>>

Isabel scosse il capo:
<<A volte è meglio che certe cose rimangano nascoste, perché la loro conoscenza provocherebbe soltanto dolore>>

Lui sollevò l'indice della mano destra e poi lo rivolse verso se stesso:
<<Ho costruito la "fortezza" del mio carattere con tutti i mattoni che mi hanno gettato addosso.
Ho saputo capovolgere a mio favore ogni sventura che mi è capitata.
Non serve a niente nascondere la testa sotto la sabbia.
Ciò che conta è conoscere la verità.
Tutta la verità. Adesso>>

Lei esitava ancora:
<<Conoscere il futuro non è già un peso sufficiente per te? Perché vuoi conoscere anche i dettagli del passato? 
Noi non siamo i nostri ricordi, siamo i nostri sogni.
A cosa ti serve conoscere cose che non puoi cambiare?>>

Waldemar rispose con determinazione:
<<Conoscere il passato ci serve a capire il presente e a non ripetere gli errori già commessi. 
Serve per riconoscere le minacce e valutarne il rischio.
E' per questo che bisogna essere assolutamente informati. 
Chi si volta dall'altra parte non ha scuse>>

Isabel rimase in silenzio per un po', valutando quelle parole.
Poi inspirò profondamente e tese la mano destra verso di lui:
<<Prendimi la mano e poi appoggia la tua fronte sulla mia.
Abbiamo entrambi il Dono. 
Ti offro la condivisione dei miei ricordi e delle mie premonizioni. 
Cose che erano, cose che sono e cose che saranno. 
Metto a nudo la mia anima per te. Cerca di averne rispetto>>

Lui annuì e le strinse la mano, senza esitazioni.



Fu subito percorso da una specie di formicolio, come una lieve scossa elettrica.
Poi chiuse gli occhi e, con un gesto pieno di dolcezza e intimità, appoggiò la sua fronte su quella di lei.



Si sentì come ipnotizzato, mentre una serie di immagini si susseguiva nella sua mente, come sullo schermo di un cinema.


Era un rituale antico quanto l'uomo, che si era praticato in segreto, tra pochi eletti.
Gli parve che fosse passata un'eternità quando riaprì gli occhi, ma erano trascorsi soltanto pochi minuti.
Ebbe come un senso di vertigine e si sentì improvvisamente molto stanco.

<<E' normale che tu ti senta disorientato, per un po' di tempo. La condivisione fa questo effetto, all'inizio. Ma poi ti ci abituerai>>

Waldemar ritrovò lentamente le normali percezioni:
<<Ho visto molte cose che non comprendo>>

Isabel allora cercò di spiegargli ciò che le stava maggiormente a cuore:
<<Quando ti ho visto per la prima volta di persona, la notte dell'Iniziazione, nel momento in cui i nostri occhi si sono incontrati, ho percepito qualcosa. Non era una premonizione vera e propria. Era più come una sensazione>>

<<Sì, ho avuto anch'io quella sensazione, era come se ti conoscessi da sempre. Da un'eternità, da un tempo che precede le nostre stesse vite, ma cosa significa questa specie di déjà vu?>>

Lei lo guardò negli occhi:
<<Non tutte le anime, dopo la morte, sono assorbite dalla dimensione trascendente. 
Se un'anima si separa dal corpo prima di aver compiuto la sua missione, è destinata a tornare. E' condannata a vivere in questo mondo, infinite volte, fintanto che la sua missione non sarà compiuta.
In una vita precedente noi avevamo una missione in comune, qualcosa che univa i nostri destini. Qualcosa che non siamo riusciti a portare a termine.>>



Quelle parole risvegliarono in Waldemar un ricordo sopito, anche se recente:
<<Edwina mi ha detto qualcosa di simile, nel sogno. Quando il sogno stava per terminare ed era come se io stessi fuggendo da lei, perché ne avevo paura, lei ha riso e mi ha fissato con quegli occhi diabolici e mi ha detto, adesso ricordo:
"Non essere troppo rapido nell'interrompere i sogni, perché il sogno che interrompi non ritorna uguale. Mai! 
Dillo a Isabel, diglielo da parte mia!">>

Lei fu percorsa da un brivido:
<<Edwina è mia figlia, ma Atar me l'ha portata via e mi ha impedito ogni contatto con lei. 
Poi è successa una cosa strana.

Un giorno Virginia mi venne a trovare ad Hollow Beach e mi disse: 
"Gothar ha dei progetti su Edwina. Tutte le ambizioni della famiglia Dracu convergeranno su di lei, un giorno. Non so esattamente come, ma ho percepito un enorme pericolo, qualcosa che può sconvolgere tutte le alleanze e far vacillare persino i troni dei Quattro Immortali. Se mi dovesse succedere qualcosa, spetterà a te il compito di tenerla d'occhio"

E' terribile per una madre pensare di aver messo al mondo un mostro, ma quel che mi dici conferma il fatto che lei mi è ostile.
Qualunque siano i piani di Gothar su mia figlia, niente di buono è mai provenuto da lui.
Del resto credo che Edwina abbia perso la sua umanità da molto tempo, capisci cosa intendo dire?>>

Waldemar annuì: <<Lo capisco fin troppo bene. Edwina Ataris è un'entità sovrumana, e dal modo in cui si è comportata posso anche dire che la sua indole è malvagia. 

Credo che il suo nome diventerà tristemente noto, un giorno, talmente noto, che a un certo punto lei dovrà cambiarlo, per evitare di essere smascherata.
E se Gothar ha messo gli occhi su di lei, allora il suo destino è legato a quel luogo maledetto che perseguita le mie visioni. Un castello nero in mezzo alle nevi. Gothian è il suo nome.
Forse la nostra missione è legata a quel luogo, in questa o in un'altra vita, costi quel che costi.
Ma una cosa è ben chiara.
Dovremo proteggerci a vicenda>>

Isabel sorrise e, per completare il rituale, appoggiò la sua schiena a quella di lui:
<<Osserva: questa posizione simboleggia la reciproca protezione. Schiena contro schiena , ciascuno con gli occhi dietro le spalle dell'altro, per difenderci dagli agguati del nemico.



Ricordatelo sempre.
Ricordatelo anche quando sarai faccia a faccia con Jessica e lei ti parlerà teneramente d'amore e tu sarai più esposto alla tentazione di crederle, spinto dal desiderio o anche solo dall'abitudine. 
Ricordati di me, in quel momento, della missione che lega le nostre anime e delle affinità elettive che ci uniscono.
Ricordati di tutto questo, perché in quel momento io non potrò esserci e la tua schiena resterà, anche solo per pochi istanti, priva di protezione>>